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La Destalinizzazione e le Crisi Internazionali: Unprocesso Contraddittorio, Appunti di Storia Delle Relazioni Internazionali

Storia del Medio OrienteStoria del XX secoloStoria del blocco sovieticoStoria della decolonizzazione

Il processo di destalinizzazione iniziatto da nikita chruščëv dopo la morte di stalin e le conseguenti tensioni politiche all'interno del blocco filo-sovietico. Il documento illustra come la distribuzione delle cariche e la maggiore autonomia concessa ai satelliti portò a crisi come quella di suez e l'impacto sulla relazioni tra urss e occidente, cina e medio oriente. Una ricca analisi storica e politica.

Cosa imparerai

  • Quali furono le conseguenze della destalinizzazione iniziata da Chruščëv?
  • Come si è sviluppata la crisi di Suez?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 02/02/2019

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mohamed-drissi-1 🇮🇹

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Scarica La Destalinizzazione e le Crisi Internazionali: Unprocesso Contraddittorio e più Appunti in PDF di Storia Delle Relazioni Internazionali solo su Docsity! Seconda metà anni 50 (lezione del 16/11) NIKITA CHRUŠČËV: DESTALINIZZAZIONE E PATTO DI VARSAVIA Il 1953 non era stato un anno importante solo per l'avvento di Eisenhower alla presidenza americana, ma anche perché aveva visto la scomparsa di Stalin. Con la scomparsa di Stalin si verificano tutta una serie di tensioni politiche all'interno del blocco filo-sovietico (URSS e satelliti). La successione del leader fu tutt'altro che semplice, anche perché il personaggio era particolarmente ingombrante. Il problema di leadership, venne gestito con una fase di transizione che vide ai vertici più personalità, inizialmente almeno tre (Berija, Malenkov e Molotov): ma nessuno dei tre alla fine sarebbe risultato il vincitore. Infatti a raccogliere l'eredità di Stalin sarà Nikita Chruščëv, di origine ucraina, il quale si sarebbe imposto con autorevolezza e personalità prendendo le distanze tanto da Stalin quanto dagli altri tre leader. Con l'avvento di Chruščëv al potere prende il via quel processo politico che passò alla storia come destalinizzazione. Sarà questo un processo molto difficoltoso, che comporterà non poche contraddizioni, metterà a nudo debolezze e fragilità dell'URSS e che produrrà risultati solo parziali, contribuendo alla fine a dimostrare quello che poi, con l'avvento di Gorbachev anni dopo, sarebbe emerso come il vero problema: la sostanziale irriformabilità del sistema sovietico. Il processo di destalinizzazione inizia con l'introduzione di un principio fondamentale da parte di Chruščëv: contrariamente a quanto stabilito precedentemente, si sostiene che ci possono essere vie diverse, vie nazionali, nella costruzione del socialismo. In sostanza, stando a questa nuova politica, ogni paese poteva differenziarsi rispetto agli altri. Ciò darà vita ad una serie di procedimenti politici in molti paesi satellite, che sostanzialmente si realizzarono con la scissione tra capo del partito comunista e capo del governo: la destalinizzazione, quindi, contribuisce anche ad una distribuzione delle cariche. E ciò avviene in tutti i paesi del blocco orientale. Quella gestita da Chruščëv è una fase di grande importanza: la guerra fredda sta per toccare i suoi momenti più critici. Siamo a metà degli anni 50, il blocco occidentale, presieduto dall'America, si è già strutturato sia in una alleanza economica che in una alleanza militare. Fino al 1950 non nasce niente di simile nel mondo orientale: non era stato creato niente di analogo al Patto atlantico o alla NATO. Questo perché la dirigenza sovietica sperò fino all'ultimo che la propria proposta per una Germania riunificata ma neutrale sul piano internazionale potesse essere accolta. Tuttavia, quando nel 1954 la Germania occidentale entra nel Patto Atlantico, dopo essere entrata anche nell'UEO, l'illusione sovietica cadrà definitivamente. Solo a quel punto la dirigenza sovietica deciderà di istituire una alleanza militare analoga alla Nato: il Patto di Varsavia. Quindi il patto di Varsavia nasce con ben 6 anni di ritardo rispetto alla Nato, per il motivo della questione tedesca. Le riforme di Chruščëv si inseriscono in questo contesto delicatissimo di guerra fredda. C'è un evento in cui Chruščëv esprime la sua linea riformista, il 20° congresso del partito comunista sovietico del 1956: qui lancia la destalinizzazione, il principio delle vie nazionali. Tutto ciò viene riportato in un rapporto ufficiale di dominio pubblico, che venne accolto con grandi speranze da parte dei paesi dell'Est. Essi, infatti, pensarono che il controllo ferreo fin lì esercitato dall'URSS si stesse per allentare, e che essi possano beneficiare di più autonomia. C'era stato poi un documento riservato ai soli quadri del partito sovietico. Esso riportava una fortissima denuncia da parte di Chruščëv ai crimini di Stalin: l'eccesso nel culto della persona, il ricorso all'eliminazione fisica dei nemici politici interni. Questo documento, però, rimase riservato per pochissimo. Ben presto entrò in possesso dei servizi segreti degli altri paesi: così tutto il mondo seppe che Chruščëv voleva prendere le distanze dal suo predecessore. Tutto ciò produsse un terremoto nel blocco comunista, e nel comunismo in tutto il mondo: i comunisti italiani e cinesi si interrogarono sul processo di destalinizzazione. Molti fra i più ortodossi, ad esempio Mao, non condivisero tale processo riformista. Chruščëv, intanto, cercava di tenere insieme tutti i paesi del blocco sovietico. • Con il suo viaggio a Belgrado cercò di riannodare i legami con Tito, personaggio autonomo che non si era mai piegato a Stalin: nei suoi confronti Chruščëv dovette scusarsi, dicendo che i rapporti tra i due paesi erano stati conflittuali prevalentemente per colpa di Stalin. • Poi si recò in Polonia, e qui prese atto che il partito comunista locale cercava di interpretare in maniera estesa la nuova libertà delle vie nazionali. Questa via polacca cercava di prevedere un ampio potere per la Chiesa, tipica della Polonia, dove c'era un'influenza cattolica molto forte e un fortissimo nazionalismo anti-russo. Per quel che riguarda la Polonia Chruščëv fu costretto a tollerare tutto questo. IL RIFORMISMO UNGHERESE: 1956. Ma la situazione più grave fu quella che si verificò nel 1956 in Ungheria. In questo paese, infatti, la destalinizzazione venne presa alla lettera. Ci fu un ricambio ai vertici della classe dirigente, ed emerse un nuovo leader: Imre Nagy. Egli è l'uomo che porta alle estreme conseguenze la destalinizzazione nel blocco sovietico, e non solo per quel che riguardava la politica ungherese. Il suo programma riformista prevedeva, infatti, di ripristinare il multipartitismo e arrivare ad una posizione internazionale di neutralità, uscendo persino dal patto di Varsavia. Attenzione, Nagy non vuole in nessun modo contraddire il comunismo, non vuole negarlo come forma di governo e di organizzazione socio-economica: piuttosto egli vuole fare dell'Ungheria e del comunismo ungherese una forma di autonomia e libertà, accanto ad altri partiti e al di fuori del Patto di Varsavia. Di fronte a tutto ciò Chruščëv si rese conto di aver dato vita ad un tragico equivoco: una maggiore autonomia ai satelliti non poteva significare che essi uscissero dall'orbita dell'URSS e dal Patto di Varsavia. Ciò infatti era incompatibile con i principi della sicurezza sovietica dettati da Stalin: cioè che l'URSS fosse circondata da paesi cuscinetto. Quindi neanche sotto Chruščëv era tollerabile che questi paesi si sottraessero all'influenza sovietica. Le conseguenze di questo equivoco furono tragiche. Il riformismo ungherese fu bloccato dalle truppe dell'armata rossa che occuparono il paese. Nagy fu processato e giustiziato. Questa mossa fu tuttavia anche un boomerang per Chruščëv: essa infatti creò una fortissima ondata emotiva in tutto il mondo, mettendo in grave difficoltà il comunismo occidentale. Molti comunisti occidentali, con grande imbarazzo, dovettero ritenere legittima l'aggressione sovietica in Ungheria, salvo poi pentirsene anni dopo. Da parte occidentale vi fu un'assoluta non interferenza: la “cortina di ferro” non consentiva alle potenze occidentali di interferire nelle questioni sovietiche. Nonostante la condanna morale e il discredito che cadde sull'URSS l'occidente non poteva far nulla per intervenire sulla questione ungherese, perché una qualunque interferenza avrebbe voluto dire mettere in crisi il già fragile Scopo del movimento era l'eliminazione di Israele e il non allineamento rispetto alle due superpotenze. Una posizione assolutamente eversiva, che rischiava di esser una sfida lanciata alle due superpotenze e agli equilibri imposti in Medio Oriente a partire dalla nascita di Israele. È grazie a Nasser che comincia il mito dei leader arabi; egli infatti avrà molti emuli, anche se via via peggiori. Nasser sarà l'unico leader che si può permettere di perdere le guerre ma diventare sempre più popolare. Egli perde le battaglie, ma continuando a sfidare le due superpotenze si crea un alone di leggenda. Ed osserveremo quanto importante sarà l'impatto di Nasser sugli equilibri del Medio Oriente. L'IRAN Altro paese in cui si hanno fenomeni di instabilità è l'Iran, lasciato agli inia degli anni '50 con la decisione di Mossadeq di nazionalizzare il petrolio. Tale decisione ha richiesto alcuni anni per organizzare una reazione occidentale: essa avverrà nel 1953, quando il governo di Mossadeq cade per un golpe della CIA (Operazione Ajax). Gli inglesi, infatti, non avevano il potere di intervenire da soli e si rivolsero agli americani. Qui gli Stati Uniti iniziano la lunga teoria delle operazioni di intelligence finalizzate a cambiare le élites politiche dei paesi periferici non ritenute confacenti agli interessi occidentali. Mossadeq perde il potere e ritorna lo Scià3, il sovrano, il quale aveva una legittimazione che risaliva all'antica Persia4, che ritorna con il benestare delle potenze occidentali. Lo Scià diventa l'alleato più fidato degli americani in questa regione. Naturalmente oltre a stipulare un'alleanza strategica con gli USA introduce dei correttivi alla legislazione petrolifera: il petrolio torna ad essere accessibile alle potenze occidentali. Ma attenzione, non commettiamo l'errore di sostenere che lo Scià sia stato semplicemente un fantoccio nelle mani degli americani. Egli, infatti, cercherà di modernizzare l'Iran, commettendo alcuni errori certo, ma quello di svendere il petrolio: anzi, cercherà di valorizzarlo al meglio. Tuttavia, in seguito, non gli verrà mai perdonata l'alleanza, la partnership strategica con gli USA. IL PATTO DI BAGHDAD Il fatto che gli americani riconquistino l'Iran sblocca la situazione per creare una nuova alleanza strategica nel Medio Oriente. Nel 1955 nel verrà stipulato il patto di Baghdad, il braccio mediorientale della Nato. Esso è in 0 2 B Frealtà un'iniziativa piuttosto dell'Iraq, guidato in quel momento dal filo-occidentale Nūrī al-Sa īd. Tale patto prevede la partecipazione di vari paesi come l'Iraq, l'Iran, la Turchia, ma anche un paese esterno come il Pakistan, e naturalmente di Gran Bretagna e USA (maggiormente invischiati negli equilibri mediorientali). Il patto di Baghdad verrà percepito da Nasser come un atto di sfida all'Egitto, perché rafforza l'influenza occidentale nel Medio Oriente, che lui vuol abbattere con il Panarabismo. LA CRISI DI SUEZ Con “crisi di Suez” si fa riferimento alla seconda guerra arabo-israeliana. È uno scontro tra il mondo occidentale, tra cui Israele, e il panarabismo di Nasser, che come abbiamo visto sosteneva l'abbattimento di Israele, il sostegno alle cause di decolonizzazione e l'unione dei paesi arabi. Su queste premesse si va incontro ad uno scontro, che si realizza sul finire del 1956: in contemporanea, cioè, con la crisi ungherese 3 Che aveva abbandonato l'Iran all'avvento di Mossadeq. 4 Per inciso: l'Iran non è né di cultura, né di lingua araba, nonostante sia un paese centrale nel Medio Oriente. Tale diversità la dimostra in tutte le posizioni politiche che prende anche oggi Tra le politiche di Nasser c'era anche quella per una modernizzazione dell'Egitto, con l'obiettivo di realizzare un'importante opera che sfruttando le energie prodotte dal Nilo: la diga di Assuan. Tale progetto per il suo costo necessitava di finanziamenti internazionali. Inizialmente Nasser pensa di rivolgendosi agli occidentali, tuttavia Nasser aveva individuato nei paesi dell'Europa dell'est i suoi ideali fornitori di armi, e si era quindi avvicinato al campo filo- sovietico. Tale vicinanza sarà la ragione per cui gli americani negheranno il finanziamento per la diga: la disponibilità di capitali verrà negata. Nasser, però, non rinuncerà al progetto. Decide di finanziarlo nella maniera assolutamente più provocatoria per l'occidente: nazionalizzando il canale di Suez. Non occorre nemmeno dire quanto fondamentale fosse il canale di Suez per le potenze europee, snodo attraverso il quale si sviluppavano tutti i traffici nel mediterraneo. Bloccare il canale di Suez significava mettere in crisi tutta l'economia europea. La decisione di Nasser fu dirompente, scatenò forti reazioni internazionali: inizialmente si cercò una mediazione, ci fu la proposta americane di dare vita ad un consorzio internazionale per il canale. Tutte proposte che risultarono inutili, data la fermezza di Nasser. Alla fine maturò la volontà di un intervento punitivo nei confronti di Nasser. Nel 1956 si tenne un incontro segreto a Sèvres, vicino a Parigi: a tale incontro presero parte rappresentanti inglesi, francesi ed israeliani, ossia le tre potenze più interessate a punire Nasser. • Inglesi e francesi, ovviamente, per rimettere le mani sul canale, con l'aggiunta che i francesi volevano anche castigare Nasser per il suo appoggio dato ai ribelli algerini • Gli israeliani perché volevano regolare i conti con Nasser, che era divenuto il soggetto che fomentava l'odio verso il loro paese. Il patto stipulato segretamente a Sèvres prevedeva che Israele sarebbe intervenuta militarmente in Egitto e che subito dopo sarebbero intervenuti inglesi e francesi, con il pretesto di ripristinare l'ordine e quindi gestire direttamente la crisi. Ciò fu quel che avvenne. Le forze israeliane, sorprendendo quelle egiziane e dimostrando la loro grave impreparazione, occuparono il Sinai; subito dopo vi fu lo sbarco anglo francesi nella zona del canale, dove cominciarono delle operazioni piuttosto lente. Ma quello che non avevano considerato inglesi e francesi nell'incontro di Sevr era la reazione internazionale delle grandi potenze: siamo in presenza, da parte anglo-francese, di un tentativo che ci ricorda il vecchio colonialismo europeo. E ciò non era accettabile, da parte di nessuna delle due superpotenze. La situazione ben presto sfugge di mano agli inglesi e ai francesi: questo perché c'è una violenta reazione da parte di Chruščëv. Il leader russo, infatti, arriva a minacciare un intervento militare a fianco dell'Egitto. Da parte loro, gli americani si sentivano in imbarazzo nel dover difendere le ragioni coloniali dei loro alleati anglo-francesi, una posizione insostenibile per la politica estera americana che negli stessi anni stava sposando la decolonizzazione. Il fatto, poi, che l'avventura anglo-francese fosse stata decisa all'insaputa degli americani creerà un grande dissidio tra questi due paesi gli Stati Uniti. Alla fine gli USA richiamarono gli alleati affinché rinunciassero alle azioni militari: inglesi e francesi dovettero subire la volontà delle potenze più influenti Eden, a capo delle operazioni, dovette dimettersi. Nasser, che sul campo aveva subito una cocente sconfitta, diventerà l'eroe del mondo arabo, colui che era capace di sfidare le potenze coloniali e di ottenere una vittoria politica. In termini di popolarità, quindi, fu un enorme successo il suo. Le truppe anglo francesi si ritireranno e verranno sostituite dai caschi blu, che cercheranno di ripristinare la navigabilità del canale di Suez ma senza poter ripristinare il controllo occidentale su di esso. Si trattava di una totale sconfitta per i paesi occidentali europei, che avrebbe contribuito non poco ad accentuare la decolonizzazione. Altra conseguenza importante del conflitto di Suez è che il Medio Oriente piomba definitivamente nella logica della guerra fredda, delle influenze contrapposte da parte delle due superpotenze: esse faranno a gara per guadagnare consenso ed alleanza tra questi vari paesi. In questo senso la crisi di Suez andrà a danno degli americani stessi, che prenderanno atto di quanto fossero state profonde le conseguenze catastrofiche delle iniziative dei loro alleati. La nascita di questa dialettica in Medio Oriente sarà il presupposto per la dottrina Eisenhower: la decisione della Casa Bianca di fornire aiuto militare ai paesi del Medio Oriente disposti a schierarsi a fianco degli USA e ad opporsi all'URSS in questa regione. Molto presto avverrà una spaccatura definitiva tra i paesi della regione mediorientale: • gli USA guadagnano il consenso di Giordania, Iraq, Iran, Libano dell'Arabia Saudita • ma l'URSS avrà dalla sua due soli paesi, ma di fondamentale importanza: Egitto e Siria. Non commettiamo l'errore di pensare che questi due paesi aderiscano all'ideologia comunista. Sono paesi arabi, quindi di principio antagonisti alla visione atea della realtà. Ma Egitto e Siria svilupperanno rapporti di clientela con l'URSS, soprattutto per quel che riguardava la fornitura di armi. Teniamo poi presente che la crisi di Suez sta avvenendo mentre l'URSS sta spegnendo il riformismo ungherese. E ciò spinge accende ancora di più la preoccupazione americana: siccome sta intervenendo in Ungheria, l'URSS non avrà nessun problema ad intervenire anche in medio- oriente. SCENARIO ASIATICO Mentre Europa e nel Medio Oriente succede tutto questo, in Asia assistiamo al deteriorarsi dell'appena nata alleanza tra la Cina di Mao e l'URSS. Nel 1954 c'era stato un accordo tra Cina e URSS per il quale i termini erano già cambiati rispetto al precedente5: la Cina non voleva più essere uno stato satellite, ma rivendicava una sostanziale equivalenza di ruoli con l'URSS. La grande questione che stava a cuore alla Cina tuttavia era ottenere la protezione sovietica nella contesa territoriale del Pacifico, quella che riguardava il recupero dell'isola di Taiwan. I cinesi comunisti cominciano a bombardare alcuni piccoli isolotti, perché sottoposti alla sovranità della Cina nazionalista: in particolare due isolotti minuscoli ed insignificanti (Quemoy e Matsu) che erano a pochi chilometri dalla Cina Comunista ma parte di quella nazionalista. • Da una parte, quindi, Mao pretende la protezione e la solidarietà dell'URSS. • Dall'altra parte gli USA sono a protezione della Cina nazionalista. Vediamo, quindi, che si rischiava di arrivare ad una guerra tra le due superpotenze per via di due scogli. Ecco perché l'URSS cerca di moderare la Cina e le sue pretese, per evitare un conflitto nel Pacifico. Questo sarà il primo motivo di frizione tra URSS e Cina. Tuttavia, nel corso degli anni 50 emergono anche altre cause di frizione: la prima delle quali è la contrapposizione ideologica. Mao riceverà a Pechino centinaia di economi sovietici, ma non ne rispetterà mai i consigli: attuerà riforme economiche alla luce della sua propria ideologia, quella del comunismo contadino. 5 Quello successivo alla nascita della Cina comunista
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