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Storia della rivolta di Pugačëv (Aleksandr Puškin), Sintesi del corso di Storia della Russia

Sintesi del testo, ormai introvabile in edizione italiana, "Storia della rivolta di Pugačëv" di Aleksandr Puškin. Interessante fonte di (quasi) prima mano per conoscere l'ultima grande rivolta russa prima del XX° sec. Esame di Storia della Russia e dell'Europa Orientale sostenuto in Unige con votazione 30 e lode.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 22/08/2021

AntonioE.
AntonioE. 🇮🇹

4.5

(54)

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Scarica Storia della rivolta di Pugačëv (Aleksandr Puškin) e più Sintesi del corso in PDF di Storia della Russia solo su Docsity! Storia della Rivolta di Pugacev di Alexander Puskin Alexander Puskin (1799-1837) nato da nobile famiglia, tra le sue opere principali Boris Godunov (per il teatro), il romanzo “La figlia del capitano”, i poemi “Ruslan e Ludmilla” e “Eugenio Oneghin”. Operò all'epoca di Nicola I e per un certo periodo ebbe anche problemi con le autorità venendo condannato al confino. Puskin scrive quest'opera nel 1834 e cioè quando alcuni dei testimoni erano ancora in vita. Egli analizza principalmente documenti prodotti dal governo e molti di questi furono a lungo secretati per lungo tempo e lo stesso Puskin non ne ebbe accesso. Capitolo I: Origine dei cosacchi dello Jaik e vicende connesse a Stenka Razin. Lo Jaik cambiò nome in Ural all’epoca di Caterina II: parte dagli Urali e sfocia nel Mar Caspio. Attraversa parte della Bashkiria mentre fa da confine ad Est con le terre dei kirghisi. Nel XV sec. i cosacchi del Don iniziarono a fare delle scorrerie fin quando non si stabilirono stabilmente a Kolo-vràt-nojè, non lontano da Uralsk. Questi cosacchi in genere prendevano poi mogli tatare. All’epoca di Michail Romanov, primo zar della dinastia, si posero sotto la protezione di Mosca ma vennero richiamati all’ordine per i loro saccheggi alle navi persiane sul Caspio. Un tentativo di saccheggio vi fu anche nei confronti del Khanato di Chiva con i capi cosacchi Neciaj e Sciamaj ma si risolse in un disastro. Dopo di allora i cosacchi dello Jaick si abituarono alla vita civile cessando i saccheggi e prestarono servizio nell’esercito. All'epoca della rivolta di Stenka Razin i cosacchi dello Jaik non si unirono alla sollevazione ma considerarono Razin un nemico. Una sollevazione dei cosacchi dello Jaik avvenne però nel 1720 quando Pietro il Grande cercò di integrarli nell’esercito regolare ma la rivolta fu domata dal colonnello Zachà-rov. Pietro I nominò da allora l'ataman dei cosacchi dello Jaik ma una parte dei cosacchi elesse un proprio ataman, Longhi-nov, in contrapposizione a quello ufficiale. Una sollevazione si ebbe anche nel 1766-67 a causa di alcune trattenute ingiuste che a giudizio dei cosacchi venivano effettuate sui loro sussidi. Un'ulteriore rivolta vi fu nel 1771, sotto la guida di Kirpi-cnikov, quando tra i cosacchi si sparse la voce che il governo voleva creare tra loro reparti di ussari e dunque essi non avrebbero più combattuto alla cosacca guidati da ufficiali cosacchi. I cosacchi inoltre si rifiutarono di fermare la fuga di clan calmucchi verso le terre kirghise. In questa rivolta furono uccisi Trauben-berg e Tambovzev, due membri della commissione d’inchiesta istituita per accertare le colpe nel caso degli stipendi non pagati. Questa prima rivolta fu poi sedata da Frejman. La vecchia amministrazione cosacca fu sciolta e a capo dei cosacchi dello Jaick fu posto il tenente colonnello Simonov. La rivolta del 1771 si legò ad una sollevazione di calmucchi: qui Puskin sottolinea la corruzione delle amministrazioni locali. I calmucchi erano una delle etnie più pacifiche dell'impero, si erano sottomessi volontariamente allo zar Aleksej nel 1649 ma erano vessati dalla protervia dei comandanti militari locali. Caratteristica fondamentale dei cosacchi è il desiderio di vivere secondo le proprie leggi e di autogovernarsi eleggendosi da loro i propri ataman. La rivolta del '71, ancorché sedata, lasciò una certa agitazione tra i cosacchi e si saldò all'insoddisfazione delle etnie minoritarie dell'impero dopo che l'esperienza riformatrice di Caterina si chiuse a causa della V° Guerra Russo-Turcha. Capitolo II: Comparsa di Pugacev Fu in questo contesto di tensione che giunse Pugacev. Arrivato come mercante di pesce, fu ospite di Denìs Pianov ed iniziò a sobillare i cosacchi ed a convincerli a dirigersi verso la Turchia. Egli promise ad ogni cosacco dieci rubli al mese di paga e altro denaro una volta giunti in territorio ottomano. Pugaciov venne catturato a Volgsk (su di lui pendeva una condanna per diserzione). Per Puskin era egli uno starover (dà questa appartenenza religiosa come certa ma così non è nella realtà) dotato di un falso passaporto polacco ed era intenzionato a stabilirsi sul fiume Irghiz. Pugacev venne poi mandato a Simbirsk ma riuscì a fuggire nel giugno 1773. Inizialmente egli prospettò il piano di dirigersi verso le terre ottomane come già aveva fatto l’atamano cosacco Nekrasov durante il regno di Anna, il quale aveva portato Îì dei cosacchi che poi erano rimasti sotto la Sublime Porta fino all’epoca di Nicola I. Scartata peò questa ipotesi i cosacchi diedero vita ad un'altra rivolta convincendo Pugacev a spacciarsi per Pietro III (per Puskin dunque l’idea dell’impostura non fu di Pugacev). In casa di Kozevnikov, un cosacco poi catturato dalle autorità e presos il quale era stato condotto da Ivàn Zarubin, egli elaborò, quindi il racconto della propria impostura proclamandosi Pietro II e racccontando una serie di avventure (tra esse anche un viaggio ad Istanbul) tra cui un arresto ed una liberazione grazie alla corruzione. Egli dichiarò anche di non avere voglia di regnare. Kozevnikov venne però arrestato e ciò accelerò il piano. Il 18 settembre 1773 i ribelli presero Jaicki gorodok grazie al passaggio nelle file dei ribelli dei cosacchi di stanza in città per poi muoversi verso l’orda cosacca dello Ilek che venne convita a schierarsi con lui grazie ad un proclama che prometteva terra e la libertà per i vecchi credenti. Pugacev entrò poi in contatto con il khan kirghiso di Nurali sperando in un’alleanza con lui che non si concretizza in quanto i kirghisi si mantengono neutrali tra Pugacev ed il governatore di Orenburg Reisendorp. Il 26 settembre prese Nizhne-Osiornajà difesa con coraggio dal maggiore Charlov, impiccato nonostante fosse mezzo morto per le ferite riportate in battaglia. La vedova di Charlov fu poi violentata da Pugacev. Il 27 settembre, anche grazie ad un incendio, cadde la fortezza di Tatìscevo e il capo dei difensori Elaghin venne scuoiato vivo. Il 29 settembre venne presa senza difficoltà Cernocenskaja. Il 3 ottobre si diresse verso Orenburg. In tutti questi casi i successi di Pugacev furono favoriti dalla paura di combattere o dall'incompetenza degli ufficiali russi come Bilov. Puskin sottolinea la crudeltà di Pugacev (come nel caso di Elaghin o nella violenza verso la vedova di Charlov), nonché la sua irriconoscenza come nel caso del viallaggio tartato di Karcialè nel quale uccise il padre dell'ataman dal quale si era recato a pranzo. Capitolo II: misure del governo Ad inizio ottobre 1773 Pugacev poteva contare sulla cooperazione di diversi clan calmucchi e bashkiri nonché sulla simpatia di molta della popolazione intorno ad Orenburg, specie dei contadini dei signori (i quali speravano di essere parificati ai contadini di Stato dato che Pietro III aveva abolito per la nobilità gli obblighi di servizio i contadini dei signori non compresero perché anch'essi non potessero essere liberati). La situazione precipitò anche perché le truppe migliori erano impiegate nella V° Guerra Russo- Turca. Venne comunque inviato contro i ribelli il Generale Kar. Reisendorp per difendere Orenburg aveva settanta cannoni e 3.000 uomini ma molti tra i cosacchi che difendevano la città simpatizzavano per Pugacev. Resindorp commise anche un errore, cioè quello di servirsi come messaggero dell'ergastola Clopuscia che diventerà in questa fase uno dei principali sobillatori al soldo di Pugacev. Il 18 ottobre, dopo molti giorni di indecisione, le truppe assediate uscirono dalla città per dare battaglia ma Naumov. L’assedio proseguì mentre Pugacev si accampò a Berda, non lontano da
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