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Il linguaggio dell'arte romana. Un sistema semantico di Tonio Hölscher, Sintesi del corso di Arte

Il libro di Hölscher offre una nuova lettura del classicismo dell'arte romana, svelandone caratteristiche poco indagate, seguendo ed interpretando i percorsi che hanno condotto alla cristallizzazione dei modelli greci durante l'epoca imperiale.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

In vendita dal 07/05/2024

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giulia.casali.3 🇮🇹

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Scarica Il linguaggio dell'arte romana. Un sistema semantico di Tonio Hölscher e più Sintesi del corso in PDF di Arte solo su Docsity! 1 Tonio Hölscher, Il linguaggio dell’arte romana. Un sistema semantico, Einaudi Editore, Torino, 2003 - Introduzione Lo scopo del presente lavoro è quello di interpretare il linguaggio figurativo romano ai fini di una più generale comprensione della civiltà a cui appartiene. I recenti tentativi di intendere le oa d’arte romana come testimonianze di intenti politici e di rapporti sociali hanno spesso avuto come conseguenza il passaggio in secondo piano dei fenomeni formali rispetto all’iconografia e all’iconologia. Le forme dello stile attestano l’identità non solo di singoli individui, ma anche di gruppi più ampi, di interi periodi e ambiti culturali. Il linguaggio comune alla base di temi figurativi è un fatto sociale rilevatissimo: il modo in cui una società foggia questo mezzo di comunicazione visiva, il modo in cui esso si ripercuote sulla società che ne fa usi, quali strutture comunicative siano insite nella sua sintesi e nel suo patrimonio di motivi – tutto ciò è di notevole importanza dal punto di vista storico-sociale. Il linguaggio figurativo romano verrà qui inteso come un sistema semantico funzionale in base a determinate strutture. Con il termine “sistema” non si tratta di una costruzione organizzata coerentemente e secondo principi unitari, bensì di un insieme di ti che o in maniera flessibile. Tale linguaggio non è stato progettato consapevolmente, ma è cresciuto man mano. Un sistema di linguaggio figurativo non è certo in grado di comprendere tutte le manifestazioni di un’arte; solo può solo comparire al fianco di altri fenomeni, come i cambiamenti cronologici dello stile e le costanti formali. Riflessioni in questo senso so0tat condotte già da altri, alcuni lavori che per me sono stati rilevanti sono i saggi di O. Brendel e P. H. Von Blanckenhgen. P. Zanker ha indicato alcuni tratti caratteristici del linguaggio figurativo romano. Questioni analoghe sono state affrontate in una conferenza di A. H. Borbein. - L' esempio greco : modelli di comportamento, oggetto della formazione o componente della civiltà imperiale? Un fenomeno basilare dell’arte romana è il forte influsso da parte della Grecia, per senza essere mai negato, esso non viene neppure mai assunto come effettivo oggetto teoretico. L’originalità doveva garantire il carattere autonomo della “romanità”. Fin tanto che l’arte romana era vista come “dipendente” dai modelli greci, essa non poteva soddisfare l’istanza di originalità. L’aspetto dei suoi fenomeni greci perse perciò interesse, sia presso gli ammiratori sia presso i detrattori dell’arte romana. La ricerca quindi si limitò in maniera unilaterale a quelle opere e a quelle classi di opere sentite come particolarmente “romane”: il ritratto, il rilievo “storico” e alcuni settori dell’architettura. L'arte romana si fonde in ogni suo ramo su premesse greche, in modi di volta in volta diversi. In particolare si è visto che la Roma di età tardorepubblicana era diventata una metropoli dallo spiccato carattere greco-ellenistico. Non è molto produttivo considerare l'arte romana semplicemente come un proseguimento di quella greca. 2 Un'ulteriore compito è quello di non considerare più le opere d'arte solamente dal punto di vista della produzione (cioè come espressione dell'arte e del committente), ma anche da quello della comunicazione, come fattore della vita sociale nel suo complesso. La difficoltà di parlare del rapporto tra l'arte romana e i suoi modelli greci è resa manifesta dei differenti usi del concetto di classicismo. In senso ristretto esso sta a indicare la ripresa del modello delle epoche “classiche” dell'arte greca (dunque del V e IV sec a.C.) con un certo risalto per i decenni della piena classicità di Fidia e di Policleto. Viene da chiedersi se questo linguaggio figurativo non avesse funzioni più elementari per il pubblico medio. - I monumenti : problemi, categorie, tesi Il modello che si propone dapprima per la ricezione dei prototipi greci da parte dell’arte romana sembra essere di una coerente semplicità: ogni periodo della storia romana avrebbe ripreso quella fase dell'arte greca he di volta in volta più si avvicina ai propri ideali stilistici. L'idea che sta alla base di questa concezione è quella di un'arte romana che si evolve oscillando tra le fai classicistiche e fasi barocche. In sostanza si tratta dell’applicazione, sia pure con mezzi piuttosto differenti, di un modello elaborato per l'arte greca: uno sviluppo progressivo secondo stili che caratterizzano ciascun periodo in maniera fondamentalmente unitaria – con la differenza che ciò non avverrebbe più soltanto in base a innovazioni autonome, ma soprattutto mediante la selezione di esempi precedenti. In ogni fase della storia romana si è fatto ricorso alle epoche stilistiche diverse, dal tardo arcaismo fino al tardo-ellenismo. Il tipo fisico di policleto, pienamente classico (dalla metà del V sec a.C.) è stato normativo sin dall'inizio dell'età imperiale. I diversi periodi romani, dunque, non si distinguono fondamentalmente per la selezione di schemi di rappresentazione e tipi di figure determinanti ed esemplari, appartenenti ciascuno a un preciso periodo greco. L'intelaiatura del linguaggio figurativo è in primo luogo costituita dai fenomeni tipologici. Lo “stile dell'epoca” ha per il momento un'importanza secondaria. La molteplicità ed eterogeneità dei modelli è infatti presente persino all'interno di singole classi monumentali e persino nello stesso monumento. Formulando un ipotesi provvisoria, si può dire che l'arte romana non ha regolato la scelta dei suoi modelli in base allo stile e al gusto, bensì primariamente in base ai contenuti e ai temi. Essa ha di volta in volta ripreso prototipi diversi da periodi diversi dell'arte greca in funzione di ambiti tematici differenti. - Le scene di battaglia e la tradizione del pathos ellenistico Le rappresentazioni romane di battaglie rientrano nel solco di una tradizione che deve aver trovato numerose realizzazioni nell'arte ellenistica. Le figurazioni di battaglie dell'età classica risolvevano lo svolgimento degli eventi in monomachie. Nel dipinto invece, abbiamo un intreccio di azioni i più personaggi posto all'interno i un più ampio spaio continuo, ne è un esempio il mosaico di Alessandro Magno e i Macedoni. 5 romano. Pertanto questo concetto di classicismo è appropriato solo entro certi limiti: l’arte non rileva un genere di recupero storicizzante dell’Atene classica, bensì esprime una nuova situazione. La forma compositiva del fregio dell’Ara era adeguata al tema della solenne cerimonia di stato, che rimase sostanzialmente in vigore per secoli, malgrado le singole modifiche tematiche nella concreta rappresentazione degli eventi. Evidentemente le forme di rappresentazione della dignitas dei cerimoniali di stato, che in un primo tempo si erano sviluppate con l’aiuto della grecità classica, conseguirono ben presto una larga autonomia. - Il sistema semantico : le sue componenti e il loro impiego L’idea di fondo è che la possibilità di raffigurazione più adeguata per ciascun tema era stata trovata in un epoca di volta in volta diversa. Queste modalità di rappresentazione permettevano senz’altro di contrassegnare in maniera differenziata ciascun evento storico nei suoi tratti specifici. Gli schemi di rappresentanza scenica sono la concezione ideale dell’avvenimento riprodotto. La scelta delle forme era dunque fondata sul contenuto. Si avrà quindi una forma stabilita per certe funzioni. Figure a tutto tondo Nella statuaria è istruttiva la ripresa di forme di Policleto e della cerchia di Lisippo. Le opere di Policleto servivano evidentemente da modello per quelle figure del mondo mitico e divino caratterizzate da una bellezza fisica ideale. Per gli dei e gli eroi di tradizione elevata si preferivano le nobili forme dell’arte della piena classicità o addirittura del tardo arcaismo o dello stile severo; mentre per le figure librate e danzanti come Vittorie e Menadi si sceglievano le forme mosse dello stile ricco di fine del V sec; per le divinità dall’apparenza vaga come Apollo, Bacco e Venere si ricorreva a modelli del IV sec; per gli atleti nella loro agilità alla tradizione lisippea; per i Satiri e Giganti a quella ellenistica. L’allestimento della Villa dei Papiri L’apparato statuario della Villa dei Papiri a Ercolano è concepito, secondo un programma puramente contenutistico, come collegamento antitetico dell’attività politica e di una vita ritirata volta alle gioie dello spirito. Di conseguenza la scelta dei modelli artistici è fondata su una prospettiva in primo luogo tematica. Il ritratto doveva dare garanzie di autenticità. Più istruttive sono le figure ideali. Le non statue degli dei manifestano la propria autorità come figure-guida di questa concezione di vita mediante forme ellenistiche, in parte addirittura arcaiche. Le forme anticheggianti rievocavano la grande epoca delle prime eroiche vittorie dei greci contro i persiani, vittorie che nella Roma di Augusto venivano nuovamente celebrate come modello della propria affermazione politica e culturale. La scelta delle rappresentazioni possibili era predeterminata dal tema. In relazione alla funzione dei programmatico-contenutistica delle immagini, non si distingueva tra riproduzioni fedeli e creazioni innovative. I rilievi dell’Ara Pacis 6 L’Ara con la sua pluralità di livelli è un’ottima pietra di paragone per stabilire fino a che punto possiamo afferrare la maestria e la flessibilità dei romani nella ripresa dei modelli. Infatti l’oa mostra la somiglianza nella composizione e la concezione con il fregio del Partenone. È la scena di “processione classica” a determinare l’aspetto d’insieme; esso trasmette all’evento nel suo complesso il carattere del decoro solenne, della dignitas e auctoritas dei personaggi e delle grandi corporazioni religiose dello stato. Mentre gli uomini in toga si avvicinano a tipi di figure dell’epoca del Partenone, le madri della casa imperiale riflettono la maniera tardo-classica ed ellenistica. Il tipo di scena, classico nel suo complesso, veniva dunque realizzato mediante tipi di figure di origine diversa, la cui scelta era anch’essa motivata in base al contenuto. Questa unione di classicità e ellenismo aveva un aspetto formale e uno contenutistico: da un lato si intensificava l’efficacia visiva, arricchendo con i forti contrasti dello stile ellenistico la forma del decoro classico. Dall’altro si poteva rendere la processione in maniera convincente come evento concreto solo con un certo grado di realismo. Ne fregio grande la cerimonia storica della fondazione è rappresentata come festività di stato alla presenza delle più alte cariche politiche. Invece nel fregio piccolo è raffigurato il sacrificio di culto annuale in tutti i suoi dettagli rituali. Si privilegia una forma di rappresentazione paratattica. Sono diverse le tradizioni seguite nei rilievi mitologici e allegorici dei lati di accesso dell’Ara Pacis. Nella con Enea, il tipo di scena ripreso è quello del rilievo ellenistico di paesaggio, Enea invece segue i tipi classici. La distinzione fra tipi di scene, tipi di figure e formule di dettaglio è perciò da intendersi solo come una prima rozza suddivisione. - Il sistema semantico : premesse e struttura Componendo gli elementi fino a qui esaminati, risulta che in età tardo-ellenistica e romana le forme stilistiche dei vari periodi dell’arte greca venivano riprese soprattutto perché in tal modo si potevano rappresentare adeguatamente temi e contenuti differenti in forme di volta in volta specifiche. Per ciascun tema erano a disposizione modelli già pronti che potevano adesso essere impiegati sincronicamente l’uno accanto all’altro. Premesse generali Le condizioni di questo processo sono basate su presupposti generali dell’arte greca antica e di quella tardo-ellenistica e romana. Le strutture formali erano state espressione sostanziale di intere epoche, ricevevano ora una nuova funzione all’interno di un sistema fondato in maniera diversa. Durante queste prime fasi della civiltà greca la trasportazione delle condizioni storiche in forme in forme artistiche si basava su un’esperienza molto concreta del mondo e della vita. Fino al II sec a.C. il presupposto da cui si partiva era che il mondo potesse essere afferrato nei suoi aspetti sostanziali come realtà fisica concreta; ogni cambiamento delle possibilità formali dell’arte andava quindi inteso anche come acquisizione di una nuova parte di realtà. Astrazione dei contenuti e tipizzazione delle forme I valori ideali, ossia le virtù politiche primarie erano: virtus, clementia, pietas e concordia. Queste virtù formano complessivamente una sorta di sistema ideologico il quale, creato alla fine della 7 repubblica, e pur subendo alcune modifiche durante l’età imperiale, rimase sostanzialmente in vigore con relativa staticità nl corso dei secoli, proponendosi in tal modo a ciascun imperatore e uomo politico di Roma come compito da realizzare. In questo senso l’intera arte ufficiale romana non serve soltanto a registrare concreta realtà storica, ma soprattutto a esemplificare ideali concettuali. Dato che gli eventi storici erano chiamati a esemplificare modelli generali di condotta politica e sociale, la rappresentazione fedele della realtà giocava solo un ruolo di secondo piano. Lo si può provare con la scena della Colonna Traina, che mostra una parte dell’esercito romano che costruisce una fortificazione al cospetto dell’imperatore. La presenza dell’imperatore ha un carattere più che altro ideale. La coerenza con la realtà era meno importante della comprensibilità del significato concettuale. Grazie a tale astrattezza di contenuti figurativi, si venne a creare un ampio margine di libertà per l’adozione di tradizioni e tipi già sperimentati. Questi tipi di realismo erano subordinati al sistema semantico. Il tanto evocato “realismo dell’arte romana” non era uno stile generale posto a guida dell’intera produzione artistica, si trattava invece di un realismo molto parziale, che veniva impiegato per esprimere determinanti temi e messaggi. Il linguaggio figurativo che si sviluppò in tal modo era un ricco sistema di comunicazione visiva che per qualsiasi tema e contenuto metteva a disposizione formule già fissate oppure schemi di formulazione facilmente applicabili. La struttura del sistema semantico Le forme figurative e stilistiche tradite componevano un sistema di valori espressivi ed erano questi valori a determinare la connessione tra forma e tema. a) Le concezioni artistiche nella teoria Secondo la teoria d’arte dominante, quella classicistica, il giudizio e la ricezione relativi alle varie forme stilistiche greche non si basavano soltanto sull’impressione immediata suscitata dai singoli capolavori esemplari, quanto piuttosto su una serie di valori generali i quali univano la sfera delle forme visibili con quella dell’ethos; si tratta di un fenomeno connesso a una sensibilità artistica più astratta, sviluppatasi a partire dal tardo ellenismo. L’arte di Fidia veniva esaltata a causa della sua sublime e venerabile grandezza: grandezza e venerabilità sono 2 caratterizzazioni ricorrenti, collegate alla più alta bellezza. Era con queste qualità che venivano raffigurate le divinità. Policleto avrebbe superato gli altri scultori in decor e diligentia, quindi con lui si delineava l’ideale fisico degli eroi e degli atleti. Di Callimaco venivano ammirate la finezza, la grazia e l’elegantia. Questi concetti potevano essere esemplari soprattutto per le figure danzanti e librate. Di Lisippo e Prassitele si loda il realismo. Lisippo era noto per i suoi ritratti, soprattutto effige di Alessandro Magno. Lisippo è anche inteso come prosecutore dell’ellenismo, le cui raffigurazioni di animali furono infatti spesso imitate nelle pratica artistica. Al suo stile erano attribuite le figure ostili e di basso rango, che rimanevano infatti dentro la tradizione ellenistica, come Giganti e Satiri. Prassitele veniva anche celebrato per la sua sensualità
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