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La Musica e la Sua Identità: Simbolo e Gerarchie - Prof. Senici, Sintesi del corso di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea

Sulla importanza della musica nella costruzione di identità nazionali e come viene utilizzata nella pubblicità. Esplora la gerarchia musicale tra differenti generi e artisti, come i musicisti rock e pop, e come la musica classica viene promossa. Inoltre, il testo discute sulla natura della musica come un capitale estetico e come la notazione musicale occidentale influenza la comprensione e l'interpretazione della musica.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 21/11/2019

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nadia-pollina 🇮🇹

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Scarica La Musica e la Sua Identità: Simbolo e Gerarchie - Prof. Senici e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea solo su Docsity! STORIA DELLA MUSICA MUSICA: UNA BREVE INTRODUZIONE—NICHOLAS COOK CAPITOLO 1. VALORI MUSICALI La musica viene utilizzata in tantissimi ambiti; Nicholas Cook parte facendo un esempio delle pubblicità televisive. Queste possono essere viste come una sperimentazione di massa sul significato della musica; i pubblicitari, infatti, utilizzano la musica per trasmettere in maniera immediata dei concetti che le parole spiegherebbero in troppo tempo. L’esempio riportato è quello della pubblicità della Prudential del 1992; tale pubblicità utilizza la musica come una fonte di aspirazione del protagonista dello spot. Lo spot pubblicizza piani pensionistici e , in sostanza, dice che probabilmente proverai vari lavori prima di trovare quello giusto, per tanto è importante avere un piano pensionistico. Una caratteristica importante è che lo spot fa riferimento alla musica rock: ciò ci suggerisce che si rivolge ad un pubblico di 20/30 anni. Il modo in cui questo spot esprime il suo significato è abbastanza insolito: infatti, ci fa vedere il rock(il protagonista vuole essere un musicista rock), ma non lo fa sentire; ciò che noi sentiamo, infatti, è una musica classica--- lo spot contrappone la musica rock a quella classica. Questo ha un preciso significato: il rock emerge quasi come un simbolo di libertà, mentre la musica classica evoca la maturità--- ergo: puoi avviare in maniera responsabile un piano pensionistico senza rinunciare alla libertà. Sentire anche solo pochi secondi di una musica su uno spot, ci fa subito capire di che genere di musica si tratti: ovviamente dobbiamo avere un tipo di famigliarità con quella musica… questa famigliarità deriva dall’essere cresciuti in una determinata cultura; la musica varia da luogo a luogo, per tanto, può essere considerata come simbolo di un’identità nazionale (molte comunità immigrate, infatti, rimangono fortemente ancorate alle loro tradizioni musicali). L’identità musicale di cui si parla, comunque, non ha a che fare soltanto con la nazione da cui si proviene: negli anni 60, la musica ebbe un ruolo decisivo nella creazione di ciò che fu chiamata “tempesta giovanile”--- in quegli anni, infatti, si assiste alla crescita di una generazione che per la prima adotta uno stile di vita e un insieme di valori che si contrappongono a quelli dei propri genitori. Oggi le cose sono ancora diverse: la società urbana, infatti, risulta essere frammentata in una serie di sottoculture ognuna delle quali ha una propria identità musicale---- decidere che musica ascoltare è una scelta importante per identificarsi come persona. quando parliamo di musica, infatti, parliamo di tantissime attività ed esperienza (non vi è un unico tipo di musica) e questo comporta alla creazione di una specie di gerarchia che considera alcune di queste esperienze più musicali rispetto ad altri.---- lo spot continua ad esserne un esempio: il ragazzo vuole essere un vero musicista e, per “vero musicista” intende un musicista rock, non un pianista da centro commerciale. Il fatto che lo spot della Prudential sia basato sul rock non è un caso. All’idea di rock, infatti, è fortemente collegata l’idea di autenticità: il rock, infatti, ha origine nel blues- l’autentica espressione di una razza oppressa, si tratta di una musica che veniva dal cuore in contrapposizione alla formale “arte classica”. Questa “autenticità” del blues, però, non deriva solo dal fatto che veniva contrapposta alla musica classica, bensì anche da un fatto di commercializzazione: durante gli anni 50/60 le case discografiche cominciarono a vedere orizzonti di mercato caratterizzati dalla diffusione della musica nera ad un pubblico bianco. Invece di commercializzare direttamente le incisioni degli artisti neri, però, decisero di far re-incidere quelle canzoni ai musicisti bianchi. Quando il movimento per diritti civili dei neri prese slancio, nacque uno scandalo e le versioni “cover” cominciarono ad essere considerate disonorevoli. Parallelamente a questa idea secondo la quale c’è qualcosa di disonorevole nell’eseguire una musica che non è propria, si sviluppa il rock: proprio per questo, i fan del rock erano disgustati da quelle band che non facevano musica propria o che si ispiravano ad altre band (un esempio furono i The Monkees che si ispiravano ai Beatles). Ancora oggi abbiamo questo sistema di valori: ad esempio i critici della musica pop ignorano i gruppi “look-alive”, ossia quei gruppi che mirano all’imitazione delle grandi band del passato. I musicisti rock, tra l’altro, hanno la tendenza a contrapporsi ai musicisti pop con lo scopo di screditarli---- il ragionamento è il seguente: i musicisti rock compongono da soli la loro musica, modellano la loro identità; i musicisti pop, invece, vengono visti semplicemente come un prodotto dell’industria discografica che cercano di trovare il consenso del pubblico interpretando musica che viene composta da altri; per questi motivi, i musicisti pop dovrebbero essere considerati (secondo i musicisti rock) come l’ultimo gradino della gerarchia musicale. Questa gerarchia, quindi, mette al primo posto il compositore della musica e mette in secondo piano gli esecutori. Da dove nasce questo comportamento nei confronti della musica pop? le case discografiche si occupano soprattutto di promuovere l’immagine; per tanto gli esecutori, proprio come i musicisti pop, sono promossi come star. L’industria della musica classica, invece, promuove i grandi interpreti più come autori che come semplici esecutori--- in questo modo sostengono i medesimi valori di autenticità che si riscontrano nella musica pop. La grande differenza tra autori e riproduttor, tuttavia, si può riscontrare solo nei libri sulla musica classica (??? PAG.16) Parole e musica: il linguaggio non si limita a riflettere la realtà, bensì la costruisce—questo significa che i linguaggi musicali che usiamo, le storie che raccontiamo sulla musica, aiutano a determinare cosa sia la musica. Tuttavia, il modo di pensare la musica che abbiamo ereditato dal passato non può rendere giustizia alla molteplicità di esperienze che la musica riflette oggi. Infatti, c’è un libro che fu pubblicato 100 anni fa che faceva riferimento al termine “musica”: in questo libro, il termine musica, ha un significato univoco che oggi non vale più. Per “musica”, infatti, si intendeva la tradizione d’arte europea dei grandi maestri come Bach, Beethoven e Brahms. Questo significato, comunque, rifletteva l’economia industriale classica che si basava sulla produzione di composizioni destinate a essere eseguite e infine fruite (apprezzate) dal pubblico che le ascoltava. In poche parole, la cultura musicale era vista come un processo di creazione, distribuzione e consumo di ciò che cominciò ad essere chiamato lavoro musicale. “lavoro musicale” è un termine che diede vita ad una concezione di musica come qualcosa di permanente: il “lavoro”, infatti, è qualcosa che rimane nel tempo.--- la musica diventa qualcosa che si può accumulare come una sorta di “capitale estetico”(ciò che noi comunemente chiamiamo “repertorio”). Produzione, distribuzione, consumo: sono termini simili a quelli utilizzati dal BRITISH NATIONAL CURRICULUM e dal GCSE--- comporre, eseguire e apprezzare--- il fatto che vengano utilizzati i verbi anziché i sostantivi, ci fa capire che gli studenti sono chiamati a svolgere queste attività durante il loro percorso di studi. Le attività del “comporre, eseguire, apprezzare”, rappresentano una sequenza cronologica; e, tutto ciò che ha una sequenza cronologica, finisce sempre per arrivare ad una gerarchia di valori. Ad ogni modo, la terminologia del British National Curriculum ci rinfresca un vecchio modo di pensare, ossia quello secondo il quale il ruolo chiave nella cultura musicale è quello dei compositori, mentre li esecutori svolgono un ruolo secondario. Questo modo di pensare ci sembra naturale, ma non lo è affatto: è semplicemente il frutto di una costruzione umana, di una convenzione culturale che varia nel tempo e nello spazio. CAPITOLO 2. RITORNO A BEETHOVEN Durante il XIX secolo di afferma il modello di capitalismo che si fonda sul “produrre, distribuire e consumare”. Nell’ambito delle arti lo sviluppo più importante fu quello che potremmo definire “soggettivismo borghese”: ossia le arti cominciano ad esplorare il mondo interiore dei sentimenti e delle emozioni. In un contesto del genere, la musica, in quanto arte che riesce ad esprimere senza l’utilizzo di parole emozioni e sentimenti, acquista un ruolo centrale nel Romanticismo. Più di tutte è stata la voce di Beethoven a condizionare la riflessione sulla musica: egli rifiutava di assumere una posizione impiegatizia e insisteva sul comporre la musica che voleva quando voleva; ma ciò che rende fondamentale, per la riflessione sulla musica, Beethoven è la natura stessa delle sue opere: egli va contro ogni convenzione musicale del suo tempo e riesce ad esprimere una straordinaria interiorità. Giuseppe Cambini scrisse sulle prime due sinfonie di Beethoven, che esse erano caratterizzate da discontinuità, contraddizioni e brusche transizioni che lo distinguevano dai suoi predecessori. Nonostante ciò, Beethoven era considerato il più grande compositore del suo tempo: se quelle sinfonie, però, fossero state composte da uno sconosciuto, non sarebbero state per niente apprezzate; ma il fatto che essere fossero state scritte da Beethoven, che già godeva di una grande fama e che, tra l’altro, era già stato colpito dalla sordità, spinse i suoi fedeli a cercare di capire la sua musica. Vennero fuori una serie di commenti che cercavano di spiegare l’apparente incoerenza della sua musica cercando di collegarla ad una possibile trama: per esempio, Franz Joseph vedeva nella Nona Sinfonia la rappresentazione della lotta di Beethoven con la sua sordità; “Gioia attraverso la sofferenza” questa frase, pronunciata dallo scrittore francese Romain Rolland divenne una frase simbolo del culto di Beethoven (la sua sordità venne impiegata a scopo interpretativo); per Rolland, la musica di Beethoven era un esempio di sincerità personale, quindi di autenticità. Concentriamoci su queste due idee: 1. I rapporti di autorità che caratterizzano la cultura musicale: il concetto di musica come merce ci porta ad assegnare al compositore un ruolo centrale. Ma nel momento in cui comincia ad essere interpretata la musica di Beethoven, si aggiunge un’altra dimensione: sicuramente il compositore, in quanto autore della musica, ha una sua autorità--- questa autorità, può comunque diventare autoritarismo (una sorta di tirannia) nel momento in cui vi è una relazione tra compositore e esecutore oppure tra direttore d’orchestra e orchestrali: il nostro modo di pensare, infatti, ci induce ad assegnare agli esecutori, un ruolo subordinato al compositore. Questa gerarchia di valori riguarda i due termini “comporre e eseguire”. E per quanto riguarda l’ “apprezzare”? : a mano a mano che l’educazione musicale si insediava nelle scuole, veniva prescritto un modo di ascoltare la musica sempre più vincolante; in particolare, l’ “apprezzare la musica” viene visto come il collegare ciò che si ascolta con i dati biografici del compositore e informazioni storiche: veniva insegnato agli studenti a distinguere anche la struttura della musica--- di questo modo di insegnare la musica, diventa fondamentale l’atteggiamento di ascoltare la musica in maniera distaccata e con il sostegno di un’adeguata conoscenza musicale; quindi, anziché apprezzare in maniera passiva la musica del passato, gli studenti sono incoraggiati a prendere in mano la musica e ricollegarla al comporre e all’eseguire. 2. La capacità della musica di trascendere i confini del tempo e dello spazio: Beethoven fu uno dei primi compositori a pensare alla possibilità che la sua musica potesse continuare a vivere dopo la sua morte: egli, infatti, cercò di convincere alcuni editori a creare una collezione delle sue opere--- non riuscì ad ottenere ciò. Infatti, fu solo dopo la morte di Beethoven che si cominciò a diffondere la metafora del “museo musicale”. Nelle arti visive, ciò che oggi chiamiamo “museo” si definì proprio in quel periodo. Il museo musicale è quello che Lydia Goehr ha chiamato “l’immaginario museo delle opere musicali” in cui espone la musica del passato come una collezione permanente nonostante sia invisibile. Ciò che i musicisti definiscono “repertorio” è di fatto ciò che viene ammesso nel museo musicale. Con la formazione del museo musicale, le opere musicali cessarono di invecchiare nel tempo e il termine “musica classica” cominciò ad essere utilizzato frequentemente: nell’arte della Grecia e di Roma, per “classica” si intende l’espressione di modelli di bellezza universale; questo termine, utilizzato con la musica, intende infatti che anche in ambito musicale si siano stabiliti questi modelli. Nel suo saggio sulla Sinfonia in sol minore di Mozart, Schenker scrisse che la musica dei geni è indifferente sia al tempo che allo spazio: ovviamente, i geni, sono tutti i compositori le quali opere sono ammesse al museo musicale e, con questa espressione, Schenker vuole dire che i lavori di questi compositori risiedono in uno spazio tutto loro immutabile, quindi, vivono indipendentemente dall’epoca dal luogo. Schenker era convinto che la musica usasse i compositori-geni come mezzo--- i compositori-geni sono quindi coloro che compongono guidati da una forza misteriosa, quella della verità. Questa forza superiore della verità scrive utilizzando il compositore- genio come mezzo sena preoccuparsi se quest’ultimo sarà soddisfatto da ciò che ha composto. Il compositore, quindi, parla con una voce che non è sua, bensì parla con la voce della Natura. Nella sala da concerto si assiste alla più grande manifestazione della musica: il concerto, così come lo conosciamo oggi, è un’altra invenzione del XIX secolo. I concerti venivano fatti anche prima di quest’epoca, ma la grande novità del concerto dell’800 consiste nel fatto che il pubblico non era più formato solo da aristocratici, bensì da qualsisia persona che fosse in grado di comprare il biglietto. Lo sviluppo del concerto come forma di intrattenimento popolare comportò un’altra grande innovazione: le sale da concerto vennero costruite in modo tale da poter dare posto a centinaia di persone. Entrare in una sala da concerto è come entrare in una cattedrale: è un vero e proprio rituale di passaggio. In questo santuario, ovviamente, vigono alcune regole: bisogna sicuramente rimanere in silenzio e si deve evitare di battere le mani tra un movimento e l’altro lasciando l’appaluso solo alla fine dell’esecuzione. Anche gli esecutori sono chiamati a seguire una serie di regole che vanno dall’abbigliamento fino ad alcune convenzioni come quella seconda la quale i cantanti e i pianisti devono suonare e cantare a memoria. Quest’ultima convenzione si è sviluppata parallelamente all’idea secondo la quale le esecuzioni da solisti devono sembrare spontanee, devono dare l’impressione di un’improvvisazione non di qualcosa di costruito--- questo si ricollega all’idea secondo la quale la musica dia voce alla Natura. Un’altra grande caratteristica è il fatto che alla musica viene dato un valore morale definendola come “musica pura”: per musica pura si intende la musica non accompagnata da voce--- le parole nella musica venivano viste come un qualcosa che la contaminano. Ovviamente, ciò che accade nel teatro d’opera è un’altra cosa--- nella sala da concerto a regnare sovrana è la musica “pura”. Successivamente la parola si insediò nelle sale da concerto sotto forma di programma di sala. Questo mondo spirituale che creò la musica di Beethoven, quindi, non solo definì l’ideale di musica pura, ma introdusse anche il ruolo che dovevano avere le parole: ossia quello di spiegare la musica--- mail fatto di pensare che la musica abbia bisogno di essere spiegata, ci porta al paradosso che vede la musica come qualcosa di incompleto. CAPITOLO 4. UN OGGETTO IMMAGINARIO L’autore del libro riporta una vignetta riguardante l’immaginaria scuola femminile di St. Trinian’s; in questa vignetta, la musica viene rappresentata in maniera particolare: la donna delle pulizie spazza a terra e ciò che sta raccogliendo con la scopa sono semiminime e crome--- queste, svolgono 3 principali funzioni: la prima è la conservazione (quei simboli fermano il tempo e danno una forma all’evanescente), la seconda è la comunicazione della musica da una persona ad un’altra, la terza è la concezione della musica (ossia dei modi in cui compositori e esecutori immaginano o pensano la musica). La necessità di dare una forma permanente a ciò che non è tangibile deriva da alcune civiltà antiche che temevano la decadenza e l’oblio e cercarono in tutti i modi di far sopravvivere la loro cultura. La musica, tuttavia, “sopravvive a metà” perché le notazioni che abbiamo molte volte non ci dicono nulla riguardo certi aspetti: per esempio, alcune notazioni sul canto gregoriano ci mostrano se i gruppi di note vanno in su o in giù e cosi via, ma non ci mostrano a che velocità deve essere eseguita quella musica e che tipo di emissione utilizzavano i monaci che la cantavano.
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