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Storia della moda XVIII-XXI secolo, Dispense di Storia Dell'arte

Dispense con riassunti del libro “Storia della moda XVIII-XXI secolo” di Enrica Morini

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 06/02/2023

Dan1v3ra
Dan1v3ra 🇮🇹

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Scarica Storia della moda XVIII-XXI secolo e più Dispense in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! STORIA DELLA MODA Per comprendere al meglio il concetto di moda bisogna fare riferimento al concetto di lusso. I concetti di ricchezza, magnificenza ed esclusività sono sempre stati al centro della moda stessa. A partire dal medioevo la moda è stata utilizzata da un ristretto gruppo di persone per sottolineare e mettere in mostra la propria potenza. La moda tuttavia non è un concetto legato esclusivamente all’abbigliamento, invece la moda occidentale si configura come il bisogno di coprire la nudità. Nel XIII e il XIV il modello fisso viene messo in crisi dalle novità. Da quel momento in poi l’abito ha cominciato a rappresentare il ruolo sociale giocato da chi lo indossava. Anche nella nuova condizione il ruolo sociale è direttamente legato alla ricchezza posseduta dalla persona. La struttura gerarchica europea rimase immutata: c’era chi produceva e chi consumava. Il modello munificamente e sfarzoso arrivò al suo apice alla corte di Luigi XIV, dove i cortigiani dovettero sperperare gran parte dei loro guadagni a dispetto della cura dello stato. Durante l’antico regime, l’invenzione e la diffusione delle mode era un compito assegnato ai cortigiani, ispirati a quelle delle altre corti. All’interno delle corti c’erano un momento ideativo ed uno di realizzazione: del primo si occupavano i cortigiani, del secondo si occupavano gli artigiani. L’unico momento indipendente era quello delle creazione delle stoffe. Il tessuto era così costoso che dai suoi filati e dai colori si capiva il ceto sociale di appartenenza. Nel corso del XVIII secolo le corporazioni di moda dovettero adattarsi alle necessità di una nuova società. A metà del 700 il modello più diffuso era quello della robe à la frangiasse, cistituito da una sopravveste, una sottana e una pettorina. Si indossava con un panier, la sopravveste era aperta sul davanti ed era allacciata in vita, sul dorso aveva due gruppi di pieghe che cadevano su tutta la lunghezza. La moda inglese, invece, si concretizza con la robè à l’anglaise, con un corpetto attillato ed una gonna, montata in piccole pieghe così da essere più abbondante sul fianco e sul retro senza l’utilizzo del paniere. L’ultima proposta della moda dell’antico regime era il Grand Habit, il tradizionale abito da corte con il lungo strascico. Dalla fine del secolo il modello dell’abito di corte divenne sempre più legato alla tradizione e sempre meno alla moda. La vera rottura degli schemi arrivò solo nel 1783 quando al Salon venne presentato un ritratto di Maria Antonietta con un lungo abito bianco in mussolina che venne chiamato Chemise à la Reine. L’abito indossato dalla regina era semplicissimo, l’ampiezza era trattenuta allo scollo da una coulisse, trattenuta da un colletto a doppie balze, mentre le maniche grazie a delle arricciature formavano degli sbuffi di tessuto. Maria Antonietta e Rose Bertin per 15 anni influenzarono il mondo della moda Francese, come obiettivo quello di ricevere ammirazione dalla società inglese. Fino al 1781 rimase simbolo di una maniera di vestire riccamente decorata. La bertin si avvaleva di 30 collaboratori, inoltre aveva rapporti con un grandissimo numero di fornitori ai quali dava il compito di realizzare alcune creazioni. Tra le creazioni più celebri ricordiamo i pouf au sentiments, grandi monumenti copricapo con nomi allusivi ed eventi storici di cronaca. La caduta di Robespierre sancisce la fine del periodo ideologico ed eroico della Rivoluzione. Il Direttorio da il via così ad una serie di balli, tra cui i BALS DE VICTIMES, ai quali potevano partecipare tutti coloro che avevano congiunti ghigliottinati durante il periodo del terrore. Questi balli segnano la moda femminile, difatti, e donne iniziano a portare i capelli corti a la victime e a portare alla gola un nastro rosso che ricordava il taglio della ghigliottina, in più portavo scialli rossi sulle spalle. L’abito maschile invece si trova d’avanti ad un bivio: o la divisa militare o il vestito da lavoro. In questo momento avviene la grande rinuncia maschile alla moda. Sempre in questo periodo le donne iniziano ad indossare abiti dritti che ricordavano le camice à la reine. Ora a vita infatti, si sposta dalle corti, nei luoghi comuni e nei caffè più alla moda. L’abito femminile viene alleggerito dalle sovrastrutture settecentesche per facilitare la nuova vita mondana. NAPOLEAONE La fase del direttorio termina il 9 novembre 1799 quando Napoleone, con un colpo di stato, prese le redini. Egli era l’unico in grado di porre rimedio ai disordini della Francia postrivoluzionaria. Moda e mondanità furono usate da Napoleone come strumenti per amalgamare le due culture che lo supportarono, borghesia e la vecchia aristocrazia, infatti la tendenza a spendere molto denaro veniva mal vista dall’aristocrazia. Il compito di amalgamare questi due mondi fu affidata alla moglie del primo console, Josephine Beauharnais che iniziò ad organizzare feste ed eventi che prevedevano un preciso modo di vestirsi. Da questo punto di vista l’abito a vita alata rimase invariato, tuttavia le trasparenze iniziavano a non essere tanto gradite. Napoleone aveva in mente di far tornare Parigi centro propulsore della moda e al tempo stesso di riabilitare il settore tessile, in difficoltà dal 1792 a causa della carenza di materia prima e di clientela. Le altre due forme di artigianato che in questo momento vennero interessate furono il ricamo e il merletto. Dopo essere stato incoronato il 2 dicembre 1804, Napoleone scelse come simbolo l’aquila che si riferiva all’impero romano e l’ape che faceva riferimento al mondo borghese del lavoro. La moda durante il periodo imperiale fin una questione interamente legata alla famiglia di Napoleone e alla corte, al di fuori di questa si diffondevano i valori borghesi che nel corso del 700 portarono a tanti cambiamenti. CHARLES FREDERICK WORTH Nasce in Inghilterra da una famiglia borghese, svolge il suo apprendistato in due ditte di tessuti molto prestigiose londinesi, poi si traferisce a Parigi. Viene incaricato di occuparsi dal reparto “scialli e mantelli” dentro un centro commerciale, e cominciò subito a introdurre una delle tante novità che apporterà, mostrerò gli abiti utilizzando come modella la commessa, Marie, che poi diventerà sua moglie. Nell’aprile del 1858 entra i società con Otto Bobergh, vendendo stoffe, ma sopratutto proponevano abiti esclusivi progettati da Worth, confezionati su Misura, ed è qui che nasce l’haute couture. Divenne poi fornitore ufficiale degli abiti da sera dell’imperatrice Eugenia, e a questo punto potè permettersi la vera innovazione. LE INNOVAZINI Intervenne sulla forma della crinolina, riducendo l’ampiezza e spostandola sul retro, che assunse la forma di un lieve strascico, però la diminuzione del tessuto della gonna fu immediatamente compensato con l’adozione di un elemento decorativo, una sopragonna lunga fino al ginocchio, chiamata tunica. Nel 1869 la mezza crinolina si ridusse ulteriormente trasformandosi in un sellino di crine rigido, la tournure, che sosteneva solo la parte alta del retro della gonna in modo da creare un effetto di ricaduta verso il basso. Modificò di molto la silhouette femminile, il davanti diventava quasi aderente, mentre il retro si avviava ad assumere e sostenere forme decorative sempre più complesse. GLI ANNI NOVATA Agli inizi degli anni novanta Worth fu affiancato dal figlio Jean-Philippe che cominciò a compiere gran parte del lavoro creativo. Negli abiti di questo periodo si nota di nuovo l’eliminazione della tournure, e la gonna si alleggerì e si semplificò, prendendo una forma a campana. Nel realizzarla diede molta importanza alla dignità e alle condizioni di lavoro degli impiegati, ma sopratutto dando congedi di maternità e ferie pagate. Nel 1930 l’adolescenza lasciava posto a una giovinezza più matura nel modo di vestire; il metodo Vionnet diventò moda, era il sistema più adatto per sottolineare il corpo senza costringerlo in forme precostruite. Erano abiti che il mondo della moda non riusciva a categorizzare, ma erano anche abiti che non potevano esistere senza il corpo, poiché comunicanti attraverso esso. L’ultima collezione creata fu messa in vendita il 2 agosto del 1939, ma questo fu un addio da parte di Maddeleine al mondo della moda, infatti mise in liquidazione l’azienda e tutto ciò che la riguardava, e si ritirò a vita privata. Madeleine Vionnet non era di moda, non faceva nulla per esserlo, non frequentava il gran mondo, ma ha sempre lavorato come un’artista che segue il proprio processo creativo. Morì nel 1975 a novantanove anni. ELSA SCHIAPPARELLI Nata a Roma da una famiglia di intellettuali piemontesi, Elsa Schiapparelli aveva alle spalle una situazione estremamente privilegiata, ma nonostante questo non ebbe vita facile. Dopo essere stata mandata in convento dalla famiglia, incomincia a viaggiare trasferendosi tra Londra, Parigi e New York, per poi stabilirsi definitivamente nella capitale francese. Ed è a Parigi che avvenne l’incontro che la segnò per sempre, quello con Paul Poiret, nel suo atelier. Di qui iniziò a realizzare abiti e inventare, con il colore e il ricamo, caratteristiche predominanti negli abiti di Poiret. Decise di prendere ispirazione da lui, ma non da quella idea di lusso della Belle Epoque che lo mandò in rovina, piuttosto all’abbigliamento sportivo femminile, che in quei tempi divampava grazie alle numerosi partecipazioni delle donne agli sport. Il modello che poco tempo dopo la integrò nel mondo della moda, fu il “golf armeno”, visto e indossato da una sua amica, decise di voler capire da dove venisse la manifattura, e capì che erano stati fatti da una donna armena, una delle tante vittime che era riuscita a scappare dai massacri turchi e rifugiatasi in Francia. Disegnò il nuovo golf, e quando raggiunse l’effetto desiderato, ricercò delle donne armene che sapevano lavorare a maglia, e furono ospitate in un hotel dove realizzavano i maglioni. Dopo aver traferito la propria casa in Rue de la Paix nel 1928, iniziò a presentare collezioni dove il suo metodo risultò ancora più evidente; i suoi modelli presentarono la moda del momento, in parte derivavano da contaminazioni esterne. I tailleur in tweed e le gonne-pantalone diventarono la sua specialità, assieme agli abiti da sera completati con la giacca, e i decori diventarono sempre più provocatori. Era necessario che proposta di moda venisse presentata al pubblico e notata nei luoghi dove siriuniva l’alta società; decise di indossarli personalmente poiché si trattava di nuovi modelli, stravaganti e fuori dal comune. Vestirsi diventava sempre più filosofia, per questo fece una divisa che deostruisse tutto il significato patriarcale che negli anni si era andato a celare dietro la divisa degli uomini. Così negli anni 30 nasce la silhouette a grattacielo. Nel 1935 si trasferì a Place Vendono, in un palazzo settecentesco costruito per Luigi XIV, allargando lo spazio di lavoro. La formula “prêt a porter” le portò tanta fama, avevano allestito il negozio con oggettini utili, profumi, bijou; l’idea da offrire alle clienti era quella di vestire Schiapparelli dalla testa ai piedi, ma anche fi portare un minimo particolare, un oggetto piccolo, che aggiungesse sfarzo alla sua divisa quotidiana. La vera novità riguardò le collezioni, che dal 1935 ebbero una cadenza stagionale, quattro ogni anno. E scoprì che usando questo metodo, riusciva a progettare sia l’abito, ma anche un’intera immagine femminile armonizzata in tutte le sue parti. Dal 1936 incominciò a interrogarsi sul rapporto tra soggetto e indumento e possiamo collocare questa data come l’inizio del periodo surrealista di Elsa. Incominciò a costruire intere collezioni con artisti come Dalì e Cocteau. Incominciò a comparire l’idea che il corpo non significasse niente senza l’abito indosso, quindi il corpo della donna non era altro che un busto da sarta da vestire per comunicare con gli altri, e da adattare ogni volta ai mutamenti che il tempo portava agli ideali di bellezza. LA GUERRA Quando scoppiò la guerra realizzò ancora due sfilate, anche se la percezione che un mondo sitasse per finire era ormai certa; decise di allestire la vetrina in Place Vendome all’insegna della pace, ma sapeva già fosse una causa persa. E durante questo periodo viaggiò per gli stati uniti. Tornò in francia nel 1944 dopo la liberazione di Parigi, tentò di fare moda, ma i tempi erano cambiati e la società emergeva dalle tragedie, c’erano ideali diversi, non c’era posto per la sua moda. Negli anni successivi continuò a produrre oggetti e capi sportivi da vendere nella boutique. Nel 1945 però dovette chiudere a causa di un drammatico deficit economico. CHRISTIAN DIOR In una vita tortuosa, fatta di morti e disgrazie, il giovaneChristian con una laurea che non c’entrava niente con quello che era il suo sogno, trova spazio nel mondo della moda. In un periodo di guerra, con Parigi sotto controllo del governo tedesco, Dior fonda la Maison Dior, prima provandoci con Balmain, trovando la sede prefissata non disponibile. Dior incontra Boussac, un ricco industriale francese, che stava cercando un modellista per rilanciare la Maison Gaston et Philippe, rovinata dal periodo bellico. La scelta ricadde su Dior che ebbe il compito di mantenere l’artigianato di qualità, e creare una Maison con un nome nuovo, piccola, elitaria ed innovativa. Per quanto riguardava la sede si scelse un hotel particulier in avente Montaigne, la ricostruzione fu affidata a Victor Grandpierre che progettò gli interni in stile Luigi XVI. Nel frattempo fu creata anche l’azienda Parfums Christian Dior, dove come primo profumo, con scatola a pied-de-poule che riprendeva la prima collezione, c’era Miss Dior. Conobbe, poi, un produttore di seta cinese che vendeva shantung: un evento molto fortunato, per un momento in cui l’industria tessile francese era ancora sotto gli effetti della guerra, fu con quel materiale che venne realizzata la giacca del modello “BAR”, che divenne simbolo della collezione. IL NEW LOOK La prima uscita fu il modello “Acacia” con il busto aderente, la vita stretta, i fianchi segnati e la gonna lunga fino a metà polpaccio. Presentando poi anche modelle con le gonne lunghissime, questa linea fu chiamata Corolle, era la novità della collezione. La proposta di Dior aveva delle caratteristiche revival e s’ispirava a un modello vestimentario storico preciso: l’ottocento. Rimarcare la silhouette di una donna, attraverso un accessorio ormai dimenticato, il corsetto. Con la seconda collezione per l’autunno-inverno 1947, non fece altro che confermare il new look, accentuandone le caratteristiche, Dior non fece altro che offrire un nuovo tipo di donna alla società, che coincideva con il ricordo che lui aveva di sua madre, una donna attenta alle forme, fragile, che prendeva sul serio la moda, e che non si doveva preoccupare dei giovani, perché non la riguardavano in quanto donna. DIOR E GLI STATI UNITI Viaggiò in America per ritirare il Neiman Marcus Award, nonché l’Oscar della moda, e in questo viaggio Dior scopri che l’America non era il vero mercato del fashion, ma solo “un’isola felice” che consumava abiti come aveva sempre fatto. Tornato in Francia tutto il gruppo cominciò a lavorare intorno all’idea di aprire a New York una casa di confezione, Boussac approvò e il progetto prese vita. Il new look durò sette anni, ebbe il suo apogeo nella Ligne Muguet per la primavera del 1954, l’immagine della donna fiore era stata accantonata, il dopo-guerra era passato e stava per nascere qualcosa di totalmente nuovo. Incise anche Chanel che ritornava dall’esilio, pubblicando un nuovo concetto di donna, il new look di Dior era ufficialmente terminato, a lui non andava bene adeguarsi e non lo fece. Nel 1957, a 10 anni dalla prima collezione, la fama di Dior era arrivata al culmine, con un impero valutato sette miliardi di Franchi; purtroppo però Christian morì, e si pensava potesse essere la fine di tutto, ma l’immagine di Dior, dalla sua scomparsa in poi, fu affidata a Yves Saint Laurent, il successo dopo la sua prima collezione fu stravolgente, la Maison Dior poteva continuare per la sua strada.
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