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Storia della moda XVIII-XXI - Enrica Morini, Sintesi del corso di Costume E Moda

Riassunto del libro di Moda Contemporanea di Enrica Morini

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 20/10/2020

martine-passalacqua
martine-passalacqua 🇮🇹

4.3

(37)

21 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia della moda XVIII-XXI - Enrica Morini e più Sintesi del corso in PDF di Costume E Moda solo su Docsity! “La moda è quello che passa di moda” Jean Cocteau. La moda è un fenomeno cultuale con un tempo limitato (muore). Non è qualcosa di connaturato con la natura e socialità umana, è qualcosa che ha a che fare con una situazione storica precisa, con una realtà geografica estremamente precisa e si diffonde anche con tempi molto lunghi. È nata in occidente tra la metà del 200 e la metà del 300, prima non se ne parla perché non c’è. All’inizio se ne parla in modo molto saltuario e poi in maniera sempre più evidente e pressante, già alla metà del 300 è un fenomeno affermato anche nella comunicazione scritta. Cosa vuol dire in Occidente? Nasce in due aree contemporaneamente: • In Italia: qui si collega alla crescita d’importanza dei Comuni. • Nelle Fiandre: anche qui la realtà culturale sta prendendo una forma differente (borghesi, banchieri, mercanti). In questi due poli l’élite del potere non è più legata solo ad un titolo nobiliare tramandato per diritto di nascita, ma invece si formano attraverso le ricchezze che uno acquisisce. Comincia ad esserci una mobilità sociale molto forte: non è più la corte al vertice della società ma chi nei comuni ne determina il prestigio stesso essendo molto ricco (nuova élite). Non è più la tradizione ma il futuro il fondamento della società. In questo contesto comincia il meccanismo secondo il quale il vestito diventa rappresentativo: l’abito serve per identificarsi. Inizia un movimento che fa mettere in moto molti protagonisti e vince chi riesce ad inventare la cosa più affascinante che si tira dietro gli altri. Avviene una trasformazione totale di ciò che è il ventre in Occidente. Inizia a variare l’abbigliamento: la donna si veste in modo evidentemente diverso dall’uomo. Le mode cambiano con tempi diversi: • Di lungo periodo • Di breve o brevissimo periodo La moda tradizionalmente ha a che fare con il lusso. Cosa vuol dire la moda è un lusso? In periodo di povertà, in cui la ricchezza non era distribuita in modo omogeneo, in cui la distanza tra le élite e il popolo era estremante alta, fare un vestito nuovo era per i ceti popolari un impegno in denaro decisamente cospicuo, quindi normalmente li facevano in casa e facevano quello che era strettamente necessario. C’erano invece coloro che se li facevano fare con tessuti fatti di fibre preziose e dunque molto costose e fatti su telai a mano quindi ancora più costosi, inoltre il prezzo si alzava a causa degli alti tempi di tessitura. Il tessuto era talmente costoso da essere l’unica parte da essere presa in considerazione negli elenchi e nei documenti (dote, pegno…). Questi abiti fatti con tessuti pregiati potevano essere buttati perché passati di moda solo da persone estremante ricche, quindi significa che era un lusso, la moda era un lusso. Gli abiti di moda all’inizio si trovano solo nelle corti. I borghesi normalmente lavoravano ed investivano il denaro, per questo erano meno propensi allo spreco, mentre nella corte è una pratica sistematica utilizzata per mostrare la propria potenza e ricchezza. Questo cambierà tra 700 e 800. Comuni: formazioni socioculturali ed economiche che prendono il posto di strutture precedenti. Crescono le realtà locali sulla base di formazioni di élite diverse rispetto a prima: sono i borghesi e mercanti che hanno in mano il potere. La realtà sociale sta prendendo una forma diversa. Ovviamente ci sono nei secoli delle eccezioni: nel 600 in Olanda moda estremante sobria e calvinista, che da l’immagine di una società che non si perde dietro al lusso perchè è una società borghese che lavora e investe ed ha una fede religiosa estremante rigida e ciò si riflette nel modo di vestire. Il momento del vero cambiamento è l’ Ottocento, il secolo dell’affermazione della borghesia. La moda prende una forma differente, non è più legata alle corti. Il sistema si professionalizza e nasce il “creatore di moda”, i prati erano sempre esistiti ma prima avevano puramente una funzione artigianale, non avevano prestigio sociale e non erano legati al concetto di creatività. Dalla metà dell’Ottocento si pensa che serva qualcuno che inventi le mode e le proponga in modo professionale (non più i fashion leader di corte), nasce cosi l’alta moda o haute couture. Come il primato nella moda prima era della Francia con Luigi XIV, così continua il suo primato e Parigi diventa il fulcro della moda, dove nascono le nuove tendenze. Le altre città più importanti seguono quello che proponeva Parigi e venivano rifatti in tutto il mondo gli stessi modelli che andavano di moda lì. lusso deve immediatamente fare i conti con questi cambiamenti inaspettati e repentini. La prima risposta è stata una sorta di rigetto etico contro il lusso, ma il tutto è stato digerito molto rapidamente e quindi il ragionamento è stato lievemente spostato: le griffe hanno continuato a lavorare sul lusso ma ponendo l’attenzione dagli abiti agli accessori, serialmente di pelletteria. Ci si concentra soprattutto sugli accessori storici, ossia sugli status symbol: il pubblico (lusso medio) vuole i modelli tradizionali fatti con variazioni più o meno lievi che subito comunicano di essere di quella griffe e di essere quel dato prodotto universalmente riconosciuto. In questo momento inizia ad essere studiato il lusso, ma cosa vuol dire lusso nel nuovo millennio? Nel 2001 Dobins, Laurent e Czellar identificano le sei caratteristiche fondamentali del lusso: • qualità eccellente • prezzo elevato • unicità/rarità • rilevanza estetica e contenuto artistico • tradizione • carattere superfluo Ma immediatamente dopo ci si accorge che il lusso può essere declinato in diversi modi, prendono in considerazioni diversi ceti sociali: • Lusso inaccessibile o assoluto: al livello dell’oggetto unico di Luigi XIV. Acquirenti di classe sociale ricca che con gli oggetti di lusso vogliono manifestare la loro superiorità (oggetti non solo costosi ma unici e rarissimi). • Lusso intermedio o aspirazione: appartengono tutte le persone che vogliono un oggetto che gli dia un affermazione dello status raggiunto. Sono professionisti che hanno raggiunto la ricchezza grazie ai suoi sforzi e lo vuole dimostrate con gli oggetti, non è un costume made. • Lusso accessibile: moda distribuita su larga scala e brandizzata. Prodotti disponibili alla fascia media più agiata. Sul mercato arrivano nuovi acquirenti molto ricchi ed in cerca di lusso: Cina e Russia, che spostano il meccanismo del desiderio. Se fino al 2000 le grandi marche dovevano svecchiarsi per strabiliare il pubblico, ora si rendono conto che i nuovi acquirenti russi e cinesi vogliono la traduzione e la riconoscibilità, cioè vogliono i modelli originali degli stilisti. Bisogna produrre abiti che con la loro forma restituiscano immediatamente la tradizione iconica della data casa di moda. Bisogna quindi lavorare sulla storia della casa di moda per trovarne gli elementi salienti: Heritage. Bisogna studiare gli archivi, cerare abiti con materiali che possono comunicare uguali a quelli che utilizzava lo stilista madre, è tutto un problema di comunicazione: lo stilista va iconizzato, va reso un personaggio da venerare, va costruita una storia intorno ai capisaldi della griffe. Tutto si gioca sulla capacità di comunicare tutto questo. Tra il 2006 e 2007 nasce la crisi che nel 2008 coinvolge tutto il sistema economico. Bauman in “Retrotopia” (slide) ci parla del guardare all’indietro, lui sostiene che è questo che avviene dal momento della crisi in avanti. Ci parla anche dei ricchi e dei poveri: la separazione tra le classi aiuta ad aumentare l’aspirazione. Per tutti gli anni 80 tra i ricchi e poveri (working class e precari) c’è stato il ceto medio, con il tempo il ceto medio si è andato assottigliando fino a scomparire con la conseguente polarizzazione della massa tra nuovo ceto abbiente e nuovo ceto che vive con nuove precarietà. Oggi come oggi mancano le proiezioni verso il futuro e ci rifugiamo facendo passi indietro, manca la progettualità. Oggi non si ragiona più sul lusso come all’inizio del secolo, anche se il lusso corrisponde ancora al desiderio delle classi più alte, perchè sparendo il ceto medio va a scomparire anche il lusso aspirazionale. 2015 —> il ceto medio si è assottigliato e alla working class si sono aggiunti i precari, c’è una polarizzazione sociale del paese tra abbienti e meno abbienti (nuove forme di povertà): la classe media è ormai sparita. Il mercato della moda dagli anni 60 in avanti si occupa prevalentemente con il prêt-à-porter nella fascia media, questo mercato viene tagliato fuori dal mercato della moda: i grandi marchi diventano di lusso e si concentrano sulla fascia alta del mercato sia con i prodotti che con i prezzi. 27 maggio 2017 Melania Trump si presenta ad un meeting di capi di stato a Capri vestita con un sorbito di Dolce & Gabbana e una borsa dello stesso marchio. Il vestito che aveva addosso ha fatto scandalo per il prezzo: 51 mila di dollari con pochette da 1630 euro. Il costo dell’oggetto ha fatto scandalo. Prima visita ufficiale del presidente Kennedy a Parigi, Jacline Kennedy si era fatta fare un vestito a Parigi da Givenchy, la cosa non è stata vista come scandalosa, anzi la si è vista come un omaggio alla Francia, nessuno ha pensato al costo. La Trump ha fatto la stessa cosa (vestito da stilisti italiani), ma ha creato scandalo, ciò significa che qualcosa è cambiato. Louise Vuitton ha cerato il modello “neverfull” nel 2007 e poi ha investito per farla diventare borse d’arte, infatti nello stesso anno Murakami ha creato una borsa identica per una mostra a Los Angeles, la borsa era venduta qui in edizione limitata. Nel 2017 LV ha collaborato con Jeff Koons che ha fatto un’operazione di copia e incolla con molti quadri famosi. Anche questo è un altro sintomo del fatto che il lusso sta via via affievolendosi, le persone non hanno più così tanto bisogno di lusso. Si crea così un nuovo modello commerciale per la moda, cioè ci sono due vie parallele, per soddisfare entrambi i due mondi in cui si è polarizzata la società: • Affermazione del lusso sempre più trendizzato. • Supermercato dell’abbigliamento/stili fatto in maniera intelligente: non più abiti di serie B, ossia si costruisce un mercato globale e molto sapiente, che gioca sul fatto che la moda può essere consumata come qualsiasi altro bene di consumo. I modelli variano molto rapidamente, quindi devo comprarlo subito o rischio di non trovalo più, ma questo non è un problema gli oggetti costano poco. In questi posti ci vanno tutti dai ricchi ai poveri ai giovani, come se il vestito non fosse più un investimento qualcosa che deve durare nel tempo, ma qualcosa che comunque si consuma come qualsiasi altro prodotto. Questo ha portato i trend di alta oda a produrre borse e scarpe e non vestiti, perchè le scarpe e borse restano un investimento, che viene però abbinato a vestiti di questi nuovi negozi. Quando entri nei negozi non c’è un percorso, nessuno ti spinge con la disposizione degli abiti verso quello che va più di moda, qualsiasi persona che entra è libera di scegliere quello che più la attira. Ognuno a suo parere sceglie e abbina gli abiti come vuole. È un po’ come andare a comprare da mangiare in un supermercato ormai. Un abbigliamento prodotto “industrialmente”, in serie, di qualità diversificata, ma estremamente omologante, non c’è alcun limite ne vincolo in tutto il mondo ci sono gli stessi prodotti. Bauman fa una riflessione sulla moda e afferma che la moda vive un conflitto tra << l’interesse per la socialità e quello per l’individualità; il desiderio di essere parte e quello di rimanere in credenziali di Gucci come autorità nel settore della moda. Non trasformano solo la line di prodotto ma tutto: negozi, modello di rapporto con i clienti comunicazione. È stata fatta una cosa mai prima sperimentata è stata aperta una piattaforma su Instagram per cercare un creativo ed hanno scoperto Ignasi Moneral, hanno così cambiato radicalmente il modo in cui la moda comunica. Lui è un illustratore, un artista come negli anni 20 che facevano le immagini di moda. Lui fa le campagne pubblicitarie e collabora con la casa di moda. Il prodotto: un nuovo concetto di lusso << rimasticare il passato per me è un modo per non banalizzare i vestiti e non ossessionarmi sulle lunghezze degli orli. Quel che mi interessa infatti è raccontare una storia >> così afferma Michele nell’intervista per Vogue Italia con Flaccavento. Questa farse ci fa capire che lui conosce bene la storia della moda e che lui non vuole infilarsi nel gioco sterile degli orli. “Rimasticare il passato” che per lui non è necessariamente fare quello che è stato fatto nella moda dall’800 in avanti, ossia riprendere mode di tempi passati o opere d’arte, lui invece prende cose che vengon dal passato più o meno recente, più o meno prezioso, ma anche qualcosa di più banale, lui va a giocare nel solaio degli indumenti più diversi. C’è del grosso del giocoso, dell’irriverente nel scomodo di prendere cose che vengono da più ambienti e nel metterle insieme. Es. liseuse nella collezione primavera estate 2016 (scialle dei tempi passati usato in casa dalle donne perchè non tutte le stanze erano riscaldate, c’era in tutte le case non era un indumento né di lusso né da poveri). Nel sito di vendita il capo viene definito lavorato all’uncinetto insieme ad un vestito all’uncinetto. Nella stessa logica ma in maniera ancora più evidente si colloca lo scaldacollo fatto sempre in modo altrettanto casalingo fatto con ferri ed uncinetto (stesse cose si trovano nelle riviste che tra gli anni 30 e 60 insegnavano a lavorare a maglia). << Io utilizzo il passato come fosse una tavolozza per dipingere il contemporaneo. È come verace gli indizi del futuro nel presente e nel passato >>. Sempre nella stessa collezione P/E del 2016 anche i tessuti hanno un ruolo fondamentale: riprende dei tessuti che ricordano quelli del 700 anche se la lavorazione è totalmente diversa: nel 700 erano fatti con tanti tipi di tessitura, Michele invece fa una semplice stampa che lo ricorda sul cotone. Lui ha visto un tessuto che probabilmente era dedicato all’arredamento e l’ha preso perchè era funzionale per il messaggio che voleva mandare. Il modello per cui usa questo tessuto è ancora più importante: è un pigiama che diviene un completo maschile da giorno. << Come nell’alchimia prendi cose povere e le trasformi in oro >>. Anche gli abiti da donna provengono da camicie da notte maschili. Nel 2019 trasforma una vestaglia in una sorta di cappotto e la giacca da camera corta viene riproposta come giacca da giorno. Lui prende qualsiasi tipo di abbigliamento o fonte di ispirazione che mai nessuno aveva preso, solitamente si riprendono stili di vita di altissimo livello e modelli ricchi e preziosi. Sempre nella sfilata del 2016 riprende i bollettini che venivano fatti per i bambini e lo abbina al pigiama con la carta da parati da uomo. Passa senza problemi da una situazione di vita all’altra, da una capacità di realizzazione casalinga a quella della casa di alta moda. Nel 2015/16 nella collezione A/I ha presentato i famosi mocassini con il pelo ripresi dalle ciabatte da camera da uomo. Gucci già produceva le ciabatte senza pelo, con il pelo fa una super rivoluzione. Riprende la borsa da spalla a tracolla e semplicemente appiccica sul modello classico delle cose: strass, applicazioni ricamate non sul tessuto ed il prezzo sale di più di mille euro per un semplice cambiamento di decorazioni. Tutto ciò ha funzionato alla grande: è cominciato nel 2015 e nel 2017 sul “Corriere della finanza” è il gruppo Kering ha annunciato una forte crescita e un incremento del fatturato di Gucci del 51% tra le altre case di moda che ha Kering. << il 50% del nostro business arriva dai Millennials, clienti che due anni fa non sapevamo neppure esistessero>> afferma Bizzarri, millennials: i giovani sono la risorsa che viene coinvolta facendo un nuovo tipo di moda. Come si è diffusa la moda Gucci? 1. Percorso tradizionale: slipper foderata con pelliccia di canguro che colpiscono le persone che riguardano il mondo della moda: blogger, giornalisti, buyers… Nel giro di un anno e mezzo si passa dagli esponenti della moda alle vetrine di zara dove viene ripreso lo stesso modello. 2. Do it yourself: applicazioni del Gucci Garden —> si possono personalizzare liberamente i prodotti della maison e questo sposa perfettamente l’idea di moda di Michele che si fa portavoce della libertà di espressione attraverso ciò che si indossa (borsa Dionysus). Questo è un grande fatto commerciale e di marketing, oltre agli accessori e alla profumeria mette a disposizione quello che sta facendo l’immagine del marchio, quello che fa salire il prezzo di una borsa di 1000 euro. Come afferma Andrea Battilla Michele ha nuovamente reso cool il meccanismo del vintage, del remake rendendolo nuovamente creativo. Sostiene inoltre che Michele gioca con qualcosa che non ci chiede una particolare interpretazione, non ci sono significati reconditi, prende spunto da qualsiasi cosa senza nasconderlo, mostra qualcosa che tutti possono capire, non vuole dare particolare valore estetico o etico o legato all’arte, vuole solo fare dei vestiti. Michele insiste costantemente sul presente e sull’inesistenza del futuro, dice che vede nel modo della moda solo restaurazione, ma non si può secondo lui vivere nel passato. Come diceva Bauman << il futuro è una terra straniera >>, Michele dice io sono diverso io sto cercando di capire il presente. Sfilate e collezioni Cruise Ci consentono di capire come lui vuole cercare di creare una storia, un dialogo tra le varie parti. Le collezioni Cruise vennero realizzate per la prima volta una decina di anni fa, realizzate nelle collezioni invernali per le persone che d’inverno andavano in vacanza nei posti esotici. !6 Oggi sono presentate fuori dalle tradizionali della settimane della moda e sono di due tipi: • Resort collection tra maggio e giugno • Pre fall collection tra novembre e dicembre Sono delle collezioni di metà stagione che non sono nel meccanismo delle settimane della moda canoniche e quindi sono più libere possono essere presentate ovunque come sfilate oppure semplicemente in formato fotografico. Nelle collezioni Cruise di Gucci c’è un percorso che ha a che fare con l’arte come se avessero cercato u supporto mediatico e culturale dato da una situazione artisticamente rilevante. Questo tipo di dialogo dal punto di vista della comunicazione fa comodo sia alla moda che all’arte. Prima collezione di Gucci di Michele (la prima vera e propria che presenta con i tempi giusti) in questi termini è stata presentata a NY il 4 giugno 2015 alla Dia Art Foundation di Chelsea, luogo nato per dare la possibilità di allestire mostre e organizzare installazioni che non avrebbero trovato spazio e fondi in altri spazi, trascende i limiti che spesso impongono musei e gallerie più come motivo decorativo in molti accessori e capi della sfilata. Nel corso della sfilata la lira si trova in testa ad una serie di modelli sia maschi che femmine. • Perle: riprendendo dipinti fra il 400 il 500 (Botticelli, Allori) torvo estremante ricorrenti acconciature fate con perle come Michele ha riproposto nei modelli. Ad incorniciare il volto di una modella è stata posta una collana di perle, in nessun dipinto si ritorta un modellerò può sembrare la rielaborazione di una collana di perle utilizzata per l’acconciatura come si può vedere in un ritratto di Allori. Un’altra modella ha una sorta di passamontagna di perle, che ovviamente non ritrova modelli nel passato, ma potrebbe essere stato ispirato da cuffiette bianche ricamante di perle come nei ritratti di Costa. Citazioni • Iconografia cattolica della Madonna dei Sette Dolori (con le sette spade): iconografia che viene dal mondo greco ortodosso molto presente al sud Italia e che viene spesso rappresentata nelle pietà. Il cuore della madonna è spesso presente trafitto dalle sette spade a rappresentare i sette dolori provati per la condanna, crocifissione e morte del figlio. Michele lo riprende con un cuore come elementi infilati nel cuore con stelline che traballano che coronando un cencio intorno alla testa della modella che è identico a quello della Madonna: il rimando è diretto. • Abito da ninfa: un travestimento tipico della pittura quattrocentesca, ripreso da Michele. Può essere stato suggerito da “Il ritorno di Giuditta e Betulla” Botticelli. • Pettinatura di moda quattrocentesca visibile nel quadro di Jacometto Veneziano, l’abito che porta la modella con questa pettinatura è uno tra quelli che più ricerca una somiglianza alla moda rinascimantale. • La corona d’alloro: molti in mano, altri in testa. Si ispira alla “corona triumphalis” tipica dell’epoca romana. La si vede in molto esporre di epoca romana, ma anche nel “Trionfo di Cesare” di Mantegna, opera quattrocentesca. Nel rinascimento l’incoronare con la corona d’alloro non era solo riservata all’Imperatore, ama anche a chi se la meritava per le sue doti, come si vede nel “Ritratto di un poeta laureato” di Bellini. • La lenza: nel 400 una striscia d’oro o di seta che circondava la fronte e si allacciava dietro, speso decorata al centro con un gioiello. Lo si vede nella “La Belle Ferronnièere” di Leonardo Da Vinci, Gucci riprende il principio. Lo stesso modello è visibile nel quadro “Ritratto di donna” di Bartolomeo Veneto, Gucci ne rifà uno praticamente identico, la somiglianza è lampante e la citazione davvero diretta. Ce ne sono anche di altri tipi con interpretazioni più elastiche dal punto di vista della provenienza: quadro di Bartolomeo Montagna di Santa Giustina, la lenza è fatta di una sottile catena d’oro fatta a riquadri estremante sottili, suggerisce una sorta di torciglione che viene ripreso per una modella da Gucci. Lustrini sulle sopracciglia di una modella: riprende chiaramente la “Dama con l’ermellino” di Leonardo che ha una lenza senza decorazioni e la decorazione del velo le va a capire le sopracciglia scorandone il volto. • Coazzone: una pettinatura che è giunta a Milano dalla Spagna, la si trova nella “Pala Sforzesca” dove Beatrice d’Este ha questa coda. Era una pettinatura fatta in parte di capelli a cui venivano aggiunti dei posticci il tutto legato insieme con dei nastri. • Cuffia a reticella con perle: modella con pettinatura tipica quattrocentesca. Rimando al ritratto di Eleonora di Toledo di Angolo Bronzino, viene ripersa la rete decorata con elementi di rilievo presente in questo ritratto e riproposto nel vestito della modella prima citata. Molto più evidente nelle cuffiette in test presente nere modelle. La sensazione è che si sia cercato qualcosa di molto simile a ciò che si vede nel “Ritratto di Giovane donna” di Ambrogio de Predis. • Primavera di Botticelli: ragazzo con giubbotto in pelliccia con ricami ripresi dal vestito di Flora della Primavera di Botticelli. Non solo Alessandro Michele si ispira alla Primavera di Botticelli: lui riprende la decorazione dell’abito. Molto emblematico è l’esempio di Elsa Schiapparelli che l’ha fatto nella collezione dell’autunno 1938, che è stata chiamata Pagana, ed era ispirata a Botticelli. Classico vestito degli nani 30 con marzolini di fiori ricamati sopra e con la decorazione intono alla scollatura che riprende quella intorno al collo di Flora. Un altro abito nero con un motivo decorativo sempre ispirato a Flora: riprende con dei petali la decorazione intorno al collo di Flora. Tailleur riprende con una decorazione sempre le foglie intorno al collo di Flora. Fa anche degli accessori: delle collane che si ispirassero a quello che portavano intorno al collo e sulle vesti gli abiti dei quadri di Botticelli. Cosa c’è nel prato di Botticelli? Erba, fiori, ma lei si chiede che cosa può nascondere l’erba del quadro? Degli insetti e lei li ripropone basandosi su quest’analisi molto surrealista in tutta la collezione: su cappelli come decorazione, su un tailleur come decorazione del collo, bottoni a forma di insetto, era stato messo a punto in quel periodo un materiale a metà tra cellophane e plexiglas trasparente, utilizzato per fare una collana su cui vengono posti degli insetti fatti in microresina con precisione scientifica. Alessandro Michele non si ispira al Rinascimento come ha fatto la Schiapparelli, ma lui lo riprende solo come filo conduttore utilizzandone alcuni oggetti: fa capi d’abbigliamento contemporanei riprendendo dal Rinascimento solo alcune decorazioni o accessori. Il Rinascimento è un espediente narrativo, non ha niente a che vedere con i vesti che vengono presentati. Gucci Cruise 2019 Arles è una cittadina della Provenza (sud Francia) con una storia molto antica ed importante. Era una città greca, è un luogo di incroci commerciali, è vicinissima a Marsiglia. Venne conquistata dai romani con Cesare nel 46 aC, lui ne fece una colonia vera e propria e vi concentra il controllo sul territorio di Marsiglia (importanza commerciale). In epoca romana la città onde la forma che poi le darà grande importanza nel Medioevo. Nel 1981 Arles viene dichiarata patrimonio universale dell’umanità dal’UNESCO (lo fa data la sua importanza storico artistica). La sfilata di Gucci viene fatta agli Alyscamps che sono dei cimiteri di epoca romana deriva dai campi elisi, luogo dove vanno per la mitologia romana i morti. La necropoli non riguarda solo i romani, nel Secolo dC si diffonde il culto del santo martire San Genest che venne qui seppellito. L’importanza di questo culto e di questa rivelazione fa si che questo luogo diventi uno dei luoghi di partenza per il pellegrinaggio vero Santiago de Compostela, cammino fondamentale per gli uomini medievali. Nel XI secolo l’arcivescovo di Arles cede una parte della basilica e della necropoli ad una basilica più grossa di Marsiglia e il monastero dedicato a Genest su intitolata a San Honorat (ancora più importante come santo in questo periodo), la chiesa viene anche ricostruita. Gucci sceglie di presentare la collezione Cruise 2019 agli Alyscamps. Il sindaco di Arles accetta perchè viene pagato non solo per occupare lo spazio, gli dano anche soldi per restaurare la città (danno denaro per curare il patrimonio artistico della città). Appena prima della sfilata Guci in un corto metraggi mostra sui social un’anticipazione del luogo della sfilata, come colonna sonora ci sono i vespri della beata vergine do Monteverdi, il canto Batilla sostiene che Michele è l’unico e vero sacerdote della moda contemporanea. Dalla vetrina al Red Carpet: Il vestito con la decorazione della Vionnet diventa un delizioso vestitino bonne tone su Boyton. Situazione completamente diversa: l’abito lo metti come vuoi e diventi quello che vuoi, nel momento in cui smonti i pezzi essi sono magnifici e singolari e li puoi abbinare come vuoi, lui abbina apposta abiti e accessori improbabili. Vetrine Gucci Anche per fare i negozi Alessandro Michele ha buttato una bomba: ha trovato dei negozi esclusivamente bianchi, con qualche evento nero, estremamente rarefatti, rare mensole con oggetti ripiegati, tutto molto astratto, anche i manichini, si voleva creare una sorta di distanza che metteva soggezione o comunque si cercava di mimare il museo d’arte contemporanea. Il negozio Gucci invece è molto innovativo, più colorato, attraente, l’idea è di giocare con il pubblico, che non viene tenuto a distanza si cerca di avvicinarlo. L’idea è anche quella di mettere in comunicazione la sfilata e l’idea della stessa con quello che si vede in negozio e in vetrina. In un articolo ci si chiede: << Gucci è elegante o di cattivo gusto? Sì >> e aggiunge che l’idea di lusso contiene l’elegante e l’inelegante. Chi non conosce la sfilata non capisce la vetrina però certamente è attirato, invece chi segue si rende subito conto della temporalità della vetrina. Primavera/estate 2016: gli espositori evocano dei motivi ricorrenti nella collezione donna. Per i prodotti dedicati alla donna viene ripresa la stampa con i fenicotteri che è stata della vetrina, sono riprese le teste di leone. Collezione Cruise donna 2016: carta da parati stile nonna, sedie. Pre-fall 2017: carta da parati che riprende il tessuto a parati settecentesco usato nella collezione. Crea una sorta di camerino di toilettatura. Anche nelle vetrine mette tante cose, una sorta di groviglio, piene di oggetti. Cruise 2017: nella vetrina riprende la sfilata di Londra (chiostro). Ci sono in vetrina gli archi gotici, le statuette, ma spiazza perchè sono rosa shocking. L’atmosfera riprende l’architettura gotta di Westminster e lo stile della collezione dopo brit. Rimette insieme anche in vetrina con lo stesso gusto della slitta abiti e ambientazione. Primavera/estate 2018: include lo schermo con immagine digitale, come se si trattasse di un’opera d’arte in una galleria, Gucci vuole portare avanti la nuova iniziativa digitale. Viene creata un App dove ci sono articoli Gucci acquistabili e immagini create da Monreal e questo è possibile attraverso un adesivo scannerizzabile affisso alle vetrine. Utilizzano il fatto che tutti hanno il cellulare quando passano davanti alla vetrina per poter dialogare con lo spettatore consentendogli non solo di entrare nel quadro, ma anche nel catalogo Gucci. Comunico direttamente con lo spettatore. Inoltre questi negozi metteranno a disposizione dei clienti, apparecchi per realtà virtuali con 3 diversi panorami a 360° creati da Monreal. È chiaro che Gucci vuole comunicare direttamente ai Millennials. Gucci ArtLab Le vendite sono talmente tanto aumentate che va aumentata la dimensione, il che si può fare in modi diversi, ma Gucci sceglie di creare uno stabilimento di 37 mila metri quadri a Casellina, nelle zone di Scandicci dove la Gucci è sempre stata. Ci troviamo davanti ad un capannone, molto particolare, si è investito per dargli la stessa immagine che Gucci sta cercando di comunicare. Pelletterie e calzature rappresentano il 70% delle vendite di Gucci: è da sempre stata un azienda di pelletteria, prima fa abiti in pelle (si avvicina alla moda negli anni 70). Gucci ha scoperto questa cosa perchè fa comunicazione: utilizzano i vestiti per fare scena ma sono consapevoli che i Millennials compreranno poi gli accessori. Gucci l’arte della copia Gucci lavora su un modello estetico diverso da tutte le altre case di moda, non fa il mecenate e non vuole i più grandi artisti per elevare immagine della griffe. Michele collabora con Cattelan: la mostra The Artist is Present si tiene a Shanghai, è durata qualche mese, sul fondo del manifesto c’è il volto della Abramovic. Prima dell’inaugurazione della mostra in 4 muri Gucci, compare il murales del manifesto della mostra (Milano, NY, Londra e Tokyo), a Shanghai viene fatto qualcosa di diverso: si replica la collina di Hollywood con la relativa scritta e si dice che sia ispirato a un photocall di Los Angeles. La mostra esplora come attraverso la ripetizione si può approdare all’originalità e come gli originali stessi possono essere conservati attraverso le copie: è una mostra sulle copie. L’atto di copiare può essere considerato un nobile atto di creazione, con lo stesso valore dell’atto originale. Perchè viene scelto Cattelan? Da sempre genio anarchico, bambino dispettoso, sempre in grado di irritare il pubblico, provocatore, capace di lusingare la critica. Il titolo della mostra copiato, rimanda alla famosa performance di Abramovic al MOMA dove stette seduta muta e immobile 700 ore cercando di non far trapelare emozioni e stanchezza dal volto ed invitando le persone a vederla. La mostra della Abramovic era finanziata da Givenchy. E diede il permesso a Cattelan di usare la sua immagine. Il catalogo di Cattelan è impaginato e titolato con stessi caratteri del New York Times, ma con More al posto di York. Il percorso della mostra è un labirinto di associazioni fulminanti che illuminano, irritano, sorprendono. Sono ricostruiti: bagni, finto lift shop pieno di falsi di artisti diversi, Cappella Sistina, una cantante cinese che intona motivati finlandesi, statue finte antiche riproduzione di sculture del Partenone con innestate statute di Buddha a testa in giù. È molto importante che sia stata fatta a Shanghai, luogo di contaminazioni. Nella condivisione si trova l’assoluzione all’atto di copiare (social network). Flaccavento riflette sul tema della copia: per Cattelan la copia diventa un originale a sua volta, come un figlio che vive indipendentemente dai genitori. Afferma che senza imitazione non ci sarebbe nemmeno la moda di Gucci. Gucci sposa l’arte con l’entusiasmo di chi si vuole un po’ sporcare, che sposi i linguaggi creativi contemporanei, non più come un mecenate. Gucci non spiega i perchè della mostra, ma è chiaro che è il promo che si interroga sul tema della copia, tema da sempre presente nel mondo della moda. La copia e il falso Tema fondamentale per capire le vere ragno che hanno spinto Gucci a finanziare la mostra. Michele sostiene che la copia della grande distribuzione è un cosa banale, la grande distribuzione copia senza significato, non da il significato che lo stilista da al capo, però questo è il suo mestiere, lo fa per vendere. Lui condanna chi copia. Es: Borsa Sylvie di Gucci, stessa borsa fatta con mattoncini in LEGO da Andy Hung un professionista certificato LEGO: fa la stessa borsa ma vuole che si capisca che è una copia dell’originale ma fatta con i LEGO, ossia con un’altro scopo e con altri appropriarsi di tutto ciò che apparteneva alla nobiltà. Dietro di lei ci sono due oggetti semi-misteriosi: un vaso giapponese (imari) erano considerati qualcosa i assolutamente straordinario e un parafuoco orientale (fatto con un tondo piatto e decorato con frange e manico in avorio). Ha addosso un vestito all’ultima moda, ma la moda è cambiata ormai siamo nel 1856 non più nel 51, in questi anni la moda cambia molto rapidamente: la gonna è molto iù ampia (crinolina molto più rigida), scollatura più allargata quindi è sempre un abito da sera, ma i colori sono più chiari, sul decoltè non ha più le balze ma delle frange che riprendo i colori dell’abito. La decorazione dell’abito è a fiori, e questa è una stranezza per gli abiti da gran sera o da ballo. Era successo qualcosa di strano nel 1855 a Parigi c’era stata la seconda esposizione universale dopo quella di Londra del 51, per la prima volta dopo secoli la regina d’Inghilterra era venuta in vista in Francia e ha fatto due scelte vestimentarie: all’arrivo vestito inglese e alla prima festa organizzata per lei ha indossato un vestito francese. Il vestito inglese è stato fatto fare appositamente e anche il tessuto: tessuto chinè (stampa molto difficile da fare) e sull’abito sono rappresentati i fiori di un giardino all’inglese. L’altezza del disegno è la gonna, non ci sono punti in cui il disegno si ripete: hanno dipinto la gonna in modo che sembrasse il bordo di un’aiuola di un giardino all’inglese. I fiori hanno colpito l’immaginario collettivo perchè prima non erano di moda e per un po’ di tempo hanno spopolato questo tipo di vestiti (con tessuto chinè). Madame Moitessier ha indosso un abito del genere che è all’ultimissima moda, la decorazione somiglia molto alle decorazioni di un testo per abbigliamento. Le frange sono altro elemento di interesse, sono collocate intorno alla scollatura, i fiocchetti sono dello stesso colore dei fiori di fondo, chiaramente le due cose erano prodotte insieme. Anche i nastri che decorano il vestito sono accoppiati al testo di fondo del vestito: c’era coordinamento tra chi produceva il tessuto, le frange e i nastri (anche se prodotti in luoghi diversi). La donna ha in mano un ventaglio, anche nel ritratto di prima lo aveva. Il ventaglio serviva a tener occupate le mani: era un oggetto prezioso che si teneva in mano come si poteva tenere in mano un carnet di ballo o un fazzoletto di pizzo, un po’ come se fossero dei gioielli, erano puramente oggetti preziosi. I ventagli spesso erano in carta e dipinti a mano, ma la parte più preziosa erano le stecche e le stecche di chiusura che spesso erano fatti di materiali preziosi (avorio, ricoperti in madreperla, lavorati con oro, poi vi erano i più semplici in legno). Nel dipinto il ventaglio è chiuso non importa chi l’ha dipinto ma l’oggetto in sé (ventaglista famoso era Renee). Lei è semi ricoperta di gioielli tutti diversi dal quadro precedente: vuol dire che non solo l’abito era cambiato nel corso del tempo, ma anche tutte le decorazioni preziose. Nello specchio di fondo riusciamo a vedere che cosa ha in testa, l’acconciatura è leggermente cambiata, non più s'ispira a Raffaello, ma direttamente all’Imperatrice. Quando viene fatto il ritratto siamo nel pieno del Secondo Impero con un’Imperatrice giovane, molto seguita, alla moda e bella. Nel ritratto prima la Moitessier aveva guardato all’Inghilterra tanto per le tappezzerie che per l’auto (regina Vittoria), ora invece guarda alla Francia. Nel primo ritratto non ha espressione, nel secondo ne ha un po’ di più ma è travestita da dea greca per l’interiorità del suo volto: tutta l’attenzione è concentrata sui suoi abiti e gioielli espressione del lusso. Veblen nel 1899 ha pubblicato un libro “La teoria della classe agiata” in cui cerca di interpretare il significato di tutto il lusso messo addosso ad una persona sola: << il nostro sistema sociale assegna alla donna soprattutto funzione di mettere in evidenza la capacità di spesa della famiglia >>. In questi anni (seconda metà 800) gli uomini ormai hanno abbandonato la moda da una decina d’anni, tutti vestiti allo stesso modo, prevalentemente in nero e senza decorazioni se non l’orologio da panciotto con la semplice catenella. L’abito maschile non mostrava più l’entità del conto in banca del signore e nemmeno più le case avevano quest’evidente funzione: abitavano in appartamenti, dall’esterno era difficile capire. La donna che viveva prevalentemente in casa e non lavoravano, uscivano per andare a teatro o alle feste, per questo i mariti le ricoprivano di abiti nuovi e gioielli sempre tutti alla moda per mostrare la propria ricchezza. La signora doveva essere perfetta, era una sorta di compito sociale: mettere in evidenza la capacità di spesa della propria famiglia, la ricchezza della propria casa e l’affidabilità economica del marito, uomo di successo. Dove si compravano i vestiti? Le sartorie c’erano già da tempo, ma Parigi metteva a disposizione inoltre tipi di commercio innovativi e pensati in funzione di quella che sarebbe diventata la metropoli più importante dell’800 di tutto il mondo occidentale. marchande de modes: Queste signore vendevano moda, non erano sarte né modiste. Questa è una categoria intermedia fatta principalmente da donne, uno dei primi veri mestieri al femminile: loro vendono novità, quello che di moda si presenta nella produzione. Sono un punto d’incontro tra il compratore e la produzione, sono una sorta di punto vendita. Fanno da tramite tra il gusto dei compratori e chi produce le novità. È una strana figura che orienta: mostra le novità al pubblico, ma è anche in grado di dire cosa va in quel momento, cosa si vede. Siamo ancora in antico regime e la corte è ancora la vera compratrice di beni di moda ed è lei che determina le mode. La figura fondamentale per il successo di questa figura è Maria Antonietta, la sua merchande de mode perfetta era Bertin, con la quale inventava nuove tendenze. Indirizza il mercato, la produzione e la comunicazione di moda: io ti do quello che va a corte in questo momento, l’ultimissima moda, per questo le merchande de mode diventano fondamentali. Il commercio si configura come fondamentale: in passato c’erano personaggi specializzati per ogni cosa (sarti, tessitori, merlettai). Durante il periodo della Rivoluzione questo mestiere come tutti ha una pausa ma dopo riprende con furore. Anche sotto Napoleone va molto avanti e ha successo finché non viene l’idea di usare la tecnologia: passage. Si sfrutta il fatto che l’industria sta mettendo a disposizione vetri più grandi e molti metalli, quindi si sfruttano piccole strade (i passage) che venivano coperti con tettoie di ferro e vetro, paventate e qui venivano aperti negozi. Cosa offriva di più della bottega della merchandes de mode? Si è in un luogo protetto dalle intemperie, si poteva passeggiare guardando le vetrine (create appunto solo grazie allo sviluppo della tecnologia) —> nasce la logica della vetrina. Ci sono bottega di tipo diverse, non solo riguardanti la moda (stessa logica di Vittorio Emanuele). Hanno una vita limitata, vengono messe da parte o sostituite abbastanza presto, ma sono un momento significativo nel passaggio macchina a vapore. 1801 Jacquard fa un’innovazione nella gestione degli orditi, non più spostati a mano, ma con un sistema di scene perforate che guidavano i fili d’ordito. Queste invenzioni accelerano la produzione e la possibilità di variare i tessuti: si creano più mode e meno durature, cambiano più velocemente. 1856 Perkin brevetta i coloranti sintetici per tessuti (non più da minerali e vegetali). Crea il primo colorante chimico all’anilina. Le nuove tinture sono meno costose e più facili da usare di quelle naturali, inoltre i colori sono molto più forti, carichi e si scoprono colori nuovi e questo è fondamentale per la moda dell’epoca. Si comincia a proporre dell’abbigliamento confezionato. Come avviene a Les Grands Magasins du Printemps, che vende solo moda. Con i grandi magazzini sul mercato inizia un’offerta come mai prima di abiti e accessori a prezzi accessibili ad una quantità maggiore di persone. Si creano le basi per la differenziazione nell’offerta degli abiti: • Abiti di lusso —> elite. • Abiti eleganti —> magasins de nouveauté. • Prodotti più popolari —> gradi magazzini di massa. L’abbondanza di offerta crea due problemi: 1. Le classi più alte vogliono distinguersi: il grande magazzino o il magasin de nouveautes non è interessante per la clientela di livello alto. 2. Nasce la paura di sbagliare gli acquisti e l’abbigliamento tra le ricche borghesi: il grande magazzino aiutava poco, perchè l’offerta è molto ampia e nessuno ci dice cosa dobbiamo scegliere e cosa dobbiamo fare, siamo noi che decidiamo. Charles Frederick Worth Con lui nasce davvero la moda contemporanea, si origina il modello di produzione dell’alta moda e in parallelo che quello della confezione. Storia: Nasce nel 1825, figlio di un avvocato di campagna morto giovane, va a lavorare già nel 1888 a Londra in un importante negozio di tessuti in Regent Street a Piccadilly Circus. Nel 1845 alla fine dell’apprendistato va a lavorare in un altro magazzino di tessuti sempre a Londra che vendeva soprattutto sete e forniva la casa reale. Il concetto di fornitore della casa reale nell’800 era una forma di affermazione molto importante soprattutto rispetto al pubblico. A Parigi lavora in un importante magasin de nouveautes “La Ville de Paris”. Nel 1847 viene assunto alla Maison Gagellin il magasin de nouveautes più famoso di Parigi. Questo magasin de nouveautes vendeva staffe di ogni genere e tipo, scialli di ogni genere e tipo e marsine di corte e abito da ballo. Nel giro di breve tempo viene fatto responsabile del reparto scialli e mantelli. “Le Mode” nel 1854 scrive che lo scialle è la parte più importante della toilette vuol dire che è di moda. Worth vendeva questi scialli e Gagellin ha i cachemire più belli del mondo in quegli anni, come recita La Mode. Il compito di Worth era affascinare le donne e fargli comprare più scialli, lui così si rende conto che le signore non sanno scegliere e bisogna aiutarle. Non sanno scegliere perche il disegno dello scialle non si vede davanti ma dietro e l’effetto che fa è da dietro quando entra in una stanza. Trova una soluzione geniale: fa indossare ad una commessa lo scialle e la fa camminare davanti alla signora così che possa vedere l’effetto che fa e la cosa ha un successo strepitoso. Non solo ha un successo strepitoso la vendita degli scialli perchè le signore vedono lo scialle non piegato e basta, ma a lui viene un’altra idea: fare dei vestiti nel magazzino che si accoppino con scialli diversi e si accorge che le signore comprano scialle e vogliono anche il vestito che c’è sotto. 1846 “Le Mode” testimonia che dal punto di vista della moda non c’erano grandi novità era tutto uguale. Worth dopo il suo successo chiede di poter confezionare vestiti nel magazzino e Le Mode testimonia nel 1851 questo cambiamento. A sola distanza di 5 anni sostiene che i vestiti non sono più sempre uguali ma che Gagellin è la maison delle mode e novità. Gagellin partecipa all’esposizione di Londra del 51 e diventa famosa nel mondo sia con stoffe che confezioni. Sta di fatto che nel 53 Worth viene fatto socio della Maison. 1855 Gagellin partecipa all’esposizione universale di Parigi e siamo certi che partecipa con moduli confezionati e vince un premio per un mantello di corte. Si comincia a differenziare l’offerta cosi che le signore possano pensare di avere un capo che non hanno tutte e questo avviene a Gagellin. Succede un fatto molto importante; la società rompe nel 58 e Worth da vita ad una nuova società. Lo fa in maniera molto artigianale, i suoi soci sono sua moglie e un commesso Bobergh di grandi magazzini. Aprono una Maison de Confection, una casa speciale di confezioni, dove producono abiti e mantelli, seta e novità. Si specializzano a confezionare abiti e mantelli, capi confezionati di abbigliamento. I due prendono un piano dell’edificio in cui collocano una sartoria con la possibilità di vendere altre cose come i tessuti, ma viene impiantato uno spazio in cui si vendono i vestiti, nel corso del tempo occupa tutto l’edificio e il cortile. Tutto procede fino al 70 quando Bobergh lascia la società di cui Worth diventa unico proprietario. Lui inserisce i figli nell’azienda e gli da mansioni diverse. Come approccia il mondo che ha intorno? Quando apre la sua maison ha bisogno di una clientela importante per affermarsi. Si chiede come fare ad entrare a corte. Lui identifica un personaggio a corte Pauline von Metternich moglie dell’imperatore d’Asburgo, è una donna molto elegante ed attenta alla moda a cui gli altri guardano, lui ha un’idea. Una mattina la moglie si presenta da lei per proporle con un album dei modelli del marito, lei acquista qualche modello che l viene presentato. Quando indossa l’abito dice che è il più bello e quello che le stava meglio tra quelli che aveva, si presenta dall’imperatrice con questo abito, l’imperatrice è colpita da un abito che non ha visto recentemente da nessuna parte e lui diventa produttore di abiti da sera e di rappresentanza della corte. Questo gli apre tutte le porte delle case regnanti e di tutti quelli che guardano all’imperatrice come riferimento per la moda. Le riviste di moda iniziano a copiare quello che Worth crea. Rapporto tra le riviste di moda e la produzione di Worth Lui ha la corte da una parte e dalla seconda metà del 1860 comincia a consentire a certe riviste di moda, come “Journal le Printemps”, di pubblicare i suoi modelli. Negli anni 90 arriva a “L’Art et la Mode” un rivista di mondanità più che di moda. La moda di Worth All’inizio non fa delle cose diverse da quelle portate, non si Luigi Napoleone Bonaparte nel 1849 quando era presidente della Repubblica, lui le fa la corte ed immediatamente non ebbe grandi esisti. Gli esiti si ebbero nel 1853 quando Napoleone III diviene imperatore di francesi e chiede la sua mano. Le corti non nutrivano grande fiducia in questo uomo, nessuna casa regnante europea era disponibile a sacrificare una figlia per fargliela sposare, quindi lui sceglie lei che già era in Francia, era giovane e bella e aristocratica anche se non di grande importanza: aveva bisogno di una donna al suo fianco per coprire una serie di rapporti sociali con vari tipi di mondi, da solo sarebbe caduto nel ridicolo. Lei si sposa in bianco, qualcosa di molto inusuale all’epoca, come fece la regina Vittoria contemporaneamente: viene dedicato un inserto speciale sui giornali per il matrimonio, si parla delle serate che gli creano il corredo di nozze (biancheria per la casa e corredo di abiti nuovi per la sposa), ci descrivono insomma per filo e per segno chi ha creato gli abiti, chi il vestito da sposa, chi le acconciature, non gli sfugge un particolare. Con il matrimonio si da il via all’attività mondana. Si organizzano grandi balli a cui sono invitate moltissime persone che normalmente si svolgono a Les Tuileries (nuova residenza ufficiale del capo dello stato, non più Versailles): invita sia la vecchia aristocrazia che la nuova borghesia. Altra cosa che diventa di moda sono i balli in costume: forme di divertimento borghese, riunivano 500 o 600 persone. Altra residenza reale era il Castello di Compiègne, la residenza di campagna fuori Parigi, la famiglia reale passava qui sei settimane in autunno. Dal 1856 nascono le “Serie di Compiègne”: gli invitati organizzati in serie rimanevano un tot ciascuno. Nel 1856 alla Prima Esposizione Universale di Parigi si presenta la Regina Vittoria: dopo la Guerra dei Cent’anni per la prima volta Londra e Parigi tentano di fare nuove alleanze. Arriva il 18 agosto 1855 e si organizzano una serie di feste e ricevimenti a cui sono invitati i personaggi più importanti che ruotavano intorno alle due corti. I festeggiamenti culminano a Versailles al Palazzo Reale. Le due sovrane si muovono per Parigi insieme. A che scopo tutto questo? Tutte queste feste ed eventi richiedono un modo di vestire adeguato, chiaramente le due regnanti sono in concorrenza. La regina Vittoria mette prima un abito inglese e poi fa un omaggio indossando un abito francese. Anche l’Imperatrice di Francia riesce ad essere all’altezza: è affascinate ed elegante, gioca il ruolo giusto e fa anche un Favre alla moda parigina. l’Imperatrice piace e si comincia a copiare quello che lei si mette addosso: es pettinatura Eugènie. Si veste secondo la moda del momento: corpetto aderente, gonna ampia con crinolina di stile settecentesco. Nel 1866 copia la toilette di Maria Antonietta. Com’era lo stile della corte intorno a lei? In un ritratto di Winterhalter abbiamo un esempio: siamo nel 1855 ritrae l’imperatrice con le donne di corte, ci sono anche delle foto come quella dell’ingresso del principe a Compèigne. Nel 1859 entra in gioco un nuovo personaggio nella corte di Parigi, che si fa notare per la sua presenza mondana: sa stare in società, sa molte lingue, è elegantissima, si tratta di Pauline von Metternich. La stessa imperatrice la guarda quando al ballo arriva con un vestito di Worth e poi le chiede chi glielo ha fatto e lui così arriva a corte. Questo inserimento di Worth ci suggerisce qualcosa di diverso: Degas nel 1865 fa un ritratto di Pauline (come recita il titolo), lui non la conobbe mai ma fa il ritratto a parte da una fotografia che era girata, aveva avuto un uso pubblico, era stata messa sui giornali. Lui la ritrae per lo stesso motivo per cui i pittori impressionisti hanno rappresentato le donne con i vestiti alla moda: vogliono rappresentare la vita moderna, ci mostrano com’è la donna moderna. Pauline rappresentava la modernità e l’imperatrice comincia a vestirsi da Worth. Come si costruiscono i rapporti tra Worth e l’Imperatrice? Lui fa la stessa cosa che fece Bertin con Maria Antonietta: va a corte a presentare i suoi nuovi modelli e a discuterne con lei. Era lui che comandava, anche se l’imperatrice si ribellava lui sapeva essere convincente da farle indossare i suoi modelli. La casa reale non si rivolgeva a una sola sartoria perchè era politicamente scorretto sarebbe stato un favore eccessivo utilizzare un solo fornitore e produttore, quindi decidono di far fare ad ognuno la propria specialità. Rinasce la moda di corte grazie alla presenza di molti ricevimenti ufficiali, lo testimonia nel 95 lo stesso figlio di Worth che dice che questo fece rinascere l’industria della moda. La missione dell’Imperatrice finisce bruscamente nel 1870 quando inizia la guerra franco-prussiana che mette in ginocchio la Francia. Il 4 settembre 1870 napoleone fu detronizzato e proclamata la Terza Repubblica e poi nel 1871 lui e la moglie vanno in esilio in Inghilterra, la moglie anche se continua a vestirsi bene non è più nessuno e quindi non è più molto importante. La New York society: la Gilded Age Le americane (soprattutto alta società newyorkese) costituiscono la vera novità degli acquisti parigini e sono molto importanti per Worth. Sono loro che fanno il successo della Maison Worth e dell’haute couture. Questa epoca è stata definita dagli stessi americani la Gilded Age, termine usato da Mark Twain, periodo che va dal 1870 al 1910. È un periodo di crescita economica impressionante per gli USA e NY viva una crescita economica senza precedenti. NY inizia a caricarsi di grattacieli, ci da l’idea di un totale cambiamento della concezione urbanistica e di quello che accadeva in questa città del punto di vista commerciale e sociale. Central Park nasce in questo periodo, la discussione circa il progetto comincia nel 1850, la realizzazione inizia nel 57 e viene aperto nel 59. I quadri hanno un ruolo fondamentale: nelle case ci sono molti quadri di arte contemporanea del momento, inizia in questi anni il collezionismo, progressivamente si estende a tappeto un forte interesse per l’arte europea. Nasce il Metropolitan Museum: nasce da un’iniziativa privata, viene parte per l’educazione artistica del popolo di NY. Nel 1870 apre la prima sede di questa istituzione: presenta un sarcofago romano e una collezione di 174 opere di artisti europei (straordinario per l’epoca), nel 1880 si trasferisce nell’attuale sede (più piccola di oggi). Però non va dimenticata l’altra faccia di NY, in questo periodo si vive di estremi: da una parte la grande ricchezza dall’altra la miseria assoluta. In questo scenario inizia la creazione di 5th Avenue dove si creano le abitazioni dei più ricchi, inizia la separazione dei quartieri: chi vive nel lusso e chi nella malavita. A NY non arrivano solo migranti poveri, dopo la corsa dell’oro arrivano molti migranti ricchi (nuovi ricchi multimilionari), la seconda ondata di neo ricchi arriva dopo la Seconda Rivoluzione industriale, le ricchezze non sono più dovute dalla ricerca dell’oro, ma di scelte imprenditoriali. Un’altra data si ha dopo la fine della guerra civile (61-65), la ricchezza accumulata in giro per USA si riversa su NY, ma perché avviene questo? occasioni e situazioni. Vestirsi era una scienza da signore, una donna poteva cambiare abbigliamento anche sei volte in un giorno. L’elenco minimo di cambiamenti in una giornata è: • Per la mattina a casa: veste da giorno semplice con maniche lunghe e colletto. • Per il pranzo abito più formale. • Per il pomeriggio due ipotesi: o abito più elaborato per ricevere ospiti a casa e per uscir di casa indossava cose più elaborate spesso con copri-spalla: visita. • Per il te si cambia e indossa il vestito da te. • Per la sera: all’opera abito da sera oppure abito da ballo (sempre fatti fare a Parigi dai grandi sarti). Worth ha capito perfettamente cosa volevano ed è stato perfettamente adeguato. Lui inventa un meccanismo d’accesso alla sua casa di moda I suoi abiti erano talmente costosi da creare di fatto un elite. Una delle prime clienti americane di Worth fu la moglie di Morgan, lui non fece mai parte dei 400, non accettò mai di far parte di questo gioco anche se avrebbe benissimo potuto. L’abito di presentazione società doveva essere di Worth. Il 12 ottobre 1860 in onore del principe del Galles si organizza un mega ballo in cui si invitano 3000 persone, in cui però la NY ricca sfoggia tutto quello che ha, si parla del ballo dei diamanti. L’abito era concepito sempre ai modi di Eugenia: corpetto, bottoni dati e grande gonna. Spesso si facevano due corpetti per un solo abito: un corpetto da sera e uno per il matrimonio. Erano di moda le feste in costume, all’imperatrice piacevano moltissimo. L’ultima festa non viene data dalla Astor ma dai Bradley Martin che fanno parte del high society di NY e decidono di fare una festa in grande stile al Waldorf-Astoria Hotel. La haute couture parigina Pensatori e sociologi alla fine dell’ottocento tentano di capire come funziona la moda, com’era diventata così importante, come funzionava. Simmel studia il sistema di diffusione della moda, si chiede come si diffondeva moda. Il successo di Worth spinge altri ad adattare il sistema di haute couture di creazione. Rue de la Paix diviene il centro della moda e dell’haute couture. Si dividevano le clienti. La porta monumentale era sormontata dalla statua la “Parigina”, all’Esposizione c’era una sezione dedicata alla moda e all’abbigliamento. Il figlio di Worth era presidente della sezione couture. Dentro c’era il palazzo del costume e dei fili e dei tessuti, nel padiglione erano esposti gli ultimi modelli e per l’occasione venne pubblicato un catalogo con i modelli esposti. Le due direzioni della sezione moda avevano deciso che venti case della moda parigina erano classificabili sotto la voce haute couture (alta moda). A chi vendeva l’haute couture? L’alta moda aveva tre generi di clientela: • La clientela privata (le imperatrici, principesse, attrici, cantanti d’opera, high society americana). • I dettaglianti di alta moda: sartoria e grandi magazzini con una sartoria interna che acquistavano il modello con i diritti di riproduzione. • I fabbricanti di abbigliamento confezionisti stranieri che acquistavano modelli da riprodurre su taglia, con tessuti di qualità inferiore, sia cannibalizzandoli (ispirandosi alla moda di Parigi da un modello traggono un’intera collezione). Questi tre gruppi hanno prezzi diversi: la clientela privata pagava un tot alla casa di moda, i dettaglianti di più e i fabbricanti ancora di più. • Haute couture: abito fatto su misura. • Prêt-à-porter: abiti in serie, su taglia e non su misura. Come lavora l’haute couture? • Progettazione del capo: capi che di norma venivano progettati dal signore che dava il nome alla casa di moda. Ognuno progetta a modo suo, non tutti procedevano disegnando il modello, questa è la tecnica insegnato dalle scuole di moda. Chi sapeva disegnare progettava disegnando (Dior e Ferrè), altri progettavano con la stoffa sul modello (Vionnet, manchino piccolo, oppure James, manichino a grandezza umana). • Prototipo: interviene la modellista che traduce tutte le richieste del progetto in un modello di carta poi riportato su stoffa. • Modello in tela: si costruisce sul manichino su cui vengono fatte anche le correzioni, il vestito viene fatto con tela, non con il tessuto finale. • Costruzione del vestito: si cuce tutto a mano. • Prove del prototipo: vengono fatte su una modella, sarto e couturier lavorano insieme con la premier (prima sarta). • Sfilata per le clienti private: la prima immagine di sfilata risale al 1885 su una rivista di moda. Nel 1911 nella sartoria di Lucille c’era uno show-room a forma di teatro per dare l’idea che le modelle fossero delle attrici. Comunque si mostrava sostanzialmente l’abito ad una signora o ad un gruppetto di signore. Abbiamo già testimonianza dell’esistenza di modelle. • Atelier: la signora ordina il modello che gli piace e gli atelier le realizzano il modello su misura. • Prove per la cliente: fatte sulla cliente. • Clienti professionali: intorno al 1910 si inventa una cosa che accade ancora oggi —> le sfilate stagionali, si capisce che non si può più fare una sfilata una volta che arriva un compratore. Normalmente si tiene conto dell’arrivo e della partenza del transatlantico per far in modo di porre in tutte quelle date le sfilate, perchè la maggior parte dei clienti sono americani. I clienti professionali potevano comprare: • Abito intero fatto con apparato modellistico e materiali necessari per la riproduzione (cioè tutto quello che serve per fare l’abito uguale a quello dell’atelier). • Modello in tela. • Modello in carta. • Figurino dell’abito. • Diffusione: le presentazioni nelle pubblicità soprattuto americane ci dicono tutte le possibili variazioni agli abiti della maison fatti nei vari store. La guerra delle donne (1914-1918) 28 giugno 1914 attentato a Sarajevo in cui viene ucciso l’erede al trono dell’Impero austroungarico che porta allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Avviene la chiamata alle armi per combattere il nemico. Gli uomini sono in guerra e fin dall’inizio in realtà sono coinvolte anche le donne: all’inizio si limitano a fiancheggiare in modo generico —> raccolte fondi a favore dei feriti e propaganda patriottica, fare indumenti per i soldati (le riviste si riempiono di modelli per mostrare alle donne come fabbricare gli oggetti) e infine sono coinvolte anche nell’assistenza ai feriti. La prima guerra mondiale causa 37 milioni di vittime: 16 milioni di morti e 21 milioni di feriti. Ci sono manifesti ovunque per coinvolgere le donne a fare crocerossine ed infermiere. Molte donne dell’alata società si rendono disponibili e che mettono a disposizione capitali per aiutare (da borghesia e aristocrazia). Prima aiutano le famiglie dei soldati nelle retrovie negli ospedali e molte decisero anche di fare le infermiere al fronte (anche sempre finanziando). Marie Curie mette a disposizione 18 vetture attrezzate per fare radiografie e formò un centinaio di radiologhe in grado di svolgere Il jersey è concepito sulla falsa riga della maglia fatta sui ferri (si lavora su un filo solo annodandolo). La sua idea innovativa è quella di usarlo con il risultato che si ottengano tailleur elastici e ancora più comodi di quelli prima. Il cappotto era un indumento sostanzialmente maschile ed improvvisamente compaiono cappotti femminili. I pantaloni sono un argomento tabù le donne non li hanno mai portati: erano la base della differenziante tra maschile e femminile dalla fine del 200. Verso la fine dell’ottocento si comincia a diffondere la moda della bicicletta e compaiono delle gonne che consentono di andare in bici in modo più comodo. Nel 1911 Poiret esce con dei pantaloni alla turca come pantaloni da casa. Si cominciano a trovare pantaloni in vendita nei grandi magazzini con la guerra. Il primo novembre del 1918 Vogue parla del nuovo abito femminile: gonna con sotto pantaloni che può essere tolta per necessità lavorative. —> dopo la guerra scompare e ricompare nella seconda metà degli anni 20 come pantaloni da vacanza. Grembiule e tunica Il grembiule è l’ultima aggiunta al guardaroba, che veniva dalla divisa delle crocerossine. In anni diversi si trovano risposte diverse al concetto di tunica. È una forma di risparmio per utilizzare pezzi più piccoli di stoffa. Coco Chanel Lei si conserva una royalty il 10%, mentre il 20% è di Bader fondatore delle Gallerie Lafayettes. Quando si rende conto dei guadagni dei profumi fa una lotta per riottenerla ma non ci riesce. Quando Chanel ha problemi Wertheimer acquista tutta la società. Il marchio con la doppia C viene registrato come marchio di fabbrica nel 1924 e viene pubblicato per la prima volta nel 26 su Vogue Parigi. La sorella del Grand duca Dimitri arriva a Parigi nel 1919 dopo la Rivoluzione e si torva nella condizione di dover lavorare come molti profughi per mantenersi. Come la Delauny si inventa il mestiere di progettista di ricami e ricamatrice nel 1922 trova un socio parigino anche lui ricamatore e insieme a prono una maison che fa ricami a macchina. Conosce Chanel e insieme iniziano a lavorare. Il 15 settembre 1921 Vogue parla della collezione di Chanel parlano di ricami in seta colorate e argento, si tratta di ricami d’ispirazione russa (ricami geometrici). Lo stile inglese viene dal duca di Westminster con cui ha una storia: ambiente aristocratico diverso da quello russo. Qui scoprire il tweed, l’abbigliamento da caccia e la vita da yacht. —> da qui nasce la moda sportiva che Vogue ambienta disegnandola su transatlantici in crociera. Un tipo di moda che è semplice, sportivo, comoda, ma destinata ad un tipo di vita elitaria particolare e ad un tipo di divertimento che non è alla portata di tutti. Solo la destinazione giustifica il prezzo e non i materiali e i modelli (Poiret la critica molto). Anni 20: vestiti semplici, comodi che consentono di fare una vita movimentata. Non è vero che Chanel ha invitato lambda degli anni venti, quello l’hanno fatto le donne, lei ha semplicemente capito cosa volevano le donne in quel momento e gli ha dato una forma esteticamente bella. Lo stesso Lagerfeld dice che nella moda non contaci lo fa per primo mia chi lo fa nel momento giusto quando era possibile che diventasse una moda. Le va però attribuita una cosa: l’abito nero che non è una sua vera invenzione, l’invenzione è creare un abito ford, ossia come la macchina un atto per tutti: vuole creare un abito giusto per ogni circostanza che la donna possa indossare tutto il giorno. Mette in crisi la produzione di abiti diversi per ogni occasione in più insieme a Misia cambiano anche l’uso dei gioielli che possono essere messi sempre in qualsiasi momento. 1929 crollo di Wall Street anche se perdono molti clienti USA durante la crisi i ricchi diminuiscono ma sono sempre più ticchi quindi non incide molto su moda parigina. Con la crisi Chanel accetta di iniziare a produrre gioielli con quelli progettati da Iribe che fa una linea di diamanti ma non capita più lei si interessa dei bigiotteria. Lei crea una bigiotteria di altissimo livello ed estremante diversa da Schiaparelli: avevano l’aria di gioielli importanti. Anni 30: cambia la foggi a dell’abito —> si recupera il punto vita, si accentuano le spalle e l’abito è molto più sciolta e abiti più lunghi. È il momento di Vionnet e la Schiaparelli: • Vionnet ha dalla sua parte lo sbieco e il tessuto elastico. • Schiaparelli che fa la divisa da giorno Chanel segue l’inca e cambia i suoi abiti e materiali: si adatta alla nuova figura femminile. Lei detestava Schiaparelli. Chanel è sempre caratterizzata dalla presenza delle collane di perle che non a rendono mai eccessiva. Lei utilizza sé stessa come immagine pubblicitaria fino alla fine: veste se stessa e presenta se stessa come icona di stile. Lei ha delle difficoltà politiche quando vince il Fronte Popolare (1936) che fa scoppiare degli scioperi per le richieste salariali. Lo sciopero attraversa tutti i settori produttivi francesi compresa la moda, si salvano Vionnet che ha già concesso tutto e Schiaparelli perchè ha un rapporto diverso con i suoi operai. Chanel cerca di fargli la guerra ma alla fine per fare la collezione da solo le concessioni minime. Nel 1939 decide di chiudere dopo l’inizio della guerra con la Germania. A parte lei non chiude nessuno per la guerra. Nel 45 la indagano per rapporti con nazismo. Chanel ritorna nel 54. Poi dopo ci sono: Balenciaga, Dior e Balmain. Tutti si accorgo che è tornata a fare le stesse cose di sempre. Cocteau la difende. Interviene il profumo: la casa di profumi compra tutto a lei resta la royalty dei profumi, il controllo delle collezioni e la scelta dei collaboratori. La situazione cambia quando Chanel esce con tailleur —> di tweed nel 58, è una risposta intermedia tra due mode New Look e quella da adolescenti degli anni 60. Offre un vestito impeccabile che va bene per tutte le situazioni, che piace. << La moda passa di moda, lo stile mai >> Coco Chanel. Il tailleur porta con sè una serie di cose che vengono vendute separatamente e che ancora fanno parte nell’immaginario collettivo del mondo Chanel. La camelia bianca sbuca insieme alle scarpe e gli altri elementi che si trovano nel suo negozio. Punta molto sui bijoux. Altra cosa tipica è la catenella dorata all’interno degli indumenti: intorno a questa catena che è una normale catena contrappeso che si vende da sempre nelle mercerie, vengono costruite una serie di altre cose: • La borsa 55 (si dice fatta nel 1955 anche se non ci sono tracce nelle riviste se non nel 59). • La cintura che veniva venduta anche separatamente dal vestito. Il sistema di vendite è allargato rispetto al vestito, la conta portante è il profumo. Lo si fa per tenere tutto in piedi. L’alta moda nel secondo dopo guerra non può più sopravvivere di soli abiti. La doppia C compare quasi niente in questo periodo. Chanel muore nel 1971, la Maison non chiude va avanti si cerca di
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