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Trasformazioni Repubblica romana: Gracchi a dittatura Silla, Sintesi del corso di Storia

Società e istituzioni dell'antichitàEconomia e società nell'antichità classicaStoria Antica

Le profonde trasformazioni sociali, economiche e politiche che interessarono la repubblica romana tra il ii e il i secolo a.c. Si parte dalle disuguaglianze sociali generate dall'espansione territoriale, con la formazione di una nuova classe sociale di equites o cavalieri, per poi passare alle riforme agrarie proposte dai fratelli tiberio e gaio gracco, ostacolate dal senato e conclusesi tragicamente. Viene quindi affrontata la guerra contro giugurta, che evidenziò i problemi dell'esercito romano, e la successiva guerra sociale, scoppiata a causa del mancato riconoscimento della cittadinanza agli alleati italici. Infine, si narra la prima guerra civile tra mario e silla, culminata con la dittatura di quest'ultimo e la sua lotta spietata contro gli avversari.

Cosa imparerai

  • Come tentarono di porre rimedio le disuguaglianze sociali i fratelli Tiberio e Gaio Gracco?
  • Quali furono le cause delle disuguaglianze sociali generate dall'espansione territoriale a Roma?
  • In che modo la guerra sociale modificò il rapporto tra Roma e i suoi alleati italici?

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 31/08/2021

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Scarica Trasformazioni Repubblica romana: Gracchi a dittatura Silla e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! cap. 17 Le trasformazioni della repubblica. I PUNTI CHIAVE. LE TRASFORMAZIONI SOCIALI. Con il procedere dell'espansione territoriale giunsero a Roma enormi ricchezze, che, però, non vennero distribuite in maniera equa: da un lato, i grandi proprietari terrieri divennero latifondisti, dall'altro, i contadini e i piccoli proprietari terrieri, quando venivano armuolati nell’esercito dovevano abbandonare i loro terreni e, se tornavano, di solito erano obbligati a venderli e mettersi a servizio di chi li acquistava. Inoltre, si andò affermando una nuova classe sociale, quella degli equites o cavalieri, cioè i cittadini di origine non illustre, che si erano arricchiti grazie al commercio e all’attività imprenditoriale e finanziaria. Costoro, forti del loro denaro, reclamavano un ruolo politico e nella gestione degli affari dello Stato. LE RIFORME DEI GRACCHI. Nel 133 a.C., il tribuno della plebe Tiberio Gracco propose una riforma agraria che prevedeva la ridistribuzione delle terre pubbliche, allo scopo di ricostruire la classe sociale dei piccoli proprietari terrieri e di evitare che l’insoddisfazione della plebe sfociasse in rivolte imprevedibili e violente. I senatori cercarono di ostacolarlo e, quando Tiberio chiese di suddividere l’eredità del re di Pergamo trai piccoli proprietari, lo accusarono di voler instaurare la tirannide e lo fecero assassinare. Nel 122 a.C., Gaio Gracco cercò di far approvare la legge agraria del fratello Tiberio, ma propose anche che venisse concessa la cittadinanza a tutti gli alleati italici, inimicandosi la plebe romana che insorse e permise agli ottimati, l'aristocrazia senatoria, di sconfiggerlo. Per non finire assassinato, Gaio Gracco si fece uccidere da uno schiavo. L’INIZIO DELLA CRISI: LA GUERRA CONTRO GIUGURTA. I problemi della società romana erano ancora insoluti e portarono alla crisi. Un ulteriore passo in questa direzione fu rappresentato dalla guerra contro Giugurta, che aveva usurpato il trono della Numidia ai suoi legittimi eredi e corrotto molti senatori: nel 112 a.C., il senato gli dichiarò guerra. Dopo anni senza risultati decisivi, anche a causa dell’incapacità dei comandanti dell'esercito, la vittoria fu raggiunta solo nel 105 a.C., dopo che Gaio Mario, un homo novus, esponente dei popolari nominato console nel 107 a.C., riformò le basi del reclutamento, ammettendo al servizio militare retribuito anche i nullatenenti. LA GUERRA SOCIALE. La riforma di Gaio Mario, però, non si estendeva agli abitanti delle città italiche alleate di Roma, i quali avevano combattuto nell'esercito senza alcun profitto. Nel 91 a.C. il tribuno della plebe Marco Livio Druso propose di estendere la cittadinanza agli alleati italici, ma il senato e gli ottimati si opposero e Druso fu assassinato. Il malcontento degli Italici, stanchi di condividere con i Romani l’oneroso impegno militare, ma non avere alcun diritto, provocò un’insurrezione contro Roma. La guerra sociale (dei socii, gli alleati) infuriò nell'Italia centrale per tre anni, fino a quando il senato, nell’88 a.C., stabilì di concedere la cittadinanza a quasi tutti gli Italici. LA PRIMA GUERRA CIVILE. Gaio Mazio era all’apice del successo personale: eletto ripetutamente console, godeva dell’appoggio dei popolari, mentre gli ottimati erano capeggiati da un altro capo militare, Lucio Cornelio Silla, uomo politico di nobile nascita che si era fatto notare già durante la guerra giugurtina. Silla aveva a lungo combattuto con Mario, a cui era anche legato da stima e amicizia. Mai successi di Silla fomentarono una lotta spietata fra il giovane generale e l’ormai anziano collega Gaio Mario. Inevitabilmente si giunse alla guerra civile (87 a.C.). Quando Silla venne scelto dal senato per guidare la guerra contro Mitridate, il re del Ponto (Asia Minore), i popolari temettero che diventasse troppo potente; allora, lo sostituirono con Gaio Mario al comando delle truppe. Silla rispose entrando a Roma a capo del proprio esercito, contravvenendo alla legge sacra che impediva agli eserciti di attraversare il pomerio e scatenando la guerra civile tra ottimati e popolari. La guerra civile terminò con la vittoria di Silla, che si fece proclamare dittatore e cercò di eliminare il maggior numero possibile di avversari attraverso la compilazione delle liste di proscrizione. Silla si ritirò a vita privata nel 79 a.C. e morì poco dopo.
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