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Storia della Filosofia- da Feuerbach a Merleau-Ponty, Appunti di Filosofia

Da Feuerbach e Hegel- da Marx a Lukacs. Approfondimento su M. Ponty e il pensiero ecologico.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 22/07/2021

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Scarica Storia della Filosofia- da Feuerbach a Merleau-Ponty e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! STORIA DELLA FILOSOFIA LEZIONE 1 TEMI CORSO: MARXISMO- FILOSOFIA- ECOLOGIA 3 TESTI: I manoscritti economici e filosofici del 1844 di Marx Storia e coscienza di classe, Gyòrgy Lukacs - Capitolo sulla «reificazione» (1923) Manlio Iofrida, «Una rifondazione filosofica dell'ecologia» VISIONE RAMETTA: «La dimensione della filosofia trascendentale ha rilevanza filosofica teoretica e un potenziale in rapporto alla filosofia pratica e la società contemporanea. I rapporti tra uomo-natura e modello di sviluppo economico sociale e ambiente sono decisivi e innovativi, utili per sviluppare altre sfaccettature» PROSPETTIVA TRASCENDENTALE Prospettiva produttiva per i rapporti uomo natura e per la prospettiva sulla problematica ecologica. La tradizione manualistica la interpretava come una filosofia SOGGETTIVA. Copernico ha collocato al centro dell'universo l'universo, prima concezione Tolemaica. Questa inversione analoga la fa anche Kant quando sostiene che per spiegare in che modo si sviluppa la coscienza umana dice che l'uomo non è passivo, ma bisogna attribuire all'uomo una funzione attiva/ di azione. Non è l'oggetto che trasmette e l'uomo che riceve passivamente, ma è l'uomo stesso che con la ragione stabilisce i quadri strutturali nei quali nasce l'esperienza. La funzione ATTIVA del soggetto in ambito conoscitivo è una RE- VOLUTIO= INVERSIONE. Il soggetto decide, non l'oggetto. Questa impostazione inizia con Kant e si afferma fortemente in Fichte - FILOSOFIA DI TIPO SOGGETIVISTICO. La soggettività è il perno di tutto ciò che avviene (estetica, morale, arte) Sia in Kant che in Fichte la posizione però è più complessa: FICHTE (1762-1814) Fichte parla delle filosofie dogmatiche (hanno un assunto accettato) confrontate con le filosofie idealiste (non riconoscono un principio assunto come vero). La conoscenza empirica è slancio, creazione e pensiero puro. ù 3 FONDAMENTI DELLA DOTTRINA DELLA SCIENZA -IO PURO assoluto. L'io non si auto-contraddice -NON IO è la materia -IO FINITO: la coscienza empirica dell'uomo L'uomo è in tensione tra la natura perché è figlio dell'infinito e protende verso esso. Si tratta di una filosofia pratica. L'obiettivo dell'uomo anche in Kant era una proiezione verso l'infinito. L'uomo deve fondersi nell'umanità ma è una freccia verso l'infinito. FICHTE- «LA FILOSOFIA DI VIENNA» Kant e Fichte non sono protagonisti della filosofia soggetivistica, parte da Hegel, seppur non dogmatica. Nei seguaci di Hegel c'è una trascrizione dogmatica/scolastica. Da lì nasce il testo «Da Kant a Hegel». Attraverso Fichte e Schelling c'è unità tra soggetto e oggetto. Il soggetttivismo in F. è esplicito (1794-1795): tutta la filosofia è l'IO assoluto-> è il fondamento e l'origine. Il non IO è quello che è fuori dalla soggettività. Fichte non parla dell'io individuale= si tratta di una possibilità trascendentale: è ciò che permette di spiegare la costituzione della nostra individualità come entità singolare. L'io assoluto ha il significato di un'idea trascendentale: - è reale, ma reale nella forma di una condizione di possibilità senza di cui non sarebbe possibile la vita della coscienza. Soggetto vuol dire «individuo», «coscienza individuale» e «struttura trascendentale», che non ha più carattere individuale/ empirico/ personale. Siamo costretti a mettere in dubbio che sia una prospettiva soggettivistica perché se per soggetto parliamo di individualità allora l'io assoluto non può essere ridotto a questa soggettività. LEZIONE 2 IL SECONDO FICHTE- LA «FILOSOFIA BERLINENSE» F. si trasferisce a Berlino e lascia Vienna e integra la visione che aveva prima. CHiarisce il concetto di RAGIONE e SOGGETTIVITÀ. Fichte a seguito di diverse polemiche (fine '700) esce con una visione TRASCENDENTALE NUOVA. All'interno di questa visione c'è una modifica. Nella prima fase ne «la dottrina della scienza» l'io era assoluto e non individuale. Quando Fichte parla di io assoluto parla della coscienza in grado di cogliere nel proprio sapere la natura profonda, come creatività. Emerge l'ASSOLUTO come nuovo centro in Fichte e il suo nome è «vita». La vita è attività che deve manifestare e esprimere se stessa. Il concetto di «fenomeno» riceve una piega che lo sposta dal significato di «apparenza»/ «espressione imperfetta»/ «parvenza ingannevole» a «manifestazione» -> La vita è potenza di manifestazione che non è solo il modo in cui la vita appare ma è una visione creativa, un'espressione della vita originale: la vita reca in sé il marchio della potenza creatrice della vita. Tra la vita e la sua manifestazione c'è un legame espressivo-> non c'è un nesso causale, perché la catena «causa effetto» crolla. In quanto espressione, il rapporto vita-manifestazioni è libero e creativo. In questa creatività c'è la nuova funzione della soggettività: il soggetto è realizzato quanto più nel suo esistere riesce a recare a manifestazione «quell'originario che ne costituisce il nucleo vivente, la vita». La libertà del soggetto non è il «libero arbitrio», bensì «potenza di creazione»: questa espressività si realizza nelle forme e nelle realizzazioni che riceve dalla soggettività, cioè quello che era l'assoluto che si trova depotenziato in una posizione che è quella di secondo grado= il soggetto stesso è prodotto della potenza creatrice della vita e è chiamato a sviluppare in accordo con questa potenza. Il soggetto è libero quando agisce in rapporto all'espressione della vita: il soggetto non dispone di tutto ciò che esiste e deve capire di essere derivato di una potenza di vita che non è LEZIONE 5 DA SCHELLING A FEUERBACH La parola tedesca Leben significa Vita, leben invece significa vivere. Fichte vuole sottolineare come all'origine ci sia un salto-originario. Questa vita originaria proietta la coscienza. Fichte dice che anche l'io non può essere inteso come il primo principio, perché la realtà si proietta da altro. Il soggetto allora non dovrebbe padroneggiare, essere il primo, essere tracotante. In Fichte la natura ha una funzione indispensabile per la realizzazione della nostra libertà, ma la natura in F. è una condizione per la realizzazione degli scopi e delle mete che l'individuo pone a se stesso. Questi obiettivi devono avere come meta quella di capacitare le espressioni dell'origine e noi dovremmo assecondare queste pulsioni. L'etica è quella dell'auto- limitazione, consapevole dei limiti che si tratta di porre alla nostra pretesa della conquista, pena la distruzione. In Schelling anche la natura è un tramite. Uomo e natura sono poli di un unico processo: l'auto-manifestazione dell'assoluto. La natura è l'intero: tutto l'organico animato e attraversato dalla vita è natura. La materia così può strutturarsi in maniera complessa. Porsi in una posizione di prevaricazione è contro natura-> Questa prospettiva viene approfondita poi da K. Marx in una lettera che invierà a Feuerbach, dove M. riconoscerà i meriti a Schelling del suo sistema filosofico. FEUERBACH Assume un'importanza enorme in questa genealogia, perché serve a Marx per superare la filosofia idealista. Feuerbach non ha bisogno di costruire un dispositivo complesso per giustificare la struttura dell'esperienza, essa si ritrova nella nostra corporeità. L'uomo è elemento sensibile e corporeo, dotato di dinamicità e vitalità. Gli impulsi sono il tramite di un tramite: il primo è la struttura trascendentale della coscienza, il secondo è l'insieme della natura (corpo proprio dell'uomo e l'insieme di esistenze materiali che definiscono la natura). In Schelling la natura non è più tramite di un tramite perché c'è uno sdoppiamento: la vita originaria in Schelling è l'assoluto come insieme di forze che si esprimono, prima nella natura, poi nelle esperienze umane (arte, filosofia..) LEZIONE 6 Feuerbach è un contemporaneo di Schelling, ma non lo vede come un maestro. Il suo maestro era Hegel, perché aveva conosciuto H. e aveva seguito le lezioni di lui. Feuerbach comunque farà delle critiche ad Hegel. Cosa cambia nel pensiero della sensibilità di Feuerbach rispetto agli idealisti? 1) Con Feuerbach viene meno la deduzione del mondo naturale: uno dei tratti della filosofia trascendentale di Fichte e dell'idealismo di S. era che la natura e i suoi fenomeni dovevano essere «dedotti» (inteso in maniera trascendentale, ossia che NON deve essere prodotto o creato, bensì si intende ricostruzione: si cercano concetti che permettono la spiegazione, che giustifichino, alla luce della ragione). Fichte e Schelling cercano i concetti e le strutture che permettono la comprensione di un fenomeno, mostrando i processi che nel reale presiedono alla produzione del fenomeno. Il pensiero ricostruisce le strutture generative che rendono un fenomeno (vita piante, o qual si voglia) che poi siano comprensibili in chiave concettuale. Per Feuerbach non possiamo pretendere di ricostruire perché non ne abbiamo bisogno. PERCHÉ NON NE ABBIAMO BISOGNO? Non ne abbiamo bisogno perché ritiene che queste operazioni di deduzione siano di impronta «teologica». Uno dei caratteri di questo sistema sta nella correlazione della «logica, l'idea in sé, la natura» di Hegel. LEZIONE 7 HEGEL E «HEGEL IN FEUERBACH» Feuerbach dice che la deduzione riporta moduli tipici della tradizione teologica, in particolare della tradizione cristiana. Il cristianesimo in Feuerbach vede un Dio che crea il mondo dal nulla e, quando Hegel scrive che l'idea in sé si aliena nell'idea fuori di sé, non fa altro che parlare dello stesso modello cristiano (seppur con parole diverse). Se noi confrontiamo il passaggio dall’idea in sé all’idea del fuori del sé col dogma del “nulla” usato dalla teologia, troviamo allora 2 modelli totalmente sovrapponibili. Questi modelli vedono un’inversione tra soggetto e predicato: noi vediamo un mondo di cui facciamo parte, lo sentiamo e noi siamo esseri viventi perché siamo in un corpo e siamo il nostro corpo. Saremmo inesistenti senza essere la nostra corporeità, seppur raggiunga complessità tali da distinguere l’uomo dagli altri animali. Nell’esperienza l’aspetto primario, la dimensione immediata, è costituita dalla corporeità e dalle relazioni con gli altri esseri umani. L'essere umano, in quanto essere vivente, non può prescindere da una relazione inter-soggettiva e dalla relazione sensibile con la natura nella quale esso è immerso. Ognuno di noi indica una pluralità solo nel fatto di essere solo nato (v. possibilità scientifica di creare in laboratorio esseri viventi). All’epoca di Feuerbach questo era un dato non scontato. La relazione è costitutiva per rendere possibile lo stesso atto di nascere. La matrice dell’esistenza corporea è la conseguenza di una relazione. L'elemento della comunità è fondamentale: l’essere umano può vivere solo con l’altro per la costruzione della propria personalità e può esperire solo attraverso la corporeità. Hegel pretende di dedurre la natura a partire dall’idea. L’idea in sé per Hegel è la modalità attraverso cui il pensiero si sviluppa nella sua autonomia da ogni fenomeno di tipo sensibile e materiale. Nel pensiero non siamo davanti ad un’attività soggettiva/psicologica/individuale, non siamo nella soggettività, ma nel pensiero siamo davanti alla realtà. La realtà è costituita dal pensiero: i concetti con cui conosciamo il mondo sono strutture costitutive del mondo stesso. Hegel quando parla dell’idea come unità tra pensiero e realtà, si allontana dalla filosofia di Kant, che riteneva che il pensiero non fosse una potenza in caso di strutturare la realtà in sé, ma fosse solo una facoltà conoscitiva psicologica. Il risultato dei processi sta nella consapevolezza che i concetti elaborati dall'uomo sono costituzione della realtà. Non solo: il pensiero è operante nella realtà. Lo sviluppo del soggetto e della realtà sono momenti di UN’UNICA processualità, lo spirito. Qui Feuerbach si distacca perché c’era ancora una formula teologica. Quando cerco di dedurre, allora mi sto occupando del concetto di essere in quanto “concetto di per sé”. LEZIONE 8 RAPPORTO TRA L'IDEA IN SÉ E L’IDEA FUORI DI SÉ: Feuerbach. Critica della relazione tra Logica e Filosofia della natura in Hegel Quando Hegel perviene all’esaurimento dell’ “idea” in sé deve spiegare la relazione tra questo mondo concettuale e la natura (spazio-temporale, ecc..). La differenza fondamentale è espressa dalle parole “in sé” e “fuori di sé”. L’idea in sé è l’idea presentata nelle sue strutture categoriali, definite, pure (poiché logiche) e teoretici. La materia è il mezzo della contingenza e dell’ accidentalità (v. produzione di esseri che sono difformi dalla loro natura: forme di vita che non corrispondono alla definizione che un biologo darebbe del genere umano). In queste vite l’idea non si può esprimere in maniera conforme. Hegel dice che l’idea liberamente decide di “rendersi altra” di se stessa. Feuerbach dice che Hegel ancora stava riproponendo il concetto teologico, secondo cui Dio dal nulla crea qualcosa. Il mondo per Feuerbach non è una libera creazione da parte di Dio. Ecco dove il modello epistemologico della genesi dei fenomeni ricalca un modello di matrice teologica e dunque ricade dal significato trascendentale di deduzione (ricostruzione possibilità) in un altro significato di deduzione che sembra assumere il significato di produzione di qualcosa di esistente dal nulla, cioè dal pensiero. Hegel per Feuerbach è il filosofo in cui giunge a compimento l’intero pensiero moderno. Feuerbach resta Hegeliano. Hegel aveva attribuito al proprio sistema di pensiero la funzione di racchiudere i risultati migliori del pensiero moderno e della storia della filosofia, anche antichi greci. Hegel era il riassunto del pensiero umano dalle origini alla sua contemporaneità. Feuerbach riconosce il carattere ricapitolativo, dunque riconoscere la teologia in Hegel, significa riconoscere la teologia anche nei suoi predecessori. Perché dobbiamo criticare la religione? CRITICA DELLA RELIGIONE E DEL PENSIERO TEOLOGICO: interpretazione della religione come proiezione immaginaria di facoltà umane che il genere umano per una serie di ragioni legate al tipo di esistenza condotta dall’uomo sulla terra, ha proiettato in un Dio, perché compiutamente l’uomo non riusciva ad esprimerli. Dio in questa lettura è un’alienazione umana + Dio è il prodotto di un’auto-alienazione dove l’uomo trasferisce qualità e capacità ad un altro. Dio è ciò che l’uomo vorrebbe essere: Dio è tutte le perfezioni e le qualità umane che in Dio vengono rappresentate a livello massimo della loro potenza. Dio è massimamente giusto, volenteroso, perfetto. Le capacità umane vengono proiettate su Dio secondo una forma eminente: Dio sarà buono in I passi sono: Da pag. 274- 277 pag. 271 da leggere Feuerbach passa dalla teologia alla filosofia grazie ad Hegel. Hegel fu l’unico MAESTRO per Feuerbach, mentre lui si definiva assolutamente il suo discepolo. Il flusso di Hegel è stato talmente permeante da entrare in Feuerbach in maniera indelebile. Grazie a Hegel Feuerbach sente coscienza di sé e del mondo. Feuerbach vuole affermare l’ateismo in forma positiva. 1) rivendicazione del ruolo della sensibilità - anche i moderni avevano sottovalutato e mortificato la sensibilità (come aveva fatto Kant) anticipazione di Nietzsche “i sensi non hanno come oggetto solo cose esterne, l’uomo coglie se stesso solo attraverso i sensi.” — sensi esperienza di realtà > rivalutazione della vita corporea. 2) elemento dell’inter-soggettività: relazione tra IO e TU — Filosofia della comunicazione Le invenzioni e le creazioni (anche le più originali) non nascono nella solitudine dello studio ma sono frutto della comunicazione con i propri simili “Le idee scaturiscono soltanto dalla comunicazione (..) non si giunge da soli ma in due” “La comunità dell’uomo con l’uomo è il primo principio: è il criterio di verità e di universalità”. PAG. 352 “La filosofia fa dell’uomo, nel quale include la natura, l’oggetto unico, universale e supremo della filosofia e fa quindi dell’antropologia integrata dalla fisiologia, la scienza universale” UINDI: -la natura è la base dell’uomo -la filosofia è tema esclusivo -la filosofia integra la scienza della fisiologia e la conoscenza della corporeità Dagli animali l’uomo si distingue non solo con il pensiero, si può dire che tutta questa sua natura è la differenza. Anche in questo caso l’uomo ha un’essenza superiore a quella degli animali” L’uomo è impensabile senza natura, ma è superiore al regno animale e vegetale. La sensibilità umana ha un ampio spettro sensibile, gli animali non hanno questa possibilità. Nel riaffermare la centralità umana con la natura e nel motivare la superiorità dell’uomo sulla forme di vita animali, ricade in una forma di Hegelismo (ingenuità filosofica di Feuerbach) LEZIONE 11 I MANOSCRITTI DEL 1844 DI K. MARX 1841: Marx discute la tesi di dottorato sul pensiero di Epicuro e Democrito 1845: Scrive le tesi su Feuerbach e l’ideologia tedesca Marx nasce a Treviri nel 1818, di origine borghese, il padre è relativamente benestante e fa parte della comunità ebraica della città. La matrice culturale di Marx è l’ebraismo (laico > non partecipa dunque alle cerimonie ebraiche). Si iscrive all’università e entra nel circolo dei “Liberi”: cercavano di radicalizzare il pensiero Hegeliano sia dal punto di vista teologico, sia politico. In questo circolo c'erano Feuerbach e Bruno Bauer, leader del circolo. Tra gli allievi di Hegel si creò una frazione: tra la sinistra Hegeliana e la destra Hegeliana - questa contrapposizione si legava all’interpretazione di una frase di Hegel. Luglio 1820, la frase è: “l’identità tra reale e razionale: ciò che è reale è razionale, ciò che è razionale è reale.” Due possibilità di lettura: REALTÀ per la destra Hegeliana = Ciò che era presente in senso empirico e fattuale REALTÀ per la sinistra Hegeliana = lo spirito animatore della realtà, che non coincide con la struttura empirica, ma che era un movimento spirituale volto a instaurare una piena adeguazione tra il reale impirico e il reale come processo di affermazione progressiva del razionale. I giovani Hegeliani rivendicavano radicalità tra filosofia e religione: c’era problema nell’interpretazione della parola “aufhebung”, superamento. Due possibilità di lettura: SUPERAMENTO = distruggere ed azzerrare ciò che si è oltrepassato SUPERAMENTO = conservare in una forma superiore ciò che si è oltrepassato va legittimato attraverso una presa di coscienza I giovani Hegeliani vogliono distruggere la teologia e la filosofia dunque deve liquidare ogni eredità teologica e deve affermarsi secondo un ateismo che riconosca il carattere immaginario dei contenuti religiosi; infine deve emanciparsi dalla fede cristiana. I destri Hegeliani pensano che politicamente la realtà sia empirica, poiché perfetta rappresentazione nel presente e, per quanto riguarda la religione, la filosofia conferma la religione perché si limita a modificare la forma ma ne chiarisce il profondo significato concettuale e teoretico; la filosofia dunque spiega la religione. Marx fa parte dei giovani Hegeliani e decide di cambiare l’indirizzo dei suoi studi e abbracciando lo studio della filosofia. Dopo la disartazione, inizia a collaborare con un giornale: “la Gazzetta renana” di schieramento liberal-progressista. La Germania non era uno stato unificato: era semplificata e suddivisa in più stati dopo l’uscita dal Congresso di Vienna. La Prussia, con capitale Berlino, era lo stato principale. La Reniana a confine con la Francia ospita Marx e aveva una indipendenza “relativa” perché era sotto la sovranità della Prussia, dunque resta soggetta alla sovranità di uno stato tedesco. Il Giornale di Marx lotta per il riconoscimento dei diritti fondamentali per il cittadino e entra in conflitto con gli indirizzi conservatori della sinistra Prussiana. È l'organo liberare di questa altezza storica. Nel giornale familiarizza con problemi di tipo economico/materiale che prima non avevano fatto parte dei suoi interessi principali. V. ARTICOLO “SULLA LEGGE CONTRO I FURTI DI LEGNA” Marx lo scrive nell’ottobre del 1842. Egli discute la legge che prevedeva l’equiparazione della raccolta di legna caduta e depositata sul terreno di una foresta con il furto che in precedenza era un reato limitato al fatto che venissero tagliati e prelevati rami ancora attaccati al tronco. Qui si condanna come furto una raccolta di legna che faceva parte dei diritti riconosciuti ai contadini, che raccoglievano la legna vecchia e secca e trovavano una delle modalità per migliorare il loro regime di vita. LEZIONE 12 Marx manifesta uno stile personale e un forte rigore logico, accompagnato da uno stile brillante. Marx argomenta contro l’equiparazione tra raccolta di legna caduta e il furto. La raccolta di legna caduta era un diritto consuetudinario delle popolazioni contadine che erano autorizzate. Quando l'assemblea della Renania assimilano queste azioni: raccolta legna caduta e furto legna, si calpestano i diritti e si aggravano le condizioni dei contadini. 1) Assimilare la raccolta di legna al furto di chi per esempio taglia la legna per portarsela a casa, fa scaturire un cortocircuito che è concettuale e giuridico, poiché l’efficacia del diritto è legata alla capacità del diritto di identificare fattispecie di azione che sono distinte e che la legge DEVE riconoscere come differenti. Se il diritto prende fattispecie diverse e le assimila, allora il diritto perde la sua efficacia e non è capace di commisurare la pena all’azione che si tratta di punire poiché delittuoso. Questa incapacità rende IL DIRITTO È INEFFICACE e arriva alla consapevolezza che LA LEGGE DEVE DIRE LA VERITÀ (se si confondono i casi non si rispetta la verità). 2) Marx dice che “classificando il ritiro di legna anche come furto”, allora si punisce la raccolta di legna due volte. > “avreste dovuto chiamarlo legnicidio e definire i colpevoli assassini” — iperboli che rendono forte le argomentazioni. Argomento liberale > Marx è convinto del carattere UNIVERSALE della legge. Il diritto è custode di un’istanza di verità super-partes che non deve rispondere a interessi dei singoli, ma che deve incarnare l’idea stessa del diritto. La natura giuridica dei fatti non può prendere norma la legge, bensì questa deve attenersi a quella > la natura del ritiro di legna caduta definisce il ritiro di legna un NON FURTO + Se la legge invece fa così, pretende di stabilire la natura stessa dei fatti, dunque alla lunga perde la sua efficacia. problema del comunismo. A quel tempo Marx non era comunista, ma era fondamentalmente un liberale. “Dovremmo forse negare che il comunismo è una questione contemporanea, solo perché porta biancheria sporca e non odora di acqua di rosa? (— si intende “solo perché parla dei ceti più bassi e poveri”). In polemica con il giornale della Gazzetta di Augusta dice: “Ma ha ragione l’Augustana: l’importanza del comunismo non consiste nel fatto che esso forma una questione di attualità quanto mai grave per Francia e Inghilterra (— ironia)” Identificazione dei due paesi europei dove il comunismo si poneva con maggiore urgenza (Francia e Inghilterra): questi paesi considerano il comunismo una situazione grave perché sono i due Paesi più sviluppati d’Europa (più il capitalismo si sviluppa in maniera forte, più il “problema” del comunismo si pone con la massima urgenza. Poi Marx distinguerà l'Inghilterra come il Paese con maggiore evoluzione economica e la Francia come quello più sviluppato dal punto di vista politico “Che la casse che oggi non possieda nulla richieda di partecipare alle ricchezze medie, questo è un fatto che balza agli occhi di ognuno per le strade di Manchester, Parigi e Lione” (— tre città di rivoluzione economica — Manchester riv. Industriale, Parigi > riv. Francese e Lione — rivolte operaie contro l’affermazione del capitalismo industriale). Quando il comunismo passerà ad essere LA questione importante, allora Marx passerà ad essere comunista e vede nel comunismo il movimento reale in grado di promuovere una trasformazione radicale della società. LEZIONE 15 LA ROTTURA COI “LIBERI” E LA COLLABORAZIONE CON RUGE Pubblicazione: 29/11/1842 — Herveg era un’organizzatore politico che promuoveva un movimento democratico in Germania ed era andato a Berlino per cercare sostegno ad un’iniziativa editoriale che doveva uscire a Zurigo, per scappare dalla censura Prussiana. C’è una rottura tra Herveg, Harnold Ruge e il gruppo dei Liberi. Quando Marx parla di questo episodio parla di Romanticismo politico per spiegare le ragioni dell’incompatibilità tra personaggi come Herveg e Ruge e i Giovani Hegeliani Marx scrive un articolo che sancisce il momento del distacco di Marx con i liberi, soprattutto Bauer. Marx rimprovera il circolo dei “Giovani Hegeliani”, tra i quali soprattutto Bauer, perché ritiene che siano radicali solo teoricamente e non fattualmente nella pratica. Per una trasformazione degli asseti politici non bastano polemiche di tipo teorico. IL verbalismo scambia la parola della critica per l’azione della critica. Ci vuole un programma politico e una forma organizzativa che i Liberi nemmeno comprendevano. “hERVEG E Ruge trovarono che i liberi con la loro ricerca dello stravagante e la loro millanteria, compromettevano la causa e il partito della libertà. Se per tanto Herveg non ha visitato la società dei liberi, fu perché egli odia e trova ridicola la frivolezza, lo scimmiottare i club francesi, in quanto è un uomo che vuole essere libero anche dall’autorità francese.. (::) Lo scandalo e la sguaiatezza vanno riprovati ad alta voce e decisamente, in un’epoca che richiede caratteri seri, virili e saldi per la conquista delle sue nobili méte.” IL ROMANTICISMO POLITICO Per Marx, ma anche per Schmitt a dx, è un comportamento privo di fermezza, volontà e costanza, basato sull’assolutizzazione della parola e sulla frivolezza etica-politica. La politica invece chiede: serietà, costanza, fermezza, chiarezza di propositi e programmi e chiarezza tra programmi e stili di condotta. La frivolezza è imputata al circolo dei “Liberi” come attestazione del loro Romanticismo Politico. Una politica autenticamente riformatrice richiede uno scontro con la realtà contemporanea. Marx rompe con gli amici che negli anni 30-40 avevano contribuito a farlo spostare da studi di tipo giuridico a studi filosofici. A Novembre 1842 Bauer pubblica un’opera importante sulla “questione ebraica”, Marx scriverà un saggio sulla questione ebraica e polemizzerà il testo di Bauer. Il pezzo di Marx verrà pubblicato su una rivista che Marx dirigerà a Parigi con Ruge. Accenni biografici sull’amico Ruge Vedere il film “Il giovane Marx”- film storicamente molto affidabile. Marx collabora e diventa capo della Gazzetta Renana nell’ottobre del 1842. Nell'ottobre del ‘43 Marx si trasferisce a Parigi e fonda e dirige con Ruge gli “Annali franco-tedeschi” + questo cambiamento è importante perché sugli Annali, nel fascicolo destinato a rimanere l’unico della rivista, Marx pubblica nel Marzo 1844: 1) L’introduzione a “Per la critica della filosofia del diritto Hegeliana” 2) Il testo che polemizza con Bauer e sulla questione ebraica Ruge è un docente universitario e animatore culturale “Gli Annali di Halle per la Scienza e l’Arte tedesca”, pubblicato nel ‘38 Pubblica contributi importanti ma, siccome la Prussia minaccia la chiusura, nel ‘41 trasferisce la rivista da Halle a Dresda e prende il nome di “Annali tedeschi”. Nel gennaio del ‘43 il governo Sassone sopprime la rivista su pressione del governo Prussiano. Ruge allora concorda con Marx una nuova rivista a Pargi e si chiameranno gli “Annali franco-tedeschi”. Nell’agosto del 1844 si consuma la rottura tra Marx e Ruge e, questa rottura, ha a che fare con la classe operaia e con il problema del comunismo LEZIONE 16 GLI ANNALI FRANCO-TEDESCHI Nell'ottobre del 1843, dopo la Gazzetta Renana, Marx è a Parigi per aprire una nuova Rivista: gli Annali FrancoTedeschi. Nel frattempo Marx si è sposato, ma negli ultimi mesi del ‘43 ha redatto un manoscritto dove analizza la filosofia di Hegel. Fino al 1927 resterà inedito, ma nel fascicolo degli annali f.t. c’è l’introduzione del libro (pubblicata appunto nel ‘900). PERCHÉ PARIGI? Parigi è scelta da Marx come sede di pubblicazione della nuova rivista perché la Francia è ritenuta molto più libera e tollerante, dove invece la Germania vedeva la censura della Prussia. Prussia e Austria erano state protagoniste del Congresso di Vienna che aveva aperto una stagione ai più conservatori. Gli stati tedeschi quindi erano molto conservatori. Nel 1866 una Guerra vede Austria vs Prussia, con la vittoria della seconda che si avvierà verso l’unificazione tedesca (vittoria Prussia con la Francia nel 1870-71). La censura gravava sulla possibilità di organizzare partiti, movimenti (democratici) o parlare liberamente su libri e giornali. Marx insieme a Ruge cerca una sede diversa, identificata nella capitale francese (carattere democratico) poiché aveva rilievo cosmopolita e internazionale. L’ambizione del progetto di Marx e Ruge era dare rilievo alla rivista, promuovendo una collaborazione tra i progressisti di ambedue le aree culturali: quella tedesca e quella francese. La politica francese era molto più sviluppata, c'erano molti movimenti social-democratici. Il Marx della Gazzetta Renana confessava una sua preparazione dal punto di vista politico d’Europa. Quando parla del Comunismo come di “una questione importante” confessa di non saper affrontare la questione fino in fondo. La Francia invece aveva avuto dei teorici che si indirizzavano verso il socialismo, come ad esempio Babeuf, con la congiura degli eguali, Prudhon (sulla n’natura della proprietà”, intellettuale socialista più importante e più prestigioso), Fourier, Saint-Simon. Erano teorici che avevano sviluppato un’idea di società non più basata sulla proprietà privata, bensì sulla proprietà sociale. Marx vuole coinvolgere tutti questi intellettuali in un progetto che avrebbe dovuto prendere il carattere più avanzato della politica francese, conla teoria filosofica elaborata della Germania. La Germania da Kant aveva visto lo straordinario sviluppo dell’Idealismo tedesco; dai dibattiti sull’eredità una teoria sul denaro: Moses Hess (“L’essenza del denaro”) che doveva contribuire al numero degli annali franco tedeschi, ma poi non verrà pubblicato più lì. L’influenza di Hess si sente in Marx quando Marx dice che il denaro è elemento portante della società moderna. Nello specifico gli ebrei, essendo esclusi dalla possibilità di fare politica o di entrare nelle corporazioni dei mestieri, iniziano a commerciare dell’unico bene su cui potevano guadagnarsi da vivere: il denaro. La Chiesa cattolica aveva condannato l’imposizione di determinati interessi come corrispettivo di un prestito di denaro: una cosa morta come il denaro non potrebbe generare altro denaro. Gli ebrei sono tutti grandi finanziatori dei capitalisti ebrei: sono i banchieri d’ Europa. Per assurdo la funzione economica degli ebrei, corrisponde alla loro emarginazione dal punto di vista politico e sociale. Ormai non si poteva più nascondere l’aiuto degli Ebrei nella formazione della società capitalista. Marx non analizza storicamente perché gli Ebrei iniziano a fare i banchieri, ma mostra come questa concentrazione dell’ebreo sulla questione mercantile, sia legata alla religione e soprattutto alla religione ebraica. Dunque si chiede: “Perché le società cristiane danno importanza agli ebrei? Non è che l’ebreo ci dica qualcosa riguardo la nostra società sedicente cristiana?” LEZIONE 19 LA SCISSIONE FRA SOCIETÀ E STATO Feuerbach non determina le strutture storiche e sociali Max quando parla del denaro come forma estraniata, centra non tanto la specie umana ma il tipo particolare di società concreta che produce il denaro come forma estraniata delle proprie attività . In Marx l’accento si sposta dall’idea di specie umana, all’idea di società umana, indagando il modo in cui la società si costituisce, per ricavare così una spiegazione del perché il denaro diventi così importante. Quando il denaro è collegato ad una forma specifica di società, ecco che anche l’ebreo diventa forma determinata. Non è più l’ebreo “in generale”, ma è l’ebreo come figura emblematica in rapporto alla società capitalista. Se l’ebreo, nella misura in cui gestisce in larghissima misura, i movimenti di denaro dice: 1)qualcosa su di sé ma soprattutto 2) qualcosa sulla società capitalista!! Nella misura in cui l’economia capitalista non può funzionare senza la circolazione del denaro, senza il prestito di capitale, senza il tasso di interesse, dal momento in cui l’ebreo è funzionale a questa circolazione nella società capitalista, allora l’ebreo ci dice SICURAMENTE qualcosa sulla natura della società capitalista medesima: 1) La società capitalista è basata sull’estraneazione umana — se il denaro è indispensabile per sviluppare l’economia capitalista, allora la società che è eretta da questa economia è una società essa stessa estraniata. Il capitalismo domina sull’umanità: queste entità come il denaro sono prodotte dalla stessa umanità (non nel senso generico della specie umana, ma da coloro che operano in una fase storica nella quale detengono il “potere”). 2) Quando nel corso della storia moderna la sfera dello stato si è scissa con la società, si è sviluppato il capitalismo. Nel passato non c’era divisione tra attività politica e attività economica: attraverso la propria corporazione l’uomo un tempo partecipava alla vita politica, poiché l’individuo era qualificato dal suo lavoro, dalla sua corporazione.. L’artigiano era tale in quanto parte di una certa corporazione e appartenete ad un certo ceto sociale. Il singolo è uguale a tutti gli altri, quindi esiste una sfera differente dove l’individuo non è più cittadino ma è uomo concreto, cioè come soggetto dotato o privo di certe proprietà. In questa separazione troviamo una alienazione che è analoga a quella che Feuerbach aveva scoperto all’origine della religione. Lo Stato è una proiezione ideale di un uomo universale che esiste solo nella finzione giuridica perché, quello stesso cittadino con diritti, è falsificata dal concreto funzionamento della società civile, dove esistono uomini concreti determinati dal loro ceto sociale. Bauer non capisce che l'emancipazione dell’ebreo non può essere solo di tipo politico: perché se lo si fa si conferma il carattere ebraico di quell’economia di scambio propria della società capitalista. Le radici della schiavitù e dell’estraneazione umana vanno cercate nella società, non nello stato. Il riconoscimento di diritti politici/civili ha permesso di separare una sfera statuale da una sfera economica, che è stata libera di svilupparsi al comando dell’economia del capitalismo. DI conseguenza pretendere di ricondurre gli ebrei alla questione politica significa affermare il carattee della società dominata dall’ebreo, in quanto figura alla ricerca del profitto. Questa ricerca fa del denaro il valore assoluto che rende alienabile/suscettibile di compravendita qualsiasi elemento presento nella società stessa. Persino i corpi degli uomini e delle donne, poiché tutto è suscettibile allo scambio di denaro. L’emancipazione dell’ebreo avrà luogo con l'emancipazione della società che la alienano. Marx inizia ad assumere una posizione che sviluppa quella consapevolezza della centralità del problema sociale (v. articolo del furto della legna e nella problematica posta dal comunismo che è sempre più importante in Marx). L'impostazione di Marx lo collegano a Hengel: l’esperienza degli annali f.-t. Sono di essenziale importanza. LEZIONE 20 LA CRITICA ALLA “FILOSOFIA DEL DIRITTO” DI HEGEL Negli annali franco tedeschi Marx fa un’introduzione di “a filosofia del diritto” di Hegel. INCIPIT: “Per la Germania la critica della religione è in complesso terminata e la critica della religione è il presupposto di ogni critica” In Germania la critica della religione si è sviluppata grazie a Feuerbach: nella religione si manifesta simbolicamente l’estraneazione che separa l’essenza dell’uomo dall’uomo stesso. Criticare la religione significa criticare la forma suprema dell’alienazione umana, laddove si manifesta in termini simbolici. Se lasciamo da parte quello che Marx penserà in fase matura, allora il discorso Marxiano ha coerenza. La critica di Marx vuole essere conoscenza scientifica dell’assoluto e la religione è esattamente il modo in cui la coscienza comune si relaziona con l’assoluto. Se nella religione la filosofia trova la concezione alienata che la coscienza comune ha dell’assoluto, mostrare che nell’assoluto — in forma alienata - esprime la coscienza dell’uomo e l’essenza dell’uomo, significa riappropriare all’uomo ciò che la religione ha attribuito ad un essere estraneo all’uomo. In questo recupero dell’essenza umana da Dio nello stesso uomo, fa sviluppare nell’uomo una critica in tutti gli aspetti nei quali l’uomo è dominato da essenze che sono altre da lui, pur essendo l’uomo all’origine dell’estraneazione. “E l’uomo che fa la religione, non la religione che fa l’uomo. E vero che l’uomo fa la religione e non il contrario, ma allora cos’è l’uomo? Esiste l’uomo come assoluto? L’uomo non è un essere astratto che vaga fuori dai mondi. L’uomo è lo Stato, la società che contribuiscono ad una formazione di una religione. Si può eliminare la religione solo eliminando l’organizzazione sociale che ne sta alla base.” La religione è una risposta sbagliata ad una domanda reale, la quale pretende giustizia, verità, realizzazione. “La religione è l’oppio dei poveri” L’oppio metteva il consumatore in una condizione di stordimento e di evasione. La religione produce effetti di ottundimento delle proprie sofferenze, allo stesso modo in cui l’oppio produceva questi effetti sui borghesi. Portando l’uomo a dimenticare i propri problemi, spinge l’uomo a non cercare di trasformare le cause presenti nell’ aldiquà. Marx prosegue portando su che elementi dobbiamo intendere la filosofia (1844): la filosofia del diritto in cui Hegel interpreta le Istituzioni dello Stato, sono la lettura più adeguata che un filosofo abbia mai fornito della società e dello stato moderno “Per quanto riguarda la Germania, la filosofia è l’unico campo in cui si è dimostrata contemporanea, come gli altri Stati Europei” — economicamente dunque era arretrata, ancora prigioniera di istituzioni della società feudale, è ancora un Paese pre- rivoluzione francese. “Mentre in Francia e in Inghilterra il problema si chiama “economia-politica” o “dominio della società sopra la ricchezza” in Germania esso si chiama “Economia nazionale” o “Dominio della proprietà privata sulla nazione”. La Germania cerca di promuovere una corrente politica di tipo protezionistico, questa idea della protezione doganale della propria economia, significa dire che le importazioni vengono ostacolate perché il prezzo delle merci importate viene accresciuto, perché le merci estere devono incorporare il costo del pagamento dei dazi doganali; quindi le merci dell’industria doganale sono più convenienti. Queste cose la Francia e l’Inghilterra le facevano prima della Rivoluzione Francese. “In Francia e in Inghilterra si tratta di abbattere in monopolio, in Germania si tratta di continuare fino alle estreme conseguenze del monopolio”. Questo elemento tedesco è la prova dell’arretratezza tedesca. “Noi tedeschi siamo i contemporanei filosofici dell’epoca presente, senza esserne i contemporanei storici”. Marx nota la contemporaneità del non contemporaneo. Nuovo tema sullo sfondo della filosofia di Hegel - Marx pone il problema tra filosofia e masse. La filosofia modifica lo statuto: non è più una potenza teorica, ma materiale poiché innesta il patrimonio teorico su una forza socialmente rilevante che Marx identifica nelle “masse”. Questa irruzione delle masse non vede masse come elemento sociologico, ma sono masse che in Marx sono funzionali ad un progetto politico. La filosofia dunque ha una direzione politica delle masse. “La filosofia intercetta i bisogni, le istanze e i desideri delle masse” — interpreta e porta ad espressione cosciente dei bisogni che sono radicate nelle vite delle masse stesse. “Non appena la teoria diventa radicale” Richiamo alla critica della religione di Feuerbach, che aveva condotto la genesi della religione al terreno e alla radice umana che ne stava alla base. Per Marx si tratta di fare la stessa operazione all’interno della politica essere radicale per l’uomo è l’uomo stesso. “Soppressione positiva della religione” — la religione viene sostituita con la sua scaturigine umana, sostituisce a Dio l’uomo (forma di vita in un contesto sociale). Feuerbach aveva posto le basi per il rifiuto TOTALE di ogni forma di alienazione, che negasse all’uomo l’attuazione positiva della propria essenza, la realizzazione positiva dei propri bisogni, l’espressione positiva delle proprie capacità e desideri”. Se l’essere umano è l’essere supremo — ‘Questa critica della religione culmina nell’imperativo categorico di rovesciare tutti i rapporti in cui l’uomo è essere umiliato, pregevole e assoggettato”. Dobbiamo ricavare la conseguenza della negazione della radicale distruzione di ogni forma di vita in cui l’uomo sia subordinato o alienato. La filosofa ungherese Agnes Heller (filosofa di Lukàcs, negli anni ‘70) scrive “la teoria dei bisogni in Marx” e prende spunto proprio dai bisogni di questi brani e è un’opera molto attuale e stimolante. *. BISOGNI RADICALI * RICONDUZIONE ALL’UOMO DELLE FORME DI ALIENAZIONE * TROVARE UN CETO IN GRADO DI INCARNARE LA RADICALITÀ Non basta che il pensiero voglia realizzarsi, ma la realtà stessa deve spingersi verso il pensiero e deve avere le aspirazioni che il pensiero non può sviluppare. Radicale significa essere “basato” e esprimere le aspirazioni più profonde dell’umanità, esse trovano una concretizzazione a livello sociale? Marx formula il concetto di proletariato: solo laddove la situazione sociale nega radicalmente l’essere umano dell’uomo, noi troviamo la possibilità per la ripristinazione e la conquista dell’umanità. In Germania, dove la vita pratica è altrettanto priva di spirito quanto poco pratica è la vita spirituale, nessuna classe ha bisogno dell’emancipazione finché non vi sia obbligata dalla necessità materiale, dalle sue stesse catene”. LEZIONE 23 IL RUOLO DEL PROLETARIATO TEDESCO RICAPITOLIAMO L’INTRODUZIONE DEL MANOSCRITTO DEL 1927 * Sitratta dell’introduzione che Marx aveva pensato di pubblicare con il testo sulla critica della filosofia del diritto di Hegel * Questo ms viene pubblicato solo nel 1927 e Marx mostra perché la filosofia di Hegel fosse così importante (mostra la struttura della società moderna) * Nella questione ebraica si parla della scissione tra: sfera dove l’uomo è nella materialità dei bisogni/ condizione economica (società civile) e la sfera politica dove l’uomo non agiva come individualità determinata (cittadino- entità con diritti universali). Scissione società — stato — Marx vede un residuo della mentalità teologica che era stata distrutta dalla critica di Feuerbach al cristianesimo: lo Stato è una traduzione su piano storico del Cielo, della vita ultraterrena presente nella concezione cristiana. Questa separazione era stata posta da Hegel al cuore della sua costruzione filosofico-politica. Attraverso la critica della filosofia del diritto Hegeliana, Marx voleva criticare una scissione che rappresentava un’alienazione propria dell’individuo all’interno del mondo di produzione capitalista. * Conlateoria dei bisogni radicali, Marx cerca un gruppo che se ne faccia portatore, che incarni i bisogni in forme precise. Marx fa leva sulla particolare situazione tedesca per individuare una classe che nel portare a rivolgimento la situazione tedesca, possa promuovere una rivoluzione sociale su scala europea e possibilmente mondiale * L’arretratezza della Germania la porta in una situazione di vantaggio: può capire in anticipo i limiti del sistema capitalistico. Evidentemente non può pensare di risolvere i propri problemi mettendosi a rimorchio: la Germania ha già capito attraverso la teoria. Con la critica di Marx il popolo tedesco potrebbe avere le chiavi per andare oltre il CAPITALISMO. In Francia e in Inghilterra si potrebbe dare una soluzione riformista, mentre in Germania l’arretratezza implica l'assenza di una classe colta e forte per promuovere un rivolgimento di tipo capitalistico. L’unica soluzione possibile in Germania è di tipo RADICALE, che esprima le istanze radicali che investono l’uomo nella sua umanità. Ciascun uomo in quanto esseri umani, non in quanto individui. * Il gruppo che incorpori i bisogni radicali deve essere costituito da una classe ridotta a condizioni di vita così disperate, da potere risolvere la propria situazione solo capovolgendola radicalmente. Solo una classe le cui condizioni negano la dignità, può esprimere un bisogno radicale da imprimere un significato di emancipazione di tipo universale, valido per l'umanità. Questa classe è il proletariato, poiché non possiede se non la propria forza lavoro, il proprio corpo e le proprie energie psico-fisiche. Nel momento in cui il proletario aliena il proprio corpo, aliena anche la propria identità. Il proletario non è dominato in un settore specifico, ma la vita stessa diventa bene messo sul mercato ed è suscettibile alla vendita. L’alienazione può essere soppressa soltanto in modo globale e radicale. * Marxsi chiede anche se nella classe borghese vi sia una classe RIVOLUZIONARIA: questa classe esiste ed è costituita da una classe con catene radicali, che investono l’essenza stessa dell’umanità - una classe della società civile che sia una dissoluzione di tutte le classi e che rivendichi l’ingiustizia di per sé. Una classe che possa rifarsi ad un titolo umano. Una sfera che non possa emancipare se stessa senza emanciparsi da tutte le altre classi. Una classe che coincida con una funzione emancipatoria di tipo universale. Una classe che porti alla perdita stessa dell’uomo e, così facendo, potrà ritrovare la totalità dell’uomo e potrà risollevare le classi che si trovano nella miseria. * Marx punta tutto sul proletariato, perché il proletariato tedesco non si accontenterà MAI delle riforme e vorrà avvicinarsi alla RIVOLUZIONE, poiché nella sua arretratezza rende impossibili le riforme. * Tuttala storia per cui la Rivoluzione Russa è stata contro la teoria di Marx, non regge» Marx fa leva proprio su un Paese arretrato per attivare la rivoluzione. Il proletariato ha in mano il cambiamento socialista. LEZIONE 24 FILOSOFIA E RIVOLUZIONE Marx immagina una missione che fa del proletariato tedesco una classe privilegiata davanti alla Rivoluzione. Bisogna rendere politicamente effettiva l'emancipazione teorizzata da Feuerbach. Non basta la liberazione dall’alienazione religiosa, perché è la risposta di un’alienazione che ha origini di tipo economico-sociale. Quindi prima si tolgono le cause storico-sociali, poi si toglie la religione. Poso togliere l'alienazione religiosa solo se tolgo le cause dell’alienazione umana in quanto tale. Ho bisogno di un soggetto che attui questo e deve essere qualcuno che risolva i problemi dell’uomo in quanto tale. Il proletariato assume una connotazione che è ancora nazionale: il proletariato tedesco, che Marx riconosce come una classe ancora in via di formazione. Il proletariato tedesco, risolvendo la propria condizione tedesca dovrebbe risolvere la condizione tedesca e dovrebbe risolvere i problemi anche francesi e inglesi. Questo comporta come obiettivo quello dell’abolizione della proprietà privata: “Quando il proletariato chiede l’abolizione della proprietà privata, esso non fa altro che elevare a principio della società, ciò che la società ha elevato a principio del proletariato” — il proletario è proprietario solo della propria prole e è una risorsa perché attraverso il lavoro contribuisce al sostentamento di se stesso. Il proletariato indica la situazione economica oggettiva di quella classe che possiede SOLO il proprio corpo e che può offrire solo la propria forza-lavoro. Dire che il proletariato lotta per l'abrogazione della proprietà privata, significa che lotta per conseguire una condizione che vive in una società capitalista: è una situazione immediata/una necessità materiale. (Engels e Marx - in questo - sono d’accordo). A partire dallo stimolo di Engels Marx inizia a studiare i classici dell’economia-politica. Dalla critica della filosofia, passa alla critica dell’economia-politica, che poi diventerà asse fondamentale di tutte le trattazioni di Marx. Bisognava trovare una base materiale filosofica perché questa potesse trasformarsi in prassi. Il proletariato è la classe che rende l'emancipazione umana (prima espressa dalla filosofia) reale e produttiva in un rivolgimento storico. “Come la filosofia trova nel proletariato le sue armi materiali, così il proletariato trova nella filosofia le sue armi concettuali”. Feuerbach è ancora presente in Marx e insiste sulla categoria di: uomo, di alienazione umana, LEZIONE 26 IL PROGRAMMA SCIENTIFICO DEL GIOVANE MARX I MANOSCRITTI ECONOMICO-FILOSOFICI DEL ‘44 Dopo la pubblicazione degli annali franco-tedeschi, K. Marx pubblica i manoscritti economico-filosofici (marzo e settembre del 1844). In questo testo Marx inizia una importante critica alle basi dell’economia-politica: il testo doveva essere destinato alla pubblicazione (abbiamo un contratto di edizione con una casa editrice che ci consegna il titolo che doveva assumere: critica della politica e dell’economia politica). I manoscritti che abbiamo in realtà compongono solamente la 2/ parte del progetto: sono manoscritti solo dell’economia-politica. Qui troviamo un’analisi del concetto di “salario”, l’analisi di “rendita fondiaria”, il termine “profitto” e un’analisi della “condizione del lavoro nella società capitalistica. L’economia-politica è una scienza che dalla seconda metà del 700 aveva un preciso statuto grazie all’opera di Smith e quella di David Ricardo. Marx propone un’analisi critica sulla scienza, quindi la prospettiva di Marx è sicuramente filosofica: si basa su concetti e fornisce una decostruzione dei concetti che gli economisti usavano acriticamente (erano usati nella loro problematicità). LA FILOSOFIA Non è costituita da un corpo di dottrine, ma da un atteggiamento che pone in una prospettiva problematica ciò che lo scienziato o economista assume in maniera indiscutibile, come uno strumento d’indagine perfetto per la lettura della realtà. Quando le scienze non filosofiche si rivolgono al real, non riflettono sui concetti che impiegano per spiegare il reale a cui si rivolgono. Quando uno scienziato si interroga sullo statuto dei concetti, lo scienziato si collocherebbe su un terreno di tipo filosofico. La sua attività verrebbe a collegarsi alla filosofia. Il filosofo non è una persona, può essere anche uno scienziato (v. epoca precedente alla divisione dei saperi- Cartesio — l’attività scientifica e filosofica andavano di pari passo). Fino a metà’700 abbiamo pensatori che ancora operavano sia sulle scienze e sia sulla filosofia. Da metà ‘700 era impossibile essere sia teorico e sia scienziato d'avanguardia. Kant era teorico-filosofo e non scienziato. Fichte o Hegel non pretendevano di sostituirsi agli scienziati e ai ricercatori. Affrontando il testo dobbiamo tener conto che la critica è quella della filosofia concettuale. LEZIONE 27 LA FILOSOFIA DI HEGEL COME FILOSOFIA MASCHERATA Se leggiamo la prefazione vedia mo che Marx fa riferimento al saggio pubblicato negli Annali tedeschi e dice “mentre lavoravo al lavoro per la stampa”, cioè il testo fatto prima di trasferirsi a Parigi > risiede a Kreuznach e scrive un manoscritto che si intitola “critica della filosofia del diritto statuale Hegeliano”. È il manoscritto di cui noi leggiamo l’introduzione pubblicata sugli Annali Franco Tedeschi. Il ms di Kreuznach doveva essere pubblicata, ma nonlo fa perché il capo d’indagine aperto era in realtà troppo ampio per poter esser contenuto in un solo libro e, unificare la critica filosofica all'impianto di Hegel con l’analisi determinata dei singoli campi esaminati da Hegel, sarebbe stato troppo complicato. Marx separa: * lacritica filosofica-concettuale all’impianto speculativo di Hegel * i campi singoli esaminati da Hegel > Marx li esamina autonomamente attraverso la critica delle scienze che se ne occupano. 1 TEMA —- ECONOMIA-POLITICA L’economia politica diventa l’asse portante degli interessi scientifici di Marx, mala dimensione filosofica non si perde assolutamente. La filosofia appare nel “modo” di criticare le varie discipline. Marx si occupa dei concetti che utilizzano gli economisti e, attraverso questa indagine, comprende che gli economisti attraverso le parole hanno sempre un risvolto dogmatico-filosofico: interpretano la realtà con una struttura ideologica. Non comprendono che le categorie utilizzate sono di matrice storico-sociale ben precise. L’operazione è: * una critica storico concettuale > riconduce alla matrice storica ciò che per gli economisti è atemporale * unacritica trascendentale + ci presenta una riflessione di secondo grado. Dall’interno dell’analisi concettuale Marx evidenzia le tensioni aporetiche che emergono solo quando le categorie vengono assunte come oggetto primario dell’indagine. Quando l’economista parla di prezzo, descrive dei fenomeni reali ma Marx, prima di indagare la realtà sociale, indaga le categorie che vengono impiegate per analizzare la realtà: si chiama riflessione DI SECONDO GRADO + L’oggetto è il protagonista. Marx per amore della realtà deve analizzare le strutture della realtà per definire un quadro generale coerente. ARGOMENTAZIONE * Gli argomenti: diritto, morale, politica erano già talmente ricchi e ardui da trattare che mescolare la critica degli argomenti con la critica dell’assetto speculativo di Hegel, avrebbe solo messo confusione. * L’aforisma è un pensiero che si mostra isolato rispetto ad altri. Le opere di Nietzsche sono aforistiche, non c’è una concatenazione argomentativa. > Marx rifiuta questa scrittura * Marx scrive la critica del diritto, della politica ecc in diversi saggi e alla fine cercherà di mostrare le relazioni tra le parti > un programma scientifico sterminato. * Marxnonaccetta la modalità sistematica di Hegel perché riconosce il debito che deve a Feuerbach, che è l’impostazione di tutta la LEZIONE 28 IL POSITIVO COME REALE SENSIBILE L’elemento capitale nella critica di Feuerbach a Hegel sta nel dimostrare che la struttura Hegeliana è di tipo teologico: ossia è il frutto della proiezione della vita umana in una dimensione Divina (nella teologia) o in una dimensione filosofica (nella filosofia). Il vertice del sistema Hegeliano è il sapere concettuale, invece della fede, ma la struttura è sempre la stessa: fa dell’essenza umana un'identità separata da sé e si pone in una dimensione altra + da Dio a Idea. Quando Feuerbach smantella i fondamenti ideologici di Hegel, vuole andare oltre la filosofia: è un’azione di emancipazione + critica delle forme alienate in cui l’uomo trasferisce la propria essenza, senza accorgersi che crea immagini di fantasia. Criticando la filosofia di Hegel come ‘“mascheramento filosofico della teologia”, Feuerbach opera in direzione di un recupero all’uomo della sua essenza (qualità fondamentali che hanno tutti gli individui in comune). La teologia proietta e la filosofia di Hegel fa lo stesso + queste alienazioni devono essere recuperate e affermate come “caratteri umani”. Marx applica questa critica alla filosofia del diritto Hegeliana e applica questa impostazione critica di matrice Feuerbachiana alla scienza dell’economia-politica. “E solo da Feuerbach che ha inizio la critica positiva, umanistica e naturalistica” Sono termini da meditare: positiva Feuerbach critica la dialettica Hegeliana entrando nella struttura teoretica e legge correttamente la dialettica di H. come “negazione della negazione” — per Hegel, essendo la realtà espressione di un movimento con lo spirito per protagonista, allora il superamento si ottiene con il superamento di opposizioni > superare idea in sé e idea fuori di sé. La logica indaga le strutture immanenti e indipendenti dalla manifestazione empirica; l’idea naturale studia la manifestazione al di fuori di sé. Abbiamo l’opposizione dell’idea in sé che si aliena da sé e diventa natura: questa opposizione non è statica, ma è dinamica > vuole oltrepassar se stessa. Se la natura è antitesi e negazione dell’idea, questo movimento si completa nel superamento dell’opposizione. Negando la sua propria negazione è diventata consapevole di sé nello spirito. F. dice che in H. la natura è negazione dell’idea ma quando ci deve presentare il servo è autonomo dal signore perché si procura mezzi di sostentamento e permette l’avanzamento della civiltà perché crea condizioni sempre più favorevoli alla coltivazione della natura e crea condizioni che rendono più agevole l’auto-coltivazione dell’uomo in quanto essere parte del mondo. Il duplice aspetto di trasformazione della natura esterna, conduce necessariamente ad un esito di tipo rivoluzionario: Rivoluzione francese. I ceti borghesi stessi che avevano promosso il capitalismo, prendono coscienza di sé, espandono il loro dominio nella società e prendono potere politico. Ecco che abbiamo dunque le due Rivoluzioni inglesi nel corso del ‘600 (borghesia al potere in Inghilterra), la Rivoluzione Americana (dove si affrancano le colonie nord americane dal dominio inglese) e la Rivoluzione Francese (l’uomo viene concepito come soggetto di diritto indipendentemente da razza, ceto o altre discriminazioni). Marx ovviamente nei vari saggi dove critica Bauer, critica anche Hegel: nel momento in cui Marx rifiuta l'emancipazione politica come autentica emancipazione umana, chiaramente sta criticando Hegel e i liberi come Buer, i quali rimandavano l'emancipazione alla dimensione politica e giuridica (motivo rottura con Ruge). Negli allievi e nei filosofi più radicali, l'impronta di Hegel resta salda quando nessuno si rende conto che il problema è sociale e non statale. Lo studio dell’economia politica è a sua volta l’esito di una presa di posizione filosofica che il giovane Marx sviluppa dalla filosofia Feuerbachiana. CAPITOLO SUL SALARIO Si basa sulla trattazione di Adam Smith e su alcuni studiosi francesi e tedeschi. Dalle letture fatte scriverà: L’aumento del salario (compenso dell’operaio in cambio del lavoro) presuppone l’accumulazione del capitale e la determinare Abbiamo l’idea che il capitale sia lavoro accumulato E così pone il prodotto del lavoro di contro all’operaio come qualcosa di sempre più estraneo. Come la religione faceva il trasferimento in qualcosa di altro, così la stessa logica funziona nella relazione tra capitale e lavoro Nella forma del capitale (disponibilità che permettono ad un imprenditore di fondare la fabbrica, comprare macchine ecc) non traspare che il capitale sia lavoro accumulato. Il capitale assume l’identità di un elemento naturale che esiste indipendentemente dall’uomo, quando in realtà è l’uomo stesso con il suo lavoro a creare capitale. Il capitale appare come quella struttura materiale della società che è una dimensione che permea di sé l’attività produttiva stessa. L’attività produttiva è la matrice di tutto ciò che accade nella storia, però nella società capitalistica il capitale è del capitalista non dei lavoratori. La divisione del lavoro rende l’operaio sempre più unilaterale e dipendente, provocando la concorrenza non solo degli uomini ma anche delle macchine. DIVISIONE DEL LAVORO Schiller e Smith già si erano occupati di questa faccenda, dunque prima dell’interesse di Marx. In particolare cercano di scontrarsi contro il dare all’operaio sempre attività più settoriali, ripetitive e estenuanti. Nasce la nozione di lavoro astratto perché il capitale è la forma generale della ricchezza: si esprime per prima cosa come denaro, una forma che permette lo scambio tra tutti i prodotti che risultano dall’attività lavorativa sviluppata in una determinata società. Il denaro è il rappresentante oggettivo della ricchezza socialmente prodotta. È una cosa che non necessita una rappresentazione materiale, ma nella sua estrazione è la rappresentazione di qualcosa di reale. Possiamo ancora dire che si tratta dell’oggettivazione fantasmatica della ricchezza prodotta dal lavoro umano. Il lavoro non conta più in quanto “esercizio di un’abilità specifica” (come il lavoro delle botteghe artigiane del Medioevo) MA anche il lavoro è assunto nella sua erogazione di forza lavora. Alla società capitalistica non importa il tipo di lavoro, ma deve contribuire all’ accumulazione del capitale. Divisione del lavoro e concezione del lavoro astratto vanno di pari passo. LEZIONE 31 L’ESTRANIAZIONE DEL LAVORO Il lavoro astratto è la forma in cui le attività lavorative si svolgono all’interno della società capitalistica. (Differenza attività artigianale e lavoro industriale, dove nel primo caso il lavoro dell’artigiano non era separato dall’uomo che svolgeva questo lavoro). La prestazione lavorativa nel senso concreto dipendeva da una serie di circostanze determinate dal tipo di attività e di prodotto (un artigiano che doveva svolgere il lavoro di pellicciaio svolgeva qualcosa di totalmente diverso dall’orafo). Le botteghe stesse erano organizzate in maniera diversa e le competenze richieste erano diverse, oltre a richiedere abilità nella concretezza della materia. Evidentemente, collegata a queste differenze, era anche il prodotto, il risultato, la meta finale di queste attività di produzione. Questi prodotti erano finalizzati al soddisfacimento di diverse necessità (con la pelliccia ho un uso, con gli orecchini, ne ho un altro). Non si poteva concepire il lavoro senza i caratteri concreti che distinguevano un tipo di lavorazione da un altro. Nel capitalismo il lavoro viene separato dal lavoratore, cioè: ciò che importa al capitalista non è la qualità specifica di una prestazione lavorativa, ma è il valore che un’attività produttiva mi fa avere (sia che sia attività d’oreficeria, sia che sia produzione di pellicce). La quantità di valore è importante poiché è quella che si traduce nei prezzi delle merci e nel profitto che otteniamo dalla vendita di questi prodotti. Non si parla di qualità (tipologia attività), ma di quantità (valore attività produttiva). In questo senso il lavoro nella società capitalistica è di tipo astratto, perché è un lavoro che si esercita non più da abilità professionali, ma solamente in quanto attività produttiva di valore. Il valore è indifferente alla abilità, alle qualità specifiche. Se tutto è misurato in termini di denaro, l’attività lavorativa umana è funzionale alla possibilità di ricavare un profitto. Il lavoro astratto è il lavoro considerato come attività produttrice di valore, ossia come attività che attraverso i prodotti deve produrre valore per creare un sur plus appropriato dal capitalista,nella misura in cui egli è il proprietario della forza lavoro umana e dei prodotti. Estraniare l’uomo dal proprio lavoro non è semplicemente il risultato di una malvagità umana (Engels economicamente era un capitalista), non si tratta di criminalizzare chi ha un’impresa. L’obiettivo è che sia il proprietario e sia il lavoratore sono frutto di un meccanismo di estraniazione che investe l’operaio, il capitalista e il proprietario fondiario. Ciò che cambia è che soltanto l’operaio ha interesse a cambiare radicalmente questo sistema: solo il proletariato vuole riappropriarsi della sua condizione alienata, e questo perché la condizione di miseria mette in una condizione di risveglio tutti. Proprio perché il proletariato vive in condizioni di miseria, ignoranza e povertà si vede molto possibile la nascita di una forte rivoluzione. Le letture fatte da Marx prima di scrivere il tutto, usa studi scritti non solo da gente di sx, ma anche dagli economisti che Marx interpreta e dai quali ricava moltissimi estratti. Quindi questa descrizione della miseria, della povertà e dell’ignoranza non sono scoperte di Marx ma sono ottenute da studi economici dell’epoca: ciò che cambia in Marx è il tentativo di risoluzione. Mentre Sismondia (economista) aveva un atteggiamento di indignazione etica ma proponeva misure inappropriate, Marx vede la risoluzione nella rivoluzione. Alcuni testi letti da Marx vengono usati per mostrare delle aporie interne ai testi stessi: es. il lavoro che dovrebbe essere creatività, viene estraniato e l’uomo nell’attività che dovrebbe essere espressione alta di arte, viene reso funzionale al comando e al guadagno di una minoranza di proprietari. LEZIONE 32 IL PROFITTO Brano finale dei manoscritti- è di Eugène Buret: nel 1840 a Parigi pubblica due volumi “Sulla miseria delle classi lavoratrici in Inghilterra e in Francia” “Il lavoratore non è affatto di fronte a colui che lo impiega nella posizione di un libero venditore. IL capitalista è sempre libero di impiegare il lavoro e l’operaio è sempre libero a venderlo”. Con questa frase Buret contesta la affermazione dei capitalisti che dicono che la relazione tra operaio e capitalista è sempre libere, come nella relazione tra venditore e cliente. Il modello semplificato è quello di libere persone che decidono di vendere le merci di cui sono proprietarie ma che non sono necessarie per determinati bisogni, le portano sul mercato e le vendono a persone libere che hanno certi bisogni. La libertà nel capitalismo in realtà è solo da una parte, ossia dal capitalista il quale è libero di decidere dove e come comprare il lavoro degli uomini. Questa critica era già presente ai tempi di Marx ed era formulata da intellettuali borghesia “Il lavoro non è suscettibile di accumulazione né di risparmio, come lo sono invece le vere merci” Il lavoro o viene venduto ma non si può accumulare. Solo se qualcuno decide di comprarlo si può sfruttare. “Il lavoro è la vita e se la vita non si scambia ogni giorno con alimenti, soffre e perisce. Perché la vita dell’uomo sia una merce bisogna ammettere la schiavitù.” Non possiamo separare il lavoro dalla persona perché esso è vita! Se questa persona ha soltanto il lavoro, la propria capacità lavorativa da mettere a disposizione per ottenere cibo, chiaramente questa persona morirà. Se il lavoro non è separabile dall’uomo che lo esercita, se io tratto il lavoro come merce, anche il lavoratore è merce. PUNTI IMPORTANTI: * Illavoro dunque è la vita. La vita, seguendo le idee di Buret, è subordinata alla Considerazioni importantissimi * Rapporto uomo e Terra — sia dal punto di vista fisico (contatto con la terra), sia dal punto di vista nutrizionale (la Terra come fonte che ci può dare del cibo per nutrirci: approfondimento del mondo agricolo). Quando Hegel definisce il rapporto signore- servo, definisce la struttura di fondo del lavoro e sottolinea come nello sviluppo storico stesse al lavoro il ruolo di far avanzare la civiltà. * Rapporto nel Medioevo tra proprietario terriero e terra — Marx è lontano da ogni sentimento di nostalgia romantica (all’epoca di Marx e forse in realtà anche prima una delle correnti del Romanticismo idealizzava il Medioevo, visto come periodo di nobili ideali, come l’eroismo, la fedeltà, l’amore). Anche il Medioevo basava la sua esistenza su un assetto nei rapporti di proprietà (alcuni signori con le terre e una maggioranza che lavorava le terre). Però la relazione dei signori e dei servi alla terra non era una relazione di proprietà: la proprietà determinava lo stile di vita del proprietario terriero MA questo tipo di dominio, non erano tali da ridurre il rapporto tra servi e signore ad una relazione puramente mercantile (cioè basata sulla relazione di proprietà). Con terra, di cui godevano i frutti, c’era una relazione che qualificava la terra: rapporto anche sentimentale. LEZIONE 34 LA MERCIFICAZIONE DELLA TERRA Nel Medioevo il Signore forniva protezione ai servi, li preservavano dalle minacce dell’esterno: il signore era un garante per il lavoratore e la relazione era certamente di tipo politico. Il signore aveva una forma di potere di tipo economico, politico e giudiziario. I tribunali esercitavano la giustizia, dunque erano un’autorità di tipo giuridico, ma di pari tempo era titolare del potere di governo e doveva far rispettare certe consuetudini, dunque con un potere politico. La relazione non era SOLO economica! Marx dirà che il Signore e il servo avevano una relazione sentimentale, ossia di identificazione: l’abitare in un territorio permetteva di creare un senso di appartenenza a quel luogo. In una società Medievale era di tipo comunitario. Il guadagno di una terra mercificata è duplice: * soddisfa i bisogni del proprietario (espressione di un ceto parassitario che non contribuiva alla coltivazione del terreno > 0 imprenditorialità * soddisfa l’affittuario che se non avesse sufficientemente guadagnato non avrebbe avuto interesse ad assumere nessuno o ad investire Nel capitalismo l’agricoltura diventa progressivamente incorporata in una logica “mercantile” e “capitalistica”. Si produce sempre in rapporta alla creazione di un guadagno. Il vivente che deve usare solo la sua forza lavoro è minacciato alle basi della sua sopravvivenza (proletariato). La dimensione di questa filosofia riemerge in Ricardo, che dirà che il bisogno primo del capitalismo è il profitto. LE IMPLICAZIONI SULLE CONDIZIONI MATERIALI L’agricoltura serve alla produzione dei mezzi elementari di sostentamento: cibo, risorse alimentari. Qui però emerge l’importanza filosofica e l’attualità del discorso Marxiano: attraverso la sua lettura della società ci aiuta a comprendere come l’agricoltura dei mezzi di sostentamento, sostituita da un’agricoltura per il profitto, ci sia una relazione di sfruttamento, di dominio analoga a quella che nella relazione di fabbrica costituisce il rapporto tra proletariato e capitalista. In questo modo una minoranza della popolazione si arricchisce rispetto alla stra grande maggioranza che la compone. LEZIONE 35 DAL MONOPOLIO ALL’ASSOCIAZIONE In questa cornice è importante il discorso Marxiano sulla relazione che in età pre-capitalistica sussisteva tra uomo e terra. La terra costituiva in pari tempo un territorio + cioè era il supporto di un insieme di relazioni a strati nelle quali si intrecciava l'economia e le altre dimensioni (politica, giuridica e SENTIMENTALE — Dimensione di esperienza di appartenenza, tale da creare una comunità in relazione al territorio). Marx dice: “Nella civiltà feudale la terra era una proprietà privata e, come tale, la terra occupata coincide con l’espropriazione per gli altri” Essere proprietà di qualcuno mi porta a espropriare la terra a qualcun altro. Contro la “Maggiorasco” che, per mantenere l’indivisibilità di una proprietà terriera, manteneva il figlio maschio più vecchio come unico proprietario erede. I cadetti (gli altri figli) diventavano cavalieri, entravano a corte, entravano nell’amministrazione o entravano nell’ambito ecclesiastico. Le donne erano solo strumento per attivare alleanze di tipo economico-militare. “Il servo è un accidente della terra, (..) tuttavia all’altezza della proprietà di tipo feudale esiste l’apparenza di un rapporto più intimo, tra il possessore e la Terra. Cioè un rapporto più intimo di quello intrinseco di quello che non sia costituito dalla semplice ricchezza materiale. La terra è legata al Signore, al rango, alla sua giurisdizione, alla sua posizione politica, appare come un corpo inorganico del signore (..) Parimenti la signoria della proprietà fondiaria non appare immediatamente come signoria del puro capitale. Coloro che appartengono alla proprietà terriera (signore e servi) si comportano verso di essa come verso la loro Patria: è una specie ridotta di nazionalità” “I servi sono legati, diversamente dai moderni operai, da legami di rispetto e di obbligazione: la posizione del possesso fondiario è politica e ha un lato sentimentale” “I costumi, il carattere ecc cambiano da una terra all’altra (..) o da un territorio ad un altro. Terra socialmente qualificata. “(..) e sembrano una cosa sola con la terra alla quale appartengono. E dopo solo la borsa dell’uomo lo lega alla terra. Infine il signore feudale non cerca di trarre il maggiore profitto possibile, piuttosto consuma ciò che c’è e lascia tranquillamente la cura di produrre a i servi e agli affittuari”. “Questa è la condizione nobile del possesso fondiario che getta una gloria romantica sul suo signore.” Questa dimensione prosaica del capitalismo trovava un surrogato immaginario nell’idealizzazione del Medioevo. Questa idealizzazione deve essere spazzata via e la produzione agricola non deve darsi al capitalismo senza avere compreso la sua natura. ESITO: La figura di capitale mostra il suo dominio sia sugli operai, sia sui proprietari terrieri. Le classi sociali decisive sono 2: capitalisti (operatori economici che rivolgono la loro attività all’estrazione di profitto e che lo ricercano nell’industria e nell’agricoltura) e proletari. Siccome la creazione di monopoli corrisponde all’immiserimento di fasce sempre maggiori, si arriva aduna contraddizione tra ricchi e poveri che è insostenibile. Quanto più ampio diventa il monopolio e ristretta la proprietà privata dei mezzi di produzione, tanto più è necessaria una spinta rivoluzionaria. ‘La soppressione del monopolio una volta che esso ha raggiunto la sua larghezza più ampia e e comprensiva possibile, è il suo completo annientamento” ‘L’associazione applicata alla terra partecipa, dal punto di vista economico, dei vantaggi della proprietà fondiaria e realizza per la prima volta l’ eguaglianza. oggetto di traffico e tramite il libero lavoro e il godimento diventa una proprietà vera e personale dell’uomo. - Marx Questo testo Marxiano vediamo una lettura ingenua del filosofo: nell’associazione vede una negazione della negazione. Il legame sentimentale è inteso come supporto di esperienza, si tratta di un coinvolgimento tra uomo e ambiente, che ha visto crescere il primo. LEZIONE 38 IL LAVORO ESTRANIATO COME ORIGINE DELLA PROPRIETÀ PRIVATA ALIENAZIONE (positivo) + Entàu£erung Il termine indica un’esteriorizzazione di se stessi, ossia significa oggettivare se stessi: agire in rapporto ad una realtà data per trasformare questa realtà in modo conforme ai propri scopi, bisogni e progetti. Se per alienazione si intende il processo attraverso cui la specie si oggettiva nella realtà, allora Mar dà un significato positivo al termine. Ci si rende altri da sé ma in senso positivo, significa esprimere se stessi nella realtà oggettiva in modo da raggiungere i propri obiettivi. ESTRANIAZIONE (negativo) - Entfremdung Il termine estraniazione indica quando abbiamo a che fare con una realtà che ci è estranea. Entfremdung/Estraniazione indica che noi ci oggettiviamo in qualcosa in cui però noi non ci riconosciamo, si tratta di un processo ostile > religione è espressione estraniata dell’uomo (Feuerbach). L’economia capitalistica con la proprietà privata si estrania. Marx insiste sul fatto che per l’economia borghese, la proprietà privata sia qualcosa di sovra- storico e di naturale. Marx vuole invece fare una manovra filosofica: ciò che appare un fatto per i borghesi deve essere ricondotto attraverso un processo genetico all’inizio della sua vita. Questo processo è tipico della filosofia trascendentale. “La filosofia dello Spirito” di Hegel aveva già espresso “il processo genetico” che porta elementi tramite l'osservazione soggettiva. Il fatto si risolve nel proprio divenire genetico. Marx riconduce la proprietà privata al risultato di un’attività soggettiva utilizzando, contro l’economia politica, un’idea dell’economia politica. Dirà che il valore delle merci non è dato dalla qualità materiale dell’oggetto, non è dato dalla terra in quanto materia naturale su cui si esercita un certo lavoro, non è il metallo prezioso o l’oro MA è il lavoro che stabilisce il valore delle merci. Marx dirà dunque che è l’economia politica stessa a fornire gli strumenti per operare una critica immanente dell’economia politica: se riconduco il valore al lavoro, ho la possibilità di ricondurre l'appropriazione privata del valore al lavoro che lo ha prodotto. Quando la proprietà privata attesta il possesso esclusivo di oggetti fatti dall’uomo, deve essere ricondotta all’organizzazione del lavoro che permette a qualcuno di riappropriarsi dei risultati del lavoro umano. In una società con proprietà privata, il prodotto del lavoro, non appartiene a colui che esercita il lavoro per la produzione della merce. L'attività lavoratrice è espropriata dalla proprietà del prodotto che deriva dall’attività lavoratrice: abbiamo un’estraniazione del prodotto dall’attività che produce lo stesso. L'attività è privata dal prodotto e il prodotto viene appropriato da un soggetto diverso da quello che ha lavorato per quel prodotto. Il lavoratore non si riconosce nell’oggeto, perché l’oggeto appartiene ad un terzo, ossia al capitalista. LEZIONE 39 ASPETTI DELL’ESTRANIAZIONE UMANA Il discorso Marxiano si approfondisce nella modalità in cui si sviluppa la sua critica. Si muove nello sviluppo degli elementi concettuali, questo fa comprendere che si sviluppa attraverso la riflessione sulle determinazione caratteristiche di un determinato oggetto, si derivano le conseguenze contenute nello stadio dell’analisi appena compiuta: in questo modo non si ha un ragionamento estrinseco, ma c’è sviluppo dei concetti. 1) SE L'OGGETTO DELL'ATTIVITÀ PRODUTTIVA APPARE COME ELEMENTO ESTRANEO AL LAVORATORE CHE L’HA PRODOTTO 5) IL LAVORATORE HA VENDUTO LA PROPRIA ATTIVITÀ (FORZA LAVORO) AD UNA TERZA PERSONA: IL CAPITALISTA ATTRAVERSO IL SALARIO COMPRA LE CAPACITÀ LAVORATIVE DELL’OPERAIO IL QUALE, QUANDO RICEVE IL SALARIO, CEDE LA FORZA LAVORO AD UN TERZO E QUINDI CEDE ANCHEI PRODOTTI CHE FA AD UN TERZO 6) L’OPERAIO DUNQUE SI È ESTRANIATO RISPETTO AL PROCESSO E DIVENTA PROPRIETÀ DEL DATORE DI LAVORO 7) SE L’OPERAIO È ESTRANIATO DA SÉ E DAL PRODOTTO, ALLORA È ESTRANIATO DA SE COME UOMO, OSSIA COME ESSERE UMANO PARTE DI UN’UMANITA -— INFLUENZA DECISIVA DI FEUERBACH 8) NEL RAPPORTO UOMO-UOMO NON PUÒ CHE ESSERCI LOTTA > DUNQUE ECCO IL MOTIVO DELLA LOTTA DI CLASSE TRA CAPITALISTA E LAVORATORE “Ogni storia è stata una storia di lotte di classe” — inizio del Capitale. la fase di riappropriazione dell’armonia uomo-natura. Possiamo dire che il comunismo di cui parla Marx non ha niente a che fare con il Comunismo rozzo. Il Comunismo rozzo > È un comunismo che si ispirava all’idea di un comunismo primitivo e che predicava un ritorno ad una società basata sul consumo di beni elementari, dove vi fosse una restrizione delle possibilità di godimento e appropriazione di beni al di là di quelli strettamente necessari. Marx critica ferocemente questa idea di comunismo. “Nella sua prima forma il Comunismo appare come una figura totalmente povera di pensiero, in cui l’eguaglianza fra gli uomini viene inteso come livellamento puro e semplice. In cui si produce un’identificazione forzata tra tutti gli individui e in cui si astrae violentemente dal talento” Quest’idea della comunanza delle donne, è il segreto svelato di questo comunismo Nella relazione tra uomo e donna Marx vede la sintesi tra la concezione che l’uomo ha di se stesso, quando c’è pari rapporto tra i due sessi. L’uomo quando tratta alla pari la donna e viceversa, allora l’uomo considera se stesso come un soggetto di diritti e come essere generico, quando invece c’è un sopruso tra i due sessi, allora Marx legge la degradazione di entrambi i sessi. Il Comunismo rozzo è il comunismo dell’invidia, del livellamento. Questa comunità è quella del lavoro e l’uguaglianza del salario pagato dal capitale comunitario, dalla comunità come capitalista generale. La comunità prende il posto del capitalista e diventa una sorta di capitalista collettivo che distribuisce la ricchezza in modo uguale e, in quest’uguaglianza, impone il dominio della società sugli individui. Lo Stato è il capitalista collettivo e distribuisce la ricchezza sotto forma di salario, che è livellato per tutti. Il Comunismo che promuove Marx è un comunismo che sopprime la proprietà privata con intenti positivi, così da avere una collettività che si appropria della ricchezza ma senza livellare tutti, ma permettendo a tutti di far fruttare le proprie capacità e i propri talenti. Seppur utopistico, questo progetto secondo Marx era ormai inevitabile. In questa società avremmo la compiuta armonizzazione tra uomo e natura. “Questo Comunismo coincide in quanto compiuto Naturalismo con l’Umanismo e in quanto compiuto Umanismo con il Naturalismo. E la vera soluzione per il conflitto tra Uomo e Natura. E il risolto enigma della storia e ha coscienza di esserlo. LEZIONE 42 COMUNISMO, NATURALISMO E ANTROPOCENTRISMO L’influenza Feuerbachiana è grandissima: l'antropologia serve per il recupero dell’estraniazione umana, che a sua volta coincide con la riscoperta dell’uomo come essere sensibile e naturale. Il riconoscimento dell’uomo come essere sensibile porto l’uomo a sentirsi parte integrante della natura. Quando Marx vede nel Comunismo la realizzazione reciproca di Umanesimo e di Naturalismo e vede la cessazione della lotta uomo-natura, recupera tematiche Feuerbachiane, però innesta l’impianto di Feuerbach all’altezza di una critica dell'economia capitalistica, cosa che in Feuerbach non si affronta. In Feuerbach infatti restiamo in una dimensione astratta, indeterminata e non vengono affrontate le condizioni storiche e sociali. Marx invece fa quest’operazione: partendo Feuerbach innesta determinati ideali che abbiano concretamente una storia determinata alla filosofia di F. Marx aggiunge un altro particolare “Il Comunismo non rozzo, ossia quello delle differenze, quello della proliferazione dei talenti è il risolto enigma della storia e ha coscienza di esserlo”. La Coscienza è in un rapporto dinamico con la storia: è il risultato potenziale di una serie di tendenze della società attuale > idea di matrice Hegeliana. “Sia il movimento compreso e conosciuto del proprio divenire” — lezione della fenomenologia dello Spirito di Hegel, che aveva interpretato il divenire storico della civiltà come un processo che nella filosofia raggiunge la piena consapevolezza di sé. Lo Spirito perviene alla scoperta del significato che permea tutto il divenire di tutte le vicende che costituiscono il corso storico e che hanno prodotto la società del presente. Il senso ultimo della storia in Hegel è dato dalla creazione di un sapere assoluto, la storia sta nella presa di coscienza e ha luogo nella filosofia quando questa assume una forma scientifica, come una conoscenza che produce e presenta una visione complessiva e sistematica (organizzata); in Marx la presa di coscienza è correlativa ad un'esperienza pratica di tipo politico e economico, nonostante ciò la cornice appare essere comunque quella Hegeliana. L’innesto della relazione tra divenire storico e presa di coscienza su significato e senso, viene da Hegel innestata su una base Feuerbachiana: lo spirito diventa l’uomo e il sapere diventa la riscoperta dell’uomo come essere sensibile e naturale. Questo uomo attraverso lo studio di nessi storici, sociali e economici viene scomposto: è l’uomo inserito in dinamiche concrete. Questo complesso di elementi, permette a Marx di affermare la centralità della dimensione relazionale: l’uomo è un essere sociale. “L’essenza umana della natura esiste solo per l’uomo sociale, dunque la società è l’unità essenziale dell’uomo con la natura, il compiuto naturalismo dell’uomo e il compiuto umanismo della natura” Il tema della società era già presente in Feuerbach: Lettura del paragrafo 59 ne “i principi della filosofia per l'avvenire”: “L’essenza dell’uomo è contenuta solo nella comunità, nell’unità dell’uomo con l’uomo” La comunità di Feuerbach però diventa la società in Marx: è la stessa cosa, ma anche no. La società è una parte di popolazione storicamente determinata. La centralità dell’uomo come socialmente determinato crea qualche problema, perché la natura resta pur sempre una natura funzionale all’uomo. Dice Marx: “La società è l’unità essenziale dell’uomo con la natura giunta al proprio compimento, è la vera resurrezione della natura”. Il primo interprete che ha posto il posto il problema della natura in Marx è Alfred Schmidt con il libro “Il concetto di Natura in Marx”. A.S. è stato allievo dell’Accademia di Adorno. Schmidt parla di un residuo di idealismo nel Marx giovanile perché nell’identità uomo-natura abbiamo la declinazione dell’identità tra soggetto e oggetto che era al centro della filosofia dell’idealismo. A. Schmidt mette in rilievo anche le ambiguità presenti nel pensiero Marxiano nella misura in cui Marx non si libera da una visione che resta antropocentrica e soggetto- centrica. Marx resta legato ad una visione antropocentrica: c’è l’idea di riequilibrare il rapporto uomo- natura, si vuole superare la relazione non strumentale, ma questa cosa era presente anche in Feuerbach. F. nello scritto “Per la critica della filosofia Hegeliana” dice: “È vero che la natura ha fatto dell’uomo il signore degli animali, ma non gli ha dato soltanto le mani per domare, ma anche occhi e orecchie per ammirare” Anche l’idea di riequilibrio nelle relazioni uomo-natura non è il portato originale di Marx: ciò che è originale è come Marx sintetizza e contestualizza certe cose. Alla fine si resta in una finalizzazione legata all’uomo: per l’uomo socialista, tutta la storia universale non è altro che la generazione dell’uomo attraverso il lavoro umano. Il divenire della natura per l’uomo” “L’uomo per l’uomo come esistenza della natura (nella misura in cui essa è inclusa nel rapporto uomo uomo) e la natura per l’uomo come esistenza dell’uomo” L’uomo che si riconosce come ente sensibile e naturale e che può ri-articolare le sue relazioni con la natura diversa da sé, ma in questa natura diversa da sé, si tratta sempre di riconoscere un’immagine di sé. La natura eminente che l’uomo riconosce come l’altro uomo. Ancora si cade nell’antropocentrismo, dove resta il primato dell’umano su ciò che è diverso dall’uomo. LEZIONE 43 LA SOCIETÀ COME MEDIAZIONE COME MEDIAZIONE STORICA TRA UOMO E NATURA Ripresa del commento del brano relativo al “rapporto tra concezione di Marx, il problema del comunismo e la teoria della storia” “Dal momento che per l’uomo socialista tutta la storia universale non è altro che la generazione dell’uomo attraverso il lavoro umaro, il divenire della natura per l’uomo- egli ha la prova visibile della sua nascita mediante se stesso” 1) C’è una permanenza della torsione antropocentrica nella concezione Marxiana tra uomo e natura. C’è la ricerca di un nuovo equilibrio (la natura non è complesso di risorse da sfruttare), ma questa ricerca ha come obiettivo quello di migliorare la qualità della vita dell’uomo. L’uomo, in quanto essere sensibile e naturale è comunque concepito come il fine della storia e come il soggetto privilegiato all’interno del suo rapporto con la natura. 2) Per l’uomo socialista emerge il processo della propria origine. Il lavoro è antropogenesi > attraverso il lavoro uomo produce oggetti, ma allo stesso tempo produce anche se stesso, qualificandosi. Riemerge la funzione del lavoro come attività genetica, non solo della sua Germania — sviluppo filosofico > idealismo tedesco - Hegel Feuerbach nel 1839 aveva pubblicato un saggio sulla critica della filosofia Hegeliana + titolo “Per la critica della filosofia Hegeliana” — trad. di Claudio Cesa —> pag. 57 Scrive Feuerbach: Il sistema Hegeliano è l’assoluta l’auto-alienazione della ragione. — è l’espressione della ragione in forma estraniata. F. parla di esposizione scientifica (quella che Marx. Il prof ha scritto “Il problema dell'esposizione speculativa nel pensiero di Hegel”. La Stellung viene posta da Feurbach al centro della sua attenzione perché vede nella capacità di esprimere linguisticamente i concetti e le relazioni tra i concetti, il momento di attuazione della filosofia come “sistema scientifico”. Il grande progetto dell’idealismo tedesco (corrente che parte da Kant) era quello di costituire la filosofia come una scienza. Questo progetto viene formulato con chiarezza con Fichte, quindi Feuerbach è consapevole della centralità di Fichte e sa che Hegel non sarebbe nulla senza la “dottrina della scienza” di Fichte. La filosofia è fondamento trascendentale del sapere in grado di dispiegare le strutture portanti del sapere umano, le quali erano scopribili solo dalla filosofia e (solo lei) le può porre alla base di tutte le altre scienze. La filosofia è quella scienza che pone i fondamenti del conoscere umano, che poi si esplicano in tutte le altre scienze filosofiche. La filosofia deve essere a sua volta costruita scientificamente per poter essere il fondamento del sapere umano e del sapere umano nelle espressioni che trova nell’organizzazione delle singole scienze. Solo una filosofia sistematica, che procede sulla base di principi e dimostrazioni, si realizza come scienza, seppur essa si occupi della conoscenza del mondo e non del mondo stesso + ecco perché questa filosofia si chiama “filosofia trascendentale”. Secondo Feuerbach, Hegel ha il merito di sviluppare e di attuare coerentemente il progetto di Fichte (secondo Feuerbach, Hegel compie un sistema scientifico della filosofia libero da aporie che invece avevano compromesso la coerenza sistematica della dottrina della scienza). Il principio di coerenza segue il principio della circolarità > alla fine della propria esposizione si deve ripristinare il punto di partenza dell’esposizione > la coincidenza tra inizio e fine si ha la completezza della filosofia. Per Feuerbach Hegel lo rispetta e Fichte no. Però proprio perché Hegel fa un’esposizione autenticamente scientifica, scambia l’esposizione della filosofia per la filosofia tout court > identifica attività riflessiva e critica del pensiero con la forma linguistica e oggettiva che l’attività del pensiero riceve nella sua esposizione scientifica — l'esposizione assume lo statuto di un oggetto indipendente nei confronti della ragione e da esercizio di pensiero critico, rappresenta un sistema dogmatico che si presenta davanti alla ragione come “verità assoluta” —— ecco perché Feuerbach parla del sistema Hegeliano come assoluta auto-alienazione della ragione. “Hegel comprime tutto nell’esposizione” —- Hegel, essendo riuscito a costruire una esposizione del tutto scientifica, fa dell’esposizione linguistica il fine supremo: identifica la verità del pensiero (come attività razionale autonoma) con l’esposizione linguistica di questo pensiero. Fa del libro una forma di verità assoluta non più modificabile, che assume uno statuto oggettico di fronte alla ragione e al pensiero. LEZIONE 45 LA CRITICA A HEGEL DEL GIOVANE MARX Feuerbach non si limita a definire l’esposizione del pensiero Hegeliano come “assoluta auto- alienazione della ragione”. Aggiunge anche che la filosofia di Hegel è “empirismo speculativo”. “Alienazione che in lui si esprime tra l’altro oggettivamente già in questo. La sua filosofia del diritto è l’empirismo speculativo allo stato più puro” Questa determinazione è all’origine della critica della filosofia del diritto Hegeliano, stesa da Marx, di cui noi conosciamo l’introduzione pubblicata negli annali. Feuerbach, con “empirismo speculativo” intende dire che Hegel dà una giustificazione razionale alla realtà dello stato empiricamente presente. Feuerbach interpreta la filosofia politica di Hegel come una giustificazione a posteriori della realtà di fatto. Hegel assume dalla realtà i dati empirici e poi ottiene una giustificazione di tipo concettuale. Feuerbach diche che la dialettica Hgeliana è un metodo filosofico che giustifica lo stato di cose presenti: aspetto politicamente conservatore. Più avanti nella sua speculazione Feuerbach aggiunge un’altra definizione che non si limita alla filosofia del diritto e politica, ma investe l’intero impianto speculativo della filosofia Hegeliana, cioè la definisce una “mistica razionale” MISTICA RAZIONALE + Hegel parte dalla convinzione presupposta che esista un assoluto e che la struttura di questo assoluto sia costituita dall’unità tra uomo e Dio: questa identità però non possiamo coglierla concettualmente, perché se lo faccio, la differenzio (se la definisco linguisticamente io la scompongo), ma Hegel fa proprio questo. Parte da una convinzione non dimostrata di tipo mistico (irrazionale) ma cerca di dimostrarla esplicitando le articolazioni concettuali (razionale): la filosofia di Hegel risulta come una sorta di IRCOCERVO + risulta un centauro filosofico, mette insieme degli elementi che insieme non possono stare. L’idea della mistica-razionale che vede nella dialettica un dispositivo che è solo apparentemente razionale, ma in realtà all’interno ha un nucleo profondamente irrazionale (non dimostrato) ha un importanza fondamentale nella critica Marxiana dei MS economico-filosofici. Cosa differenzia da Feuerbach la critica di Marx? 1) Totale assenza dell'esposizione speculativa (non si parla della Darstellung). Feuerbach fa dell’esposizione speculativa (come dispositivo di attuazione della filosofia in quanto sistema scientifico e scienza assoluta) il perno del pensiero Hegeliano e il perno della critica che egli porta al pensiero Hegeliano. Marx accetta la definizione Feuerbachiana del sistema Hegeliano come radicale auto-alienazione della ragione, però non attribuisce questa auto-alienazione, cioè questa figura estraniata, alla problematica epistemica (cioè al progetto di realizzazione di una filosofia come scienza attraverso la realizzazione di un’esposizione linguistica, che incorpora al suo interno un metodo dimostrativo in grado di dare legittimità scientifica e di realizzare concretamente la filosofia in quanto scienza ASSOLUTA). La filosofia organizza in forma razionale i concetti portanti dell’esperienza, i concetti portanti delle stesse pratiche scientifiche all'opera nell’epoca di Hegel. Per Hegel la filosofia è l’organizzazione complessiva di tutte le pratiche del sapere operanti alla sua epoca: non solo la storia della filosofia viene inglobata, ma anche i concetti portanti nella pratica delle scienze naturali. L’attuazione di questo progetto si realizza come Feuerbach aveva previsto: ossia attraverso l’esposizione dei nessi concettuali che realizzano la filosofia come un sistema scientifico. Marx non si occupa dell’esposizione, la quale invece avrà fondamentale importanza eccezionale per la scrittura del Capitale. Uno dei massimi interpreti del ‘900 porterà al centro la problematica dell’esposizione. Non è un caso che il critico considerasse i manoscritti come testi scritti da Marx, il quale però non era ancora Marxista > diventerà Marxista autonomo solo nel 1845. Marx nei MS prende le critiche di Feuerbach e, accettando da lui l’idea che in Hegel troviamo una mistica razionale (ossia un presupposto dove l’assoluto esiste, è spirito ed è il travestimento filosofico di un’estraniazione di tipo teologico), cerca di mostrare l’origine dell’estraneazione nella struttura economica della società presente. L’estraniazione del lavoro che è all’origine dell’economia-politica è anche all’origine della filosofia Hegeliana. Nella misura in cui Hegel pensa in una civiltà estraniata può pervenire il sistema filosofico come illuminazione superiore dell'umano, nella misura in cui l'umano trova la massima illuminazione nel sapere. Ma Marx dice che il sapere non esiste autonomamente nella realtà, nella realtà esiste l’uomo come essere naturale sensibile: ecco perché il pensiero di Hegel è estraniato > perché separa la coscienza dalla corporeità e autonomizzando il concetto pretende di assorbire in sé la natura, facendone un momento di auto-realizzazione dell’idea. Fa della natura una controfigura alienata che lo spirito si produce, per potersi recuperare dall’estraniazione nella forma della piena auto-coscienza di sé come principio di tutto il reale. Ma Hegel se non riflettesse nel suo pensiero un’umanità estraniata da se stessa, non potrebbe concepire il suo concetto. Ecco che Marx fa un passo in avanti rispetto a Feuerbach: ma non è la religione la forma originaria di estraniazione, ma è il lavoro, poiché è il lavoro che porta le condizioni pratiche di vita dell’uomo. Il superamento del capitalismo, con il superamento dell’alienazione, si arriverà al superamento della filosofia che in Hegel ha raggiunto il suo vertice in quanto elemento meta-fisico. Non è un caso che attraverso l'emancipazione del LEZIONE 47 IL GIOVANE LUCAKS Nasce in Ungheria nel 1785 ed è figlio di uno dei principali banchieri dell’Impero Asburgico che, per i suoi servigi dati alla monarchia, riceve un titolo nobiliare. L. toglierà poi questo titolo nobiliare. Orienta i suoi interessi su tematiche di tipo estetico e letterario: filosofia dell’arte, letteratura e teatro. Fonda un’associazione teatrale che promuove il teatro d’Avanguardia, è animatore di Circoli Intellettuali. Il primo libro è una storia “sullo sviluppo del dramma moderno”: si analizza il teatro borghese e, grazie al libro, vince anche un premio, ma non vince una cattedra universitaria. La formazione degli intellettuali alto-borghesi era cosmopolita e internazionale: fa parte del circolo degli intimi amici di Weber (sociologo) e frequenta le lezioni di Simmel a Berlino. Conosce il neo-kantismo e mantiene legami con la città di Budapest. Una frequentazione di tipo globale (L. conosce anche Bloch Marxista). La rete di rapporti e i suoi interessi filosofici lo portano a scrivere saggi e, dei principali, fa una raccolta intitolata “L’anima e le forme”, 1911. Siamo davanti ad un grande capolavoro e, sotto la prospettiva della crisi letteraria e estetica, leggiamo la condizione dell’uomo attuale,in una società INCAPACE di appagare le aspirazioni più alte dell'essere umano. Questa situazione di “estraniazione”/ “spaesamento”/ “mancanza di patria” è illustrata nei vari saggi che vengono dedicati ciascuno a degli autori: uno a Kirchegord (vicenda del fidanzamento e della rottura del fidanzamento tra K. E Regina + il filosofo l’abbandona per essere totalmente uno scrittore) e uno a Novalis (relazioni di libertà). Questi sogni si infrangono nel momento in cui ci si deve scontrare con la realtà. In caso di K. c’è la scissione tra lo scrittore e l’innamorato (amore come vita piena e scrittura che per essere eseritata deve rinunciare alla vita), in caso di N. abbiamo l’arte che si infrange davanti alla “prosa del mondo” — nella società borghese i rapporti umani non garantiscono la realizzazione di una vita estetizzante e poetica. Questa lacerazione però viene scritta ancora in un contesto artistico, letterario. Come per tutti gli intellettuali dell’epoca, la 1 G.M., ha un impatto devastante. L. deve rientrare a Budapest, viene reclutato dall’esercito (non andrà mai al fronte).. Nell’Ottobre 1917 scoppia la Rivoluzione Bolscevica e sale al potere Lenin, il quale riesce ad attuare una rivoluzione in un paese dalle condizioni economiche arretrate (rispetto a Francia o Inghilterra, ad esempio). Alcuni dicono che la Rivoluzione Russa e Marx fossero abbastanza in accordo e si vede in M. un possibile superamento del capitalismo: se leggiamo il primo libro del Capitale o il Manifesto Comunista vediamo che il passaggio dal Capitalismo al Comunismo sarebbe avvenuto in una società capitalisticamente molto sviluppata, in cui sostanzialmente il capitalismo avesse potuto esprimere al meglio le sue potenzialità e avesse condotto ad esaurimento le possibilità di sviluppo e di innovazione tecnico scientifico, di cui era in possesso. L’idea dominante era quella di una transizione: il proletariato prende il potere attraverso un uso limitato della violenza. Il partito, la coscienza di classe, la preparazione politica, l’attività organizzativa avrebbero trovato le condizioni più favorevoli per potersi esercitare con successo durante una Rivoluzione. In Russia la situazione però era totalmente diversa: in Russia c’era un’alta concentrazione operaia a S. Pietroburgo, ma la stra grande maggioranza era popolazione contadina e i territori erano campagna. Lenin attua una rivoluzione che Marx aveva intravisto come possibili, ma in un contesto diverso (ossia solo in Occidente). Per Marx la lotta in Russia doveva avvenire solamente tra la classe contadina. Negli anni ‘30 i contadini benestanti vengono uccisi e si impone una politica di collettivizzazione delle campagne. Nel ‘17 gli intellettuali sono davanti a delle alternative: alla critica del capitalismo c’è un’opzione pratica al capitalismo. Molti intellettuali aderiscono al Comunismo Russo e, tra questi, c’è anche Lukacs. LEZIONE 48 ADESIONE DEL COMUNISMO E IL PROBLEMA DELLA VIOLENZA L. aderisce al partito Comunista Ungherese all’inizio dell’anno 1918. Cerca di promuovere la Rivoluzione Comunista nell’Ungheria. Lukacs è contraddistinto da una grande lacerazione sul piano etico. Per comprendere a fondo questa frattura è necessario osservare un’opera pre- Marxista del 1916, ma composta tra 14 e 15 (piena Guerra Mondiale): la teoria del romanzo. Questo libro ha una forma di tipo sistematico e esamina la dinamica del rapporto società- artista. Analizzando questo rapporto si concentra sulla “forma romanzo”, ossia una forma che costituisce l’innovazione della moderna società borghese. L. procede per una sorta di classificazione tipologica di diverse forme di romanzo, ciascuna delle quali trova la sua realizzazione emblematica in un autore 1 “L’educazione sentimentale” di Flaubert — si tratta di un’opera, per Lukacs, assolutamente emblematico, in cui sfocia tutta l’esperienza romantica, che sfocia nell’esperienza più significativa dell’arte moderna 1 “Il Don Chicotte” di Cervantes per Lukacs è il prototipo di romanzo moderno Il Don Chicotte è emblema di una forma d’arte che coincide nella fase di transizione tra il dominio delle relazioni feudali al periodo dominato dall’irruzione del capitalismo. La teoria del romanzo non doveva essere un libro autonomo > doveva essere l’introduzione ad un libro più ampio fatto da una monografia su Fédor Michajlovit Dostoevskij. Sceglie D. perché in lui c’è il romanzo che “non è più un romanzo”: preludono ad una nuova forma di letteratura e di espressione artistica. Questo per il fatto che nel romanzo interviene potentemente la filosofia sotto l’aspetto dell’etica, del problema del bene, della giustizia, della santità > un’etica quindi intesa come superiore, ossia che travalica la stessa moralità (quella di Kant) e raggiunge la sfera più ampia, ossia quello della santità. Il romanzo più importante tra questi è 1’ “idiota”: si tratta di una figura che incarna il cambiamento, ma viene visto come un “idiota” da tutti coloro che, contrariamente, rappresentano le convinzioni sociali. Realizza nell’anima una piena adesione a quella che, per il principe, è il bene virtuoso. La santità è un modello che supera la scissione tra norma e comportamento effettivo. In D. vengono messi i germi per una letteratura a venire. Questo progetto di L. non si compie perché scoppia la Rivoluzione Russa. L. realizza se stesso non solo attraverso la letteratura ma attraverso la partecipazione alla rivoluzione Ungherese, che sarebbe stata schiacciata poi nel corso degli anni ‘20. Nel momento in cui L. vede in D. l’apertura di una “forma diversa di arte” che pone come sua cifra l’unificazione e la compenetrazione tra l’anima e la sua forma, tra la vita e la sua virtù, il problema della rivoluzione come modificazione violenta degli assetti costituiti, si pone come problema assolutamente centrale. È il problema della giustificazione o del rifiuto della violenza come modalità di creazione storica di un ordine nuovo, di un differente ordine di cose. La violenza può essere giustificata? Nel saggio “Tattica ed Etica” L. riprende un problema che aveva attraversato la storia della Russia e le tematiche di Boris Savinkov, un terrorista russo divenuto famoso per aver narrato la sua vita da rivoluzionario che cercava di cambiare le cose attraverso la violenza e il terrorismo. Il terrorismo esprime la violenza nella sua forma più grande e bruta ed emerge sia nel romanzo di D. “I demoni” sia negli scritti di Ivan Turgenev. Eticamente la violenza è giustificabile? La soluzione di L. sta nel mantenere l’aporia e l’antinomia: questo problema resta in qualche modo aperto. La violenza che aiuta l’avanzamanto politico non si giustifica comunque dal punto di vista etico. Nei libri di Savinkov, Lukacs trova la sua risposta: idea del sacrificio. Il terrorista sacrifica la sua virtù per il bene degli altri e pecca per salvare la possibilità che gli altri possano agire in modo giusto. IL terrorista rivoluzionario decide di condannare se stesso per aiutare gli altri. Il problema comunque resta un problema: ci troviamo davanti ad un vicolo cieco, dal quale non è possibile uscire. LEZIONE 49 FETICISMO E PLUSVALORE IN MARX Reificazione — si rifà ad un termine che compare in Marx ma che già Lukacs valorizza post- Marx. LA REIFICAZIONE NEL 1\LIBRO DEL CAPITALE Più che insistere sulla reificazione, Marx insiste sul concetto di: FETICISMO DELLE MERCI. Nella società capitalistica le relazioni sociali sono caratterizzate da un’opacità che impedisce ai capitalisti di comprendere le leggi di funzionamento della società di cui essi stessi fanno parte. Questa impossibilità si manifesta poiché questa opacità ha la sua radice nella struttura sociale e nella funzione che il lavoro svolge all’interno della società capitalista. L’origine di questo termine è legata al libro di Taylor, dove Taylor per organizzazione scientifica del lavoro, intende la calcolabilità dei gesti che risiedono ad una determinata prestazione lavorativa: si tratta di applicare un metodologia di tipo matematico alla scomposizione del gesto lavorativo nelle sue componenti anatomiche, ciascuna delle quali deve essere assegnata ad un singolo operaio, il quale deve ripete questo gesto all’infinito: il gesto deve essere il più semplice, il più elementare e il più scientificamente programmato. Questa tecnica di scomposizione dello stesso gesto (dell’operaio) in una pluralità di operazioni elementari, doveva accompagnarsi ad un’innovazione che riguardasse il versante oggettivo: Taylor aveva studiato la prestazione lavorativa nell’aspetto soggettivo. Ford invece fornisce un’analisi soggettiva inventa la catena di montaggio. La catena di montaggio inverte il flusso l’operaio non va più a recuperare un pezzo su cui svolge l’azione, ma è il pezzo che va all’operaio, il quale resta immobile nella postazione che gli è stata attribuita. Ford introduce dei nastri trasportatori che fanno passare tutti i pezzi necessari alla produzione di auto agli operai, i quali permettono ai pezzi, dopo averli lavorati, di andare in un’altra postazione.. Una volta che l’operaio ha fatto la sua, l’operaio successivo dovrà fare la sua mossa e così via. Quando l’operaio è vincolato ad un solo gesto, i cui tempi sono stati calcolati e predeterminati in anticipo (per non bloccare la produzione), si ha una programmazione interna all’azienda razionale. Il processo di estraniazione raggiunge il suo più alto vertice. Estraneazione verso il prodotto, verso il mezzo di lavoro (che è la catena di montaggio gestita dai tecnici) e verso i propri colleghi. Lukacs estende la teoria Marxiana ai processi produttivi introdotti nel ‘900 (Marx era morto nel 1883). La prima catena di montaggio entra nel 1913. L. cerca di cogliere quei fenomeni di trasformazione complessiva dei processi produttivi volti all’intensificazione dello sfruttamento operaio, per estrarre plusvalore e l’acquisizione di un profitto. FETICISMO — Nello scambio tra capitale e lavoro, la differenza tra salario e valore prodotto dal lavoro è cancellata. Io ho uno scambio che avviene secondo la forma D-M-D. Ma Marx dice che questa in realtà non è la vera formula. Il capitalista acquista una forza lavoro, non una certa quantità di lavoro. LO SCAMBIO CAPITALISTA — OPERAIO SECONDO MARX: D- M- M1- DI 1) D- M + È lo scambio tra equivalenti Il lavoro che è un complesso di energie produce un plus valore, un prodotto detto plusprodotto che sarebbe M1. Il D finale allora sarà un DI, dove l’1 indica il “di più” che si produce rispetto al capitale di partenza. Questo trasforma il denaro in capitale: quando il denaro è impiegato per produrre un plusvalore è il capitale. Nella produzione e nella visione condivisa all’interno della società capitalistica, la produzione di plusvalore, sembra sia prodotta dal denaro. Il lavoro (che è fulcro) viene coperto e nascosto dal fatto che, vedendo solo l’inizio e la fine del processo, sia il denaro ad avere capacità di auto proliferazione. LEZIONE 51 CALCOLABILITÀ E REIFICAZIONE IN “STORIA E COSCIENZA DI CLASSE” Quando Marx parla di feticismo intende questa forma mistificata che è costitutiva della logica del capitale: non è una mistificazione che ha radici in un errore soggettivo, ma è la struttura del capitale che costituisce il capitale in soggetto unico del processo della sua propria valorizzazione. Valorizzazione significa incremento del valore del capitale tra inizio e fine del processo di produzione (dall’acquisto all’ottenimento del prodotto). Nella produzione aggettiva si ha un’apparenza oggettiva: il capitale (D) è punto di partenza e punto di arrivo, cioè come soggetto unico e fondamento del proprio processo di valorizzazione. Valorizzazione è il termine tecnico che indica l’accrescimento che il valore subisce tra l’inizio e la fine di un certo ciclo produttivo. Il denaro è capitale quando viene investito in un processo di valorizzazione. Tra concetto di capitale e valorizzazione c’è una relazione strettissima. Anche nel linguaggio spontaneamente siamo portati a portare il denaro e il capitale al livello di soggetti. Scompare invece la fonte del valore che è il lavoro speso in eccedenza rispetto al lavoro necessario. Qui ha luogo il feticismo delle merci — l’attribuzione a determinate cose di attività che non sono delle cose, ma degli uomini. Il denaro ha capacità di tipo “magico” che richiama ai riti dei feticci, riti studiati da De Bros nel suo libro “Culto agli dei feticci”. Le cose erano considerate di per sé divine: non erano simbolo della divinità ma erano il divino stesso. Una forma analoga di primitivismo intellettuale è quello vigente alle società capitalistiche, dove il denaro si auto-moltiplica, senza considerare l’attività produttiva di cui il capitale, per diventare tale, si serve. Questo nascondimento della vera fonte, questa assunzione del capitale come di una cosa (e non come di un rapporto sociale) VIENE MISTIFICATO. Il feticismo è l’attribuzione delle cose di una funzione di causa, genesi che spetta alle relazioni sociali. Il Taylorismo e il Fordismo estendono l’elemento della reificazione dal processo industriale a tutte le sfere della società. L. procede proprio da questa estensione del termine in tutte le sfere sociali. Attraverso il passaggio al T. e il F. attraverso l’incremento della produzione e attraverso una stratificazione di classe che non è più semplicemente una maggioranza di proletari e una minoranza di capitalisti, ma si moltiplica il ceto medio: gruppi umani che devono svolgere lavori di intermediazione. Tutti questi impieghi che Marx era convinto si sarebbero ridotti e avrebbero ingrossato le fila del proletariato, avevano mostrato un grande incremento, ma tutte queste professioni si erano andate organizzando attraverso percorsi di specializzazione uguali a quelli dei due americani. Questa esasperazione della specializzazione, per L., si trova in tutta la società e correlativamente a questa estensione su tutta la scala sociale dei processi della specializzazione della divisione del lavoro, si era diffuso anche il feticismo. Gli uomini non erano in grado di dare un significato razionale a ciò che facevano perché ciascuno faceva sempre la stessa attività e sempre la stessa mansione: nessuno dava una visione d’insieme. Le scienze, l’insegnamento, le funzioni statali sono tutte quante coinvolte dall’avvento del capitale. Queste professioni erano state sossulte dal rapporto di capitale. La società era stata subordinata al plusvalore e al feticismo. IL feticismo di Marx, che L. descrive come reificazione, diventa totale in tutti i rapporti sociali. Reificazione > attribuire ad una “cosa” qualcosa che appartiene agli uomini. Questa somma di artificialità diventa propria del capitale ma in una dimensione che va al di là dello stretto rapporto del lavoro di fabbrica > esce dalla fabbrica e si diffonde a tutte le sfere. La reificazione è un termine più corretto in L. perché dimostra proprio questa diffusione all’esterno di feticismo (Verdinglichung) > dove ding significa proprio ,, cosa“. LEZIONE 52 LE ANTINOMIE DEL PENSIERO BORGHESE Questi fenomeni di reificazione che investono la fabbrica, i lavori delle professioni del settore terziario (non solo nelle mansioni subordinate). Il giudice, in uno stato moderno, non emette la sentenza facendo riferimento a criteri di prudenza, saggezza ed equità (che sono qualità non formalizzabili e calcolabili) MA si basa solo su ciò che è misurabile, prevedibile e calcolabile. Il giudice è indifferente nell‘emanazione della sentenza, perché la sentenza è il risultato della messa in atto di procedure che sono già standardizzate. Per Lukacs questo vale per i valori impiegatizzi di una banca, di un‘azienda MA anche per organizzazioni di lavoro die più alti livelli (università, ricerca). Questa idea della calcolabilità universale è elemento della più alta forma di reificazione nella società. Marx aveva a sua volta prefigurato questo sviluppo: aveva distinto tra 2 fasi. La sussunzione è un termine di origine Kantiana. Kant usa questo termine rifacendosi al sub LEZIONE 54 FICHTE E SCHELLING NELL‘ INTERPRETAZIONE DI LUKACS Come legge Lukacs l‘aporia kantiana della ,, cosa in sé“? Come un primo tentativo di rimediare al carattere formale della razionalità cartesiana, incorporando alla forma razionale i contenuti di realtà su cui la forma razionale si applica. Il tentativo sarebbe da parte di Kant quello di provare a dedurre con la ragione i contenuti concreti ai quali applicare le forme della ragione. Kant cerca di ripristinare un‘unità tra contenuto e forma- tra concetti e materiali a cui questi concetti si applicano; un‘unificazione tra soggetto e oggetto che nel caso di Kant si infrange alla problematica della cosa in sé. Da una parte abbiamo la spontaneità e la vitalità del soggetto, mentre dall‘altra abbiamo un residuo dogmatico/punto morto. IL punto morto impedisce alla rivoluzione di copernico d‘arrivare al massimo compimento. Fichte vuole realizzare quello che Kant non era riuscito a portare fino in fondo. COORDINATE TEMPORALI 1/ edizione della , Critica della ragion pura“ di Kant — pubblicata nel 1781 2 edizione della .. Critica della ragion pura“ — pubblicata nel 1787 *Pubblicazione dell‘opera ,Fondamento dell‘intera dottrina della scienza“ —» opera di Fichte che viene pubblicata nel 1794. In quest‘opera Fichte si prefigge di proseguire sulla via di Kant, ma di portare in fondo l‘impresa che K. Non aveva completato perché imbattutosi alla cosa in sé Fichte, a differenza di Kant, vuole risalire ad un principio primo incondizionato, che presenti un‘immediata compenetrazione tra il suo contenuto e la sua forma: che mostri di essere coerente con se stesso e in pari tempo che attesti il suo carattere di entità assolutamente reale. Si tratta di scoprire un principio che unifichi CONCETTO ed ESSERE/ FORMA e MATERIA. Fichte ha scoperto un concetto in grado di superare l‘aporia kantiano della cosa in sé. L‘essere e il concetto sono compenetrativi indissolubilmente. Fichte aveva parlato di (Tathandlung), ossia ,, azione in atto “/ ,, atto e fatto “.. Addirittura si trova tradotta come ,, atto-fatto “. La sostanza concettuale è che noi abbiamo una forma che si dà la propria materia e viceversa. Abbiamo una struttura che è identica e coerente con se stessa, ma in cui questa coerenza e identità non si riducono alla forma vuota dell‘eguaglianza a=a, perché questa forma è anche ricca di contenuto e il contenuto è l‘autocoscienza come ,, capacità di porre e dispiegare se medesima “. Nell‘io abbiamo l‘identità di quegli aspetti che in Kant restavano separati. L‘identità tra soggetto e oggetto si declina in chiave soggettiva: abbiamo un“identità tra soggetto e oggetto ma essa si dispiega solo come oggetto. Da una parte l‘aporia kantiana viene superata, ma dall‘altra si ripresenta sotto l‘aspetto delle relazioni tra autocoscienza e la natura (insieme di realtà ed enti che sono differenti dall“io). Anche in Fichte il progetto di dedurre il reale dalla ragione e di integrare la forma concettuale con un contenuto ontologico reale, si ferma a metà strada. Quindi la scissione che in Kant si esprimeva come la cosa in sé si legge anche in Fichte e L. Legge gli sviluppi successivi dell‘idealismo tedesco come il tentativo di superare il limite Fichtiano ma a partire dalla scoperta Fichtiana: la Tathandlung — con F. Ci si pone il problema della genesi del contenuto. La cosa in sé è il presupposto che permette alle forme della soggettività di agganciarsi e dotarsi di contenuti che altrimenti sarebbero esclusi dalla ragione e condamnerebbero la ragione ad una forma puramente formale. In Kant il problema della genesi non c‘è (ossia il processo di costituzione concreta die contenuti reali) e questa esigenza trova soluzione solo con l‘idea Fichtiana che, il principio primo di cui la filosofia ha bisogno per essere scienza, non può prescindere dalla capacità di produrre contenuti della realtà stessa e non può prescindere dall‘esigenza di concretezza. La concretezza deve essere però dimostrata come prodotta dalla soggettività e non è qualcosa di dato. Il grande significato di Schielling della sua filosofia della natura, i cui primi abbozzi compaiono a ridosso degli scritti di Fichte, sta nel tentativo di mostrare che la natura non si oppone alla ragione ma è essa stessa razionale e nella natura stessa ci sono delle pulsazioni di tipo soggettivo. La natura non può essere concepita come insieme di fenomeni meccanici ma è una totalità che produce la propria auto-realizzazione (ripresa di tematiche rinascimentali). Questa concezione trova le basi sul neo-platonismo ma con una concezione rinnovata che dà un‘organizzazione intrinseca alla natura stessa. Dall‘interno della natura operano forze simili a quelle che nell‘io diventano pienamente coscienti di se stesse. L‘identità tra soggetto e oggetto si arricchiscono con il pensiero Fichtiano. Anche Sschielling per giustificare la sua concezione di natura deve appellarsi a qualcosa che travalica la ragione: la chiama ,, intuizione intellettuale“ — è una visione istantanea attraverso la quale il soggetto coglie l‘unità e l‘identità delle strutture fondamentali che permeano insieme la dimensione dell‘autocoscienza e della materialità naturale. L‘impossibilità di formulare razionalmente la concezione dell‘assoluto, costringe S. Ad appellarsi ad un organo extra-concettuale, criticato da Hegel nella fenomenologia dello Spirito. I tentativi di superare la calcolabilità e formale della razionalità si imbattono: o in una difficoltà persistente di integrare i contenuti reali all‘interno delle strutture razionali (Kant e Fichte) oppure in un‘integrazione tra contenuto e forma funzionale ma che si imbatte all‘interno dell‘incomprensibile e dell‘irrazionale (Schielling). LEZIONE 55 HEGEL E IL PROLETARIATO COME SOGGETTO — OGGETTO DELLA STORIA Qual‘è la grande novità di Hegel secondo Lukacs? Hegel vede la soluzione del problema della GENBESI non in un principio logico- trascendentale (Fichte) né in un principio irrazionale (Schelling). IL nuovo terreno della genesi è il terreno della storia. La storia è il processo dove il soggetto costituisce la realtà al tempo stesso costituendo se medesimo rapportandosi con la realtà. Nella storia c‘è un movimento di costituzione reciproca tra soggetto e oggetto. Abbiamo un‘identità che comprende all‘interno la differenza, abbiamo un protagonismo della soggettività che però non è ridotto alla figura dell‘io, ma è pittosto un SOGGETTO COLLETTIVO: sono forme di interazione concreta che gli uomini hanno costruito reciprocamente, intessendo rapporti sociali e favorendo la loro creazione. La storia è il terreno complesso e dinamico dotato, per Leggendo il saggio sulla reificazione, emerge la tematica della natura, in un modo soprendente ma che attesta la fecondità di un utilizzo del concetto di reificazione in direzione ecologica. L. Per naura intende ,,il frutto di una costruzione artificiale“ -— quando parliamo di natura facciamo una divisione astratta di ciò che in realtà è una connessione unitaria (Cartesio ci ha abituati a considerare noi stessi in quanto enti dotati di coscienza come delle entità separate, rispetto al contesto entro il quale conduciamo la nostra esistenza: noi siamo composti da 2 sostanze che sono separate l‘una dall‘alte -dimensione estesa e dimensione pensante). Questa scissione dell‘unità organica dell‘uomo come, essere vivente sensibile, comporta un‘utilizzazione di ciò che separiamo da noi come natura che è resa possibile grazie all‘oggettificazione tramite il nostro sfruttamento. Da una parte è per lo sviluppo della tecnica, dall‘altro per l‘uso della scienza con fini di carattere tecnologico e produttivo: tra scienza e tecnoogia si crea un“alleanza che è tra le forze motrice del moderno capitalismo che nasce si da Cartesio. La natura, se la concepiamo come qualcosa di separato e differente, è già il risultato di una separazione. Noi nel difendere la natura cadiamo nella trappola che vede noi (come specie umana) contrapposta a qualcosa rispetto alla quale noi saremmo diversi e indipendenti. Assumere il concetto di natura acriticamente significa essere catturati in una maglia categoriale che, oggettivando come natura ciò che viene distinto dalla soggettività, lo predispone ad essere oggettivato, ad essere posto come ,, elemento differente ,, davanti a noi, diventa oggetto di una rappresentazione e, in quanto davanti a noi come oggetto viene, da una parte, predisposto alla presa della scienza quantitativa, dall‘altra subisce manipolazione tecnologica e viene usato con fini strumentali: la natura è un insieme di risorse che la specie umana separata si ritiene in diritto di usare a suo vantaggio. Lukacs ci fa fare un‘ulteriore riflessione: nella fase di sviluppo della modernità, la nozione di legge non viene applicata solo alla nozione di fenomeni naturali, ma anche sociali. I grandi economisti in effetti ritengono di descrivere le leggi del funzionamento oggettivo della società capitalistica: ritengono di descrivere die meccanismi che funzionano indipendentemente dall‘attività e dalle scelte degli uomini coinvolti. Lukacs si sofferma sulla discussione di un concetto: la seconda natura. LA SECONDA NATURA Per Hegel era l‘interiorizzazione di principi e norme di condotta (a cui l‘uomo viene abituato fin dalla più tenera età) e che fanno del rispetto di determinate condizioni elementari (che rendono possibile la vita sociale) dei principi talmente radicali che diventano una sorta di ,, seconda natura “: ogni volta che vedo qualcuno non ho l‘istinto di ucciderlo e di rubargli il portagoglio, perché ho assunto die principi che si sono così tanto incorporati che io li rispetto senza esserne cosciente. > automatismo Questa seconda natura però ha anche un aspetto fortemente criticato da L.: a volta infatti viene intesa la seconda natura come se nella società ci fossero delle leggi che hanno la stessa indiscutibilità che hanno le leggi di tipo fisico e di tipo naturale. Anche qui abbiamo la reificazione di modalità di strutturazione intellettuale > questa reificazione governa i processi della nostra comprensione della vita sociale. Produzione, distribuzione, scambio, consumo e riattivazione del ciclo economico avviene con leggi eterne? Per Lukacs NO! Poiché questo modello NON è considerabile come modello naturale. Letteralmente gli uomini del capitalismo, compresi intellettuali e scienziati, scambiano le condizioni storiche come fossero le condizioni naturali. Gli uomini sono soggetti a leggi sociali come le pietre sono soggette al principio dell‘inerzia. Quando parliamo di natura e seconda natura dobbiamo fare natura: se la seconda natura è considerata come ,, una serie di fatti“ ci dimentichiamo del processo storico della genesi e scambiamo il nostro concetto come fosse un oggetto > scambiamo quello che è il nostro costrutto concettuale come fosse un dato oggettivo dato, poiché DATO nella realtà. La natura è CONCETTO AMBIGUO, che deve essere considerato in un‘ottica ecologica dove, non c°è l‘uomo separato da natura, ma l‘uomo stesso è parte del tutto. L‘uomo non è ambiente esterno, ma è un tutto con l‘esterno. Concettualmente si fa un salto e si evita la trappola oggettivante che è invece predominante nell‘ecologismo eco-friendly della nostra contemporaneità. Oggi l‘“eco-freindly si esprime come un elemento comunque separato da noi. In questa maniera però mettiamo la natura in una posizione di debolezza. LEZIONE 57 MAURICE MERLEAU-PONTY: VERSO UNA NUOVA FILOSOFIA DELLA TECNICA Ponty era un filosofo esponente della fenomenologia francese, amico di Sartre ma, ad un certo punto, si separa il sodalizio per ragioni di tipo politico. CITAZIONE A PAG. 64 DEL LIBRO DI IOFRIDA TITOLO DEL CAPITOLO: LAVORO, ESISTENZA ED ECOLOGIA Premessa: il lavoro e la tecnica hanno una funzione strumentale nella società capitalistica ma anche nel mondo comunista sovietico. Nei confronti della natura hanno avuto un atteggiamento antropocentrico dove il lavoro e la tecnica dovevano imporsi sulla natura umana. Ponty ci offre una visione della tecnica e della relazione corpo umano-ambiente un pò diversa, non esclusivamente utilitaristica » È noto che uno strumentista esperto è capace servirsi di un organo che non conosce e che ha le tastiere più o meno numerose e registri disposte diversamente rispetto al suo strumento abituale. Gli basta un‘ora di lavoro per eseguire il suo programma. Durante la breve prova che precede il concerto, egli non si comporta come quello che vuole tracciare il piano: si siede, aziona i pedali, alza o abbassa i registri, misura lo strumento con il suo corpo, assimila le direzioni e le dimensioni, si installa nell‘organo come ci si installa in una casa“ Questo brano è così significativo perché questo strumentista adotta, nei confronti dello strumento, una relazione che è di tipo simbiotico, di adattamento reciproco: c‘è reciproca integrazione. Iofrida, in Ponty, intravedeun modello a caratterepartecipativo, senza la dominazione. Il corpo del soggetto ha un ruolo determinante: non come in Cartesio dove c‘è una scissione tra corpo-mente. Non è possibile di parlare di due parti unite, ma c‘è una parte organica che comprende funzioni intellettuali e funzioni corporee in una dimensione indissolubile. »Il soggetto non è più ridotto alle funzioni cerebrali del controllo e dell ‘esecuzione, ma deve mettersi in gioco nella sua totalità di aspetti mentali e corporei. Non c‘è più scissione, bensì abbiamo una relazione empatica, di coinvolgimento e di intreccio reciproco. Per indicare questo rapporto di scambio reciproco e di correlazione, Ponty, amava usareuna parola che assume nel suo pensiero un significato tecnico: CHIASMA CHIASMA — È una relazione reciproca e di scambio tra le posizione assunte dai membri in un determinato rapporto. Tra il musicista e il suo strumento non c°è il musicista che domina sul mezzo, ma c‘è uno scambio reciproco. Lo strumento viene suonato solo quando il musicista si adatta all‘organo. Ponty si può relazionare ad un altro grande filosofo e antropologo francese: Claude Lévi- Strauss. Egli fa un esempio molto analogo + contrappone l‘atteggiamento dell‘ingegnere a quello del costruttore dilettante. Che differenza c‘era tra un ingegnere PREPARATO ALL‘uNIVERSITÀ ESPERTO DI METODOLOGIE, Conoscitore di materiali con competenze matematiche in grado di operare razionalmente e un bricoleur che è un appassionato di oggetti e che uilizza i mezzi più disparati per far qualcosa che gli può servire o che occupa il suo tempo perché l‘attività del costruire occupa il tempo hobby. L ‘ingegnere ha un*“idea di dominio. Questa idea di Ponty anticipa l‘idea del bricoleur che troviamo dopo in Strauss. Il bricoleur, abile di inventare qualcosa, deve misurare la sua abilità in base alla sua creatività, non tramite la tecnica. Non si tratta più del lavoro come manipolazione strumentale, ma di un“attività che è espressiva delle capacità del soggetto perché entra in una relazione reciproca con l‘oggetto. Riferimento ad una definizione celebre che un medico francese della prima metà dell‘800 diede sulla vita, verso la quale Ponty scrive: »La vita non è — come diceva B. - l‘insieme delle funzioni che resistono alla morte, ma una potenza di inventare dal visibile. L‘identità di colui che vede e di ciò che egli vede sembra un ingrediente dell“animalità “ È una riformulazione complicata di non immediata interpretazione: Ponty vuole ridare un significato ontologico di specie, contro il Darwinismo che alla specie dava invece un significato di comodo (la specie era una modalità di classificazione che non è reale ma dove solo gli organismi sono reali). M.P. analizza la specularità. Ciò che esiste è l“inter-animalità che colloca tutti gli animali della stessa specie su una stessa pendenza: rapporto speculare tra animali che ridà un significato ontologico. Tra gli animali c‘è un relazione spontanea di riconoscimento reciproco e questa relazione ridà un valore ontologico= reale al concetto di specie. La specie per Ponty non è un concetto convenzionale ma è essere reale parte della natura. È la dimensione partecipativa che è alla base della percezione. LEZIONE 59 LA VITA COME ,INVENZIONE DEL VISIBILE“ La concezione ontologica di specie di Ponty si collega al carattere di reciproco riconoscimento che vincola gli animale che appartengono ad uno stesso gruppo ai quali si può dare il nome di specie. La specie è inseparabile dal fatto che l‘animale è essere sensibile e vivente, quindi è dotato di percezione. Ponty, riguardo la nozione del vivente, faceva riferimento ad una definizione celeberrima di un medico e filosofo della prima metà del 900 Bichat. Anche Michel Foucaut con il libro ,, Nascita della clinica“ mette in evidenza come delle concezioni mediche si accompagnano alle vita del vivente e, per quanto lontano, si evince come a partire da una certa concettualizzazione si creassero pratiche di tipo medico. Alcune condizioni del paziente erano legate alla nascita degli ospedali come luoghi deputati alla cura delle malattie. La nascita della clinica è la nascita di una pratica della medicina, di una sua riconduzione all‘attività scientifica: questa pratica della medicina sarebbe stata inseparabile dalla nascita di Istituzioni specializzate e orientate alla cura, di ciò che era patologico. La clinica non si intende solo come l‘assunzione da parte della medicina di una ricerca di scientificità, ma si intende anche come Istituzione amministrativa. CI sono effetti che si riflettono sulla pratica e sulla nascita della letteratura. Definizione di Bichat: »La vita è l‘insieme delle funzioni che resistono alla morte“. Questa definizione è di carattere negativo > la morte è il termine primario, di fronte alla quale la vita nega. È una visione rivoluzionaria, dove è la morte ad essere aspetto di origine, mentra la vita è un insieme di elementi secondari. M.P. cerca di dare una vita una valenza costituente: non è una semplice ,, negazione della morte“ di un differimento di quei processi di consumazione del corpo destinati a condannare il vivente a morire. M.P. vuole invertire il processo di Bichat e definisce la vita come una potenza di invenzione: non è un elemento che resiste e che è destinato a cedere alla morte, ma è la costruzione attraverso l‘invenzione. VITA: UN'INVENZIONE DEL VISIBILE Questa potenza di inventare è interna alla dimensione della visibilità: è manifestarsi quando gli altri si rendono visibili a me. Teoria della percezione > essa è partecipazione, scambio, ma è anche ,, invanzione “ che produce relazione e inventa connessioni con ciò che è altro. La vita è una produttività, una capacità che si esprime in termini di creazione, invenzione Significato del genitivo — ,, del visibile“ Il genitivo si intende nella duplicità die suoi significati. La capacità di invenzione è propria del visibile (soggettiva) + nel momento in cui io rendo visibile me a me stesso, rendo visibili anche gli altri a me stesso, così come gli altri si rendono visibili a me e agli altri differenti da loro. »L‘identità di colui che vede e di ciò che egli vede, sembra un ingrediente costitutivo dell‘animalità “. Quando io riconosco un essere simile a me, riconosco una solidarietà e una dimensione di partecipazione. Il concetto di identità rischia di essere inteso come pura e semplice appropriazione, come se il vivente rendessse identico a sé qualcosa che originariamente è diverso e verrebbe appropriato all‘organismo. Si tratta di partecipazione, non identità. La partecipazione investe le dimensioni conoscitive, contemplative, sentimentali e affettive. Non c‘è percezione senza partecipazione. Anche l‘uomo, in quanto vivente tra viventi, non è superiore agli altri animali: può riconoscere uno statuto differenziale che lo distingue da altre specie, ma questa differenza (in quanto propria delle specie) non può arrogare all‘uomo una superiorità o separarlo dagli altri esseri viventi. L‘uomo è parte della natura in quanto la differenza è costitutiva della natura e del fenomeno della vita. Con Ponty si supera la mentalità utilitaristica e oltre Feuerbach, il quale ancora vedeva l‘uomo come essere superiore alle altre specie. RICADUTA 1 Rapporto uomo e natura 1 Tecnica applicata nell‘ambiente — 1) importanza dell‘organista nell‘esperienza musicale. Il corpo dell‘uomo che suona e la strutturazione fisica dello strumento non sono un ostacolo. L ‘organista si immerge nello strumento e obbedisce alla struttura dell‘organo. 2) il bricoleur — Strauss parla del bricoleur per evidenziare che, quello che per 1‘Occidentale è selvaggio, non è un inferiore, ma è un diverso. Per illustrare questa differenza, S. Fa la differenza tra un ingegnere e un appassionato come il bricoleur. LEZIONE 60 » BRICOLAGE E DIALOGO CON L‘ORIENTE“ PAG 62 Libro ,, dal pensiero selvaggio “, di Strauss e dedicato a Ponty.. »Il bricoleur è capace di eseguire un gran numero di compiti differenziati. Ma diversamente nell‘attività del gioco compenetrino e concilino aspetti che molta tradizione culturale dell‘Occidente e la filosofia di Kant avevano concepito. Relazione tra dimensione corporea e dimensione intellettuale: nella tradizione Occidentale e nel pensiero di Kant (non era l‘unico) si legge un problema: la disarmonia tra intelletto e corpo. Legge morale come imperativo categorico > norme legate alla necessità a restringere l‘“influsso della sensibilità sul comportamento umano. L‘uomo è un essere lacerato tra l‘aspetto fisico corporeo naturale e quello razionale e spirituale. In questo aspetto Schiller vede un aspetto negativo, e cerca di dimostrare come nelle attività ludiche, questi aspetti siano invece conciliati. L'uomo opera nel gioco in maniera unitaria e non ostile. CARATTERISTICHE DEL GIOCO: 1 SPONTANEITÀ — per essere esercitata nel gioco, non è indiscriminata e anarchica, ma nel gioco è fondamentale il rispetto delle regole. Non solo ci devono essere delle regole, ma queste regole devono essere rispettate in maniera condivisa. La regola è quella condizione attraverso cui il gioco diventa possibile e attraverso cui si esprime liberamente il proprio essere e le proprie capacità. Nel gioco è implicito ‘elemento di competizione, ma si basa sulla fondamntale condivisione, ossia sulla costituzione di una comunità di giocatori. 1 LA CREAZIONE DI RELAZIONI INTER-SOGGETTIVE (il godimento delle mie capacità di espressione e l‘esercizio di abilità avvengono con la relazione che si instaura con gli altri) * LA CORPOREITÀ — Es. Attività sportive. Non riguarda infatti solo la prestazione a punteggio o la prestazione muscolare, ma si lega all‘esercizio dell‘intelligenza, della razionalità, dell‘astuzia. Il corpo è decisivo e Schiller parla di educazione estetica, non solo come educazione in rapporto alla bellezza (corpo armonico), ma come estetica intesa in senso greco =aesthetica sensazione, percepire attraverso la mediazione del senso. Il gioco, anche se nella visione dominante può sembrare strano, dovrebbe essere un‘attività disinteressata: il gioco die bambini non ha un interesse esterno al gioco, ma è interno alla riuscita del gioco stesso. Il carattere del gioco è l‘essere ,, non strumentale “. Ioffrida parla di Huizinga e del suo libro ,, Homo Ludens“. Questo libro viene pubblicato prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Huizinga scrive sul gioco in un periodo storico molto buio Dice Huizinga: »Il gioco è indispensabile all‘individuo, in quanto funzione biologica e alla collettività per il senso che esso contiene. Il termine ,, senso “ ha un doppio significato perché ha a che fare con la sensibilità, con la sensazione e con i sensi: siamo rimandati ancora una volta al paradigma del corpo, ma »senso“ apre anche alla dimensione simbolica, alla creazione di significati, alla costruzione di linguaggi e di modalità simboliche di creazione e di comunicazione. Senso, esprime proprio la compenetrazione tra gli aspetti che in Kant erano separati tra loro e che attraverso il gioco invece convivono pacificamente, scoprendo che sono le facce di un medesimo aspetto. Questo aspetto è costituito dalla vita come capacità di auto-creazione che nella specie umana è creazione simbolica, comportamente simbolicamente determinato. Il gioco quindi fa esprimere noi stessi, fa manifestare ciò di cui siamo capaci e ci fa intrattenere relazione con altri, assieme i quali proviamo felicità e gioia. Il gioco è parte integrante della vita, ma eccede la dimensione biologica della vita stessa: il gioco è parte costitutiva della vita, però ci apre a una dimensione della vita non vincolata agli aspetti puramente biologici della vita stessa (nutrimento, accoppiamento..). Il gioco fa anche delle attività funzionali alla riproduzione biologica, delle attività dotate di carattere simbolico, aperte ad una pratica giocosa e di interazione partecipativa con gli altri. LEZIONE 62 PONTY CRITICO AL MARXISMO Per affrontare le critiche di Ponty al Marxismo bisogna andare ai manoscritti filosofici e economici del 1874. Scrive Ponty su Marx: » Nel pensiero Marxista c‘è un equivoco a proposito della nozione di natura: da un lato con i manoscritti del ,A4 M. Concepisce ogni prospettiva rivoluzionaria come un ritorno della natura, ma dall‘altro parla di un dominio della natura da parte dell‘uomo. La resistenza della natura non appare mai come un fatto essenziale. Nel Marxismo non c‘è un mondo naturale che esista come natura“ Ponty vede un‘ambiguità e una unilateralità nel pensiero Marxista: da una parte l‘obiettivo di Marx è la ricomposizione die rapporti tra uomo- natura e da una riaffermazione dell'uomo come ente naturale parte dell‘ambiente, all‘interno del quale bisogna trovare una relazione armonica e equilbrata; dall‘“altro lato Ponty vede in Marx un limite fondamentale costituito dall‘aver considerato la natura come sempre inglobata e subordinata alla storia umana. Questo è ciò che Ponty intende quando in Marx la natura non si presenta mai come qualcosa che opponga una resistenza o come qualcosa che esista in modo autonomo (rispetto alla storia umana): il Marxismo non ha mai riconosciuto alla natura una vera dignità e autonomia, poiché l‘ha sempre inglobata e subordinata nella storia, intesa come processo di incivilimento promosso dal lavoro. È un processo di progressiva subordinazione della natura all‘uomo e alla società umana. Quando Ponty scriveva queste parole, non aveva solo una posizione teorica: questo testo ha un carattere teoretico-filosofico, ma a queste posizioni di carattere teoretico corrispondevano die risvolti PRATICI e DIRETTAMENTE POLITICI. In particolare Ponty si orienta verso una critica radicale della modalità attraverso cui il Marxismo si era realizzato in Unione Sovietica: dal punto di vista delle relazioni tra uomo e natura, l‘Unione Sovietica ha attuato una versione analoga, attraverso una società proclmata ,, socialista“, però ha attuato una versione analoga delle relazione tra uomo- natura rispetto a quella del capitalismo negli Stati Uniti. Lo stato nell‘Unione Sovietica era il veicolo per perfezionare razionalmente il rapporto di sfuttamento nei confronti della natura, che già stava caratterizzando il capitalismo; anzi, la storia dimostra che, se si tratta di sfruttamento e uso della natura, il capitalismo è molto più efficiente dell‘economia sovietica (che infatti crolla a fine anni ,80). Ponty crede che sia nel socialismo e sia nel capitalismo c‘è un rapporto di dominio tra uomo e natura: il capitalismo e il socialismo, dal punto di vista ecologico, sono equivalente, in quanto entrambi anti-ecologici: l‘uomo crede di avere un diritto di sfruttamento verso ciò che è diverso da lui. Se esaminiamo gli aspetti che prova a realizzare l‘Unione Sovietica, ci sono disasri ambientali pari a quelli del Capitaismo. Prosegue M-Ponty: » Solo una modificazione die rapporti inter-umani è in grado di fornire una soluzione. La condizione necessaria e suficiente per il dominio dell‘uomo sulla natura consiste in una trasformazione della natura umana. “ Per modificare il rapporto uomo-natura bisogna trasformare il rapporto e le relazionin che gli uomini instaurano tra loro. Possiamo dire che Ponty ha ragione nel criticare le modalità di realizzazione storica che il marxismo ha trovato nella storia. D‘altra parte non dobbiamo sottovalutare le potenzialità ecologiche intrinsiche al pensiero di Marx. COSA SI INTENDE CON IL TERMINE REIFICAZIONE PER MARX E LUKACS?
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