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storia economica appunti e domande di esame, Dispense di Storia Economica

test e appunti di storia economica

Tipologia: Dispense

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emanuele1996
emanuele1996 🇮🇹

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Scarica storia economica appunti e domande di esame e più Dispense in PDF di Storia Economica solo su Docsity! STORIA ECONOMICA 1° PARTE: LA STORIA COME SCIENZA AUTONOMA CAP 1. LA STORIA ECONOMICA OGGETTO E METODO La Storia Economica studia il succedersi degli avvenimenti economici e delle politiche economiche dei diversi paesi e delle diverse aree geo-economiche mondiali nella loro evoluzione spazio tempo. La Storia Economica studia quindi le caratteristiche , i processi e le modalità evolutive dei sistemi economici. Secondo FELLONI la storia economica ha per oggetto la produzione dei Beni. Se L’Economia è l’arte di combinare le risorse disponibili per soddisfare le proprie esigenze, la Storia Economica studia come nel corso del tempo siano cambiate le modalità di rispondere a queste esigenze. Questo tipo di Analisi può essere svolta attraverso due Modelli interpretativi: 1. Le Analisi di Breve periodo; (Analisi Strutturale) 2. Le Analisi di lungo Periodo; (Analisi Congiunturale) Queste analisi sono differenti tra di loro sia nel livello temporale che negli elementi che ne stanno alla base Tutte e due presuppongono uno studio delle Fluttuazioni Economiche( descrive l’alternarsi di una fase di espansione dell’economia ad una fase di riduzione tipo del Pil), però: L’Analisi di Breve periodo prende in considerazione una variazione congiunturale cioè una fluttuazione registrata in un dato sistema economico in assenza di variazioni significative sott il profilo della produzione L’Analisi di Lungo Periodo considerano i mutamenti presenti nei singoli paesi o nelle aree geoconomiche mondiali sia di carattere quantitativo che Qualitativo. (Il miracolo economico italiano dal 1950 al 1969) Le interpretazione Storiche per essere efficaci devo essere riportate nel Lungo periodo. Per Comprendere l’evoluzione dei Sistemi Economici possiamo utilizzare diverse concetti: 1. Il Dualismo Tradizione/Modernità; 2. Il Concetto di Economia Mondo; ( Da Braudel con lo studio del Mediterraneo a Wallerstein con lo studio delle economie capitaliste) 3. Il Concetto di “Catching up” proposto da Alexander Gerschenkron secondo cui i Second Comers (Italia, Germania, Francia,Russia, Stati Uniti) iniziano la rincorsa all’Inghilterra; 4. Il Concetto di “lotta per il Primato” dove tutti lottavano per l’agemonia politica economica militare; 5. Il Concetto di “Differenziale della contemporaneità” con cui Pollard ha invitato a non generalizzare la crescita dei paese ma di valutarli nei singoli contesti locali. La Storia Economica nasce come l’applicazione del metodo induttivo nell’Economia Politica. Secondo Carlo Cipolla l” Economia politica rappresenta l’apparato teorico universale che consente allo storico di costruire il proprio modello interpretativo . La Storia Economica nasce con l’espansione della Rivoluzione Industriale e nel corso di 150 anni ha conosciuto un evoluzione teorica e metodologica tale da renderla disciplina Autonoma. Nelle sue diverse fasi abbiamo: • 1° metà dell’800 le teorie dello sviluppo a stadi; • 2°Metà dell’800 l’affermazione del Capitalismo industriale con la teoria di Marx; • Fine 800 : La Scuola Marginalista; • Keynes, Schumpter e il post 29”; • Anni 50: Teoria dello Sviluppo e teoria dello sviluppo Economico CAP 2. IL SISTEMA ECONOMICO : CARATTERISTICHE E FUNZIONI IL SISTEMA ECONOMICO è quell’organizzazione Sociale, Storicamente definita, di cui gli Uomini e le donne si servono per soddisfare le proprie esigenze tramite la produzione di beni e servizi. Queste esigenze o per meglio dire Bisogni sono divisi in due categorie principali: a. Bisogni Primari cioè quelli necessari alla sopravvivenza e riproduzione della specie umana; b. Bisogni Secondari cioè quelli inerenti alla qualità della vita che emergono dopo i bisogni primari; Un Sistema Economico esiste e vive in base alla capacità di soddisfare le esigenze ed i bisogni degli individui. Per fare questo esso deve svolgere alcune funzioni: a. La Funzione di Produzione, cioè la capacità di produrre i beni e i servizi necessari; b. La Funzione della Distribuzione, ovvero come la ricchezza prodotta e suddivisa nella società; c. La Funzione dello Scambio, ossia la possibilità degli individui di scambiare beni e servizi prodotti; d. La Funzione del Consumo, cioè la possibilità per gli individui di usufruire della ricchezza prodotta; La Funzione di Produzione è garantita dai suoi fattori: Terra , Capitale, Lavoro(detti Rapporti di produzione) La Funzione di Distribuzione è legata alla Remunerazione dei fattori della produzione. Per il fattore Terra la remunerazione è sotto forma di Rendita, per il fattore capitale il Profitto, per il fattore lavoro il Salario. La Distribuzione cambia a secondo il periodo storico ed è una delle funzione per interpretare l’evoluzione di un modello economico nel medio e lungo periodo. Lo Scambio invece è presente in tutti i sistemi economici dall’europa medioevale con la Roma imperiale al capitalismo industriale. La funzione dello scambio si manifesta nel Mercato, dove si forma il prezzo dei beni e servizi. Il Mercato porta alla nascita del rapporto domanda-offerta dove ogni bene è valutato in base al volume di uso o in base alla sua utilità. Nascono cosi il Mercato Monetario e il Mercato del credito. Nasce cosi la Moneta come misura di valore dei beni e che accelera gli scambi. Il consumo può essere diretto quando si ha l’utilizzo immediato, ed indiretto quando si ha l’utilizzo differito nel tempo e quindi si può anche definire un Investimento nel nuovo processo produttivo. Nasce cosi il Rapporto tra tasso di risparmio ed investimento. Quando il Sistema Economico riesce a corrispondere a esigenze e bisogni si espande nello spazio e nel tempo in maniera dinamica (processo riproduttivo). Se il Sistema non risponde a queste esigenze assume una funzione statica. I mutamenti di un Sistema Economico possono essere di carattere Inter-sistemico e Intra-Sistemico. 1. Per cambiamenti Inter-sistemici intendiamo quei mutamenti che determinano il passaggio da un sistema economico ad un altro. Tipo quello del modello Feudale a quello Mercantile. 2. I Mutamenti Intra-Sistemici si verificano quando il sistema non riesce più a riprodursi in maniera ottimale, non corrispondendo ai bisogni della comunità. Ad Esempio il capitalismo industriale con la crisi del 29. Le Trasformazioni del sistema economico possono essere: 1. Endogene quando derivano da cause interne tipo una eccessiva espansione del sistema. Un esempio è la caduta dell’impero Romano dove un eccessiva espansione portò ad un difficile gestione sociale giuridica ed economica. 2. Esogene quando derivano da cause esterne al funzionamento del sistema tipo una carestia, una guerra o un fenomeno inatteso che non dipendono dal modello di organizzazione dell’economia; CAP 3. L’EVOLUZIONE DEI PRINCIPALI SISTEMI ECONOMICI Ogni si Sistema Economico per essere adeguatamente studiato deve essere collocato nello spazio e nel tempo e avere una propria rappresentazione storica. Per Studiare un determinato sistema economico bisogna analizzare come i fattori della produzione incidano nel contesto storico in cui è determinato. Nei Cicli economici Industriali invece le crisi economiche sono causate dalla sovrapproduzione cioè dall’incapacità dell’offerta di soddisfare la domanda. La conclusione di ogni ciclo Economico del Capitalismo tende ad assestare il sistema su livelli di ricchezza dell’economia superiore rispetto a quelli iniziali. IL PRIMO CICLO ECONOMICO DEL CAPITALISMO INDUSTRIALE e quindi della PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE si afferma in Inghilterra durante la prima rivoluzione industriale tra il 1780 e il 1850. La Fase A si avvia tra il 1780 e il 1815( guerre napoleoniche) ed è strutturata dal Binomio Carbone-Vapore e sulle innovazioni tecnologiche del settore tessile e siderurgico. L’espansione è possibile grazie ai capitali accumulati nel tempo e all’arrivo di materie prime a basso costo dalle colonie americane. La Fase B va 1815 al 1850 ed è causata dalle guerre napoleoniche alla crisi del prezz del grano in Inghilterra IL SECONDO CICLO ECONOMICO DELLA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE è collocato tra il 1850 e il 1890. La Fase A va dal 1848 al 1870. Inizia quindi con le fine delle guerre Europee del 1848 e il processo di diffusione del capitalismo industriale in tutto il continente. Sebbene la Gran Bretagna rimanga il leader infatti la stessa Sterlina viene usata come moneta negli scambi Mondiali, l’industrializzazione comincia a superari i confini inglesi per affermarsi in altre aree. La crescita di questo ciclo è sostenuta dalla scoperta di giacimenti di oro e argento in California e con l’uso mobile del binomio carbone –vapore che porta alla rivoluzione dei trasporti con la nascita di ferrovie settori navali che portano ad un accelerazione degli scambi. Il processo di espansione si conclude nel 1870 con la fine della guerra Franco-Prussiana, La Fase B va dal 1870 al 1890 ed è causata da un crollo dei prezzi primari e da un instabilità Finanziaria. LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ( 1890-1939) si avvia dalla seconda metà del XIX secolo. La Fase A (1890-1915) è basata su una pluralità di fattori: 1. La nuova espansione coloniale europea in Africa; 2. L’apertura internazionale dei commerci; 3. La scoperta di nuovi giacimenti di materie prime e di oro in Alaska; 4. Lo Sviluppo dell’industria Pesante e di nuovi settori come chimica e i trasporti (automobili); 5. L’utilizzo di Elettricità e Petrolio che sostituirà il carbone; 6. Investimenti in tecnologia e ricerca scientifica; La Fase B (1915-1939) si avvia con lo scoppio della prima guerra mondiale. E’ causata da uno blocco degli scambi commerciali tra i paesi in guerra, dall’instabilità politico finanziaria, dalle difficoltà economiche dei paesi europei negli anni 20, dalla crisi industriale e dalla crisi del 1929. IL CICLO DELL’ETA’ DELL’ORO (1945-1989) segna la fase di massima espansione delle economie occidentali dove si registrano i maggiori tassi di crescita di ricchezza e Pil. La Fase A del Ciclo ( 1945-1973) è strutturata come quella della seconda rivoluzione industriale ma in un contesto internazionale profondamente modificato. Dopo la crisi del 29 e della seconda guerra mondiale le grandi potenze mondiali ridefiniscono l’organizzazione degli scambi monetari , finanziari e commerciali per in modo da sostenere la crescita per tutti. Sono gli anni dei grandi Accordi globali. 1) La Moneta con il Dollor Standard cioè l’uso del dollaro come unità di misura di tutte le monete; 2) in termini di scambi commerciali nasce il GATT come strumento per ampliare il volume degli scambi e diminuire le tariffe protezionistiche; 3) Nasce il primo processo costituente Europeo (CECA NEL 1951 E CEE NEL 1957) In questi anni la LEADERSHIP passa definitivamente agli STATI UNITI anche per contrastare l’espansione politica ed economica dell’Unione Sovietica. Sono anche gli anni dove si afferma il ruolo dello Stato per sostenere lo sviluppo economico ( Teorie Keynesiano) e del Miracolo Economico Italiano e Tedesco. La Fase B dell’ eta’ dell’oro va dal 1973 al 1989 ed è causata: A. Aumento dei prezzi delle materie prime registrate negli anni sessanta; B. La fine del Sistema Dollar Standard decretato dagli stati uniti nel 1971; C. L’aumento del Prezzo del Petrolio registrato a partire dal 1973 In occasione della scelta dei Paesi dell’OPEC di aumentare i prezzi petroliferi in ritorsione all’appoggio dei paesi occidentali all’Israele nella guerra di Yom Kippur. La caduta di questo ciclo è contraddistinta dalla cosiddetta crisi di Stag-Flazione ovvero alla contemporanea presenza di produzione zero e aumento dell’inflazione. Questo porta tra l 1973 e il 1989 ad una crescita della disoccupazione. Questa è la prima vera crisi di sottoproduzione del capitalismo industriale. IL CICLO DELLA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE si apre nella Prima metà degli anni 90 per arrivare nei giorni nostri. La fase che va dalla fine degli anni 80 e gli inizi degli anni 90 consente una ripresa del ciclo basata su alcune differenze rispetto al passato: 1. La nuova rivoluzione industriale si basa sull’innovazione dell’Information Technologies; 2. La fine del sistema Comunista con il crollo del muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica porta alla vittoria del capitalismo industriale; 3. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna diventano protagonisti del processo di crescita con una piena adesione all’information technologies, con politiche neo-liberiste e di privatizzazione dei servizi e delle imprese; 4. Le politiche Monetariste legate al modello Whashington Consensus che superano lo schema keynesiano di rapporto tra Stato ed Economia; 5. La Nuova globalizzazione basata su un abbattimento delle barriere doganali e dell’ingresso di nuovi paesi nel Gatt e poi nell’Organizzazione mondiale del commercio nata nel 1996. 6. La nascita del Sistema di Maastrich che modifica le politiche comunitarie e le capacità dei singoli stati nazionali dell’Euro di adoperare le tradizioniali forme di intervento pubblico nell’economia. Tutti questi fattori portano ad un fase di A del ciclo della Terza rivoluzione industriale che coinvolge tutti i paesi leader dello sviluppo industriale.. Questa riorganizzazione non è però solo portatrice di innovazioni e opportunità ma anche di criticità e disuguaglianze destinate a esplodere con la crisi economica internazionale del biennio 2007-2008. CAP 6. TEORIE DELLA CRISI E TEORIE DELLO SVILUPPO LE TEORIE DELLA CRISI sono il prodotto di una concezione Dinamica dell’Economia. Nelle società Preindustriali la teoria dello sviluppo è basata su una concezione tendenzialmente “Statica” dei processi economici dove Crisi e sviluppo sono tenuti separati. La crisi diviene un elemento esterno rispetto al normale funzionamento del sistema. La teoria economica del sistema preindustriale vede il profitto e la ricchezza come come la conseguenza della compravendita di beni(ricchezza statica). LA COSTRUZIONE DI UNA CONCEZIONE DINAMICA DELL’ECONOMIA è basata dallo stretto collegamento tra le Teorie delle sviluppo e le Teorie della Crisi come parti di alternanza di fasi di crescita a fasi di caduta. Questa Evoluzione comincia ad Affermarsi nei primi anni della rivoluzione industriale( fine XIX Secolo). I primi ad attuare questo processo sono Smith, Ricardo e Malthus con il passaggio dal capitalismo mercantile a quello industriale. Smith vede la produzione dei beni come elemento chiave della ricchezza segnando cosi un Punto di Rottura con il passato. In questa concezione dinamica manca però la capacità del sistema di riprodursi e riavviare la crescita economica. Malthus con la teoria della Popolazione fa notare l’incapacità dell’agricoltore di fornire i beni necessari alla sopravvivenza della popolazione. Siamo cmq ancora ad una concezione preindustriale. La prima e vera concezione dinamica dell’Economia si ha nella seconda metà dell’800 con la nascita del pensiero Maxista. Marx studiando il materiale storico e la dinamica capitale-lavoro indaga sul funzionamento del capitalismo industriale. Con lui il concetto di Crisi diviene parte del Sistema ed è funzionale a permettere il riassestamento e la riproduzione dell’economia sui livelli differenti rispetto al passato. Con la dialettica sviluppo-crisi cerca di dimostrare il funzionamento del Sistema. L’importanza della concezione marxista sarà tale che tutti gli studiosi dovranno confrontarsi con le sue teorie. SI afferma cosi la Scuola Neoclassica con il tentativo di ricostruite un pensiero liberale in grado di rispondere alla critiche marxiane. Nasce cosi la Microeconomia come superamento della teoria marxiana. Tuttavia con la seconda rivoluzione industriale e la crisi del 29 e quindi con la necessità di affrontare la crisi, due studiosi come Shumpeter e Keynes riportano la crisi all’interno del processo di sviluppo. LA RIVOLUZIONE MARGINALISTA si registra tra la fine degli anni 70 e 90 dell’800. La scuola marginalista è composta da diversi studiosi ed è riconducibile a due fasi storiche: 1. Nel 1870 con William JEVONS, Carl MENGER e Leon WALRAS 2. Negli anni 80 e 90 dell’800 con Alfred Marshall. Gli obbiettivi di questi studiosi sono quelli di dare una risposta alle teorie Marxiane e Storiche. Secondo i MARGINALISTI il sistema è dotato di un unico punto di Equilibrio quale espressione della piena efficienza dell’economia e dei fattori della produzione. Un punto del quale non ci si può spostare per migliorare le proprie condizioni senza che si peggiorino quelle degli altri operatori di mercato. Si ha quindi la concezione dell’equilibrio del mercato quale luogo di collocazione efficiente delle risorse, dove si ha un sistema a concorrenza perfetta tra tutti gli operatori di mercato. I principi del marginalismo quindi sono: Equilibrio del mercato; Allocazione efficiente delle Risorse; Teoria del Consumatore; Utilizzo di strumenti matematici; Unità marginale definibile come l’incremento del livello di unità e di soddisfazione che un individuo trae dal consumo di un bene. Il Marginalismo è un Metodo Deduttivo- formativo. Con La teoria della Domanda effettiva Keynes negli anni 30 del 900 di cerca di rispondere alla crisi del 29. Keynes riporta la crisi all’interno del Sistema perché se la crisi è conseguenza del processo di sovrapproduzione e dal disequilibrio tra domanda e offerta, l’uscita sarà possibile soltanto sostenendo la ripresa della domanda per riportare il sistema in Equilibrio. Non esiste un solo punto di Equilibrio del Mercato nel quale si registra l’uso efficiente delle risorse ma al contrario in una fase recessiva, il mercato può anche assestarsi su un punto di equilibrio di sotto- occupazione dei fattori della produzione. Quindi si hanno più punti di equilibrio da raggiungere grazie a un intervento dello stato che porti a diminuire il tasso di disoccupazione. CAP 7. ELEMENTI DELLO SVILUPPO DEL CAPITALISMO INDUSTRIALE: LA DEMOGRAFIA Gli Elementi dello sviluppo del capitalismo industriale sono detti Paradigmi. Con la 1° Rivoluzione industriale si registra una “Rottura nel modello Demografico” preindustriale e si avvia quel processo di “Dualismo demografico” che segnerà una grande differenzazione tra i paesi industrializzati del nord e le aeree del sud del Pianeta. LA CURVA DEMOGRAFICA dipende da diversi fattori legati: 1. Alle Condizioni Storiche e Sistemiche presenti nelle diverse aree geografiche e nelle diverse epoche; 2. Non esiste una curva demografica, perché la popolazione è frutto di diverse curve causate da elementi di variazione come mortalità e natalità; 3. Ci sono momenti di accelerazione e compressione della curva della Popolazione; Dalla seconda metà del 700 si registra un accelerazione del tasso di accrescimento naturale della popolazione destinato ad aumentare anche nei secoli successivi in maniera ancora più ampia. mondiale. Nella seconda Guerra Mondiale il petrolio diventa una materia prima strategica in virtù della diffusione dei mezzi bellici basati sull’utilizzo di benzina e diesel. Fino al 1968 il prezzo del petrolio rimane a costi contenuti ed ad altri profitti consentendo lo sviluppo dell’industria petrolchimica non solo ai paesi ricchi della risorsa ma anche a quelli poveri come l’Italia. Nella Fine degli anni 60 gli USA diventano il paese importatore e da li inizia un aumento dei prezzi. Nel 1973 i paesi Dell’OPEC(nato nel 1960 Per riequilibrare gli scambi) decidono un incremento straordinario del prezzo del petrolio. Si ha cosi la crisi di stag-flazione che porterà alla fine dell’eta dell’oro. La Risposta a questo aumento di prezzi e alla Crisi sarà la riscoperta di nuovi giacimenti fino ad allora considerati poco convenienti e all’avvio del processo di espansione delle energie alternative o rinnovabili (eolico solare, idroelettrico). La Forza del paradigma del petrolio sarà comunque cosi forte che ancora oggi i paesi basano lo sviluppo dell’industrializzazione sull’uso di questa fonte di energia. CAP 9. ELEMENTI DELLO SVILUPPO : LA TECNOLOGIA Applicare il concetto di Tecnologia allo studio dei sistemi economici significa, studiare l’applicazione della conoscenza ai mezzi di produzione per incrementare la produttività del sistema. In un sistema possono essere presenti diversi modelli tecnologici che possono convivere tra di loro ad esempio nel capitalismo industriale troviamo modelli di tipo tessile siderurgico chimico meccanico. I cambiamenti tecnologici portano al superamento del sistema o del suo rilancio dopo una fase recessiva. L’innovazione tecnologica consente quei incrementi di produttività che fanno si che la crescita non è solo quantitativa ma anche qualitativa parlando cosi di “Sviluppo”, inteso come incremento della produzione dovuto ad un miglioramento cella capacità di sfruttare le potenzialità dei fattori della produzione. Diversi autori si sono confrontati con le teorie e le interpretazioni dello sviluppo economico. Per Marx i mutamenti tecnologici sono l’espressione del dinamismo della classe capitalista e della sua continua ricerca di incrementare i profitti tramite l’incremento della produttività; quegli stessi incrementi che avrebbero portato alla crisi del sistema. Max Weber, invece, lega la capacità di innovazione alla diffusione del modello capitalistico allo spirito protestante e calvinista che pone le condizioni per il successivo sviluppo del sistema. Joseph Schumpeter individua nelle innovazioni tecnologiche e nei incrementi di produttività la chiave per comprendere i meccanismi di riproduzione del ciclo economico. Grazie agli imprenditori-innovatori che investono nelle ricerche scientifiche si ha questa espansione del sistema. La crisi è la conseguenza della troppa espansione. David Landes pone l’accento sulla bassa intensità di materiale necessaria per garantire le innovazioni tecnologiche funzionali agli incrementi di produttività e sottolinea l’importanza del rapporto tra tecnologia e razionalismo.Il Razionalismo è l’insieme della rivoluzione scientifica e culturale che si realizzano sul continente tra il XVII E XVII Secolo che pone le base per una concezione diversa nel rapporto tra individuo e società e individuo ed universo. Moses Abramowitz ha sottolineato il legame tra crescita economica,tecnologia produttività delle risorse e capacità delle istituzioni di cogliere le potenzialità di questi fattori. I PARADIGMI TECNOLOGICI DELLA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. Il primo paradigma È strettamente legato a quello energetico con il Binomio Carbone/Vapore. Molto importante sono le innovazioni nel campo siderurgico sia nella produzione del ferro( Potting process dei fratelli Wood) sia nella produzione di acciaio ( tramite l’uso dei forni brevettati nel 1740). Nel Settore tessile si ha l’applicazione del Doppio rullo per la filatura brevettato da Richard Arkwright e nel 1764 l’invenzione della spoletta volante da parte di Edmund Cartwright nel 1785. L’applicazione della macchina a vapore nei telai porta a incrementi di produttività senza precedenti nella storia. Infatti se prima per produrre 4,5kg di filato occorrevano 50.000 ore di lavoro dopo di riduce a solo 300 ore. Questa serie di innovazioni è possibile grazie all’arrivo in Europa del cotone come materia prima a bascost. I PARADIGMI TECNOLOGICI DELLA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Con L’avvio della nuova Rivoluzione industriale si modifica il rapporto tra scienza, tecnologia ed economia. Lo sviluppo di nuovi settori trainanti come l’Acciaio, l’elettricità , La chimica, i Trasporti, i motori e la contemporanea ascesa del modello di Grande Impresa richiedono: 1)Maggiori investimenti nella ricerca scientifica e in settori ad alta intensità di capitali; 2) Maggiore livello di istruzione dei singoli paesi anche attraverso la diffusione della scuola pubblica e la nascita delle scuole di ingegneria e fisica;3)Maggiore peso del sistema finanziario e bancario alle imprese; 4) una modificazione nell’organizzazione della produzione nel lavoro interno. Grazie a queste innovazioni nascono : nel settore dell’acciaio I Forni Siemens-Martin che incrementano la produzione riducono i costi ed eliminano i residui della produzione migliorando il prodotto. Nel settore Chimico da un industria tedesca vengono introdotti i fertilizzanti coloranti e l’acido solforico. Nell’elettricità nasce il Codice Morse una forma di comunicazione digitale in codice telegrafico nel 1837. Nel settore dei trasporti si ha l’applicazione dl motore a scoppio con benzina o diesel e nascono le ferrovie, navi a vapore, aeroplano che segneranno la seconda guerra mondiale. LA TERZA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA La terza rivoluzione tecnologica inizia negli anni 80 e 90 del XX Secolo con la diffusione delle Information Technologies. Questa rivoluzione è possibile grazie al susseguirsi di alcune tappe: 1. Nel secondo dopoguerra lo sviluppo dell’energia nucleare per scopi pacifici o di guerra accelera gli investimenti in settori ad alto contenuto tecnologico e alta intensità di capitali; 2. La crisi degli anni 70 di sottoproduzione impone un accelerazione al processo di innovazione; 3. L’applicazione dell’elettronica consente le scoperte nel sistema dei calcoli avanzati; 4. Gli investimenti nell’industria militare americana degli anni ottanta consentono la scoperta dei primi network informatici; 5. La fine del Blocco Comunista e l’apertura dei mercati; La rivoluzione delle Information technologies è un modello a sciame o grappoli che comporta continue accelerazione e ricadute sul resto del sistema produttivo CAP 10. ELEMENTI DELLO SVILUPPO DEL C.IND : STATO E ISTITUZIONI Il ruolo e l’apporto delle istituzioni ai processi di sviluppo si modificano nel tempo e nello spazio. Non c’è un unico modello possibile ma una pluralità caratterizzati dalle diverse esperienze storiche. Nelle società preindustriali si può affermare che non fosse presente una vera e propria disciplina teorica sul rapporto tra istituzioni ed economia almeno fino al mercantilismo. Lo stato però ha avuto sempre un ruolo fondamentale nei processi economici tramite la gestione della moneta il controllo sulle frontiere e sugli scambi commerciali. Tra il 600 e 700 nascono le prime teorie sul rapporto istituzioni economia. DOUGLAS NORTH, nobel nel 1990, propone una teoria basata su diversi elementi: 1. L’evoluzione delle istituzioni è funzionale a contrarre i costi di transazione e a rendere l’economia più efficiente; 2. Le istituzioni devono adattarsi al contesto socio economico e ai suoi mutamenti; 3. I paesi Ritardatari imitano le istituzioni più efficienti dei Paesi Leader; 4. La storia economica può essere la successione dei mutamenti istituzionali; In questo approccio le istituzioni diventano decisive nella fase di riproduzione del sistema economico. PAUL DAVID da un interpretazione parzialmente differente di North. David Sottolinea come l’evoluzione di tecniche e istituzioni dipenda da un processo storico e non da logiche deduttive-universali; la diversa capacità dei singoli paesi di aderire ai mutamenti spiega le differenze dei percorsi per la crescita tra i paesi.. I PARADIGMI DELLA PRESENZA DELLO STATO I Paradigmi del rapporto tra stato ed economia sono: Stato Minimale; Economia Mista; Stato Massimale; Questi 3 modelli molto raramente si sono verificati nella storia. LO STATO MINIMALE può essere definito come quel rapporto tra istituzioni e processo economico dove lo Stato ha i soli compiti di garanzia dei servizi minimi essenziali al funzionamento del sistema come la legge, la giustizia e la sicurezza, la moneta e alcune infrastruttur essenziali.(Garanzia minima del”Law and Order”) L’ECONOMIA MISTA comprende le garanzie dello stato Minimale e presuppone interventi delle istituzione nei processi di sviluppo ( Frontiere, investimenti pubblici, moneta). Lo stato interviene a sostegno della coesione sociale tramite le politiche del Welfare, e si sostituisce all’impresa Privata nei momenti di difficoltà( tipo in Italia dopo la crisi del 29). Il Modello DI STATO MASSIMALE può essere ricondotta all’organizzazione di tipo Socialista o Comunista secondo la quale, la proprietà dei mezzi di produzione, la programmazione economica, il controllo delle distribuzioni sono monopolio dello Stato. STATO E SVILUPPO ECONOMICO Le forme di intervento pubblico dello stato a favore dell’economia possono essere suddivise in: 1. Forme Dirette quando lo Stato assume direttamente la proprietà di tutti i mezzi di produzione tramite la nascita dell’impresa pubblica o la nazionalizzazione di quella privata; 2. Gli interventi indiretti sono quelli che si esplicano attraverso la politica legislativa, la politica fiscale, quella commerciale e quella monetaria; La Politica legislativa consente la definizione da parte del Sovrano della cornice istituzionale nella quale devono operare i protagonisti dello sviluppo sia pubblici che privato. La Politica Fiscale è il frutto delle esigenze dello Stato e necessità dei cittadini. Significa spesa pubblica utile a costruire le infrastrutture funzionali allo sviluppo e a sostenere la crescita. Significa anche forme di redistribuzione del reddito con la nascita del secondo 900 del Welfare State Moderno. Scegliere dove incrementare o dove diminuire la tassazione è uno strumento per favorire pezzi di società rispetto ad altri o settore economici rispetto ad altri. Politica Commerciale significa ad esempio controllare le frontiere e potere decidere se favorire gli scambi internazionali o sostenere tramite il protezionismo l’industria nazionale. Alla luce di queste considerazioni è possibile tracciare un percorso sulle forme generali di intervento pubblico nell’economi tra l’età moderna e contemporanea. L’ascesa del Capitalismo Mercantile e la contemporanea formazione di stati moderni porta ad una concezione statica della ricchezza con la politica di STATO-NAZIONE dove le nuove politiche economiche presuppongono la capacità del sovrano di intervenire nei processi economici per sostenere la ricchezza tramite controlli sulle rotte commerciali e garantire alle compagnie statali il privilegio monopolistico. A Partire dallo scoppio della Prima rivoluzione industriale si modifica il modello di interazione tra stato ed economia. A livello teorico si sviluppa il pensiero Liberale (Laisser-Fair) basato sull’individuazione della “mano invisibile” come strumento di regolamentazione naturale del mercato. In un regime di libera concorrenza l’intervento dello stato risulta dannoso perché non favorisce l’ottimale organizzazione dio tutti i partecipanti allo sviluppo del processo economico. Questo concetto viene rimesso in discussione con le Politiche interventistiche e di protezionismo nazionale dei primi decenni del XIX secolo. Nella seconda metà dell’800 comincia a definirsi la divisione tra il “Modello Continentale” basato su una maggiore presenza diretta dello stato nei processi economici, e il “Modello Atlantico” tipico della prima Gran Bretagna e poi nel XX secolo degli Stati Uniti nel quale si registra una minora capacità delle istituzioni
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