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Storia della liberazione sessuale Lucetta Scaraffia, Appunti di Sociologia Dei Processi Culturali

storia della liberazione sessuale riassunto dettagliato e diviso per pagine

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 27/03/2023

sofiiia28
sofiiia28 🇮🇹

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Scarica Storia della liberazione sessuale Lucetta Scaraffia e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! Lucetta Scaraffia: “Storia della liberazione sessuale”. Introduzione (pagine 7-11) Lucetta Scaraffia incontra a 19 anni il pensiero di Freud con “I tre saggi sulla teoria sessuale”. Questa lettura sconvolge l’autrice, poiché lo stile spregiudicato in cui venivano descritti gli organi e i rapporti sessuali e anche la tesi che si sosteneva (che la repressione sessuale, in atto fin dall’infanzia, arrecasse danni psichici e provocasse nevrosi) era davvero scandaloso. Anche il libro di Cantoni, “Il pensiero dei primitivi”, insisteva sulla naturale libertà dei primitivi riguardo al sesso, contrapposta alla morale repressiva in cui noi occidentali di matrice cristiana eravamo costretti a vivere. Nell’aria si avvertiva già un senso di cambiamento che in pochi anni avrebbe cambiato la vita di molte persone, nutrendo la rivolta studentesca del Sessantotto e l’ondata femminista (la rivoluzione sessuale). La rivoluzione sessuale figlia e sorella del Sessantotto, è stata prima di tutto una rivoluzione intellettuale: in quegli anni era esplosa la vendita di libri e i testi di Freud vennero tradotte in diverse lingue. Il fatto che sia stata una rivoluzione maturata nei libri ha fatto sì che i ragionamenti si svolgessero sempre su un piano ideale, che facessero appello a concetti quali piacere, felicità, libertà come se noi non avessimo un corpo, come se gli uomini fossero soggetti astratti e tutti uguali, definiti da caratteristiche universali. L’inizio della vita sessuale non è più legato al matrimonio, ma un’iniziazione al nuovo modo di vivere e di pensare. Prima del Sessantotto, prima delle rivoluzioni studentesche, sono i Beatles ad accendere la miccia della grande trasformazione giovanile: senza la loro musica che assicurava la vitalità, voglia di felicità e di libertà, la rivoluzione sessuale non avrebbe trovato terreno fertile. La conversione del desiderio (pagine 11-13) La rivoluzione sessuale ha al cuore un termine, <<desiderio>>, il cui significato stava mutando proprio in quegli anni. Prima al desiderio era associato un universo di senso complesso, multiplo e, soprattutto, la mancanza di legittimità. Il desiderio è stato considerato dai filosofi un ostacolo alla saggezza, poiché nuoce all’autonomia e alla libertà del singolo. La rivoluzione sessuale ha sempre riconosciuto come scopo primario quello di smantellare un sistema etico repressivo e ipocrita che permetteva l’esistenza di una doppia morale, una pubblica e una nascosta, e comportava per le donne un costo esorbitante: essere giudicate solo dalla propria condotta sessuale, reale o presunta che fosse. La manutenzione del corpo (pagine 14-18) È il corpo ad emergere come grande vincitore di questa rivoluzione: ha ottenuto il massimo dell’interesse per ogni sua manifestazione, dalla bellezza alla cucina, dalla cura fisica a quella che viene chiamata <<realizzazione sessuale>>, ovvero una dose di piacere sessuale per tutti. Il corpo è diventato il centro di ogni attenzione, infatti nei primi anni del Novecento, le donne iniziano a pensare che essere snelle sia una qualità essenziale per definire la loro bellezza. Fra il 1906 e il 1916 il peso ideale per una giovane donna è diminuito di dieci chili. Le riviste femminili diffondono nuove diete dimagranti a ogni stagione, suggeriscono cure di antitossine per ottenere una carnagione luminosa e una maggiore energia con una tale insistenza da coinvolgere tutti, anche gli anziani, incoraggiati a prolungare indefinitamente la loro attività sessuale. La liberazione sessuale è stata una vera trasformazione socio-culturale che ha cambiato le condizioni di vita e il modo di concepirne il senso da parte delle donne e degli uomini dei paesi in cui si è affermata. La separazione tra sessualità e riproduzione ha messo in crisi la tradizionale ripartizione dell’umanità tra femmine e maschi, aprendo la porta a un nuovo emergere di identità sessuali ibride e all’affermazione pubblica dei diritti degli omosessuali. Il risultato finale della rivoluzione dei costumi è stato un nuovo ordine morale, che ha dato la parola alle vittime della violenza sessuale e ha posto al centro di ogni rapporto il consenso della parte più debole. Una rivoluzione c’è stata ed ha contribuito alla costruzione di una morale diversa, quella auspicata dalle donne. La possibilità di un bilancio (pagine 19-22) Si può parlare di rivoluzione solo se si sono verificate variazioni di un certo rilievo nei comportamenti e nel modo di considerare la sessualità, e questo è indubbiamente avvenuto. Si discute sulla data in cui essa sia avvenuta, molti fanno riferimento al 1964, quando un numero della rivista del <<TIME>> annunciava l’arrivo della seconda rivoluzione sessuale. Il primo bersaglio di questa lotta è stato il pudore, interpretato nell’antichità come un sentimento innato, nel corso dei secoli la sua percezione è cambiata. Considerato uno stato d’animo appreso con l’educazione e dunque imposto dalla visione del mondo della cultura del tempo. Il pudore serve a proteggere l’intimità di ogni essere umano, non si può considerare il pudore solo come un freno alla libertà sessuale, perché esso ha a che vedere anche con la formazione dell’identità, con la libertà interiore e con il rispetto di sé. La battaglia contro il pudore è stata forse la più pericolosa e negativa dell’ideologia sulla quale si è costruita la rivoluzione sessuale. Oltre gli ideali borghesi (pagine 25-30) La rivoluzione borghese è accompagnata fin dall’inizio da una pretesa di affrancamento dal senso del pudore, ritenuto un condizionamento negativo della cultura borghese che blocca la spontaneità degli istinti, e quindi impedisce la felicità individuale, creando nella psiche degli esseri umani nevrosi e aggressività. La fine del pudore ha accompagnato lo svelamento progressivo del corpo femminile, ma il risultato di questo cambiamento è stato contraddittorio, poiché da un lato le donne si sono liberate da costrizioni e pregiudizi, dall’altro il corpo femminile svestito è diventato il più frequente oggetto di marketing pubblicitario. L’allattamento, le mestruazioni in entrambi i casi si cercano di nasconderli il più possibile. Queste superstiti occasioni di pudore hanno in comune la debolezza: si tratta di situazioni in cui un essere umano rivela la propria debolezza. Ogni individuo deve essere autosufficiente e capace di realizzarsi, di avere successo, ogni ostacolo a questo percorso è fonte di sofferenza, di forte imbarazzo, e si cerca pudicamente di nasconderlo per salvare la propria immagine. La nudità celata (pagine 31-40) Il pudore è la prima emozione mostrata da Adamo ed Eva, ed è la prima reazione alla loro colpa. Si accorgono di essere nudi e a causa della vergona che provano si coprono con delle foglie di fico. Prima di cacciarli dal paradiso, Dio fornisce loro una tunica, atto che ratifica la nascita del pudore e ha il valore di un obbligo morale. Da questa storia nasce l’esigenza di nascondere i genitali, manifestazione di pudore che non è riconosciuta da molti altri popoli. Adamo è il primo pudico della storia. Per gli ebrei, il pudore non è originato da una colpa di tipo sessuale, perché la sessualità preesiste già nell’eden. Piuttosto segnala la fine di una totale immersione dell’essere umano nel mondo; con il peccato l’umanità diventa cosciente di una separazione e quindi prova vergogna davanti al denudamento. Nell’interpretazione cristiana, invece, sia il peccato sia il gesto di vergogna di coprirsi vengono legati più spesso alla sessualità, ma con marcate differenza. Secondo la tradizione patristica greca, il pudore dovrebbe quindi essere considerato un impulso negativo, perché porta lontano da Dio. Il pudore, infatti, significherebbe privilegiare la coscienza di sé stessi, invece di vivere nell’estasi della contemplazione di Dio. L’altra corrente interpretativa greca, ottimista, sostiene che la presa di coscienza della nudità deve essere intesa come occasione, per l’uomo, di utilizzare l’ingegno e comporti, quindi una conseguenza buona, positiva. Diversa fu la linea sviluppata dagli autori latini cristiani, per i quali il pudore principia come vergogna di mostrare le parti intime, quelle legate all’atto sessuale, alla procreazione. Un’emozione antica (pagine 41- 45) Nella tradizione il termine che traduce il concetto di pudore è aidòs, che indica un atteggiamento, non un’emozione. In Omero aidòs non ha nulla che vedere con la dimensione soggettiva, ma appare piuttosto come un meccanismo preposto all'equilibrio sociale. Nella tradizione omerica aidòs è quindi un principio regolatore dell'equilibrio sociale, non riguarda l'interiorità individuale. Ci si vergogna infatti solo se c'è qualcuno che assiste, e il pudore riguarda soltanto la sfera sessuale. L’aidòs omerico e anche concepito quale segnale della differenza fra esseri umani animali, e fra civilizzati e barbari, che non hanno pudore. L’aidòs viene inteso anche come timore religioso, allorché i mortali, trovandosi inopinatamente al cospetto delle divinità, evitano di guardarle per la spontanea reverenza che avvertono nei loro confronti. L’aidòs significava quindi anche scoperta della vulnerabilità della propria natura umana, della propria fragilità, rivelandosi così anticamera della reverenza verso il sacro. Nella poesia greca, aidòs significa pudore nel senso di rispetto, ritegno, timore religioso. Il sesso sterile (pagine 79-91) La rivoluzione sessuale incontra presto quella femminista, l’alleanza tra i due movimenti risale alla fine del XIX secolo, all’interno dell’ambiente scientifico che sostiene l’eugenetica: la contraccezione viene giustificata in una prospettiva generale, se solo fosse realizzata. Non si ha ancora il coraggio di giustificarla con il desiderio individuale, di fatto egoistico. Nel 1960 si inizia a commercializzare un nuovo tipo di anticoncezionale: la pillola. Il dottor Pincus, iniziò a sperimentarla prima sui conigli e poi sulle donne dei paesi poveri, come Portorico e Haiti. La pillola dopo essere stata messa in circolazione venne accolta come una liberazione nonostante i molti fastidiosi disturbi che comportava. In Italia, la pillola arrivo nel 1965, disponibile solo sotto prescrizione medica. Ma, nel 1971 l’Associazione italiana per l’educazione demografica ottenne l’abrogazione dell’articolo che vietava la propaganda e l’utilizzo di qualsiasi mezzo contraccettivo. Nel 1976 il ministro della Sanità abrogò le norme che vietavano la vendita della pillola anticoncezionale. La pillola ha una caratteristica fondamentale nuova, cioè permette alle donne di godere della stessa disponibilità sessuale degli uomini. Con la pillola le donne possono essere le sole a decidere se concepire un figlio e se possono separare nelle loro scelte la sessualità dall’amore e dalla famiglia, come è sempre stato possibile per gli uomini. La rivoluzione sessuale e la contraccezione diventano una delle questioni più scottanti nel cattolicesimo contemporaneo. Humanae vitae ammetter per la prima volta la possibilità di regolamentare le nascite, ma solamente utilizzando metodi naturali, cioè che non interferiscano nel ritmo biologico della fertilità femminile (promulgato da Papa VI). La battaglia per l’aborto fu invece in mano a due donne, le quali finirono in prigione, ma la loro battaglia ottenne un forte consenso pubblico da permettere al Partito radicale di raccogliere le firme per un referendum abrogativo del reato di aborto. Sessualità LGBT (pagine 91- 97) Sono solo i gay a realizzare, senza supporti biotecnologici, l’obiettivo desiderato. In questa rivalutazione del sesso senza riproduzione si collocano l'accettazione della sessualità omosessuale e la tendenza alla promiscuità anche da parte di persone che non si definiscono omosessuali. Con la rivoluzione sessuale, l'omosessualità da reato contro la morale perseguito per la legge in molti paesi diventerà status accettato e rivendicato apertamente, riconosciuto perfino dallo stato che ammette anche il diritto di unione legale. Nel 1970, nasce il Gay Pride (manifestazione dell’orgoglio gay) per commemorare gli scontri di Stonewall Inn (locale frequentato da gay e drag queen, la polizia effettua una retata, dichiarandosi in diritto di arrestare chiunque indossi almeno 3 oggetti ritenuti inappropriati per il proprio gender di appartenenza) e si volge negli anni successivi in tutti i paesi occidentali. In Italia a cominciare dal 1976. Una tappa importante nel cammino della rivoluzione omosessuale è quella che viene segnata nel 1973, quando l’American Psychiatric Association (Apa) decide in assemblea plenaria di cancellare l’omosessualità dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, cioè di non considerarla più come una malattia, ma come una realtà normale. Negli anni Ottanta il movimento gay si trasforma, entrando così a far parte della vita politica. Da soggetto politico che predicava la lotta globale si trasforma in una mobilitazione contro le discriminazioni. Entra a far parte in questa società in fermento l’AIDS, cambiando di nuovo tutto. La sua specificità viene scoperta nel 1981, e nel 1983 ne viene identificata la causa nel virus HIV. Da quel momento non è stato scoperto né un vaccino per prevenirlo e né una medicina per guarirlo: gli unici modi per far rallentare o arrestare questa malattia, sono attraversi farmaci retrovirali. La diffusione del contagio contribuisce grandemente a trasformare le battaglie dei gay, che, invece di invocare la rivoluzione, cominciano a chiedere i diritti delle altre coppie: essere riconosciuti giuridicamente come conviventi, in seguito anche come coniugi, e di poter usufruire delle stesse leggi di trasmissione ereditaria e di condivisioni dei beni delle famiglie eterosessuali. Il sesso con i minori (pagine 98- 103) La questione sulla quale la rivoluzione sessuale si è scontrata ancora una volta con la differenza fra donne e uomini nel modo di intendere la liberazione è stata la pedofilia. I difensori della pedofilia pensavano che una delle tappe di liberazione sarebbe stata quella del rapporto fra le generazioni. L’alleanza politica tra omosessuali e pedofili non si realizza ovunque, e comunque conosce periodizzazioni diverse a seconda dei luoghi. I primi paesi in cui i due movimenti si sono dissociati sono stati la Gran Bretagna, Stati Uniti e Danimarca. Comunque, nonostante questo apparente fallimento dei movimenti di liberazione pedofila, l’età del consenso sessuale in tutta Europa si è abbassata un po’ dappertutto, evoluzione che ha costretto a restringere il concetto di pedofilia. Il trionfo della pornografia (pagine 103- 104) La rivoluzione sessuale provoca un radicale cambiamento nella regolamentazione del discorso sulla sessualità. Decisive sono state le battaglie giuridiche degli anni 50 e 60, periodo in cui si smantellarono in molti paesi gli apparati di controllo delle espressioni considerate oscene. Nei decenni successivi, cominciarono ad apparire sulle riviste rubriche che dispensavano consigli sessuali, diretti ad ambo i sessi, espressi con linguaggio esplicito, mentre le pubblicazioni di natura più nettamente pornografica erano pensate e dirette per un pubblico esclusivamente maschile. A partire da questo periodo, la pornografia diventa una parte importante della cultura di massa è una fetta importante di mercato che passa da 10 milioni di dollari nel 1972 a più di 8 miliardi nel 1986. In questi film la pornografia coltiva il desiderio dell'oggetto sessuale perverso contribuendo a riconfigurare l'esperienza eterosessuale maschile e quindi in un certo senso, normalizza la perversità. Alle origini della rivoluzione La scienza eugenetica (pagine 105- 111) La rivoluzione sessuale ha origini più antiche di quanto siamo abituati pensare. Infatti, sono stati i rigidi scienziati ottocenteschi, ovvero gli eugenisti. Essi pensavano di poter migliorare l'umanità impedendo la nascita degli esseri umani deboli e malati, e favorendo invece quelli sani belli e intelligenti. Questa operazione richiedeva la separazione fra sessualità e riproduzione. Essi, infatti, proposero di sterilizzare uomini e soprattutto donne che consideravano portatori di debolezza e malattia per essere certi che non procreassero pur continuando a svolgere un’attività sessuale. Haverlock Ellis fu forse il più famoso sessuologo del tempo, intellettuale inglese formatosi nell'età vittoriana. Figlio di un capitano di Marina, aveva avuto la possibilità di visitare paesi lontani, fra cui l’Australia. Ellis scrive diverse opere, tra cui “Studies in the Psychology of Sex”, egli non si occupa delle patologie, ma della normalità eterosessuale. Secondo Ellis, la libertà della donna, la libertà naturale e soprattutto la selezione eugenetica avrebbero dovuto regolamentare la vita sessuale e per questo era indispensabile il controllo delle nascite. Con Ellis, per la prima volta si apre la strada alla possibilità di dissociare la soddisfazione sessuale dalla procreazione come programma di larga scala, grazie alla diffusione del controllo delle nascite. Così le pratiche sessuali diventano apertamente una questione di soddisfazione individuale, mentre la procreazione appartiene alla responsabilità sociale verso la razza. La presunzione della psicoanalisi (pagine 112- 117) Il concetto di sessualità nell’accezione moderna nasce quando la psicoanalisi sostituisce la psichiatria medica. La psicoanalisi si è opposta a questa interpretazione che portava alla medicalizzazione del sesso, introducendo nuovi concetti, come l’istinto sessuale e le sue malattie funzionali. Fino a quel momento, le cosiddette perversioni sessuali venivano spiegate con patologie anatomiche. La psichiatria del XIX secolo ha creduto infatti che la sessualità fosse il miglior modo di rappresentare la personalità. A partire dalla seconda metà del XIX, le categorie della sessualità hanno parzialmente determinato il modo in cui pensiamo a noi stessi, per cui la relazione sessuale non è solo considerata come un aspetto importante della relazione di coppia, ma anche come condizione della realizzazione individuale. Nasce da questo cambiamento l’idea di un diritto al piacere. Freud contesta che l’origine della patologia nevrotica sia nell’ereditarietà, rintracciandone invece la causa in un trauma sessuale verificatosi durante l’infanzia. Prima di lui, nessuno aveva esplicitamente postulato un legame tra sessualità e nevrosi. La psicoanalisi fu accettata con facilità nei paesi anglosassoni, di matrice protestante, dove la repressione sessuale era certamente più forte che nei paesi cattolici. Contrastata dalla Chiesa cattolica e dai partiti comunisti, la psicoanalisi offre un discorso condiviso per interpretare la sessualità, liberata dal senso di colpa e dalle proibizioni che l’avevano circondata fino ad allora. Al di là delle intenzioni di Freud, le sue teorie diventano un aiuto fondamentale al trionfo della rivoluzione sessuale. Il malinteso antropologico (pagine 117- 120) In quegli stessi anni la psicoanalisi fu supportata dall'antropologia. Il clima nei confronti della libertà sessuale oggi è mutato, non siamo più così ansiosi di introdurla nelle nostre società, ma siamo perfino pronti ma siamo perfino pronti a guardarla in modo critico, consapevoli che il mito della felicità a portata di mano non si è realizzato nemmeno questa volta. Il timore della fecondità (pagine 120- 124) Nelle società occidentali, a partire dal XVIII secolo ma poi con ritmi sempre più intensi, si era verificata una rivoluzione demografica: il miglioramento delle condizioni di vita ne aveva consentito un allungamento e soprattutto aveva portato a un crollo della mortalità infantile e di quella per parto. Il nuovo ordine della fecondità, per cui i bambini abbondano, fa nascere il desiderio di scegliere quando avere un figlio. Nel XIX secolo, fu alto il rischio di abbandono, ma all’abbandono si sostituiranno presto, la contraccezione e l’aborto. La decisione di tenere o no un bambino si basa sulla situazione di coppia, ma soprattutto sulla possibilità di soddisfare le proprie attese di fronte ai figli. Le famiglie possono investire nel futuro dei figli, facendo sacrifici per farli studiare e permettendo così il loro avanzamento nella scala sociale. Con l’accettazione del controllo delle nascite la società occidentale inventa una nuova morale, centrata sul figlio desiderato, che non ha più bisogno della protezione del matrimonio, della maschera del conformismo sociale. L’aborto viene legalizzato nella maggior parte dei paesi occidentali tra la fine degli anni Sessanta e la metà dei settanta. L’aborto crea il diritto all’errore, all’imprevisto, al cambiamento di intenzione, talvolta ambivalente. A partire da questo momento, la quotidianità delle coppie si colloca nell’ambito della contraccezione e la nascita deriva da un’interruzione di tale pratica. Gli ideologi della liberazione sessuale (pagine 125- 126) La rivoluzione sessuale è stata innanzitutto una rivoluzione di carta: la nuova utopia. Reich prima e Marcuse poi sono i veri ideologi della rivoluzione sessuale, coloro che le hanno fornito la finalità politica e la speranza di miglioramento nella vita individuale. La rivoluzione sessuale ha quindi due padri nobili che l’hanno dotata dell’indispensabile supporto ideologico. Entrambi affrontano il problema del rapporto tra Freud e il marxismo; entrambi proseguono il pensiero di Freud sul rapporto fra repressione sociale e sessualità. Ma Reich lo fa in maniera franca e diretta, con un linguaggio fin troppo chiaro, mentre Marcuse interviene con opere perfettamente accettabili dal punto di vista accademico, ma che non mette mai alla prova della realtà. Il guru, Wilhelm Reich (pagine 127- 134) Reich riprende da Freud l’immensa scoperta del ruolo primordiale della sessualità, tanto da considerare questa forza in noi che desidera, la libido, un’energia organica, che giunge alla piena espressione nella convulsione organistica. La parte più vitale del suo pensiero, quella che è diventata almeno in parte luogo comune nella cultura occidentale, è il cuore dei suoi libri, in particolare “La rivoluzione sessuale” (contiene la prima teorizzazione delle sue teorie biologiche sulla sessualità) e “La psicologia di massa del fascismo” (scritto mentre vedeva affermarsi l’ascesa di Hitler davanti ai suoi occhi). Per quanto riguarda il libro sul fascismo, l’unico rimedio che pone è la sostituzione della famiglia patriarcale autoritaria con una forma naturale di famiglia, quale quella fondata nei primi anni della Rivoluzione russa. Essa dovrebbe essere fondata sull’uguaglianza di tutti i membri, sul ristabilimento del predominio della sessualità e della potenza orgastica nelle relazioni di coppia e sulla libertà e sull’autonomia della sessualità infantile. Nel libro dedicato alla rivoluzione sessuale Reich ritorna ancora a denunciare la vocazione repressiva della famiglia. La sessualità coincide secondo lui con l’energia vitale produttiva, quindi reprimerla significa turbare le funzioni fondamentali della vita, non solo in campo medico, ma in termini più generali. Il professore, Herbert Marcuse (pagine 134- 137) Marcuse condivide l’idea di base di Freud, che, per esistere, l’organizzazione sociale deve piegare e utilizzare gli istinti erotici di ogni individuo: il prezzo della civiltà, quindi, è la repressione, e il suo disagio la nevrosi. Marcuse condannandole a relazioni senza profondità e senza affetto. “Il gruppo” conobbe un clamoroso e duraturo successo commerciale, divenne un film. Il romanzo offriva un’immagine spietata dell’immaturità maschile e della difficoltà delle donne a vivere una vera emancipazione, professionale e sessuale. Dai romanzi con pretese letterarie, lo spostamento della soglia del pudore è arrivato a coinvolgere settori imprevedibili, come quello dei romanzi rosa, genere che continua a godere di una straordinaria fortuna. A partire dall’anno 2011, anno di pubblicazione del best seller erotico “Cinquanta sfumature di grigio”, anch’esso ha cominciato ad aprirsi alle descrizioni erotiche. Si tratta sempre di storie di amori contrastati a lieto fine. La rivoluzione delle donne La critica femminista (pagine 173- 178) Le opere di letteratura che criticano la liberazione sessuale mettono in luce un aspetto decisivo del cambiamento: sono le donne a pagare il prezzo più alto per una liberazione che si muove in una direzione opposta a quella dei loro desideri più profondi. La trasformazione culturale messa in moto dalla liberazione sessuale è stata profonda, e non sempre a nostro favore, anche se si faceva un gran parlare della pillola come passaporto per la libertà delle donne. Nei primi anni della rivoluzione sessuale le donne seguivano le linee indicate dai profeti uomini, ma dopo qualche anno si comincia ad accusare un certo disagio da parte femminile: negli anni Settanta alcune femministe radicali denunciano per la prima volta la liberazione sessuale come forma moderna di denominazione maschile, facendo notare che i progetti di liberazione sessuale si erano costruiti intorno all’idea di libertà sessuale che avevano gli uomini. Si comincia a prendere coscienza che, in materia di sesso, le esperienze non erano le stesse per i ragazzi e per le ragazze. Due sono le differenze reclamate come fondamentali: la prima riguarda il legame fra sesso e procreazione, cioè tra femminilità e maternità. La seconda riguarda il posto centrale che occupano nell’identità femminile la bellezza e il potere di seduzione che essa esercita. Atteggiamento che rivela una forma di debolezza, e che non scompare con l’emancipazione. Come Hite (femminista statunitense) afferma, la sessualità maschile è sempre legata al potere, quella femminile è complessa e misteriosa, il piacere non è scatenato dal contatto, ma si produce in un contesto in cui lo spirito gioca un ruolo essenziale. Il piacere femminile è legato sempre alla dimensione emozionale di una relazione, e non è limitato agli organi sessuali. Nella nuova libertà sessuale che si è affermata le donne ritornano ad adeguarsi alle regole decise dagli uomini, e soprattutto ad accollarsi l’onere della contraccezione, pagando con il proprio corpo. Da strumento di libertà per le donne, la contraccezione diventa così un obbligo. La pillola del giorno dopo diventa un’altra occasione di scarico di responsabilità: sono le ragazze, quasi sempre da sole, a girare per le farmacie per ottenere questo farmaco, e poi a soffrire per la violenta dose di ormoni alla quale sono sottoposte, che non si sa bene a quali conseguenze può avere nel loro futuro. C’è un aspetto positivo in questa ribellione femminista: la violenza sessuale. Una violenza sessuale che si estende a qualsiasi rapporto imposto a una donna, anche all’interno del matrimonio: il consenso della donna diventa fondamentale per valutare la liceità di qualsiasi atto sessuale. Abuso e consenso (pagine 178- 183) La storia della rivoluzione sessuale non è lineare e i nodi messi in discussione negli anni Settanta non hanno subito la stessa evoluzione. Nel complicare questo cammino ha svolto un ruolo centrale il movimento femminista, che ha rivelato il gioco di potere che poteva essere sotteso nei rapporti sessuali compiuti da persone che si trovavano in posizione asimmetrica. Lo slogan tante volte ripetuto nei cortei “il corpo è mio e lo gestisco io”, induce a un severo esame della vita sessuale femminile: le relazioni che nascondono il seme della violenza, del consenso estorto per paura. Le donne denunciano al mondo la violenza alla quale devono spesso accondiscendere, rivelano che la libertà sessuale è spesso un affare di prepotenza degli uomini sulle donne che hanno meno potere di loro. La rivoluzione sessuale cancella nelle donne la vergogna legata all’attività sessuale e permette loro di prendere in mano la propria vita, facendo sentire una voce di denuncia. Nella società è in corso un altro cambiamento che aiuta il movimento delle donne a realizzare il suo discorso contro la violenza sessuale: l’emergere delle vittime. Lo stupro diventa così reato contro la persona e di conseguenza la nuova legge stabilisce che l’attività sessuale debba sempre essere frutto di una libera scelta individuale, perché rientra nel diritto proprio dell’individuo. La libertà sessuale assurge così al rango di bene primario, lo stupro diventa delitto contro la persona. La protezione individuale si estende anche ai minori, cioè a coloro che hanno meno di quattordici anni d’età. Con la nuova legge vengono garantiti tutti i minori, perché si tutela il valore della persona, tant’è vero che il minore è salvaguardato anche contro la sua volontà. Una nuova morale per una nuova identità (pagine 183- 202) L’intreccio fra la rivoluzione sessuale e il movimento delle donne porta dunque a due importanti e rivoluzionarie acquisizioni: la depenalizzazione dell’aborto e la trasformazione della violenza sessuale da atto contro la morale ad atto contro la persona. Nasce pertanto una nuova figura: la vittima di violenza. Queste due innovazioni non solo danno alle donne la possibilità di decidere da sole sulla procreazione e di denunciare chiunque faccia loro violenza proclamandosi vittime, ma fornisce due nuove categorie di definizione dell’identità femminile, la libertà di abortire e quella di rifiutare un rapporto non voluto. L’aborto e vittimizzazione coinvolgono la donna come individuo libero dalle costrizioni comunitarie si realizzano contro l’uomo. Gran parte dei movimenti femministi rivendicano la legalizzazione dell’aborto come un diritto innovativo, sul quale si fonda la libertà della donna. Insieme alla contraccezione, l’aborto permette loro di separare completamente la sessualità dalla riproduzione, quindi di sfuggire al controllo sociale e soprattutto a quello maschile e vivere liberamente la propria sessualità. Il consenso è pesantemente influenzato dalle condizioni in cui vive chi lo dà, dai rapporti umani che lo circondano, e anche dalla cultura dell’ambiente che lo circonda. Il comportamento sessuale oggi risponde sempre meno alle norme tradizionali, differenziandosi sempre di più dalla vita di coppia. Ma si sono fatti fluidi anche i confini tra l’identità eterosessuale, omosessuale e bisessuale. Ai capi di Stato si chiede di vivere in rapporto di coppia fedele ed eterosessuale, come si vorrebbe fosse per i genitori. E questo fa capire come in fondo le resistenze alla libertà sessuale promessa e in parte realizzata siano forti, anche se non si ha nessuna voglia di prenderne atto. Il porno è maschilista: le donne sono oggetti senza iniziativa, vengono umiliate. L’unico limite che viene accettato è il consenso, le attrici dichiarano prima del filmato di essere consenzienti. La rivoluzione sessuale ha abbattuto molti tabù, ma resta da dimostrare che la vita sessuale di questi ragazzi sia più felice e appagante di quella dei loro padri e nonni. La pornografia in rete alza l’asticella della performance per tutti, inclusi gli uomini; si pensi a chi teme di essere impotente, di non “saperci fare”, solo perché incapace di reggere un rapporto dalla durata di trenta minuti. Il numero delle denunce di abusi sessuali è doppio per i ragazzi rispetto alle ragazze, come anche quello delle richieste di informazioni inerenti all’educazione sessuale. La rivoluzione sessuale e la rivoluzione femminista, intrecciandosi, si sono trovate davanti a un paradosso: Mentre la prima cercavo un ritorno alla natura, la seconda partiva da una lotta contro la natura, contro il destino biologico che inchiodava le donne alla separatezza e quindi all'inferiorità. La rivoluzione sessuale, per realizzarsi, aveva bisogno di anticoncezionali sicuri, quindi di un ausilio molto poco naturale, e le donne si sono ritrovate a inseguire gravidanze impossibili o quasi, da realizzarsi per via tecno scientifica, per esaudire il loro naturale desiderio di maternità. Strettamente personale (pagine 203- 209) Riflessione personale della scrittrice, in cui riassume i suoi pensieri, riguardanti le tematiche del libro. “Oggi mi sembra che le giovani siano più consapevoli, pronte, pur fra mille difficoltà, a lottare per avere dei figli prima che sia troppo tardi”. Sulla rivoluzione sessuale, il suo giudizio rimane sospeso: gli effetti positivi e quelli negativi hanno la stessa valenza. Prima, il matrimonio riparatore, se pure controvoglia, poneva le basi di una nuova famiglia. Oggi, tutto il peso del risvolto procreativo del sesso grava sulle ragazze: sono loro a dover garantire che non ci saranno figli e a dover prendere provvedimenti se avviene un concepimento non programmato. La grande sconfitta della rivoluzione sessuale è stata indubbiamente la Chiesa cattolica, come dimostra la mancata osservanza nella maggior parte delle famiglie cattoliche del divieto dei contraccettivi chimici. Il fatto che nella Chiesa non si sia affrontata con libertà e coraggio la rivoluzione sessuale, ha lasciato un vuoto incolmabile nei suoi rapporti con il mondo contemporaneo e ha fatto perdere alla stessa Chiesa molte buone occasioni di intervento davanti ai disastri di una deregolazione spesso eccessiva. Conclude il libro affermando di essere “una femminista, e una femminista cattolica”. GLI IDEOLOGI DELLA LIBERAZIONE SESSUALE. La rivoluzione sessuale è stata una rivoluzione di carta: la nuova utopia, se pure aveva radici nel passato, è stata attivata nel secondo dopoguerra da un gruppo di libri che hanno suscitato speranze fino ad allora impensabili e hanno saputo trovare ottime giustificazioni per una critica radicale alla morale sessuale imperante. All’origine di questi libri c’era lo sviluppo del pensiero freudiano, soprattutto se allargato dalla terapia individuale all’analisi critica della società. Reich prima e Marcuse poi sono i veri ideologi della rivoluzione sessuale, coloro che le hanno fornito la finalità politica e la speranza di miglioramento nella vita individuale. Colpisce, rileggendoli, una certa infondatezza di questi saggi, la loro superficialità utopistica che si accompagna a una colpevole cecità sulla natura umana. Ma negli anni Sessanta, e per certi aspetti anche prima, questi libri sono stati il vangelo della rivolta. La rivoluzione sessuale ha quindi due padri nobili che l’hanno dotata dell’indispensabile supporto ideologico. Questi padri anche se il loro pensiero cambia solo in alcuni punti, sono profondamente diversi e sarà questa diversità a cambiare il loro destino. Il primo, Wilhelm Reich, di famiglia ebraica, inizia la carriera come giovane e brillante medico viennese allievo di Freud, e avrà un percorso ricco di successi ma anche appesantito da profondi conflitti, che finisce con la morte in un penitenziario statunitense. Il secondo, Herbert Marcuse, filosofo ebreo e allievo di Heidegger e membro rispettato della scuola di Francoforte; inserito nell’accademia e applaudito in ogni università del mondo occidentale. Entrambi affrontano il problema del rapporto tra Freud e il marxismo; entrambi proseguono, ampliandolo, il pensiero di Freud sul rapporto fra repressione sociale e sessualità. Ma Reich lo fa in maniera franca e diretta, con un linguaggio chiaro, ma avrà gravi conseguenze sulla sua carriera professionale. Marcuse interviene i con opere perfettamente accettabili dal punto di vista accademico che gli danno fama internazionale. Diventerà il leader ideologico del Sessantotto e della rivoluzione sessuale, leader ufficiale e riconosciuto. Reich riprende da Freud l’immensa scoperta del ruolo primordiale della sessualità, tanto da considerare questa forza in noi che desidera, la libido, un’energia organica, che giunge alla piena espressione nella convulsione orgastica: il suo primo grande studio con il titolo di “La funzione dell’organismo”. Pensiero di Reich è ancora pratico e soprattutto politico: egli afferma che “l’amore, il lavoro e la conoscenza” devono governare la nostra vita, egli quindi propone un sistema di governo, il cui desiderio di vivere si estende, si afferma, si organizza e si affina scientificamente. Nel 1933-34 vengono sparse varie voci diffamanti contro Reich e i compagni comunisti lo espellono per i suoi rapporti sospetti con la psicoanalisi e il suo interesse esclusivo della questione sessuale. Fu costretto a fuggire in Svezia e poi in Norvegia, ma costretto ad emigrare a causa dell’occupazione nazista del paese e quindi si rifugia negli Stati Uniti. La parte più importante del suo pensiero è il cuore dei suoi libri, in particolare “La rivoluzione sessuale” e “la psicologia di massa del fascismo”. Il primo, contiene la teorizzazione delle sue teorie biologiche sulla sessualità. Nel secondo, invece, mentre vedeva affermarsi l’ascesa di Hitler, egli pensa che il fascismo non si possa considerare solo un episodio passeggero, ma sia frutto del tessuto stesso della storia contemporanea. Le cause originarie di questo regime politico sono da ricercare nella famiglia borghese autoritaria moderna, a cui si aggiungono un sistema educativo repressivo e la Chiesa. Il fascismo sfrutta ed esalta la struttura familiare autoritaria, repressiva e antisessuale proprio perché questa offre il terreno ideale per il suo sviluppo. L’unico rimedio possibile alla deriva fascista è la sostituzione della famiglia patriarcale autoritaria con una forma naturale di famiglia, quale quella sperimentata nei primi anni della Rivoluzione russa. Essa dovrebbe essere fondata sull'uguaglianza di tutti i membri, Sulla libertà e autonomia della sessualità infantile e sul riconoscimento delle esigenze sessuali degli adolescenti e delle relative implicazioni pratiche. Nel libro dedicato la rivoluzione sessuale Reich ritorna ancora denunciare la vocazione repressiva della famiglia. La sessualità coincide con l'energia vitale produttiva, quindi reprimerla significa turbare le funzioni fondamentali della vita, non solo in campo medico, ma anche in termini più generali. Egli insiste nel dire che è soprattutto la famiglia la più pericolosa nemica, nella quale individua gli effetti di questa rivoluzione, se si tratta di famiglia autoritaria, a cui contrappone l'accezione positiva della famiglia spontanea. Nel pensiero di Reich, l'autoregolazione è la soglia di una nuova era sociale. Questa prospettiva rivela lo sfondo utopico del suo pensiero, e spiega anche l'attrazione da lui esercitata sui giovani e più in generale sulle culture degli anni sessanta, in cui si metteva in discussione ogni forma di autoritarismo. La sua utopia era fondata sul presupposto che l'esperienza della felicità, la mobilitazione dell'energia vitale, il benessere fisico che ne seguiva, avrebbero reso la repressione morale
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