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Storia della Musica, La nona di Beethoven, Sintesi del corso di Musica

Riassunto per esame di storia della musica

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 02/10/2023

Mavirumolo
Mavirumolo 🇮🇹

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Scarica Storia della Musica, La nona di Beethoven e più Sintesi del corso in PDF di Musica solo su Docsity! STORIA DELLA MUSICA LA NONA DI BEETHOVEN BEETHOVEN Contesto storico: tra il 1770 e il 1820 il mondo sociale della musica ha subito notevoli cambiamenti. Avviene la sostituzione del maestro di cappella con il libero professionista, grazie al riconoscimento dei diritti del compositore. Dunque maestri di cappella e dipendenti senza padrone hanno tre possibilità: vendere le proprie composizioni, il concerto pubblico o lezioni di musica ad una clientela privata. Il compositore di questi anni non bastano a esaurire il fabbisogno delle società di concerti e si guarda allora alla musica precedente, generando l’idea che il repertorio sia pregevole tanto quanto la novità. Questi sono gli anni della Rivoluzione francese, che appariva come il prolungamento necessario di una rivoluzione già intrapresa nel pensiero, nelle lettere e nelle arti. Questa interpretazione non servì a capire la vera Rivoluzione, e infatti molti che avevano accolto la Rivoluzione, la condannarono velocemente. I suoi effetti musicali vanno riscontrati prima di tutto sul piano dell’organizzazione: la musica strumentale è trascurata e ci si concentra maggiormente sul teatro. La Rivoluzione provoca inoltre musica da spendere all’aperto e un numero impressionante di canzoni come odi, marce, inni alla libertà. L’attenzione alla musica come mezzo di propaganda dà impulso a un nuovo ramo della didattica: nasce il Conservatorio. Tuttavia non si può limitare l’influenza della Rivoluzione sulla musica solo a livello funzionale, in quanto anche per il linguaggio musicale essa non è passata invano. Compiono uno straordinario passo in avanti gli strumenti a fiato e le percussioni. Aumenta la circolazione di tipi musicali fatti di ampiezza, solennità e ridondanza. Vita: Nacque nel 1770 a Bonn quando la cittadina era la capitale dell’arcivescovato elettorale di Colonia. Il nonno, inizialmente cantante nella cappella dell’elettore, era direttore musicale della corte. Il padre, anche lui cantante, era insegnante di pianoforte. La madre era invece figlia del capocuoco della residenza estiva dell’elettore. Fu molto amato da quest’ultima, ma ricevette poco effetto dal padre. A sette anni eseguiva pezzi relativamente complicati e fu allievo di Neefe, di cui poi divenne il sostituto nel ruolo di organista di corte all’età di tredici anni. A sedici anni si recò a Vienna per studiare con Mozart, ma alla morte della madre fu costretto a tornare a casa in quanto unico sostegno economico per i fratelli ed il padre. Cominciò a manifestarsi nel musicista un senso di desolazione che fece aumentare la sua infelicità. Iniziò a suonare la viola nell’orchestra di corte fino a quando, a ventidue anni, non decise di tornare nuovamente a Vienna per studiare composizione con Haydn, Salieri e Albrechtsberger. Dal 1802 Beethoven iniziò a riscontrare problemi all’udito. Nel 1815 morì il fratello Caspar lasciando un figlio di nove anni di cui Beethoven ottenne la custodia. Man mano che la sua sordità peggiorava trovava sempre più difficoltà a conciliare la vita spirituale con quella che gli altri definivano la vita vera. Morì il 26 marzo del 1827. Ritratto: ‘’Folti capelli grigi, irti, quasi bianchi in certi punti. La fonte e il cranio ampi e arrotondati, il naso squadrato, la bocca morbida, il mento spazioso con deliziose fossette e due mascelle forti. Un cupo rossore gli copriva il volto, e sotto le sopracciglia fitte spuntavano due occhietti brillanti.’’ Musica strumentale: La musica strumentale è la sola veramente romantica, poiché l’infinito è il suo oggetto. Geniali compositori sono riusciti a elevare la musica strumentale all’attuale altezza. Mozart e Haydn hanno mostrato per primi quest’arte nella sua piena gloria, ma chi ne penetrò la sua essenza più intima fu Beethoven. Nelle composizioni di Haydn domina un animo infantile, una vita piena d’amore come prima del peccato. Inoltre il compositore concepisce romanticamente ciò che v’è d’umano nella vita umana. Mozart invece porta lo spettatore nelle profondità del regno degli spiriti, senza timore né tormento, ma con un presagio dell’infinito, e si rivolge dunque al sovrumano. Anche la musica strumentale di Beethoven schiude il regno del prodigioso e dell’incommensurabile facendo leva sul terrore, l’orrore, lo spavento e il dolore, che suscitano quel desiderio nostalgico e infinito, che è l’essenza del romanticismo. La sua musica è stata considerata come il suono di un’universalità che in qualche modo si rivolge ad ogni individuo. Quella di Beethoven è musica impregnata dell’elemento umano e offre una testimonianza dello spirito umano e delle sue battaglie. Beethoven viene comunemente considerato come la figura culminante di una triade: Haydn, Mozart e Beethoven. Tale successione è sia cronologica e qualitativa. Innovazioni: aumenta la lunghezza delle sinfonie (ex Eroica), apertura ambigua della Prima Sinfonia, i timpani del Fidelio, l’uso di quattro leggeri colpi per timpani che aprono il Concerto per violino, la maniera violenta con cui si arresta il primo movimento della Quinta, l’imitazione dei suoni della natura nella Pastorale e le grandi difficoltà tecniche che richiedeva qualsiasi opera di Beethoven. Inoltre fu il primo ad aggiungere una parte cantata in una sinfonia (ex Nona). Ampliò i confini della tonalità, estese e trasformò le vecchie forme e lasciò maggiore libertà rispetto a quanta ne avesse conosciuta in precedenza nella musica. Opere: tre grandi blocchi produttivi: 32 sonate per pianoforte, 9 sinfonie, 16 quartetti per archi. Per B. ogni opera deve avere una giustificazione ed è dunque naturale che cresca in ampiezza. Il principale fattore di unitarietà risiede nel campo formale, ovvero nella forma sonata. Per andare oltre occorreva rompere gli equilibri che la reggevano attraverso la divaricazione fra primo e secondo tema. In secondo luogo, B. approfondisce la contraddizione da cui la forma sonata deriva la sua energia: valori statici nell’evidenza dei temi, valori dinamici nel loro rifluire in sviluppi e variazioni. La musica di Beethoven non è una rappresentazione, ma un distillato della sua esperienza di vita. Idee politiche: precursore di ogni orientamento politico dal dispotismo all’idealismo. Ammiratore di Napoleone a cui inizialmente dedica l’Eroica. Verso gli ultimi anni della sua vita sembrava preferire il governo di un individuo saggio affine a Giuseppe II, o di un elite di saggi o di una monarchia costituzionale sul modello inglese. Comunque sono ben note le simpatie di Beethoven verso la libertà, e il disprezzo per le autorità. Concezione dell’arte: affermazione del genio romantico, dell’artista come individuo svincolato dalle costrizioni. I compositori erano considerati i ‘’sommi sacerdoti’’, persino degli dei, di una religione secolare e ci si aspettava che dessero vita a opere destinate a durare per sempre, ad essere immortali. Beethoven affermava il diritto dell’artista a infrangere le vecchie regole e crearne di nuove e sosteneva che il suo compito fosse quello di lottare per contribuire al benessere dell’umanità risollevandola dal fango e dal dolore, e guidandola verso il giusto cammino (tema presente nel quarto movimento della Nona). Il compositore è un artista, non un artigiano e le arti si collocano al di sopra di ogni altra cosa nella gerarchia delle attività umane. La musica ha una vocazione ancora più elevata, in quanto importante come forza morale. Infatti il compositore era del tutto contrario all’idea che la musica fosse solo intrattenimento. Inoltre Beethoven sperava che l’arte trascendesse in qualche modo le costrizioni imposteci dal nostro ‘’involucro mortale’’ e che ci permettesse di raggiungere un grado simile a quello divino. Lo strumento principale per raggiungere il suo scopo era l’industria dell’editoria musicale., la quale, a differenza di quella letteraria, non era ancora un’attività commerciale importante sua vasta scala  filosofo-in-musica. Per quanto riguarda l’ideologia artistica del compositore, egli crede nell’esistenza di una meta irraggiungibile assegnata dalla Natura. Il suo scopo è ciò che c’è di più degno, un ideale: il salto dal reale nel possibile è il nuovo comportamento che Beethoven propone al musicista dell’800. L’arte beethoviana è tutta orientata verso uno stato di felicità collocato all’infinito. La felicità di Beethoven ha una base di positività, un ottimismo avvertibile anche in una marcia funebre. Smitizzazione: a partire dalla fine del ‘900 numerosi studi si caratterizzarono per una dichiarata necessità di superare il mito, di comprendere il fenomeno Beethoven come un oggetto umano per assegnare al compositore una posizione significativa entro una più ampia storia culturale per reinserirlo nel flusso del tempo umano. Alcune biografie, con il loro rifiuto di trascurare gli aspetti più problematici della sua indole creativa, hanno contribuito a smitizzare il compositore. Ma lo scossone più violento al mito beethoveniano è stato il verdetto della femminista McClary sulla furia fallica espressa nella Nona Sinfonia. Le femministe non si limitano a smontarne il mito, ma lo accusano di pernicioso maschilismo. Nonostante ciò, la tesi della McClary dimostra come vi sia un modo assai diverso di percepire la musica, e come l’appartenenza a gruppi sociali differenti provochi un differente modo di percepire la realtà. pensato di rinverdirne l’accompagnamento musicale, proponendo all’amico Beethoven di riscriverlo. Questi lo accontentò, componendo una overture, da suonare a sipario ancora abbassato. Venne concepita in breve tempo, qui lo stile Beethoveniano raggiunge il più alto grado di concentrazione. È la descrizione quanto più diretta e precisa di stati d’animo, ottenuta trasferendo quanto avviene nella psicologia di un eroe tormentato come Coriolano, sul piano del linguaggio orchestrale e nel quadro di uno schema sofisticato come la forma sonata. Egli dovette in ogni caso operare una sintesi, riducendo la storia ad uno spazio conflittuale limitato a due forze opposte: l’orgoglio smisurato e la pietà di chi cerca di vincerne l’intransigenza. Nella overture Beethoven lascia scaturire i vari momenti l’uno dall’altro così, dopo la presentazione di Coriolano e quella di Volumnia (mi bemolle maggiore) si assiste ad un’evoluzione del carattere dell’eroe, scosso dalle sue contraddizioni, in preda ad una collera, che impone all’orchestra brevi incisi ritmi e singulti. Il ritorno poi degli accordi segna il principio dello svolgimento, in cui il tema di Volumnia pure è sottoposto ad un travaglio. Pare persino che l’ira di Coriolano abbia il sopravvento sulle implorazioni della madre. Una pausa generale, un debole segnale di corni e rispunta la voce femminile (stavolta in do maggiore), questa è la ripresa. Ad essa si allaccia la coda, non meno esplicita nei contenuti programmatici: continuando a ribellarsi, Coriolano cede alle suppliche mentre le forze lo abbandonano. Il tema tormentato si chiude in se stesso, sino ad allungarsi in un lungo, sofferto, “si naturale”. Tre “pizzicato” in pianissimo commentano la fine dell’eroe corrucciato. Concerto per pianoforte e orchestra n° 5. Il concerto per pianoforte e orchestra n. 5 di Ludwig van Beethoven fu composto tra il 1809 e il 1810. È detto "L'Imperatore. Il concerto fu dedicato all'arciduca Rodolfo Giovanni d'Asburgo-Lorena. La prima di questo concerto non fu eseguita a Lipsia. A Vienna fu eseguito l'anno dopo, con un pubblico che dimostrò una certa freddezza nei confronti del capolavoro beethoveniano, anche in considerazione della durata dell'esecuzione (circa 40 minuti). Il concerto è in mi bemolle maggiore ed è suddiviso in 3 movimenti: • Allegro • Adagio un poco mosso (in si maggiore) • Rondò: Allegro L'allegro apre con una cadenza che presenta carattere virtuosistico, a cui segue l'esposizione dei temi da parte di un Tutti orchestrale. Il primo è pomposo e gioioso e si differenzia nettamente dal secondo tema, interiore ed essenziale nella scrittura, che viene esposto dall'orchestra, più tardi dal pianoforte solo in si minore e nella ripresa in do diesis minore. Il percorso armonico in questo primo tempo risulta piuttosto articolato e complesso, così da sottolineare la frequente ricerca da parte di Beethoven di un approfondimento e reinterpretazione delle forme. L'adagio un poco mosso presenta un tema dalla cantabilità estrema unita alla dolcezza sublime, tipica dei suoi tempi lenti centrali. È ricco di trilli, abbellimento utilizzato per rendere l'effetto del prolungamento altrimenti scadente nei pianoforti dell'epoca, alquanto poveri di sonorità. Anche in questo frangente il pianoforte non è mero strumento solista, ma appare splendidamente fuso con l'orchestra, che inizialmente accompagna il tema eseguito dal pianoforte e da ultimo lo espone da protagonista, accompagnato dal pianoforte nel registro acuto dello strumento. Con una modulazione improvvisa tramite una discesa cromatica avviene il collegamento col Rondò finale, che presenta nel tema principale un'emiolia che gli dona un carattere scintillante e gioioso. La zona centrale diventa una continua proposizione del tema da parte del pianoforte, a cui segue sempre la risposta imperiosa dell'orchestra. Dopo una sorta di ripresa il dialogo tra pianoforte e orchestra diventa più stretto fino all'arrivo della breve cadenza finale, a cui segue un'altrettanta stringata coda dell'orchestra a chiudere con effetto trascinante il concerto. LA NONA SINFONIA Concerto: Molto più lunga rispetto le precedenti e comprendeva parti solistiche corali e vocali (senza precedenti nella letteratura sinfonica). La prima esecuzione avviene il 7 maggio del 1824 al Karntnertor Theater a Vienna. I 42 elementi del teatro costituivano il migliore ensemble di professionisti, ma nonostante ciò, la compagnia non era sufficiente per soddisfare le esigenze della Nona, infatti soprattutto l’ultimo movimento della Sinfonia era di grande difficoltà per l’orchestra. Beethoven richiese un’ampia sezione degli archi, due esecutori per le parti singole dei fiati, un timpanista, tre percussionisti e tra gli ottanta e i centoventi cantanti. Gli interpreti leggevano copie degli spartiti scritti a mano, spesso difficili da decifrare. Per quanto riguarda il programma: vi è la ‘’grande overture’’, che contiene un tema che presenta una somiglianza con un motivo de primo movimento della Nona; poi vi sono i ‘’tre grandi inni’’; ed infine la ‘’grande sinfonia’’ che viene presentata al mondo per la prima volta. Nonostante il successo che ottenne come evento artistico, il concerto, da un punto di vista economico fu un insuccesso, tanto che Beethoven non pensò più alla sua ultima Sinfonia dedicandosi completamente ai cinque quartetti per archi. Musica pura?: la musica resiste ad ogni descrizione verbale, è una narrazione senza parole ed immagini, parla attraverso strutture e progressioni musicali e crea qualcosa che può essere definito come ‘’emozioni puramente musicali’’. La musica strumentale di Beethoven -come anche quella di Bach, Mozart, Schubert, ecc- è una musica nella quale una gran quantità di cose da raccontare è condensata in un concentrato arco di tempo. Ad altri come Wagner invece, piaceva elaborare storie descrittive per i pezzi di musica strumentale. Come sostiene Stravinskij ‘’la musica significa sé stessa’’: quello che si ascolta, si sente, s’immagina durante uno straordinario pezzo di musica è… musica. Molti credono di riconoscere facilmente i tratti caratteristici delle opere di Beethoven, il quale alcune composizioni (ex Pastorale) le aveva fatte effettivamente precedere da suggerimenti verbali. Ma, nel comporre le sue opere strumentali più importanti, il suo intento era quello di contribuire esplicitamente al corso dell’evoluzione umana. Interpretazioni: Molti hanno cercato di interpretare questo grande componimento. Adorno considerava la Nona un’opera ottimistica di cui non poteva sopportare l’apparente populismo; McClary ‘’bollava il primo movimento come un esempio di rabbia maschile’’; Adrienne Riche ‘’ha svergognato l’opera nel suo complesso in quando messaggio sessuale scritto da un uomo terrorizzato dall’impotenza o dalla sterilità’’; Santayana considerava la musica ‘’una sonnacchiosa reverie interrotta da fremiti nervosi’’; infine Strauss la definiva ‘’una festa dei sensi dell’udita, non turbata da nessuna attività mentale’’. Tutti i compositori nati nel XX secolo furono influenzati, chi positivamente e chi negativamente, dalla figura di Beethoven e dalla sua musica.  Schubert venerava il compositore tedesco che incombeva pesantemente sulla sua vita.  Berlioz avvertiva che ‘’analizzare una tale composizione (si riferiva alla Nona) è un compito difficile e pericoloso’’ e sosteneva apertamente che Beethoven avesse superato i confini dell’arte. Nel 1834 Berlioz aveva ascoltato tutte le sinfonie di Beethoven e andava pubblicando attacchi ironici nei confronti del pubblico francese che divideva in cinque categorie: chi considera la Nona una mostruosa follia; chi ci vede gli ultimi bagliori di un genio morente; chi non ci capisce nulla; chi la considera un’idea straordinaria; chi invece dopo, averla ascoltata più volte, studiata ed analizzata, sostiene che questa opera è la più magnifica espressione del genio di Beethoven, ed è quest’ultimo pensiero che Berlioz stesso condivide. Il compositore francese analizzò l’intero componimento e la sua descrizione è in parte analisi musicale, e in parte narrazione di immagini ed emozioni.  Meyerbeer, uno dei più popolari direttori d’orchestra del suo periodo, assistette a cinque esecuzioni della Nona, non lasciando nessuna testimonianza delle sue impressioni effettive su di esse. Ma si sa che nonostante gli fosse piaciuto moltissimo lo ‘’scherzo’’, non ha apprezzato gli altri tre movimenti, per lui incomprensibili.  Mendelssohn ammirava la musica di Beethoven ed era in grado di comprenderla ma non riusciva ad aderirvi completamente. Era un conservatore e dunque le sfide di Beethoven all’ordine costituivo della musica le considerava un po' troppo azzardate. Inoltre criticava gli spettatori della sua epica che guardavano Beethoven un po' come si guarda una pianta esotica: non la si guarda con attenzione ma con curiosità.  Chopin preferiva Bach e Mozart a Beethoven a nonostante ciò ammirava la sua musica orchestrale e da camera.  Schumann era consapevole del fatto che la Nona fosse qualcosa di meraviglioso e grandioso ma allo stesso tempo ammetteva di non comprenderla appieno. Anch’egli si prendeva gioco degli ammiratori di Beethoven che accusava di non conoscere veramente la musica (‘’Ma un grand’uomo deve aver sempre un seguito di migliaia di nani?).  Infine Wagner considerava la Nona grande non solo di per sé, ma anche in quanto precorritrice del dramma musicale wagneriano, un trampolino affinché Wagner acquisisse consapevolezza di se stesso. Analisi: la Nona è composta da pezzi puramente musicali nei suoi tre movimenti, e da musica e poesia di ispirazione umanitaria nell’ultimo. Qui la musica dapprima si trasforma in parole, per poi abbandonarle in una scia di polvere; commenta il testo, fantastica su di esso, mette a fuoco certi dettagli, ne elimina altri e costringe gli ascoltatori ad affrontare un nuovo utopico universo sonoro. Nel finale della Nona, Beethoven si carica di tutte le lotte terrene e le colloca in un mondo ideale di puro e spirito e idealisticamente le risolve. 1. Primo movimento: le prime battute sono la traduzione in musica dell’abisso dentro il quale le circostanze della vita avevano costretto Beethoven a guardare. Il compositore lasciò un’indicazione del significato che questo movimento aveva per lui: la parola ‘’Disperazione’’ è infatti scarabocchiata sui suoi abbozzi. A differenza della Messa, in cui è solo nella seconda sezione che Beethoven interpreta il testo in modi rigorosi e sconvolgenti, qui nella Nona la devastazione e lo sconvolgimento sono immediati. L’indicazione ‘’Allegro ma non troppo e un poco maestoso’’ fa riferimento solo alla velocità e di certo non alla connotazione lieta che la parola possiede in italiano. Il primo movimento della Nona ci mostra l’imponenza della maestà, ma non il fasto, la sua terrificante grandezza ma non la grandigia, e lo spettatore non può far altro che agitarsi imponente. 2. Secondo movimento: Beethoven ha scritto le parole ‘’Molto vivace’’ in cima a questo movimento, classificato anche come ‘’scherzo’’. Lo spettatore si trova completamente fuori combattimento, che è divenuto simbolico: è qualcosa che la natura umana esige anche se futile. 3. Terzo movimento: Beethoven sembra aver messo in musica l’espressione delle streghe di Macbeth ‘’Quando il ribollio sarà finito,/quando la battaglia sarà perduta e vinta’’. Allo spettatore è suggerito lasciarsi alle spalle il ribollio del primo movimento e il fatto che la battaglia del secondo sia stata perduta. Questo movimento è l’unico a non finire con una corona sulla pausa finale. Questo vuol dire che Beethoven voleva che l’orchestra si lanciasse nel finale dopo solo una brevissima pausa della durata di una croma probabilmente. 4. Quarto movimento: lo spettatore è sopravvissuto alla brutalità e disperazione del primo movimento, all’aspro combattimento del secondo, e nel terzo si è purificato dall’accettazione della vita come essa è. Nell’ultimo movimento Beethoven dichiara il suo scopo di aiutare l’umanità a liberarsi attraverso l’arte. L’accordo di terrore con cui inizia il movimento vuole ricordare allo spettatore cos’è quest’opera e cosa è lui nello schema universale. E’ in quest’ultima sezione della Nona che Beethoven aggiunge la voce umana quasi a significa che dove la natura si ferma subentra l’uomo. Il testo è l’Inno alla Gioia di Schiller. Contesto storico: tra il 1789 e il 1815 le guerre della Francia rivoluzionaria avevano dilaniato l’Europa. Lo scontro delle ideologie si era trasformato in scontro di eserciti ed il vessillo che inneggiava a libertà, uguaglianza e fratellanza era stato insanguinato dagli eccessi dei rivoluzionari, il cui motto era stato capovolto da Napoleone. Nel 1814 Bonaparte fu mandato in esilio all’isola d’Elba. Milioni di europei provarono un senso di sollievo ed i vecchi governanti decisero di riunirsi a Vienna per decidere come spartire il continente ‘’liberato.’’ Il congresso durò quasi un anno e fu gettato nello scompiglio dalla fuga di Napoleone dall’esilio. La sconfitta della battaglia di Waterloo e il successivo esilio del generale all’isola di Sant’Elena segnarono definitivamente la fine di un’epoca di sconvolgimenti. Invece di restaurare il Sacro
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