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Storia della lingua italiana Bruno Migliorini, Sintesi del corso di Storia della lingua italiana

Riassunto delle prime 100 pagine del libro del Migliorini "Storia della Lingua italiana"

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 09/05/2021

Pelli126
Pelli126 🇮🇹

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Scarica Storia della lingua italiana Bruno Migliorini e più Sintesi del corso in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! MIGLIORINI, STORIA DELLA LINGUA ITALIANA CAPITOLO I Nel periodo che va da Augusto ad Odoacre il latino parlato cambia notevolmente. Per quali motivi? Nuova struttura sociale creata da Augusto (I Imperatore), arrivo del Cristianesimo e, verso la fine (476 d.C.), invasioni barbariche. A mutare tantissimo è la lingua parlata, o volgare, che, con il tempo, si differenzia sempre di più da quella scritta ( che tende a rimanere quella dei grandi scrittori come Cicerone). La regola “si scrive come si parla” viene seguita solo dai moderni: la lingua scritta era soggetta a regole e schemi più ferrei. Sebbene diverse bisogna però sempre ricordare che hanno numerosi punti in comune e che si sono continuamente influenzate l’un l’altra. Per provare a ricostruire il l.v (latino volgare) ci dobbiamo basare su ipotesi. Probabilmente negli ultimi due secoli della Repubblica (prima del 44 a.C. circa) la differenza tra l.v e l.c (latino classico) era davvero sottile. Con la nascita dell’Impero le differenze vanno aumentando: mentre il l.c. rimane legato alla grammatica scolastica, soggetto a rigide regole, il l.v varia a causa: -dei nuovi scambi che avvengono tra le diverse province dell’Impero; - della dilagazione dell’ignoranza in seguito a forti crisi; - delle forze innovatrici che tendono a portare la lingua alla disgregazione. FONTI DEL LATINO VOLGARE Abbiamo due modi per ricostruire il l.v: -quello che riusciamo a ricavare de fonti scritte. - riscontri neolatini che persistono e testimoniano forme latine non attestate. Quali sono le fonti scritte utili per ricostruire il l.v.? - opere di autori che tentano di imitare la lingua del popolo: Plauto e le sue commedie, Petronio con il Satiricon ( in particolare Cena di Trimalcione), opere scientifiche che necessariamente devono far riferimento a vocaboli anche volgari ( Vitruvio: “l’architetto non può essere anche grammatico) -iscrizioni su muri di lupanari o caserme ( Pompei testimonianza fondamentale), su oggetti di utilizzo comune, raffigurazioni murarie. Tali prove testimoniano fenomeni linguistici tipici del parlato come la caduta della t finale in alcuni verbi alla 3 persona (già nel 79 D.C.) o la prostesi della i davanti a s impura (es. ispeculator, iscola. In seguito ad un’ipercorrezione erronea abbiamo avuto Spania da HISPANIA già testimoniata in un’iscrizione dei tempi di Traiano). -Appendix Probi: opera di un grammatico anonimo del III d.C. che ha annotato una lista di 227 parole organizzata in due colonne; in quella sinistra la parola giusta, nell’altra la pronuncia errata di alcuni dei suoi alunni. Le parole sono poche per comprendere tutti i fenomeni avvenuti ma sicuramente ci possono dare uno spaccato del volgare del tempo (es. VETULUS diventa veclus). Per comprendere l'origine della nostra lingua dobbiamo rifarci alla colonna di destra, ovvero quella sbagliata. LE LINGUE PRELATINE L’espansione del latino sicuramente è conseguenza dell’espansione del territorio romano. Sappiamo che i Romani non imponevano la loro lingua ai territori conquistati, ma il latino godeva di un certo prestigio. Diffusori di questa nuova lingua sono anche i soldati provenienti da ogni provincia che convivono mesi o anni a contatto con persone parlanti latino; tornati a casa tendono ad usare la nuova parlata. Le altre lingue diffuse nella penisola spariscono (o meglio, vengono fortemente ridotte a specifici ambiti) prima dell’insediamento di Augusto. Ricordiamo: - Ligure: prima influenzato dal Celtico diventa ligure gallicizzato e in seguito viene dissolto dal latino; -Celtico: si è conservato in qualche luogo della Gallia e oltre le Alpi Elvetiche. -Etrusco: probabilmente sparisce poco prima dell’arrivo del Cristianesimo. L’imp. Claudio lo conosceva e studiava. Probabilmente resiste come lingua sacrale fino al IV d.C. (gli Etruschi erano grandissimi aruspici); -Paleosardo: non lo conosciamo ma probabilmente è stato poco intaccato dal latino causa isolamento isola. Sardegna terra arretrata ancora ai tempi di Gregorio Magno. In questa terra si usava il punico come lingua rituale. - Osco-Umbro: non è più utilizzato come lingua ufficiale già dal 88 a.C. forse l’Osco resiste più a lungo: trovate iscrizioni ancora sui muri di Pompei. - Greco: lingua più importante e diffusa dopo il latino, gode di grande prestigio poiché lingua della cultura. Strascichi si trovano anche in Calabria e Puglia. IL CRISTIANESIMO I romani non hanno mai fatto propaganda conscia del latino. Si diffonde per il suo prestigio e per il grande scambio di persone, merci ed idee. Ma con il tempo l’influsso dell’Urbe comincia a scemare. Il primo sintomo è l’elezione di Imperatori non romani; primo tra tutti Galba (comandante delle truppe di -musica: CETRA, ZAMPOGNA -voci generali: ARIA, CALARE, COLPO, ORFANO, GOBBO L’elenco è atto a mostrare quanto il greco sia radicato nel latino e, di conseguenza, nella nostra lingua. Bisogna inoltra ricordare anche le parole introdotte dal Cristianesimo: BATTESIMO, CRESIMA, EUCARESTIA, BASILICA, CHIESA… Anche parole come TARTARUGA,PAROLA (da Parabola) e GELOSO hanno origine cristiana perché legati a simbologia e dottrina. Parole come ἄγγελος (anghellos) , cioè “messaggero” è un calco di una parola ebraica. NUOVE FORMAZIONI/ LOTTA FRA PAROLE VECCHIE E PAROLE NUOVE Le parole nuove (di provenienza plebea) spesso sono più colorite e concrete e riescono ad imporsi sulle forme classiche che nel tempo tendono a scolorirsi e ad indebolirsi. Molte possono essere le cause di tale fenomeno, tra queste: -l’aristocrazia, depositaria del latino classico, perde potere; - diffusione del Cristianesimo (Sant’Agostino: “Meglio essere rimproverati dai grammatici, piuttosto che non essere compresi dal Popolo”) -per evitare casi di omonimia (OS bocca, OS osso con conseguente imposizione di OSSUM. L’omonimia si è evitata finché è rimasta la distinzione Lunga/Breve) - le forme popolari sono più “forti”, più colorite ed utilizzate. GEOGRAFIA AREALE Si può vedere ancora oggi come le innovazioni si siano distribuite nelle varie aree. Il caso più evidente è quello di PULCHER/FORMOSUS/BELLUS (vedi spiegazione Patota pg. 16). Alcune parole sono sparite in italiano, ma sono rimaste nelle altre lingue neolatine o solo in alcune regioni, altre sono sparite del tutto. La distribuzione areale+testimonianze scritte+ teorie storiche (scambi, invasioni, contatti) ci permettono di avere una mappa, sebbene piuttosto vaga, della distribuzione nelle varie aree di numerosi fenomeni. MUTAMENTI DI SIGNIFICATO Durante l’età Imperiale numerosi sono i termini che cambiano significato (ORGANUM da organo, strumento generico, diventa organo, strumento vero e proprio). Spesso, in latino, alcune parole avevano duplice significato, uno astratto e uno concreto; spesso sopravvive quello concreto. Raro il caso in cui entrambi i significati resistono (INGENIUM ingegno e congegno). Es. Fegato e cervello inizialmente sono termini culinari ma diventano lessico anatomico. I significati spesso sono concatenati tra loro: cambia uno, cambiano tutte le parole ad esso collegate. SEMANTICA CRISTIANA Molti termini cambiano per influsso del Cristianesimo (es. SALUS da sanità diventa anche salvezza). Il significato di MASSA inizialmente è “pasta per fare il pane”, ma St. Paolo la usa per indicare la “Massa” di fedeli. O ancora TRADIRE diventa “tradire” in seguito alla consegna di Gesù da parte di Giuda. Il lessico pagano tende a sparire (da ARA ad ALTARE). TARDE CONIAZIONI DOTTE Parole si sono conservate in seguito alla loro entrata nel latino scritto (voci giuridiche, teologiche, filosofiche e amministrative): PARETELA, MORTIFICARE, BEATIFICARE, VIVIFICARE, CONFORTARE… CAPITOLO II TRA IL LATINO E L’ITALIANO LIMITI Dopo il 476 d.C. inizia l’influenza delle stirpi straniere sul latino. Nel 960 appare il primo documento in cui appare una nuova lingua. Le membra sparse dell’Italia cominciano a ricomporsi in un barlume di unità. ROMANI E GERMANI. I GOTI Con l’instaurazione dei regni barbarici si perde il sentimento di appartenenza all’impero. Unita rimane solo la comunità ecclesiastica, anzi, si rafforza. Il dominio dei Goti inizialmente è una colonizzazione militare. I G. avevano già avuto contatto con i romani nelle zone danubiane e ne erano stati influenzati. Sia gli Ostrogoti scesi in Italia, sia i Visigoti in Spagna sentono forte e ancora vivo lo spirito della romanizzazione. La lingua prediletta resta il latino. Governano fino all’arrivo dei Longobardi. I LONGOBARDI Poco numerosi ma conquistatori e soldati, vogliono imporre le loro regole. Si organizzano in grandi latifondi specialmente nel nord-Italia. Nei confronti dei sudditi provano superiorità in campo militare ma inferiorità per quanto riguarda la cultura. Con il tempo le loro posizioni si sono addolcite visto anche il lungo periodo passato nella penisola: fino al 773, anno del sopravvento Franco. A che punto è giunta la fusione nel 773? I longobardi sono diventati prima bilingui e poi hanno abbandonato la loro lingua. Secondo alcuni la fusione è stata molto rapida, tanto che all’arrivo dei Franchi poche comunità ricordavano il longobardo. Anche il termine Longobardo con il tempo diventa “lombardo”, cioè “piccolo nobile del contado”. Da semplici invasori e latifondisti diventano anche lavoratori di terra (fusione con i sudditi). Le condizioni politiche fanno pensare ad un’organizzazione in città-fortezza praticamente autosufficienti. LA CIRCOLAZIONE LINGUISTICA AL TEMPO DEI LONGOBARDI A causa dell’organizzazione politica poca è la circolazione linguistica. Come hanno fatto le peculiarità germaniche ad entrare nella parlata? Probabilmente o i germanismi sono relitti linguistici del ormai dimenticato longobardo o i futuri parlanti hanno imparato la lingua degli invasori (al tempo ancora conservata) per farsi capire. Nel secondo caso ci troviamo di fronte al fenomeno del prestigio (Patota pg. 19). Probabilmente è il primo caso quello veritiero. I FRANCHI A differenza dei goti i nuovi conquistatori, dopo gli scontri, sono andati ad occupare posizioni di rilievo: hanno grande influenza e la loro lingua gode dunque di un grande prestigio (pochi relitti linguistici). La romanizzazione in Francia era molto avanzata e i Franchi hanno introdotto in Italia germanismi di formazione totalmente diversa da quelli presenti nella penisola. Il problema è capire quando i francesismi si sono introdotti in Italia data la lunga dominazione. Bisogna inoltre ricordare che con i F. si estende il sistema feudale: ne consegue un’ulteriore frammentazione dialettale. LA LATINITÀ’ MEDIEVALE Vengono riportati esempi di testi frammentari scritti in un mezzo latino, un insieme di volgare e latinità scritta. È una lingua confusionaria, manca la conoscenza delle norme che regolano la lingua. L’APPARIRE DEL VOLGARE Tra l’età merovingia e carolingia c’è un grande stacco grazie alla politica culturale adottata da Carlo Magno. Si ha così un approfondimento delle norme Una letteratura in volgare è nata più tardi a causa del prestigio di cui il latino godeva. Inoltre bisogna ricordare che il lat. era la lingua più diffusa e se uno scrittore doveva scrivere un’opera, di certo, per assicurasi una maggiore diffusione, non scriveva in volgare. Però ormai i due sistemi linguistici sono troppo diversi e non possono più essere confusi. I PLACITI CASSINESI Sono i primi documenti in cui la lingua volgare appare in piena luce. Sono un gruppo di 4 pergamene che parlano di possedimenti di tre monasteri dipendenti da Montecassino. Sono stati pronunciati a Capua, Sessa e Teano. Eccoli: «Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.» (Capua, marzo 960 d.C.) «Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.» (Sessa, marzo 963 d.C) «Kella terra, per kelle fini que bobe mostrai, sancte Marie è, et trenta anni la posset parte sancte Marie.» (Teano, luglio 963 d. C) «Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai, trenta anni le possette parte sancte Marie.» (Teano, ottobre 963 d. C.) Probabilmente questi documenti non sono in latino (sebbene ecclesiastici e giudici lo sappiano) con lo scopo di tenere al corrente della situazione anche il pubblico popolare. Interessanti sono le forme sao e ko. Il caso di sao è particolare dato che ora nel dialetto c’è saccio che è gia continuatore di SAPIO. Dunque, o deriva dalla lingua settentriolale (e vorrebbe dire che si era già superato il dialetto) o a Capua è avvenuta una temporanea caduta di sactio (futuro saccio). Ko è continuatore di QUOD. POSTILLA AMIATINA Dopo i quattro placiti per un secolo non abbiamo documenti volgari conservati. Abbiamo trovato una carta del 1087 dove si riporta il fatto che Miciarello e sua moglie Gualdrada abbiano fatto dono di tutti i loro beni all’Abbadia di S.Salvatore, sul Monte Amiata. Il rogatario, notaio Rainerio, ha aggiunto questa postilla: «Ista cartula est de caput coctu ille adiuvet de illu rebottu qui mal consiliu li mise in corpu» «Questa carta è di Capocotto lo aiuti da quel ribaldo che gli mise in corpo un cattivo consiglio» Il notaio evidentemente è abituato a scrivere in latino e fa difficoltà ad adattare le parole di Miciarello (Capocotto) nello scritto. Si vede infatti che le parole volgari vengono inserite in schemi prettamente latini. ISCRIZIONE DI S. CLEMENTE Iscrizione affrescata trovata nella chiesa di San Clemente, di vitale importanza, esposta al pubblico. L’affresco rappresenta il pagano Sisinnio in collera contro San Clemente ordina a tre uomini di trascinarlo legato sul pavimento. Molti sono i parei su chi pronunci una frase e chi un’altra, questa la versione più accreditata: SISINIUM: "Fili de le pute, traite". GOSMARIUS: "Albertel, trai". ALBERTELLUS: "Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!" SANCTUS CLEMENS: "Duritiam cordis vestris, saxa traere meruistis". SISINNIO: "Figli di puttana, tirate!" GOSMARIO: "Albertello, tira!". ALBERTELLO: "Poniti dietro a lui col palo, Carboncello!". SAN CLEMENTE: "A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare sassi". Il martirio non riesce dato che al posto di San Clemente ora c’è una colonna. Anche se legata all’ambito ecclesiastico è scritta per la maggior parte in volgare. In realtà è così divisa: quello che viene detto dai tre è in volgare, le parole del santo nella lingua liturgica.
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