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Storia della pedagogia I semestre, Appunti di Storia Della Pedagogia

Positivimo-Attivismo-Neo idealismo-Marxismo-Cattolicesimo

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 30/03/2023

Chiaragatta
Chiaragatta 🇮🇹

5

(1)

2 documenti

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Scarica Storia della pedagogia I semestre e più Appunti in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! 03/10/22 IL POSITIVISMO Il positivismo si diffonde nella seconda metà dell’800, era già presente all’inizio dell’800 in Inghilterra, Germania, Francia, i paesi già industrializzati. E’ una corrente culturale che vede nella scienza l’unico valido sapere, noi conosciamo realmente solo ciò che è avvicinabile attraverso la scienza, poiché essa è in grado di darci una oggettiva conoscenza della realtà. Con l’arrivo del positivismo si entra nella modernità, infatti fino alla rivoluzione francese tutto ruotava attorno a una società rurale e alla religione, alla fede. Al contrario, l’introduzione al positivismo porta a una società industriale, alla laicità e a un pensiero più razionale, al contrario della religione che non poteva dimostrare fatti in modo scientifico. Il positivismo si basa su scienza e razionalità perché essi sono considerati strumenti utili al miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo, per esempio le scienze mediche: nell’800 nasce la branca dell’igiene pubblica che fa i conti con l’industrializzazione, essa porta come conseguenza a un sovrappopolamento delle città, l’igiene pubblica in questo caso cercava di capire quali fossero i criteri che regolassero la crescita cittadina, per esempio allargando le strade, se le strade sono piccole le case che vengono costruite lasciano poco spazio per far entrare la luce, ciò porta al rachitismo e situazioni non idonee alla crescita dei bambini. La scienza aiuta quindi a vivere meglio, è un ottimismo che pervade i positivisti. Tutto questo ottimismo porta a un paradosso, un’utopia, si pensa che la scienza porti a un potere taumaturgico, come se la scienza potesse risolvere qualsiasi problema, col tempo si è poi dimostrato che così non è. AUGUSTE COMPTE Per primo parla del positivismo nella prima parte dell’800, un filosofo francese, la sua opera più nota è Cours de philosophie positive, qui lui presenta la sua teoria. Egli parla di legge dei tre stadi: - Stadio teologico - Metafisico - Positivo Egli sostiene che la società abbia attraversato i primi due stadi per approdare poi nell’800 allo stadio positivo. Secondo lui c’è stato un periodo storico, dall’antichità fino all’età moderna 15 sec, in cui tutti i fatti venivano spiegati come opera di un intervento divino, l’uomo giustificava ciò che avveniva dando la responsabilità a un dio, la società poi nell’età moderna ha giustificato i fatti riferendosi a idee e forze astratte. La filosofia in quest’epoca è la parola chiave, leggo un fenomeno con i criteri propri della filosofia. La filosofia parte da una premessa, ha una sua riflessione centrale, e arriva alle sue conclusioni, per esempio: l’uomo dell’età moderna, utilizzando questo tipo di visione, guarda alla persona, ogni persona ha due gambe quindi tutte le persone per essere definiti tali devono avere due gambe, conclusione una persona è tale solo se ha due gambe, ma dov’è l’errore? L’errore sta nella premessa, perché non è vero che l’uomo ha sempre due gambe, pensiamo a una persona amputata, essa non è meno uomo degli altri. Il pensiero filosofico si risolverà poi con l’arrivo di Compte e l’introduzione al positivismo. La società poi arriva nello stadio positivo, tutta la realtà è giustificata dalla scienza, in questo modo posso verificare anche la premessa, quindi di non fare errori valutativi, si compie un ragionamento scientificamente provato. Osserviamo la realtà con oggettività e razionalità. È vero solo ciò che può essere verificato ai canoni della scienza. Secondo Comte non solo la società attraversa questi stadi, ma anche solo il singolo individuo, sotto forma di percorso interiore, ogni individuo dentro di se vive questo processo a tappe, paragona lo stadio teologico all’età infantile, lo stadio metafisico all’adolescenza e lo stadio positivo all’età adulta, è come se l’individuo dentro di se maturasse una consapevolezza crescente della realtà in cui vive, perché si è in grado 1 di mettere in atto il metodo scientifico, e a differenza di quando si è più piccoli non c’è bisogno di affidarsi ad un altra persona. POSITIVISMO E EDUCAZIONE Il positivismo investe molto sulla questione pedagogica, perché secondo i positivisti educazione e istruzione permettono all’uomo di liberarsi dell’ignoranza (stesso discorso di Comte, se io ti educo e ti istruisco ti consento di liberarti dall’ignoranza), ciò ti consente di agire in maniera intelligente, l’educazione permette all’uomo di essere autonomo e consapevole della propria vita. L’educazione è vista dal positivismo come un fatto, ovvero qualcosa che va avvicinato con gli strumenti della scienza e della razionalità, quindi la osservo scientificamente, faccio delle ipotesi e arrivo a delle conclusioni. Si inizia in questo periodo a parlare della pedagogia come scienza dell’educazione, per sottolineare il fatto che la pedagogia debba avere un approccio scientifico la definiscono come scienza dell’educazione, e l’oggetto di studio è l’uomo. Il primo interesse della pedagogia deve essere la conoscenza approfondita dell’uomo. Prima del positivismo la pedagogia era una branca della filosofia, la filosofia non aveva un approccio scientifico, si guardava all’uomo facendo delle ipotesi, guardando ai fini, che tipo di uomo si voleva che diventasse ma senza dare importanza al come, all’essere, perché nel passato nel rapporto educatore e educando c’era un forte sbilanciamento a favore dell’educatore, l’opinione dell’educatore era molto più importante. Dal positivismo in poi si guarda all’uomo con gli strumenti della scienza. L’educazione, nel positivismo, in tutto ciò veniva considerata funzionale ai fini della società e del progresso. FUNZIONALE cosa significa? Deve essere d’aiuto al progresso della società, l’educazione deve essere in funzione (e sostenere) del progresso della società che è garantito dalla scienza, dell’uomo. Quindi, siccome nel positivismo si credeva che la società fosse in continuo progresso, l’educazione è necessaria per aiutare l’uomo ad adattarsi (contribuisca) a questo continuo progresso. L’educazione sarà vista come un FATTO NATURALE ( Darwin e Spencer ) e un FATTO SOCIALE (Durkheim ) LEZIONE DEL 04/10/22 Educazione come fatto: guardarla con gli occhiali della scienza. FATTO NATURALE DARWIN Egli non fu un pedagogista, era un uomo di scienza, che è conosciuto per la teoria dell’evoluzione della specie. Il suo pensiero in ambito evoluzionista influenzò il pensiero di molti uomini dell’educazione. Darwin mette in dubbio la tesi creazionista, quindi secondo Darwin l’uomo non è stato creato da Dio, ma vi è un evoluzione che l’ha portato dall’essere scimmia al divenire homo sapiens. L’uomo ha dovuto lottare per la sua sopravvivenza, adattandosi all’ambiente in cui era calato, un ambiente ovviamente in continua trasformazione. SPENCER Studioso di origine inglese, che fa suo il pensiero di Darwin, applicandolo al contesto educativo, allontanandolo dal contesto naturale e applicandolo al contesto pedagogico, arrivando cosi al concetto di pedagogia evoluzionistica. Secondo Spencer sono tre le leggi che presiedono all’evoluzione: - Dal meno coerente al più coerente - Dall’omogeneo all’eterogeneo - Dall’indefinito al finito Queste leggi hanno consentito all’uomo di diventare quello che è, di trasformarsi da scimmia a homo sapiens, inoltre gli hanno permesso di abbandonare gli istinti 2 messaggio che lei avrebbe dovuto portare era altamente innovativo, portando lei questo argomento sarebbe passato meno inosservato proprio perché era donna, ciò non era cosi diffuso (medico donna). Maria Montessori dice che la scuola e che il mondo educativo devono interessarsi dei disabili, non li devono escludere ma farli destinatari di interventi pedagogici di spessore, messaggio inclusivo dei disabili. 1) La scuola ai tempi del positivismo: con Durkheim abbiamo visto che la scuola è il fulcro del positivismo. La scuola nell’800 si trasforma, essa era sempre stata luogo di istruzione, ma diventa anche luogo di formazione del cittadino, formare colui che contribuisce al progresso sociale tipico del positivismo. ES all’indomani dell’unità d’Italia, massimo D’Azzeglio disse ‘fatta l’Italia, dobbiamo formare gli italiani’, la scuola contribuisce a fare gli italiani, la scuola è il luogo principale dove si forma il cittadino e dunque l’italiano, l’identità sociale della persona. Infatti nel 1882, legge elettorale che afferma: può votare solo chi ha compiuto un certo numero di anni di studio, la scuola diventa quindi molto importante, la scuola poi diventerà obbligatoria. La legge dell’82 non è la prima legge elettorale, ce ne fu una nel 62, ma questa prevedeva che poteva votare solo chi aveva un certo reddito. 2) La scuola progressivamente viene sottratta all’influenza della chiesa, diventa una responsabilità dello stato, la scuola diventa pubblica. Nascono delle leggi che obbligano lo studente ad andare a scuola. La scuola pubblica è anche laica, che porta avanti il valore laico connesso alla modernità. 3) La scuola che diventa luogo di addestramento al metodo scientifico, la scuola deve formare uomini che sostengano il progresso scientifico. In Italia nascono nuove tipologie di scuola, istituti tecnici e professionali, scuole secondarie che formano un uomo al passo con i tempi. NB questi istituti vengono frequentati dalla borghesia, i borghesi arrivavano alla scuola secondaria che i formava a a essere la classe dirigente, il popolo rimaneva ancorato alla scuola elementari. La scuola, quindi si trasforma grazie a un pensiero sempre più positivista. IL POSITIVISMO IN ITALIA Inizia a circolare nel nostro paese solo dopo l’unità d’Italia, quindi nella seconda parte del secolo, quando si diffonde il pensiero di Darwin, tramite la traduzione in italiano delle sua opere. - Il positivismo arriva in ritardo rispetto ad altre realtà europee, poiché l’Italia non era ancora un paese industrializzato e inoltre per la presenza della chiesa nel nostro paese, la chiesa non può abbracciare l’idea di ridurre l’uomo a semplice fenomeno della natura, la chiesa sostiene che l’uomo è molto di più di un semplice fatto, c’è una forte dimensione spirituale, quindi il positivismo è contrastato dalla chiesa. Il positivismo si presenta come replica del positivismo europeo, non si presenta un originalità, ripropongono il pensiero di Spencer, Compte ecc. In Italia si parla di positivismo dogmatico, un positivismo ideologico, si affida alla scienza, e alle idee positiviste senza metterlo in discussione, senza criticità. I maggiori esponenti del positivismo italiano sono Roberto Ardigò, Fausto Saverio De Dominicis e Aristide Gabelli. Aristide gabelli fu l’unico positivista italiano a essere meno dogmatico, si sforzò maggiormente a rielaborare la proposta positivista e a darci una riflessione più moderna. Egli era un insegnate di scuola secondaria, fu provveditore agli studi e anche funzionario ministeriale della pubblica istruzione (uomo che lavorava al ministero della pubblica istituzione, non fu mai ministro). Come funzionario ispirò la pubblicazione dei programmi della scuola elementare del 1888. Indicazioni fornite agli insegnati rispetto ai contenuti degli insegnamenti, grazie a lui abbiamo dei programmi dell’88 molto interessanti. Egli si riferisce al positivismo più come metodo che come dottrina, Gabelli non assume la scienza come garanzia di certezze assolute, non crede nel potere taumaturgico della scienza, ma sostiene invece la questione metodologica, la sua 5 riflessione ruota attorno al metodo che i docenti devono utilizzare a scuola durante la didattica. Ecco perché il suo positivismo lo potremmo definire un positivismo metodologico. Nel concreto l’indicazione che da è che il compito dell’educazione è orientare l’uomo alla consapevolezza critica attraverso il metodo scientifico, ovvero i bambini devono essere in grado di pensare scientificamente, per far si di guardare alla realtà attraverso il metodo scientifico. Bisogna essere quindi certi che il bambino apprenda il metodo scientifico. Gabelli afferma che è necessario formare lo strumento testa, ovvero l’intelligenza, formare gli uomini dalla ‘testa chiara’, uomini capaci di affrontare con giudizio e consapevolezza la propria vita, senza appoggiarsi ad altre persone, devono essere autonomi. ‘Il metodo di insegnamento nelle scuole elementari d’Italia’ libro del 1880 di Gabelli pezzo di testo slide: un accademia bandisce un concorso ovvero rispondere alla seguente domanda: perché un pesce morto pesa di più di un pesce vivo? È successo che tra mille solo uno usando la sua testa ha pesato un pesce da vivo, l’ha ucciso, e l’ha ripesato vedendo che pesavano uguale, ha saputo mettere in discussione la premessa, mettendo in pratica il metodo scientifico, egli ha la ‘testa chiara’. Ogni uomo secondo Gabelli deve essere capace di leggere nel libro della vita, l’uomo deve essere in grado di usare in autonomia la propria testa. La scuola deve preparare alla vita. Ecco perché Gabelli critica la scuola di stampo tradizionale, che è una scuola mnemonica, trasmettere le informazioni e pretendere che tu li memorizzi, esatto opposto di un approccio critico. Il bambino deve fare esperienza, e tramite essa arrivare a far suoi i contenuti dell’insegnamento. Ecco perché Gabelli è in contrasto con la pedagogia astratta, bisogna partire dalle cose già note al bambino e da li condurlo alla teoria, questo metodo è chiamato metodo induttivo. Questo metodo secondo Gabelli permette al bambino di usare la testa, di far propri i concetti. Secondo lui sono utilissimi i sussidi didattici, strumenti che consentono al bambino di avvicinare cose che non si conoscono direttamente, ES cartina geografica. Pezzo del brano: Non raccontare cos’è l’elefante, faglielo vedere, usa un sussidio didattico (metodo induttivo) I PROGRAMMI DI GABELLI Troviamo nei programmi dell’88 le sue idee (Gabelli) es non bisogna dare la precedenza all’insegnamento della grammatica, ma bisogna darla all’insegnamento della lingua italiana, come farlo? La lettura, è più importante comprendere il testo che comprendere la grammatica. Geografia: far visualizzare al bambino dove si collocano i continenti. Queste idee sono presentate da Gabelli all’interno della prima parte dei programmi, riporta quindi le indicazioni da seguire, la seconda parte invece si chiama programmi dove da le linee guida agli insegnanti, se nella prima parte è fortissima la presenza del pensiero di Gabelli, nella seconda parte le idee di Gabelli scompaiono, come se ci avesse mano qualche altro funzionario ministeriale, perché il suo pensiero è fin troppo innovativo per i suoi tempi, era troppo rischioso dare così tanto potere al popolo che è quello che frequenta elementare, meglio una didattica tradizionale che punti l’attenzione sulla componente disciplinante dei bambini, l’idea di Gabelli di formare lo strumento testa andava in tutt’altra direzione e quindi la sua pedagogia era troppo eversiva, ecco perché il suo pensiero nella seconda parte tende a scomparire. Erano anche avanzate le sue proposte più pratiche, l’insistenza sull’utilizzo dei sussidi didattici andava a scontrarsi con una scuola troppo povera, si scontrava con le carenze economiche dello Stato. Il pensiero di Gabelli risulta debole all’interno di questi programmi, tanto che furono velocemente abbandonati, nel 1894 vennero varati nuovi programmi per la scuola elementare, creati da Guido Baccelli, ministro per la pubblica istruzione. Programmi molto più tradizionali, più basati sulla trasmissione del sapere, sul metodo deduttivo e sul disciplinare le masse che al protagonismo infantile. Certamente l’esperienza di Gabelli fu significativa, perché ci dimostra in che modo il positivismo venne da lui proposto nel nostro paese, e perché 6 ci mostra un modo molto più moderno di fare scuola ed educazione, soffocato però dallo Stato. 11/10/2022 ATTIVISMO L’attivismo lo studiamo dopo il positivismo, perché da un lato a livello temporale arriva immediatamente dopo, tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. E’ un movimento che è influenzato dal positivismo, perché si colloca sulla sua scia. Alcune delle loro proposte richiamano riflessioni e idee del positivismo. Due in particolare: 1) Identificazione della pedagogia come scienza dell’educazione, e come scienza dell’educazione consente di conoscere a fondo il bambino. 2) La critica alla scuola di stampo tradizionale, alla scuola del passato, l’attivismo condivide con il positivismo che la scuola necessiti di un cambiamento. I due movimenti non bisogna però confonderli, ci sono molte altre cose che li differenziano: 1) Il movimento è di tipo pedagogico, questa cosa lo differenzia dal positivismo perché non ruota solamente attorno al mondo pedagogico, il positivismo è più largamente un movimento culturale. 2) La centralità del bambino, l’attivismo mette al centro del processo educativo il bambino. La centralità del bambino la troviamo già con Gabelli, la differenza pero sta nel fatto che Gabelli cerca di rendere il bambino attivo costruttore della sua cultura, si trasmette il metodo induttivo. Ma Gabelli ha a cuore soprattutto il costruire una riflessione attorno al metodo, prima del bambino, come invece ha l’attivismo. L’attivismo è anche chiamato 1)EDUCAZIONE NUOVA, essi però riflettono due fasi temporali differenti: nella prima fase era chiamato movimento per l’educazione nuova, nella seconda fase 2)ATTIVISMO. 1) si ricollega come termine a una pubblicazione edita nel 1898 da un sociologo francese di nome Edmond Demolins, egli aveva fondato l’ècole de roche, un esperienza di educazione nuova. L’esperienza di Demolins non fu l’unica esperienze di educazione nuova dell’800, si sviluppano in tutta Europa delle esperienze di rottura con il passato. L’esperienza di Demolins e insieme a tutte le altre che hanno caratterizzato l’800 formano questo movimento per l’educazione nuova, che solo negli anni 20 dell’900 assume una strutturazione più definita dal punto di vista teorico. Questo movimento per l’educazione nuova lo potremmo definire eclettico, ovvero assume diverse forme, racchiude esperienze molto diverse tra loro, perché si sviluppa in paesi diversi. Ecco anche perché ci sono diverse espressioni di questo movimento a seconda del target a cui si riferiscono. Principali target: - L’infanzia, nascono scuole e realtà educative per l’infanzia e la fanciullezza. 0/6 6/12 (età) - L’educazione collegiale, studenti che vivono all’interno di collegi. Collegio e scuola sono due termini diversi, il collegio è una struttura residenziale, inoltre riguarda principalmente l’età adolescenziale. Il collegio diventa luogo di innovazione didattica, perché si cerca di alleggerire la vita in collegio dell’epoca. - I movimenti giovanili, l’associazionismo giovanile, come per esempio lo scoutismo, nasce in UK nel 1907 come forma di educazione nuova, li coinvolgeva nel loro tempo libero e dava loro l’opportunità di essere protagonisti. METTERE AL CENTRO IL BAMBINO Metafora di John Dewey in ‘scuola e società’, intellettuale attivista americano. Siamo di fronte a una rivoluzione puerocentrica (puer=bambino), è una rivoluzione copernicana in campo educativo, ha lo stesso impatto della rivoluzione copernicana in campo scientifico ma traslata in campo pedagogico. Con l’attivismo il sole, l’elemento centrale, diventa il bambino, il centro non sono più gli insegnati, ne il metodo ne gli strumenti dell’educazione ma essi devono girare 7 stimola il ragionamento con la propria testa, attraverso le attività che la sua scuola propone il bambino affronta cinque fasi elementari: • Fase relativa a una situazione di difficoltà o disagio, il bambino deve risolvere un problema. • Il bambino cerca di intellettualizzare questo problema, la situazione di difficoltà che il bambino ha incontrato è una condizione emotiva, con l’intellettualizzazione si cerca di razionalizzare il problema. • Costruzione delle ipotesi, si formula un ipotesi della risoluzione del problema. • Verifico l’ipotesi tramite ragionamento. • Controllo dell’ipotesi tramite l’azione, verifico sul campo se l’ipotesi che ho elaborato porta alla risoluzione del problema. Se il problema persiste ricomincerò le 5 fasi del pensiero riflessivo. La mente del bambino lavora in questo modo, riflette su quello che si trova a vivere. Si apprende tramite la risoluzione del problema. Il bambino attraverso queste tappe non si affida a teorie precostituite, ma mette alla prova il suo pensiero, procede in maniera scientifica, elabora domande e ricerca soluzioni. VIDEO SLIDE CHE RIASSUME DEWEY 3) Finalità funzionalistica dell’educazione: Nel 1897 Dewey scrive ‘Il mio credo pedagogico’ una sorta di manifesto in cui lui espone il suo pensiero pedagogico. Funzionalismo significa che l’educazione è funzionale alla socializzazione dell’individuo. E’ necessario inserire il bambino nel contesto sociale in cui vive. Richiamo al positivismo di Durkheim in riferimento al concetto di socializzazione. Qual’è la differenza tra i due? In Durkheim la prospettiva è adattivo assimilativa, in Dewey la prospettiva è adattivo costruttiva. • Adattivo assimilitiva= il soggetto deve adattarsi alla società, deve essere assorbito dalla società, omologarsi • Adattivo costruttiva= l’individuo deve inserirsi nella società ma in maniera attiva, contribuendo alla sua costruzione, non deve semplicemente essere assimilato. 4) Rapporto tra democrazia ed educazione: ‘Democrazia ed educazione’ opera del 1916, Dewey sostiene ce vi è circolarità tra democrazia e educazione, ovvero che un educazione attiva come quella da lui proposta può esistere solo in contesti democratici, ed essi possono formarsi solo se c’è un educazione attiva. - Solo un educazione di stampo attivista può portare a un contesto democratico, perché un educazione attiva stimola la collaborazione tra studenti e quindi crea uomini con una mente aperta alla democrazia. - Solo la democrazia consente un educazione attiva, perché se fossi un cittadino di uno stato in cui vige una dittatura, potrò mai essere protagonista del contesto sociale in cui vivo? No, dovrò adeguarmi e assimilarmi come diceva Durkheim, la dittatura non consente all’individuo di esprimere la propria voce. La società democratica invece consente di essere critici verso la realtà e dunque consente un educazione di stampo attivistico. La proposta di Dewey ebbe successo laddove vi erano governi democratici. l’Italia di inizio 900 non era democratica, soprattutto quando andiamo in periodo fascista. In Italia infatti la proposta della Montessori non ebbe successo, perché il fascismo bloccò le sue idee, mentre Dewey in America, che era uno stato democratico, ebbe un gran successo. ISTITUTO JJ RUSSEAU E’ chiamato cosi perché dedicato a Jan Jacques Russeau, fu un pedagogista che nel 700 aveva rivoluzionato la pedagogia, dicendo che il bambino aveva le sue specificità, non doveva essere considerato un adulto in miniatura, doveva essere valorizzato per le sue peculiarità dello stato della vita che stava vivendo. Questo messaggio era molto vicino al principio puerocentrico dell’attivismo. L’istituto venne fondato nel 1912, fu un istituto che riuniva gli insegnati svizzeri e non solo e forniva loro una formazione secondo il credo attivista. Esso fu fondato da Edward Claparede, questo istituto è di 10 formazione degli insegnanti. Anche presso l’istituto ci fu un periodo dove fu avviata una piccola scuola elementare ma finalizzata al tirocinio degli insegnati. Un’altra caratterista fu la promozione di studi sulla psicologia infantile, capire come funziona la mente del fanciullo, per non anticipare ne ritardare nessuna proposta didattica. Infine fu un luogo di diffusione del credo attivista, vi furono numerose iniziative per far conoscere al di fuori dell’istituto i principi dell’attivismo. Interessante era il motto dell’istituto: ‘Discat a puero magister’ Il maestro vada a scuola dal bambino, il maestro impari dal bambino. Un motto che dice molto, il protagonista è il bambino che addirittura assume un importanza tale da aver qualcosa da insegnare al maestro. Si vuole porre l’attenzione sul fatto che il bambino è il centro di tutto, egli deve dare le indicazioni utili al maestro per costruire una didattica personalizzata per istruirlo. 18/10/22 ÉDOUARD CLAPARÈDE Nasce come medico, ma i suoi interessi si dirigeranno sulla psicologia, potremmo definirlo un medico psicologo. Egli approccia il tema delle disabilità. Egli viene riconosciuto oggi come un intellettuale che lavorò tantissimo sulla questione dell’intelligenza. La sua teoria sull’intelligenza ebbe delle ricadute a livello pratico non solo con le anormalità ma anche in campo generale della pedagogia, si rivolge quindi a tutti i bambini. Egli esegue una riflessione sul ruolo dell’insegnante, non a caso fonda l’istituto JJ Russeau. Egli scrisse molto sulla figura dell’insegnate e delineo le caratteristiche che un bravo insegnante doveva avere: - Un insegnate deve conoscere la psico-pedagogia per effettuare un efficace azione educativa. La psico-pedagogia è la psicologia dell’intelligenza del fanciullo, deve studiare approfonditamente la mente del fanciullo, gli stadi che il fanciullo attraversa durante la sua evoluzione e limiti e potenzialità della mente infantile. E’ necessario conoscere il bambino, nozione che ritroviamo nell’attivismo. Claparède dice che la conoscenza del bambino deve essere scientificamente fondata, studiarlo secondo i criteri individuati dalla scienza, il maestro è chiamato ad adottare uno spirito scientifico. SLIDE TESTO Critica alla pedagogia e alla didattica del passato. Secondo Claparède l’insegnante è uno scienziato dell’educazione. Il maestro come fa a conoscere il bambino? Osservare il bambino in maniera strutturata, metodica. Quale fine ha l’educazione? L’educazione è funzionale all’adattamento degli individui all’ambiente. Il soggetto si adatta all’ambiente tramite la sua intelligenza. Che cos’è l’intelligenza? Claparède la definisce la capacità di risolvere i problemi, risolvere le piccole sfide del quotidiano; Claparède identifica tre diverse risposte ai problemi: - istintiva, non prevede il ragionamento - abitudinaria, la mia mente memorizza un determinato movimento, - intelligente, la mia mente mette in atto un meccanismo di ragionamento Tre leggi alla base della teoria dell’intelligenza: - Legge del bisogno, la mente sviluppa un ragionamento intelligente quando ha un bisogno a cui dare risposta, di risolvere qualcosa. Il bisogno scatena l’attività mentale, siamo nella sfera fisiologica. - Legge dell’interesse, siamo nella sfera psichica, fa si che il mio cervello elabori la ricerca di una soluzione in base a ciò che io desidero; anch’essa scatena un attività mentale e l’intelligenza del bambino. - Legge del tôtonnement, (brancolamento) fa riferimento al procedere per tentativi ed errori, cerco una soluzione pur sapendo che posso anche sbagliare. E’ importante che un educatore accolga e apprenda i bisogni del bambino, e che si impegni nel soddisfacimento del bisogno, così che si scateni l’attività mentale nel 11 bambino. Così come nella legge dell’interesse l’insegnante deve tenere conto degli interessi dei bambini per stimolare l’esercizio della sua intelligenza. Per stimolare l’esercizio dell’intelligenza del bambino è necessario proporre nuove attività. (Legge del totonnement) LA PROPOSTA DI CLAPARÈDE Propone la scuola su misura: - Allievo al centro dei programmi - Educatore deve rispettare i tempi di sviluppo individuale - Il maestro non deve trasmettere nozioni ma promuovere le capacità, il bambino deve essere stimolato a imparare da solo. ADOLPHE FERRIÈRE A Ferriere si deve l’adozione dell’espressione scuola attiva al posto del movimento delle scuole nuove (educazione nuova-attivismo). Nel 1899 egli fondò l’ufficio internazionale delle scuole nuove (bureau International de l’ecole nouvelle), che anticipò l’istituto JJ Russeau, mise in relazione le diverse iniziative educative sorte in quegli anni nell’ambito dell’educazione nuova. Egli era del tutto allineato a ciò che diceva Claparede, la particolarità di Ferriere è legata alla teoria dello slancio vitale promossa da un filosofo, Bergson. Lo slancio vitale puntava l’attenzione su un energia spirituale che sarebbe propria di ogni individuo, esso consente alle persone di vivere al meglio delle sue possibilità. Tutta la teoria attivista dovrebbe sostenere e promuovere lo slancio vitale infantile. SLIDE TESTO Impulso alla vita: Il discorso di Ferriere in confronto a quello di Claparede non è centrato sul metodo scientifico, egli è più focalizzato su un approccio filosofico. Ecco perché questo legame con lo slancio vitale fu motivo di contrasto con Claparede. Nel 1919 il bureau mise appunto la carta per l’educazione nuova, ovvero un documento scritto comprendente 30 punti i quali qualificavano le scuole nuove (elencavano le caratteriste delle scuole attiviste) C’è un tentativo di formalizzazione del movimento, si stabiliscono regole precise che definiscono il movimento. - I primi dieci punti riguardano l’organizzazione scolastica (es nelle slide) - dall’11 al 20 riguardavano l’educazione intellettuale (es slide9) - Dal 21 al 30 riguardano l’educazione morale (es slide) non c’è una religione che deve essere imposta agli alunni, ma essi coltivano la loro spiritualità facendo esperienza, ecco esche si chiedeva di essere scuole aperte a diversi credo. 24/10/22 OVIDE DECROLY Nasce come medico e come psicologo, come Claparede, inoltre egli si avvicina in qualità di psicologo e di medico all’infanzia anormale, proprio come Claparede. Anche lui capisce che i bambini con disabilità hanno bisogno di essere istruiti come tutti gli altri bambini. Nel 1907, Decroly, fonda l’ecole de l’ermitage vicino a Bruxelles a Ixelles. Il 1907 è un anno particolarmente significativo, perché in Italia nasce anche la casa dei bambini di Maria Montessori. Decroly definisce la scuola come : la scuola per la vita mediante la vita - La scuola per la vita si riferisce a Dewey, la scuola deve essere luogo di preparazione alla vita, non deve essere semplicemente essere luogo di trasmissione di contenuti. Con Decroly si trova in qualche modo la stessa idea, la scuola non rappresenta un luogo separato dalla vita quotidiana, ma deve integrarsi con essa, la scuola ti prepara a vivere al meglio. - La scuola mediante la vita: la vita deve entrare a scuola, per far si che l’esperienza sia il punto di partenza dell’apprendimento. 12 Materiale elaborato dalla Montessori. Materiale di sviluppo è una definizione creata dalla Montessori stessa, ovvero materiale che consente l’apprendimento, si considera tutto ciò che risponde a 4 caratteristiche principali: - Deve consentire il controllo dell’errore, il bambino deve imparare in autonomia, quindi deve anche essere in grado di correggersi in autonomia, l’auto educazione passa attraverso anche l’auto correzione. - Il materiale deve essere attraente deve incuriosire il bambino, deve essere materiale colorato, con forme diverse, consistenze diverse. - Dimensione attiva dell’oggetto, deve consentire al bambino di fare qualcosa, deve consentire l’interazione, non deve essere solo bello da vedere. - Deve essere limitato in quantità, un grande errore è quello di dare troppo materiale al bambino, il materiale deve essere selezionato e dato poco per volta. Altrimenti il bambino non riesce a concentrarsi sul singolo materiale, il bambino deve essere concentrato per apprendere. Diverso però è il caso dei disabili, in questo caso è necessario dare più materiale, perché il bambino con disabilità mentale ha bisogno di molti più stimoli, cosa che il materiale gli da. Maria Montessori poi deciderà di dare un minimo di istruzione a questi bambini perché gli viene chiesto dai genitori, in modo che il bambino sia facilitato poi nella scuola elementare. La casa dei bambini raccoglie bambini tra i tre e i cinque anni. CRITICHE AL MATERIALE La Montessori rappresenta il polo italiano dell’attivismo, ma lei non si è mai dichiarata tale, ma certamente la sua proposta va in direzione attivista. Il fatto che lei non si sia mai dichiarata appartenente a questo movimento è confermato dal fatto che le critiche al suo materiale vennero da noti attivisti. SLIDE Il materiale della Montessori sarà criticato da Dewey, Claparede e Piaget: Dewey critica il materiale come troppo strutturato, riflette le distinzioni intellettuali del mondo adulto. Ovvero, secondo Dewey questo materiale riflette il modo di pensare adulto, che quindi influenza in modo indiretto l’apprendimento, quindi fa venir meno l’obiettivo dell’auto educazione che era lo scopo della proposta pedagogica della Montessori. L’altra critica viene invece da Claparede e Piaget perché: 1) Il materiale è stato concepito per gli anormali e che quindi non va bene per i normodotati. 2) Il materiale è troppo scollegato dalla vita del bambino, e quindi non richiama la sua quotidianità. La Montessori non digerì mai queste critiche, tant’è che anni dopo progetto la teoria della mente assorbente. Il bambino attraverso i giochi montessoriani impara a ragionare, ad associare, ad essere paziente e auto correggersi. 25/10/22 IL RUOLO DELLA MAESTRA La casa dei bambini è tutt’altro che permissiva, la maestra ha un ruolo fondamentale che si esplicita in due direzioni: 1) La maestra deve osservare i bambini, deve essere un osservazione precisa e metodica guidata dai canoni della scienza. Osservazione molto accurata che ci ricorda un approccio scientifico quindi di stampo positivista. Il metodo della Montessori viene da lei stessa definito il metodo scientifico, una sua famosa opera scritta dopo l’apertura della casa dei bambini è Il metodo scientifico applicato all’esperienza della casa dei bambini. 2) Deve predisporre l’ambiente e il materiale, c’è un rapporto circolare tra osservazione e predisposizione dello spazio, la maestra osserva e poi decide come predisporre lo spazio. Siamo tutt’altro che di fronte al permessivismo, la maestra è molto presente, ma non agisce in maniera diretta, agisce invece in maniera 15 indiretta, anticipando il lavoro del bambino tramite l’osservazione e la predisposizione dell’ambiente. La maestra viene definita maestra direttrice, perché a lei spetta la direzione dell’ambiente, della classe e di ciò che accade; il termine direttrice non indica il fatto che la maestra intervenga direttamente, ma perché ha la gestione dello spazio e dell’ambiente. Questa idea di educazione indiretta l’aveva già proposta Russeau, dove l’adulto c’è ma agisce in maniera indiretta. La maestra non deve però intervenire durante l’azione del bambino, il bambino non deve essere disturbato durante la sua attività, altrimenti verrebbe meno quella concentrazione che lei ritiene fondamentale per l’apprendimento. LA TEORIA DELLA MENTE ASSORBENTE Maria Montessori non è esente da critiche, allora lei decide di perfezionare la sua teoria pedagogica, di dare qualcosa in più e di astrarla da un livello concreto, prova ad immaginare come funziona la mente del bambino. Da qua nasce la teoria della mente assorbente: il bambino ha una mente che facilmente assorbe tutti gli stimoli ambientali, questo assorbimento avviene in questo modo: per spiegarlo lei si rifà all’astronomia richiamando le cosiddette nebule, sono indistinte, confuse, indefinite. Nei primi anni di vita del bambino la sua mente è caratterizzata da tante nebulose, che sono composte dagli stimoli ambientali. Si inseriscono nella mente ma non si capisce che cosa sono, quando il mio cervello sarà più sofisticato allora troveranno una spiegazione. Es una di queste nebule è quella del linguaggio. Il primo giorno di vita i genitori gli parlano, il bambino assorbe queste informazioni ma non sa cosa vogliono dire. Comincerà a capire queste cose quando inizierà a parlare. LA RICEZIONE DEL SUO METODO IN ITALIA E ALL’ESTERO Nel 1907 apre la casa dei bambini a Roma e viene subito visto positivamente, tanto che ne vengono aperte altre in tutta Italia. Nel 1913 viene aperta la prima casa dei bambini in America, in soli sei anni è riuscita a sconfinare l’oceano. Ha avuto quindi molto successo. Ma ci sarà in Italia il fascismo che le metterà i bastoni tra le ruote a partire dagli anni 30, non subito. Infatti negli anni 30 lei emigrò e per un po di tempo non fece ritorno in Italia. Gli anni 20 sono contraddistinti da una sorta di matrimonio di interesse tra la Montessori e Mussolini. La Montessori pur non essendo d’accordo con le idee fasciste non si schiera apertamente contro il duce, altrimenti le sue esperienze pedagogiche non avrebbero avuto risultati positivi. Anche al fascismo però conveniva andare d’accordo con la Montessori, perché visto il suo successo all’estero mostrava l’Italia eccellente culturalmente parlando, dava lusso al nostro paese. Negli anni 30 pero questo matrimonio fallisce, il regime prende una piega sempre più dittatoriale, mentre la Montessori è una pacifista; inoltre la sua idea pedagogica si fonda sulla libertà individuale, Mussolini invece vuole istruire i bambini in maniera omologata e dittatoriale (?). A livello pedagogico il fascismo sosterrà il neo idealismo (Gentile), a livello pedagogico avrà quindi la meglio questa corrente piuttosto che l’attivismo. VIDEO SLIDE OPERA MONTESSORI è una realtà formativa che lei avvia all’inizio della sua carriera pedagogica a Roma per formare gli insegnanti al metodo montessori. IL CONFRONTO CON IL METODO DELLE SORELLE AGAZZI Si scontra con il metodo delle sorelle Agazzi, metodo che punta tutto sulla spontaneità infantile, l’educazione secondo loro deve sostenere la libera espressione del bambino, deve sentirsi libero di mostrarsi per quello che è, in maniera piuttosto simile a quello che sosteneva la Montessori. Il metodo delle sorelle Agazzi si distacca poi nella realizzazione pratica, ad es il loro materiale rispetto a quella della Montessori, che era più strutturato, è un materiale semplice che richiama la vita quotidiana, recuperato spesso nelle case, nei boschi o per le strade. Grande invenzione delle sorelle Agazzi è il museo delle cianfrusaglie, ovvero un armadio dove sono raccolti tutti gli oggetti che i bambini portavano a scuola, che diventavano però il materiale per l’attività educativa. 16 Il metodo è molto più semplice di quello montessoriano, non c’è l’elaborazione teorica che ha dato la Montessori. Questo metodo semplice e il materiale semplice faranno sì che sia anche meno costoso da realizzare, per questo la Montessori deve competere con il metodo delle sorelle Agazzi, perché in realtà le scuole lo preferivano perché richiedeva meno fatica economica e nella formazione degli insegnati. Inoltre all’interno della scuola materna delle sorelle Agazzi si faceva educazione religiosa, invece la Montessori non dava largo spazio all’educazione religiosa, non perché non lo fosse, ma perché appunto sosteneva la libertà del bambino. IL METODO MONTESSORI OGGI: AMBIENTI SCOLASTICI E DOMESTICI Il termine montessoriano al giorno d’oggi è molto usato e spesso erroneamente. I suoi insegnamenti hanno toccato ambiti diversi, non solo quello scolastico, anche quello domestico per esempio (slide). Per esempio in un negozio di giocattoli ci sono molti giochi definiti montessoriani, perché richiamano proprio l’idea della montessori, non perché siano definiti…………. VIDEO SU RAY PLAY AIUTAMI A FARE DA SOLO link su blackboard. 2/11/22 GIOVANNI GENTILE Con gentile siamo all’interno del neo idealismo, fa riferimento all’idealismo tedesco di Hegel. Si parla di neo idealismo perché nei primi decenni del 900 la cultura europea ed extraeuropea inizia a mettere in crisi il positivismo. L’ottimismo positivista viene messo in crisi perché accade la 1GM; durante la guerra la scienza e la tecnica vengono poste al servizio della guerra, nuove armi, nuove macchine, ciò fa capire alla società che la scienza e il progresso non sono sempre positive, non portano sempre a un miglioramento di vita della società. In questo caso il progresso ha portato molti morti e tragedie. Crolla la fiducia verso il positivismo. In questo clima si fanno spazio nuove teorie e correnti culturali, anche in campo pedagogico. Si fanno spazio le teorie non puero-centriche, in riferimento alla teoria puerocentrica dell’attivismo. Essendo l’attivismo legato al positivismo entra in crisi anche questo movimento. Le teorie non puerocentriche sono il neo idealismo, il marxismo e il cattolicesimo. Esse nascono come nuove prospettive sull’educazione, nate a causa della crisi del positivismo. Differenze tra attivismo e teorie non puerocentriche: ATTIVISMO TEORIE NON PUEROCENTRICHE Critica la riduzione dell’uomo alla sua dimensione psichica e biologica. Si punta l’attenzione sullo spirito, sulla dimensione spirituale dell’uomo. L’attivismo vuole lasciare libero il soggetto di esprimere se stesso, libertà individuale centrale. Si concentrano su una concezione meta individuale della libertà, ovvero oltre l’individualità, la libertà non è limitata al singolo soggetto ma va a toccare la collettività. Le teorie non puerocentriche criticano aspramente la riduzione dell’uomo alla sua dimensione psichica e biologica, ovvero, l’attivismo ha fatto si che l’educazione fosse appiattita sulla dimensione psichica e biologica. Le teorie non puerocentriche puntano l’attenzione sullo spirito, sulla dimensione spirituale, l’attivismo si è dimenticato della dimensione spirituale dell’uomo che invece è una dimensione centrale. Un secondo elemento distanzia questi due movimenti: la libertà. L’attivismo vuole lasciare libero il soggetto di esprimere se stesso, vi è la centralità della libertà individuale. Le teorie non puerocentriche si concentrano su una concezione meta individuale della libertà, 17 credeva nell’importanza dei maestri ben formati e investiva tutti i suoi sforzi in questa direzione; egli scrisse numerosi volumi poi adottati nei successivi istituiti magistrali. La sua vocazione pedagogica arriva da lontano, e lo testimonia un ricordo di infanzia di Lombardo Radice, in una lettera del 1926 (SLIDE). La zia vuole lasciare i 5 figli al nipote, da un lato si vede come la zia intuisce l’anima pedagogia del ragazzo, e nello stesso tempo egli scopre questa vocazione, capisce di essere molto portato per la pedagogia, tanto di prendere molto seriamente la richiesta della zia, ma anche da rubare i libri alle sorelle per studiare pedagogia da autodidatta. Egli non fece la scuola normale fin da adolescente perché considerata una scuola da ragazze, era difficile che i maschi si iscrivessero a questa scuola. Lombardo radice fu anche collaboratore di Gentile all’interno della riforma del 1923, ovvero era stato nominato direttore dell’istruzione elementare e questo ruolo prevedeva che lui preparasse e pubblicasse i programmi della scuola elementare della riforma gentile. Qui propone un tipo di scuola elementare che rispecchia una teoria pedagogica da lui coltivata e definita da molti anni. Tant’è che nell’opera del 1913 lui già aveva presentato alcuni degli stessi concetti. La cosa particolare del suo pensiero è la seguente: commistione tra istanze dell’idealismo e dell’attivismo, il suo neo idealismo è in parte contaminato dall’attivismo, troviamo degli elementi che richiamano l’attivismo. La teoria di Lombardo Radice è completamente idealista, la pratica pedagogica invece è contaminata dall’attivismo. Gli elementi dell’idealismo sono: - Idea di educazione, è la formazione spirituale del soggetto, concetto già espresso da Gentile. - Rapporto maestro allievo, lui lo definisce una comunione spirituale, una comunanza fra due spiriti. TESTO SLIDE si sottolinea come il processo formativo non sia l’imposizione dell’adulto sul bambino ma una comunione tra due spiritualità. - La didattica non può essere insegnata, non si può insegnare a fare i maestri. Egli sostiene l’importanza della cultura per la formazione dei maestri come Gentile, non bisogna formare il maestro dal punto di vista metodologico, non esistono metodi pre costituiti validi in assoluto ma chi sa sa insegnare (tu non hai da applicar formule ma da creare anime). Ma aggiunge rispetto a Gentile che il maestro può essere culturalmente ben preparato studiando classici della letteratura, della filosofia, della storia ecc.. non basta studiare i manuali, essi sono le briciole del sapere, è necessario avvicinarsi al sapere puro condiviso e raccontato dei classici. Lombardo Radice invita gli insegnanti a mettere il proprio spirito a disposizione dell’educando e utilizzare al meglio la propria cultura, una cultura che si costruisce a partire dalla lettura dei classici. I maestri devono fare critica didattica: conoscere le esperienze di scuola e educative che si sono realizzate e metterle in discussione, valutarne aspetti di pregio e aspetti più deboli, operazione critica sulla didattica altrui, ovvero trarre ciò che di buono un maestro può far suo. Valutare criticamente esperienze didattiche già realizzate. In che senso Lombardo Radice riporta elementi dell’attivismo nella sua proposta pedagogica? Egli elabora un modello di scuola serena, questa scuola fisicamente non è mai esistita, è un ideale di scuola. La propone già nel 1913 nel suo libro, e poi lo ripropone anche nei programmi della scuola elementare del 23. Il modello di scuola serena è una scuola al centro della quale si trovano l’attività del bambino e al tempo stesso della sua attività spirituale. La centralità del bambino (puerocentrismo) ricorda molto l’attivismo, un altro fattore è che lui afferma che la scuola serena tutela la spontaneità infantile. La grande distinzione che però permane è relativa alla dimensione spirituale che Lombardo Radice sosteneva, lui parlò esclusivamente di spiritualità, non parlò mai degli stadi dello sviluppo psichico o di bisogni fisici e fisiologici. È una scuola che tutela e promuove la spiritualità del bambino, si abbandona l’accezione psicologica e biologica dell’attivismo, e viene data un accezione prettamente filosofica. Cosa permette l’esercizio della spontaneità infantile? È necessario valorizzare la spontaneità proponendo nella scuola elementare delle forme espressive artistiche, esse sono le uniche in grado di consentire al bambino la 20 spontaneità e di esprimere se stessi al meglio. Es il bambino esprime la sua spontaneità attraverso il disegno, allora il disegno deve entrare nella scuola per permettere al bambino di esprimersi liberamente tramite il disegno a mano libera. Il disegno faceva già parte della scuola italiana prima del 23, ma consisteva in una semplice ricopiatura, si trattava di disegni tecnici. Anche il canto è utile, la poesia, il folclore, tutto ciò che concerne usi e costumi della propria famiglia, paese, quartiere. Per esempio il dialetto, se prima era sempre stato combattuto dalla scuola italiana perché il bambino doveva diventare “italiano”, Lombardo Radice invece vuole far entrare il dialetto a scuola perché è uno strumento di espressione del bambino, ciò non significa dimenticare l’insegnamento della lingua italiana, ma per gradi, in modo che il bambino possa esprimersi con esso e nel contempo si introduce l’italiano. La tutela della spontaneità infantile la troviamo concretizzata nella scuola prevista da Lombardo Radice attraverso la presenza di queste discipline (canto, folclore..) tutte discipline che la scuola del passato ignorava dando più spazio agli apprendimenti intellettuali e classici. Lui parla del fanciullo poeta, i bambini sono dei poeti che devono esprimere tutta la loro poesia all’interno della scuola italiana e devono essere sostenuti e aiutati dal maestro; e il maestro lo definisce come un artista o un creatore, è colui che sa trasmettere sotto forme sempre nuove e diverse la propria cultura. Claparede, per esempio, aveva definito il maestro come scienziato dell’educazione, siamo ben distinti quindi dall’attivismo e dal positivismo. 7/11/22 IL MARXISMO (teoria non puerocentrica) MARX E ENGEL Due filosofi, politici, teorici dell’economia che fecero una riflessione significativa sulla società del loro tempo a metà 800 (contesto tedesco). Siamo di fronte a uomini che non studiarono pedagogia, ma nella loro trattazione filosofico polito economica chiamarono in causa anche l’educazione (Marx quindi non può essere definito pedagogista, ma parlò anche di educazione). La loro riflessione viene definita il materialismo storico: lo sviluppo della storia dipende dalla struttura economica. Essi affermano che esistono una struttura economica e una sovrastruttura. La struttura economica fa riferimento al mondo produttivo, all’economia, a ciò che chiama in causa l’ambito lavorativo, ciò da cui dipende la crescita economica di un paese, essi affibbiano quindi al mondo dell’economia il termine struttura proprio perché ne riconoscono un ruolo fondamentale, la storia si evolve all’evolversi della struttura economica della società. La sovrastruttura fa riferimento alle idee, alle ideologie, alle condizioni filosofiche, religiose e morali di un certo periodo. La sovrastruttura ha un ruolo meno importante dalla struttura, anzi essa dipende dalla struttura economica, ciò significa che se la struttura economica si modifica, si modifica anche la sovrastruttura, ma non avviene il contrario. Alla base di questa concezione vi è l’idea che l’uomo si differenzia dagli animali perché l’uomo produce da solo i suoi mezzi di sussistenza, per questo è così centrale la questione economica. Da qui deriva il concetto di alienazione: la condizione dell’uomo odierno, dell’800, è la condizione di un uomo alienato, ovvero un uomo che è espropriato dal suo valore di uomo, un uomo a cui è stata tolta la sua umanità (uomo che non è più uomo); perché la struttura economica del tempo consiste in una divisione del lavoro, c’è il lavoro di comando, di chi dirige, e c’è il lavoro di chi esegue, non ha soldi da investire nell’azienda ma è un semplice lavoratore. La divisione del lavoro fa innanzitutto riferimento a una divisione di ruoli tra chi comanda e chi esegue. Alienazione significa, in questa situazione di divisione del lavoro, l’operaio non è più l’artefice del suo prodotto dall’inizio alla fine, ma è incaricato di svolgere solo una fase del processo di costruzione dell’oggetto. Sarà alienato perché l’operaio non si riconoscerà in quell’oggetto, è un lavoro meccanico, ripetitivo. Quando lui afferma ciò sta pesando a delle categorie sociali ben definite: il proletariato, la sua unica ricchezza è la prole, persona priva di mezzi di sussistenza; e i borghesi dall’altro lato, sono coloro che hanno una posizione di potere, chi ha la fabbrica. Queste due categorie si 21 contrappongono. L’alienazione che il soggetto prova nel suo contesto lavorativo, in realtà egli la prova anche in antri ambiti: - Politica, l’individuo è politicamente alienato perché non si riconosce nello stato, inteso come forma governativa, perché lo stato in cui vive è espressione della borghesia, coloro che compongono le élite dirigenti. - Religione, definizione che Marx da alla religione OPPIO DEI POPOLI, perché la religione serve a dare un conforto e ad offuscare la persona. La religione dona la fiducia e la speranza che la giustizia che lui non ha ottenuto in terra ci sarà nell’aldilà, l’idea stessa di aldilà ha un valore “oppiaceo” l’individuo si illude con la religione credendo che la giustizia per me arriverà nell’aldilà, ma in questo modo secondo Marx la religione annebbia la mente del proletariato, gli fa credere una cosa non reale. Cit Marx slide LA RIVOLUZIONE PROLETARIA Soluzione politica all’alienazione dell’uomo è la rivoluzione proletaria; È necessaria una lotta di classe, serve che il proletariato si unisca a ribalti la società in cui vive, è necessario superare la divisione del lavoro. Siccome la questione produttiva e economica sta alla base della società, bisogna intaccare alla base, non serve cambiare le idee, la filosofia, la morale o la religione perché non avranno alcuna incisività sulla struttura, per far si che ciò accada è necessario agire direttamente su di essa, quindi far si che non esista più la divisione del lavoro. Ciò porterà alla creazione di una società comunista. (Film il giovane Karl Marx). Diversi intellettuale hanno ripreso il pensiero di Marx , diversi uomini di cultura l’hanno tradotto con il loro linguaggio es opera quarto stato, ci da l’idea di un proletariato compatto che avanza verso il cambiamento della società; questo quadro sottolinea molto l’esigenza di una coesione sociale del proletariato, solo insieme si può fare la differenza. Il marxismo è la massima rappresentazione di una libertà meta individuale, che va oltre l’individualità e che quindi tange la collettività, quindi di un idea di pedagogia e di riflessione sull’individuo contestualizzata nella società, si parla di collettività. immagine slide: immagine di tanti. EDUCAZIONE E SCUOLA Marx afferma che la pedagogia è uno strumento ideologico funzionale nella società capitalista al mantenimento dell’ordine esistente: i capitalisti, i borghesi non volevano che ci fosse la rivoluzione, volevano mantenere la società cosi divisa; allora la scuola in quanto sovrastruttura sosteneva questo tipo di ideologia(?), la scuola aiutava i capitalisti a mantenere lo status quo, li aiutava a far si che questa rivoluzione non avvenisse, perché la scuola era elaborata e costruita dalla borghesia, si tendeva a perpetuare un sistema sempre uguale. La scuola era funzionale al progetto capitalista. Marx propone una soluzione: una pedagogia che si libera da questo fine, ponendosi al servizio della soluzione politica, ovvero della creazione di una società comunista, la scuola non deve riproporre la società capitalista ma deve sostenere la lotta di classe e la rivoluzione proletaria, la scuola deve trasformarsi ai fini della trasformazione della società. COME DEVE AVVENIRE QUESTO CAMBIAMENTO? La pedagogia deve occuparsi di formare l’UOMO NUOVO: termini utilizzati da tutte le dittature novecentesche, sia che si parli del comunismo che di fascismo o nazismo, totalitarismi che avranno sempre come obiettivo l’idea di utilizzare la pedagogia per formare uomini nuovi, ovvero uomini che sostengono le idee delle dittature. Ovviamente le accezioni saranno diverse, però l’idea di uomo nuovo che deve cambiare sta sempre alla base. UOMO NUOVO CONCEPITO DA MARX ED ENGELS L’uomo nuovo secondo Marx e Engels è l’uomo che corrisponde all’uomo ogni laterale, colui che viene formato sia dal punto di vista intellettuale, sia dal punto di vista manuale, ha una formazione a 360 gradi, tanto nelle competenze intellettuali quanto nelle competenze manuali, questo per evitare che continui la dinamica per cui se sei 22 dentro un collettivo, ciò gli sarà molto utile anche una volta uscito dalle colonie perché si ritroverà nel collettivo sociale. Il messaggio che Makarenko vuole dare è che se educato nel collettivo l’uomo nuovo ha infinite possibilità, l’approccio di Makarenko è quindi estremamente ottimista, rispetto a tutti coloro che si ponevano in senso pessimista nei confronti della collettività delle colonia, ovvero i ragazzi di strada, Makarenko è l’unico a vedere ottimismo nei ragazzi, essi possono ancora diventare gli uomini nuovi della società comunista. Questa opinione è molto innovativa nell’epoca di Makarenko. IL CATTOLICESIMO ultima teoria non puerocentrica Nei primi anni del 900 vi è una scarsa presenza e incisività della pedagogia cattolica in Italia, infatti l’ultimo grande pedagogista di quel tempo fu Giuseppe Allievo, aveva una cattedra di pedagogia generale all’università di Torino, cattedra che lasciò nel 1912 per motivi di pensionamento. Egli mise fine a una tradizione importante di intellettuali cattolici la cui incisività fu molto forte, tanto da arrivare alla cattedra universitaria, dopo di lui bisognerà aspettare più di un decennio per trovare altri pedagogisti cattolici di un certo rilievo. Come mai non ci furono intellettuali cattolici che riuscirono ad essere incisivi nella riflessione intellettuale del tempo? Per due ragioni: - Frattura tra stato e chiesa, perché ancora aperta la cosiddetta questione romana (posizione di Roma: capitale del regno d’Italia da un lato e sede del potere temporale), che verrà chiusa solo con i patti lateranensi del 29, c’era tensione politica tra il Papa e il governo italiano. Inoltre dal 1887 la religione era diventata facoltativa nella scuola elementare, così come all’interno dei licei governativi era stata eliminata la figura del direttore spirituale, riferimento teologico dentro le scuole secondarie classiche. Tutte cose che segnalavano uno contrasto reciproco tra stato e chiesa. Nel 1874 Papa Pio IX aveva emesso il cosiddetto non expedit, invito ai cattolici di non votare, e di non partecipare quindi con il voto alla vita pubblica. Anche a livello pedagogico troviamo qualche problematica per gli intellettuali cristiani a incidere sulla situazione generale del paese. - Diffusione della cultura positivista, fine 800 si diffonde il positivismo anche nel nostro paese, mai digerito dalla chiesa, perché i positivisti ritengono che si possa fare a meno di dio. Ci sarà una sorta di interruzione del dialogo della cultura cattolica con la modernità, che era stato avviato in realtà a inizio 800 (cattolicesimo liberale, intellettuali cattolici che cercarono di dialogare con la modernità), ma la crisi con la modernità fece interrompere quel rapporto, cosi i pedagogisti cattolici non riescono più a produrre delle teorie pedagogiche di spessore, così per breve tempo, la situazione poi si sbloccherà. Nell’ambito 800esco definito da questa situazione di stallo(?) troviamo in realtà la presenza di una parte cattolica che continua a lavorare alla clemente, da chi continua a confrontarsi con la società. Dobbiamo distinguere tra: - Pedagogia cattolica colta, coloro che interrompono il dialogo con la modernità. Più attenta alla teoria piuttosto che alla prassi. Colta non fa riferimento al fatto che è destinata alla parte colta della società (borghesia) ma in riferimento al fatto che i pedagogisti che si occupano di questa area pubblicano tanto, teorizzano tanto, e le loro riflessioni vanno a contrastare la politica statale e laica. - Pedagogia cattolica povera, coloro che nei fatti lo continuano, non lo interrompono. A questo tipo di pedagogia fa riferimento Don Bosco. “Povera” perché è una pedagogia più attenta alla prassi (pratica) che alla teoria. Non presta molta importanza a ciò che sta accadendo a livello di riflessioni intellettuali (tensioni fra stato e chiesa) ma guarda alle esigenze della popolazione. Don bosco non fu un pedagogista nel senso che non fu un grande teorico dell’educazione, ma scrisse solo un manuale al termine della sua vita per lasciare un eredità ai suoi successori, per lasciare una testimonianza scritta di ciò che lui aveva fatto. Non a caso nell’800 nascono molte congregazioni religiose, ovvero per esempio i francescani, famiglie religiose che si ispirano a un santo per operare all’interno della società. Don Bosco 25 darà vita alla famiglia religiosa dei salesiani. Esse nascono nell’800 proprio nell’ottica di applicare una pedagogia a favore delle fette della società indigenti. (Donne sole, anziani, giovani devianti ecc..) 14/11/2022 SAN GIOVANNI BOSCO 1815-1888 Nasce nel 1815 a Castelnuovo d’Asti, oggi si chiama Castelnuovo don Bosco. Nasce in una famiglia contadina, radici umili e popolari. A soli due anni egli rimane orfano di padre, egli ha anche due fratelli, quindi dal punto di vista economico la famiglia ebbe delle difficoltà. Si racconta che Don Bosco ebbe molto presto la vocazione sacerdotale, ma la famiglia non poteva permettersi che uno di loro si fermasse per studiare, avevano bisogno di due braccia che lavoravano, quindi posticipò gli studi in seminario. Entro in seminario dopo i 20 anni, che per l’epoca era molto tardi, e fu ordinato sacerdote nel 1841. La sua proposta pedagogica è molto legata alla congregazione che forma, ovvero i salesiani e le figlie di Maria ausiliatrice (donne). Questi religiosi porteranno nel mondo la proposta di don bosco anche dopo la sua morte. Don bosco rappresenta la pedagogia cattolica povera di stampo 800esco. Egli fu educatore non pedagogista (pedagogia povera= pratica) non fu un teorico ma fu un uomo pratico. Pubblicò un solo manuale nel 77, non scrisse tanti libri di educazione, ne pubblicò uno solo con l’intento di tramandare ai salesiani e alle figlie di Maria ausiliatrice testimonianza del suo operato. Essa rappresenta una sorta di testamento, una guida educativa da seguire per continuare il suo operato. Muore nell’88 a causa di una polmonite e la chiesa cattolica lo riconosce come santo nel 1934. Film: siamo a Torino, nel cuore dell’800 in pieno periodo di industrializzazione, ciò ci fa capire qual’è il target a cui si rivolse don bosco. Qui vi era stato un forte processo di immigrazione verso le città, con l’intento di guadagnare qualcosa che gli garantisse di sopravvivere. Era un sogno quello di andare città, la speranza era quella di poter cambiare la propria vita. Il target era quello della gioventù, spesso a spostarsi dalle campagne alle città erano proprio i giovani, non si spostava tutta la famiglia. Il target di Don Bosco quindi è la gioventù povera ed abbandonata, tutti quei ragazzi che provenivano da famiglie umili e che si trovavano nelle città abbandonati a loro stessi, non avevano un accompagnamento adulto. Il fatto che si parli di giovani è molto importante, don bosco fu uno tra i primi ad occuparsi degli adolescenti, fino ad allora ignorati. All’epoca non vi era una fase di mezzo, prima si era bambini, e quando si era abbastanza grandi si andava a lavorare. I giovani di cui si occupa Don Bosco spaziano in diversi ambiti, possono essere giovani venuti dalle campagne per trovare lavoro, e che quindi, come detto prima sono rimasti soli, senza la famiglia, ma anche giovani carcerati, ragazzi che avevano compiuto reati. Si possono anche includere gli studenti che erano in città per compiere studi universitari e non. La categoria di Don Bosco quindi era una categoria piuttosto flessibile, giovani accomunati dal fatto di essere poveri o abbandonati perché senza accompagnamento adulto o di figure di riferimento. L’illuminazione di dedicarsi ai giovani abbandonati Don Bosco ce l’ha in carcere. Don Cafasso ebbe il merito di aver sostenuto Don Bosco nell’attività carceraria, slide dove ricorda il primo incontro con i cacerati. Un altra figura importante nella vita di don bosco fu la mamma Margherita Occhiena, accompagno don bosco durante la sua carriera spirituale, tanto che essa è stata beata a sua volta. Altre scene tratte dal film: egli coinvolge i ragazzi attraverso attività ricreative svolte all’interno di un convitto, la sua attività non è proprio ben vista dagli altri religiosi. L’attività di don Bosco si sviluppa la domenica giorno in cui i ragazzi non lavorano e non studiano, quindi questa attività parte molto lentamente. Don Bosco riesce ad attirare i ragazzi poiché sulla locandina oltre a scrivere che impareranno a leggere e scrivere, dice anche che faranno merenda con lui. Il fare merenda ha una valenza educativa molto fondamentale, perché è un momento di condivisione e soprattutto non dovevano più andare a rubare, era un invito alla speranza, che potesse andar meglio. Inoltre, proporre solamente attività come la lettura o la scrittura non li avrebbe convinti ad andare, la merenda quindi svolge 26 anche funzione di escamotage. La sua prima iniziativa don Bosco la realizza in questo convitto, che però gli sta stretto poiché non permette ai ragazzi di esprimersi in totale libertà e inoltre non gli permette di agire in maniera continuativa, dal lunedì al venerdì. Per cui don Bosco cerca uno spazio più adatto al suo progetto educativo, e lo trova all’interno di una cascina abbandonata in una periferia di Torino (Valdocco, riconosciuta come la prima sede del primo oratorio di don Bosco 1846). Qui don Bosco decide di dedicarlo a una figura di un santo, ovvero san Francesco di Sales, un santo a cui don Bosco era molto devoto, da qui il nome dei salesiani. San Francesco di Sales era molto caro a don Bosco per un metodo alternativo che lui adotta per portare tra la gente il messaggio evangelico, ovvero attraverso il volantinaggio, e così fa anche don Bosco per promuovere l’oratorio. L’oratorio non nasce però con don Bosco, nasce in realtà nel 1500 a Roma, ed è riconducibile all’attività di san Filippo Neri, egli crea questi oratori pensando a un connubio felice tra attività di catechesi e attività ricreative. Però don Bosco ebbe il merito di riproporre questo tipo di oratori, ridando loro nuova vita e sviluppando meglio la proposta idealizzata da san Filippo Neri. L’obiettivo educativo dell’oratorio è quello di formare buoni cristiani e onesti cittadini, da un lato la missione evangelica non manca, prima di tutto l’oratorio è luogo di formazione cristiana, e dall’altro abbiamo anche la formazione civile, si formano quindi l’uomo cristiano e l’onesto cittadino. Questi due elementi sono in stretta correlazione, non può esserci l’uno senza l’altro. PROPOSTA PEDAGOGICA DI DON BOSCO Di fianco all’attività catechistica mette anche un attività ricreativa, come si vede nelle immagini i ragazzi non solo facevano merenda, ma giocavano, interagivano tra di loro. Il gioco è un attività anche di educazione. Si fa si che i ragazzi possano vivere la loro adolescenza, che possano svagarsi e per liberarsi dalle angosce. Vi è una proposta che tocca il catechismo, il gioco ma anche l’istruzione, perché egli proporrà dei momenti di avvio alla lettura e alla scrittura, per chi non aveva mai avuto l’occasione di studiare, ma anche dei momenti di istruzione più avanzati per chi era già stato introdotto nel mondo scolastico, e poi ancora avvierà un percorso di formazione professionale, per inserire i ragazzi nel mondo del lavoro. Introduzione della ginnastica, per mantenere il proprio corpo in attività, momento di sfogo e nello stesso tempo di educazione igienica e di cura della propria fisicità. Infine il canto, si cantava per svagarsi e per pregare. Si tratta quindi di una proposta realmente integrale, non ci si limitava alla formazione religiosa, ma coinvolgeva altre sfere. Don Bosco, pur non essendo pedagogista, aveva capito che l’oratorio doveva rispondere a queste necessità dei ragazzi, non era il catechismo l’unica soluzione, e soprattutto solo offrendo svariate attività i ragazzi poi si sarebbero aperti all’attività catechistica. Anche l’educatore, per raggiungere un determinato obiettivo, deve raggiungere degli step intermedi, essi aiutano l’educatore ad avvicinarsi all’obiettivo finale. SLIDE all’interno dell’oratorio di Valdocco si aprirono svariate attività, che don Bosco propone per stare al passo con la modernità e con le necessità dei ragazzi che nel corso degli anni manifestavano; per esempio: - Scuole domenicali e serali, bisogno di istruzione dei giovani. - Ospizi e pensionati per apprendisti e studenti, dare un accoglienza a ragazzi che erano soli. - Collegio-internato con lavoratori artigianali. - Classi scolastiche per studenti. - Piccoli seminari per vocazioni ecclesiastiche. Don Bosco incontra molte difficoltà, perché riunire dei giovani, alcuni dei quali con un passato burrascoso, c’era la paura di una rivolta, e che quindi da questo oratorio potesse nascere del disordine sociale, ma lui va avanti con il suo progetto e continuerà a sostenere che i giovani abbiano bisogno di sentirsi amati. 15/11/22 PRINCIPI EDUCATIVI di don Bosco 27 Egli sostiene che la scuola debba dare al soggetto un numero di conoscenze in modo di autoalimentarsi, ciò è possibile solamente quando si assicura al soggetto la padronanza sulla struttura delle discipline, per far si che gli aspetti cognitivi della persona siano potenziati, la scuola deve assicurarsi che il bambino comprenda la struttura della disciplina, questa struttura, una volta fatta propria, consentirà al bambino di avere degli apprendimenti, a volte condotti anche in autonomia. La struttura è la base della disciplina e dell’insegnamento. Una volta ottenuta la struttura, il bambino, avrà una solida base dalla quale partire per sviluppare ulteriori apprendimenti. Egli per struttura intende l’idea generale o l’insieme dei principi fondanti una determinata disciplina e si è in grado di applicarla in situazioni nuove secondo il principio della trasferibilità. La struttura una volta appresa può essere trasferita da un ambito all’altro. SLIDE il concetto di struttura. Bisogna padroneggiare la struttura delle discipline per avere accesso a contenuti più sofisticati; c’è quindi un attacco a Dewey perché siamo in una società in cui il sapere progredisce talmente tanto velocemente che è impensabile ad arrivare ad avere un sapere enciclopedico, allora non essendo possibile un sapere enciclopedico, la scuola deve investire sull’apprendimento delle strutture. La pedagogia di Bruner è quindi definita pedagogia strutturalista. COME INSEGNARE LA STRUTTURA? Qui entra in gioco il cosiddetto concetto di rappresentazione, egli individua tre modalità principali attraverso cui ogni soggetto interiorizza la realtà: - Rappresentazione attiva, la realtà è interiorizzata mentalmente tramite le azioni a cui rimanda. (Dal filmato i bambini dividono la torta a fette.) - Rappresentazione iconica, la realtà è rappresentata tramite immagini. (Dal filmato i bambini disegnano una torta) - Rappresentazione simbolica, la realtà è rappresentata attraverso i simboli, simbolo per eccellenza è il linguaggio. Si tratta di qualcosa di concreto…. che poi diventa astratto la realtà viene interiorizzata attraverso queste tre modalità di rappresentazione. Questo procedere per gradi è qualcosa che rimanda a Piaget, egli affermò che il bambino passa da dagli stadi psicologici .. la differenza tra i due è che Piaget aveva un idea molto più schematica di questa fasi mentali, egli evidenziava una successione stadiale geneticamente fissata.(?) Bruner, invece, afferma che questi stadi esistono, ma la progressione di questi stadi non è così rigida come la vedeva Piaget. Queste rappresentazioni convivono nell’individuo e che emergono in diversi momenti della vita, non sono uguali in ogni persona, non c’è una predeterminazione. Esempio: rappresentazione iconica, rappresentazione per immagine, alcuni di noi tutt’oggi abbiamo una forte memoria fotografica, non è una cosa che ci abbandona in base alla fase…. Il ragionamento che ci invita a fare Bruner è che tutto può essere insegnato a tutti a qualsiasi età purché il contenuto sia tradotto in forme di rappresentazione adatte al soggetto (?). Devo, quindi, saper adottare il metodo di rappresentazione più adatto a quella persona. Quindi la struttura si insegna utilizzando di volta in volta le rappresentazioni in base……. Impostazione della didattica: - Il programma spirale, la scuola deve sforzarsi di ripetere i medesimi contenuti di volta in volta però sempre meglio approfonditi. … programma a spirale ci da l’idea di qualcosa che ritorna - La pratica del problem solving, è utile proporre allo studente alcuni problemi e aiutare lo studente a risolvere quei problemi, la risoluzione dei problemi consente l’apprendimento di certe condizioni. Molto simile al pensiero riflessivo di Dewey. - Fondamentale è la dimensione ambientale motivazionale, che è in grado di accelerare o ritardare gli apprendimenti. È compito dell’educatore svolgere la funzione di impalcatura del ragazzo, deve consigliare e supportare il ragazzo, questo sostegno facilita l’apprendimento, aiuta il ragazzo a fare sempre meglio; se 30 l’impalcatura viene meno sarà meno motivato. Se ho una persona che mi sostiene nel mio percorso educativo sarò più motivato ad andare avanti. - Da “saggi per la mano sinistra” titolo che indica che l’insegnamento non deve basarsi solamente su argomentazioni logiche, che si rifà all’intelligenza logico matematica, ma l’insegnamento deve anche riferirsi a un altra riflessione, quella dell’intuizione, della creatività e dell’arte. Quindi l’insegnamento non deve stimolare solo la parte sinistra dell’emisfero…, ma anche l’emisfero destro, quello creativo ed intuitivo. 22/11/22 EDGAR MORIN È filosofo e sociologo francese, ci troviamo negli anni 80 del 900. Gli studiosi di quest’ambito indagano un processo culturale e sociale denominato di complessità, ovvero hanno iniziato a parlare dell’esistenza di una società complessa, e hanno sviluppato una seria di ipotesi e ragionamenti sulle caratteristiche di questa società complessa. La risposta è che la società del loro tempo è complessa perché caratterizzata da rapidi e profondi mutamenti, determinati da un inarrestabile progresso scientifico e tecnologico. La società complessa degli anni 80 del 900 è in realtà la stessa idea di società complessa che noi viviamo oggi, per esempio le rivoluzioni tecnologiche, sono sempre soggette a mutamenti, oppure il mondo si è rimpicciolito e le distanze si sono accorciate, cosa succedeva dall’altra parte del mondo noi lo venivamo a sapere settimane dopo, le comunicazioni erano molto più complicate, non c’era la globalizzazione. Altro esempio i social media, hanno un grande ruolo di accorciare le distanze e di farci percepire nella globalità di una società che non finisce nei confini della mia casa, del mio paese, della mia realtà. Gli studiosi di fine 900 affermano che è necessario cambiare il modo di guardare la società per non esserne schiacciati. È necessario ragionare non più per certezze ma per possibilità, le cose corrono talmente velocemente, che dobbiamo considerare che il fallimento/errore/critica può esistere, proprio perché le sfide che mi pone la società sono molteplici. Noi viviamo in una complessità che tende ad essere banalizzata, invece i pensatori ci dicono di non pensare in maniera lineare, perché se mi illudo e faccio un pensiero lineare incorro nel fallimento, la realtà è diversa, e se io sono pronta ad accogliere la complessità della realtà l’impatto sarà meno feroce. Quindi nella società complessa in cui vivo è possibile incontrare il fallimento proprio perché le sfide che mi pone la società sono molteplici e c’è un continuo cambiamento. Morin ha puntato l’attenzione sulle sfide della società complessa. Dall’articolo slide: interesse globale verso il mondo e la presa di responsabilità di essere cittadini di questo mondo, vivendo in questo mondo complesso bisogna mettere in conto il proprio fallimento, proprio perché difficile, ma nello stesso tempo bisogna anche armarsi degli strumenti giusti per affrontare la complessità, ed è necessario affrontarla insieme agli altri. La complessità a cui la scuola risponde in modo sbagliato, proponendo materie sempre più specialistiche mentre dovrebbe rendere i soggetti capaci di avere una visione globale della società e dei suoi problemi. Il progresso economico e tecnologico tipico della società complessa tende a dimenticarsi di tutto l’aspetto umanitario che l’educazione deve tornare a valorizzare, non bisogna dimenticarsi dell’essere umano. La sfida più impegnativa a cui sono chiamate le società complesse è una riforma del pensiero, inteso come modo di impiegare l’intelligenza umana. Lo specifico obiettivo educativo deve essere quello di formare una testa ben fatta, definizione di Morin che diede il nome anche a una delle sue opere più famose. Formare la testa ben fatta è una definizione che si appoggia a una citazione di Montagne, egli affermò “è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”, è inutile riempire la testa di saperi, di conoscenze, se poi il soggetto non è in grado di organizzare e utilizzare queste conoscenze. La società complessa richiede al soggetto la capacità di utilizzare 31 al meglio le informazioni che ha accumulato nel tempo, scegliere quelle idonee a un determinato momento storico. Egli entra ancora più nel dettaglio affermando che formare una testa ben fatta si basa su tre pilastri: - Una buona attitudine generale, è necessario sostenere l’attitudine al sapere del soggetto, ogni persona ha una propensione al conoscere, al fare esperienza. I processi educativi devono sostenere questa propensione, e ciò avviene dando corda alla curiosità infantile, far si che il bambino sia libero di esprimersi e di esplorare il mondo. Diversamente bloccare la curiosità infantile e spegnere l’iniziativa del bambino significa spegnere la sua sua attitudine generale al sapere, l’attitudine, quindi, è uno slancio naturale che ognuno ha verso il sapere, la conoscenza, ovvero approcciarsi alla propria realtà, far si che la realtà diventi un ambiente pieno di stimoli che mi aiutano a lavorare a livello intellettuale. - Investire sulla padronanza dei processi di contestualizzazione, significa saper calare in un contesto in una certa realtà quello che studiamo e capire anche che ogni azione ha delle conseguenze, è necessario far capire ai bambini che tutti gli eventi non sono fini a se stessi, ma la loro portata va oltre l’evento stesso, ma ha conseguenze che possono arrivare a toccarci da vicino. Es guerra in ucraina, se contestualizzo la guerra capisco che essa non riguarda solo l’ucraina, ma per tutti gli stati ci saranno conseguenze, far capire al bambino che all’interno della società complessa tutto ciò che succede lo riguarda. Contestualizzazione= Capacità di leggere i processi nel contesto mondiale e della complessità. - L’apprendimento di saperi interdisciplinari, se si continua a concepire la scuola come un processo che nel corso del tempo va sempre più a specializzarsi si arriva a livelli talmente alti di specializzazione che poi si perde di vista tutto il resto e non si è in grado di vivere in una società complessa, è necessario, invece, puntare alla globalità delle cose, secondo molti punti di vista diversi. È necessario formare delle teste ben fatte per andare a costruire quella che lui definisce la società mondo, ovvero la società di tutti gli uomini di tutto il mondo, è una società planetaria che comprende tutti gli uomini che vivono in tutti i continenti. Questo tipo di società ha le seguenti caratteristiche: - Abitata da cittadini attivi e responsabili, educati alla solidarietà fra gli umani, con la natura e con il cosmo. Solo un tipo di società solidaristica può affrontare la società complessa, che si occupa di tematiche anche inerenti alla natura e al cosmo, bisogna essere cittadini del pianeta, è necessario che i cittadini siano consapevoli della complessità in cui si vive e che cercano anche di governare questa complessità. Morin già negli anni 80 invitava i cittadini più attivi e responsabili, e l’educazione ha il compito di formare questo tipo di cittadino. SLIDE 28/11/22 FREIRE E DON LORENZO MILANI Li affrontiamo insieme perché il loro pensiero è collegato, potremmo definirli i pedagogisti della parola. Il collegamento è di tipo simbolico, entrambi ebbero una certa prospettiva nei confronti della pedagogia. Freire opera in Brasile, mentre don Lorenzo Milani ha operato in Italia, operarono quindi in due contesti e paesi diversi. .. LA LORO PROPOSTA PEDAGOGICA Nella loro proposta pedagogica la parola è centrale, la parola sta ad indicare la lingua, il linguaggio. Dare centralità della parola significa un educazione finalizzata a dare la parola, il linguaggio, alle persone; rendere le persone capaci di esprimersi attraverso il linguaggio. Le persone a cui Freire e Milani si riferiscono sono le persone che non possono essere istruiti o educati, gli analfabeti, coloro che non hanno avuto il privilegio di saper usare la parola, è una proposta trasversale a tutte le età. (Rivediiii) si riferiscono quindi alle fasce più umili della società, perché chi apparteneva ai ceti più alti aveva avuto la fortuna di avere un istruzione. Questa questione…. È 32 per fare attività di evangelizzazione e per fare messa. Una volta arrivato a San Donato, egli nota che gli abitanti del posto facevano molta fatica a recarsi in chiesa, non andavano volentieri, se ci andavano, andavano più che altro per dovere, più che per reale affezione alla chiesa. Allora egli capì di doversi avvicinare alla popolazione, per capire quali fossero i loro reali bisogni. Incontrò gli abitanti nelle loro case, li andò a visitare porta a porta e prese appunti minuziosi di questi colloqui, rilevò anche dati statistici di questa popolazione; il dato che più richiamò la sua attenzione, era relativa grado culturale della popolazione adulta, egli si accorse che in pochissimi arrivavano alla terza elementare, e molti altri non avevano proprio frequentato la scuola (nonostante dopo la 2GM la scuola fosse obbligatoria fino ai 14 anni, ma molti non rispettano questa legge). Egli si accorse che la sua missione evangelica si scontrava con la forte povertà culturale dei parrocchiani. Don Milani si chiede come poter far comprendere ai parrocchiani l’esistenza di Dio se non sanno ne leggere ne scrivere, la popolazione non va a messa perché tanto loro non capiscono l’omelia del sacerdote e le letture sacre. Le uniche persone che vanno, vanno solo per recitare a vuoto qualche preghiera, quindi è un evangelizzazione che cade a vuoto, è fine a se stessa. Egli intuisce quindi, che prima dell’istruzione religiosa era necessario occuparsi dell’istruzione civile. L’alfabetizzazione del popolo era quindi propedeutica all’attività pastorale. Ecco perché don Milani avvia nei locali della parrocchia campagnola la sua scuola popolare, scuola popolare significa scuola per gli analfabeti, dedicata ad avviare il popolo alla lettura, alla scrittura e al fare il calcolo. L’intento di questa scuola è dare la parola ai poveri ecco perché la sua pedagogia è chiamata della parola e popolare, perché racchiude una dimensione in cui si vuole dare finalmente la parola al popolo. La parola per don Milani ha lo stesso significato di Freire, dare il linguaggio ai poveri. La sua scuola è aperta a tutti, bambini, ragazzi e adulti. Aperta a tutti significa anche che è una scuola non di orientamento confessionale (si fonda su una confessione religiosa), ovvero non è una scuola di catechismo, come invece ci si aspetterebbe da una sacerdote. La scuola doveva essere aperta a tutti, anche perché in campagna molte persone erano di orientamento comunista, al tempo si fronteggiavano i democristiani e i comunisti, e se eri di orientamento comunista difficilmente eri anche cattolico; per cui limitare la propria proposta ai cattolici avrebbe voluto dire buon parte del popolo a cui invece lui rivolgeva le sue attenzioni, non vuole escludere nessuno. Nella scuola di don Milani non c’era neanche il crocifisso, altrimenti chi non credeva non avrebbe più partecipato all’attività. Ecco quindi perché il clero non approvava molto le sue idee. PROSPETTIVA POLITICA dare la parola alla popolazione aveva la finalità di istruirla e di farla accedere al vangelo, ma allo stesso tempo aveva un obiettivo politico: l’emancipazione, svincolare il popolo dall’oppressione. Gli abitanti di questa campagna erano sottomessi e oppressi ai potenti. Attraverso la piena consapevolezza del significato delle parole le persone potevano emanciparsi. METODO DIDATTICO DI DON MILANI La lezione veniva costruita insieme a partire dalla quotidianità di vita delle persone, si partiva dai loro interessi, problemi e necessità. Un attività tipica della scuola di san donato era la lettura del quotidiano, le persone non devono essere isolate dal mondo, devono conoscere quello che accade nell’ambito politico e culturale del tempo. Si leggeva quindi il quotidiano e si discuteva su ciò che si era letto. Ciò consentiva di formulare un pensiero critico, si legge e si riflette criticamente su ciò che si legge, si diventa consapevoli della realtà, delle ingiustizie che spesso riguardano la popolazione; quindi la formazione di proprie idee. Un altra attività proposta da don Milani erano le conferenze del venerdì, ovvero si invitavano dei conferenzieri, giornalisti, politici ecc.. una persona di cultura. Qui veniva fatta un intervista, gli veniva chiesto di esporre un argomento e chi partecipava alla conferenza poteva intervenire con una serie di domande. Ovviamente i ragazzi di don Milani non arrivavano impreparati, ma giorni prima raccoglievano informazioni riguardanti il tema rappresentato alla conferenza, in modo che poi potessero essere precisi sul tema e 35 dunque potessero arricchire la loro cultura. La conferenza del venerdì è diventata un occasione di esercizio della parola. In questi momenti si mettevano alla prova; la parola fino ad allora studiata trovava applicazione e esercizio nella conferenza del venerdì. Anche queste idee furono viste come sovversive dal clero cattolico, motivo per cui nel 54, sette anni dopo l’arrivo a san donato, don Milani fu trasferito a Barbiana dal clero cattolico. È come se don Milani fosse stato punito dal clero, e lo spostamento a Barbiana consisteva nella sua punizione, il clero pensava che una volta trasferitosi qui lui avrebbe smesso di fare questo tipo di attività innovative. 5/12/22 BARBIANA Era il 1954 quando don Milani viene trasferito a Barbiana, viene mandato qui per interrompere i suoi progetti in corso a san Donato di Calenzano, perché dare la parola alla popolazione è un pericolo. Il clero fiorentino isola don Milani per bloccare il suo pensiero che era fuori dalle righe. Era un religioso fuori dai canoni (no educazione religiosa a scuola, no crocifisso). Inoltre, dal punto di vista politico, durante le elezioni del 53 lui non solo non consigliava ai suoi parrocchiani di votare per la democrazia cristiana, ma a volte si esprimeva a favore del partito comunista, quindi il fatto di essere politicamente schierato non aiutava per nulla la sua posizione. Per tutte queste ragioni lo isolano a Barbina. CITAZIONE SLIDE una scuola praticamente inutile, non ha nessun valore a livello di loro personale riscatto sociale. Qui don Milani apre un altra scuola popolare, non però destinata a tutti, ma destinata solo ai ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, prima differenza rispetto all’esperienza di San Donato. Questa scuola è molto seria e molto rigorosa, dato molto importante. Ciò lo testimonia l’orario scolastico: la scuola c’era tutti i giorni, tutto il giorno, e la domenica non era esclusa. Era una scuola senza interruzioni, non era quindi una scuola facile o banale, che richiedeva poco ai suoi studenti. CITAZIONE DALLA PROF molto meglio andare a scuola tutti i giorni che andare a lavorare nei campi, cosa che invece facevano i ragazzi fino a quel momento. Offriva strumenti di riscatto. Era una vera e propria scuola privata, con un accezione diversa da quella abbiamo oggi, era una scuola non gestita dallo stato, che dava un’istruzione a chi la frequentava, ma che richiedeva agli stessi di fare degli esami presso la scuola pubblica per raggiungere il titolo. Questi ragazzi quindi frequentavano la scuola popolare di don Milani e poi sostenevano l’esame nella scuola pubblica per avere il diploma. Don Milani non aveva un programma preciso, gli insegnamenti erano di varia natura, geografia, storia, italiano ecc.. materie che variavano in base ai loro bisogni e alle loro necessità. La solidarietà all’interno della scuola popolare era altissima (dal testo: se un ragazzo non aveva capito un argomento, non si andava avanti finché non l’avesse appreso), si puntava molto sul lavoro di squadra, sull’aiutarsi a vicenda. C’erano dei maestri e dei professori che volontariamente si erano donati ala causa di don Milani, ma accanto a loro vi era anche la pratica del mutuo-aiuto, quindi il più grande aiutava il più piccolo. I più grandi diventavano a loro volta maestri dei più piccoli. Particolarità della scuola di Barbiana: studio delle lingue straniere e viaggi all’estero. Sono novità perché si torna alla questione dell’importanza della parola, non più limitata alla parola italiana ma ampliata alla lingua straniera, ragazzi che non solo imparavano la lingua nazionale, ma che imparavano anche l’inglese, il francese e il tedesco, cosi che potessero proseguire gli studi all’estero, si cercava la fortuna costruendosi prima un bagaglio di strumenti, dandomi la possibilità di aver una vita dignitosa all’estero. Se vado all’estero e anche li conduco la stessa vita che conduco anche in Italia tanto vale rimanerci; prima si forma lo studente insegnandogli la lingua straniera, poi con gli strumenti acquisiti lo studente sarà pronto ad andare all’estero. I viaggi servivano proprio a visitare le altre città, conoscere la cultura del posto, conoscere come funzionava la società in altre città, diverse da quelle italiane. Questa è una cosa rivoluzionaria, perché si tratta di ragazzi dello strato più umile della società, e grazie a don Milani hanno valicato i confini nazionali. 36 La scuola per don Milani era impostata sulla solidarietà: I CARE, mi importa, ho a cuore.. i miei compagni, del mio percorso formativo. Questo si oppone al motto fascista: me ne frego. Il motto è in inglese perché collegato all’insegnamento di lingue diverse da quella nazionale. LETTERA A UNA PROFESSORESSA 1967, esattamente nell’anno della morte di don Milani, viene pubblicata “lettera a una professoressa”. Quest’opera non è scritta da don Milani, ma scritta dai ragazzi della scuola di Barbiana, ovviamente sostenuti da don Milani. Questo proprio perché vigeva nella scuola lo spirito collaborativo. Dal testo: ex-allievo scrive una lettera a una professoressa della scuola magistrale. Questo ex-allievo viene ripetutamente bocciato da questa professoressa. Ovviamente questa lettera non è realmente indirizzata a un singolo insegnante, ma ci si rivolge a tutti quegli insegnanti che hanno bocciato gli studenti di don Milani. Questa lettera prende come capro espiatorio questa insegnante, ma in realtà si rivolge a tutti gli insegnanti fatti con lo “stampino”. Critica alla scuola che scarta, Mutuo incensamento= i più bravi vanno a scuola e sono formati dai più bravi insegnanti, catena continua che tiene dentro solo i ricchi. NON SIATE RAZZISTI concezione diversa da quella del giorno d’oggi, distinzione tra poveri e ricchi. Don Milani e i suoi ragazzi ci stanno dicendo che la scuola del tempo era una scuola estremamente selettiva, escludeva i figli del popolo e promuoveva solo i figli dei ricchi. All’interno del testo chiama Pierini i figli dei ricchi e i Gianni i figli del popolo. Il meccanismo selettivo di cui lui parla era un meccanismo selettivo a seconda della provenienza sociale del giovane, non era na selezione rispetto ai contenuti dell’insegnamento, ma veniva lasciato fuori chi non aveva la base culturale di partenza, ovvero i figli del popolo. Il Gianni non avrebbe mai raggiunto i livelli del Pierino; l’insegnate dava sempre 4 perché il povero (il Gianni) non aveva le stesso opportunità del Pierino. Allora don Milani propone una scuola che non sia più selettiva, ma una scuola che vada in contro alle esigenza dei tanti Gianni, una scuola che non chiuda gli occhi di fronte ai più poveri, ma che richieda a loro ciò che loro possono effettivamente dare, è inutile chiedere a Gianni di arrivare ad alti livelli culturali, perché lui non ha le basi di partenza per farlo, sarà difficilissimo che ci arrivi. CITAZIONE DALLA PROF il figlio del dottore (Pierino) scrive bene, sa già pronunciare le parole, secondo l’insegnante, ma questo per forza, perché parlano lo stesso linguaggio, si capiscono. La lingua che parla Gianni, invece, è quella del suo babbo. Il figlio del dottore parte già da un livello più alto del Gianni, ma non per questo lui ha sempre diritto ad essere promosso e il ragazzo del popolo bocciato. Bisogna riformare la scuola del tempo. Lui non condanna la scuola come istituzione, non afferma che la scuola non ha senso, ma afferma invece che la scuola ha senso nel momento in cui viene riformata, la scuola deve far fronte alle esigenze di tutti, anche a quelle dei più poveri. Siamo negli anni 60, l’obbligo scolastico al tempo era fissato a 14 anni, i ragazzi erano chiamati a completare la scuola media. La scuola media unica, uguale per tutti, come l’abbiamo frequentata noi nasce nel 62, proprio negli anni in cui don Milani operò. La necessità di avviare la scuola media unica nasce dal fatto che nei decenni precedenti esistevano due tipi di scuola media, la scuola media vera e propria e quella di avviamento professionale. Chiaramente questo doppio indirizzo serviva a distinguere il percorso formativo dei poveri da quella dei ricchi. Chi faceva la scuola di avviamento professionale serviva poi per proseguire al lavoro, mentre chi faceva la scuola media vera e propria veniva poi avviato agli studi. Questo è un tentativo di democratizzazione della scuola, un unico percorso per tutti, significa una scuola democratica uguale per tutti, non c’è più distinzione in partenza. Nella stessa classe sono riuniti i figli del popolo e figli delle classi benestanti. Questa idea nasce da un articolo della costituzione, tutti potevano accedere ai più alti livelli dell’istruzione (art 34). L’articolo cerca di diventare concreto tramite l’istituzione della scuola media unica 37
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