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Storia della moda: XVIII-XXI secolo, Appunti di Costume E Moda

Storia della moda: XVIII-XXI secolo

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 26/05/2018

fata0702
fata0702 🇮🇹

4.4

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9 documenti

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Scarica Storia della moda: XVIII-XXI secolo e più Appunti in PDF di Costume E Moda solo su Docsity! Il lusso, la moda, la borghesia Il lusso è una delle chiavi interpretative per comprendere la moda occidentale. • Nella civiltà occidentale la moda rifiuta la nudità; • Dal medioevo è stata un mezzo per manifestare il proprio ruolo all’interno di una comunità; • XII e XIV secondo l’Europa occidentale ha cominciato a prende l’abito come autorappresentazione e posizione sociale; • “ Far vedere ed essere visti” per i tutti i secoli dell’Ancien Regime regola indiscussa; • sperpero e ricchezza erano segni di virtù; Abiti borghesi • la borghesia inventò la propria moda all’interno di questa nuova cultura; • il lusso era un modello di consumo che faceva girare merci (Luigi XIV) • Consumo borghese: inizi Settecento: • abbigliamento maschile semplificato, sobrio. Completo composto da marsina, sottomarsina, calzoni, dai tessuti preziosi di seta colorata a tessuti di lana in tinta unita; • abbigliamento femminile cinico e amorale delle colte opposto. • Obiettivi matrimonio e cura dei figli, non più forme rigide, ma indumenti leggeri e comodi • vivere bene in armonia con la propria naturalità, erano i principi che produssero un abito colto, l’adesione alla cultura illuminista, comodità e rispetto per il corpo. Le professioni della moda • nella moda dell’Ancien Regime si era distinto il momento ideativo del cortigiano e la fase di realizzazione degli artigiani. L’unica fase autonoma era quella della fabbricazione dei tessuti • il tessuto era così costoso da costituire il segno più lussuoso di un abito, dai suoi filati, dai suoi colori, dalla tecnica di tessitura. • Gli artigiani erano degli esecutori che lavoravano su commessa diretta; • La borghesia rivolta questa logica • la differenza fra chi vendeva tessuti, tagliava e cuciva, diventò inattuale, offrendo al compratore la possibilità di non essere l’unico responsabile dell’assemblagio dei vari momenti della realizzazione, ma di essere un aiuto professionista. • Marchandes de mode nuova figura professionale. La loro attività comprendeva tutto ciò che riguarda le acconciature e gli ornamenti degli umoni e delle donne che si chiamano gale e guarnizioni. Il loro nome deriva dal loro commercio di vendita di articoli di moda. • Ecyclopedie attenzione dedicata al lavoro, ci si allontana dalla necessità dell’apparire tramite l’abito. LA moda e i modelli vestimentari settecenteschi • Metà del secolo in Francia l modello più diffuso era la “robe a la francaise” che si indossava con il panier ed era composta da una sopravveste una sottana e una pettorina. • In Inghilterra si diffuse “robe a l’anglaise” che prendeva una gonna e un corpetto attillato aperta sul davanti. Dare ampiezza senza panier. • L’ultima novità dell’Ancien Regime fu l’abito di corte con lo strascico il “ Grand Abit”, irrigidito da corsetti e panier monumentali ricchi di decorazioni. Rose Bertin • 1781 Maria Antonietta lanciò la moda dei capelli corti, adottando un abbigliamento più semplice. • MARCHANDE DE MODE DE A REINE il magasin della Bertin, insegna enorme che invitava le passanti. Il fasto venne sostituito al lusso, la semplificazione dell’abbigliamento non corrispose a una diminuizione delle fatture. La moda stava passando dall’artigianato all’affermazione di una creatività professionale. La stampa di moda • Poupée de mode era la bambola manichino rivestita da abiti all’ultima moda; • Incisioni: erano meno costoste, meno fragili, e venivano facilmente moltiplicate, in modo da raggiungere un ampio pubblico. • “le nouveau mercure Galant” “le journal des Dames” pubblicavano queste incisioni, strutturate in modo tattico, sia nel far vedere gl iindumenti, ma anche per far vedere dove possono essere utilizzati. • “ Cabinet du monde” 1785 prima vera rivista femminile di moda. L’apparire rivoluzionario I codici dell’abbigliamento • Marchese Brézé aveva imposto regole vestimentarie che dovevano sottolineare il rendere visibili le differenze gerarchiche. Il regolamento venne abolito nel 1789; • L’affermazione dell’abito politico contro la tradizione del suo codice gerarchico a partire dalla rivoluzione francese, diete vita all’invenzione di una serie di segni che caratterizzavano il potere comunicativo dell’abito. • La coccarda fu l’unico oggetto reso obbligatorio come segno distintivo dei cittadini francesi. Uguaglianza • L’abito borghese e quello operaio fornirono il modello del nuovo apparire. • Le divise dei lavoratori furono prese per inventare le nuove uniformi civili. SPECCHIO DELLE IDEE: • tinta unita, lana, colori sobri, piccoli disegni, cappelli rotondi; • “sanculotto” legata alla politica montagnarda, con pantaloni lunghi e uniformi, zoccoli e pipa; • giacca corta con fazzoletto lasciato cadere lungo il torace, alla moda dei marinai. • Abito femminile: • no si trattava più di un abito di corte o di casa, ma di città, fatto per camminare, per stare in mezzo alla folla, per essere comode nei movimenti; • portare il fichu, capelli corti à la Titus. • Se l’abito era il modo più elementare per mostrare le differenze sociali, doveva essere più facile far mutare la comunicazione dell’assenza di queste differenze • Jaque louis David si fece carico di questa situazione. Libertà • 29 ottobre 1793 fu decretata la libertà di abbigliamento; • il berretto frigio di panno rosso fu il primo a comunicare il simbolo, era considerato il segno di libertà dagli schiavi nell’antica Roma, e anche libertà dalla tirannia. • Libertà inizio anche a voler dire mancanza di regole imposte; La moda neoclassica Le mode del direttorio • Con la caduta di Robespierre finì la fase eroica e ideologica della rivoluzione; • Il Direttorio iniziò con feste e balli, strano modo di commemorare le vittime ghigliottinate durante il Terrore. • A questi rituali, produssero segni specifici a trasformare la moda femminile: • capelli a la victime, scialli rossi, nastro rosso al collo, che ricordava il taglio della ghigliottina, • Ogni tessuto ha un proprio banco di vendita (reparti), • Ogni mercanzia era cambiabile o rimborsabile, e il prezzo che veniva messo in mostra non era più contrattabile. La confezione • 1824 la confezione fu una vera e propria novità, messa in atto da Pierre Parissot, in cui mise in vendita indumenti maschili confezionati in serie. • la serializzazione riguardava solamente le pezze; • la confezione rimane artigianale. • La confezione femminile seguì un’altra logica: • si rivolgeva ad un mercato di signore ricche ed eleganti cui proponeva capi e accessori all’ultima moda. • Dagli anni 40 l’industria tessile cominciò a realizzare e commercializzare pezze operate o stampate a disposizione già pensate per un modello finale. • “Robe de Paris” invenzione di taglio da mettere in una scatola accompagnata da una litografia che rappresentava la figura femminile vestita secondo una proposta. I grandi magazzini • 1848 grande crisi economica, che segnò la fine della prima fase dello sviluppo industriale. • 1850 vero boom economico: • Londra 1851: Crystal Palace, esposizione che avevano il compito di mostrare al mondo intero la forza produttiva del capitalismo. • I grandi magazzini furono la forma stabile delle grandi esposizioni – luogo in cui la merce poteva non solo essere guardata, ma acquistata. • Queste imprese incominciarono ad ingrandirsi, inglobando case intorno, e trasformando il modello urbano. • Ogni reparto era specializzato in un genere merceologico, gestito in modo individuale. Ingresso libero assoluta asseza di coerciizone all’acquisto, • La resa e i prezzi bassi erano il funzionamento del nuovo commercio. Pubblicità e riviste di moda • Utilizzavano i mezzi più diversi: dalle vetture per la consegna a domicilio, che mostravano ai passanti il nome del magazzino scritto sulle fiancate, agli striscioni appesi alle imemnse facciate per annunciare occasioni particolari. Cataloghi riviste. • I cataloghi di norma uscite stagionali, dagli anni 70 cominciarono a presentare un disegno litografico. • “ Le journal des dames et des modes ” dominava il mercato, e aveva reso possibile la diminuzione dei costi degli abbonamenti, che aveva allargato il pubblico. Charles Frederick Worth (1825-1895) • nato in Inghilterra nel 1825, famiglia borghese; • specializzato in novità esclusive, ricami dell’India, scialli, presto incaricato di occuparsi il reparto scialli e mantelli, nel magasins de modes più importante delle città “Gagelin”; • utilizzò a presentare i capi con una vera innovazione: prese per modella una commessa del reparto -> Marie Augustine Vernet, diventata poi sua moglie; • “nouveautés confectionnés” abiti già fatti. Fu la prima ditta a presentare abiti già pronti all’esposizione del 1851. • 1860 Worth inizia a lavorare con Bobergh in una nuova società, collocata in Rue de la Paix, uno tra gli itinerari più frequentati dalle signore di alta società, che collega Place Vendome e Place de l’Opera. • la nuova maison offriva servizi diversi: vendeva stoffe, proponeva abiti esclusivi di Worth. La società del secondo impero • l’immagine della società di quel tempo cercava di rendere visibili i propri trionfi; • 1851 colpo di stato, abbattuta la repubblica, aveva trasformato la società in affamati di ricchezza; • anche la moda si adeguò a questo gusto -> Crinolina sempre più vistosa; La moda di Worth • si inserì in questa moda, proponendo vestiti più semplici ripsetto ai couturieres di lusso; • raddoppiamento del tessuto, ricoperto di tulle di seta, suggeriva l’idea della pittura 700, la pesantezza era contrastata dalla scollatura delle signore; • l’obiettivo di Worth era di utilizzare l’immagine della corte per affascinare il pubblico borghese: • 1860 obiettivo raggiunto: Marie Worth vestita con un abito del marito, fu mandata a sottoporre dei figurini a corte. Pauline principessa, ordinò due modelli. • Worth inizia ad apportare i primi cambiamenti all’abito femminile, presentò un nuovo “copri spalle” in merletto di dimensioni minori, al posto dei lunghi scialli, con un cappello che lasciava vedere l’acconciatura. • 1864 Worth diventò il fornitore ufficiale degli abiti da sera e rappresentanza dell’imperatrice Eugenia; • primo obiettivo: accorciare la gonna che impediva le lunghe passeggiate, facendola arrivare alla caviglia, con una sopravveste drappeggiata; • forma crinolina: la ridusse drasticamente sul davanti, spostando l’ampiezza sul dietro, formando uno strascico. La diminuzione di stoffa venne sostituita da un elemento decorativo, una sopra gonna lunga fino al ginocchio -> tunica. Dal secondo impero alla terza Repubblica • il couturier ridusse il busto con un effetto di vita alta chiamato “Josephine”, gonna piena di decorazioni, drappeggi ai fianchi pieni di fiori, frange e nastri; • Worth realizzò il modello “Princess”, eliminando la divisione fra gonna e corpetto, abito intero. • Anni 80 revival; • Anni 90 la gonna fu alleggerita, e prese la forma di una campana, più funzionale. La Griffe • “le donne che vengono da me vogliono chiedere la mia idea, non eseguire la loro. Si affidano con fiducia e io decido per loro; la mia firma sul loro vestito è sufficiente.” • Diede il via alla realizzazione di modelli originali ed esclusivi = Haute Couture. Inventò lo stile, ovvero la capacità di far riconoscere l’abito creato da lui. Antimode e abiti d’artista I preraffaelliti • I preraffaelliti avevano creato abiti femminili adatti al loro tipo di pittura; • le donne erano ritratte con i capelli sciolti e con vestiti che non richiedevano né busto né crinolina, • il movimento Arts and Crafts in cui era coinvolto William Morris, aveva lo scopo di discutere il gusto delle arti decorative e il modello di produzione industriale degli oggetti. • Proponeva il ritorno al lavoro manuale, per combattere la nuova forma lavoro, recuperava le raffinatezze delle lavorazioni artigianali; • Nowhere -> terra promessa di Morris, il modo di vestire delle donne doveva essere parte della nuova bellezza. • unico quadro “La belle Iseult” 1858, semplice veste medioevale, in un ambiente interno con oggetti estetici delle botteghe del periodo avrebbero dovuto produrre. • Negli anni seguenti l’abbigliamento femminile s’intrecciò con la scoperta della cultura giapponese. Successo magazzino Liberty’s. Il “ Kunstlerkleid” • Progetto riforma culturale borghese, nuova estetica, il quotidiano; • Modello di bellezza che rivoluzionasse il modello quotidiano, finalizzato a un modello educativo. Modificare la forma degli oggetti, indurre l’abitudine ad un gusto più colto e raffinato -> salto culturale. • L’idea di Morris si diffuse in tutta Europa, in Germani con Van de Velde: • Van presentò abiti della moglie dal taglio semplificato a vita alta e gonna lunga sciolta decorata; • Vienna Klimt: Emilie Floge, modelli ispirati alle tradizioni orientali, vicinissimi al gusto dei suoi quadri, • Vienna primo luogo dedicato alla ricerca di artista fu: Wiener Werkstatte, scuola fondata da Hoffmann 1903; L’abito alla greca • Interprete moderno dell’abbigliamento alla greca è Mariano Fortuny: • operava a Venezia, da un lato egli rinventò il modello del chitone e lo tradusse in tunica, il “Delphos”. • Non si limitò alla riedizione dell’abito, ma ai sistemi di taglio, elaborando tecniche di colorazione e stampa. • Equazione: corpo/donna/movimento/bellezza era l’obiettivo. I futuristi • I miti futuristi erano la metropoli, la macchina, la tecnologia, una rottura totale con le estetiche revival; • Il paesaggio sociale urbano: il modo di vestire, umoni e donne: • adottarono colore e asimmetria, nelle cravatte, nei calzini, e indumenti con aspetto inusuale; • Balla disegnò abiti di forme e ritmi cromatici con effetti dinamici; • Successivamente diedero vita a laboratori per la realizzazione di oggetti e arte applicata. Costruttivismo e rivoluzione russa • La Russia postrivoluzionaria aveva un sogno, costruire un mondo nuovo, e i vestiti vennero presi in esame come componente simbolica del nuovo progetto; • L’obiettivo era realizzare un abito che non creasse più distinzione sociale; • NEP nuova politica economica, dava impulso alla libera creazione di modelli vestimentari. L’arte doveva essere presente in ogni atto della vita quotidiana. Thayat, la tuta e Madeline Vionnet • 1920 la TUTA, era un indumento fresco e nuovo, composto da camicia e pantaloni, abbottonato sul davanti. Non era una vera e propria invenzione, questo tipo di vestito era usato dagli aviatori; Sonya Delaunay • artista russa, sposata con Robert Delaunay, si dedica al cubismo; • nei primi decenni del novecento realizza: robe simultanée dai colori violenti. • 1925 partecipa ed espone la sua boutique all’Esposizione internazionale delle arti figurative; • Alcuni rimasero li e si adattarono alla situazione, rifacendosi al guardaroba Chanel, l’unica aperta e comprarono gonne dritte, giacche alla marinara, camicette e scarpe a tacco basso con cappelli di paglia -> divisa adatta per camminare a piedi. • Gli hotel furono trasformati in ospedali, e Chanel riadattò le divise per quelle da infermiere; • La vita si riorganizzò intorno alle donne -> lavoro e volontariato patriottico; • Biarritz: Chanel ripeté la stessa cosa di Dauville, aprirono una vera e propria maison de couture. • Poiret aveva parlato di liberazione del corsetto ma lo aveva fatto da uomo, Chanel da donna sapeva cosa voleva dire portarlo, cosi sperimenta l’abito giusto in libertà di movimento; • 1916 la stampa pubblica un suo modello “Harper’s Bazar”. • era una specie di camicione morbido lungo fino alla caviglia, con una profonda scollatura a punta, le maniche a guanto, lunga fusciacca annodata ai fianchi; • l’abito era ricamato sui polsi, e lo scollo; • abiti di ispirazione militare, tinte unite, colorate e scozzese; • Blazer marinare e gonne morbide. La moda del dopoguerra Gli artisti e le avanguardie • 1920 iniziò a frequentare l’ambiente degli artisti, come Sert, pittore spagnolo; • Misia divenne punto di riferimento del gruppo ( Proust, Monet, Renoir, Signac), conobbe Picasso. Jean Cocteau le affidò la realizzazione dei costumi per la sua “Antigome”, con scenografie curate da Picasso. • “le Train Bleu” operetta danzata, 1924, nuova moda della costa azzurra. • i personaggi: erano due nuotatori, una tennista e un giocatore di golf, • i costumi di Chanel erano veri indumenti sportivi ispirati a casi reali; il profumo e l’influenza russa • grazie al gran duca Dimitrij entrò in un ambiente ignoto, dove scoprì il profumo , la aiutò a cambiare idea in quanto considerava il profumo solamente un imbroglio per coprire il brutto odore di una scarsa pulizia. • Collaborazione e creazione primo profumo del XX secolo: Chanel e Beaux, chimico che elaborò il metodo di fabbricazione. • Profumo che somigliava a nessun’altro N5, la confezione era una semplice bottiglia di farmacia trasparente su cui è attaccata l’etichetta bianca con scritta nera. • 1925 La “Parfums Chanel.” • L’influenza russa dell’abito contadino, il tipico camiciotto con cintura allacciata ai fianchi, fu d’ ispirazione, nella produzione di pelliccerie; • La collezione del 1922 presentò “la povertà di lusso”, • 1924-25 i modelli assunsero una forma a Tubo, vita bassa cintura ai fianchi, con gonna che poteva essere diritta o con effetti di sbieco. • 1926 abitino nero che poteva essere indossato in qualsiasi occasione, contraddicendo alla regola generale di capi diversi per occasioni diverse. Stile inglese, gioielli e bijoux • i modelli del 1926-27 si specializzarono in giacca diritta modello maschile, gonna blusa coordinata, con gilet a righe e cappotti sportivi ispirati alla sartoria inglese. Si arricchirono di tweed , con cardigan di lana, camicia bianca e pantaloni morbidi. • Gioielli funzione nuova, servivano a decorare e rendere femminile l’abito; (falsi) Lo stile deli anni venti • Lo stile era stato raggiunto: abiti neutri, diritti, blazer e giacche sportive. • Ricerca identità individuale incontro con identità sociale; • Chi erano le sue clienti? • signore dell’alta società, che volevano dare una svolta alla propria esistenza; • inventare una moda che smettesse di decorare le donne del vecchio mondo, ma comunicasse l’identità e il ruolo sociale di quello nuovo. • La giacca deve modificarsi sul corpo: non bisogna temere le pieghe; • Macchine oneste: oggetti finalizzati a una funzione (architettura Gropius, Loos), il cinema e l’America • 1929 crollo borsa Wall Street. L’America era diventata povera, la spensierata voglia di vita e di divertimento che aveva caratterizzato il dopoguerra fu di colpo cancellata e sostituita con un modello di comportamento più adulto e impegnato; • la moda degli anni 20 non era più alla “moda”, l’haute couture parigina rischiava di perdere la clientela americana. • Chanel si accorse di questo, così iniziò a pensare e studiare il nuovo mezzo di comunicazione che stava cambiando il mondo: il cinema: • il teatro aveva perso il suo ruolo nella cultura popolare, non era più in grado di imporre modelli di riferimento né mode; • le nuove dive venivano da Hollywood, che offriva alla couture francese l’occasione per introdursi nell’industria cinematografica. • 1931 Chanel decise di fare l’esperienza americana, accettò l’offerta di Goldwyn, facendo vestire le sue dive nei film e nella vita privata: • voleva dare alle donne un motivo in più per andare al cinema; • la cinepresa era una macchina che impose a Chanel nuovi tipi e nuovi volti; • doveva preparare abiti per due anni più tardi, al fine che all’uscita del film non risultassero fuori moda; • girando per il quartiere Seventh Avenue, si accorse che i suoi abiti erano copiatissimi, ma che era l’unico modo per avere successo nella società di massa; • tornata in Europa fece due cose: • una collezione ispirata a quanto aveva visto negli USA, facile con tessuti poco costosi, ma anche abiti da sera per il film di Goldwyn. Bijoux de Diamants • 1932 International Diamond Guild, un associazione che riuniva i produttori e i mercanti di diamanti, chiesero a Chanel di progettare gioielli a scopo benefico. Si fece aiutare da Paul Iribe. Cambiò la concezione del gioiello di lusso, considerato arrogante in un’epoca dove il lusso era troppo facile. • 1927 Fulco Santostefano, un siciliano, entra come disegnatore alla Maison Chanel, affidatogli laboratorio gioielli. • Fulco s’ispirò e prese spunto da originali appartentni alle diverse tradizioni culturali e storiche; • Forme classiche, medievali, bizantine avvicinate a quelle indiane, russe; • Come per il profumo, fu dedicata un’intera vetrina in rue Cambon. Moda anni trenta • Il mercato chiedeva più fantasia, più glamour, e forse anche una maggiore aderenza all’immaginario cinematografico. • Chanel usò: il tulle, il merletto, i ricami di pailletes per realizzare abiti romantici, con maniche rigonfie. La rottura nel 1936 • 1936 vittoria fronte popolare, sciopero lavoratori francesi. • Anche le dipendenti di Chanel scioperarono, trovando un accordo a cui dovette cedere. • Nel mentre continuava a crescere il successo di Schiapparelli, Chanel rispose: • 1938 propose abiti, ispirati ai vestiti da festa dei contadini o degli zingari • gonne ampie multicolore, a righe o a quadri, maniche a sbuffo, ricami e merletti di gusto folk; la seconda guerra mondiale e la chiusura della Maison • 1939 Francia e Inghilterra messe difronte all’invasione della Polonia, dichiararono guerra alla Germani. Tre settimane dopo chiuse la Maison Chanel lasciando aperta la boutique che vendeva profumi; • negli anni della guerra si era trasferita a Ritz, ma li aveva espresso il parere che gli anni della moda erano finiti, che non riusciva più a confrontarsi e creare abiti che potessero servire. Il ritorno alla moda • 1953 Chanel torna a Parigi, mandando una lettera a Bazaar, in cui scriveva di rimettersi a lavoro per un nuovo stile. Così decise di trovare un fabbricante americano che gli producesse una linea “Pret a Porter”. • La sfilata avvenne nel 1954, molti non la capirono, dicendo che era una riproposta di abiti anni venti. Chanel decise di continuare. • Quello che vendeva era soprattutto gli accessori i profumi, la moda Chanel non era rinata; • Nuovo obiettivo : creare uno stile riconoscibile non soggetto ai cambiamenti di moda. Il Tailleur Chanel • Vestire, creare una macchina perfetta per il corpo femminile; • Si concentrò e diede alla vita il Tweed: • un tailleur morbido, particola, di forma larga; • composto da tre pezzi: giacca, gonna o un vestito senza maniche; • il tweed era foderato uguale a quello della blusa cosi da comporre un insieme, fodera e tessuto facevano corpo unico; • le bluse di chanel, erano senza maniche e per compensare quest’assenza in fondo alle maniche della giacca c’erano dei polsini staccabili; • la gonna o l’abito sempre sotto il ginocchio, i mantelli più corti. • 1955 borsetta 2.55 di pelle impunturata, sostenuta da una catena dorata, e più tardi i sandali con la punta di colore contrastante. • Muore nel 1971 a Ritz. Elsa Schiapparelli (1890-1973) • Nata a Roma in una famiglia d’intellettuali, padre direttore della biblioteca dell’Accademia dei Lincei, la madre diveniva da una famiglia aristocratica discendente dei Medici. Avrebbe voluto fare l’attrice, e scrisse poesie di uno stile vagamente dannunziano. Costretta dalla famiglia ad andare in un convento in Svizzera, così da calmare l’atteggiamento focoso. • Seguì un’amica della sorella che aveva sposato un uomo inglese, e si occupava di bambini, organi e chiese. • Arrivata a Londra si trovò davanti i tratti culturali della regina Vittoria, muniti di innovazione; • Nel 1914 si sposò con il conte William de Kerlor, e dopo lo scoppio della guerra di trasferì a Nizza, ma nel 1919 ripartirono per gli Stati Uniti. • Schiapparelli si trovò in un modo completamente diverso da quello conosciuto, il matrimonio non andò e si ritrovò sola a NY con una bambina. • Conobbe l’ex moglie di Picabia, Gabrielle, che la aiutò ad inserirsi nella città, e frequentare un gruppo di artisti dada e fotografi d’avanguardia. • 1922 la figlia si ammala e si trasferisce insieme a Gaby nella capitale francese. • La storia di Dior inizia il 12 febbraio 1947, quando con una sola sfilata cambiò la moda femminile dell’Occidente: • Nato nel 1905 in una solida famiglia borghese, il padre si occupava della fabbrica di concimi. In normandia e poi trasferitosi a Parigi, frequentava le gallerie d’arte di Rue de la Boétie. Voleva iscriversi all’accademia della belle arti, ma la reazione familiare fu durissima, diffidenza da parte della madre per gli artisti. Così fu iscritto a Scienze politiche. • 1928-29 forma un’attività con Jean Bonjea. Disegnatore di moda • 1930 furono anni di miseria, il fratello dovette essre ricoverato in un ospedale psichiatrico e gli affari del padre non andavano bene. Così dovette cercare un lavoro, ma le possibilità che offriva la Francia erano soprattutto nel settore della moda. • Imparò a disegnare figurini, il suo maestro fu Jean Ozenne. Passò il tempo a copiare figurini e colorare. Dior la guerra, l’haute couture • Nel settembre 1939 scoppiò la guerra e dior fu mobilitato come riserva a sostituire gli agricoltori impegnati a fronte. • Molte maison avevano trasferito la loro attività in Costa Azzurra, lo stesso cinema francese utilizzava gli studi di Nizza. Vita elegante concentrata in Provenza. • I cambiamenti delle guerra interessarono anche le case di moda e la sua clientela, che cambiò. Il pubblico era rappresentato da due categorie: • la prima: composta da mogli, figli, con abbigliamento giusto per partecipare ai ricevimenti tedeschi; • la seconda: costituita dai BOF, quelli che con il mercato nero stavano costruendo tante fortune. • si ridussero i consumi usando il minor quantitativo possibile di stoffa. I vestiti dell’haute couture non erano tanto differenti da quelli di strada, gonne corte con spalle larghe. A tanta miseria si contrapponeva il “cappello”, somigliavano a enormi puff. • 1944 quando l’esercito francese entrò a Parigi si potè pensare a un ritorno alla normalità molto lento, la guerra non era finita e continuava a mancare cibo, e ciò che serviva per vivere. Assenza di importazioni, linee interrotte, difficile attività di grandi imprese. Il Théatre de la mode • 1944 Raoul Dautry propose a Robert Ricci figlio del responsabile della commissione che si occupva delle relazioni pubbliche della Chambre syndacale de la couture parisienne, di organizzare una manifestazione a sostegno di programmi di aiuti. Organizzarono una mostra di bambole vestite dai sarti parigini. • Svoltasi al Théatre de la mode, il risultato era rimettere in piedi l’industria della moda e far conoscere al mondo il gusto francese. Dior e Boussac • 1944 Lelong chiama Dior nella capitale, nella sua maison. • L’idea di Boussac fu quella di partire da una vecchia azienda che aveva goduto di buona fama pensando al tipo di produzione invece che alla griffe di prestigio. Chiamarono come modellista Dior, per tentare qualcosa di diverso. • Boussac espose il progetto a Dior : creare una maison innovativa nel gusto e nell’aspetto, piccola ed elitaria, capace di produrre uno stile diverso: • l’immagine era perfetta: il gusto, la ricercatezza, la perfezione artigianale, l’eleganza, il lusso, l’esclusività; • contratto che venne stipulato era : creazione di una nuova griffe. • Professionalità dei collaboratori, edificio capace di comunicare il gusto Dior. • Suzanne Luling che curò la direzione dei saloni e delle vendite; Lelong ricoprì il ruolo di direttore dello studio, Marguerite Carré premiere della maison Patou direttrice tecnica. • Plaza collocazione sede. La Maison Dior • L’attività di promozione funzionò, attraendo amici e conoscenti di grande rilevanza. Anche giornaliste di grandi testate comeVogue contribuirono a creare il clima di attesa per la nuova apertura. • Costruì anche una linea di profumi con il nome della sua nuova griffe, in quando ormai era un dato assodato che il profumo avesse una stretta relazione con il sistema moda. Chiamò il nuovo profumo Miss Dior. La restaurazione del lusso : il New Look • 12 febbraio 1947: il modello prima uscita fu “Acacia” = busto aderente, vita stretta, fianchi segnati e gonna lunga fino a metà polpaccio. • L’intento di Dior era stato quello di cancellare la guerra ripartire da capo proponendo l’esatto contrario a quelelo che si è dovuto indossare per necessità. Uscivano da un’epoca di guerra, di donne soldato, di uniformi. Disegnò delle donne fiore, spalle morbide, busto prosperoso, vite sottili, come liane e gonne larghe come corolle. • Abiti costruiti: modellati sulle curve del corpo femminile = NEW LOOK, definita da Carmelo Show. • Parlarono del nuovo modo di intendere la moda, giornali americani. • le dive di Hollywood fornirono un aiuto per enfatizzare l’evento; • il Tallieur “Bar”: con giacca di shantung crema dalle baschine arrotondate e l’ambia gonna di lana nera a pieghe, divenne il simbolo della collezione e del nuovo stile. Oggi l’abito più documentato nella storia della moda. • L’obiettivo di Boussac e Dior non era tanto la clientela europea, ma quella americana. La società di massa stava sostituendo la borghesia, e aveva bisogno di essere guidata alla ricerca di un nuovo stile. • L’europa si americanizzava, e l’America guardava all’europa per la cultura e il passato. Parigi tornò ad essere punto attrattivo per gli intellettuali, si suonava jazz. L’idea che si diffondeva di P. era più favolosa, era la città costruita in studi di “Un Americano a Parigi” o “Moulin Rouge”. • L’America voleva una moda che comunicasse i suoi valori piccolo-borghesi, la sua ricchezza, il suo senso della famiglia e la comunità. • Per Dior l’immagine di moda non doveva essere più una semplice informazione, al contrario, la couture aveva il potere di trasformare la donna reale nella “donna” modella. • Gonna a corolla rigonfiata, cintura stretta, cappello minuscolo con spilloni, scarpe con il tacco, erano gli elementi della nuova moda. • “la Café Society” era desiderosa di apparire, idea di vita lussuosa, rappresentanza teatrale, bella vita. • nel corso della sua carriera realizzò i costumi per molti film francesi e americani. L’America • 1947 Dior andò in America a ritirare il Neiman Marcus Award for Distinguished Service, l’oscar della moda. • In America si era formato un gruppo che andava contro il new look. Il tour organizzato insieme all’equipe di Vogue aveva il compito di promuovere questa tendenza. Il mercato della moda • L’America rappresentava per la moda un mercato straordinario diverso e ampio. • Il boom economico fine anni 40 in America, aveva dato l’avvio di acquisto di moda ad altre fasce, che cercavano qualcosa di gusto parigino, non volendo però rinunciare all’abito confezionato. • Dior fece la proposta di aprire a NY una “casa di confezioni” finanziata da Boussac. La prima collezione sfilò l’8 novembre 1948. • pubblicizzò anche un marchio di calze; • 1950 si occupò del prodotto maschile: le cravatte. • 1952 si pensò che era preferibile concentrare la creazione delle collezioni a Parigi, in modo da evitare i trasferimenti stagionali. L’immagine dell’Haute Couture • Dior decise si sviluppare in ogni collezione solo due temi, cui venivano attribuiti nomi che riassumevano le caratteristiche fondamentali della silhoutte. I singoli modelli erano accompagnati da un nome, fiori, o paesi esotici, musicisti, formule che alludevano a situazioni di favola. Lo stile Dior • Il New Look durò sette anni. Venne cancellato dalla linea “H” della stagione successiva. L’immagine di donna fiore stava per essere accantonata. • L’innovazione di Dior era stata creata senza cancellare del tutto il new look. • 1947 morì a Montecatini. Ruolo affidato a Marc Bohan. La moda italiana La moda italiana è nata nel secondo dopoguerra. Dopo l’Ancien Regime era diventata in età borghese un paese marginale. Le novità venivano da Parigi e la produzione si concentrò in sartorie, che eseguivano abiti su modello o ispirati alle creazioni d’oltralpe. Gli stati uniti e la moda italiana • il processo di rinnovamento che il settore italiano tessile e moda affrontò fu grazie al rapporto che il paese intrecciò con gli USA. • Con il patto di Marshall 1947 gli alleati cominciarono a fornire generei alimentari, materie prime. L’America mise a disposizione finanziamenti e macchinari, ma soprattuto assunse il ruolo di modernizzare un sistema produttivo. • Obiettivo: trasformare le modalità di consumo e fabbricare beni adatti al mercato statunitense. La sartoria di alta moda • Le sartorie dopo la guerra avevano riaperto i battenti, per accontentare le richieste di una vita sociale. Erano state sostituite da imprese giovanili, come Biki, le Sorelle Fontana, Simonetta, Venezinai e Capucci. Tutte con lo stesso obietti di rilanciare con novità. • La capacità di molte sartorie era limitata, per questo si cercò di andare a Parigi a vedere. Per questo per i primi anni 50 la sartoria italiana fu ispirata alla cultura francese. • Il compito che gli aveva assegnato il mercato americano era di produrre alta moda a basso prezzo e sportwear di gusto europeo. • 1952 Vogue USA scriveva: - che l’Italia era capace di produrre un genere di abiti che si adattano perfettamente all’America, e di produrli in maniera che nessun altro paese è in grado di eguagliare. - i tessuti e gli abiti da sera. Moda, boutique e accessori • Alcune aziende come Ferragamo e Gucci avaveno le caratteristiche richieste, collaborazione artigianale di contadine e vecchie botteghe. • 1965 estate, Courrèges creava la sua Maison nel 1961, presenta una grande collezione di moda. Conosciuto in tutta Europa, rilancia i blue jeans, abbigliamenti folcloristici, vestiti di cuoio e gilet. • Nel gennaio 1967 nasce la Golden Gate di San Francisco, il movimento hippy, che influenzerà tutta la moda fino al 1970. • appaiono i mini shorts, abbigliamento del tutto anarchico, mode selvagge, tenuta militare e kitsch; queste mode nascevano in opposizione a quelle adulte. • attore principale gli adolescenti, un mercato che la moda non aveva mai considerato; • l’alta moda fu ignorata dagli adolescenti, adottando un nuovo modello chiamato STILE, cioè comportamento vestimentario autonomo, che in molti casi si autoalimentavano. • Teddy boys, rockers in Europa, beatniks e hippies negli Stati Uniti, cominciarono a vestirso secondo logiche proprie e a recuperare i propri indumenti in luoghi diversi da quelli tradiozionali, come le rivendite dell’usato, i magazzini di abiti da lavoro o i viaggi in Oriente. • “moda pop” fu la moda adottata da una marea di giovani, da cui uscirono grandi novità, come la minigonna femminile, e il colore maschile. • I capelli dei maschi iniziarono ad allungarsi, gli indumenti si colorano e si arricchiscono di decori psichedelici. • Inghilterra e Francia accolsero la sfida della cultura d’avanguardia e adeguarono le proprie offerte alla nuova domanda attraverso un nuovo modello distributivo “boutique”. • Londra era il centro internazionale della cultura giovanile. • nuova generazione di stilisti uscivano dal Royal College of Art; • Mary Quant fu la prima a lanciare la moda più famosa degli anni sessanta: un abito con la gonna a metà coscia, di modello infantile ispirato alle divise scolastiche, da indossare con calze colorate. • La minigonna nacque come divisa di una ragazzina che rifiutava di crescere e si voleva differenziare dal modello adulto della madre. • L’obiettivo era chiaro, trarre ispirazione dai teenagers, dai loro miti musicali o cinematografici, modificandoli a un progetto di gusto commerciale. • “stile contro couture”, su questo iniziarono a lavorare i giovani disegnatori francesi. • 1966 nacque Yves Saint Laurent Rive Gauche; • 1969 nacque Givenchy Nouvelle Boutique; • risultato: rivoluzione nella figura del couturier. Il pret à porter Italiano • l’azienda che seppe trarre vantaggio dal cambiamento fu Max Mara creando una prima collezione e poi una linea pensata per i giovani. • La sartoria cercò di seguire il modello francese creando linee pret à porter di lusso. • Nelle grandi città e nei luoghi di vacanza si moltiplicarono le boutique. A Milano aprirono in un quartiere che sarebbe diventato in seguito il “quadrilatero della moda”. • in via della Spiga, fu inaugurata Cose un’offerta di maglieria; • nel 1966 vicino San Babila, Fiorucci, emporio dove si potevano comprare oggetti, indumenti e accessori a prezzo contenuto. • Il nuovo mercato era affamato di moda, per questo servivano delle figuri professionali nuove, che si allontanavano da quelle artigianali. • 1967 anche a Palazzo Pitti sfilarono le collezioni di pret à porter, come Missoni, Krizia, Miguel Kruz, Ken Scott. La professione di Stilista: Walter Albini • nel 1968 Albini sfila al Pitti con 5 collezioni. Intuì che era giunto il momento per operare una cesura con il vecchio e tentare una strada diversa, che ocmunicasse idea di moderntià. • Si poneva la separazione da Firenze, fu scelta Milano , una città industriale, poco legata al suo passato, sensibile alla boutique di giovani. • negli anni sessanta era stata la capitale del boom, delle avanguardie, nel design. • Scegliere Milano significava puntare su un’altra Italia. • Albini arrivò a pensare al senso della professione di stilista. Egli comprese che il problema non era culturale, ed il compito dello stilista non poteva essere quello di progettare singoli indumenti, ma un clima di gusto in cui il compratore potesse riconoscersi. • i capi progettati da albini, erano realizzati da 5 aziende, ciascuna delle quali era specializzata in un settore merceologico. • La collezione era unica, lo stile unico, quello che era diviso era il marchio. • 1972 a Londra per la prima volta gli abiti portavano il marchio con l’iniziale del uso nome “WA”. Lo stile • il secondo obiettivo con cui i nuovi professionisti cimentarono fu l’invenzione dello STILE. Fu necessario che ogni creatore di moda adottasse uno stile ben riconoscibile e lo perseguisse nel tempo in modo da essere indentifica con esso. • es: Missoni si concentrò sui materiali e i colori della maglieria. • Krizia: stile ironico ed eccessivo, legami stretti con il linguaggio della pop art e avanguardie, rivolto a una donna giovane sicura di sé. La seconda generazione • 1975 Milano era diventata la capitale del pret à porter. • cominciarono a comparire nuovi nomi: Versace, Armani, Ferrè. Il casual • la seconda generazione si dedicò al casual, o alla destrutturazione nome usato per indicare Armani. • Una società che aveva messo in discussione i ruoli cui rispondevano le vecchie rappresentazioni vestimentarie adozioni da parte delle donne verso il completo formale, dare origine a una vita più umana e naturale, senza ricchezza e potere. • Casual: definì tutto quello che non era formale, che non pretendeva che la giornata si dividesse in certe regole, che poteva essere usato in ogni occasione, rispettava il corpo e la sua comodità. • il viaggio in Oriente divenne una tappa fondamentale da cui riportare pantaloni ampi di cotone leggero, camicie lunghe diritte, colori forti. La giacca di Armani • il casual italiano cominciò con la GIACCA. L’indumento più difficile che da un lato rappresentava il ruolo maschile e dall’altro la sapienza sartoriale. • Idea proposta da Giorgio Armani negli anni settanta, ruolo adulto entrando nel mondo del lavoro. • Missoni: creò un cardigan, che per un periodo diventò una specie di divisa colta per intellettuali e uomini di spettacolo. • Armani: portò in passerella un indumento classico formale, una giacca di foggia maschile realizzata con tessuti morbidi. La trasformazione riguardava il suo aspetto esteriore, ma anche la sua concezione, la ridusse, annullando fodere, imbottiture, rinforzi, togliendo le sagomature al taglio, sottratto al sarto e inserito nell’industria di confezione. • Negli Stati uniti fu un successo, l’attrice del film di Woody Allen la indossò agli oscar. Stilisti e industria • Stringere alleanza tra industria e stilisti per creare una nuova moda. • la svolta fu data da Armani; • l’industria assunse il ruolo di semplice produttore muto delle collezioni dello stilista. • Fu dato il via alla possibilità di affermarsi come firme. Restaurazione anni ottanta • In Italia il delitto Moro pose termine alle utopie progressiste. • i giovani abbandonavano le piazze e si trasferivano in discoteca, trascinati dal modello John Travolta dal film “la febbre del sabato sera”. • Club 54 NY, divenne il simbolo di un’orgiastica notturna fatta di musica sesso e droga. • La ricerca di sé si trasferì nel corpo, diete, jogging, aerobica, danza, abbronzatura. • Anche gli adulti stavano tornando ad un gusto borghese mondano. • La Deregulation era iniziata, denaro successo e potere diventarono le parole d’ordine. Le seconde linee • Il pret à porter italiano si avviava ad essere l’abbigliamento dei ricchi. • Esisteva un terzo mercato, quello dei giovani, che cercavano moda a prezzi contenuti. • Armani e Galeotti avevano intuito questa realtà e nel 1981 avevano lanciato la linea “emporio Armani”, da vendere in negozi monomarca. Il look e gli stili • Il loro obiettivo era quello di esibire. Si cominciò a parlare di LOOK, ossia di una struttura comunicativa, fatta di abiti e oggetti di consumo capace di costruire l’immagine di ciò che non è. • Strada dell’ostentazione e del consumo mettendosi i “soldi indosso”. • Ferré ideò una linea netta, pulita, progettata per una donna colta e raffinata. - Versace: si focalizzò slla tradizione al femminile di capi di abbigliamento maschili, presentò il primo abito in maglia metallica, materiale simbolo della sua griffe. • “donne in carriera”: la giacca diventò l’elemento fondamentale da portare con tailleur, gonne, bermuda, scarpe con tacchi altissimi. Il successo del made in Italy • Armani, Biagiotti, Coveri, Fendi, Ferré, Moschino, Valentino, D&G, diventarono il guru del gusto. La loro firma sanciva ciò che era di moda e ciò che non lo era. • Lo stilista aveva sostituito il couturier nel ruolo d’interpretare i cambiamenti sociale e culturali, trasporli in tessuti per una clientela allargata e internazionale. • Come ai tempi di Napoleone III il consumo di moda svolgeva un ruolo importante, quello di essere alla moda e di farlo sapere, dava una sicurezza di stato sociale. • Armani: divevnne quasi sinonimo di abbigliamento funzionale e discreto; • Versace: abbigliamento aggressivo e provocatori; • Le sfilate assunsero sempre di più aspetti di uno show fatto per stupire il pubblico. Moda di strada, ricerca di avanguardia, produzione industriale • Il pret à porter era diventato la moda, stili differenti in cui i pubblici diversi potevano riconoscersi. • Proposte estetiche differente da altri gruppi sociali: • mode di strada, gruppi giovanili sulle passerelle di Jean Paul e Vivienne Westood; • attività all’interno del movimento punk: momento di svolta e rinascita creatività inglese. • Nei primi anni novanta ci fu la proposta giapponese; poi quella del Belgio con decostruzione dei capi; • La moda italiana scelse uno stile massimalista, abiti opulenti, ricchi di effetti revival barocchi e rococò. Vecchi marchi e industria del lusso • Rilancio vecchi brand : Gucci rinnovare l’azienda Dawn Mello. • l’obiettivo era: recuperare l’immagine del marchio di lusso che l’azienda aveva avuto fino algli anni settanta, che poi era stata spinta a una banalizzazione del prodotto.
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