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Storia della letteratura italiana (800-900) FERRONi, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto Storia della letteratura italiana (800-900) FERRONi

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 01/03/2020

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Scarica Storia della letteratura italiana (800-900) FERRONi e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! FERRONI 800-900 7.2.3 LA CARRIERA DI VINCENZO MONTI Monti attraverso l’età rivoluzionaria napoleonica e i decenni avvenire. Conquistò la fama di primo poeta d’Italia per la sua adattabilità alle tendenze e al gusto dominanti. Seppe mantenere con tutti buoni rapporti e ottenne riconoscimenti per il suo prestigio letterario. La sua opera produsse una profonda laicizzazione e modernizzazione della nostra tradizione. Nasce nel 1754 in Romagna da famiglia di proprietari terrieri. A Ferrara compie studi giuridici e medici, ma riconobbe già allora la letteratura come suo interesse maggiore. Si sposta poi a Roma, dove vi rimase per più di 20 anni. Qui si da alla vita mondana. In questo ventennio la sua produzione fu ampia. Si sposa con la Pikler. Venne sospettato di giacobinismo e perciò fu costretto a lasciare Roma. Si sposta a Milano, per poi diventare professore all’Università di Pavia. Si schierò in difesa della tradizione classica, ma mantenne buoni rapporti con molti romantici. Muore a Milano nel 1828. 7.2.4 MONTI POETA DEL NEOCLASSICISMO PAPALE Opera su terreni letterariamente molto diversi fra loro. Tra le opere più importanti ricordiamo: - Prosopopea di Pericle - Al signor di Montgolfier - La bellezza dell’universo - Mondo creato - Sulla morte di Giuda - A Don Sigismondo Chigi - Pensieri d’amore - Aristodemo - Galeotto Manfredi - Musogonia L’opera più celebre è la “Bassvillania”, poemetto in terzine che prende spunto dall’assassinio del repubblicano Bassville del 93, per opera della plebe aizzata dagli antirivoluzionari. Esalta le scelte politiche di Napoleone anche nel “Prometeo”. Altre opere sono: - Caio Gracco - Mascheroniana - Teseo - Il bardo della selva nera - Il ritorno di Astrea Si occupa anche di traduzione, come ad esempio per l’Iliade e le Satire di Persio. Negli ultimi anni di vita produsse: - Pel giorno onomastico della mia donna Teresa Pikler - Feroniade - Sulla mitologia 7.2.6 VALORE E SIGNIFICATO DELL’OPERA DEL MONTI La poesia del Monti resta esteriore e formale, priva di vitale partecipazione. L’importanza della sua figura intellettuale consiste proprio nell’abilità di fare della letteratura la voce del gusto e dei modelli collettivi di volta in volta dominanti. Egli laicizza la tradizione classicistica; appare il creatore di un classicismo borghese, che mostra fiducia nel progresso. 7.3.1 UGO FOSCOLO. LA VITA Nasce a Zante, nella Repubblica di Venezia nel 1778. Padre medico e madre di origini greche. La famiglia si trasferisce in Dalmazia, dove il padre morì lasciando tutti in difficoltà. Nel 1792 l’intera famiglia si trasferisce a Venezia dove Ugo continua gli studi. Possedeva un fascino singolare, il suo comportamento aveva qualcosa di selvatico che attirava curiosità e simpatia. Si dedica alla lettura dei classici greci, latini e italiani, legge anche i grandi illuministi. Aveva un orientamento rivoluzionario e idee giacobine. Per questo il governo oligarchico aveva dei sospetti su di lui, che quindi fu costretto a fuggire a Bologna, dove si arruola nel corpo dei cacciatori a cavallo. Tornò poi a Venezia, per poi abbandonarla definitivamente e andare a Milano e successivamente di nuovo a Bologna. Nel 1799 si arruola volontario nella Guardia Nazionale di Bologna. Ebbe poi la nomina di capitano aggiunto e assolse vari incarichi in Lombardia, Emilia e Toscana. Cercava nel lavoro letterario una consolazione alle delusioni politiche. Dopo vari stabilimenti dovuti alla sua situazioni di comandante nella manica, torna in Italia, dove entra in contrasto con personaggi influenti del Regno d’Italia. La sua vita fu un continuo di storie amorose passionali e fugaci e crisi economiche. Varie vicende lo spinsero a stabilirsi a Firenze, dove ebbe una fase creativa particolarmente felice. Le varie vicende politiche presenti in Italia all’inizio dell’800 lo fanno scappare in Svizzera. Da qui decise di emigrare in Inghilterra, dove però non riuscì a farsi accettare dalla borghesia londinese. Morì a Londra nel 1827. 7.3.2 DALLA VITA ALLA LETTERATURA Tutto sembra provvisorio nella sua vita, e si concentra soprattutto sul proprio IO. Si può definire l’individualismo di Foscolo con “egotismo”. I centri della personalità di Foscolo sono la politica e l’amore. Egli avverte con forza la necessità di saldare l’esperienza intellettuale a quella politica. Il poeta è sempre spinti a ricercare storie difficili e senza futuro. Egli sembra voler distruggere l’immagine stessa della donna; la donna gli appare come entità superiore la cui presenza gli permette di riconoscere la sua grandezza. Ma in questo incontro l’IO riconosce anche che non può trovare quiete. Pare che egli voglia trasformare la sua vita in un continuo romanzo. Per quanto riguarda la poesia egli sembra ricercare una maggiore sublimazione del suo egotismo. Nessuna opera di Foscolo è mai veramente finita; la sua vita è un accumularsi continuo di temi e progetti. I temi costanti della produzione foscoliana sono la compassione, il sepolcro, la patria, l’amicizia, l’amore, la bellezza e l’armonia. 7.3.3 IL CONTRASTO E LA SCONFITTA: JACOPO ORTIS “Ultime lettere a Jacopo Ortis” è un romanzo epistolare, e la sua scrittura accompagna Foscolo per gran parte della sua vita. Lavora a questo testo a Bologna nel 1798, dove venne pubblicato a sua insaputa. L’edizione pubblicata da Foscolo apparve solo nel 1802 a Milano, che era stata rivista dall’autore nel corso dei suoi viaggi all’estero. Jacopo Ortis racchiude molte caratteristiche dell’autore, facendo assumere alla vicenda un carattere autobiografico. Jacopo è il centro indiscusso della vicenda; egli è mosso dal desiderio di valori assoluti, ma al tempo stesso una tensione distruttiva lo spinge verso la morte. Le interpretazioni di tipo psicoanalitico sono facili per questo romanzo. Si nota anche come nel romanzo Jacopo abbia perso ogni fiducia nel progresso, e in questo è diretto portavoce di Foscolo. Jacopo è una figura altamente contrastante, che cerca di rendere partecipe il lettore trascinandolo nel suo vortice di passioni e sensazioni, ma che allo stesso tempo si chiude in sé stesso. Il suicidio è l’ultimo gesto esemplare che compie questo personaggio. La prosa di questo romanzo è una novità nel panorama italiano, perché cerca di ricavare forza anche dal linguaggio comune. 7.3.13 FOSCOLO NELLA CULTURA ITALIANA Una delle ragioni di maggior interesse per quanto riguarda Foscolo sta nel nesso tra la sua poesia e la vita. Foscolo scopre il carattere negativo del mondo esterno, vede nella natura e nella società forze nemiche con le quali si scontra continuamente. 8.2.1 CARATTERI E LIMITI DEL ROMANTICISMO ITALIANO Di Romanticismo si inizia a parlare solo nel 1816 con l’articolo di Madame de Stael. Il Romanticismo italiano comportò un rifiuto di forme, schemi e regole della tradizione classica, e una nuova attenzione alla realtà contemporanea. Rispetto a quello europea, il Romanticismo italiano si caratterizza per la sua moderazione, e ha degli elementi di continuità con l’Illuminismo. In Italia si pone l’accento prima di tutto sul rapporto tra letteratura e società. La particolare situazione politica fa in modo che si ponga in primo piano anche la tematica patriottica e nazionale; prevale poi anche la religiosità del cattolicesimo romano. L’arte ha ora anche funzioni morali ed educative. 8.2.2 CLASSICI E ROMANTICI La battaglia romantica italiana prende il via dagli insulti ricevuti dai classicisti in risposta alla lettera di Madame de Stael. Il dibattito fra i classici e i romantici fu il primo vero dibattito su suolo pubblico avvenuto nella letteratura italiana, ed ebbe vita con un botta e risposta di vari articoli che venivano pubblicati su giornali di diverso tipo. I problemi fondamentali che si discutevano erano: l’uso della mitologia classica, il rapporto con le letterature straniere, il rispetto delle unità drammatiche e delle regole aristoteliche. 8.3.1 ALESSANDRO MANZONI LA VITA Il padre era un ricco proprietario che sposa la madre dello scrittore in seconde nozze. Manzoni nasce nel 1785. Tra i due genitori c’erano sempre dei contrasti molto forti, finchè si separarono. Egli fu costretto a vivere col padre, col quale non andava d’accordo. Si sentiva vicino agli ideali democratici della rivoluzione. Dopo vari spostamenti in Italia, raggiunge la madre a Parigi. Si sposa presto, e dal matrimonio nascono 9 figli: la sua vita ora è a 3, con la madre e la giovanissima sposa. Nel 1810 si converte al cattolicesimo. Inizia poi a soffrire di forme nevrotiche, agorafobia e ossessioni, che lo accompagneranno per tutta la vita. La famiglia nel 1810 si stabilisce definitivamente in Italia, tra Milano e altri soggiorni lombardi. Su tutta la famiglia vegliava la guida spirituale Luigi Tosi. L’anno di più fervente attività creativa fu il 1821, con l’Adelchi, il 5 Maggio e Marzo 1821. La sua vita tranquilla e agiata venne scossa da vari lutti che iniziarono nel 1833: prima morì la moglie, poi la primogenita. Manzoni si risposa, e durante questo matrimonio finisce di scrivere i Promessi Sposi. Muore anche la madre. Nel 1860 venne nominato senatore e come tale partecipò alla creazione del Regno d’Italia. Muore quasi novantenne a Milano nel 1873. 8.3.2 FORMAZIONE E PRIMI TENTATIVI POETICI Manzoni acquisì una buona cultura classica. Assunse poi atteggiamenti giacobini basati su un culto laico della libertà e della virtù; successivamente le condizioni politiche dell’Italia napoleonica accentuarono la delusione del poeta, che si allontanò dalle posizioni giacobine e si avvicinò a esperienze letterarie di tipo neoclassico. Ne emerge uno stile di vita chiuso nel culto degli antichi. Il suo massimo punto di riferimento è il Parini. La letteratura italiana gli appariva troppo chiusa nelle proprie forme rispetto a quella francese, alla quale si avvicina grazie agli ideologues, che gli suscitano anche l’interesse per la cultura medioevale. 8.3.3 L’INQUIETA RELIGIOSITA’ DEL MANZONI La sua conversione fu il punto di arrivo di una ricerca al di là del culto della virtù; il cattolicesimo significa per lui l’abbandono di un’idea di giustizia aristocratica. Non rinuncia alle sue radici illuministiche, perché egli vuole porsi come raggiungimento di una razionalità più alta e universale. È un cattolicesimo vissuto come continua spinta alla ricerca, a nuove domande. Dalla religione di Manzoni scaturisce quindi una ricerca rigorosa e coerente, che nasconde però tensioni sotterranee. La figura di Manzoni appare quindi comunicativa ma al tempo stesso chiusa in sé stessa. 8.3.4 GLI INNI SACRI Egli progetta una serie di 12 Inni Sacri, dedicati alle festività fondamentali della liturgia cattolica. Questa nuova poesia è caratterizzata da una fisicità pur molto simbolizzata, e da una vigorosa conflittualità. Gli Inni Sacri cercano di imporsi con energia e vigore, ma hanno momenti troppo schematicamente ricalcati sulle forme rituali; siamo lontani dagli schemi lirici petrarcheschi. Manzoni ambisce a rifare in chiave moderna il linguaggio della poesia biblica. Nello stesso tempo Manzoni tenta anche una poesia legata alle trasformazioni politiche contemporanee, una poesia civile in pratica. 8.3.6 LA SCRITTURA TRAGICA E IL CONTE DI CARMAGNOLA Lesse molto Shakespeare e i nuovi drammaturghi tedeschi. Dopo il 1815 elaborò una sua idea di tragedia storica che confluì poi nella tragedia del Conte di Carmagnola. La tragedia per lui deve mettere in luce i patimenti e i dolori degli eroi, i quali devono essere degli innocenti. Questa tragedia è caratterizzata dalla rappresentazione di una realtà storica autentica e non romanzesca. A questa tragedia vi mise mano nel 1816, ma la lasciò poi sospesa per fare altri lavori. Il lavoro è molto complesso e mette in scena la vicenda del condottiero conte di Carmagnola, accusato di tradimento e condannato poi a morte. Manzoni fa del Carmagnola un modello di virtù condotto alla rovina dagli intriganti uomini politici dell’epoca. Il linguaggio ricercava una nuova carica comunicativa, pieno però ancora di schemi classicistici. 8.3.7 L’ADELCHI Nel soggiorno parigino Manzoni progettò una nuova tragedia, dedicata al problema del rapporto e dello scontro tra popoli e razze diverse sul suolo italiano. Nel 1820 iniziò l’Adelchi, incentrato sulla caduta del dominio longobardo. Questa tragedia non ebbe mai fortuna teatrale. Ha una struttura più aperta e decentrata, procede per punti di vista contrapposti; ai dati storici si sovrappongono elementi morali. Usa un endecasillabo sciolto piano e scorrevole. Il dramma è incentrato sui due eroi puri che sono Ermengarda e Adelchi: lei è la vittima remissiva, sposa ripudiata. Ricerca l’oblio e l’annullamento di sé, e quindi l’unica soluzione possibile è la morte. Adelchi invece è un eroe tragico più tradizionale: egli è vittima di una contraddizione tra la sua anima e la fortuna. 8.3.8 SAGGISTICA RELIGIOSA E STORICA Nel 1818 scrive “osservazioni sulla morale cattolica”: è una risposta alle accuse rivolte dal Sismondi alla Chiesa cattolica, indicata come responsabile della corruzione e della decadenza italiana. Manzoni qui rivendica l’impegno della Chiesa nella difesa dei deboli e degli oppressi. Distingue quali sono i valori religiosi dai comportamenti violenti che nella storia hanno caratterizzato la storia della Chiesa. Nella sua argomentazione usa una sottile ironia, una logica serrata. Un orientamento simile ha il “discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia”, scritto per chiarire lo sfondo storico dell’Adelchi. L’opera è una correzione dell’aspetto troppo romanzesco della tragedia. Manzoni procede in una critica puntuale della storiografia laica e giurisdizionalista. 8.3.9 LA RIFLESSIONE SULLE FORME LETTERARIE Importante è la “lettera al signor Chauvet sull’unità di tempo e di luogo nella tragedia”. Fu scritta nel 1820 in risposta alle critiche rivolte al Conte di Carmagnola. È un vero manifesto di poetica in cui precisa il suo rifiuto delle unità aristoteliche. Per lui la poesia tragica deve indagare sui sentimenti con cui gli uomini vivono gli avvenimenti e su quegli aspetti che sfuggono alla storiografia vera e propria. Per fare questo si deve eliminare ogni artificiosità quindi. Il “Cinque Maggio” fu invece composto di getto alla notizia della morte di Napoleone. La censura non consentì la pubblicazione della poesia, ma essa comunque circolò come manoscritto in Italia e fuori. Per un momento Manzoni abbandona la ricerca di valori storici e si sofferma sulla vicenda di un uomo, Napoleone. 8.3.11 LA PENTECOSTE E GLI INNI SACRI INCOMPIUTI Della “Pentecoste” si hanno 3 redazioni diverse, di cui la definitiva è stata compiuta nel nel 1822. Sono 18 strofe di 8 settenari, con una predominanza di sdruccioli e piani. Questa redazione finale pone l’accento sulla conciliazione e sulla solidarietà che lo Spirito Santo annuncia all’umanità. La lirica è come trascinata dalla forza dello Spirito; il linguaggio sembra esprimere universalità e organicità. Oltre a questo ci sono altri 2 inni sacri che rimasero però incompiuti, che portavano il segno di un profondo turbamento interiore, dato delle morti che segnarono la sua vita. 8.3.12 GENESI E STORIA DEL ROMANZO Si accosta al romanzo storico per poter allargare lo sguardo verso un pubblico più ampio. Nel 1821 iniziò la stesura di questo romanzo, che sarà fermata per scrivere le altre sue opere. Finita la prima redazione, Manzoni iniziò subito un’ampia riscrittura di questa, alla quale venne assegnato il titolo di “i Promessi Sposi”. Il romanzo ebbe un immediato successo, anche grazie al linguaggio che utilizza, una lingua viva utilizzata nella Toscana contemporanea. 8.3.13 IL ROMANZO E LA STORIA Il romanzo è ambientato nella campagna lombarda tra il 1628 e il 30. Il centro è la vita di due persone, ma vengono chiamate in causa molte persone e anche potenti e personalità storiche. La scelta temporale permette di avere una visione non romanzesca, ma reale e vivida, perché non è molto lontana dal periodo del poeta. Egli utilizza “l’espediente”, molto diffuso nella letteratura di tutti i tempi. 8.3.14 IL FERMO E LUCIA E’ il laboratorio da cui prenderà forma I Promessi Sposi. È divisa in 4 tomi: il primo è dedicato agli ostacoli che ci sono fra le nozze di Lucia e Fermo; il secondo narra le vicende di Lucia; il terzo racconta della liberazione di Lucia e delle vicissitudini di Fermo; il quarto parla della guerra e della peste. Dentro questa schematizzazione ci sono lunghe digressioni su vari personaggi della vicenda. Questo è simile a un romanzo saggistico, in cui il moralismo è molto più esplicito che nella forma poi finita dei Promessi Sposi. 8.4.2 LA FORMAZIONE CULTURALE E GLI SCRITTI DEI PRIMISSIMI ANNI Negli anni della giovinezza Leopardi arriva a padroneggiare ogni cultura presente nella biblioteca del padre, ma egli voleva superare questo. La sua è una formazione di tipo arcadico e settecentesco; dal punto di vista ideologico, si sposta presto verso un cattolicesimo illuministico. Tra gli scritti dei primi anni ricordiamo: - Storia dell’astronomia dalla sua origine fino all’anno 1811 - Saggio sopra gli errori popolari degli antichi - Orazione agl’italiani in occasione della liberazione del Piceno 8.4.3 VERSO LA POESIA Nei primi anni della Restaurazione si assiste alla sua conversione letteraria, che si fonda su una nozione classica della figura dello scrittore e su ideali di virtù e di gloria. La situazione politica attuale dell’Italia gli appare come il segno della negatività del presente. Fin dal 1815 si impegna nella traduzione dei classici e cerca anche di riprodurre direttamente le forme poetiche antiche. L’infatuazione poi per la cugina lo porterà ad avvicinarsi alla poesia con tema amoroso. 8.4.4 LE CANZONI CIVILI DELL’AUTUNNO 1818 Nel ’18 nascono le due canzoni “All’Italia” e “Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze”. Qui è un poeta integralmente classico, che utilizza un tono alto e sostenuto e una misura retorica magniloquente. 8.4.5 TRA CLASSICISMO E ROMANTICISMO Leopardi cerca di inserirsi nel dibattito tra classicisti e Romantici esponendo i cardini cruciali della poesia secondo lui. Egli difende le posizioni classicistiche, mostrandosi in netto disaccordo con le posizioni romantiche, ma paradossalmente condivide alcune fondamentali istanze con il Romanticismo. La sua adesione al classicismo resta molto forte: da questo egli ricava una spinta agonistica ignota ai romantici italiana. Per lui la poesia è espressione integrale della persona, è la forma che rende possibile un accrescimento della vitalità. La lirica può realizzare nel modo più diretto la tendenza autentica della poesia. La forma che più si avvicina alla poesia è la musica. Andando avanti nella sua storia leopardi arriva a rovesciare la sua iniziale opposizione tra filosofia e poesia e afferma la necessità di una poesia filosofica. 8.4.6 LO ZIBALDONE E LE FASI DEL PENSIERO DI LEOPARDI Nel 1817 iniziò a raccogliere il materiale per lo Zibaldone, nel quale parla degli argomenti più disparati quali filosofia, lettere e lingua. Qui la sua riflessione si svolge in modo libero, rivelando con chiarezza l’orizzonte della filosofia di Leopardi. Questa è una filosofia che sa impostare prospettive essenziali sulla condizione umana proprio perché rifiuta i tradizionali schemi della filosofia. La filosofia e la poesia sono modi convergenti per capire il senso della situazione dell’uomo nel mondo. La sua filosofia va molto al di là della filosofia idealista E anticipa le forme più critiche del pensiero contemporaneo. Mantiene però una lucidissima visione razionale della realtà. A partire dal 1817 Leopardi elabora il suo pessimismo storico. Nel 1819 aderisce alla filosofia sensistica e abbandona il cattolicesimo familiare. Intorno al 1823 elabora il suo pessimismo cosmico dove la natura appare una forza cieca matrigna e ostile all’uomo. Leopardi arriva anche a definire la sua teoria del piacere, secondo la quale ogni esistenza è guidata da un’aspirazione al piacere. Il raggiungimento di determinati oggetti del desiderio non soddisfa mai veramente, Il desiderio è sempre infinito. Il piacere esiste solo come attesa di un piacere futuro come provvisoria sospensione del dolore. È essenziale il concetto di amor proprio che è radice di grandi affetti. La vita psicologica e sociale è il prodotto delle circostanze in cui ciascuno è inserito. Sulla spinta del meccanicismo materialistico crolla definitivamente tra il 23 e il 24 l’immagine positiva della natura: la natura non dà la vita ma solo l’esistenza. 8.4.7 ESPERIMENTI VARI DEL 1819 A partire dal 19 leopardi sente l’esigenza di una letteratura che sappia essere moderna fino infondo. Questo lo spinge a una poesia che rappresenta situazioni scabrose delineando figure femminili vittime della malattia della crudeltà. Nell’autunno dello stesso anno invece prova una tragedia pastorale. Ma in quell’anno lavorò a una prosa autobiografica. 8.4.8 GLI IDILLI Questi sono componimenti in endecasillabi sciolti E riducono al minimo i riferimenti storici e culturali. Tra questi componimenti c’è “l’infinito”, con 15 versi con un ritmo spezzato da una fitta serie di enjambements. Questa esperienza dell’infinito si pone come un supremo piacere dell’immaginazione. Il paesaggio naturale una sorta di limite esterno da cui nella mente del poeta prende avvio all’immaginazione. Meno ardua e più carica di risonanze sentimentali È la soluzione dell’altro breve idillio “Alla luna” Dove il colloquio con la luna si proietta nel piacere del ricordo. Tra questi componimenti ricordiamo anche “la sera del dì di festa” e “il sogno”. In quest’ ultimo la componente autobiografica è ancora più esplicita. Abbiamo anche la vita solitaria. 8.4.9 LE CANZONI La raccolta alle canzoni appare a Bologna nel 1824. Queste hanno una ricca tematica filosofica. La parola del poeta si pone deliberatamente a livello di nobiltà utilizzando modelli linguistici sublimi, sostenuto da un’estrema difficoltà metrica e sintattica. Tra le canzoni ricordiamo: - Ad Angelo Mai, quand’ebbe trovato i libri di Cicerone della Repubblica - Nelle nozze della sorella Paolina - a un vincitore nel pallone - bruto minore - alla primavera, o delle favole antiche - l’ultimo canto di Saffo - l’inno ai patriarchi, o de’ principii del genere umano - alla sua donna 8.4.10 LE OPERETTE MORALI al 1820 risalgono vari abbozzi di prose destinate a mettere in scena comportamenti umani e indagare aspetti della vita sociale. Intorno al 1820 inizia a scrivere le operette morali. Sono testi in prosa abbastanza brevi. I modelli sono quello ironico satirico dei dialoghi di Luciano e quello dei dialoghi di Platone. Ne risulta un tipo originalissimo di prosa moderna che appare estraneo ai modi linguistici dominanti nell’Italia del tempo. Offre un linguaggio preciso, equilibrato e insieme inafferrabile. Le operette sono narrazioni o riflessioni di tipo teorico: Qui ci vengono incontro personaggi mitici o prestigiose figure di intellettuali immersi nella banalità e nel tedio della loro esistenza quotidiana. Tra i temi fondamentali c’è l’indagine sulla felicità e sull’infelicità, la polemica contro le ideologie e i sistemi sociali che creano ostacoli alla ricerca della felicità. Le operette sono un’analisi spregiudicata e intensa delle forme morali della vita umana. Tra le operette ricordiamo: - storia del genere umano, Che è la prima - dialogo d’Ercole e di Atlante - dialogo della moda e della morte - dialogo di un folletto e di uno gnomo - proposta di premi fatta dall’Accademia dei Stilografi - dialogo di Malanbruno e di Fanfarello - dialogo della natura e di un’anima - dialogo della terra della luna - la scommessa di Prometeo - dialogo di un fisico di un metafisico - dialogo di Torquato Tasso e del suo genio familiare - dialogo della natura e di un islandese - il Parini, Ovvero della gloria - dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie - detti memorabili di Filippo Ottonieri - dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez - elogio degli uccelli - cantico del gallo silvestre - frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco - dialogo di Timandro e di Eleandro 8.4.11 FUORI DA RECANATI: PARTECIPAZIONE E ASTENSIONE nel 1825 esce da Recanati e questo lo mette a diretto contatto con il mondo editoriale milanese. Egli viene così a porsi il problema del pubblico dell’attività intellettuale, Della circolazione sociale della cultura. Questo lo fa confrontare con la tradizione letteraria italiana. Tra il 25 e il 27 Leopardi da una sistemazione sempre più radicale al suo pessimismo. Con l’adesione al materialismo meccanicistico si nega la possibilità di intervento attivo nella vita sociale e politica. Ciò comporta anche una rinuncia alla poesia, alla ricerca di vitalità. Leopardi tende ora a porsi in una posizione di solitario ed estraneo testimone del presente. In questo clima di pessimismo nel 1827 escono due nuove operette: il Copernico e il dialogo di Plotinio di Porfirio. 8.4.12 IL RISORGIMENTO POETICO con l’ultimo dialogo Leopardi vuole esprimere un nuovo bisogno: seguire il flusso delle emozioni delle sensazioni che costituiscono una parte ineliminabile della stessa condizione naturale. La poesia ora deve esprimere rivolgersi di questo sentimento verso la rimembranza, E verso il recupero di immagini che sono state e che non sono più. La sensibilità poetica attribuisce alle cose un valore più forte di quelle che esse hanno realmente. Questa nuova poesia si pone in un legame strettissimo con la filosofia. Esempi ne sono il “Risorgimento” e “A Silvia”. 8.4.13 I CANTI RECANATESI Le opere prodotte da Leopardi nell’ultimo soggiorno a Recanati sono chiamate come grandi idilli. Di questi fanno parte le ricordanze che si basano sul fluire ininterrotto della memoria: questo componimento è costituito in endecasillabi sciolti distinti in sette lasse, con una fortissima intensità sentimentale. Più vicine ai modelli dell’idillio sono “la quiete dopo la tempesta” e “il Sabato del villaggio”. I due canti si pongono come due apologhi morali. L’originalità e titolo affettuoso dei quadri di vita quotidiana si sostengono proprio sul significato molto negativo. Tutto concentrato sulla negatività assoluta della condizione umana è il “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” in cui il pessimismo di Leopardi si afferma nel suo nucleo più semplice liberato da ogni riferimento storico o personale. Questo vuol essere una prova di poesia originaria, di una voce non segnata da alcun carattere sociale o storico. Ai caratteri stilistici e tematici dei canti recanatesi si ricollega “il passero solitario”. Esso va probabilmente ascritto alle ultime fasi della poesia leopardiana: la data della sua composizione è ignota, ma ha una struttura molto lineare. 8.4.14 IL SOGGIORNO FIORENTINO E LE UTLIME OPERETTE Nasce a Padova nel 1831, Da padre di nobile famiglia mantovana E madre proveniente dal patriziato veneziano. Nell’infanzia soggiornò in varie città. Dal 41 studiò nel collegio di Verona per poi tornare a Mantova nel 47. Nel 49 fu in Toscana in contatto con le iniziative dei gruppi democratici. Inizia presto l’attività di scrittore alla quale attività accompagnava gli studi di diritto compiuti a Pavia e Padova. Si recava spesso a Milano dove collaborava a vari giornali. Nel 59 va a Torino e si arruola nel corpo dei cacciatori delle Alpi. Nel 1860 si imbarca con i 1000 ricevendo da Garibaldi il grado di capitano e poi di maggiore. Nel 1861 si imbarcò verso Napoli Dove morì affondando con la barca. 8.8.9 LE OPERE MINORI DI NIEVO la sua prima vera esperienza letteraria È un racconto satirico intitolato “Antiafrodisiaco per l’amor platonico” scritto nel 51. La sua prima produzione poetica si riallaccia a varie tematiche dominanti nella poesia del tempo. Cerco comunque di arricchire il proprio bagaglio linguistico. Il risultato più apprezzabile del poeta è la raccolta degli amori garibaldini. Una ricerca più approfondita e con risultati più convincenti fu quella della letteratura campagnola. Negli anni dell’impegno patriottico acquistano importanza essenziale gli scritti politici. Qui troviamo un laicismo aperto che vede le masse come strumento di iniziativa che gli intellettuali borghesi devono guidare. 8.8.10 LE CONFESSIONI DI UN ITALIANO questo è il capolavoro di Nievo, scritto senza interruzioni tra il 1857 e il 58. Il romanzo fu pubblicato postumo nel 67 con molte modificazioni arbitrarie. La narrazione si svolge in prima persona ed è divisa in 23 capitoli. Si narra l’autobiografia di Carlino Altoviti le cui vicende personali si intrecciano con gli eventi politici. La narrazione mostra alcuni legami con le forme del romanzo storico ma la narrazione è trasferita sul piano della contemporaneità. L’intera narrazione si sviluppa su due blocchi cronologici: il primo è dedicato all’infanzia e all’adolescenza del protagonista; il secondo corrisponde alla sua età adulta. Il protagonista vive a stretto contatto con il mondo rurale; la realtà contadina a qualcosa di mitico. Questo microcosmo è abitato da numerosi personaggi che interferiscono con la vita del ragazzo. Egli sa cogliere molteplici presenze e vicende in un unico quadro. Quella di Carlino è la storia di una formazione, di una preparazione futura. In tutta la sua vita Carlino non prendere decisioni risolutive, Si trova sempre ad aderire alle scelte fatte da altri. Anche nel suo orientamento patriottico si coglie una certa passività e lo stesso accade per le sue scelte amorose. La narrazione delle confessioni è spesso insidiata da propositi moralistici pedagogici. Egli è comunque lontano dal paternalismo cattolico di Manzoni: È convinto che lo spirito umano sia una grande forza universale. Si tratta di un idealismo comune a molti scrittori laici del Risorgimento. Il romanzo è dominato da un ritmo vorticoso; il suo linguaggio si appoggia su radici dialettali diverse. 9.1.8 IL POSITIVISMO E LE NUOVE SCIENZE Il positivismo in Italia entrò nel 1866. Pasquale Villari fu uno dei maggiori storici del tempo. Un ambito fortemente segnato dal positivismo fu quello della ricerca storica. Questa scuola storica domino anche nel campo delle ricerche sulla letteratura. Il positivismo si impose anche nelle scienze sociali specialmente tramite Lombroso che era un medico e uno psichiatrica. Il suo insegnamento contribuì notevolmente alla diffusione delle scienze sociali in Italia. Rilevante è anche la ricerca di Pareto, economista liberale che propose un’analisi spregiudicata delle forme della vita sociale molto critica nei confronti di tutte le fedi. Il sistema che adopera esprime la crisi dei valori positivisti. Una risonanza internazionale nel campo della scienza politica la ebbe Gaetano Mosca. Egli mise in luce il carattere separato dei corpi di governo rispetto alla più generale struttura della società. Relativamente scarsi furono i contributi che la nuova Italia offri nell’ambito delle scienze naturali. La cultura scientifica fu respinta ai margini da un nuovo idealismo. 9.3 IL RITORNO AL CLASSICISMO nel processo di formazione dello stato unitario il classicismo si pose come rivendicazione di una secolare tradizione. Fu lo strumento per esprimere ambizioni sproporzionate. Con Carducci il classicismo si impose come supremo modello di comunicazione poetica. Il classicismo esprimeva un’esigenza di realismo proponendo un ritorno alla rappresentazione della realtà. 9.3.2 VITA DI UN POETA-PROFESSORE: GIOSUE CARDUCCI nasce nel 1835 in Versilia dal padre medico che era al servizio di una compagnia mineraria francese. Li fece i primi studi e le prime letture stimolato soprattutto dal padre chi aveva una buona cultura classica. Nel 1849 si trasferirono a Firenze Dove Giosuè ebbe una preparazione letteraria e retorica. Si laureò a Pisa nel 56. Dopo la morte del padre e del fratello, egli dovette farsi carico della madre e dell’altro fratello. Si trasferì con la famiglia a Bologna dove venne spinto su posizioni di tipo repubblicano. Dal 1870 la sua vita fu funestata da gravi lutti. Morì a Bologna nel 1907. 9.3.3 LE RACCOLTE POETICHE DEL CARDUCCI tra le sue opere più importanti ricordiamo: - Pellegrini - Levia Gravia - Juvenilia - Primavere elleniche - nuove poesie di Enotrio Romano - odi barbare - Giambi ed Epodi - Rime nuove - rime e ritmi - inno a Satana - intermezzo - della canzone di Legnano 9.3.4 SVOLGIMENTO E CARATTERI DELLA POESIA CARDUCCIANA la sua poesia resta sempre fedele un ideale di classicismo vigoroso. Egli vuole una letteratura che si accosti alla realtà, Che restauri i grandi modelli del passato. Ha però uno spirito aspro e selvaggio che gli fa cercare la polemica. Uno dei caratteri essenziali della sua poesia È il realismo classicistico. Notevoli novità siano soprattutto nel lessico. Questo realismo si nutre di una cauta attenzione alla moderna poesia europea. Infatti dopo un po’ ricerca delle soluzioni più eleganti. Con i cambiamenti politici egli riduce il suo spirito irruente e polemico. 9.3.5 TEMI E RISULTATI DEL CARDUCCI POETA arriva molto vigore per le rappresentazioni storiche. Carducci è sempre sospinto verso il passato. La storia offre un vastissimo campo di tematiche. Ma descrive anche la vita popolare semplice il paesaggio della natura, una vita improntata sul lavoro e sui valori familiari. Questi li ritroviamo nei suoi ricordi maremmani. 9.3.6 CARDUCCI PROSATORE E CRITICO il poeta ha lasciato una vasta produzione in prosa, che è volta a precisare le sue idee letterarie ideologiche. Questa prosa è un insieme di vari stili linguistici. Gli scritti in prosa si distinguono in tre gruppi: 1. Scritti storici e critici legati al suo lavoro di professore. È guidato da un senso preciso della concretezza dei testi; usano anche dei criteri filologici. 2. Scritti di polemica e di intervento sia in materia letteraria sia in altri temi. 3. L’epistolario pubblicato in 21 volumi tra il 38 e il 60. 9.3.7 LA CRITICA POSITIVISTICA E LA SCUOLA STORICA lo studio della letteratura del passato È dominato dalla scuola storica di cui Carducci fa parte. Questa critica storica basa le sue ricostruzioni su schemi di tipo romantico. 9.3.8 TRA REALISMO E CLASSICISMO: LA POESIA DELL’ETA’ CARDUCCIANA trai vari poeti dell’età di Carducci ricordiamo: - Vittorio Betteloni, la cui poesia a mattoni smorzati E ironici - Olindo Guerrini, la cui poesia aveva la capacità di addensare una serie molto ampia di frammenti di realtà, motivi macabri e aspramente polemici mantenendo però sempre un equilibrio linguistico. - Mario Rapisardi, che aveva un classicismo ridondante e pedantesco. I suoi tentativi di poesia erano radicali e materialistici Il successo di Carducci generò una vera e propria scuola classicista, amante degli sfondi storici. 9.4.1 LA NARRATIVA NATURALISTA la narrativa si accosta in modo diretto la vita quotidiana così da offrire un’immagine di concreta evidenza del mondo contemporaneo. Si vuole una narrazione oggettiva, Con un controllo quasi scientifico. Per definire questo tipo di narrativa si usa il termine naturalismo: la scrittura naturalistica ammira a concentrare l’interesse del lettore Sulla materia della narrazione. Importanti scrittori di questo periodo è Zola che si rivolge allo studio degli aspetti più crudi della realtà. La produzione narrativa francese produce degli echi essenziali per il nostro paese che saranno i punti di riferimento per la nuova narrativa italiana. 9.4.2 REALISMO E VERISMO NELLA NUOVA LETTERATURA ITALIANA A partire dagli anni 60 si inizia ad usare il termine verismo per designare una letteratura che si accosta al vero. Firenze e Milano sono i centri in cui il dibattito si sviluppa nel modo più animato. 9.4.3 I NUOVI NARRATORI SICILIANI tra gli scrittori siciliani ricordiamo De Roberto, Capuana E verga. Essi sentono la spinta ad allontanarsi dal loro paese ed inserirsi al centro della nuova cultura unitaria. Ma da questa cultura ricevono una ma da questa cultura ricevono una sollecitazione a recuperare le proprie radici. Questa delusione li porta ad accettare la gerarchia e il sistema sociale presente. La loro poesia ci offre l’immagine più concreta della realtà siciliana, di un mondo contadino rimasto fuori dalla storia. Le loro pagine sono dominate da un senso di solitudine e di costrizione. 9.4.6 VITA DI GIOVANNI VERGA Nasce nel 1840 a Catania da una famiglia di piccola nobiltà agraria di orientamenti liberali e antiborbonici. Nel 58 si iscrive alla facoltà di legge. Nel 1860 si arruolò nella guardia nazionale. Fece un viaggio a Firenze Dove si inserì nei salotti intellettuali. Nel 72 si trasferisce a Milano. Nel 1882 compì un viaggio a Parigi Durante il quale incontro Zola. Tra l’86 e l’89 fece lunghi soggiorni a
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