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Efficienza e sviluppo economico: storia e fattori determinanti, Appunti di Storia Economica

Una panoramica storica sull'efficienza e la produttività economica, esplorando i fattori che determinano l'efficienza, come la tecnologia, le istituzioni e i mercati. Vengono inoltre analizzati i mercati sottili e spessi, la loro efficienza e i fattori che influenzano la crescita economica, come la divisione del lavoro, la crescita della popolazione, l'urbanizzazione e il commercio. Il documento illustra anche l'influenza della crescita della popolazione sulla produttività agricola e l'industrializzazione europea, esplorando i fattori che hanno contribuito alla crescita economica europea, come la demografia, la navigazione, i salari bassi e l'inquinamento. Vengono inoltre esaminate le implicazioni del trasferimento tecnologico e della convergenza.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 14/02/2024

boooooh98
boooooh98 🇮🇹

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Scarica Efficienza e sviluppo economico: storia e fattori determinanti e più Appunti in PDF di Storia Economica solo su Docsity! LEZIONE 1 CHE COS’È LA STORIA ECONOMICA? La Storia Economica studia il modo in cui le società umane nel corso della propria storia si sono organizzate per trasformare le risorse in reddito e ricchezza. Nota bene Mentre si genera reddito, si crea ricchezza, c'è una grande differenza tra i due. Molti pensano che questi due termini siano la stessa cosa, ma in realtà il reddito è un flusso di denaro, che una persona riceve da fonti diverse come salario, rendita, profitto, interesse ecc., Che aiuta nella creazione di ricchezza e la ricchezza è il valore di mercato totale di tutte le attività possedute, conservate o salvate da una persona per un uso futuro. Il primo è il denaro guadagnato da una persona, per un periodo limitato di una settimana o un mese, mentre il secondo è il denaro guadagnato da una persona durante la sua vita. LE RISORSE La natura fornisce risorse che l’uomo trasforma in beni e servizi per soddisfare i propri bisogni. Alcune risorse restano a offerta fissa, la loro fertilità può e deve essere ripristinata dopo l’utilizzo (es. terra). Altre risorse sono generate dall’uomo e quindi rinnovabili (es. capitale). Le risorse materiali sono cosiddetti beni rivali: ad esempio non è possibile utilizzare il carbone e conservalo o l’utilizzo di un particolare macchinario da parte di un individuo impedisce a un altro di servirsene. I fattori che generano efficienza (es. tecnologia, istituzioni) sono beni non rivali: l’uso di una conoscenza comune da parte di un individuo, non impedisce ad altri di ricorrervi. La rilevanza dei beni non rivali per la crescita è aumentata nel tempo, soprattutto a partire dal 1800. Efficienza (=produttività) significa produrre più output – reddito – dagli stessi input, oppure un output costante con minore input, o maggior output da minor input Input=Ogni fattore di produzione impiegato da un’azienda per lo svolgimento della propria attività, ovvero tutti i beni o servizi che la società acquista sui mercati e utilizza successivamente all’interno della propria combinazione produttiva Tecnologia e istituzioni determinano l'efficienza, ma la presenza di interessi costituiti può ritardare l'introduzione di istituzioni e tecnologie utili alla crescita. nazioni ai margini geografici, nonché alla distanza delle economie periferiche da quelle centrali. Innanzitutto, il commercio tra le aree centrali e quelle marginali era spesso carente, poiché per le economie relativamente ricche i potenziali guadagni derivanti dall’esportazione verso le regioni povere sono troppo bassi. La mancanza di unità di moneta, inoltre, rendeva le transazioni difficili e costringeva ad affidarsi al baratto. Le economie limitrofe, infine, differivano per livelli di reddito e tecnologia, cultura, lingua e istituzioni giuridiche che creano delle vere e proprie barriere al commercio. Tutte queste differenze generano i cosiddetti effetti frontiera, ovvero un costo aggiuntivo al commercio non riconducibile ai dazi doganali o ai costi di trasporto ma esclusivamente alla presenza di un confine. Gli effetti frontiera riducono gli scambi commerciali, mantenendo quindi una diversità tra le stesse economie limitrofe La formazione dell'Unione Europea nella seconda metà del Ventesimo secolo rappresenta un'esperienza nuova. Gli effetti-frontiera possono essere deliberatamente prodotti (ad esempio con la creazione di una valuta comune). La guerra è stata un elemento costante nella storia europea: • l’Elite massimizzano il reddito dello Stato appropriandosi della rendita terriera da terreni di qualità costante (rendita marginale = rendita media); • l’elite di 2 paesi, A e B, combattono per estendere propri confini sino a che la rendita marginale eguaglia il costo marginale di ampliare/difendere il paese. COMMENTO AL GRAFICO: 1. COSTI MARGINALI AUMENTANO CON LA DISTANZA DA CENTRO DEL PAESE; 2. GUERRA SCOPPIA PER ESISTENZA DI TERRITORIO CONTESTATO DA CUI ENTRAMBI PAESI POSSONO RICAVARE UN INCREMENTO DI Y; 3. PUÒ EMERGERE SCENARIO CLASSICO DI “PACE ARMATA”; 4. CIASCUN PAESE AUMENTA SPESA PER ARMAMENTI IN RISPOSTA A QUELLO PREVISTO DELL’ALTRO PAESE; 5. LA CURVA DEL COSTO MARGINALE DELLA DIFESA SI SPOSTA IN ALTO PER ENTRAMBI FINCHÉ NON SI RAGGIUNGE UNA FRONTIERA DI EQUILIBRIO PER LA QUALE NON ESISTONO ALTRI TERRITORI CONTESI. Quando i partner commerciali hanno livelli di tecnologia e reddito diversi, i volumi del commercio saranno bassi nonostante la vicinanza. L’iniziale diversità viene però meno nelle vicinanze di un’economia centrale, ma soltanto nelle vicinanze. Cosa comportano gli effetti frontiera? • Effetti frontiera rappresentano costo aggiuntivo per commercio, che si aggiunge a costi di trasporto (distanza) e alle tariffe doganali; • Effetti frontiera intralciano commercio anche tra vicini eterogenei rafforzando le differenze iniziali (mancanza di somiglianza) nelle preferenze e nei livelli di Y; • Effetti frontiera determinano estensione delle macroregioni come l’Europa. PER QUALE MOTIVO EUROPA RIMANE COESA? Nonostante conflitti politici endemici Europa non si è disintegrata. L’integrazione favorita da: • lingua franca (latino), utilizzata almeno dalle élite; • Religione è stata sia una spinta alla coesione, sia una forza centrifuga; • Mobilità delle persone, interazione elevata, matrimoni tra élite terriere di paesi diversi o nelle élite intellettuali; • Commercio è forza economica più rilevante nella formazione dell’Europa; • Commercio dipendeva da rete di vie di comunicazione e trasporto, terrestre e via acqua. La diffusione dei ritrovamenti archeologici indica chiaramente un effetto frontiera lungo i confini dell’Impero romano, i fiumi Reno e Danubio A nord-est del Danubio e del Reno i livelli di Y erano presumibilmente più bassi, vi erano lingua e preferenze diverse e i conflitti politici frequenti e ciò ostacolò diffusione delle terrecotte prodotte nell’Impero La tesi di Pirenne (1862-1935) • Henri Pirenne fu uno dei primi storici a sottolineare e discutere fenomeno degli effetti frontiera; • Nell’ambito del commercio su lunghe distanze è necessario che tra esportatori e importatori vi sia fiducia reciproca. È quindi più facile commerciare con persone che condividano la stessa cultura. Pertanto nei VIII-IX secoli la conquista araba di territori prima facenti parte dell’Impero romano (Spagna, Nord Africa, Medio Oriente) introdusse differenze religiose e culturali che ostacolarono il commercio un tempo fiorente tra il Mediterraneo e l’Europa occidentale e del nord; • Altro fattore con impatto negativo su commercio: livelli di Y in Europa caduti rispetto a livelli di reddito del mondo arabo, rendendo Europa meno appetibile come partner commerciale. Perché gli imperi non durano? Roma non fu in grado di opporsi agli attacchi delle tribù germaniche (Barbari). I Costi di governo e di protezione delle aree di confine aumentano con l’aumentare della distanza dal centro. All’esterno: • Tribù inizialmente divise più tardi andarono riunendosi; • Migliorano tecnologia militare; • Si verifica spostamento verso il basso della curva del costo marginale degli armamenti; • Emerge territorio conteso. Una volta stabilitisi nei territori dell’ex Impero Romano gli invasori adottarono istituzioni romane: lingua, sistema giuridico e amministrativo, religione. L’Europa post-romana rimase divisa e frammentata dopo la breve parentesi di unità sotto i Carolingi. • le economie di pratica non sono trasferibili fra generazioni. La produzione è caratterizzata anche dall'apprendimento mediante l'esperienza (learning by doing), che differisce dalle economie di pratica in quanto trasmissibile. Le nuove conoscenze acquisite accrescono la base di conoscenze tecnologiche e generano un incremento della produzione e/o un miglioramento della qualità dei prodotti a parità di input utilizzati. Il trasferimento di questo tipo di conoscenza richiede continuità nella produzione e nella divisione del lavoro. Altrimenti la conoscenza accumulata svanisce presto. Gli strumenti Altro fattore che migliora la divisione del lavoro è l’invenzione di strumenti. Questa può essere considerata un’estensione delle conoscenze utili, un miglioramento della tecnologia. Gli strumenti specializzati comportano però costi fissi e richiedono pertanto un livello minimo di produzione per essere utilizzati con profitto. Reddito Pro-capite e reddito di sussistenza. Il reddito pro-capite può essere espresso in unità monetarie a prezzi costanti, oppure come multiplo del reddito di sussistenza (SI). Il reddito pro-capite è spesso usato per misurare il grado di benessere della popolazione di un paese, comparato agli altri paesi. Perché i diversi dati siano comparabili dev’essere espresso in termini di una moneta usata internazionalmente come l’euro o il dollaro; Un salario di sussistenza è definito come il reddito minimo necessario affinché un lavoratore soddisfi i propri bisogni di base. il prodotto e il reddito pro-capite aumentano se gli individui apprendono come incrementare l’efficienza nell’impiego delle risorse. Es. 1000 PPP$ (PPP = purchasing power parity) significa che con quel reddito un cittadino romano poteva acquistare un paniere di beni e servizi che nel 1990 costava 1000 US$. Stime del reddito medio romano oscillano tra 2 e 4 volte un reddito di sussistenza, cioè da 813 a 1742 $PPP. Specializzazione Le forze che stimolarono la divisione del lavoro (specializzazione), ovvero l’ordinamento politico, la crescita della popolazione, l’offerta di moneta e lo scambio, avviarono un processo di lenta crescita del benessere basato sul miglioramento delle competenze personali e sull’apprendimento attraverso l’esperienza. la crescita della popolazione è necessaria per l’estensione del mercato (regola di peppys) e la moneta consente l’evoluzione dal baratto. Queste precondizioni si svilupparono nel IX sec. in Europa ma le economie dell’epoca operavano comunque al di sotto della propria capacità. In ogni caso vi fu un graduale miglioramento delle performance dei mercati col passare del tempo. Dal sesto all’ottavo secolo vi fu una fase di declino demografico in Europa. Sul piano economico, una popolazione ridotta non poteva sostenere le infrastrutture esistenti e la domanda aggregata quindi diminuisce. Una crescita della popolazione attorno al IX secolo favorì la divisione del lavoro, la crescita economica e lo sviluppo di economie di scala. Questa crescita proseguì fino alla metà del XIV secolo. Perché la Peste Nera (circa 1347-1351) non ha annullato la “prosperità” medievale? • Fu uno shock demografico gravissimo, ma la crescita della popolazione riprese più velocemente rispetto a dopo il declino dell'Impero Romano. Il declino romano fu associato con una disintegrazione politica e dei mercati che non si ebbe dopo la peste; • Il declino della popolazione dopo la peste causò una redistribuzione reddito da una élite ai lavoratori, stimolando la domanda di beni di consumo (non di lusso); • La caduta nella popolazione stimolò le tecnologie labour saving: diffusione e uso estensivo di mulino ad acqua, stampa, navi di maggiori dimensioni nel trasporto marittimo. Il declino dell'Impero Romano causò la dissoluzione di un sistema unitario per la coniazione di monete. Un sistema monetario venne ricreato durante il Regno di Carlo Magno (il denaro d'argento). Con il tempo si moltiplicarono i coni e le denominazioni, monete d'oro, d'argento e di rame. La maggiore domanda di moneta nel complesso determinò lo svilimento delle monete, cioè il loro contenuto di metalli preziosi. L'intermediazione finanziaria divenne una professione specializzata, ma il sistema monetario restò basato su una “moneta merce”. I trasporti e le rotte commerciali dell’Impero Romano nell’Impero Romano vi ritroviamo un’estesa rete stradale (anche se priva di manutenzione); Il trasporto su lunga distanza di merci ingombranti avveniva preferibilmente a bordo di navi lungo i fiumi. Ciò comportò uno sviluppo della tecnologia marittima, sempre avvenuto grazie al learning by doing. Si preferiva il trasporto su strada per beni meno ingombranti e più costosi servendosi di animali e schiavi. Sebbene non vi siano dati certi, le informazioni sulle rotte commerciali dimostrano che l’Europa era interconnessa e manteneva relazioni commerciali con il Mediterraneo e il mondo arabo. L'urbanizzazione: la crescita urbana come indicatore di progresso economico Un aumento nel rapporto tra popolazione urbana e popolazione totale indica: • Forza lavoro attiva in settori diversi da agricoltura sta crescendo (minor numero di agricoltori sfama più persone); • Divisione del lavoro crescente; • scambi di mercato più regolari e frequenti. Secondo la legge di Engel, il reddito destinato all’alimentazione diminuisce all’aumentare del reddito. Questa teoria serve per constatare quando il tasso di urbanizzazione cresce: all’aumentare del reddito solo una piccola parte viene destinata agli alimenti, il resto viene destinato a beni non alimentari, ovvero quei beni generalmente prodotti in città. Impero Romano come civiltà urbana, ma con il suo sgretolamento vi furono processi di de urbanizzazione. Segnali di ripresa di popolazione e urbanizzazione si notano nell'VIII secolo, ma indici di urbanizzazione comunque bassi e piccole città con un numero di professioni più ridotto. Crescita urbana è indicatore di crescita economica Urbanizzazione indicatore per classificare le regioni secondo la loro prosperità: Prima Italia, poi Paesi Bassi e infine Inghilterra furono le economie guida. diminuisce. L’assunto implicito di questa argomentazione è l’assenza totale di progresso tecnologico nel settore agricolo. Alcuni sostengono che, oltre alla disponibilità di terra, diminuisce anche la qualità della terra. In tal caso il pensiero di Malthus si può reinterpretare così: a un certo punto la qualità della terra marginale peggiorerà, determinando rendimenti decrescenti. In ogni caso il progresso tecnologico nel settore agricolo fa crescere i rendimenti per unità di tempo. CBR (crude birth rate): tasso generico di natalità. CDR (crude death rate): tasso generico di mortalità. Il tasso di crescita della popolazione è uguale a CBR- CDR (Nati-Morti). Freni preventivi: si ritarda il matrimonio, il che implica meno figli perché si riduce deliberatamente il periodo di fertilità di una donna. Freni repressivi – la crescita del tasso di mortalità – sono innescati dai bassi redditi: peggioramento degli standard nutrizionali, il che significa maggiore vulnerabilità a malattie legate alla povertà. Commento al grafico In origine la terra disponibile per ogni lavoratore è abbondante. Gli alti redditi producono pertanto alti tassi di natalità e bassi tassi di mortalità. La crescita della popolazione comporta tuttavia una riduzione del rapporto lavoratori/terra. La riduzione del reddito pro-capite produce un calo del tasso di natalità e una crescita del tasso di mortalità. Infine, l’economia si stabilizza su un equilibrio con popolazione costante. Se la crescita della popolazione va oltre il livello sostenibile, allora, secondo Malthus, delle crisi di mortalità (freni repressivi) dovrebbero ridurre la popolazione. I dati storici, tuttavia, ci suggeriscono che le crisi di mortalità hanno effetti solo transitori (non permanenti) sul livello demografico e sulla crescita della popolazione. La peste nera non è un buon esempio di freno repressivo, sul lungo periodo. I cattivi raccolti provocano una crisi di mortalità, ma generalmente in seguito la popolazione cresce ad un tasso maggiore rispetto al normale, la cosiddetta inversione di tendenza. L’idea di equilibrio malthusiano ha scarse evidenze empiriche. Si assiste ad una crescita di lungo periodo della popolazione mondiale (ed europea) interrotta da gravi crisi improvvise, causate da fattori esogeni, quali: Instabilità politica, carestie e/o epidemie. Nel XVII si ha un rallentamento della crescita demografica dovuto a freni preventivi: le persone si sposano tardi e crescono in proporzione coloro che non si sposa affatto. La crescita della popolazione non provoca la diminuzione permanente dei salari reali. Quest’ultimo punto è fondamentale, perché suggerisce che il progresso tecnologico può contrastare la decrescita dei rendimenti. Se il reddito pro-capite è superiore al livello di sussistenza, la crescita della popolazione sarà positiva. Tuttavia, i rendimenti decrescenti del lavoro faranno diminuire il reddito e l’economia finirà per raggiungere l’equilibrio malthusiano, cioè popolazione costante e crescita pari a zero. Questo pensiero prevede tuttavia solo shock tecnologici isolati con conseguente crescita transitoria del reddito che dopo pochi anni tornerebbe al livello di sussistenza. Se si tenesse in considerazione il progresso tecnologico continuo si noterebbe che esso potrebbe neutralizzare i rendimenti decrescenti provocando un aumento della popolazione. Il significato del vincolo della terra La massa terrestre si estende per circa 13 miliardi di ettari. Con le attuali tecnologie, solo circa 7 miliardi di ettari sono inadatti alla coltivazione. Il vincolo della terra è pertanto di 6 miliardi di ettari. Oggi sono utilizzati tra i 5 e i 5,5 miliardi di ettari. Tuttavia ci sono delle carenze di terra a livello locale che possono essere superate grazie alla migrazione, alle bonifiche e intensificando i raccolti e aumentando le rese. La terra è un limite solo con un basso livello tecnologico. I più avanzati sistemi agricoli ottengono oltre due, a volte tre, raccolti l’anno per unità (indice del raccolto = 2-3). Nell’agricoltura primitiva – terreni lasciati a maggese per generazioni dopo pochi raccolti – l’indice del raccolto era 0,050,1 Il progresso tecnologico permette di “aumentare la terra disponibile”. L’azoto è la chiave per le alte rese L’azoto è un elemento tra i più comuni ma in agricoltura deve essere disciolto in acqua, così che possa essere assorbito dalle piante. Alcune piante fissano l’azoto: i batteri vivono in simbiosi con le radici di fagioli, piselli e trifogli e aiutano queste piante ad accrescere la quantità di azoto nel terreno. Non prima del XX secolo fu possibile la riproduzione chimica dell’azoto grazie al processo Haber-Bosch. Fu Justus von Liebig, attorno al 1840, ad avviare i primi studi scientifici sulla fertilizzazione artificiale e nell’uso dei concimi chimici. Nella storia la terra è stata un limite non stringente Sul lunghissimo periodo l’umanità è stata abile ad aggirare il limite della terra tramite: • l’incremento della rotazione delle colture; • l’introduzione di colture più produttive (mais e riso); • le bonifiche; • il miglioramento della terra con il capitale (migliori aratri) e il lavoro; • i fertilizzanti naturali e industriali; • la specializzazione regionale e il commercio: ad esempio le terre non adatte coltivare cereali sono state destinate all’allevamento e la lana fu scambiata per il grano. La transizione demografica Nel passato la fertilità e la mortalità (soprattutto infantile) furono così elevate da frenare la crescita demografica (alta pressione). Oggi sia la fertilità sia la mortalità sono bassi e frenano altrettanto la crescita demografica (bassa pressione). L’attuale dimensione dell’aggregato domestico (famiglia) europeo è solo leggermente minore di quella del lontano passato. Tra questi due regimi, ci fu la transizione, caratterizzata da un elevato incremento demografico, giacché inizialmente la fertilità rimase elevata nonostante la mortalità diminuì. La Transizione Demografica (XIX sec.) Tra 1800 e 1914: la popolazione europea passa da 187 a 458 milioni di abitanti; aumenta la sopravvivenza all’età anziane; l’emigrazione, da selettiva, diventa un fenomeno di massa. nelle società contemporanee è vicino alla riproduzione, con una relazione negativa tra redditi e numero di figli. L’investimento nella qualità dei figli è la variabile sul reddito. STORIA ECONOMICA – LEZIONE 4 La lenta crescita della società preindustriale è un effetto combinato delle interpretazioni di Smith e Malthus. Secondo Smith, un aumento della popolazione avrebbe portato alla nascita di più “individui geniali” e grazie ad una maggiore divisione del lavoro si otteneva una maggiore produttività oltre che a migliorare la qualità delle “economie di pratica” e delle tecnologie. Di conseguenza, si otteneva un aumento del reddito pro capite. Secondo Malthus, invece, l’aumento della popolazione e i vincoli dati dalla disponibilità delle risorse non potrebbero che causare un rendimento marginale decrescente e rendimento del lavoro decrescente con conseguente diminuzione del reddito pro capite. I due effetti, nel tempo, si sono bilanciati. C’erano però dei periodi storici in cui gli effetti malthusiani erano dominanti, ovvero i periodi di recesso economico. Secondo questa teoria nuova, il progresso tecnologico e la specializzazione permettono una crescita della popolazione e del reddito pro capite, in quanto gli effetti dei rendimenti decrescenti sono controbilanciati dai progressi derivanti dal cambiamento tecnologico. La crescita della produttività nel periodo preindustriale. La crescita del reddito pro-capite può essere attribuita a due cause: 1. L’uso di quantità sempre maggiori di risorse come il capitale e la terra 2. L’utilizzo sempre più efficiente delle stesse, soprattutto per tale punto Un indicatore approssimativo dei guadagni di efficienza è la cosiddetta produttività totale dei fattori. La TFP è la differenza tra la crescita del prodotto e la crescita dei fattori di produzione impiegati. Se la TFP è positiva, il processo economico sta generando una crescita del prodotto più elevata rispetto alla crescita della somma dei fattori produttivi (residuo di Solow), presumibilmente perché questi ultimi sono stati utilizzati in maniera più efficiente. Di solito, come attualmente, la TFP è misurata disponendo di vari dati della contabilità nazionale, come il valore e volume dei fattori di produzione e del prodotto. Queste misure vengono utilizzate per stimare il reddito nazionale (Y). Questi dati non sono disponibili prima del XIX secolo, pertanto il metodo convenzionale di calcolo della TFP non può essere usato per le economie preindustriali. L’approccio duale è più indicato per economie scarsamente documentate. approccio duale che è in grado di determinare, anche se più approssimativamente, l’efficienza dei fattori produttivi. Approccio duale: TFP = sKKr* + sLLw* + sTTi* (lavoro “L” + terra “T”+ capitale “K”) Il valore reale del prodotto di un’economia è denominato Y ed è pari alla somma tra le quote del reddito nazionale (s) destinate a K (capitale), L (lavoro) e T (terra), moltiplicati per r (profitto per unità di capitale), w (salario per lavoratore) e i (rendita per unità di terra). La variazione percentuale di una variabile è indicata da un asterisco (*). Immaginiamo di misurare la TFP per il settore agricolo, dove i braccianti ricevono un salario per il lavoro e i proprietari una rendita dalle loro terre. Il prodotto (reddito complessivo) del settore = alla somma dei fattori di reddito (salari e rendite). Se la somma della rendita per unità di terra e del salario reale per lavoratore cresce da un anno all’altro, allora la terra e/o il lavoro vengono utilizzati in modo più efficiente. La TFP (con approccio duale) misura questa crescita d’efficienza Boserup, economista danese, spiega perché ci possono essere dei periodi in cui la TFP cresce e altri in cui decresce. L’idea di fondo è che la scarsità della terra favorisce lo sviluppo della tecnologia. Le aree paradossalmente più sviluppate, infatti, erano quelle tecnologicamente più avanzate e più popolate, ovvero le città. Philip Hoffman, economista americano, ha realizzato stime della TFP relative all’agricoltura in Francia durante l’Ancien Régime. Ottenendo risultati simili a quelli studiati in Inghilterra durante la Peste Nera, Hoffman mette in evidenza fasi di crescita e di stagnazione, nonché significative differenze regionali. Egli notò che in Francia esistevano principalmente due aree in cui lo sviluppo economico differenziava totalmente: l’area più sviluppata era il bacino di Parigi e la regione della Lorena, le più abitate, mentre ad ovest e in Normandia vi era una situazione di stagnazione. Queste differenze sono giustificabili dal fatto che vi sono differenze geologiche tra le varie aree, nonché differenze culturali e istituzionali. Un altro economista del tempo, Wrigley, osservò più semplicemente che nelle aree in cui si registrava un tasso di urbanizzazione più alto, in rapporto alla popolazione agricola e a parità di alimenti consumati, la crescita della popolazione urbana era correlata ad un incremento della produttività del settore agricolo. Maggiori sono le importazioni di cibo, maggiore sarà la crescita del settore urbano, in assenza di crescita della produttività agricola. Maggiore è la parte di reddito non destinata al cibo, maggiore sarà la crescita della produttività dovuta all’aumento dell’urbanizzazione. Allen utilizzò un approccio simile a quello di Wrigley. Anche i suoi risultati confermano la presenza di differenze molto rilevanti tra le varie regioni d’Europa. Dai risultati emerge che l’incremento della produttività del lavoro agricolo ebbe inizio in Olanda e in Inghilterra, Paesi con una densità di popolazione ben più elevata di altri paesi europei. I salari e la distribuzione del reddito. Prendendo in considerazione i salari reali, ovvero il salario nominale rapportato ai prezzi del paniere dei beni di un anno base, se questi aumentano allora la produttività sarà aumentata anch’essa. Occorre tuttavia una certa cautela nell’interpretare le variazioni dei salari reali come indicatori del reddito pro capite, poiché è anche necessario tenere conto della distribuzione del reddito. Il reddito nazionale è dato dalla somma dei redditi (salari, profitti e rendite). Ciò significa che il reddito pro capite può aumentare, nonostante una stagnazione dei salari reali, semplicemente perché si registra un incremento delle rendite o dei profitti. Dopo la caduta dell’Impero Romano, l’Europa ha avuto un livello di sviluppo economico inferiore rispetto alle maggiori civiltà del tempo. Le aree più sviluppate d’Europa, però, superavano già paesi come la Cina e l’india. L’Europa poteva accedere facilmente alle Americhe, territorio ricco di risorse naturali (Pomeranz). Questo fu cruciale nel momento in cui l’Europa si trovò ad affrontare il problema del vincolo delle risorse e dell’equilibrio tra popolazione e risorse disponibili. Le aree avanzate d’Europa ebbero un aumento relativo dei salari rispetto a Cina e India. Le differenze diminuiscono se i salari sono deflazionati con il prezzo dei beni non commercializzati (ad es. grano). Il prezzo dei beni non commercializzati è più basso nelle nazioni più povere. Se includiamo nel deflatore i beni commercializzati (ad es. argento) si nota una significativa differenza nei salari reali fino alla rivoluzione industriale. La grande divergenza è un processo legato allo sviluppo economico moderno ed affonda le sue radici in una serie di pre-condizioni ed eventi che ne hanno preparato l’avvento. Fino alla fine del Medioevo sia l’Asia che l’Europa presentavano le medesime precondizioni. Nel corso del ’500 l’Europa “si stacca” e si incammina lungo una traiettoria di sviluppo divergente rispetto all’Asia e al resto del mondo. Ne testimoniano il divario nei tassi di urbanizzazione, il dominio sui mari, i traffici e gli imperi intercontinentali e la superiorità tecnologica e scientifica, che comincia ad affermarsi in questi anni. La nascita e lo sviluppo delle istituzioni Le istituzioni nascono approssimativamente nel Medioevo con lo sviluppo delle corporazioni. Esse erano associazioni di produttori di un particolare settore che limitavano la concorrenza esterna, regolamentando l’accesso alla professione e determinando i prezzi di vendita e la qualità dei prodotti. Alcuni credevano che queste corporazioni fossero solo volte al rent-seeking, ovvero alla ricerca di rendite sempre maggiori per migliorare il benessere dei consociati, a spese di tutti gli altri. Altri invece ritennero fossero significative per proteggere i membri dalle violazioni dei diritti nelle città straniere (un esempio è la Lega Ansatica). Le corporazioni erano quindi basate su alcune istituzioni che ne garantissero la sicurezza finanziaria e i diritti dei propri membri. Allo stesso modo, i mercati affinché siano efficienti necessitano la presenza di numerosi partecipanti e un flusso di informazioni a basso costo, rapido e affidabile. Nel diciannovesimo secolo, la nascita delle cooperative mise in dubbio le imprese capitalistiche. Le cooperative erano gestite dai fornitori di una certa materia prima. Come è noto le aziende devono appoggiarsi ai fornitori per reperire materie prime da impiegare nella produzione dell’output industriale; tuttavia, se non esiste un buon rapporto di fiducia si incorre nel rischio di hold-up, ovvero il potere di forza esercitato dai fornitori in grado di adottare comportamenti opportunistici (ad esempio, allungando il latte con l’acqua e compromettendone fortemente la qualità). Di norma le aziende capitalistiche cercano di integrare al proprio processo produttivo anche la catena di fornitura (integrazione verticale). Le cooperative, al contrario, non dovevano affrontare il rischio di incorrere in comportamenti opportunistici poiché i membri della cooperativa erano anche titolari del reddito residuale e una qualunque violazione delle regole avrebbe comportato la delazione del membro. Essendo questi contitolari dei profitti derivanti dalla vendita dei loro prodotti, avevano un preciso interesse a fare bene e controllare che nessuno imbrogliasse. Mercati imperfetti Prima della nascita dei telegrafi e della stampa commerciale, avvenuta nella seconda metà del XIX secolo, i mercati erano parecchio imperfetti in termini di efficienza. Uno dei problemi fondamentali erano proprio le informazioni, l’ottenimento e i relativi costi. Il prezzo era l’unità di misura dell’efficienza dei mercati. Essa si raggiunge con il prezzo d’equilibrio, ovvero quando la domanda raggiunge i livelli dell’offerta. Analizzando il mercato e i traffici del grano da Danzica ad Amsterdam, si è potuto notare che vigeva la legge del prezzo unico, ovvero i prezzi del grano erano uguali in entrambe le città e aumentati solo dei costi di trasporto nel luogo di destinazione. • Un eccesso di offerta comporta una domanda limitata e la differenza comporterà un processo di adeguazione dei prezzi verso il prezzo d’equilibrio • Allo stesso modo, un eccesso di domanda comporterà un’offerta limitata che porterà i prezzi ad aumentare. “La moneta esiste perché riduce i costi di transazione, e ciò determina un incremento di efficienza” Spieghiamo la moneta a partire dalla conseguenza, ma perché si manifesti. l’efficienza, la moneta deve esistere prima della conseguenza, cioè le transazioni efficienti (costi di transazione inferiori). Perché questo tipo di spiegazioni sia corretto, è necessario specificare il meccanismo in grado di selezionare le istituzioni (che potrebbero emergere in modo casuale) che generano risultati efficienti e di respingere quelle inefficienti. In un ambiente competitivo si possono immaginare all’opera “processi darwiniani”: “Le aziende capitalistiche (i.e. quelle in cui proprietari del capitale ingaggiano lavoratori e sono residual claimants) dominano su quelle gestite dai lavoratori, perché sono più efficienti di queste ultime e il processo competitivo (concorrenza) seleziona le aziende efficienti, cioè permette loro di sopravvivere”. Le istituzioni essenziali in una economia moderna: • Mercato: lavoro, materie prime, capitale, terra; • Istituzioni che impongano applicazione dei contratti; • Tutela della legge e dell’ordine sociale; • Governi responsabili di fronte ai governati; • Fiducia, impegno reciproco (commitment), capitale sociale. La repubblica olandese del XVII secolo fu definita la prima economia moderna, ma l’Italia del nord può vantarsi di esserlo stata prima (XV secolo). La Gran Bretagna mutuò dall'Olanda tutto ciò che era considerato favorevole al progresso. Le due economie condividevano inoltre un'altra importante caratteristica: la presenza di vincoli al potere esecutivo. Prima della concentrazione della proprietà terriera in singoli grandi appezzamenti, nel XVIII e XIX secolo, in Europa prevaleva il sistema dei campi aperti – una famiglia possedeva terra in strisce sparse su territorio del villaggio. Quando si abbandona questo sistema, le famiglie contadine “consolidarono” le proprie aziende agricole. In agricoltura le unità produttive restarono legate alla dimensione famigliare e il lavoratore era proprietario o affittuario della terra nonché il titolare del reddito residuale. Nell'industria le unità produttive si accrebbero sempre di più e i lavoratori non erano proprietari né affittuari del capitale. Il reddito residuale era del proprietario della fabbrica. Le aziende agricole sono generalmente gestite e possedute (o affittate) da chi lavora la terra. Le fattorie sono gestite dal lavoro. Nell’industria è capitale a ingaggiare lavoro, non il contrario. Avversione al rischio e bassa diversificazione dei rischi sono ragioni che impediscono ai lavoratori di ingaggiare capitale. STORIA ECONOMICA – LEZIONE 6 Da caduta Impero Romano a XIII sec. l’Europa è un’area sottosviluppata (vs. Cina, Impero Bizantino e Impero Arabo). Vi è una ripresa a partire dal Mille, ma con lentezza e diversità nei vari settori. Dal XIII-XIV s. si affermano le tecniche d’affari in ambito mercantile e cambia il rapporto import/export per alcuni prodotti (sapone, carta, ...). Tra il IX e il XV sec. l’Europa mostra aggressività sul piano economico, ma non ancora su quello militare e politico. All’inizio del Cinquecento la situazione è ormai ribaltata, grazie all’avanzata oltre oceanica di alcuni paesi europei. Cosa causò tale crescita? • Le esplorazioni geografiche La conseguenza più spettacolare della supremazia acquisita dall’Europa in campo tecnico furono le esplorazioni geografiche e la successiva espansione economica, militare e politica. Nel campo della navigazione e in quello militare venne inventato il galeone armato, creato in Europa nel XV - XVI secolo e fu lo strumento che rese possibile l’espansione europea. La fulminea espansione transoceanica dell’Europa ebbe conseguenze economiche profonde. La scoperta di giacimenti d’argento particolarmente Nel corso del Cinquecento, grazie all’afflusso dei tesori americani la Spagna conobbe un periodo di splendore che servì a mantenere una posizione di rilevanza dell’area mediterranea. Alla fine del Seicento, a causa dei flussi internazionali, l’area mediterranea che non veniva più coinvolta nei traffici commerciali era una regione arretrata. • La perdita di centralità del Mediterraneo a causa del commercio transoceanico. • Il declino economico italiano: la rivoluzione delle rotte commerciali incise sulle fortune economiche delle principali città italiane. Un peso rilevante lo ebbe però anche l’elevato costo dei prodotti italiani, determinato dalla loro qualità e dallo stringente controllo delle corporazioni, dall’elevato costo del lavoro e dall’elevata pressione fiscale. • l’incremento della popolazione accrebbe infatti la domanda di manufatti (in special modo di prodotti dell’industria tessile) senza che l’artigianato locale fosse in grado di farvi fronte; • i prezzi lievitarono e gran parte della domanda si riversò su prodotti e servizi stranieri; • A questo bisognava poi aggiungere le ingenti risorse distratte dalle spese militari e da quelle di mantenimento di un impero che aspirava ad avere caratteri universali. • L’arretramento spagnolo fu determinato dalle strozzature esistenti sul lato dell’offerta di beni: Il baricentro dell’economia si era spostato sul Mare del Nord e nelle Fiandre. Le fiandre e l’Olanda divennero quindi leader dell’economia europea sul commercio Baltico. Nel 1650 l’area leader era quella meno sviluppata industrialmente poiché le istituzioni erano molto forti. Il «miracolo» olandese Tradizionalmente i Paesi Bassi si distinguono in Paesi Bassi meridionali e Paesi Bassi settentrionali. Nel corso dei secoli XI e XV i Paesi Bassi meridionali furono i protagonisti di uno sviluppo economico e civile eccezionale per quei tempi. I Paesi Bassi settentrionali non tennero il passo con le province meridionali: il loro sviluppo fu lento ma consistente. Esso si fondò specialmente sulle attività agricole (le più evolute del tempo), l’allevamento la pesca e il commercio con i territori del mar Baltico. Nel corso del Trecento le tecniche delle costruzioni navali e di navigazione migliorarono sensibilmente e ciò rese possibile effettuare una riduzione dei costi sul trasporto di merci poiché potevano viaggiare per via mare senza scali in altri Paesi d’Europa. Poterono in questo modo trasportare anche merci più ingombranti e poco costose come il grano e il legname, il cui centro principale di commercio era Amsterdam. Quando nel Seicento le province meridionali dei Paesi Bassi si rivoltarono contro il dominio spagnolo, gli olandesi rimasero padroni del mare e la rovina del meridione offrì loro il vantaggio per la penetrazione commerciale nei Mari del Sud e negli oceani. Mentre le Province Unite settentrionali conquistarono l’indipendenza e la libertà religiosa, i Paesi Bassi meridionali rimasero privati di ricchezza e di capitale fisico oltre che ad un immenso danno causato dal capitale umano che si rifugiò un po’ dappertutto: Inghilterra, Germania e soprattutto nelle Province Unite settentrionali. Già di per sé vitali e favorite dalle nuove opportunità, i Paesi Bassi settentrionali entrarono nella loro epoca d’oro. • Amsterdam divenne un emporio internazionale dove si trovavano i prodotti provenienti da tutto il mondo. La città divenne il principale mercato mondiale e indice delle quotazioni per i mercati stranieri. Anche la vita finanziaria era proliferante e in questi anni nacque la Borsa. anche grazie all’ingente afflusso di popolazioni perseguitate per motivi religiosi (ebrei da Spagna e Portogallo, Ugonotti dalla Francia). • Il settore più dinamico fu il commercio internazionale. Da un lato c’era il commercio a grande distanza con le Indie Orientali e quelle occidentali. D’altro lato c’era il commercio nel Mare del Nord e nel Mar Baltico. Il commercio internazionale fu reso possibile dalle Compagnie delle Indie, ovvero società per azioni private a cui il governo olandese delegava il commercio estero. Gli olandesi riescono ad acquisire il monopolio delle rotte commerciali: ◦ La Compagnia delle Indie Orientali (V.O.C.) aveva il monopolio dei traffici con l’Oriente ◦ La Compagnia delle Indie Occidentali aveva il monopolio dei traffici con il Nuovo Mondo Mentre il commercio con l’Oriente era basato su prodotti non sofisticati da un punto di vista tecnologico ma che rispondevano alle esigenze e ai gusti di quelle economie (pellicce, pelli e cuoio), i commerci occidentali di tessuti rappresentavano una diretta concorrenza per i mercati italiani poiché le merci erano di più scarsa qualità ma economiche e innovative grazie ai colori vivaci. • L’agricoltura olandese divenne una delle più avanzate d’Europa grazie a progredite tecniche di canalizzazione, irrigazione e rotazione dei raccolti. Le stesse importazioni di grano permisero agli agricoltori di dedicarsi ad attività più sofisticate e redditizie come l’allevamento, la produzione di canapa e del luppolo. La principale innovazione introdotta dagli olandesi fu la creazione di polder coltivabili: la realizzazione di terrazzamenti permise di drenare l’acqua e rendere disponibili nuovi terreni coltivabili (dighe, sbarramenti, canali, ecc). • Gli olandesi riuscirono a rompere la strozzatura rappresentata dal vincolo energetico, sfruttando su larga scala due nuove fonti di energia inanimata: la torba e l’energia eolica. Quest’ultima venne applicata in modo massiccio alla produzione. • Gli olandesi riuscirono a vendere in tutto il mondo e a chiunque perché vendevano a prezzi competitivi, poiché i loro costi di produzione erano compressi considerando anche che i salari della manodopera in Olanda erano i più alti. Per ridurre i costi di produzione gli olandesi poterono contare su un basso costo del denaro e puntarono su tecniche più avanzate. Quando non riuscivano a ridurre i costi allora riducevano la qualità dei prodotti puntando più sull’aspetto esteriore, ovvero i colori. Il ribaltamento degli equilibri economici fu fortemente influenzato dall’apertura di nuove rotte commerciali e dall’impossibilità di mantenere in vita quelli che sembravano ormai consolidati rapporti economici. Ma vi era anche dell’altro, trasformazioni profonde si produssero sul piano delle produzioni agricole e di quelle manifatturiere, trasformazioni che si distribuirono in maniera difforme tra i vari paesi europei. Sono proprio queste differenze che contribuiscono a dare ragione della crescente importanza assunta dai Paesi Bassi. Il rapporto città-campagna fu fondamentale. Lo sviluppo dell’agricoltura Olandese non sarebbe stato infatti possibile senza la presenza di importanti centri commerciali. La specializzazione produttiva implicava il bisogno di ampi mercati di sbocco per i generi prodotti e, allo stesso tempo, imponeva la necessità di acquistare sui mercati internazionali tutta una serie di beni che le campagne olandesi non producevano più da sé. Lo sviluppo dell’Inghilterra Sul finire del XV secolo l’Inghilterra era un Paese sottosviluppato. La scarsità della popolazione inglese non era compensata da una maggiore produttività o da redditi pro capite più elevati. Sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista economico l’Inghilterra era in una posizione di arretratezza rispetto alla maggior parte del “rivoluzione” allude a una trasformazione radicale e improvvisa della vita economica. Tradizionalmente la Rivoluzione industriale è stata associata ad una crescita sostenuta e ad una rapida diffusione di nuove tecnologie e di nuove fonti energetiche. Tuttavia, ad oggi è possibile dire che, è vero che in Gran Bretagna si assistette all’introduzione di nuove tecnologie, ma il ritmo di diffusione fu molto più lento di quanto si sia ritenuto in passato. Gran parte di queste tecnologie erano specifiche per un certo settore, anziché “general purpose”, cioè applicabili ad un ampio spettro di attività diverse. Il carattere “rivoluzionario” della Rivoluzione industriale fu quindi limitato ad alcuni settori, nello specifico il comparto tessile e quello meccanico-siderurgico. Possiamo dire che la rivoluzione industriale è un complesso di innovazioni tecnologiche che, sostituendo all’abilità umana, le macchine e alla fatica di uomini e animali l’energia inanimata, rendono possibile il passaggio dall’artigianato alla manifattura È il primo esempio storico di passaggio da un’economia agricola e artigianale a un’economia dominata dall’industria e dalla produzione meccanica • Nel periodo 1760-1830 il PIL pro-capite cresce lentamente. Possiamo spiegare la lenta crescita del PIL nei primi decenni della Rivoluzione con considerazioni qualitative: L’innovazione tecnologica era concentrata soltanto in alcuni settori e tali settori, all’inizio, erano di dimensioni limitate. Una larga parte dell’economia non fu interessata dalla crescita (specialmente il settore dei servizi, trasporti esclusi). Il passaggio dalle invenzioni a prodotti e processi industriali innovativi richiese tempo e, infine, specialmente all’inizio, l’attività innovativa era in certa misura inibita dalle ristrette dimensioni del mercato e da poca efficacia, protezione della proprietà intellettuale; • Se in Inghilterra ci furono innovazioni e se queste innescarono la crescita economica moderna fu grazie a un contesto economico e istituzionale che ci mise oltre un secolo a svilupparsi; • Tale contesto pro-crescita è formato dalle dinamiche demografiche, dagli sviluppi nei trasporti, in agricoltura, nella banca e nel commercio, da un certo clima culturale e da determinate istituzioni; • Gli storici Cameron e Neal chiamano questi sviluppi “requisiti e fattori concomitanti” dell’industrializzazione. Cosa ha caratterizzato la Rivoluzione industriale? • Il tasso di crescita del PIL pro capite fu significativo rispetto al tasso di crescita della popolazione. Secondo l’interpretazione moderna, il tasso di crescita del PIL è stato graduale e non riguardò l’economia a livello generalizzato, ma solo determinati settori, cosiddetti settori traino della Rivoluzione industriale. (cotone, tessile, metallurgico) • Il tasso di urbanizzazione aumentò facendo presumere che la produttività del settore agricolo fosse migliorata. Ciò consentì di avere una maggior disponibilità di manodopera industriale. • In Gran Bretagna nell’epoca preindustriale furono varate una serie di istituzioni che favorirono l’iniziativa individuale e la ricerca scientifica che, a sua volta, stimolava le scoperte tecnologiche. Quali furono le innovazioni che caratterizzarono la Rivoluzione? • Macchina a vapore, impropriamente detta “di Watt”. ◦ Le prime macchine a vapore utilizzate a livello industriale erano pesanti e impiegavano molta energia. Queste macchine servivano per estrarre l’acqua dalle miniere e permettevano l’estrazione di carbon fossile. Venivano utilizzate poiché erano comunque più efficienti rispetto alla forza lavoro umana e animale. ◦ L’utilizzo del motore a vapore, in seguito, permise di ridurre le velocità di trasporto e di trasferimento di informazioni. la tecnologia del vapore veniva applicata a diversi settori dell’economia. • Macchina filatrice (1770) ◦ Prima esisteva il filatoio a ruota: non era meccanizzato e si basava sull’abilità del lavoratore ◦ Macchina Jenny: meccanizzava la fase della filatura e permetteva ad un solo operaio di azionare 8 fusi per volta. Le fibre di materia prima venivano filate e poi venivano tessute. Le innovazioni riguardavano solo la parte iniziale della produzione e ciò stimolò una serie di innovazioni anche per la parte finale della tessitura (innovazioni a grappolo). •Carbon/fossile: (settore metallurgico) ◦ Venne utilizzato in sostituzione al carbone vegetale. L’Inghilterra era strutturalmente ricca di carbone e con l’innovazione metallurgica a inizio del 1700 ad opera di Darby fu reso possibile l’utilizzo massiccio di questa risorsa. ◦ Questa prima innovazione creò un effetto a catena nel settore metallurgico e a partire dal metodo di Darby nacquero nuove innovazioni anche nel settore siderurgico (ferro). Il Continuo aumento prezzo del carbone di legna poiché era presenta la scarsità di risorse della legna; dopo il 1750 indusse l’introduzione del coke (carbonio contenuto nel carbone, scoperto come estrarlo nel 109) nei processi produttivi. L’uso coke e altre innovazioni, come il processo di “pudellaggio” e laminazione permise di incrementare esponenzialmente la produzione di ferro. L’Inghilterra divenne esportatore netto di ferro e prodotti ferrosi. Mulini ad acqua rimasero importante fonte di energia per industria; Scienza fino almeno alla metà del 800, giocò ruolo marginale nel progresso tecnologico ma la base di conoscenza si accrebbe; Oltre che innovazione di tecnologie avviene un’innovazione di processi incidendo sull’organizzazione del lavoro. Il sistema di fabbrica La maggiore efficienza produttiva permetteva di produrre quantità maggiori di prodotti. Serviva quindi un nuovo sistema di organizzazione del lavoro, il cosiddetto “sistema di fabbrica”. Esso disponeva di: • Un’elevata concentrazione di lavoratori che si dedicavano alla produzione di un solo bene. Spesso venivano assunti anche bambini. • Una separazione tra il mondo della produzione e il mondo del consumo: non si produce più per l’autoconsumo ma per il mercato • Una maggiore specializzazione della produzione (Smith) • Un cambiamento delle fonti di energia Sebbene la diffusione della fabbrica fosse stata graduale, essa portò con sé una serie di problematiche nuove: la necessità di edifici progettati ad hoc e lo studio della disposizione dei macchinari; il pendolarismo degli operai e la separazione fra domicilio e luogo di lavoro. Per l’operaio si trattava di una rottura radicale rispetto allo stile di vita tradizionale: l’abbandono delle campagne; il lavoro in un luogo chiuso e rumoroso; l’imposizione di ritmi dettati dall’orologio e dalla macchina; la necessità di sottomettersi all’autorità di qualcuno di estraneo alla famiglia; Cambiamento strutturale: Trasferimento di risorse (lavoro) da settori a bassa produttività a settori ad alta produttività; Basso rapporto iniziale K/L spinge a maggiori investimenti iniziali e quindi alla crescita. I vantaggi della arretratezza sono il divario tecnologico, che porta i paesi poveri a crescere più velocemente di quelli ricchi se adottano nuove tecnologie, questi però necessitano della presenza di un “ambiente istituzionale” adatto all’assorbimento e uso delle nuove tecnologie: ciò avvenuto storicamente in relazione ad apertura commerciale, agli investimenti esteri e ad alti livelli di istruzione e a stabilità politica e sistemi legali ben funzionanti 6.5 Trasferimento tecnologico e convergenza La conoscenza è un bene NON RIVALE. Ciò vuol dire che, quando una conoscenza viene prodotta, può essere utilizzata gratuitamente se i costi di accesso sono bassi. I costi possono aumentare a causa dei brevetti, ma di norma, l’eccessivo sfruttamento delle conoscenze non è affatto una minaccia. Le conoscenze si trasformano in tecnologie attraverso modelli e progetti. Quanto più grande è il divario tecnologico rispetto ai paesi più sviluppati,tanto maggiore sarà il flusso di conoscenze da trasferire. Questo è il concetto che sta alla base della BETA CONVERGENZA: paesi meno sviluppati, a patto che vi siano i presupposti istituzionali, crescerebbero più rapidamente di quelli già sviluppati, perché godono del cosiddetto VANTAGGIO DELL’ARRETRATEZZA, come suggerito da Alexander Gerschenkron. Il vantaggio dell’arretratezza deriva da tre fattori: - trasferimento tecnologico: è la possibilità di imitare e sperimentare particolari processi produttivi già utilizzati dai paesi più sviluppati; - cambiamento strutturale: è il trasferimento, o meglio, la riallocazione delle risorse (lavoro in particolare) da settori a bassa produttività a settori ad alta produttività; - basso rapporto K/L iniziale: un basso rapporto K/L iniziale induce maggiori investimenti iniziali, favorendo la crescita. APPROFONDIMENTO Ora, si prendano in considerazione tre orizzonti temporali: - 1870-1914 (prima ondata di industrializzazione europea): alla luce del reddito iniziale, eccezion fatta per la Spagna, la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo, che erano paesi più arretrati, la performance degli altri è in linea con le aspettative, o comunque sia, modesta. Infatti, fu un periodo relativamente felice dal punto di vista degli scambi commerciali e della mobilità di lavoro e capitale. - 1914-1950 (le due guerre e il periodo intermedio): in questi anni, a causa dei disordini bellici, vennero a mancare i presupposti del trasferimento tecnologico. Le economie erano chiuse, dunque, non si verificò convergenza. Ci fu un periodo di breve cooperazione internazionale tra i due conflitti, tuttavia compromesso dalla Crisi del 1929. - 1950-1975 (dalla cosiddetta “Età dell’oro” alla crisi petrolifera del 1973): le barriere al commercio erette durante le guerre si ridussero progressivamente. Con l’incremento dei commerci, gli scambi commerciali aumentarono. In particolare, crebbe straordinariamente la Germania, forse a causa del reddito molto basso definito dai trattati post-guerra Le innovazioni della Seconda Rivoluzione Industriale: • Meccanica: a partire circa dal 1840, grande dinamismo del settore ferroviario; • Siderurgia: tecniche per produrre acciaio a basso costo; • Chimica: nascita di 4 nuovi settori produttivi: Principi attivi farmaceutici, Esplosivi, Reagenti fotosensibili, Fibre sintetiche; • Elettricità: dopo quasi un secolo di progressi teorici, a partire dagli anni ’70 del XIX secolo diviene possibile produrre e trasmettere a distanza energia elettrica (trasporti, elettrochimica, elettrometallurgia, illuminazione...). Dal 1870 al 1914 Dal 1914 al 1950 Dal 1950 al 1975 Commento ai grafici: Lungo l’asse verticale è indicata la crescita annua in percentuale del reddito pro capite, mentre lungo l’asse orizzontale è riportato il reddito iniziale, cioè il PIL pro capite nell’anno inziale del periodo; paese inizialmente povero crescerà più velocemente dei paesi inizialmente ricchi; Se il parametro di convergenza è significativamente > 0, allora in media il tasso di crescita dei paesi inizialmente poveri > di quello dei paesi inizialmente ricchi; Gli effetti della ricostruzione colpiscono Francia e Germania; Latecomers: Spagna e Grecia; Tra il 1870 e il 1914 fu la prima epoca di libero commercio, migrazioni di massa e mobilità di idee e capitali; Tra il 1914 e il 1950 vennero a mancare i presupposti per il trasferimento tecnologico; Tra il 1950 e il 1975vengono ridotte le barriere del commercio. Perché UK non mantenne leadership industriale? • Bassi investimenti interni in capitale fisico e umano; • Relazioni industriali non sostengono adozione nuove tecnologie = bassa crescita della TFP; • Tassi d’interesse relativamente elevati danneggiato industria manifatturiera, ma buona performance nei servizi a fine XIX sec; • Istituzioni finanziarie potrebbero aver ignorato opportunità di profitto in nuovi settori e tecnologie; • UK aveva accesso a colonie e dominions: gran parte dell’impero composto da economie a basso Y e domanda debole per nuovi prodotti sofisticati. La Germania: un latecomer La Germania non sviluppò i requisiti adatti se non verso il diciannovesimo secolo. Essa divenne infatti uno stato unitario soltanto negli anni ‘70 dell’ottocento. L’unificazione non fu casuale, ma predisposta da alcuni accorgimenti economici, che garantirono la diffusione di una valuta comune. Nel 1833, infatti, era nata un’unione doganale. Le prime riforme introdussero la proprietà privata e l’abolizione della servitù della gleba. I lavoratori furono liberati dalla morsa dei signorotti locali: nacque una nuova classe sociale, priva di terra e in cerca di un lavoro, sia nelle città che nelle campagne. Una volta avviata la crescita, insomma, la Germania fu in grado di superare il Regno Unito. Pesavano sulla sua debole performance economica: L’American System of Manufacturing Fu nella meccanica leggera e nell’industria alimentare che vennero introdotte importanti novità tecniche, che avranno notevoli conseguenze nei decenni successivi: • la lavorazione in serie; • l’utilizzo di parti standard, intercambiabili, che venivano poi assemblate assieme (soprattutto nella produzione di armi); Due innovazioni che venivano incontro a due esigenze ben precise: fare fronte alla scarsità di manodopera, accrescendo la produttività di quella impiegata e ridurre i costi, sostituendo le maestranze specializzate con lavoratori unskilled. Nel corso dell’Ottocento l’espansione verso l’Ovest mostrava tutte le potenzialità del paese. Solo la costruzione delle ferrovie pose però rimedio al problema della comunicazione interne, portando a effettivo compimento l’unione politica del paese e rendendolo un’unica entità economica. Alla costruzione della rete ferroviaria parteciparono sia i privati, sia il governo, quest’ultimo: - in forma diretta, garantendo sostegno finanziario ai costruttori; - in forma indiretta, attraverso la concessione di land grants. Gli Stati Uniti al termine della Guerra di Secessione (1861-1865): Erano una nazione molto estesa, erano in possesso di tutte le risorse naturali necessarie per lo sviluppo di un fiorente apparato industriale: carbone, ferro, legname, cotone e petrolio. L’unica deficienza era rappresentata dalla manodopera. Nel breve volgere di qualche decennio tuttavia questo non sarebbe più stato un problema grazie: • all’aumento della popolazione; • ai massicci flussi di immigrazione; • alla diffusione di processi e tecnologie produttive labor-savin; Il sonno della Tigre celtica durante la Golden Age Germania diviene una importante economia industriale prima del 1914 grazie a tecnologie basate su scienza. Cecoslovacchia, Italia e Irlanda avevano circa stesso Y pro-capite nel 1950; Irlanda e Italia lo stesso nel 2000. Italia crebbe velocemente per gran parte del periodo, ripresa irlandese inizia molto più tardi e la Cecoslovacchia cominciò catch up solo all’inizio del XXI sec. La Spagna si apre all’Europa solo durante Golden Age. È latecomer, soffre inerzia di economia chiusa. Gli Effetti ricostruzione si verificano in Italia, Francia e Germania. Lezione 9 storia economica Le origini della moneta L’uso della moneta come mezzo di scambio si è sviluppato parallelamente alla divisione del lavoro. Le prime monete, risalenti a circa 5000 anni fa, erano molto diverse da quelle attuali: consistevano in lingotti standardizzati di metallo, generalmente accettati come mezzo di pagamento. Il baratto Affinché il baratto vada a buon fine è necessario che tra le due parti vi sia una coincidenza di bisogni. La ricerca di una controparte per lo scambio può richiedere molto tempo, facendo diventare lo scambio molto costoso, in quanto il tempo è importante poiché è una risorsa scarsa e potrebbe essere impiegato per altre attività. Il baratto non solo si associa a costi di ricerca elevati, ma riduce il volume degli scambi rispetto al livello potenziale. La struttura dei prezzi in un’economia basata sul baratto non è molto trasparente, poiché i prezzi non sono espressi in un’unica unità di conto. Nella sua fase iniziale, la moneta cartacea si sviluppò spontaneamente. Se un mercante depositava oro o argento presso un orafo o un cambiavalute gli veniva consegnata una ricevuta, che poteva essere utilizzata come mezzo di pagamento. Accettare le ricevute significava confidare che l’istituzione che le aveva emesse avrebbe onorato la promessa di convertirle in oro. Nasce quindi la “moneta fiat”, ovvero la moneta fiduciaria. La prima banca ad emettere banconote fu la Stockholms Banks che emetteva prestiti e ricevute di deposito sotto forma di banconote standardizzate. Quando la gente perse la fiducia nella banca essa fallì. Si formarono in seguito numerose banche in Inghilterra emittenti di moneta cartacea. Esse erano caratterizzate da un sistema a riserva proporzionale. In questo modo, le banche contribuirono alla monetizzazione dell’economia aumentando quindi la somma di moneta in circolazione e i depositi. Due grandi cambiamenti contribuirono all’accettazione pubblica della moneta fiat: *Una maggiore responsabilità dei governi nei confronti dei cittadini •L’indipendenza della banca centrale che iniziò a rendere noto al pubblico il tasso di inflazione che voleva raggiungere Il diritto a convertire le banconote in metallo prezioso venne abolita solo nel primo dopo guerra quando le banche private emittenti di banconote erano ormai state sostituite da banche centrali statali che detenevano il monopolio sull’emissione di moneta. Come nascono le banche centrali e qual è il loro ruolo? Nel mondo della finanza, l’inadempienza di una banca determina un effetto contagio sull’intero sistema bancario. Una crisi finanziaria può manifestarsi come crisi di liquidità oppure crisi di solvibilità. Le crisi di liquidità hanno origine nella stessa natura del sistema bancario a riserva proporzionale: talvolta le banche sottostimano il volume di liquidità necessario per soddisfare le richieste di contanti dei propri depositanti. Le crisi di solvibilità si manifestano, invece, dopo fasi di eccessiva assunzione di rischio legati a tassi di interesse bassi e o a prezzi delle attività in ascesa. Le crisi di solvibilità sono legate a difficoltà di determinare il rischio effettivo e il valore reale delle attività detenute in banca. La soluzione finale per le crisi di insolvenza è spesso stata la nazionalizzazione delle banche. È quindi nell’interesse delle banche istituire una sorta di ente di supervisione, assieme a un prestatore di ultima istanza che le tuteli nei casi in cui si verifichino queste crisi. La funzione primaria delle banche centrali è dunque quella di contrastare il fallimento del mercato finanziario che potrebbe portare a ondate di panico nel sistema bancario, attraverso il prestito di moneta alle banche nazionali. Tasso di sconto: tasso di interesse a cui la banca centrale presta liquidità alle banche nazionali. La banca agisce sulla circolazione monetaria aumentando o diminuendo il tasso di sconto (politica monetaria restrittiva o espansiva). La funzione delle banche Le banche hanno basato il proprio successo sulle economie di scala e i guadagni della specializzazione nella raccolta e nelle analisi delle informazioni sugli investitori. La presenza di un intermediario consente a risparmiatori e investitori di ottenere una diminuzione dei costi di transazione e dei rischi. Gli interessi di questi due attori combaciano poiché i depositanti desiderano detenere attività liquide mentre le imprese di norma investono in capitale fisso necessitando di impieghi a lungo termine. Le banche convertono quindi le passività a breve termine (depositi) in attività a lungo termine (prestiti) detenendo riserve liquide in quantità adeguata da mettere a disposizione dei depositanti. L’usura e i tassi di interesse Le banche pongono il pagamento di interessi sui prestiti che effettuano e corrispondono un interesse ai depositanti. Per lungo tempo, tuttavia, il prestito a interesse è stato oggetto delle critiche della Chiesa che li considerava equivalenti all’usura. Le autorità politiche favorirono quindi la fondazione di banchi dei pegni pubblici, che applicavano tassi di interesse molto più bassi, a scopo filantropico poiché era solitamente la gente comune a farvi ricorso per fronteggiare brevi difficoltà economiche. Banche e crescita economica L’impatto delle banche sulla crescita economica si manifesta attraverso tre meccanismi: Un incremento del tasso di risparmio Una maggiore efficienza delle attività in cui sono investiti i risparmi Una maggiore monetizzazione dell’economia. Le banche rivestirono un ruolo essenziale nello stimolare il risparmio, perché fecero aumentare il costo opportunità della tesaurizzazione dei risparmi. Se non esistessero le banche l’unica possibilità per impiegare i risparmi sarebbe quella di acquistare beni durevoli che fungano da riserva di valore. Tuttavia, la tesaurizzazione da parte delle famiglie rappresenta un’opportunità persa poiché, se il valore equivalente venisse depositato in banca, sarebbe stato a disposizione degli investitori, con conseguenti effetti sulla crescita economica. Nell’Europa continentale le banche erano più propense ad assumersi i rischi investendo in nuove tecnologie ed esercitavano una certa influenza sulle imprese entrando a far parte dei loro consigli di amministrazione. Le banche che si andarono sviluppando in Germania, oltre a svolgere le normali funzioni di una commercial banking, svolgevano anche servizi di finanziamenti a lungo termine (investment banking). Queste banche preferivano assumere un impegno a lungo termine instaurando rapporti di lungo periodo con le imprese (relationship banking) risparmiando sui costi di assunzione delle informazioni. Le banche e i mercati azionari I mercati azionari, nei quali si scambiavano principalmente titoli di debito pubblico e azioni di compagnie commerciali e solo successivamente si passò allo scambio di titoli di aziende industriali e bancarie, svolgono funzioni simili alle banche ma servendosi di mezzi differenti. Essi: Consentono di diversificare il rischio Forniscono strumenti finanziari liquidi (facilmente convertibili in moneta) Rappresentano un impiego a lungo termine per le imprese Da ciò si deduce che un’economia caratterizzata da imprese totalmente dipendenti dalle banche oppure totalmente dipendenti dal mercato azionario potrebbe non essere la soluzione migliore.
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