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Storia della lingua ( Cinquecento), Appunti di Storia della lingua italiana

Appunti presi in classe e integrazione con slide e libro

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 11/12/2023

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margherita-pasini-2 🇮🇹

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Scarica Storia della lingua ( Cinquecento) e più Appunti in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! IL CINQUECENTO  1494: discesa di Calo VIII, che porta la guerra in Italia, capisce che tutti questi piccoli stati sono facili di conquistare, da via alle guerre italiche (combattute in suolo italiano ma da persone esterne)  1527 saccheggio di Roma da parte dei Lanzichenecchi, mercenari tedeschi  1559: trattato di Cateau-Cambrésis, che pone temporaneamente fine alle guerre italiche, sancendo il dominio spagnolo su gran parte dell’Italia  Nel Tre-Quattrocento l’Italia aveva goduto di un lungo periodo di pace (relativa) che aveva consentito un grande sviluppo economico e culturale: gli stati italiani (stati regionali, signorie, stati soggetti alla dominazione spagnola) conoscono ora una fase di regresso economico Nel 500 non c’è ricchezza, però è un secolo determinante per la definizione della NORMA dell’italiano RIFORMA LUTERANA •1517: il sacerdote Martin Lutero espone nella cattedrale di Wittenberg 95 tesi che contestano le politiche ecclesiastiche della curia romana → inizia un vasto dibattito religioso, che porta alla separazione della chiesa luterana dalla chiesa di Roma (cattolica) • Il movimento di riforma religiosa si estende a tutta l’Europa: nel 1534 nasce la chiesa anglicana, nel Seicento la chiesa gallicana (pur restando all’interno della chiesa cattolica) acquista forti autonomie rispetto alla chiesa di Roma • 1545-63: concilio di Trento ((contro)riforma cattolica) • Le riforme e controriforme cinquecentesche hanno delle conseguenze anche sugli sviluppi delle lingue: la riforma luterana prevede la libera interpretazione dei testi sacri da parte del fedele, che quindi vengono tradotti in tedesco; per la confessione cattolica, invece, l’interpretazione dei testi sacri è ammessa solo per i sacerdoti e i testi sacri restano in latino Traduzione delle bibbie in tedesco ≠ con l’italiano( la chiesa non si fida dei fedeli), arrestato un processo di alfabetizzazione che in Italia non avviene INVENZIONE DELLA STAMPA Telaio a caratteri mobili, nel giro di qualche decennio i testi che girano sono a stampa e non .. il primo libro è la bibbia da 42 linee (traduzione dell’orafo tedesco Gutenberg)  Rapida diffusione nel territorio europeo  I libri vengono realizzati in un tempo minore rispetto ai manoscritti  Dalla stessa matrice si possono fare più libri ( c’è ne è un numero maggiore di ogni copia)  Si abbassa il costo unitario, perché c’è grande abbondanza di prodotto  Il libro diventa un prodotto di consumo  Alto desiderio di acculturarsi, un processo di alfabetizzazione viene avviato TIPOGRAFIE IN ITALIA inizialmente filari e poi attività italiana, Venezia diventa capitale italiana dell’editoria (per che c’è una repubblica e quindi me o censura) -i primi libri sono in latino -qualche hanno dopo vengono stampate le tre corone Questo passaggio è una valorizzazione del volgare italiano e indice di richiesta di questi libri da parte dei lettori INCUNABOLO ED ENCHIRDI •I libri stampati entro il 1500 vengono definiti incunaboli e presentano Molte caratteristiche proprie dei manoscritti: supporto raffinato (pergamena o cartapecora), iniziali miniate, abbreviazioni… (non volevano perdere il loro pubblico iniziale ) •Aldo Manuzio inventa i LIBRI TASCABILI, a differenza dei libri classici che erano molto ingombranti e quindi non trasportabili ( si possono leggere solo sul tavolo) •Si abbassa quindi il costo di produzione, avviene una rapida diffusione della cultura PROBLEMA DELLA NORMA LINGUISTICA----> l’Italia non è uno stato unitario e quini è difficile individuare una lingua che andasse bene per la stampa, a differenza degli altri stati europei dove vennero introdotte delle norme grammaticali e grafie convenzionali -CORRETTORE / REVISORE TOPOGRAFICO :I tipografi facevano un lavoro importante e intellettuale infatti erano persone colte che interveniamo sul libro è facevano un lavoro filologico, confrontavano manoscritti (collazione) stabiliranno poi qual era il testo da mettere a stampa DANTINI E PETRARCHINI: Edizioni tascabili delle famose opere, vengono inseriti nella collana dei classici latini nonostante fossero scritti in volgare. Per Dante non abbiamo l’autografo. Vengono fatte anche delle correzioni grammaticali come: il punto e virgola, accento greve e apostrofo ARCADIA: EDITORE: Bembo pubblica un opera: gli ascolani ambientato ad asolo , è un dialogo di tipo platonico sul tema dell’amore LINGUA: -il vocabolario lo prende da Petrarca -livello sintattico dal de Camerun, solo dalla cornice (messo in scena il gotico internazionale), nelle novelle ci sono tratti scurrile. Capisce la differenza e utilizza solo Redazione con il manoscritto e tre edizioni a stampa, si avvicina sempre più al fiorentino del trecento, prende ispirazione sia da Boccaccio che Petrarca ≠ LA QUESTIONE DELLA LINGUA GRAMSCI: ogni volta che la lingua è un problema non è quello il vero problema ma altre cose che stanno attorno Infatti la prima questione della lingua coincidevano un periodo di grave crisi per l’Italia • Nascita della stampa volgare, ma devono rispettare le regolo grammaticale. Bisogna scegliere solo parole colte e raffinate. Si potrà arrivare alla lingua italiana, lingua eterogenea OPINIONE DEGLI STORICI SULLA TEORIA CORTIGIANA: inizialmente vennero definite “teorie fantasma” perché non c’erano opere letterarie che ne dimostrassero l’applicazione. B. LA TESI ITALIANISTA: 4. GIAN GIORGIO TRISSINO -ideale di una lingua comune, opposta al principio di Imitazione -ritrova il manoscritto: “de vagari Eloquentia “di Dante. Avvia una discussione che si sviluppa a Firenze presso gli orti Orticellari. Coinvolge anche Machiavelli il quale non è convinto della paternità di Dante a differenza di Bembo -1529, pubblica non il testo latino, ma una sua traduzione in volgare, perché il latino di Dante era molto rozzo, quindi lui voleva che fosse apprezzato dai letterati italiani (Dante l’aveva scritto prima dell’umanesimo). In questa traduzione da un’interpretazione sbagliata di alcuni passaggi: 1) Dante intendeva il volgare illustre come una lingua eletta e fortemente selettiva, che i letterati italiani doveva creare eliminando dai propri testi i termini troppo municipali e le parole dal suono troppo rozzo o mellifluo (criterio della discretio ‘selezione’). Per Trissino discretio vuol dire invece ‘commistione’ di termini presi dai diversi volgari italiani per raggiungere una lingua comune (che lui chiama italiana). -DANTE=Lingua chiusa -TRISSINO=Lingua aperta 2) Inoltre, Trissino dà un’interpretazione sbagliata del termine ‘curiale’, che intende come sinonimo di ‘cortigiana’ (per Trissino coincide con ‘italiana’). -DANTE: il volgare deve essere nobile, cardinale (gli altri volgari devono fare da perno), aulico (degno di una reggi) curiale ( è la lingua scritta dalla sparsa curia dei letterati in tutta Italia) -TRISSINO: quando dante parla di curIale, pensa alla lingua della corte che coincide con l’italiano. Crede che i capolavori di Dante e Petrarca siano stati fatti con una lingua mista, tra i diversi volgari. (Per questo prende il nome di tesi italianista) 3) secondo lui la divina commedia sarebbe la pratica del de vulgari eloquentia, che sarebbe la teoria. Ma è sbagliato perché la commedia è scritta in stile comico alternanza tra alto e basso stile . Dante non conclude il de vulgata perché poi cambia idea. Porta a una forte discussione negli ambienti fiorentini OPERE: -“epistola de le lettere nuovamente aggiunte ne la lingua italiana”: però le soluzioni non erano praticabili:  <Ɛ> per e aperta, <ω> per o aperta, <ç> per [dz], <j> per i semiconsonantica, <v>  L’unica che viene accolta è quella di differenziare la <u> e <v>. - Fa ristampare le proprie opere utilizzando queste grafiche però questo suscita grande polemica perché i lettori erano abituati a leggere le vocali senza distinzione, quindi trovano difficoltà a leggere queste nuove vocali aggiunte. Soprattutto mette in discussione la letteratura italiana precedente: la rima core e amore è perfetta solo dal punto di vista grafico ≠ tra vocali una aperta una chiusa, se questa proposta fosse stata accettata ci sarebbe stato un problema per tutta la poesia Italia. Riceve molte polemiche -il trattato il castellano: parla di lingua e dichiara che la lingua del canzoniere e della commedia sono stati scritti i italiano non in fiorentini, perché contengono termini comuni a molte parti di Italia e perché altrimenti non sarebbero comprensibili in tutta l’Italia. (Sbaglia perché la comprensione dei testi riguarda le singole competenze linguistiche dei lettori ) Le sue idee non vengono accolte dagli intellettuali italiani però contribuisce alla discussione sulla lingua e gli viene assegnato il merito di aver capito che il de vagare è un’opera di Dante C. TESI CLASSICISTA: 5. PIETRO BEMBO La questione della lingua fu momentaneamente chiusa da Pietro Bembo, che Nelle Prose della volgar lingua (1525) propose una soluzione pratica e Attuabile (soluzione al problema della stabilizzazione normativa dell’italiano) da scrittori e revisori editoriali: il fiorentino del Trecento era lingua Nota alle persone colte e gli esempi proposti nelle Prose fornirono un Modello grammaticale di riferimento. La redazione del trattato giunse al termine di un lungo periodo di riflessione: • 1501-2: Petrarca e Dante aldini • 1505: Gli Asolani: è un trattato filosofico • 1506-12: rime ( imitando il modello petrarchesco) PROSE DELLA VOLGAR LINGUA • 1512: epistola “De imitatione per Giovan Francesco Pico”. Come il latino degli Umanisti è esemplato principalmente sui modelli di Virgilio e Cicerone, così Anche per il volgare si devono individuare due modelli unitari, uno per la Prosa e uno per la poesia.  Scrive per un umanista latino, ed è un dialogo immaginario che Bembo ambienta a Venezia nella casa di suo fratello. Nell’arco di tre giornate ogni personaggio illustra una tesi appartenente al dibattito linguistico del periodo di Bembo  PERSONAGGI: -Carlo bembo: portavoce del fratello (fiorentino del 300) -Ercole Strozzi: sostenitore del pensiero umanista (classici latini) -Federico Fregoso: lingua cortigiana -Giuliano dei Medici: che propone il fiorentino Contemporaneo Bembo sa che non può scartare a priori il latino IL TRATTATO È DIVISO IN TRE LIBRI Il trattato è diviso in tre libri: 1. Rapporto tra latino e volgare: spiega perché bisogna scartare il latino come lingua esclusiva letteraria. esposizione delle diverse tesi; ed infine la descrizione del proprio ideale di lingua: la tesi classicista (quella di Bembo) viene riconosciuta come la più valida per risolvere il problema della norma Linguistica 2. Grammatica e stile vengono fatti coincidere ( condanna del realismo e Plurilinguismo di Dante). Le questioni grammaticali riguardano solo la retorica, è funzionale alla costruzione dei testi eleganti, lui ha in mente la lingua della letteratura. Viene affronta la questione dantesca, non può non nominare Dante, come spiegazione del suo mancato inserimento come modello afferma che la lingua risulta troppo realistica. Usa espressioni troppo popolari che non servono a nobiliare l’animo. Vuole riconoscere che Dante sia un grande poeta, ma il vero problema era il bilinguismo ( si era inventato molte parole) se avesse proposto Dante tutti i poeti italiani si sarebbero sentiti liberi di inventare tutte le parole che voleva. Non è una grammatica descrittiva, ma normativa ≠ con alberti (Bembo l’aveva letta) 3. Grammatica del fiorentino del Trecento modellata sulla lingua del Canzoniere e Del Decameron (Solo la cornice). Nel terzo libro delle Prose viene presentata una grammatica, non sistematica ma esposta attraverso il dibattito tra i quattro interlocutori: Tutti gli esempi sono ricavati dal canzoniere e dalla cornice del Decameron ( perché all’interno di essa non si trovano tratti troppo vicini alla lingua del popolo) DISCUSSIONE NEL DIALOGLO Nel primo libro delle Prose vengono discusse le diverse tesi linguistiche, sostenute ciascuna da uno degli interlocutori. • Tesi latinista: Ercole Strozzi riconosce che anche il volgare può avere un uso Colto ed essere lingua letteraria • Tesi cortigiana: attraverso le parole di Federico Fregoso viene condannata La tesi cortigiana del Calmeta: «il favellare non è lingua. Non si può dire che Sia veramente lingua alcuna favella, che non ha scrittore» • Tesi classicista: Carlo Bembo dimostra il primato del volgare fiorentino su Tutti gli altri volgari, e in particolare del fiorentino del Trecento (la lingua di Petrarca e Boccaccio), noto al di fuori dei confini della città • Tesi fiorentinista: Giuliano de Medici riconosce la superiorità del fiorentino Del Trecento rispetto a quello contemporaneo Aveva già provato a fiorentinizzare la lingua del suo romanzo, perché il suo volgare di riferimento è quello ferrarese. 1. 1516: componente principale è quella del volgare (illustre) settentrionale e padano, già alcuni tratti del fiorentino del 300 2. 1512: il processo di fiorentinizzazione della lingua è più evidente 3. 1532:Vengono eliminate le forme non anafonetiche , elimina tutti i tratti di fiorentino argenteo Tra un edizione e l’altra ci sono cambiamenti sia sulla lingua che sulla trama, Ariosto non si accontenta solo del modello petrarchesco, perché il suo Poema non è solo d’amore ( ci sono: duelli, avventure). Accoglie la lingua di Dante e dimostra di avere attenzione per la poesia narrativa del 400’ (prende spunto anche dall’innamoramento d’Orlando di Boiardo, il suo libro è il completamento di esso, però lui trasforma il Poema, infatti il contesto filosofico e culturale è molto differente ) FRANCESCO GUICCIARDINI -Politico fiorentino, scrittore e letterato (storie fiorentine, raccolta di riflessioni morali autobiografici) -Non affronta direttamente la questione della lingua, però è stato trovato un suo autografo dove ha elencato circa 40 sui DUBBI GRAMMATICALI (quesiti ortografici, fonetici, morfologici e lessicali) in cui la forma fiorentina corrente non coincide con quella del fiorentino del Trecento e per ogni dubbio trascrive la soluzione proposta da Bembo. Riesce appunto a risolverli consultando le “prose” e altri testi di Bembo. Questo ci fa capire come la grammatica di Bembo si fosse già ampiamente diffusa, ormai considerata un esempio di lingua GRAMMATICHE La pubblicazione di queste grammatiche permettono alle soluzioni di Bembo di raggiungere un alto numero di utenti (che non erano in grado di comprendere le prose) • 1516: Giovan Francesco Fortunio: (prima grammatica a stampa italiana). Regole grammaticali della volgar Lingua. Fortunio si limita a elencare le norme ricavate dalle Tre Corone (citazione dei testi letterari, in questo secolo inizia un grande lavoro di schedatura grammaticale), senza discuterle come avrebbe fatto Bembo nelle Prose • 1536: Alberto Acarisio, Grammatica • 1543: Alberto Acarisio, Vocabolario, grammatica e ortografia della Lingua volgare • 1550: Ludovico Dolce, Osservazioni nella volgar lingua • 1552: Pier Francesco Giambullari, Regole della lingua fiorentina (unica Grammatica stampata a Firenze nel Cinquecento) • 1581 (postumo): Girolami Ruscelli, Commentarii della ling I fiorentini del 500’ erano convinti che la loro lingua fosse la migliore, quindi non scrivono grammatiche fiorentine, perché già conoscevano la lingua I PRIMO LESSICI=VOCABOLARI • Nel Quattrocento alcuni autori raccolgono elenchi di termini volgare per Utilità personale (Pulci, Vocabulista; appunti di Leonardo da Vinci). Questi sono i primi esempi di lessici monolingui in volgare con lo scopo di tradurre parole ritenute difficili (ad esempio latinismi) con equivalenti di uso comune • Nel Cinquecento iniziano a essere pubblicati a stampa dei lessici, per lo più Di orientamento bembiano: hanno tutti in comune l’interesse per la lingua letteraria e minore quello verso l’uso vivo della lingua • 1526: Niccolò Liburnio, Le tre fontane: organizzato con elenchi di voci organizzate alfabeticamente e provenienti dalle opere delle tre corone • 1536: Fabricio Luna, Vocabulario di cinquemila vocabuli toschi . Viene pubblicato a Napoli, però riguardante il lessico toscano. Non solo le tre corone, ma anche Boiardo, Sannazaro e Aristo. Nessuno di loro era toscano, però in modi diversi hanno preso come riferimento la lingua Toscana e quindi secondo l’una sono anch’essi toscani FRANCESCO ALUNNO: Termini prese da Boccaccio e Petrarca. Allievo diretto di Bembo, non parla della lingua di Dante, solo dei due autori che Bembo aveva indicato come modelli di riferimento e li tiene separati scrivendo due opere differenti • 1539: Francesco Alunno, Osservazioni sopra il Petrarca. • 1543: Francesco Alunno, Ricchezze della lingua volgare sopra il Boccaccio L’ACCADEMIA FIORENTINA -ACCADEMIE DEL 500’: sono degli organismi ufficiali, si interrogano sul tema della lingua nei sui molteplici aspetti. -l’ACCADEMIA FIORENTINA: Nasce secondo impulso do Cosimo dei Medici, da lui finanziata (gran duca di toscana), Cosimo si confronta con uno stato regionale ad differenza di Lorenzo (per lui era solo la città di Firenze). bisognerebbe trovare una lingua comune tra tutte le realtà municipali della toscana. Cosimo cerca di promuovere un idea di lingua più ampia.  L’Accademia promuoveva lo studio e la divulgazione dei grandi autori fiorentini e in particolar modo di Dante; molti accademici, tuttavia, non trovarono congeniale la tesi linguistica proposta da Bembo, che escludeva il fiorentino contemporaneo e poco si adattava alla prospettiva sovra municipale dovuta alla progressiva espansione dei territori amministrati da Firenze.  Varchi e Gelli vennero incaricati di fissare la regole della lingua nella Prima grammatica ufficiale del fiorentino contemporaneo, per trovare un argine alla fortuna della tesi classicista di Bembo. I due non riuscirono ad accordarsi, perché avevano idee differenti -Varchi: era favorevole a coniugare la tesi Classicista con quella del fiorentino contemporaneo (→ Hercolano); -Gelli: riteneva fosse impossibile attribuire a una lingua viva regole ricavate dall’uso letterario. MACCHIAVELLI  Abbiamo molti autografi soprattutto di Documenti giuridici e amministrativi della Repubblica Fiorentina, a differenza degli autografi delle opere letterarie, trattati politici e storici (Il Principe, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, Historie Fiorentine…), due commedie (Mandragola, Clizia), una novella (Belfagor arcidiavolo)  Usava il fiorentino Contemporaneo ( d’uso vivo ) in tutti suoi registri: dal plebeo al borghese, latinismi, tecnicismi del linguaggio politico e cancelleresco.  SINTASSI: la sua era una sintassi asciutta, schematica e razionale.  STILE DILEMMATICO: Per ogni questione che affronta lui propone due possibili soluzioni opposte (estreme e antitetiche) queste soluzioni sono collegati con il connettivo disgiunto <o>. ripetendo il processo a oltranza. ESEMPIO A PAG 259 -preso dal prologo del principe: troviamo molti dilemmi nel breve brano appena letto. Stile gerarchico, grande chiarezza espositiva e argomentativa PRINICPE=trattato di come si devono comportare certe persone (analogia con le opere: il cortigiano e il castellano anch’esse norme di condotta ) Era un genere in voga nel 500’ TORQUATO TASSO  grande fortuna anche nei secoli successivi e fuori dall’Italia. Vita molto travagliata, grandi critiche nei confronti della sue opere  CONTESTO STORICO: contro riforma, nascita del tribunale di inquisizione e libri proibiti.  GERUSALEMME LIBERATA : poema religioso, tasso non lo pubblica, ma nel 1581 esce un edizione non autorizzata da lui e riceve molto critiche, sul piano della trama, lingua e stile (troppo sublime e quindi non troppo chiaro). -STILE: Tasso voleva tendere al sublime, non vuole cedere al facile petrarchismi (tasso segue questo stile solo quando scrive le poesie). Il Poema epico richiede uno stile più elevato, come: latinismi, parole lontane dallo stile vivo, costruzione sintattica non lineare, vuole creare un rallentamento nella frase vuole che il lettore si concentri . -questo lo teorizza in un testo: ”discorso sul Poema eroico” pubblicato un anno prima di morire. teorizza lingua e stile tipici dei poemi eroici (= epici), a partire dall’esperienza della Gerusalemme  la lingua comune in tutta Italia è quella Toscana, però toglie l’esclusiva della lingua dei toscani, divide il fiorentino dal toscano (non parlata e scritta solo in toscana, ma è comune in tutta l’Italia) Crea delle antipatie nei sui confronti, lo escludono dalla prima edizione del vocabolario. Distingue tra lingua fiorentina promossa da bembo e quella Toscana. Quella fiorentina è il volgare di una città è nota e usata solo in quella città (La dimensione letteraria della commedia e canzoniere centra con il toscano e non il fiorentino) La lingua comune ha una componente Toscana, ci sono anche altri influssi.
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