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Storia della lingua italiana - Il primo Cinquecento, Sintesi del corso di Storia della lingua italiana

Schema del libro "Storia della lingua italiana - Il primo Cinquecento" per punti chiave

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 14/11/2021

TomTom9393
TomTom9393 🇮🇹

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Scarica Storia della lingua italiana - Il primo Cinquecento e più Sintesi del corso in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! Storia della lingua italiana — Il primo Cinquecento 1) 9 3) Le lingue della scuola Molti manuali, per il Cinquecento, registrano quasi esclusivamente scritti in volgare, lasciando poco spazio alla produzione latina. Si tratta chiaramente di una semplificazione eccessiva, essendo il latino lingua utilizzata fino al Settecento, in particolare per la trasmissione del sapere e per l'esercizio delle proprie funzioni di avvocati, medici, notai e sacerdoti Esaminando le biblioteche relative a testi dell'epoca, su un campione di opere, risulta circa il 10% in volgare, una piccolissima parte in lingua straniera, ed il resto in latino Nel corso del '500 l'aumento dei lettori italiani è notevole, favorito anche dall'introduzione della stampa sul finire del Quattrocento e la diffusione delle biblioteche private Il latino, nonostante questa espansione del volgare, rimane lingua viva in ambito letterario, infatti non era solamente la lingua degli studi universitari, delle professioni liberali, ma era anche la lingua per eccellenza dell'apprendimento linguistico Il tasso di alfabetizzati verso cui erano rivolte le opere scritte erano il 10/20% nelle città superiori ai 50.000 abitanti, meno dell0% nei centri minori, e ancor meno nelle zone rurali La situazione pretridentina delle scuole è molto varia: può trattarsi di scuole comunali, o di scuole pubbliche (quindi a pagamento). Dopo la fine del Concilio, i parroci saranno tenuti a istruire i chierici e gli scolari poveri. Una costante rimaneva il fatto che fossero rivolte quasi esclusivamente a bambini maschi La principale differenza delle scuole è tra scuole d'abaco e di humanità. Nelle prime si imparavano i fondamenti, su testi volgare, nelle seconde si imparava il latino dai salmi e dalle opere antiche La produzione dei libri era mirata ad eliminare i tratti troppo municipali, dando vita ad una sorta di koinè sopraregionale Anche strati medio-bassi della società del Cinquecento hanno bisogno di scrivere in ambito lavorativo, quindi conservano un grado accettabile di abilità grafica La lingua dei mercanti, dei ragionieri, dei notai Il linguaggio usato dai mercanti e notai è stato studiato a lungo perchè ritenuto più attinente alla realtà e meno oggetto di mode esterofile, mentre le scritture letterarie possono essere copiate a distanza di secoli e in aree linguistiche radicalmente diverse dall'originale Le scritture non toscane del Cinquecento presentano elementi tosco-fiorentini spiegabili per: sottrazione di particolarità locali e conguaglio tra centri vicini; con il prestigio, di solito più indiretto che diretto, dei grandi scrittori del Trecento; conla diffusione di modelli a stampa nei quali esigenze di conguaglio inter-regionale e tentativi di toscanizzazione erano precocemente operanti Fin dal Quattrocento i tipografi avevano preso a stampare formulari di lettere, manuali di abaco e ragioneria La lingua della Chiesa e delle scritture devote Un aspetto molto importante e che favorì l'uso del volgare e allo stesso favori questo movimento, fu la diffusione della Riforma protestante, in cui venivano esortati i fedeli alla lettura di volgarizzamenti delle Scritture e di altri testi di argomento religioso Se da un lato possiamo vedere l'istituzione di una serie di seminari con programmi tra di loro abbastanza uniformi, non dobbiamo dimenticare che in questo periodo rimangono molto frequenti parrocci, non analfabeti, ma decisamente ignoranti nelle campagne di tutt'Europa I preti rimangono comunque degli ottimi clienti per i tipografi del tempo, sia per testi in latino che in volgare 1 5 9) Nel corso del tempo però la qualità dei sermoni migliorò, arrivando sul finire del secolo ad avere ideali di lingua e stile tosco-bembeschi L'utilizzo della Bibbia in volgare sarà un luogo comune dei riformatori cattolici o degli eterodossi nel corso del secolo Vi fu una grande quantità di edizioni della Bibbia in volgare a cavallo di metà Cinquecento, per tornare nei decenni successivi ad attestarsi attorno alla decina Per mantenere il significato originale della Bibbia, verrano rese in frasi molto complicate, utilizzando latinismi e nel rifiuto di equivalenti attualizzanti, con il passare del tempo però si affinerà sempre più la tecnica, avvicinandosi sempre di più al volgare contemporaneo Mentre il fiorentino otteneva grande successo a livello nazionale, gli italiani di Ginevra nel proporre la propria versione delle Sacre Scritture, credono che il linguaggio più corretto per la Bibbia in volgare sia quello quotidianamente utilizzato da musicisti e ragionieri La lingua dei viaggiatori Lo straordinario impatto delle nuove scoperte geografiche portarono al successo editoriale di quasi tutte le relazioni dei viaggi extraeuropei e suscitarono curiosità e riflessioni Chi scriveva era più interessato al contenuto e alla veridicità dei fatti esposti, rispetto allo stile e alla lingua, portando all'utilizzo di vocaboli appartenenti ad altre lingue, creando una forte mescidenza linguistica Inoltre, la scoperta di nuove piante ed animali impone l'utilizzo di nuove parole che entrano a far parte anche del lessico dei viaggiatori, attraverso forestierismi o neologismi, anche se osservando meglio i racconti si nota come queste descrizioni favoriscano una più larga conoscenza della flora e dei principali animali esotici, anche se i nomi tramandati dall'antichità classica erano attestati in italiano già nelle enciclopedie due-trecentesche La svolta in favore del fiorentino letterario avviene verso la metà del Cinquecento La lingua delle cancellerie Proseguono e si consolidano, nel Cinquecento, le tendenze della lingua delle amministrazioni all'abbandono di tratti municipali e alla “formazione e stabilizzazione di un modello regionale o sovraregionale” Si riconosce cioè, almeno implicitamente, che occorre osservare le regole ortografiche del volgare, considerato nei decenni precedenti mutevole e non codificabile. A distanza di una trentina d'anni, molti dei suggerimenti del Carli ritornano nel fortunato Secretario del poligrafoe stampatore Francesco Sansovino. Il segretario ideale deve essere “conoscitor delle dottrine e delle lingue più usate e nelle quali si scrive communemente”, tra le quali “la latina e la volgare hanno il primo luogo”, deve essere bravo a scrivere in cancelleresca, diligente nell'ortografia, esperto di cifrari e registri di lettere, conoscere le “parole ceremoniali” d'attacco e le formule di saluto, le sottoscrizioni e le mansioni, cioè i titoli da riportare all'esterno delle lettere Anche in Sicilia, la lingua dell'amministrazione tende a modellarsi sul latino e poi sul toscano — usato in alternativa al castigliano- anziché sulle scriptae locali In generale, i tratti locali sono più numerosi man mano che ci si allontana dai vertici del potere La “questione della lingua” e la fissazione della norma Nel 1925 Labande-Jeanroy ha potuto sostenere che le discussioni cinquecentesche sulla lingua da impiegare in letteratura o nella conversazione colta costituivano una controversia futile e accademica in senso deteriore. Ma gli uomini del Cinquecento non sembrano essersi minimamente preoccupati del rischio di parlare a vuoto e hanno dedicato al dibattito linguistico una straordinaria quantità di energie e di passione intellettuale I documenti cinquecenteschi vanno quindi storicizzati, cioè ricondotti alle condizioni 8) 9) precedenti occorre ricordare, oltre alle raccolte antologiche di letteratura contemporanea, le numerosissime accademie che fioriscono un po' dappertutto e che favoriscono spesso l'impiego letterario del volgare. Ma la prova più vistosa del mutamento è data dal contributo delle donne — che prima del nostro tempo — fanno gruppo “soltanto nella letteratura del medio Cinquecento — e va segnalata la tempestività con cui le poetesse, non sempre di origine aristocratica, seppero cogliere quel momento di crisi e di ribaltamento dei valori, prima del richiamo all'ordine tridentino La distribuzione ampliata dei libri vede l'abbandono della scansione per cantari Nel corso del tempo Ariosto apportò modifiche sostanziali al suo Orlando Furioso dopo la prima edizione del 1516, prima nel 1521 e poi nel 1532, vedendo in quest'evoluzione il tentativo dei letterati settentrionali di “abbandonare il padano illustre per accostarsi al toscano”, ma è opportuno rinunciare alla tentazione di contrapposizioni troppo nette tra A, B e C o all'ipotesi di conversioni brusche al bembismo, puntando più su un livello linguistico e stilistico intermedio tra il lirico Petrarca e il prosastico Boccaccio La lingua della letteratura in pros Mail contributo italiano alla storia del grande teatro europeo rimane modesto. I capolavori indiscussi, che si contano sulle punte delle dita e non hanno seguito nei secoli successivi, sono una o forse due commedie fiorentine (es: la Mandragola di Macchiavelli) La letteratura dialettale riflessa è un espressione diversa dal fiorentinismo dilagante dell'epoca, che però non rappresenta il reale dialetto usato tutti i giorni, ma ne accentua e modifica le caratteristiche Si afferma l'epistolografia, la quale assurge nel Cinquecento alla dignità di genere letterario Si afferma l'industrializzazione della letteratura, con un diverso rapporto tra autore e lettori rispetto a prima. Vi è chi rimane a scrivere a mano, per una cerchia ristretta, e chi invece ha l'obiettivo di vendere libri In questo periodo, la letteratura permette alla società letteraria di allargarsi e di avere al proprio interno anche esponenti di altre discipline, come arte e materie scientifiche La lingua dei volgarizzamenti e delle traduzioni dal latino L'età dei volgarizzamenti si estende dal Due al Cinquecento. All'inizio del Cinquecento si ha una battuta d'arresto: nessuno dei grandi autori settentrionali spende tempo a volgarizzare, per puntare ad avere uno strumento con la stessa validità del latino. L'immissione indiscriminata dei latinismi, che per i quattrocentisti era sembrata “arricchimento e progresso, apparve al Bembo corruzione” Sia i volgarizzamenti dei classici che quelli da autori contemporanei veicolano spesso latinismi o grecismi del testo di partenza Il volgarizzamento primocinquecentesco sacrifica spesso aspetti non trascurabili della scrittura dei classici (p. es. notazioni psicologiche) e ne conserva — non senza sviste o equivoci — soltanto le sequenze narrative, adattate alle convenzioni e alle zeppe della produzione popolare in ottave preariostesca Man mano che ci si avvicina alla metà del secolo, ci si inizia ad interrogare su come vada tradotto Come è facile intuire, mentre i latinismi dei volgarizzamenti da testi in prosa sono spesso forestierismi di necessità (obbediscono cioè al principio retorico della necessitas), nei casi più fortunati i latinismi delle traduzioni in versi obbediscono al meno cogente principio retorico della ricerca di ornatus e sono spesso neologismi effimeri. Maggiori scrupoli invece suscita l'immissione dei grecismi 10) Il maccheronico, il fidenziano, il furbesco In senso stretto, maccheronico o macaronico è il linguaggio, apparentemente grossolano, fatto di vocaboli latini e di parole italiane comuni e dialettali, ma flesse alla latina, in uso in una particolare tradizione letteraria burlesca tra la fine del Quattrocento e il XVII secolo Tra Tre e Cinquecento, fuori dalla Toscana, la parodia, il burlesco, l'accensione realistica dello stile basso si realizzano spesso ricorrendo a tipi diversi di mescidanza o di interferenza linguistica La maggior parte dei latinismi cinquecenteschi obbediscono al principio della necessitas, le parole tratte dal latino colmano lacune di significato Un caso particolarmente interessante di abbassamento della lingua letteraria “verso livelli inferiori” è costituito, dopo la vittoria del fiorentino letterario, dalla lingua zerga o furbesco, cioè dall'uso a fini letterario-espressivi del gergo della malavita
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