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Storia di Roma dalle riforme dei Gracchi fino a Cesare e alla sconfitta di Marco Antonio, Dispense di Storia

Il documento parla delle trasformazioni della società romana e la crisi della piccola proprietà; delle riforme dei Gracchi; lo scontro tra optimates e populares; Gaio Mario e la guerra sociale; Silla e la prima guerra civile; la crisi della repubblica; il primo triumvirato; le campagne militari di Cesare; la seconda guerra civile; il governo di Cesare; il secondo triumvirato; la sconfitta di Marco Antonio e la salita al potere di Ottaviano.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 11/11/2022

siria69
siria69 🇮🇹

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Scarica Storia di Roma dalle riforme dei Gracchi fino a Cesare e alla sconfitta di Marco Antonio e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! I GRACCHI E L’INIZIO DELLE GUERRE CIVILI LE TRASFORMAZIONI DELLA SOCIETA’ ROMANA Nella metà del II secolo a.C. Roma era la capitale di un grande impero esteso nel Mediterraneo. Le guerre combattute avevano fatto affluire in città ricchezze enormi, le quali trasformarono profondamente Roma che raggiunse circa il milione di abitanti. In questo periodo emerge una nuova e influente classe sociale, i cavalieri o equites, ossia tutti quelli che erano abbastanza ricchi da poter prestare servizio militare. Una parte delle ricchezze andò a loro, i quali traevano i propri guadagni da attività commerciali, finanziarie e imprenditoriali. Ai cavalieri era però vietato l’accesso al consolato e al Senato. Le cariche pubbliche appartenevano solo al ceto senatorio. Fu approvata una legge ( Lex Claudia) che vietava ai senatori il commercio e le pratiche creditizie, in quanto indegne di uomo di elevata condizione sociale. questa legge li spinse a investire nell’acquisto di terre e di proprietà fondiarie. I nobili si arricchivano anche grazie allo sfruttamento delle province, affidate ai preconsoli. Attraverso la gestione di appalti pubblici, la riscossione delle tasse o per mezzo di violenze potevano accumulare enormi ricchezze con la garanzia dell’impunità. Infatti se accusati di corruzione venivano giudicati da un tribunale di senatori e quindi venivano assolti o condanne lievi. La corruzione si diffuse a tal punto che ricoprire un incarico pubblico era vista come un’opportunità di arricchirsi. LA CRISI DELLA PICCOLA PROPRIETA’ TERRIERE E LA DIFFUSIONE DEI LATIFONDI L’economia divenne schiavistica, ossia basata sullo sfruttamento di schiavi. Molti prigionieri di guerra divennero ridotti in schiavitù. Gli schiavi costituivano il 33% della popolazione. I romani avevano a disposizione molta manodopera a un prezzo basso. Alcuni schiavi vivevano nella casa del padrone e godevano di un trattamento di favore, altri lavoravano nei campi costretti a fatiche disumane. Gli schiavi erano sfruttati finchè potevano lavorare e dopo venivano abbandonati. Nel suo trattato Catone il Censore sosteneva che fosse “necessario eliminare un attrezzo rotto e gli schiavi vecchi o malati”. Nel II secolo le rivolte degli schiavi divennero più frequenti, la più grave scoppiò in Sicilia dove migliaia uccisero i loro padroni, si impadronirono della Sicilia e riuscirono a tenere testa a l’esercito romano per 4 anni. Alla fine di una guerra una parte delle terre conquistate appartenevano all’agro pubblico. Questi campi venivano però occupati solo da cavalieri e senatori. Così nacquero i latifondi, ossia grandi proprietà terriere, estese per migliaia di ettari, appartenenti al latifondista e coltivate da schiavi (a volte x debito). I latifondi erano affidati dai proprietari a schiavi di fiducia. Ci fu anche la crisi della piccola proprietà contadina per una serie di cause. La prima fu il protrarsi nel tempo delle campagne militari che tenevano i contadini lontani dai loro campi, che quindi finivano in uno stato di semiabbandono. La seconda fu la concorrenza dei grandi latifondi, infatti i latifondisti disponendo di una manodopera a basso costo praticavano dei prezzi molto bassi. La terza riguardò il cambiamento delle coltivazioni in vite e olivo, più redditizie, piantarle però richiedeva grandi investimenti in quanto bisognava attendere qualche anno per ottenere i primi raccolti. Molti contadini venderono i campi ed emigrarono a Roma. Alla capitale nacque un nuovo gruppo sociale, la plebe urbana, composta da nullatenenti disinteressati alla politica. Per evitare che si ribellassero lo Stato garantì ai cittadini romani l’accesso gratuito ai giochi dei gladiatori e distribuzioni di grano gratis. Con la diminuzione dei contadini ci furono problemi con il reclutamento dell’esercito, dato che non potevano pagarsi l’equipaggiamento. Un altro problema era il malcontento degli italici, i quali partecipano alle guerre senza trarne uguale profitto dei cittadini romani. Per questo iniziarono a chiedere la cittadinanza romana con i rispettivi privilegi. I TENTATIVI DI RIFORMA DEI GRACCHI Tutti questi cambiamenti sociali e politici rischiavano di compromettere la sopravvivenza della repubblica. Tiberio e Gaio Gracco si impegnarono per far approvare alcune leggi. Tiberio Gracco divenne tribuno della plebe nel 133 a.C. e fece approvare la legge di riforma agraria, la quale stabiliva che nessuno potesse detenere più di 1000 iugeri dell’agro pubblico. Una commissione avrebbe espropriato i terreni in eccedenza, i quali sarebbero poi stati redistribuiti tra tutti i cittadini, 30 iugeri a testa, in modo da ricreare un ceto di piccoli contadini. Inoltre lo Stato avrebbe acquistato gli attrezzi per coltivare a ogni contadino. Tuttavia questa riforma danneggiava i senatori che si erano appropriati di grandi appezzamenti dell’agro pubblico. L’altro tribuno della plebe, Marco Ottavio, venne corrotto e si oppose alla legge. Così Tiberio chiese e ottenne la destituzione del collega. In questo modo la legge fu approvata. Alla fine del mandato Tiberio si ricandidò alla carica di tribuno della plebe per far attuare la legge, questo non era mai accaduto e i senatori ne approfittarono per accusare Tiberio di voler diventare re. Il giorno delle elezioni il pontefice incitò contro di lui la plebe, una folla si scagliò contro Tiberio che fu trucidato insieme a 300 uomini. 10 anni dopo Gaio Gracco fu eletto tribuno della plebe e oltre a riproporre la riforma agraria fece approvare anche la legge frumentaria, la quale stabiliva che lo Stato avrebbe distribuito alla plebe il grano ad un prezzo inferiore e pose un freno alla corruzione, per garantirsi l’appoggio dei cavalieri, togliendo ai senatori il controllo del tribunale e aumentò i giudici provenienti dagli equites. Il favore di cui godeva venne meno quando propose di estendere la cittadinanza agli Italici poiché la plebe temeva di essere privata dei suoi privilegi. Nel 121 a.C. il Senato accusò Gaio di voler sovvertire l’ordine sociale e fece arrivare a Roma dei soldati che trucidarono Gaio e i suoi 3000 partigiani. Negli anni successivi il Senato smantellò le riforme graccane. LO SCONTRO TRA OPTIMATES E POPULARES Dopo la fine dei progetti di riforma dei Gracchi si formarono due schieramenti opposti, il cui scontro avrebbe portato la fine della Repubblica. Il primo era quello degli optimates che appartenevano al ceto senatorio e difendevano i valori tradizionali della repubblica, volevano quindi mantenere il controllo delle cariche da parte della nobilitas e si opponevano a nuovi ceti. Il secondo era quello dei populares composto da cavalieri, essi chiedevano l’accesso al Senato e al consolato da parte dai cavalieri e degli uomini nuovi, cioè ai membri delle famiglie che si erano arricchite di recente. I populares accoglievano maggiormente le richieste degli Italici e della plebe. Durante la lotta i contendenti fecero ricorso a due strumenti. Il primo fu l’esercito utilizzato dai comandanti militari per conquistare il potere ed eliminare gli avversari. Il secondo fu la plebe urbana, pronta a seguire la fazione che prometteva loro di più: cibo gratis, giochi e più privilegi. GAIO MARIO E LA GUERRA SOCIALE Nel 109 a.C. alcune popolazione germaniche iniziarono a compiere saccheggi, furono inviate delle legioni che però furono sconfitte più volte. Dopo la morte del re Micipsa, alleato di Roma, nel regno della Numidia si scatenò una lotta per la successione tra i due figli Aderbale e Iempsale e il nipote Giugurta. Quest’ultimo fece assassinare Iempsale e costrinse Aderbale alla fuga. Poi Giugurta giunse a Cirta dove si era rifugiato Aderbale e uccise tutti gli abitanti compresi i cittadini romani. Così il Senato dichiarò guerra a Giugurta (guerra giugurtina), ma il conflitto si impantanò in una serie di scaramucce, anche perché alcuni senatori e generali furono corrotti. LE CAMPAGNE MILITARI DI CESARE Finito il consolato, Cesare si fece assegnare il proconsolato delle provincie della Gallia Cisalpina e della Gallia Narbonense. In questo modo aveva la possibilità di organizzare una spedizione e di ricavare da essa il prestigio e le ricchezze, che ancora gli mancavano per proseguire la scalata al potere, in quanto la Gallia Cisalpina era sottoposta alle incursioni di Galli e Germani. L’occasione si presentò quando gli Elvezi attaccarono alcune tribù alleate di Roma. Cesare li affrontò e li sconfisse. Con la scusa di difendere i Galli avviò una spedizione per la conquista della Gallia. A nord cacciò i Germani e puntò alla Normandia, annientando i Sequani, i Belgi e le altre tribù. Cesare riuscì a sottomettere l’intera Gallia. Cesare tornò in Italia e si incontrò con Pompeo e Crasso. L’alleanza cominciava a scricchiolare a causa della forza di Cesare. Infatti Pompeo si riavvicinò al Senato e consentì il rientro di Cicerone. Fu stipulato un nuovo accordo in base al quale Cesare avrebbe avuto un prolungamento del proconsolato, Pompeo e Crasso sarebbero stati eletti consoli e che il primo avrebbe avuto il governo della Spagna e che il secondo avrebbe guidato una spedizione contro i Parti. Cesare riprese gli scontri contro i Galli, che erano aiutati dalla Britannia. Così Cesare attraversò il canale della Manica e si scontrò con le popolazioni locali sconfiggendole. Cesare non conquistò la Britannia, ma pose le basi per la conquista con l’imperatore Claudio. Al rientro in Gallia affrontò le insurrezioni dei Galli guidati da Vercingetorige. La ribellione fi sedata nel 52 a.C. con la conquista della città di Alesia. Vercingetorige fu catturato e giustiziato a Roma, i territori conquistati formarono tre nuove provincie di Roma. Durante la rivolta furono sterminati interi villaggi, compresi donne e bambini, Cesare rispose alle critiche appellandosi alla necessità di riportare la pace nella regione. LA SECONDA GUERRA CIVILE Durante il proconsolato Cesare ottenne prestigio personale, ricchezze e un esercito per intraprendere una scalata al potere. Crasso era morto in Oriente e Pompeo si era alleato al Senato spaventato da Cesare. Pompeo governava la Spagna attraverso rappresentanti e divenne console “senza collega” a Roma. Nell’anno in cui terminava il proconsolato di Cesare il Senato approvò una legge che gli impediva di diventare console e gli intimò di sciogliere le truppe. Cesare scelse però di marciare su Roma e varcò il Rubicone dando inizio alla seconda guerra civile. Questa iniziativa colse di sorpresa Pompeo che si rifugiò in Grecia. Cesare, invece, si spostò in Spagna dove distrusse gran parte delle forze su cui Pompeo poteva contare. Lo scontro decisivo si svolse a Farsalo e si concluse con la vittoria di Cesare. Pompeo cercò rifugio in Egitto il faraone Tolomeo XIII, dapprima lo accolse, ma poi lo assassinò per ingraziarsi Cesare. Cesare dichiarò di non poter lasciare impunito l’omicidio e attaccò l’Egitto, detronizzò il faraone e consegnò il regno alla sorella Cleopatra. Tra i due vi fu una breve relazione da cui nacque Cesarione. Questa fu un’unione strategica in quanto a Cleopatra serviva la protezione di Roma e a Cesare il grano dell’Egitto. Cesare sconfisse i seguaci di Pompeo a Tapso e a Munda. IL GOVERNO DI CESARE Le istituzioni repubblicane erano inadatte per gestire una città con più di un milione di abitanti. Cesare ne era consapevole, ma sapeva che i Romani erano legati alla loro identità di cittadini, così non diventò re, ma governò accumulando su di sé tutte le cariche. Si fece nominare dittatore a vita, controllava l’emanazione delle leggi, poteva dichiarare guerra e firmare trattati di pace, aveva la nomina dei magistrati e gli fu riconosciuto il titolo di imperator, ossia il comando delle legioni romane. Aumentò il numero di senatori da 600 a 900 con uomini a lui fedeli provenienti dalle provincie. Cesare cercò di riportare la pace. Favorì anche il rientro in patria degli oppositori e gli affidò importanti incarichi. Cesare governò per 5 anni durante i quali fece diversi interventi: ridusse gli abusi dei proconsoli e diede la cittadinanza romana agli abitanti della Gallia Cisalpina. Inoltre venne in aiuto della plebe avviando lavori pubblici per dare un impiego ai disoccupati e organizzò meglio le distribuzioni di grano. Ottenne la carica di pontefice massimo e a lui fu dedicato il quinto mese del calendario, Iulius. Nel 44 a.C. il timore che Cesare instaurasse una monarchia spinse dei senatori a fare un complotto per ucciderlo. I promotori furono Bruto e Cassio, i quali decisero di assassinarlo il 15 marzo (le idi di marzo) al suo arrivo in Senato. Cesare fu avvertito del pericolo, ma sottovalutando il pericolo andò comunque e morì sotto le 23 pugnalate dei congiurati. ANTONIO, OTTAVIANO E IL TRAMONTO DELLE ISTITUZIONI REPUBBLICANE I cesaricidi intendevano restaurare la repubblica. Il Senato riconobbe l’impunità ma la plebe e l’esercito restarono fedeli al ricordo di Cesare e si riunirono attorno a Marco Antonio. Quando esso aprì il testamento di Cesare di fronte al popolo romano si scoprì che aveva lasciato 300 sesterzi a ogni soldato e membro della plebe. Il resto era destinato a Ottaviano (e non ad Antonio), figlio di una sua nipote, che non si trovava a Roma. La plebe chiese che i congiurati fossero catturati e condannati, così essi fuggirono. Ad aprile Ottaviano rientrò a Roma e distribuì le donazioni del testamento guadagnandosi l’appoggio del popolo. Dichiarò inoltre di vendicare il prozio e formò un esercito. Antonio chiese che gli fosse assegnata la Gallia Cisalpina, ma il Senato si oppose, così Antonio marciò su Roma. Esso venne sconfitto dalle truppe dei consoli e di Ottaviano a Modena. Ottaviano chiede di diventare console anche se non aveva raggiunto l’età stabilita, il Senato rifiutò, così lui occupò Roma e si fece eleggere console dai comizi. Ottaviano non era ancora in grado di prendere il controllo. Inoltre restava aperta la questione dei cesaricidi scappati in Oriente dove stavano radunando un esercito. Ottaviano fece così un accordo, approvato dai comizi, con Antonio e Lepido. Diedero così vita al secondo triumvirato. Essi emanarono nuove liste di proscrizioni con lo scopo di eliminare gli avversari politici e di impossessarsi di beni. Tra le vittime ci fu anche Cicerone. Antonio e Ottaviano sconfissero i cesaricidi nella battaglia dei Filippi, Bruto e Cassio preferirono suicidarsi invece che diventare prigionieri. Gli accordi prevedevano una divisione del governo delle province: Ottaviano ha l’Italia e la Spagna, Lepido l’Africa e Antonio l’Oriente e le Gallie. Il fratello e la moglie di Antonio organizzarono una rivolta contro Ottaviano la guerra di Perugia, la quale fu repressa. Nel 37 a.C. Ottaviano e Antonio si incontrarono a Brindisi per rinnovare l’accordo, che fu cementato dal matrimonio tra Antonio e Ottavia, sorella di Ottaviano. Era evidente che lo scontro finale si stava avvicinando. Antonio aveva scelto l’Oriente per ottenere la gloria e le ricchezze necessarie per battere Ottaviano. Si recò in Egitto e strinse rapporti politici e affettivi con Cleopatra, nacquero 2 figli. A Roma Ottaviano ottenne il favore della plebe, dei cavalieri e di parte del Senato e si presentò ai romani come l’unico in gradi di garantire la pace. Ottaviano utilizzò abilmente la propaganda per screditare Antonio attraverso il suo legame con Cleopatra. Le accuse furono alimentate dal comportamento di Antonio che invece di tramutare i territori conquistati in province li affidò a Cleopatra. Inoltre ripudiò Ottavia e sposò Cleopatra. Poi quando si scoprì che nel testamento aveva lasciato le province romane d’Oriente in eredità ai suoi due figli fu dichiarato nemico della patria e fu allestito un esercito contro di lui. Nel 31 a.C. le flotte di Antonio e di Ottaviano si scontrarono nella battaglia navale di Azio. Ottaviano vinse e Antonio e Cleopatra fuggirono in Egitto, dove l’anno successivo per non cadere prigionieri di Ottaviano, si suicidarono. L’Egitto entro a far parte dei domini romani e Ottaviano ne assunse il controllo. Tornato a Roma assunse il titolo di princeps Senatus e di imperator e il cognome di Augusto. così inizia per Roma la nuova fase del principato augusteo.
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