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Numismatica - appunti completi, Appunti di Numismatica

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giada-reggiani 🇮🇹

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Scarica Numismatica - appunti completi e più Appunti in PDF di Numismatica solo su Docsity! Appunti di Giada Reggiani NUMISMATICA – CLAUDIA PERASSI Per conoscere le monete bisogna saperle collocare in un contesto storico e geografico. La numismatica come disciplina nasce dal collezionismo. Nel descrivere le immagini non si parla di figure o immagini, ma di soggetti. TRA NUMISMATICA E ARCHEOLOGIA: stretto legame tra numismatica archeologia. Le monete si trovano con scavi archeologici e possono aiutare l’archeologo a datare lo strato; al tempo stesso i dati del contesto archeologico possono aiutare il numismatico a datare le monete. MONETAZIONE ANTICA E CONTEMPORANEA: La monetazione antica è metallica. Tuttavia, in periodi particolari (esempio: periodi di assedio) le città possono emettere moneta facendo ricorso a ciò che hanno a disposizione, come monete di terracotta. Quella antica è una moneta concreta che si può toccare. LA MONETA COME IDENTITÀ: La moneta è espressione della identità nazionale. Tetradrammi della zecca di Atene, tipica moneta d’argento della produzione ateniese. La moneta ateniese è molto tradizionale. Le collochiamo circa nel 510 a.C. (la prima) e 165- 142 a.C. (la seconda). Il diritto della moneta è, per convenzione, quello in cui è raffigurata una testa, un busto, che vuole rimandare all’autorità emittente; l’altro lato è il rovescio. I soggetti, nonostante siano passati diversi secoli, sono molto simili. Si tratta della testa della dea Atena; la civetta invece rappresenta l’animale sacro alla dea. Sono due soggetti che rimandano alla religiosità, alla cultura, alla divinità eponima della città. GLI EURO: hanno dei soggetti che rimandano alla identità nazionale dell’Unione Europea. Monete emesse da Stati diversi hanno lo stesso diritto, si scelgono soggetti differenti per quanto riguarda il rovescio. Sono rappresentate l’Europa senza frontiere (=tutte le nazioni sono disegnate come un'unica entità geografica), fino al 2007 ogni nazione è separata dall’altra da un piccolo solco; raffigurano l’Europa inserita nel mondo. Anche le banconote hanno soggetti dal forte messaggio ideologico e politico. Le strutture architettoniche (finestre e porte sul diritto, ponti sul rovescio) richiamano i più importanti stili dell’architettura europea: • 5 euro —> stile classico; • 10 —> romantico; • 20 —> gotico; • 50 —> rinascimentale; • 100 —> barocco e rococò; • 200 e 500 —> architettura in ferro e vetro del XIX secolo. In una lettura allegorica ponti, porte e finestre simbolizzano lo spirito europeo di apertura e cooperazione e collegamenti fra gli stati dell’unione e con tutto il mondo. LE INFORMAZIONI CHE CI OFFRONO LE MONETE →Oggi la moneta ci fornisce • il suo valore, • la data di emissione (sul retro), • l’ente di emissione, • un soggetto (ex. Castel del Monte), • il monogramma RI (repubblica italiana), • la R sul rovescio (la zecca di Roma), • due lettere sovrapposte che indicano le iniziali del nome e del cognome dell’incisore e creatore del disegno (ED=Eugenio Driutti). Appunti di Giada Reggiani →Nelle monete antiche: viene fornito sul retro il nome dell’autorità che ha emesso la moneta (ex. Alessandro). La moneta antica è silente, soprattutto per alcuni ambiti cronologici. Le monete di ambito imperiale almeno ci dicono l’autorità emittente, ma per l’età repubblicana romana è ancora più difficile individuare il termine cronologico. In rarissimi casi la moneta antica porta l’indicazione dell’incisore che ha dato vita al soggetto monetale, anche se sono emissioni ristrette, sia dal punto di vista geografico, sia cronologico, sono emissioni di poche città localizzate in Sicilia, che indicano appunto il nome dell’incisore tra gli ultimi anni del V secolo e i primissimi anni del IV secolo a.C. Decadramma di Siracusa. Da un lato vediamo la testa della ninfa Aretusa, la ninfa eponima della città. La ninfa è legata alla sorgente, perciò è contornata da delfini guizzanti, che danno l’idea del mondo acquatico. I capelli sono riccioluti, molto scomposti, e trattenuti da una fascia: lo sfendone. Al centro dello sfendone ci sono le lettere KI, che sono le prime due lettere del nome dell’incisore, chiaro Kimon. →Età moderna: moneta emessa da Vittorio Emanuele. Sul diritto vediamo la sua testa. Il valore del nominale è indicato sul rovescio, dove leggiamo a lettere molto grandi cinque centesimi. Vediamo anche la data di emissione: 1922. Il luogo di emissione è la zecca di Roma. È indicato anche il nome dell’artista, dell’incisore A. Motti. In età moderna, medievale, ma soprattutto in età contemporanea, possiamo accostare al manufatto tutta una serie di atti legislativi, che sono alla base dell’emissione della moneta, sappiamo perciò che: • Fu creata in una lega di rame, di cui sconosciamo la composizione (95% rame, 4% stagno, 1% zinco) • Fu coniata dal 1919 al 1937 • Ha un peso di 3,25 g e un diametro di 19,5 mm •Sappiamo quanti pezzi furono messi in circolazione dal 1919 al 1922: 169.613.889, per un valore pari a 84.180.738 lire. IL VALORE DELLA MONETA: L’elemento fondamentale che distingue le monete antiche da quelle moderne è il valore che si dà alla moneta: • Valore fiduciario o facciale per la moneta odierna, sulla stampa vediamo indicato il valore della moneta, si intende che questo pezzo di carta, che per esempio di per sé non costerebbe una determinata somma, viene accettato all’interno del mercato per un valore che gli viene attribuito. Si crea quindi un circolo di fiducia: tutti, pur sapendo che tale pezzo non vale suddetta cifra, lo si usa per questo valore; • Valore intrinseco per le monete antiche, la moneta metallica vale in base al quantitativo di metallo con la quale è stata coniata (ex. il solido è una moneta d’oro che viene introdotta con la riforma di Costantino. Viene battuto su un peso standard di 1/72 di libbra (4,5 g). Questo valore, per alcuni studiosi, si applica solo alle monete d’oro e d’argento, in quanto quelle fatte di metallo vile avrebbero avuto già un valore fiduciario). SISTEMI PONDERALI: nel mondo greco erano in uso diversi sistemi in quanto era una realtà molto frammentaria. Il più famoso è quello attico-euboico, basato sull’obolo (0,72 g), che indica sia la moneta, sia il nome di un’unità di peso. La dracma (4,31 g) vale 6 oboli. La mina (431 g) vale 1000 dracme. Il talento (25,86 kg) vale 60 mine (il “talento” era il peso che un uomo poteva portare sulle spalle). Il sistema ponderale romano (duodecimale)si basa sulla libra, che corrisponde a 327,45 grammi. La libra è suddivisa in 12 once. L’unità di misura più bassa è il cosiddetto scrupulum, 1/288 libbre. Quando viene introdotta la monetazione in metallo vile a Roma, l’asse viene fuso utilizzando una libra di metallo. Appunti di Giada Reggiani NUMISMATIA ROMANA→ La numismatica romana si divide in: • Numismatica romano-repubblicana: dalle origini al 27 a.C. (Ottaviano assunse il titolo di Augusto) • Numismatica romano-imperiale: dal 27 a.C. al 498 d.C. (riforma di Anastasio origine della monetazione bizantina). GLI OGGETTI MONETIFORMI La numismatica studia anche gli oggetti monetiformi. Gli oggetti monetiformi sono oggetti di metallo circolari, che assomigliano ad una moneta. Hanno un diritto e un rovescio, ma hanno una funzione diversa. Soggetti monetiformi ma con funzioni diverse da quella liberatoria. LE MEDAGLIE→ La funzione delle monete è commemorativa e celebrativa. Mentre la moneta ha una funzione liberatoria. La medaglia entra in uso soprattutto nel rinascimento (Ex: medaglia di Antonio Pisano su Giovanni VIII Paleologo di Antonio Pisano, detto il Pisanello. Giovanni VIII Paleologo è l’ultimo della dinastia di imperatori bizantini (1261 1453), si trova a Ferrara nel 1438 contemporaneamente a Pisanello). Nel mondo romano esiste qualcosa di simile alle medaglie. Abbiamo alcuni manufatti, di cui le fonti antiche però non ci dicono nulla. Produzione in oro a nome di Costanzo Cloro Cesare. La moneta è un multiplo da 10 aurei: ciò significa che valeva 10 volte la moneta che circolava al tempo, dal grande valore economico ma anche celebrativo. Sul diritto vediamo il busto di Costanzo, che porta la barba, la corazza, il mantello militare e la corona d’alloro. Il rovescio ci fa capire l’occasione in cui questo pezzo fu distribuito. È raffigurato Costanzo che avanza cavallo con la lancia. Vediamo una donna inginocchiata, personificazione della città, che chiede pietà con le mani. Alle spalle c’è la porta della città stessa. Sotto vediamo la scritta LON (=londinium, Londra). Vediamo anche un’imbarcazione che trasporta 4 soldati. Intorno al multiplo vediamo una scritta: redditor lucis aeternae= colui che ha riportato la luce eterna alle civiltà britanniche. I territori britannici si erano staccati dalla compagine imperiale, questa usurpazione viene sedata da un intervento di Costanzo Cloro. Questo multiplo è in un solo esemplare, coniato a Treviri, nel 297, trovato nel tesoro di Beaurains, nel nord della Francia, in un grande vaso di terracotta, che conteneva a sua volta un vaso di argento. Nel vaso argenteo c’erano 21 gioielli in oro, oggetti in argento (candeliere, cucchiai, lingotto), 472 pezzi monetali, fra cui 25 multipli in oro. I MEDAGLIONI→I medaglioni sono pezzi con funzione celebrativa, e che quindi venissero donati in occasioni particolari, per4 commemorare degli avvenimenti. Ex: medaglione cerchiato di Antonino Pio, ad Ivrea, nel museo civico Pier Alessandro Garda. Questo medaglione è in bronzo, il centro sembra quello di una moneta ma con una grande cornice intorno. In questo caso, l’occasione per il donativo sono i giochi gladiatori (148-149), fatti con grande munificenza dall’imperatore. La leggenda del rovescio MVNIFICENTIA e il soggetto del leone che avanza verso sinistra si riferiscono certamente a spettacoli circensi organizzati grazie alla generosità di Antonino il Pio, durante la sua duodecima tribunicia potestas (148-149 d.C.), citata nella scritta del Diritto. Nella stessa occasione vengono prodotti anche degli assi, quindi monete con vero valore liberatorio, con soggetti simili. Appunti di Giada Reggiani TESSERE→ tessere frumentarie che raffigurano sul diritto delle spighe di grano che fuoriescono da un recipiente, un cilindro sostenuto da dei piedi, il modeus, unità di misura per misurare gli amidi; sul rovescio un cratere, un tipo di vaso adibito al vino, il cittadino che aveva diritto a queste elargizioni esibiva queste tessere e otteneva in cambio la merce. Altre tessere che vengono coniate nel periodo dei giulio-claudio, rappresentano sul diritto il ritratto del divo Augusto con una corona di raggi un’altra il ritratto della moglie di augusto, sul rovescio dei numeri che andavano da 1 a 10, non sappiamo con precisione per cosa servissero. Altre tessere, le spintrie (nome dei ragazzini prostituti), sul rovescio ghirlanda con numeri che vanno da 1 a 16, sul diritto scene erotiche, legate al mondo della prostituzione. Manufatti che sono stati messi in relazione a un passo di Svetonio, riporta che sotto Tiberio veniva punito con la morte entrare in una latrina o lupanare con addosso un anello o una moneta con l’immagine dell’imperatore. Queste tessere erotiche avevano l’indicazione del numero collegata al fatto che la moneta d’argento valeva 16 assi in età imperiale, contromarca che veniva fatta entrare al posto delle classiche monete  Fonte epigrafiche sulle cittadine dell’area di Pompei, nelle rovine sono state trovate delle epigrafi, brevi scritte in corsivo in tutte le parti della città. Alcune epigrafi riguardano le attività delle prostitute, con i relativi prezzi. Su una panca nei pressi di Porta Marina, forma di pubblicità che riportava il prezzo di 16 assi (1 denario), conosciamo da altri epigrafi che il prezzo medio delle prostitute era di 2 assi. Da altre epigrafi sappiamo che attività più veloci constavano 1 asse. L’interpretazione più recente è legata a un ritrovamento di un affresco di origine pompeiana nelle Terme suburbane, l’apodyterium, una specie di spogliatoio con scene erotiche numerate da 1 a 16 (forse i numero delle monete riguardava il tipo di servizio). I Contorniati, dischi metallici con un busto (Traiano e un atleta) sul diritto e scene varie sul rovescio, lungo il bordo c’è un solco che circonda la raffigurazione centrale. Questi pezzi sono tutti prodotti in età tardo antica a partire dal IV sec d.C., la maggior parte delle scene riporta scene legate al circo, con corse di carri e atleti. Altri sono legati alla celebrazione di personaggi legati alla cultura pagana come Alessandro magno. Il legame con il mondo del circo fa pensare a tessere che potevano essere esibite per accedere a queste attività. Altri contorniati erano destinati alla celebrazione di personaggi pagani, desiderio da parte di senatori ancora pagani nel IV sec di mantenere vivi ancora questi argomenti, funzione propagandistica di ricordo degli antichi costumi. Su alcuni di questi manufatti in un tempo successivo alla produzione veniva incisa un’iscrizione→ incisione vicino a Traiano con le lettere PE, a indicare Pietro, il primo papa, oppure “palma et laurus”, in riferimento ai premi che venivano assegnati ai vincitori del circo. Alcuni studiosi le interpretano come pedine da gioco. COS’È LA MONETA? Etimologia= dal latino è il luogo in cui si fabbricano le monete, la zecca che in età repubblicana sorgeva sul Campidoglio, la zona più alta e inaccessibile, nell’area del tempio di Giunone Moneta, votato da Fulvio Camillo nel 344 a.C. La parola deriva dal verbo monere, che vuol dire ammonire, Giunone è colei che ammonisce→ i galli sono giunti ad assediare Roma, stanno per entrare in città e giungere sul Campidoglio, gli animali sacri a Giunone, le oche e i pavoni iniziano a starnazzare svegliando i custodi e avvertendoli del pericolo. La città quindi non viene conquistata. Viene avvertito come segno Appunti di Giada Reggiani spirituale mandato da Giunone. Il termine latino con cui si fa riferimento alla moneta è pecunia, derivante da pecus, bestiame il cui possesso in una società ancora rurale e agricola rappresentavano ricchezza. La zecca rimane collocata sul Campidoglio fino all’età Flavia, spostata poi nella zona vicino all’attuale chiesa di S. Clemente vicino al Colosseo, ritrovati resti architettonici ed epigrafi. La parola zecca deriva da un termine arabo, sikka, i punzoni che servivano per incidere e coniare le monete, dar-al-sikka era la casa in cui le monete venivano coniate. Non sempre il luogo in cui si producono le monete non sempre è inserito nel suo contesto politico, ex. la moneta dello stato del Vaticano, la produzione pratica avviene nella zecca di Roma anche se l’autorità emittente è il Vaticano. Succedeva anche in antichità, moneta romana coniata nel sud Italia, moneta detta didramma, che vale due dracme (sistema ponderale greco ma autorità emittente romana). LA MONETA 1. significato primario=bene economico destinato a costituire mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi di ogni tipo, moneta in senso di denaro, circolante che il mercato accetta in un certo momento della storia 2. significato secondario=disco di metallo prodotto per le necessità degli scambi, avente lega, titolo, peso e valore stabiliti dall’autorità emittente, circolante emesso dall’autorità statale Moneta come bene economico: in Italia si sviluppa una forte circolazione di monete metalliche→ grande inflazione degli anni ‘70 per sostenere l’aumento dei prezzi la zecca è costretta a emettere un grandissimo numero di banconote a discapito del numero delle monete. Altri elementi che portano al ritiro delle monete sono le macchinette mangiasoldi e la diffusione del collezionismo delle monete. Uso di monete per altri scopi: I fabbricanti di orologi giapponesi inoltre usavano le monete italiane di ottima lega, usati anche come anime per la creazione di bottoni. Strumenti conservati al museo della pasta Ettore Guatelli, rotelle da pastai per tagliare la pasta, utilizzato come rotella una moneta che viene dentellata sui bordi. Rarefazione di moneta circolante, le transazioni di minimo valore rese difficoltose, il mercato inventa una nuova moneta che viene accettata dai venditori e dai compratori: gettoni telefonici, cerotti, caramelle golia, francobolli (dati al posto del resto dal venditore). Il mercato inizia ad attrezzarsi verso il 1975, quando vengono emessi i primi MINIASSEGNI, pezzi di carta, veri e propri assegni che avevano valori molto bassi che vengono prodotti dall’istituto bancario S. Paolo di Torino, possono essere dati e incassati da entrambe le parti. Solo verso nel 1978 la zecca di Roma torna a produrre nuove monete da 50, 100 e 200 lire, cessa l’uso dei miniassegni (che diventano oggetti di collezionismo tanto da essere falsificati) e altri espedienti. Anche nel mondo antico c’era l’uso di monete alternative: l’Antoniniano (moneta in mistura di rame e argento) di Caracalla all’inizio del III sec. d.C. del tempo di Tetrico: sul diritto il busto di Tetrico I con la corona di raggi e sul rovescio la figura intera di pax, figura femminile drappeggiata che tiene nella sinistra una lancia e nella destra un ramo di ulivo, moneta regolare emessa da Tetrico nel regno delle Gallie. Imitazione radiata: queste monete vengono prodotte all’interno della Gallia quando mancano le monete dato che la Zecca di Roma non le manda più (la Gallia non fa più parte dell’impero), ci sono dei segni grafici che cercano di imitare quelli delle monete romane, l’artigiano probabilmente non conosceva il latino. Sono di qualità più bassa e pesano anche di meno. Appunti di Giada Reggiani Nel passaggio dal mondo antico al mondo medievale le monete diventano esclusivamente epigrafiche, il motivo ispiratori è sicuramente quello delle monete antiche: denaro di Carlo Magno della zecca di Mainz dell’812, vediamo Carlo sul dritto rappresentato come un imperatore romano, con la corona di alloro e il vestiario militare, sul retro una costruzione architettonica molto semplice con al centro una croce per sottolineare la cristianità. Le monete dopo questa eccezione carolingia continuano ad essere epigrafiche; altro sperimento sotto Federico II, uomo di grande cultura e interesse per l’arte antica: Augustale del 1231, sul dritto un suo ritratto di profilo con corazza e corona di alloro, sul rovescio un’aquila con le ali spiegate e la testa vista di profilo; coniata nella zecca di Brindisi e di Messina. Dopo la riforma di Carlo Magno la moneta standard diventa d’argento, il fatto che la moneta di Federico II sia d’oro è un’ulteriore ripresa della moneta antica. Ruggero II fece coniare dei Tarì della zecca di Messina o Palermo, moneta che richiamo molto le monete arabe nei caratteri, aspetto di scrittura occidentale sul retro in caratteri greci che riporta la vittoria di Cristo con una croce. Almeno fino all’XI sec non esisteva un vero e proprio collezionismo monetale, non c’era una reale distinzione tra monete antiche e moderne perché erano tutte battute e coniate con lo stesso sistema tecnico e stesso sistema ponderale di valori, nonostante avessero aspetti diversi. Le monete antiche nel periodo medievale potevano essere ancora utilizzabili, tendenzialmente non si collezionano cose di uso quotidiano. I primi collezionisti italiani vissero nel XIV sec, la prima attestazione è legata a Oliviero Forzetta, 1300-1373, era un notaio e uomo d’affari di Treviso, era un uomo estremamente erudito che possedeva una biblioteca molto vasta e con libri importanti e una raccolta di manufatti artistici oltre che di monete. Della sua raccolta di monete è stata rinvenuta una nota autografa su un suo libro contabile con la data del 1335, nota su un suo libro in cui, dovendo andare a Venezia, elenca i manufatti che desidera acquistarvi per la sua collezione, riportando anche i nomi delle persone a cui poteva rivolgersi, come orefici per acquistare teste di bronzo, stucchi, oggetti in avorio e la sua volontà di acquistare almeno 50 monete antiche “quinquaginta medalias”. Questa nota lascia intendere che la sua collezione fosse abbastanza ampia, sicuramente esisteva anche un mercato. Altro personaggio collezionista italiano è Francesco Petrarca, 1304-1374, contemporaneo di Oliviero, non abbiamo un elenco delle monete che collezionava ma abbiamo delle lettere dalla sua raccolta “Familiarum rerum libri”, spesso quando si trovava a Roma un contadino che lavorava in una vigna si avvicinava a lui portandogli monete di oro e di argento che erano state riportate alla luce dal colpo che aveva dato con l’aratro al terreno, le portava a lui perché sapeva che lui fosse interessato a raccoglierle. In un’altra lettera afferma di aver donato monete d’oro e di argento all’imperatore Carlo IV perché potesse vedere i volti dei suoi antenati. Le grandi collezioni pubbliche nascono da delle grandi collezioni private, ex. collezione numismatica di Berlino, avviata alla metà del XVII sec dai principi elettori di Brandeburgo, viene aperta al pubblico nel 1830. Dopo la WW2 la collezione viene trasferita nell’unione sovietica e restituita alla Germania dell’Est nel 1957. Dopo l’unificazione della Germania, nel 2004 una parte della collezione venne trasferita nel Bode Museum (102.000 monete greche, 50.000 monete romane, 169.000 monete medievali, 32.000 medaglie). Nella collezione del Bode Museum fu esposta la moneta più grande del mondo della Royal Canadian Mint “Big Maple leaf” nel 2007, con un oro purissimo e dal valore di 1 milione di dollari canadesi con ritratta la regina Elisabetta II sul dritto e delle foglie tipiche canadesi sul retro. La moneta venne rubata nel 2017, non venne più ritrovata, probabilmente venne fusa. In ambito australiano venne coniata una nuova moneta più grande, “Australian kangaroo” prodotta nel 2012, di 1000kg (10 volte più pesante di quella precedente), dal valore di 1 milione di dollari australiani e valore intrinseco di 32.000 dollari. Appunti di Giada Reggiani La produzione di medaglie in Italia si ispira alle monete antiche: medaglia dell’incisore Giulio Bonasone del 1556, riprende una rappresentazione dal rovescio di una moneta di Settimio Severo. Valerio Belli nel 1490 circa realizza una medaglia per celebrare Gaio Marcello Ottavio F., con il ritratto del nipote di Ottaviano sul diritto e sul retro il teatro di Marcello, l’ispirazione può esser stata tratta da un Sesterzio di Tito con il Colosseo secondo una visione a volo d’uccello lasciando intravedere l’interno dell’edificio con il pubblico sulle gradinate. Altro esempio tratto dalle monete è la Certosa di Pavia, nella zoccolatura di marmo bianco dell’edificio decorato con quadrati di marmo verde con in scritto un tondo di marmo bianco rappresentanti soggetti della tradizione romana (Tondi del Divo Augusto e di Adriano, facilmente comparabili con monete antiche). Tondo di Nerone, che riporta nella parte epigrafica il nome che Nerone portava prima di essere ribattezzato da imperatore. Tondo di Costantino, rappresentato in modo completamente diverso, vecchio e con la barba, sotto forma di papa con la tiara in testa e le mani giunte in segno di preghiera. Si vuole sottolineare il suo ruolo nella cristianità, infatti sembra un papa. DAL COLLEZIONISMO AGLI STUDI: la prima citazione da parte di un dotto esponente dei cavalieri di Malta risale a un’opera del 1536 di Johannes Quintinus Haeduus (storia di Malta), citazione di una moneta della zecca di Melita, Malta, i soggetti erano un’effige della dea Giunone e una “Remi latitudo”. Testa femminile velata e sul rovescio una cetra, iscrizioni in greco. Nel corso dei secoli arrivando al 1816 si arriva ad avere un quadro molto più completo delle serie di monete prodotte a Malta. ERASMO DA ROTTERDAM→uno dei più grandi umanisti europei, lettera che invia nel 1520 al vescovo di Breslavia, Giovanni Turzo, riguardo una moneta e i soggetti di questa “areum numisma”, riporta quelle che sono le opinioni che i suoi contemporanei hanno avanzato riguardo la moneta, sui soggetti si pesa che siano i tre figli di Noè e una colomba che teneva un ramo d’olivo, un’atra ipotesi dice che sia un prigioniero che camminava in mezzo a due guardie che lo conducevano e un’aquila che teneva una corona d’alloro. L’invenzione della moneta veniva fatta risalire ai primi momenti della storia dell’uomo, a uno dei discendenti di Caino, un certo Tubalkain, il forgiatore di tutti gli arnesi in rame e in ferro, gli venne assegnata l’invenzione della moneta. La moneta che Erasmo descrive è una moneta d’oro con tre personaggi sul diritto interpretata oggi come un console romano al centro che avanza con due littori, monogramma che sintetizza le lettere beta e alpha e una scritta in esergo in greco che Erasmo non prende in considerazione Koson, uno dei re della Dacia. Sul rovescio un’aquila ritta sopra uno scettro che negli artigli della zampa destra tiene una ghirlanda vegetale. Moneta oggetto di molti studi dopo Erasmo, la si fa collegare all’area della Dacia, dove il vescovo proveniva, la moneta imitava i classici soggetti dei denarii romani che circolavano in quell’area. Joseph Hilarius Eckhel, direttore del gabinetto numismatico imperiale di Vienna e professore di antichità e di scienze ausiliarie della storia all’università viennese. “Doctrina numorum veterum”, opera in 8 volumi in cui propone criteri organizzativi di tipo storico per organizzare le monete, prima avveniva in ordine alfabetico (prima lettera dell’iscrizione epigrafica), propone per le monete greche un ordine geografico da occidente a oriente delle zecche di produzione, per le monete romane una suddivisione temporale-storica. Appunti di Giada Reggiani Theodor Mommsen, studioso che si occupa di storia e storia della monetazione romana, con lui la numismatica diventa una vera e propria disciplina storica con la pubblicazione del libro “La storia della monetazione romana”. Ricevette il premio Nobel per la letteratura nel 1902. Nella metà dell’800 nascono le prime società numismatiche, ala prima fu la Royal Numismatic Dociety a Londra, associazioni di tipo culturale che si occupano dello studio e della collezione delle monete, oltre che diffondere le conoscenze acquisite a riguardo. In Italia viene prima creata la Rivista Italiana di Numismatica nel 1888 e la prima Società Numismatica Italiana nel 1892, creata a Milano e non nella capitale come per la Francia e l’Inghilterra. Milano è un centro vivace in quel periodo nello studio della numismatica. La rivista è tutt’ora edita. La moneta che raggiunto il prezzo di valore più alto nel mercato è un sesterzio romano, in lega di rame, che ha raggiunto il valore di 2.000.000 di franchi del periodo di Adriano per quando riguarda il mondo antico. Una moneta americana, un dollaro del 1794 ha raggiunto gli 8.000.000 di dollari, si pensa essere la prima moneta coniata negli Stati Uniti. COME VENIVANO PRODOTTE LE MONETE NEL MONDO ANTICO La moneta antica è metallica, fino al XVII-XVIII sec viene usato esclusivamente il metallo, bronzo, rame, argento o oro, metallo che deve avere un certo grado di preziosità, deve esserci un equilibrio tra preziosità e disponibilità del metallo. Le più antiche monete di carta sono state emesse in Cina sotto la dinastia Ming nel 1368. C’è una concezione diversa nel considerare la moneta nel mondo. Testimonianza della meraviglia di un occidentale di fronte alle novità orientali: Marco Polo, tocca per mano questo nuovo strumento che testimonia in uno suo scritto, la carta di corteccia di gelso viene accettata dal popolo per il loro valore fiduciario, una carta dal valore di 10 bisanti non arriva a pesare nemmeno 1 bisante, differenza tra la moneta che ha un valore in base al suo peso e al suo materiale e una moneta dal valore fiduciario. Le banconote di carta in Europa sono precedute dalle Lettere di Cambio (dal 1400 circa), inventate dai banchieri genovesi, un atto notariale con il quale il banchiere (prenditore) che aveva ricevuto un versamento da un cliente (donatore) ordinava a un altro banchiere di pagare un beneficiario. Permetteva il movimento di capitale da una piazza all’altra evitando il rischioso trasporto del contante. Le prime vere e proprie banconote vengono prodotte in Svezia, in cui le monete metalliche in uso fino al 1600 erano delle lastrine di rame, alla metà del ‘600 in seguito a una svalutazione del rame che viene estratto con difficoltà→ Johan Palmstruch ha l’idea di emettere delle lastrine ma di carta, nuova forma di pagamento= chiunque può farsi cambiare le banconote cartacee con le monete metalliche→ il banco di Stoccolma fallisce mettendo fine a questo primo esperimento. In Italia le prime banconote vengono emesse nel 1746, prodotte nel Regno di Sardegna per via di un editto dell’anno precedente di Carlo Emanuele III di Savoia, queste prime banconote fruttano l’interesse del 4% all’anno, rivalutando la banconota incentivando questa nuova forma di pagamento. Il primo esperimento di banconota in plastica ad Haiti, esperimento che fallisce, l’umidità del luogo fa sì che le scritte sulla plastica si staccavano. Vantaggiosa in quanto erano riciclabili, resistenti, più difficili da contraffare, meno costose da produrre. Altro tentativo in Australia nel 1988, emesse in occasione del bicentenario della scoperta del continente australiano. La prima nazione europea ad adottare questo sistema è la Romania nel 1999 per celebrare l’eclisse totale di sole perfettamente osservabile da tutto lo Stato. Attualmente sono oltre 50 gli stati che producono banconote polimateriche con la plastica. Appunti di Giada Reggiani ERRORI NELLA CONIAZIONE DI MONETE Essendo il procedimento del tutto artigianale spesso il tondello poteva non essere posizionato in modo giusto tra i due punzoni→monete fuori conio, non tutto il tondello riceve la parte epigraica o iconografica, una parte della moneta rimane liscia. Monete ribattute→ ex. semisse che raffigura su diritto una testa maschile barbata, una testa di Saturno che ha un doppio profilo; ex. Antoniniani di Claudio il gotico del 268 della zecca do Roma. Monete che sono battute due volte, battitura avvenuta dopo che il tondello si è spostato per errore durante la battitura, oppure una prima operazione di coniazione non ben battuta e si procede quindi a una ribattuta più impressa. Queste monete venivano comunque accettate normalmente nel mercato Monete incuse→ raffigura regolarmente sul diritto un volto femminile, sul rovescio invece del tipico soggetto raffigura specularmente lo stesso soggetto del diritto e le scritte sono al contrario. Esistevano monete incuse anche deliberatamente, produzione però molto limitata tra la metà del V e VI sec. a.C. in ambito magnogreco. In queste monete incuse deliberatamente si usano due punzoni con lo stesso soggetto, quel del rovescio era in rilievo (tripode per la moneta di Crotone e spiga di grano per Metaponto). Sibari è la prima città che adotta questo procedimento anteriormente al 510 perché in questa data la città viene distrutta da Crotone. Le monete che venivano incuse per errore: si procede con una normale coniazione di un tondello, dopo il colpo di martello il tondello rimane incastrato sul conio del rovescio, viene poi posizionato un altro tondello che sul dritto riceverà una coniazione normale, ma sulla parte che dovrebbe ricevere il rovescio rimarrà impresso il negativo del diritto delle moneta precedentemente coniata. Queste monete malfatte uscivano dalla zecca e circolava normalmente, ciò che dava valore alla moneta era il metallo che contenevano, monete malconiate venivano infatti tesaurizzate e messe nei ripostigli, monete deliberatamente nascoste. Ex. Denarii dal ripostiglio di Cergnago: Denario con la testa di Apollo; denarii di Pansa incuso, denario in cui sia nel conio del diritto che nel conio del rovescio erano rimaste impresse delle monete, troviamo quindi dei tratti sia del diritto che del rovescio in entrambe le facce della moneta (volto di Apollo e minerva elmata con la quadriga). Monete riconiate→ monete coniate due volte, le monete riconiate si distinguono da quelle normali perché viene usato non un tondello vergine ma uno già coniato, si possono intravedere intorno altri elementi iconografici del soggetto precedente. Le monete di questo tipo vengono prodotte di proposito, non errore. Ex. Moneta di Katane, testa di Apollo riconiata sopra una moneta con la figura maschile del Fiume Selino, le prime monete di Selinute rappresentavano solo una foglia del Selinon, il mone della città era legata alla pianta del sedano selvatico che vi cresceva nei pressi. Abbiano una cronologia di tipo relativo con questo tipo di monete, abbiamo la cronologia sia della moneta precedente sia di quella successiva. Appunti di Giada Reggiani Monete serrate o dentellate→ particolarità del bordo non liscio, serrato fa riferimento alla parola serra=sega. Ex. Denario serrato di Strabone. Monete molto diffuse in età repubblicana e anche in età ellenistica. In questo modo l’usufruitole poteva vedere che la moneta era d’argento non solo all’esterno ma anche all’interno, tendenza a creare monete solo formalmente di argento, con un tondello di rame e coperto poi di argento. Altra ipotesi meno plausibile è che si voleva ostacolare la limatura del bordo delle monete, attestato da provvedimenti legislativi contro chi compisse queste azioni fraudolenti per appropriarsi di quantità di oro. Probabilmente, in questo modo, si poteva aggiustare il peso dei tondelli usciti troppo pesanti. Forse è anche una questione di gusti e piacevolezza. All’interno di una stessa emissione sono state rinvenute monete sia dal bordo liscio sia dentellate. Monete imbiancate o suberate→ Pellicola di argento che ricopriva il tondello sottostante in metallo vile, generalmente di rame. Più genericamente avveniva la suberazione di monete di argento e meno di quelle in oro, le monete in oro erano soggette a più controlli. ex. Denario di Geta (198-212 d.C.); ex. Antoniniano di Aureliano. Questa tecnica veniva usata per risparmiare nel metallo prezioso, circolava come moneta in metallo prezioso anche se era fata per la maggior parte in metallo vile. Per le monete imbiancate si usa una lega composte da rame e argento (metalli che una volta fiso assieme non si amalgamano in modo perfetto, con degli agenti ossidanti come il limone agivano eliminando le particelle di rame all’esterno lasciando solo l’argento, che venivano poi spianate per dare la partenza di esser fatte solo di argento) mentre nel caso di quelle suberate il tondello interno è di rame e l’esterno è in argento, si poteva immergere il rondello di rame in argento fuso oppure a freddo il tondello di rame veniva ricoperto da una foglia di argento oppure da polvere di argento che veniva fatta aderire scaldandolo. LO STUDIO DEI LEGAMI E LA SEQUENZA DEI CONII, all’interno di una zecca venivano prodotti molti coni e punzoni anche solo per la produzione di uno stesso tipo di moneta, con gli stessi soggetti sia sul diritto che sul rovescio. Ex. Denarii di Cesare, due monete che appartengono alla stessa emissione perché hanno gli stessi soggetti sul diritto e sul rovescio, elefante che avanza verso destra che schiaccia un dragone sul diritto e sul rovescio quattro strumenti sacerdotali: simpolum, spergillum, la scure sormontata da una testa di lupo, berretto sacerdotale (copricapo di forma conica che si legava sotto il mento). Cesare raffigura sulle sue monete prodotte dalla zecca itinerante gli oggetti sacerdotali in quanto era pontefice massimo. Il soggetto dell’elefante che calpesta il mostro che si erge dalla terra viene interpretata come il bene che sconfigge il male, la testa del mostro è configurata come la parte terminale delle trombe da guerra= Cesare che nelle campagne galle sconfigge i nemici gallici. Le due monete sono state approntate usando 4 conii differenti→ pur portando le stesse scritte e gli stessi soggetti ci sono delle differenze sia sul diritto che sul rovescio, l’elefante ha uno stile diverso, uno più naturalistico e dettagliato, differenze a livello stilistico. Ex. Monete vili della zecca di Melita con testa femminile velata e con diadema sul fronte, 5 monete con lo stesso soggetto ma con tratti diversi. Appunti di Giada Reggiani Procedimento generale che sovraintende la coniazione all’interno delle zecche: A un conio di diritto, che è fisso incassato nell’incudine e che non riceve i colpi diretti, può corrispondere più conii del rovescio. Questo concetto serve per trovare degli agganci di tipo cronologico: Monete di Settimio Severo: serie monetali si Settimio e dei figli Geta e Caracalla. Legame di conio tra le monete che hanno avuto lo stesso conio di diritto ma dei conii diversi per il rovescio, serie monetali coniate contemporaneamente, periodo in cui caracalla e Settimio sono associati nel governo dell’impero. INDIVIDUARE L’ENTITA’ DI UN’EMISSIONE, se un’emissione fossa emessa con un numero esiguo o abbondante. Se si può calcolare il numero di coni utilizzati per una determinata emissione lo si moltiplica con il numero di monete che si possono produrre con un conio. Per calcolare quanti coni vengono usati per un’emissione bisogna lavorare sulle monete che sono rinvenute, si tratta quindi di un calcolo approssimativo. Difficoltà: soggettività nell’individuare i conii differenti, oggi si utilizzano degli strumenti informatici per l’individuazione delle emissioni simili. Il valore finale dovrebbe essere espresso con un intervallo di valori nel quale molto probabilmente è contenuto il numero esatto di emissioni. Moltiplicare il numero di conii per il numero di monete che si possono battere per un conio prima che questo si usuri o si spezzi, dato che non possiamo sapere con precisione, tramite degli esperimenti archeologici si è arrivati alla cifra approssimata di 23.000/47.000 monete per il diritto e 11.00/28.000 monete per il rovescio, questi numeri variavano in base al mmetallo con cui il conio era prodotto, dal tipo di incisione che questo aveva ecc.... Sappiamo tramite dei documenti che in Inghilterra tra il 1281 e il 1327 la produttività media di un conio era tra i 5.000 e i 74.000 monete. Sappiamo anche che prima della 2° guerra punica la produzione monetale romana aveva dimensione inferiori rispetto alla zecca di Cartagine (probabilmente per pagare le truppe mercenarie). Si possono distinguere periodi di produzione bassa all’interno di città o zecche. Statere di Tito Quinzio Flaminio, generale romano che sconfigge Filippo V di Macedonia nella battaglia di Cinocefale e proclama la libertà della Grecia dalla Macedonia ma non da Roma. Per onorare questo generale romano viene battuta un’emissione greco-romana, battuta sullo standard ponderale attico, doveva circolare quindi in Grecia, l’iconografia fa riferimento alle monete di abito orientale: sul rovescio è raffigurata Nike che pone la propria ghirlanda sopra il nome di Tito Quinzio, soggetto che richiama le monete d’oro di Alessandro Magno (Nike che tiene la plustre un bastone parte della antiche imbarcazioni belliche, elemento che ci lascia perplessi perché non sappiamo che Alessandro abbia affrontato battaglie navali, forse vuole richiamare la battaglia di Salamino o l’attraversamento dell’Ellesponto). Il diritto rappresenta il ritratto di Tito Quinzio, un romano che nel 197 pone il proprio ritratto su delle monete “greche”, il primo romano che si può rappresentare sulle monete fu Cesare, fu quindi una decisione del senato. Monete che sicuramente ha suscitato scalpore nella Roma del tempo. Si è visto che questa emissione è nota in pochissimi esemplari, l’ultimo esemplare fu venduto nel 2008 a un prezzo molto alto. Notiamo però che i rovesci sono stati creati con tanti punzoni diversi, in origine quindi doveva essere un’emissione consistente, probabilmente per lo scandalo quest’emissione venne poi ritirata dalla circolazione. Appunti di Giada Reggiani Gli studiosi al momento della scoperta proposero varie cronologie per la base centrale: → Verso il 700 → Primi decenni del VI a.C → 520 a.C Gli studiosi vennero alla conclusione che la datazione esatta per la costruzione della base centrale è avvenuta nei primi decenni del VI a.C. Gli studiosi partendo dal fatto che le monete che avevano trovato avevano monetazioni diverse ipotizzano che dovette passare una generazione ( circa 25 anni) perché sulle prime monete in elettro si arrivasse a introdurre un aspetto iconografico. Dato che la base dell’Artemision dovrebbe risalire al 600 a.C. circa, si arrivò a proporre quindi come data per la coniazione delle prime monete in elettro verso il 630 a.C. circa. Gli scavi vennero ripresi alla fine del Novecento dall’Università di Vienna e si arrivò a capire che la base centrale non era la struttura più antica del tempio perché sotto non c’era terreno vergine come pensavano gli archeologi di Londra. La base centrale venne costruita in sostituzione di un piccolo tempio che risale all’età di Creso (560-550 a.C.). Si arriva così ad una nuova datazione per l’introduzione della moneta in elettro, ovvero il 590-580 a.C. Perché dall’uso dell’argento e oro a peso si passa alla coniazione di monete in elettro? - si prestava meglio a manipolazioni - lega difficile capire per gli utilizzatori l’esatta % di AV e AR (per alcuni studiosi, i pezzi hanno grandi differenze; per altri % AV attestata attorno al 50%). L’uso dell’elettro decade nel mondo greco, ma ogni tanto risorge. In determinati periodi di crisi. →LA PRIMA MONETAZIONE REGALE: CRESEIDI E SICLI I creseidi non hanno indicazioni di tipo epigrafico. A Creso vengono attribuite monete sia in oro sia in argento. Le monete attribuite a Creso in oro vengono chiamate creseidi e quelle in argento sicli. Le monete hanno lo stesso soggetto: sul diritto due protomi affrontate, cioè un leone e un toro; sul rovescio due quadrati incusi (solo le frazioni più piccole hanno un solo quadrato). Creso era l’ultimo re di Lidia (560-546 circa) e a lui vengono attribuiti anche delle monete in elettro. Nelle fonti antiche non si parla di “creseidi” ma di “stateri di Creso”, inoltre non ne danno una descrizione. Secondo un’altra interpretazione i due simboli rappresentano le due componenti del regno di Lidia: i lidii e i medi. La produzione dei creseidi sarebbe comunque continuata anche dopo la vittoria dei Persiani di Ciro il Grande su Creso nel 547, la produzione dei creseidi venne quindi iniziata sotto Creso ma una grande parte delle emissioni sono da attribuire ai Persiani. La produzione dei creseidi cessa con l’introduzione dei darici e dei sicli a partire dal re Dario I (522-486 a.C.). →LA SECONDA MONETAZIONE REGALE. DARICI E SICLI DARIO I crea la seconda monetazione reale, caratterizzata dall’immagine del Re con corona e raffigurato come arciere. Le monete vennero definite nelle fonti antiche toxòtai = arcieri. Le monete in oro sono chiamate darici mentre quelle in argento sicli. I tondelli hanno spesso una forma leggermente ovale, adatta a contenere l’immagine del diritto. Sul rovescio c’è un rettangolo incuso, a superficie irregolare, disposto quasi sempre nel senso dell’immagine del Diritto. Sono monete “anonime”, non si conosce precisamente l’autorità emittente nonostante sappiamo sicuramente essere il sovrano, con i classici tratti distintivi della barba e con le vesti di arciere. Appunti di Giada Reggiani Per datare quindi le varie emissioni gli studiosi hanno individuato 4 gruppi di darici e sicli: 1. Gruppo conosciuto solo attraverso i sicli in oro, datato al 510 a.C. sotto il re Dario I dal 522 al 485 a.C., si vede solo il busto del re che tiene in mano l’arco; 500 a.C. circa. 2. Gruppo anch’esso attribuito a Dario I, si vede il re inginocchiato che sta tirando con l’arco 3. Gruppo sempre attribuito a Dario I del 480 a.C. circa, si vede il re inginocchiato con arco e frecce 4. Gruppo sarebbe introdotto intorno al 450 a.C. e venne emesso fino all’esaurissi della dinastia Achemenide in seguito alla conquista di Alessandro Magno nel 330 a.C. circa, vede sempre un arciere ma nella mano destra porta un’arma da taglio Manufatto non numismatico che ci dà informazioni precise per dare una datazione cronologica ai darici: tavoletta di terracotta dell’archivio statale ubicata nelle fortificazioni di Persefone, riporta sul lato due impressioni di tipo monetale, quando l’argilla era ancora fresca=due darici, la tavoletta riporta anche la data in cui è stata fatta, nel 22° anno di regno di Dario I che corrisponde al 500 a.C. circa. Le monete impresse fanno chiaramente parte del secondo gruppo cronologico. Le monete del primo gruppo solo di argento sono datate al periodo precedente dei darici di secondo tipo, anteriori al 500 a.C., la prima emissione di darici doveva aver avuto una produzione ristretta di esemplari, prodotti solo nell’ultimo decennio di quel secolo. Il darico può essere considerata la prima moneta internazionale nel mediterraneo, prima moneta in oro coniata costantemente per lungo tempo, funzione che continua fino a quando Filippo II di Macedonia inizia la produzione di suoi stateri che prendono il posto dei darici e poi con Alessandro Magno, che lo sostituiscono nel ruolo di moneta internazionale. La moneta di argento sembra aver avuto una circolazione più limitata e circoscritta nell’area dell’Asia minore. →LA MONETAZIONE DI ATENE Wappenmunzen: monete araldiche. Monete che hanno su un lato il solito quadrato incuso e sull’altro una figurazione che gli studiosi dell’ ‘800 hanno interpretato come riproduzioni di stemmi delle famiglie ateniesi più importanti. Nominali di diverso valore come drammi, didrammi, tetradrammi, dracme, oboli. Sono tutte monete in argento e senza elementi epigrafici che possano riportare la loro emissione dalla zecca di Atene. I massimi ritrovamenti di queste monete sono stato effettuare in Attica e nell’isola di Obea, soprattutto nominali di valore più basso, che tendono a spostarsi poco e rimanere nella zona di emissione. I soggetti rimandano alla città di Atene e alla sua cultura come la civetta, un’anfora, la ruota. Queste monete sono state coniate sul sistema ponderale attico. Conio quadrangolare che è approntato per punzonare il retro delle wappenmunzen. Queste monete sono assegnate alla zecca di Atene seppur non hanno elementi epigrafi che lo indicano. Il rovescio nel tempo viene sostituito da un vero e proprio soggetto= fine della prima fase di produzione della zecca di Atene, con produzione di tetradrammi arcaici. Il soggetto del rovescio è inserito in un area quadrangolare simile all’originaria punzonatura. Il didramma che fa da anello di congiunzione tra i primi wappenmunzen e i tetradrammi raffigura sul diritto una gorgone e sul rovescio un quadrato diviso diagonalmente in quattro parti triangolari (punzonatura), e nello spazio triangolare in altro una testa di pantera. Per datare queste Wappenmunzen è stato fondamentale lo studio dei ripostigli (accumuli di monete occultate in recipienti particolari tendenzialmente in ceramica). La suddivisione di base separa i ripostigli di emergenza (formatesi per una necessità contingente come la fuga) da quelli di accumulo (monete messe da parte come risparmio), differenza della finalità del ripostiglio. I ripostigli che ci sono arrivati rappresentano un numero esiguo rispetto a quelli che sono stati realizzati, probabilmente per via della Appunti di Giada Reggiani mancata comunicazione tra le parti di tale accumulo di monete, per via della mancanza di enti come le banche. Ripostiglio ritrovato a Londra nella zona della Plantation Place, composto da 43 monete d’oro, nascosto sotto al pavimenti di una domus in una cassetta di legno di sicurezza scavata nel pavimenti e rivestita di muratura, erano originariamente avvolti in un tessuto o in una borsa di cuoio e poi in una piccola scatola. Erano probabilmente i risparmi dei proprietari della domus, che vennero dimenticati. Altro ripostiglio trovato a Cartagine nella domus “la Rotonda” nel quartiere delle ville, raccolta di 301 monete in metallo vile, di modulo molto piccolo. In una nicchia scavata nel muro e chiusa da una porta era stata nascosta un’anfora piena fino all’orlo da monete. Databili al 324-455 d.C. A Carnuntum, nella domus II, sono state trovate due sole monete, un sesterzio di Settimio severo e un denario di Giulia Domna, coniata con conii di due emissioni diverse per produrre una sola moneta che non appartiene quindi a nessuna delle due emissioni. Le monete potevano essere usate nelle abitazioni con funzioni diverse: erano inserite in una base di pietra che aveva la funzione di sostenere le tubature, la base venne poi riutilizzata come sostegno di una colonna del portico della domus, al di sotto della colonna, all’interno della base coperte da malta sono state trovate le monete→ legate forse a un deposito di fondazione messo in atto nel momento dell’edificazione del porticato, hanno la funzione di sostenere idealmente al domus mettendola sotto la protezione dell’imperatore e dell’imperatrice. Uno dei più grandi ripostigli ritrovati: The Frome Hoard nel 2010 in Gran Bretagna, con il ritrovamento di ben 52.500 monete dal peso complessivo di 160 kg di metallo. In un grande recipiente depositato in una fossa e sigillato da una ciotola come coperchio. Era impossibile recuperare tutte le monete perché il peso delle monete avrebbe fatto sgretolare la ceramica del recipiente, si è visto che le monete più tarde sono degli antoniniani di Carauso del 290 d.C. e si trovavano al centro del recipiente, monete anteriori invece si trovavano in cima. Probabilmente la comunità del villaggio probabilmente ha costituito questo deposito con ciascuno le proprie monete. M. Crowford, autore del catalogo è importante per schedare le monete, ci fa capire come possono essere usati i ripostigli dal punto di vista cronologico: di due ripostigli con problematiche simili e con emissioni in comune, di cui uno è più recente dell’altro conterà delle emissioni che nell’altro non ci sono e che sono meno consumate. Si possono mettere insieme quindi le varie emissioni e creare una cronologia di tipo relativo. →Lo studio di ripostigli ha cercato di dare una datazione alle wappenmunzen, che cessano di essere prodotte quando Atene introduce i tetradrammi arcaici con la testa di civetta o Atena e avevano anche una parte epigrafica. Lo studio ha indicato che alla fine del VI sec i tetradrammi arcaici erano già in uso, introdotti quindi intorno al 525/510 a.C. I tetradrammi wappenmunzen sono gli immediati predecessori dei tetradrammi arcaici, che si trovano nei ripostigli spesso insieme, circolavano quindi probabilmente insieme. Sono stati individuati pochi coni del diritto, quindi devono avuti avere una fase di produzione breve, di pochi anni. L’emissione dei didrammi (15 emissioni con conii limitati) precede i tetradrammi, emissioni di didrammi ogni anno, probabilmente in alcuni anni non ne vennero prodotte di nuove, sono stati trovati pochi coni del diritto. L’inizio della produzione dei didrammi è intorno alla metà del VI sec (550 a.C., negli anni della tirannide di Pisistrato). Appunti di Giada Reggiani →TERZA EMISSIONE AUREA DI ATENE: Statere in base all’iconografia sul rovescio (civetta sull’anfora) possiamo collocarla nella fase del nuovo stile. Il periodo è quello della prima guerra mitridatica tra Mitridate re del Ponto e Roma. Insurrezione per l’indipendenza di Atene che viene repressa da Silla che riconquista la città. L’Insurrezione di Atene era guidata da Aristione, un ex schiavo, che in questo periodo emetterà delle monete in quanto magistrato (filomitridatico). I soggetti sono sempre gli stessi, epigrafia in cui leggiamo Basie Mitradates Aristion. →Ultimi tetradrammi emessi da Atene: Tetradrammi in nuovo stile con due monogrammi che si attribuiscono al periodo di ingerenza di Roma verso Atene, il tesoriere di Silla→ ultime monete di Argento, la produzione monetale in argento di Atene cessa con la battaglia di Filippi del 42 a.C. fra i cesaricidi e Marco Antonio ed Ottaviano. La zecca ateniese riprenderà a coniare in età imperiale con monetazione provinciale. Produzione della zecca di Atene che segue l'annessione della Grecia al mondo romano= dalla metà del I sec a.C. Atene non conia più monete in argento o in oro ma solo in metallo vile. I soggetti sono gli stessi della precedente monetazione (testa di Atene con la corona di lauro e altri soggetti che richiamano la mitologia greca, Temistocle vincitore di Salamina, civette). Emissione tra il 120 e 150 d.C. con sul rovescio la veduta dell’acropoli di Atene→spesso i soggetti delle produzioni provinciale richiamano i miti, la storia o anche edifici simbolo delle diverse città, vediamo la scalinata d’ingresso all’acropoli con i propilei, la statua di Atena Promakos che tiene una Nike, l’Eretteo e la grotta di Pan. Le ultime monete emesse dalla zecca di Atene risalgono al 264- 267 d.C. con una produzione monetale in metallo vile, sul diritto la testa di Atena elmata e sul rovescio una testa di toro; su un’altra la testa di Asclepio. Queste monete vengono collegate a un momento di difficoltà di Atene, che deve affrontale l’invasione dell’Attica da parte degli Eruli, popolazione barbarica, vi era la necessità di affrontare le spese militari collegate alla difesa della città, nonostante probabilmente Atene usava i denari romani per le spese più ingenti. La città dopo il saccheggio del 267 perde definitivamente il suo ruolo in ambito culturale, artistico, filosofico. Dopo più di 770 anni termina la produzione monetale ateniese, una delle più consistenti e prolisse del mondo antico. C’è la persistenza della testa di Atena che rimane come carattere distintivo. È stato ipotizzato il sito di localizzazione della zecca di Atene, nell’agorà in uno spiazzo pianeggiante, grande cortile quadrangolare sezionato in locale, durante lo scavo sono state trovate diverse monete oltre che vari tondelli vergini non ancora coniati, oltre che varie scorie metalliche e la presenza di fornaci per fondere i metalli. La datazione di questo edificio è stata data intorno al 400 a.C., nel V sec. a.C., ipotesi non certa. Al di sopra di questo sito vennero costruiti prima un Ninfaion e successivamente una chiesa ancora oggi esistente. Appunti di Giada Reggiani LA MONETAZIONE ROMANA ANTICA Fasi monetali romane: → tre fasi premonetali: Aes rude (rame grezzo), aes formatorum (rame con una forma), aes signatum (rame con un marchio) → ultima fase con un vero e proprio sistema monetale: Aes grave (rame pesante). Per inquadrare le prime fasi premonetali si può far riferimento a dei testi antichi risalenti alla metà del V sec. a.C.: Lex Aeternia Tarpeia e lex Menenia Sextia (454-452 a.C., le leggi assumevano il nome del proponente della legge stessa). Le leggi riferiscono del modo in cui si possono pagare le pene e le ammende: in buoi e pecore, con un’equivalenza di 1 bue = 100 pecore. Sistema in cui gli animali assumono la funzione di indicare il valore delle cose. Possono essere pagate anche in metallo a peso: 10 libre di bronzo equivalgono a 1 pecora; 100 libre di bronzo equivalgono a un bue. Leggi delle XII Tavole (450 a.C. circa) fanno riferimento a multe da pagarsi in metallo (non menzionano più equivalente in bestiame), passo in avanti rispetto alle leggi precedenti. →Pecunia: in senso lato, ricchezza, beni, averi e in senso ristretto denaro. Derivazione da pecus, oris (bestiame) perché in queste prime fasi dell’economia di Roma la ricchezza consisteva nel possesso del bestiame. Plinio, Naturalis Historia, XXXIII, 13, 43: “Il re Servio Tullio (data tradizionale: 578-535 a. C.) fu il primo a marchiare il rame. Prima di lui non ci si serviva a Roma che del bronzo informe, secondo la testimonianza di Timeo (= T. di Tauromenio, autore di una Storia del re Pirro e di una Storia della Sicilia, pervenute entrambe frammentarie). Il marchio era l’immagine di animali domestici (= pecudes). Da questa caratteristica deriva il nome pecunia”. Tramite ricerche archeologiche sono stati rinvenuti dei pezzi di aes rude, pezzi di rame informe di vario peso e misure, ritrovati in grandi accumulo come se fossero stati tesaurizzati in aree templari, venivano usati dopo la pesatura in quanto il loro peso non era chiaramente precisato. Gli aes formatum sono manufatti che sono stati fusi entro stampi in modo tale che acquisissero forme particolari, sono manufatti che risalgono al VIII-IV sec., l’attività di pesatura rimane ancora essenziale per stabilirne il valore. Gli aes signatum hanno tendenzialmente forma quadrangolare e portano impresse dei “rami secchi”, dei reticoli geometrici che richiamano rami primi di foglie. Possono essere chiamati anche “a lisca di pesce”. Molti di questi Manufatti hanno diversi pesi (intorno a 1 kg) e vengono ritrovati spezzati, è come se il mercato avesse avuto la necessità sia di pezzi interi sia frammentati. Questo ramo secco viene interpretato come segni di zecche diverse, oggi non più ritenuta attendibile, si ritiene che questi segni siano semplicemente gli esiti del processo produttivo, sulle due parti degli stampi in terracotta dovevano esserci state delle reti di canalizzazione per far fluire il metallo fuso in modo più uniforme, poiché questi canali arrivano fino al fondo della forma, si creavano delle aperture circolari, degli sfiatatoi da cui l’aria contenuta nello stampo potesse uscire per lasciare lo spazio al metallo. Degli studiosi hanno analizzato gli aes signatum per capire se questa produzione si potesse suddividere in gruppi, in crono tipologie→ si è notato che ci sono pezzi che hanno una bava di fusione formatesi dal non corretto fissaggio delle valve=due crono-tipologie: Appunti di Giada Reggiani 1. la più antica ha le bave di fusione molto evidenti ed estese, analizzando il metallo si è vista la presenza abbondante di ossido di ferro. Datazione tra la fine del VI e prima metà del V sec. 2. la più recente comprende pezzi in cui la bava di fusione è meno accentuata e non c’è più presenza di ossido di ferro, cambia la composizione della lega. Datata alla seconda metà del V sec. Gli aes signatum sono stati ritrovati prevalentemente lungo i fiumi Arno e Tevere, nell’Italia centrale collegata con la civiltà etrusca, nel territorio di Roma non sono stati ritrovati esemplari di aes signatum. C’è stato anche un ritrovamento in Sicilia di Bitalemi in un santuario dedicato a Demetri Kore, un’offerta votiva. Altri esemplari di aes signatum hanno dei marchi particolari, soggetti deliberatamente scelti, legati al desiderio decisionale di porre su entrambi lati di questi lingotti delle figurazioni. L’elefante ci dà un’indicazione cronologico, il mondo centro-italico romano entra in contatto con questi animali non autoctoni nel 270 a.C. circa durante lo scontro con Pirro. Nella battaglia di Maleventum l’esercito di Pirro usa gli elefanti per sconfiggere i romani, che capiscono poi che questi enormi animali si spaventano molto facilmente, fanno immettere infatti tra le fila di elefanti delle scrofe con delle torce accese, strategia grazie al quale i romani riescono a vincere. Tendenzialmente i soggetti delle due facce si richiamano (ex. due buoi, due scudi). Primi lingotti con delle iscrizioni, epigrafe che riporta la scritta “ROMANOM” (in genitivo plurale “dei romani” come la monetazione greca), ci attesta che questa produzione di aes riguarda nello specifico i romani. Questi esemplari hanno la tendenza ad avere dei pesi fissi o poco variabili, si è potuta stabilire una media ponderale basata su circa 5 libre. LINGOTTO GALLINE e ARPIONI Su questo lingotto vediamo due galline, che stanno beccando. Sopra e sotto vediamo un simbolo astrologico. Dall’altro lato vediamo due delfini e due arpioni. Si tratta di due rostri: nelle navi da guerra consentivano l’aggancio della nave nemica. In questo modo i soldati potevano sbarcare sulle altre imbarcazioni. Il generale prima della battaglia faceva dei sacrifici e, soprattutto per incoraggiare i soldati, chiedeva all’aruspice di interrogare le stelle. Si cercava un vaticinio da parte degli dèi. Uno dei sistemi per trarre presagi prima della battaglia era proprio legato alle galline: si interpretava il modo in cui le galline beccavano. Che le galline stiano beccando in una situazione di vaticinio è reso esplicito dalla presenza degli astri. Siamo in presenza della celebrazione della prima vittoria navale dei romani. I romani non sono inizialmente una potenza marittima, devono costruire la loro prima flotta per affrontare i cartaginesi durante la prima guerra punica. Si tratta della battaglia di Mile del 260 a.C. (in ambito siciliano), questo lingotto deve essere successivo alla data di questa battaglia. La serie delle AES GRAVE ha l’asse il cui peso corrisponde a 1 libra, è pesante, sono delle vere e proprie monete (ci saranno le frazioni, che avranno dei pesi a scalare; ci saranno anche dei multipli, perciò pezzi ancora più pesanti), è un vero e proprio sistema monetale; le monete sono prodotte attraverso fusione. La prima fase dell’aes grave è costituita da meno di una decina di emissioni. Queste sono formate da diversi nominali, raggruppati insieme da aspetti comuni. Appunti di Giada Reggiani SERIE ROMA-ROMA e DIDRAMMA MARTE-CAVALLO→Si tratta di altre due serie che vengono unificate dal punto di vista iconografico. La serie è chiamata Roma-Roma, perché sull’asse è raffigurata questa testa femminile con elmo frigio. Viene identificata come raffigurazione di Roma. Sia sul diritto che sul rovescio è raffigurata una clava dietro la testa. Sono monete contrassegnate dalla scritta Roma e dalla clava. Nonostante siano unificate dal punto di vista iconografico, ci sono differenze tra i due sistemi monetali: • L’aes grave è un sistema monetale in metallo vile, il didramma è un sistema in argento. • L’aes grave è un sistema prodotto attraverso la tecnica della fusione, il didramma è un sistema prodotto attraverso la tecnica della coniazione. CRONOLOGIA MONETALE DI ROMA= tentativo di sintetizzare questa prima fase della produzione monetale romana, partendo dal ramo secco. Nel 225 circa c’è una produzione che cerca di riunificare la produzione in metallo vile e quella in argento, ma anche in oro. Questa data è significativa per il tentativo di unificare tutte le produzioni nei diversi metalli. Nel 225 viene introdotta la SERIE GIANO-PRUA→considerata successiva a quella della ruota (dove c’era il desiderio di unificare i nominali con lo stesso soggetto sul rovescio). Il rovescio di questa serie è sempre costituito dalla raffigurazione di una prua rivolta verso sinistra. Si mantiene, inoltre, l’uso dei contrassegni di valore. L’aspetto importante è che, a partire da questo momento, ogni nominale in bronzo coniato dalla Repubblica di Roma avrà sempre lo stesso soggetto=gli assi successivi al 225 saranno sempre caratterizzati da una testa di Giano barbato e dalla prua. I semiassi avranno sempre la testa di Giove o di Saturno sul diritto, la prua sul rovescio. Il triente avrà sempre la testa di Marte e la prua. Il quadrante avrà sempre la testa di Ercole e la prua. Il sestante avrà sempre la testa di Mercurio e la prua. L’uncia avrà sempre una testa femminile elmata e la prua. Si introduce la consuetudine dei tipi fissi su ogni nominale. Mentre prima ogni serie introduceva dei soggetti propri, da questo momento in avanti ogni nominale avrà sempre quel soggetto. Questo chiaramente rende più riconoscibili le monete. In questa fase i nominali sono ancora approntati con la tecnica della fusione. Un passo in avanti verrà fatto nel momento in cui la zecca di Roma inizierà ad approntare un nuovo sistema di monete in argento: il denario alla fine del III sec. a.C. Contemporaneamente viene introdotta una serie in metallo vile detta sestantale.  L’ASSE SESTANTALE→È prodotta in metallo vile. L’asse corrisponde a 1/6 di asse liberale. Il peso teorico dell’asse a partire da questa serie corrisponde a circa 54 g. Da questo momento in poi, a partire dal 214-211, tutta la monetazione, anche in metallo vile, di Roma verrà coniata, la tecnica della fusione viene abbandonata dalla zecca di Roma. In questa serie tornano i soggetti visti prima. Il tipo dell’asse Giano Prua rimane nel ricordo comune dell’immaginario collettivo romano davvero molto a lungo. Il linguaggio monetale è un linguaggio molto conservativo. Noi sappiamo da Macrobio, siamo quindi nel V secolo d.C., che i romani quando gettavano in aria una moneta per trarne la sorte dicevano capita aut navia (teste o navi). Questo mostra come fosse rimasto vivo il ricordo di questi soggetti monetali. Appunti di Giada Reggiani IL SISTEMA MONETALE DEL DIDRAMMA Questo nome rimanda a una produzione e a un sistema monetale di ambito greco (dramma-dracma). È anche chiamato monetazione romano-campana. Nella prima fase produttiva questa moneta viene prodotta in zecche dell’Italia meridionale. Differenze AES GRAVE-DIDRAMMA: • sistema ponderale di riferimento: nell’aes grave il sistema di riferimento è quello della libra romana; il sistema della monetazione in argento è un sistema ponderale magno greco. • La tecnica di produzione è differente: nell’aes grave si usa la fusione; nella monetazione in argento si usa la coniazione. • Muta anche l’area di circolazione: per l’aes grave parliamo di Roma e Italia centrale; per l’argento parliamo anche a sud di Roma (Magna Grecia) Siamo in un periodo in cui Roma comincia a commerciare e a guerreggiare nei territori della Magna Grecia. Qui da secoli era in uso una monetazione in argento coniata. Per attivarsi su questi mercati, perciò, Roma è costretta ad avere una moneta accettata. Non può quindi più utilizzare monete in metallo vile, che inoltre fanno riferimento a un diverso sistema ponderale. Al fine di estendere i propri commerci e le proprie attività militari, Roma deve introdurre una nuova moneta in argento, coniata, con un diverso sistema ponderale. Per questo ci sono quei tentativi di unificare i sistemi (visti sopra); al fine di dare una coerenza si usano quei simboli (falcetto, clava…). Le prime due emissioni che inseriamo nel sistema del didramma non sono in argento, ma in metallo vile. Sono monete molto rare anche dal punto di vista numerico. Grazie loro soggetti possiamo collocarle in un’area ben precisa, di conseguenza in un ambito cronologico ben delimitato. In alto vediamo una moneta prodotta per Roma (scritta Romaion= dei romani). In basso una moneta prodotta nella zecca di Napoli, con la scritta “degli abitanti di Neapolis”. I soggetti sono gli stessi: sul diritto una testa maschile con ghirlanda di lauro; sul rovescio una protome antropocefala (testa umana) di un toro. La scritta nelle due monete è in greco: capiamo dovessero circolare in quell’ambito. La comunanza iconografica ci mostra come queste prime emissioni vengono prodotte nella zecca di Neapolis. Roma stringe con Napoli nel 326 un trattato di alleanza su piano di parità giuridica (foedus aequum). EMISSIONE NAPOLI→Si tratta ancora di una emissione collegata alla zecca di Napoli, ma questa volta la scritta non è più in greco, ma in latino (sempre in genitivo plurale arcaico). Sul diritto è raffigurata una testa femminile. Il soggetto del rovescio è ancora collegabile alla produzione di Napoli: è raffigurato un toro antropocefalo raffigurato nella sua interezza, che avanza verso destra. Nelle monete di Napoli il toro è sovrastato da una Nike che lo sta incoronando, particolare non è presente nelle produzioni romane. LA MONETA IN ARGENTO→ Il sistema di didramma in argento è strutturato in otto serie diverse, suddivise fra loro in due gruppi, in base all’epigrafe. Le prime quattro serie presentano questa scritta “romano”. Il gruppo successivo, sempre composto da quattro serie diverse, alla scritta “Roma”. Quindi si parte da una scritta in genitivo plurale, che si ricollega all’uso tipico delle zecche greche. Si arriva poi a non indicare più il popolo dei Appunti di Giada Reggiani romani, ma la moneta diventa moneta di Roma, dell’entità statale. Sono monete coniate con estrema precisione, in alcuni casi i soggetti sono generici, non richiamano Roma; mentre altri invece sono estremamente legati alla città (ex. la lupa che allatta Romolo e Remo). La SERIE ROMANO è più pesante, considerata quella iniziale, raffigura sul diritto una testa maschile elmata, forse Marte; sul rovescio vediamo una protome equina imbrigata e dietro una spiga di grano. La seconda serie presenta una testa maschile con corona di lauro, quindi Apollo; sul rovescio un cavallo al galoppo verso destra e un astro. La serie terza vede la testa di Eracle sul diritto; sul rovescio una lupa. Sulla quarta serie vediamo una testa femminile elmo, che richiama quelle viste precedentemente; sul rovescio una Nike che sta legando la sua ghirlanda sopra un ramo di palma. La SERIE ROMA riprende gli stessi soggetti. QUADRIGATUS→Serie di didrammi romani detta quadrigati. È importante vedere come l’ultima serie didrammi ha un nome proprio, mentre tutti gli altri hanno il nome generico di didrammi. L’ultima serie viene chiamata con un termine che ritroviamo anche nelle fonti contemporanei, quindi non inventato dagli storici. Il nome è relativo al soggetto del rovescio: una quadriga. Plinio nelle sua Naturalis Historie riporta che l’immagine impressa sulla moneta di argento fu quella di bighe e quadrighe, oltre a monete in argento vengono emesse nelle singole serie dei nominali in metallo vile prodotti sulla base del sistema ponderale magnogreco. In alcuni casi i soggetti sono gli stessi delle monetazioni di argento (litra). Nel 225 a.C. circa si è ipotizzato che si cerca una unificazione più forte fra i diversi sistemi ponderali in uso nel mondo romano, dare un’unità di tipo iconografico alle diverse emissioni, vengono emesse monete in oro, le prime della repubblica romana, in argento (quadrigati) e in bronzo (produzione giano-prua) accomunati dal fatto che utilizzano lo stesso soggetto, una testa con due volti del dio Giano, sia giovanile che barbata. La moneta d’oro viene chiamata dai numismatici “oro del giuramento”, sul rovescio c’è un vero e proprio giuramento , venivano poste le spade su un maiale da due soldati (sistema per prestare giuramento in ambito militare come ci riporta Livio). Introduzione di monete di argento nel mondo romano: Plinio nelle Naturalis Historie (“l’argento fu contrassegnato come moneta nel 485esimo anno dalla fondazione dell’Urbe, sotto il consolato di Q. Ogulnio e C. Fabio, cinque anni prima della Prima Guerra Punica”“il popolo romano non utilizzò l’argento come moneta prima di aver sconfitto Pirro” 275/269 a.C.); Livio in Ad Urbe Condita (“Sconfitti i Picenti, fu concessa la pace. Furono dedotte le colonie di Ariminum e di Benevento nel Sannio, allora per la prima volta il popolo romano cominciò ad usare l’argento”) fanno riferimento all’introduzione di una moneta di argento nel mondo romano→269/268 a.C., secondo gli studiosi sarebbe da riferire al denario. DENARIO, tipica monetazione romana basata sul sistema della libbra: Denario con testa femminile elmata con un elmo di tipo frigio, riconosciuta come la dea Roma, che porta una collana e orecchini e ha i capelli lunghi, dietro la sua testa c’è una X (10, denario di dieci assi), sul rovescio due cavalieri che avanzano sui loro cavalli al galoppo verso destra e il mantello che vola, portano delle lance in resta, portano un berretto conico con una stella, capiamo che sono due soldati celesti, Castore e Polluce i Dioscuri, scritta Roma in una cornice. I dioscuri sulle monete romane sono un soggetto inusuale. Periodo in cui i romani combattono contro i latini al lago Regillo, i romani sembrano avere la peggio quando due giovani su cavalli bianchi intervengono e cambiano le sorti della battaglia. Appunti di Giada Reggiani La MONETAZIONE IMPERATORIA, “imperator” in età repubblicana fa riferimento al titolo che si attribuisce ai comandanti dell’esercito, i magistrati muniti dell’imperium→ monetazione che viene emessa da personaggi che non sono triumviri monetali (pretori, questori, edili, consoli …) Ciò che caratterizza queste emissioni è la scritta “EX SENATUS CONSULTUS” abbreviato “EX SC”, trattandosi di un’emissione che esulava dalla normale programmazione era necessaria una delibera da parte del Senato per permetterne la coniazione straordinaria. Ex. moneta di Lucio Calpurmio Pisone Cesonino e Servilio Cepione, questore urbis e questore ostiae (lettera Q), del 100 a.C. In esergo c’è la sigla EX.S.C. Sono raffigurati due togati tra due spighe di grano, la parte epigrafica in esergo riporta “ad fru emu” (ad frumentum emundum), emissione speciale approntata per l’acquisto del frumento. La MONETAIZONE IN METALLO VILE dopo l’introduzione del denario→con il denario le monete in bronzo vengono battuto con un peso più basso, assi sestantali in quanto l’unità (l’asse) pesa 1/6 della libra (54 gr). I soggetti da questo punto in poi sono fissi, ogni nominale ha il suo soggetto, sono monete tutte prodotte con la coniazione. Nel tempo ci saranno abbassamenti ponderali fino alla produzione di assi unciali (1/12 di libbra, 28 gr). Gli assi sestantali e gli assi unciali sono prodotti in grandi quantità nel corso del II sec. a.C. e rimangono in circolazione anche nel I sec a.C.; dal primo decennio del I sec. a.C. (dall’età di Silla) non si produce più monetazione in metallo vile dato che ne era già stata prodotta a sufficienza nel secolo precedente. Si tratta per questo motivo di monete molto usurate, con i soggetti poco riconoscibili. RITARIFAZIONE DEL DENARIO→ al momento della sua introduzione il denario vale 10 assi, intorno al 141 a.C. il denario viene ritariffato=viene posto in un rapporto diverso con gli assi, viene a valerne 16 assi (di conseguenza il quinario ne vale 8 e il sesterzio 4). Questo rapporto sarà poi recepito dalla riforma di augusto e da tutta la monetazione alto-imperiale. Ex. denario di Lucio Iulio del 141 a.C. con il numerale XVI dietro la testa di Roma. Di conseguenza deve essere rimodulato il peso dell’asse sestantale e dell’asse unciale (1/16). I BIGATI E I VITTORIATI I Bigati li abbiamo già citati quando abbiamo parlato dei quadrigati (introdotti prima come didtrammi), con la citazione di Plinio nelle Naturalis Histoire “notae argenti fuere bigae atque quadrigae; inde bigati quadrigatique dicit”. Il termine bigati è stato assegnato dagli studiosi a delle emissioni denariali in cui inizia a cambiare il soggetto del rovescio (sostituiscono la raffigurazione dei dioscuri a cavallo verso destra) con raffigurazioni di bighe e quadrighe. Ex. bigato anonimo, quindi una delle prime produzioni risalenti al 180 a.C. circa, sul diritto abbiamo la testa di Roma elmata rivolta verso destra con il contrassegno di valore Per, sul rovescio una biga che avanza verso destra guidata un’auriga femminile (Luna) con un crescente lunare sul capo; Alto bigato con in esergo sul rovescio la scritta ROMA PUR e una conchiglia (riferimento alla porpora e al nome Purpureus del tiumviro). Tacito nella Germania: “le monete serrate (dentellate) e i bigati (bigatos) erano accettate soprattutto dai Germani” Appunti di Giada Reggiani I Vittoriati: non sono denari, ma sono emessi a partire dagli anni in cui si introduce il sistema denariale, troviamo infatti inizialmente dei vittoriati anonimi, con monogrammi e con simboli. Il vittoriato ha un’emissione molto breve, dal 214 al 120 a.C., sono emessi con un titolo (percentuale di argento) più basso e anche dal peso complessivo più basso. I vittoriati sono chiamati in questo modo perché sul rovescio hanno la figura della dea Vittoria con il trofeo costruito con le armi rubate dall’avversario vinto, una sorta di tronco su cui si attaccavano uno scudo circolare, un elmo, una lancia e una spada. Questa produzione doveva circolare in aree diverse da quelle del denario (ex. Italia cisalpine), probabilmente usate per scambi commerciali con queste aree. EVOLUZIONE DEI SOGGETTI DEI DENARI Plinio nelle Naturalis Historie ci riporta appunto l’uso di bighe e quadrighe (al passo o al galoppo) guidate da aurighi e divinità (Luna e Vittoria) sul rovescio delle monete. Inizialmente le novità iconografiche riguardano solo il rovesci, sul diritto troviamo sempre la testa elmata do Roma. Col tempo anche il diritto subisce innovazioni iconografiche, ogni anno i denari emessi cambiano di soggetto rispetto all’emissione precedente, questo fa sì che ci sia una varietà di soggetti (ex. testa femminile con capelli arruffati tipica del mondo barbarico; testa di nettuno e un delfino cavalcato da un erote; Giunone caprotina). Tendenzialmente i triumviri sceglievano soggetti che richiamavano la grandezza della loro gens, mentre quando la sua gens non aveva titoli o meriti da vantare si usava proporre soggetti più tradizionali (memoria gentilizia, ricordo della storia familiare molto importante nella cultura e nella società romana, il peso delle magistrature rocoperte dagli avi avantaggiavano il percorso nel custus honorum delle nuove generazioni.) → ex. serie denariale di Lucio Titurio Sabino dell’89 a.C., raffigurano sul rovescio il ratto delle Sabine, con due soldati romani che rapiscono due donne sabine, sul diritto vediamo una testa maschile barbata, non è una divinità in quanto non ha la corona d’alloro, monogramma “TA” in riferimento al re sabino Tito Tazio. Su un'altro denario, sul rovescio, rappresentazione della vicenda di Tarpeia: figlia del custode della rocca capitolina, lei promette ai soldati sabini di tradire la propria patria e di aprire loro le porte della rocca in cambio di ciò che i soldati portavano al braccio destro, dei bracciali. I nemici approfittano dell’ingenuità della ragazza e la puniscono dandole gli scudi invece che i bracciali. Denario serrato di Mamilus Limetanus: la tradizione vuole che la città di Tuscolo, patria di colui che fece coniare questa moneta fosse stata fondata direttamente dal figlio di Ulisse e Circe, Teregono, sul retro vediamo infatti la raffigurazione a figura intera di un uomo con un cane che gli corre incontro, sul diritto vediamo invece il ritratto di profilo di Mercurio, in quanto Ulisse era nipote di Hermes. Appunti di Giada Reggiani MONETAZIONE IN ETA’ TARDO-REPUBBLICANA→La moneta è lo specchio della situazione politica: periodo in cui i magistrati coniavano monete in situazioni particolari. La moneta imperatoria, in questo periodo sottratta dal controllo del senato da parte di contendenti al potere (Cesare, Pompeo, Marco Antonio…) che hanno necessità di pagare le proprie legioni e senza il permesso del senato coniano in modo autonomo le monete. Troviamo anche emissioni di zecche itineranti in cui i pesi variavano. MONETE DI CESARE, primo romano che ancora in vita decide di autorappresentarsi sulle monete, consuetudine che diventerà tipica in età imperiale. Denario di cesare che ci mostra un passo in avanti verso le consuetudini imperiali: sul diritto c’è Venere con un piccolo cupido; sul rovescio spesso sono raffigurati eventi che riguardano direttamente le imprese dell’emissione e non alla storia passata della sua gens, ex. vicende delle Guerre Galliche, vittoria con il trofeo tipico delle zone galliche con le carnice, trombe da guerra delle popolazioni galliche che terminavano con una testa di animale fantastico, alla base del trofeo sono inginocchiate due figure, un uomo e una donna, che rappresentano la sconfitta del popolo gallico, hanno le braccia legate dietro la schiena, spogliati dei loro abiti, barba lunga e capelli sciolti e scompigliati tipiche di questo popolo. In esergo troviamo la scritta CAESAR. Due aurei, uno di Ottaviano e Marco Antonio di una zecca itinerante dell’esercito e uno solo di Marco Antonio (con sul rovescio il ritratto femminile di Ottavia, sua sposa e sorella di Ottaviano, prima donna ad avere questo privilegio)→ la consuetudine del soggetto ancora in vita entra da subito nelle consuetudini. →FASE IMPERIALE Emissione di Marco Antonio, serie legionaria in quanto sul rovescio ci sono le legioni con al di sotto il nome della suddetta. Non troviamo il ritratto di marco Antonio. Produzione collegata alla produzione della zecca itinerante che segue la legione di marco Antonio nella zona di Azio in cui verrà combattuta la battaglia finale che segna la sconfitta finale di Antonio. Sono stati identificati oltre 860 conii per il diritto e 960 conii per il rovescio, si tratta di una delle emissioni più abbondanti della storia romana. Gli auri sono molto rari in questa emissione. I personaggi che coniano autonomamente non si attengono alle caratteristiche tipiche della zecca di Roma, queste monete hanno fatti un titolo minore rispetto alle monete provenienti dalla zecca di Roma. Sappiamo che fece uso di leghe, soprattutto tra argento e ferro. La moneta cattiva scaccia la moneta buona, legge di Gresham: quando sul mercato circolano assieme monete buone (con argento puro) e cattiva (con percentuale di argento minore, mischiato a metallo vile), l’utente tenderà a tesaurizzare le monete buone, sul mercato tendono quindi a rimanere sul mercato monete cattive→ i denari di Marco Antonio rimasero in circolazione per moltissimo tempo. Ottaviano produce le proprie monete, molte in oro→ gli studiosi hanno suddiviso la produzione di Ottaviano (prima della sua incoronazione a imperatore) in due gruppi che si diversificano per la scritta= la prima ha la scritta “CAESAR DIVI FILIUS”, la seconda invece la scritta “IMP-CAESAR”. Vediamo sul rovescio la rappresentazione della dea Vittoria alata che tiene in una mano un tridente e nell’altra una corona di lauro, in piedi su un globo. Questa vittoria si caratterizza per essere ottenuta in ambito marino (ricollegata alla vittoria di Azio). Appunti di Giada Reggiani MONETAZIONE NEL II-III SEC Alla fine del II sec aumentano le uscite e diminuiscono le entrate. Questo provoca una grave crisi. Le fonti di metallo sono le miniere e i bottini di guerra oppure dal capitale personale dell’imperatore, il metallo arriva alla zecca che le conia e le manda all’erario che le distribuisce. Le spese principali delle uscite sono per esempio il pagamento dell’esercito e dei soldati, opere pubbliche, tributi pagati agli alleati, acquisti di scorte di cibo, funzioni civili ecc… Molte monete possono uscire dalla circolazione: possono essere perse, tesaurizzate oppure esportate tramite gli scambi commerciali con le zone al confine con l’impero. Tutte queste uscite si riversano sulla popolazione tramite le tasse (dirette o indirette), dazi, affitti, imposte di successione ecc… Aumento consistente della necessità di finanziare gli eserciti per i conflitti con le popolazioni ai confini come Quadri, Marcomanni, Parti. Ciò si somma con una drastica decrescita della popolazione anche per via della guerra, e di conseguenza meno tasse da riscuotere. Il colpo finale è dato dalla peste antonina, un’epidemia forse di vaiolo proveniente dalla Partia che si diffonde velocemente e con grande consistenza. Nel giro di 3 mesi 1/3 della popolazione della provincia dell’Egitto muore. Per risolvere lo squilibrio lo stato usa le riserve di valore, quantitativo di metallo che lo stato teneva da parte ma che non bastava. Misure di finanza creativa, azioni che tamponano la perdita ma che non la risolvono del tutto (donativo di Commodo pagato con il ricavato di un’asta indetta da Pertinace in cui vennero messe in vendita dei beni dell’imperatore che era morto). Vennero ritoccati ulteriormente i valori di peso e il contenuto di metallo prezioso nelle monete, si arriverà a denari con un titolo di argento del 50%, bene la metà della moneta era di rame, sotto Settimio Severo.  ETA’ SEVERIANA (II-III sec) Uscite: spese militari sia sul fronte danubiano sia sul fronte partico. Settimio Severo e i suoi successori davano molta importanza al fattore militare. Si sommano le spese per pagare i tributi ai barbari per tenere sicuri i confini. Aumentano le spese dell’Annona a Roma. Entrate: sotto Caracalla con la Costitutio Antoniniana ogni persona che vive sotto l’impero diventa cittadino→ più popolazione tassabile. Viene anche aumentata da Caracalla la tassa per la liberazione degli schiavi dal 5 al 10 %. RIFORMA MONETALE DI CARACALLA→ diminuisce il peso della moneta di oro a 1/50, il contenuto di metallo prezioso rimane comunque molto alto. Successivamente, nel 215 viene introdotta una nuova moneta al posto del denario: l’antoniniano, la moneta si rifà al nome ufficiale di Caracalla: Marco Aurelio Antonino, che si ricollegava alla dinastia precedente. ANTONINIANO→corrisponde nel peso a un denario e mezzo, ma il contenuto di fino era uguale al denario severiano. Un antoniniano circolava quanto due denari→ produrre più monete con meno metallo, sopravvalutazione della moneta. Negli antoniniani l’imperatore porta una corona raggiata (→riforma di Nerone) Nel corso del III sec l’antoniniano prende il posto del denario, diventando la moneta cardine. Con Caracalla non c’è un emissione regolare. Solo con Gordiano III diventa una moneta regolarmente coniata. Le variazioni di titolo e di peso vengono giocato ora solamente sull’antoniniano, subisce drastiche diminuzioni di metallo prezioso, arrivando anche a percentuali molto basse di argento (5%, 2%). La moneta in oricalco (sesterzio) smette di essere prodotta sotto Gallieno. Appunti di Giada Reggiani Dopo la riforma di Caracalla l’antoniniano perde drasticamente e in continuazione il metallo prezioso al suo interno fino alla RIFORMA DI AURELIANO nel 274 d.C. dopo aver sconfitto Zenobia e l’impero delle Gallie. Introduzione degli AURELIANI, nominali che non verranno più approntati dopo l’età di Aureliano. La riforma di aureliano arreca il quantitativo in libbre di metallo prezioso all’interno della moneta della moneta stessa. Aureliano tenta di portare in auge gli assi, dupondi e sesterzi ma fallendo. Per l’aureo viene abbassato il peso della moneta ma il titolo rimane lo stesso (1/50 di libbra). Il contrassegno è diverso per le zecche orientali e occidentali: il contrassegno delle zecche di Roma, Cizico e Antiochia portano il contrassegno XXI; la zecca di Siscia il contrassegno XX.I, le zecche di Tripoli e Serdica KA e la zecca di Ticinum (Pavia) il contrassegno XX. Rapporto dell’aureliano con i denari di argento puro: un aureliano era equivalente di 20 denari, per ottenere una moneta di argento pura erano necessari 20 aureliani, perché gli aureliani contenevano solo il 5% di argento al loro interno (5x20=100). RIFORMA MONETALE DI DIOCLEZIANO 294 d.C. Durante i primi anni del suo governo continuerà la produzione di aureliani con il contrassegno di valore. Introduzione dell’ARGENTEUS: Diocleziano fa un cambio di rotta della tendenza del diminuire la % di metallo prezioso e produce una moneta con un titolo molto alto, con un tasso di fino del 96% (quasi puro). In un primo periodo Diocleziano conia ancora gli antoniniani. La riforma introduce nuove monete, nuovi nominali: le monete in oro vengono abbassate da 1/70 a 1/60 di libra; Monete in metallo vile o mistura: follis/nummus/laureato grande, moneta più grande in mistura che Diocleziano introduce, ha una percentuale di argento molto bassa (3-4%), gli imperatori in questi nominali portano corone di lauro. Il termine non in latino. Ta le altre monete in metallo vile ricordiamo la frazione radiata e il laureato piccolo (uguale al laureato grande ma di dimensioni minori). Sono nomi convenzionali in quanto non sappiamo il nome che fu assegnato dai contemporanei a queste monete. FOLLIS: indica un sacchetto, una borsa che serviva per contenere le monete, utilizzato dai nummulari, coloro che nel sistema delle banche erano esperti nel saggio delle monete, le analizzavano e le autentificavano, le monete venivano poi sigillate nel follis con una tessera nummularia in avorio. Il termine follis assume un significato di unità comprendente un certo numero di monete, indica la quantità di monete contenute nella borsa. LA MONETAZIONE PROVINCIALE (Monetazione civica o polide) La produzione di monete che esula dalla produzione delle zecche imperiali che nel corso del tempo le autorità imperiali aprono. Sono per la maggior parte in Asia minore e Grecia, nei territori imperiali, in età imperiali ricevono il privilegio di continuare a battere per l’impero; le monete coniate portano epigrafie in greco e riportano episodi che fanno riferimento a eventi storici e miti tipici di quelle zone. Due categorie di monete prodotte nelle provincie: - Monetazione civica o poliade, prodotta nelle singole città, produzioni locali che producono monete per il mercato locale ma che per via dei commerci spesso entrano nell’impero. - Monetazioni di alleanza o omonoia, quando due entità statali stringono un’alleanza, episodio celebrativo. - Koina, monete emesse da leghe provinciali - Le monete provinciali, prodotte principalmente da Alessandria e Antiochia, sono monete principalmente in argento, sono monete che circolano solo nei territori in cui sono coniate. - Coniazioni di re clienti (ex. moneta di Sauromate II del regno di Bosforo, stretti legami con Roma) Appunti di Giada Reggiani LA MONETAZIONE TARDOANTICA RIFORMA DI COSTANTINO: si diminuisce il peso dell’aureo che passa a 1/72 di libbra, la moneta assume un nome nuovo: solidus (forte, affidabile). Moneta d’oro di tutti il VI e V sec., la moneta d’oro bizantina chiamata nomisma sarebbe il solido. Semisse (metà solido) e tremisse (un terzo di solido) introdotto da Valeriano. Monete che vengono adottate successivamente dai regni germanici. Sono battute in quantità sempre maggiori i multipli della moneta d’oro: multipli da tre solidi di Costantino della zecca di Tessalonica, 326 d.C. La monetazione in argento: Costantino introduce la siliqua, il ruolo della monetazione viene ridimensionato, fino a cessare la sua funzione centrale, era stato il centro della produzione monetale per le maggior parte della storia romana, a questo punto non verrà quasi più emesso, verrà prodotta sempre meno. Nell’età tarda verranno prodotte solo monete in poro e in rame. Costantino abbandona la coniazione dell’argento non più sostenibile per l’alto tasso di fino, rimarrà solamente il follis, che viene sempre più ridotto di diametro e di fino. Vengono introdotti nuovi nominali in oro di cui non si conosce il nome, di diversi valori in base al loro peso e al loro diametro (AE I; AE II; AE III; AE IV). Nel corso del V sec verranno prodotte solo le AE IV.
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