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storia economica, dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione informatica, Sintesi del corso di Storia Economica

riassunto del libro di storia economica con aggiunta di appunti personali

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 13/01/2022

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Scarica storia economica, dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione informatica e più Sintesi del corso in PDF di Storia Economica solo su Docsity! IL SISTEMA FEUDALE (curtense) Il regime feudale si instaura dal decimo secolo. È importante sapere su cosa si basasse il sistema economico, perché dobbiamo capire come questo sistema si consolida e poi via via come si disgrega. Questa disgregazione è fondamentale per capire la nascita del capitalismo cioè un nuovo sistema produttivo, sociale. Questo sistema economico prende il nome di SISTEMA CURTENSE (o signorile); la curtes era una grande proprietà, è riconducibile ai famosi latifondi romani, del tardo periodo romano in cui si costituirono queste immense proprietà, i latifondi, che cominciarono a chiudersi e a diventare dei microsomi chiusi, delle entità autosufficienti nella cui produzione era orientata all’interno nel momento in cui gli scambi erano ridimensionati. Da questi latifondi, in seguito alla caduta dell’Impero romano, i barberi decidono un contributo a rafforzare questo sistema signorile. Il sistema curtes si consolidò nel 700/800 quindi ancora prima del sistema feudale politico vero e proprio. Sono una causa e una conseguenza del fatto che i traffici e i commerci, hanno subito nei secoli, anche con l'avanzata mussulmana un’interruzione nel mediterraneo perché due civiltà nemiche hanno finito per cristallizzare un po' tutta questa dinamica dei traffici, quindi tutto questo è venuto meno nel momento fondamentale che era stato determinante per lo sviluppo di attività commerciali e mercantili. Nei secoli successivi, a causa dei problemi di sicurezza, delle invasioni, delle guerre, tutto questo si è spento, è venuto meno, l'economia cominciò a risentirne e quindi si sono organizzate e sono nate delle economie più agricole e la caratteristica di questa produzione è che erano rivolte dall’autoconsumo, quindi dei microsomi che rappresentavano queste curtes chiuse che erano costituite dalle terre che appartenevano al signore (signoria fondiaria) e poi c'era il villaggio (apparteneva ai contadini) e tutto era rivolto per l’autoconsumo. Pochi erano le sollecitazioni ad un incremento produttivo, a un surplus della produzione perché era finalizzato tutto al mantenimento verso l’ostentamento delle curtes. Quindi, queste curtes venivano divise, una parte era la parte dominica del signore e poi, invece, il resto erano terre che venivano assegnati ai contadini (dette terre aperte); accanto a queste c'erano le terre comuni (destinate al pascolo). Una parte della popolazione coltivatrice non erano dei contadini liberi ma erano dei servi, erano legati alla terra sottomessi dal proprietario della terra, il signore poteva cambiare ma il servo rimaneva. Questo lo studiamo per capire come erano delle strutture molto rigide, come pochi fossero le sollecitazioni diun cambiamento delle tecniche culturali; all’interno di questo sistema tutto sembrava non potesse mai verificarsi perché dà l’idea di una realizzazione chiusa, stabile, era un'Europa caratterizzata dalla produzione e dal settore agricolo (unica attività economica). Non c'erano molte sollecitazioni per quanto riguarda un cambiamento, questo perché tutto era rivolto all’autoconsumo, quindi, era un’organizzazione in cui non potevano avvenire i cambiamenti perché la coltivazione era di tipo collettivo, cioè tutti dovevano adottare gli stessi metodi, gli stessi sistemi, non c'era un’organizzazione individuale. | contadini non erano liberi di spostarsi e di cambiare signoria perché i contadini erano legati a quella terra. Invece, a partire dal 900, intervengono delle novità, si realizzano dei cambiamenti nelle rotazioni colturali (lo scambio delle coltivazioni su determinati apprezzamenti del terreno), perché prima un anno venivano coltivate e un anno rimanevano a riposo, questo serviva per ridare fertilità al terreno; però all’interno di questo, appunto, intervengono delle novità e ci sono delle rotazioni triennali e con questo comincia ad aumentare la fertilità del terreno, di conseguenza aumentava la produttività del lavoro e si comincia a consentire un aumento della popolazione e si avvia così una trasformazione importantissima che avrà degli effetti rivoluzionari, cioè un incremento demografico sostenuto anche dalla disponibilità delle terre, si aumentano le coltivazioni cioè sempre più terre vengono dissodate, le frontiere avanzano e le signorie aumentano avendo più terre da coltivare, c'è un popolamento e quindi le terre diventano più produttive e ci sarà un aumento del surplus. Questo aumento, consente un aumento di immigrazione, cioè si esce dalle campagne e si va a popolare nuove città, così ci sarà un nuovo fenomeno rivoluzionario che porta alla nascita(soprattutto in Italia, in Europa) di un’antitesi del sistema curtense, delle signorie feudali che sono centri in cui il principio dominante è la libertà, dove non ci sono strutture gerarchiche, dove i servi scappano dalle campagne e trovano rifugio, c'è la possibilità del riscatto sociale e così nelle città si trova la possibilità di nuove dignità e di trovare impiego di nuove attività(artigianali). L’intervento demografico è un intervento esterno, non tutti i paesi supereranno questo tipo di organizzazione, nei paesi dell’Europa Orientale questo sarà più radicato perché ci saranno meno stimoli al cambiamento perché la città per definizione è lo scambio. L'Inghilterra, invece, è la prima che riuscirà a superare questo tipo di organizzazione. Essa comincerà a conoscere uno sgretolamento, comincerà ad essere nominato prima del 1700 fino a raggiungere il momento in cui in gran parte delle terre verrà superato del tutto. Nel 1200, nel tredicesimo secolo, il sistema feudale(in alcune zone, quelle interessate ai cambiamenti) è diventata solo un vecchio retaggio, il mondo non è più lo stesso, è tutto cambiato, i rapporti all'interno di queste stesse Signorie sono cambiate perché adesso, siccome si è insinuata quella che è la moneta e quindi si sono cominciati a sviluppare anche gli scambi monetari, significa che ormai il lavoro servile molto spesso è stato trasformato, non esiste più e al posto del lavoro servile si sono introdotti nuovi sistemi di contratto che erano basati sulla concessione dei terreni ai contadini in cambio di un canone in denaro. Cambiano i contratti, l'assetto produttivo viene completamente trasformato perché questo consente l'introduzione di un'economia monetaria, anche di accumulare un arricchimento sempre da parte di alcuni contadini (contadini liberi). Nasce la mezzadria cioè, il proprietario spesso è un nuovo proprietario perché il Mercante è quello cittadino, che si è arricchito. Nella mezzadria il contadino, il mercante che si è arricchito investe per metà, metà spetta al contadino e l’altra metà al signore. Un altro economista, studioso, tiene conto di altre variabili, si avvicina alle impostazioni di Allen in cui loro tengono conto di alcune variabili che è quello del capitale e di sviluppo tecnico. Grazie a queste variabili loro fanno delle considerazioni del fenomeno del processo di industrializzazione inglese. LO SVILUPPO INDUSTRIALE In un paese europeo, come l'Inghilterra, si realizzerà una grande trasformazione che sarà la Rivoluzione Industriale. L'Olanda, fino al 1600, era il territorio più privilegiato, si pensava che proprio lì stesse per avverarsi questa trasformazione che da economia precapitalistica si passasse all'economia industriale. Però, come già è stato detto, non si sviluppò in Olanda ma bensì in Inghilterra. IL SISTEMA ARTIGIANALE Era un’organizzazione tipica delle città, l’unità produttiva, tecnica, era quella della bottega dell’artigiano. Nella bottega artigianale, l’uso del lavoro salariato non era molto significativo infatti era molto manuale. Una cosa molto importante è che l’artigiano produceva su commessa, cioè, produceva in base alla domanda poiché la domanda anticipava la produzione e quindi l’artigiano produceva solo su commissione. La commessa gliela passava il mercante, detto mercante imprenditore, il quale non passava solo le commesse, quindi le ordinazioni ma anche le produzioni di materia prima (come la lana) che spesso doveva essere importata dall'Inghilterra. Quindi, il mercante, non forniva soltanto capitale circolante ma anche capitale fisso. La figura dell’artigiano nel tempo è prevalente perché garantiva il mercato e lo sbocco di questa produzione artigianale. La figura dell’artigiano era molto più debole perché dipendeva molto dal mercante perché tutta l’attività del magazzino, sia per le materie prime, sia che per il prodotto finito, era prerogativa del mercante. Quest’attività manufatturiera era sostanzialmente articolata e via via invece, quella figura del mercante avrà sempre più il predominio sul momento strettamente produttivo che è quello dell’artigiano, il quale, perderà sempre di più la sua autonomia tanto da diventare un lavorante a domicilio perché dipendeva dalla funzione e dal ruolo del mercante perché senza il mercante non avrebbe avuto le materie prime, non aveva le commissioni, ecc. Nel 300, questo mondo artigianale, risultò stretto, quindi, dalla crisi di questo e dalla necessità di cambiare le tecniche produttive, il mercante spostò quel mondo comparativo che impediva qualsiasi cambiamento. Ecco che avviene la necessità di trasferire questo momento produttivo al di fuori della bottega artigianale, nelle campagne dove la manodopera era a basso costo e dove bastava portare delle innovazioni, si produceva di più con meno manodopera e quindi si aveva un doppio vantaggio. Tutto questo ha fatto sì che non morissero queste attività manifatturiere ma nascesse una nuova organizzazione produttiva che sarà l’industria rurale a domicilio. Adesso, entriamo in un’altra epoca storica, ci avviciniamo alla chiusura del Medioevo con il 400 e con l’avvio appunto dell'età moderna vediamo che già cominciano a spuntare nuove forme organizzative, produttive negli affari, nei commerci, nell'agricoltura, ecc. Il capitalismo Mercantile, lo abbiamo chiamato così perché era sostanzialmente qui in questo settore e non era nel settore dei commerci che conoscono e registrano gli sviluppi maggiori, registrano le trasformazioni più significative e le trasformazioni che poi a catena si ripercuotono sugli altri settori produttivi cioè sull’agricoltura e sull'industria. Quindi, abbiamo visto come tutto si stava modificando a partire dall'economia, dallo sviluppo in seguito alle scoperte geografiche e in seguito alla conquista dell’America. Cambia anche la natura di queste traiettorie, gli itinerari marittimi perché, come detto in precedenza, dal Mediterraneo adesso diventano atlantici, non è un caso che il baricentro adesso dall'Italia si sposta al largo delle Coste dell'Europa nord-occidentale. Adesso sono questi i nuovi centri e le nuove piazze commerciali. Prima erano indiretti gli scambi ma adesso non più, quindi, il Mediterraneo viene oltrepassato dalle nuove scoperte e dalle nuove rotte marittime. Non è un cambiamento solo geografico ma è un cambiamento economico, adesso, i protagonisti saranno l'Olanda, la Spagna e il Portogallo anche se questo durerà poco. A partire dal 500 e 600, in seguito a questa rivoluzionaria novità che si impone, non è più sufficiente il fattore demografico ma bisogna tenere conto di altri fattori che sono: capire la natura di questi stati, capire la condizione del mercato, l'ampliamento del mercato, l'efficienza del mercato che caratterizza i diversi tipi di evoluzione e di sviluppo. L'Olanda (tutta la parte settentrionale dei Paesi Bassi), nel 600, conoscerà “il secolo d’oro”, questo è un secolo di stagnazione, di crollo demografico, ma, l'Olanda non si arresta all'aumento demografico che caratterizza un po' tutto il 500, non si arresta lo sviluppo nei traffici ma anzi è il secolo in cui la crescita complessiva conosce una velocizzazione. Da questo momento bisogna fare una distinzione tra un Paese e l’altro, per capire perché un paese si sviluppa di più rispetto all’altro. Quindi, diciamo che il 500 è il secolo caratterizzato dall'aumento demografico ma è anche il secolo della rivoluzione dei prezzi. In questo secolo, l’Europa conquisterà tutto, la supremazia nella tecnologia, nell'economia, nella politica, ma anche militare e si afferma come una grande potenza. Ci furono delle nuove imbarcazioni, che sostituirono le carere, i famosi galeoni che erano il top nella tecnica in campo nautico. Questo tipo di imbarcazione era più adatto ai viaggi e hanno consentito l’attraversamento degli oceani. Con la scoperta dell’America c’è lo sfruttamento delle miniere di argento del Perù e del Messico e questo porta a delle conseguenze e delle implicazioni notevoli perché gran parte di questo argento arrivava in Europa come appannaggio e come reddito della corona. Sulla fine del 500 arrivavano annualmente in spagna 200 tonnellate d’oro, quindi questa immissione notevole di metalli preziosi in Europa ha portato degli sconvolgimenti notevoli, perché circa un 25% di quest'oro era come appannaggio e come reddito della corona spagnola e, quest'oro nelle mani dei sovrani così impegnati in imprese belliche si è tradotto in una maggiore domanda di armi, servizi militari ecc. Siccome non tutto si produceva in Spagna, hanno dovuto coinvolgere anche altri Stati. L'altra parte di oro arrivò in Europa sotto forma di bene di consumo e beni capitali da parte degli immigrati. Dove c'erano le strutture produttive e l'offerta era elastica, all'aumento di domanda ne è seguito un aumento della produzione, ma dove c'erano delle strozzature, l'aumento della domanda portava a un aumento dei prezzi, perché se l'offerta non riusciva a adeguarsi all'incremento della domanda come conseguenza c'era un aumento dei prezzi. Questo secolo è il secolo della rivoluzione dei prezzi proprio perché era caratterizzato da questo notevole incremento dei prezzi. Non interessò un po' tutti i prezzi, soprattutto i prezzi agricoli, ecc....fu molto differenziato però è stata un fatto economico importante che avrà delle conseguenze. Tutta questa emissione di metalli favorì una liquidità anche a livello internazionale perché significava maggiore moneta e quindi maggiori mezzi di pagamento, e, tutto questo ha favorito maggiormente gli scambi. Adesso la liquidità internazionale era aumentata notevolmente, di conseguenza anche l’oro e l'argento venivano usati come mezzo di pagamento e questo ha favorito lo sviluppo notevole degli scambi. Ci fu l'introduzione di nuove coltivazioni come patate e mais, questo ha aiutato gran parte della popolazione europea a non soffrire la fame soprattutto nei periodi più critici e quindi questo è stato uno strumento utilissimo ad affrontare quelle carestie che abbiamo visto quanto fossero determinanti. Gli scambi sono stati una fonte notevole di accumulazione di capitale, le ricchezze che si accumulavano in termini di capitali erano ingenti. Se non si fossero sviluppate queste grandi capacità imprenditoriali, molto probabilmente non si sarebbe verificata quella rivoluzione industriale di cui tanto si parla. Tutti questi elementi visti finora sono alla base della Rivoluzione Industriale, queste sono le grandi trasformazioni che hanno portato a questi secoli (500-600), il paese che saprà meglio cogliere e impadronirsi è l'Olanda e a seguire l'Inghilterra. Durante il 500, tutti i Paesi Bassi, il Nord e il Sud, sono stati oggetto di dominazione spagnola e da qui nasce la necessità di queste aree dinamiche per liberarsi da questa dominazione. Quindi, il 500 è caratterizzato da questa rivolta, da questa guerra di indipendenza da parte dei Paesi Bassi, una parte, cioè quelli meridionali, soccombono perché non ce la fanno, mentre i Paesi Bassi settentrionali riescono a spuntarla e già all’inizio del 600 diventano uno Stato autonomo. Questo ha favorito notevolmente il loro ruolo e il loro sviluppo economico. Questa forma di governo che ha assunto la Repubblica olandese è del tutto inedita rispetto ai governi, agli assetti istituzionali degli altri paesi europei dell'Europa Continentale, è una Repubblica oligarchica perché l'assemblea legislativa ha delle funzioni in materia di politica estera, invece, la politica interna e la politica economica era appannaggio delle province, cioè degli Stati provinciali che erano dominati dalle città più importanti, gran parte della popolazione abitava nelle civiltà. Nelle istituzioni erano molto rappresentati gli interessi nelle classi mercantili proprio per questo sistema che lasciava spazio alla rappresentatività della borghesia, dei commerci e dell'attività produttiva. Già dal 400 l'agricoltura olandese era quella più produttiva. Un’ agricoltura finalizzata agli scambi, è un’agricoltura non più finalizzata all’autoconsumo, quindi, è un’agricoltura che si deve modificare perché si deve specializzare in alcune produzioni perché con quelle produzioni si è competitivi sul mercato non solo interno ma anche internazionale. Adesso, la produzione agricola, è una produzione che viene orientata completamente verso il mercato. L'agricoltura olandese era l'agricoltura più moderna esistente al mondo perché gli agricoltori olandesi avevano saputo trovare la strada della specializzazione, dell’intensificazione della produzione e della commercializzazione della produzione agricola. Nel caso olandese, loro si sono specializzate in alcune colture, come l’allevamento dal punto di vista dell’industria casearia, cioè nella produzione di burro e di formaggio, ma, per fare questo hanno dovuto sacrificare la coltivazione di cereali, quindi, loro si specializzavano nei prodotti più ricchi. dei territori tedeschi e quindi viene meno anche questo mercato e nel momento in cui si restringe la domanda, che ha fatto sì che i costi e i prezzi dei prodotti italiani fossero sempre così alti, ha fatto sì che l’Italia non fosse più competitiva sul mercato internazionale. Ecco che l’Italia inizia a fare i conti con la sua debolezza e con la sua fragilità e questo sarà ancora più complicato intorno al 1630, quando anche l’Italia sarà teatro di una grande epidemia di peste. Anche qui la popolazione verrà decimata, e quando c’è un crollo così repentino della popolazione, tutto questo implica un aumento dei salari e l’Italia ne risentirà ancora di più di questo aumento dei salari e sarà impossibilitata a ridurre i costi di produzione. L'Italia comincia un’altra fase di sviluppo sul finire del 600 e sarà un Paese che importerà gran parte dei prodotti manifatturieri dall'Inghilterra e dall'Olanda ed esporterà esclusivamente prodotti agricoli, seta e anche prodotti e materie prime, quindi comincia la carriera di paese sottosviluppato. Il nostro obiettivo è quello di seguire un po’ l'evoluzione del capitalismo e stiamo vedendo come via via va crescendo. Il primato degli scambi, nel 500 non avviene più, viene superato dai paesi più occidentali perché non hanno più le marine mercantili in grado di conquistare i mari (come erano prima Venezia, Genova) perché qui non sapevano più produrre i galeoni, non potevano più governare le rotte oceaniche, era cambiato tutto e, soprattutto l’Italia, e le grandi città mercantili non erano più al passo con i nuovi sviluppi, né dell'industria cantieristica né con i nuovi sviluppi che si hanno nelle tecniche commerciali, nei servizi marittimi, e così via. Quindi, ha perso tantissimo l’Italia ma ha perso anche sul piano dei commerci e soprattutto in competitività, e, non poteva più dominare i mercati come faceva prima perché non erano più competitivi i prodotti, non era più competitiva la navigazione e non era più competitiva la produzione italiana, e così viene a scemare quel ruolo di leadership che le città italiane avevano avuto sin lì nei commerci. Queste potenze (Inghilterra e Olanda) hanno fatto un passo in più rispetto all’Italia, cioè, hanno capito le nuove sfide e hanno saputo innovare in tutti i settori (agricolo, manifatturiero, ai commerci ecc.). La grande forza che aveva l'Olanda nei mercati è stata anche una forza mercantile che a sua volta ha saputo anche modellare una forma di governo che meglio rispondesse alle proprie esigenze, quindi, era fortemente rappresentata nelle istituzioni politiche della repubblica (cioè le 7 province dei Paesi Bassi Settentrionali che si sono uniti, hanno vinto contro la Spagna e sono diventati indipendenti ). Il punto di forza dell'Olanda era il commercio che aveva nel baltico e anche nel mare del Nord. L'Olanda insegna che la forza nei commerci è fondamentale perché, a cascata trasforma tutti gli altri settori, l'Olanda ha fatto quello che l’Italia non è riuscita a fare, ha stabilito nuovi standard di sviluppo, adesso ci insegna che ci vuole molto di più per essere un paese sviluppato, bisogna essere una potenza commerciale. Rispetto alla produzione italiana, loro si sono sviluppati sempre in settori nuovi, nella produzione di stoffe più leggere, colorate, che erano molto più graditi, a grande consumo e quindi, hanno saputo, anche all’interno di organizzazioni produttive diverse, cambiare il tipo di produzione vincendo sul mercato. Laddove non erano vincenti perché abbassavano i costi di produzione diventavano vincenti per la qualità dei prodotti. Quindi, nel caso italiano, si perde un primato, anche per la Spagna in un primo 500 aveva conosciuto un periodo di crescita importante e dopo lo ha perso perché non si era più competitivi e c'erano delle strozzature all’interno dell’assetto produttivo. Invece, nel caso dell'Olanda, una volta che si intraprende questo sviluppo diventa continuativo, non si interrompe come nel caso precedente (Spagna, Italia). L'Inghilterra sarà quel paese che farà un passo in più rispetto all’Olanda perché si doterà di requisiti maggiori rispetto a quelli olandesi, per questi motivi l'Olanda non riesce a realizzare la rivoluzione industriale ma la realizzerà l’Inghilterra perché avrà una marcia in più. Mentre Francia e Spagna, a differenza dell'Olanda, erano delle monarchie assolute, questi monarchi hanno rovinato lo sviluppo all’interno del loro stati perché non erano in grado, di portare avanti delle politiche economiche. Spesso, la Spagna ha dovuto fare delle politiche monetarie non adeguate, necessarie allo sviluppo di un determinato settore, di una particolare industria e le ha dovuto adottare per difendersi. Quindi, non erano delle politiche economiche coerenti, adeguate e hanno penalizzato tantissimo l'economia degli euro stati sia la Spagna che la Francia perché, la Francia era una monarchia assoluta che aveva strapotere politico e quindi ha imposto alle esigenze di corona piuttosto che quelle di sviluppo del paese. La corona di Francia non aveva limiti da parte del parlamento nello stabilire delle imposte straordinarie. Questi sono dei secoli, soprattutto nel 600, in cui la Francia per sviluppare dovrà ricorrere a tutto questo sistema di politiche di intervento da parte dello Stato per sostituire nello sviluppo. L'Inghilterra non era un paese manifatturiero, era un paese sottosviluppato, produttore e esportatore di materie prime e già nel primo 500, davanti alla lana grezza comincerà a produrre anche dei manufatti e a dinamizzare lo sviluppo interno perché sviluppa un settore manifatturiero, ma, dalla metà del 500, dal 1550 al 1650 comincia a cambiare veramente tutto l’assetto economico e tutta la struttura di questo paese. Saranno gli anni di svolta perché si affermerà sempre più l'Inghilterra sui mercati internazionali come produttore non solo di prodotti tessili ma di altri beni come le seterie, l’orologeria, l'industria dello zucchero ecc. Gli inglesi volevano copiare tutto quello che era sviluppo, anche se hanno aggiunto il loro, hanno perfezionato, hanno saputo innovare alcune tecniche però ne hanno fatto un loro patrimonio che è stato fondamentale perché l'Inghilterra si sviluppasse in settori nuovi. Come in Olanda, anche in Inghilterra questo sviluppo commerciale comincia già nel 500 che poi porterà l'Inghilterra alla rivoluzione industriale e abbiamo visto come via via, attraverso lo sviluppo delle esportazioni, delle manifatture e l’acquisizione di capitale umano e finanziario, comincia a mutare il suo destino da paese sottosviluppato e comincia a mostrare i suoi punti di forza, capisce di avere delle potenzialità e dimostra di avere la capacità di aggredire i mercati e di sviluppare i commerci, ma non solo anche di sviluppare il settore manifatturiero accanto a quello agricolo, ma ancora non si parla di sviluppo capitalistico vero e proprio né nel settore industriale né in quello agricolo. La monarchia assoluta spesso non equivaleva a delle giuste politiche e scelte economiche favorevoli allo sviluppo. Abbiamo detto che le monarchie assolute erano meno favorevoli allo sviluppo economico, perché davanti a un’esigenza finanziaria del sovrano, quest’ultimo appunto perché aveva il potere assoluto, poteva benissimo imporre ulteriori tassazioni senza il consenso del parlamento per far fronte a delle spese straordinarie che spesso erano spese militari, ma non era solo un prelievo in termini di tasse, ma anche di dazi o di ulteriori tariffe, e tutto questo finiva per soffocare l'economia degli scambi, lo sviluppo dei commerci sia all’interno che all’estero. Ma l’Olanda e l’Inghilterra ci insegnano che erano fondamentali lo sviluppo commerciale, la domanda interna e il mercato interno, e se questi invece non investivano e non frazionavano il mercato interno con questo sistema di dazi e di tariffe, finivano per soffocare un elemento importante. Quindi il sovrano dava priorità alle esigenze belliche del momento. L'Inghilterra, a partire dal 500 comincia a conoscere un'evoluzione diversa dalle monarchie assolute, perché la monarchia inglese cominciò a perdere potere nei confronti del parlamento. In seguito a ciò, nel 1688 abbiamo la nascita di una monarchia costituzionale, che è stato il punto di forza dell’Inghilterra, così come per l'Olanda fu la Repubblica olandese. Quindi lì dove ci sono dei sistemi politici istituzionali più aperti alle istanze delle diverse classi sociali, è ovvio che quelli hanno rappresentato le forme di governo migliori. Con la fine della rivoluzione si ha sostanzialmente la vittoria del parlamento sulla corona. Altrettanto importate è il ruolo del commercio estero. Il parlamento ha avuto un grande ruolo nel saper approvare delle leggi che hanno favorito lo sviluppo dei diversi comparti dell'economia. Erano leggi a favore della proprietà terriera, altre leggi sulla navigazione che sono state importantissime perché grazie a queste leggi, l’inghilterra ha potuto difendere la marina mercantile e ha potuto vantare la più grande marina mercantile del mondo abbattendo quella inglese perché con queste leggi è entrata in conflitto con i concorrenti olandesi che prima primeggiavano, ma gli inglesi con queste leggi hanno saputo da un lato difendere la propria marina ma soprattutto colpire la marina olandese. Gli inglesi avevano capito come funzionavano i commerci e hanno acquisito così la chiave del successo economico e riescono a realizzare in questi secoli, in particolare nel 600 e fino al 700, un commercio considerevole, cioè sviluppano in modo veramente inedito gli scambi interni e gli scambi con l'estero. Quindi la forza iniziale in questi secoli è stata nella grande espansione del settore commerciale. Londra ha superato Amsterdam ed è diventata il più grande emporio mondiale, e da qui, anche l'espansione di questa grande città che era beneficità portuale e che godeva da un lato che il suo porto era abbastanza sicuro ed è stato potenziato dal punto di vista strutturale, ma beneficiava anche del grande capitale umano (marinai, commercianti e mercanti vari), quindi un ceto abbastanza esteso e strettamente legato al settore del commercio. Una buona parte degli scambi esteri non avveniva solo con l'Europa e l'Inghilterra ma avveniva soprattutto con le colonie, con le indie occidentali e con le indie orientali, da cui poteva trarre i prodotti tropicali. Il commercio di questi prodotti hanno fatto sì che l'Inghilterra potesse poi effettuare un commercio di esportazione, cioè importava tutti questi prodotti tropicali dal resto del mondo e poi le esportava in Europa, e questo piano piano è finito per impadronirsi di questo commercio di esportazione, ed è stato una delle carte vincenti per l'Inghilterra perché aveva tanto bisogno prodotti dall'Europa e grazie a questa riesportazione di prodotti tropicali ha potuto pagare le sue importazioni che avvenivano in gran parte con l'Europa. capisce che il momento è favorevole, il nobile utilizza i contadini che diventano salariati, cioè, in cambio della loro forza lavoro gli dà un salario. Il grande affittuario è un imprenditore, un capitalista che investe in quelle terre perché adesso non ha più il problema della suddivisione delle terre, decide lui cosa fare su quel terreno e decide lui quanti capitali può investire. Adesso non solo si afferma la vera proprietà moderna, quella realmente accorpata, ma si afferma anche una nuova figura sociale importante cioè il grande affittuario capitalista. La media e la piccola proprietà, in Inghilterra, è quasi scomparsa perché la grande proprietà si estende sempre di più. L'elemento che caratterizza l'Inghilterra è la forza del Parlamento dove vengono rappresentate gran parte delle forze economiche dei ceti economici più importanti. Ma anche Venezia come l'Olanda rappresentavano delle organizzazioni politiche altrettanto favorevoli allo sviluppo economico. Il primo paese a realizzare la rivoluzione industriale è stata l'Inghilterra, e uno dei motivi potrebbe essere che l'Olanda non è riuscita a realizzare la rivoluzione industriale perché mancava il carbone e carbon fossile, di cui invece abbondava l'Inghilterra, altri non avevano un mercato interno così esteso come quello inglese, un altro motivo è stata la densità e l'aumento demografico. Già nella rivoluzione agraria si iniziava a vedere la formazione della grande proprietà a cui era molto interessata la nobiltà inglese che, a differenza di quella francese era molto presente nelle campagne piuttosto che a corte. Il settore primario era quello che occupava gran parte della popolazione, circa 80-90%, e le trasformazioni che conosce questo fattore sono fondamentali e si parla del settore più importante dell'economia dal punto di vista occupazionale. Se un paese non si sviluppa nell’agricoltura è difficile che si possa realizzare uno sviluppo economico in senso moderno, perché si deve abbattere tutta l’organizzazione agraria e quel regime fondiario di tipo precapitalistico o feudale. Per realizzare gli incrementi di produttività, che sono la chiave della rivoluzione agraria, hanno dovuto scombussolare tutta l’organizzazione esistete, la proprietà non era più quella di prima, le figure sociali non sono più quelle di prima, la suddivisione delle terre non è più quella che esisteva prima, la conduzione delle terre è completamente diversa e adesso c’è una figura importante, un capitalista proprietario o grande affittuario che sia. Il capitalista è dotato di capitali ma soprattutto investe capitali. Non esiste più il sistema della rendita, il proprietario terriero acquisisce una proprietà certa grazie alle recinsioni, ma d’ora in poi conduce le terre in modo innovativo, intanto le conduce tutte e non le suddivide, le dirige direttamente, impiega capitali e quindi investe per innovare. L'Inghilterra inizialmente si ispira alle innovazioni di altre aree che hanno realizzato questa innovazione in agricoltura, le tecniche si migliorano e l'investimento è continuo, perché chi guida le campagne è un imprenditore che punta al profitto e non alla rendita. L’elemento caratterizzante è il profitto, cioè l’affittuario o chi conduce queste terre di grandi dimensioni (questa è una caratteristica inglese che si è formata via via grazie alle recinsioni). La caratteristica di questo paesaggio agrario è la formazione di grandi estensioni e si va formando la grande conduzione perché capiscono che per realizzare tutte le innovazioni ci vuole la grande proprietà che si presta meglio alle novità e all'impiego di nuovi strumenti. Tutta questo si realizza perché ci sono grandi investimenti che può fare solo il grande proprietario o capitalista. Il sistema curtense precedente è stato completamente sconvolto e abolito, si è completamente rivoluzionato, la proprietà terriera non è la stessa di prima perché non esistono più i campi aperti e le terre comuni, e sono diventate superfice arabili, terreni coltivabili e hanno dato luogo a grandi estensioni di terra e quindi grandi proprietà individuali. Il capitalismo agrario è un’organizzazione capitalistica che surclassa completamente con l’organizzazione tradizionale. L'agricoltura è completamente mercantilizzata, l’obiettivo principale non è l'incremento produttivo ma l'incremento della produttività e la caratteristica importante è la realizzazione di un profitto e le terre sono viste come un mezzo per aumentare, investire e realizzare profitti. Per incrementi di produttività significa che adesso gli incrementi che si realizzavano nelle campagne avevano bisogno di meno mano d’opera, e questa minore percentuale può aumentare e sostenere una popolazione via via crescente nelle città. Se prima l’80% della popolazione era nelle campagne adesso in Inghilterra il 60% della popolazione è impiegata in agricoltura e il restante 40% è la popolazione normale, quindi una minore percentuale di popolazione agraria può sostenere una popolazione cittadina perché si realizzano dei surplus di produzione. In Inghilterra si ha l'espansione del mercato interno perché hanno costruito canali, strade, avevano fiumi navigabili, aumenta la domanda di prodotti manifatturati. Adesso, il grande capitalista aveva bisogno di impiegare forza lavoro che però doveva essere salariata e quindi abbiamo una novità assoluta e cioè il salariato in agricoltura, che sono i vecchi contadini che adesso alimentano la forza lavoro necessaria per condurre queste grandi aziende in cambio di un salario. Questi ultimi non avevano più niente se non il salario e per qualunque cosa si dovevano rivolgere al mercato anche per i beni essenziali tipo tessuti e vestiario, perché non esisteva più l'industria casalinga. Tutto questo ha comportato un aumento della domanda all’interno, non solo di beni agricoli ma anche industriali. La rivoluzione agraria ha contribuito notevolmente alla realizzazione della rivoluzione industriale, ha fornito capitali, il mercato, la domanda, nuovi attrezzi in ferro ecc. e questi incrementi dei rendimenti e della produttività in agricoltura ha finito per aumentare notevolmente anche la produzione dei cereali, con cui l’Inghilterra non solo manteneva all’interno la popolazione crescente ma riusciva anche ad esportare. Oltre all’agricoltura si sviluppò anche l'allevamento che portò a maggiori profitti e la nascita di industrie casearie e della carne. La bilancia commerciale non si presentava in squilibrio perché le esportazioni coprivano le importazioni delle materie prima che venivano dall'Inghilterra. L’esportazione di grano era un mezzo di pagamento che permise all’Inghilterra di alimentare il suo sviluppo industriale, quindi l’esportazione di grano permetteva di importare le materie prime. Gli elementi fondamentali della rivoluzione agraria sono state le trasformazioni che sono avvenute nel settore tessile e cotoniero in particolare, ma anche nel settore siderurgico. Questo sistema di fabbrica si andrà diffondendo via via in tutti gli altri settori e vale a dire che adesso l’organizzazione di fabbrica diventerà la formula tipica del settore secondario, si diffonderà maggiormente e sarà frutto di questo continuo aumento della domanda e a questa grande sollecitazione a una produzione standardizzata di media qualità che meglio rispondeva alle caratteristiche del mercato interno inglese, dove si era realizzata una sorta di democratizzazione, nel senso che la distribuzione dei redditi è stata un po' più equa. Con la produzione di bassa e media qualità, l’Inghilterra concorrerà e acquisterà anche i mercati internazionali. Adesso anche gli altri paesi dovranno prendere la via dell’industrializzazione, perché è ovvio che uno sviluppo economico di questo tipo fa sì che si diventi una grande potenza militare, una potenza economica e anche politica. L’industria siderurgica, in Inghilterra sarà favorita da un’innovazione, cioè l'utilizzo del carbon fossile e carbon coke che è risultato fondamentale per la lavorazione del ferro. Ciò ha favorito un’altra trasformazione nell'industria siderurgica che consiste nella riduzione dei costi di produzione ma non solo, l’ha anche modernizzata. Il settore siderurgico sarà importante per l'Inghilterra per la costruzione delle ferrovie. MODELLO DI SVILUPPO FRANCESE Ancora qui non riesce ad affermarsi la grande proprietà e le terre erano condotte ancora dalle piccole famiglie contadine, quindi c'è ancora il frazionamento delle terre che rappresentava un grande ostacolo allo sviluppo dell'agricoltura in senso moderno. Difficilmente gli altri paesi riescono a copiare l'Inghilterra per realizzare la rivoluzione industriale. In Gran Bretagna il riconoscimento dei brevetti pare sia stato uno dei fattori determinanti della rivoluzione industriale. Se non ci fossero state tutte le trasformazioni non ci sarebbe stato il cambiamento in agricoltura, anche per l'industria, se non ci fosse stata la trasformazione strutturale con il superamento dell’industria a domicilio e introduzione del sistema di fabbrica non ci sarebbe stata la diffusione di queste nuove tecniche, per esempio il vapore che abbiamo visto nell'utilizzo del coke di cui l’Inghilterra era particolarmente dotata e ne ha saputo trarre notevole vantaggio. Anche il Belgio era un paese ricco di questo minerale. L'Inghilterra non ha potuto favorire della Società per Azioni, al massimo potevano costituire delle società di persone ma non è stato tanto necessario perché la modalità diffusa in Inghilterra era l’autofinanziamento, e questo era legato non solo agli alti profitti ma anche al capitale d’ingresso che era necessario per l'impianto di un’industria anche se non era poi così elevato, quindi un basso costo del capitale industriale. Inoltre, era facile entrare nel mercato e non si doveva essere per forza grandi mercanti con particolari competenze, ma si poteva essere agricoltori o anche piccoli o medi proprietari. La prima rivoluzione industriale ha delle caratteristiche che sono ben lontane dalla seconda rivoluzione industriale, qui parliamo ancora di imprese di piccole dimensioni, non sono ingenti le necessità di capitali e non sono richieste delle particolari competenze e neanche una manodopera istruita. | salari erano contenuti anche se importantissimi perché favorivano sempre più l'allargamento e Dal 1894 alla Prima guerra mondiale (1914) si apre un’altra fase di ascesa dell'economia internazionale, una fase di ripresa, così si apre un nuovo ciclo nell'economia internazionale, si esce da questa lunga depressione che aveva segnato la fine del capitalismo. Il capitalismo però risorgerà con un volto completamente cambiato e, questo nuovo capitalismo darà luogo alla Seconda rivoluzione industriale (seconda industrializzazione). Adesso, emergeranno nuovi settori, nasceranno nuove industrie caratterizzate da una grande intensità di capitale. Tutto questo ci servirà per capire l'evoluzione del capitalismo e come via via si andrà modificando nei vari paesi. Adesso, lo sviluppo economico implica determinate sfide, determinati cambiamenti e, quindi, per questi paesi ci vogliono determinate condizioni perché possano fare questo salto ed entrare nella seconda industrializzazione. Tornando indietro, il Belgio, copia molto l'Inghilterra e si differisce con alcune varianti come: l'intervento dello Stato, perché il Belgio, a differenza dell’Inghilterra era molto aiutato dallo Stato. Tutti avranno bisogno dell’intervento dello Stato perché sono tutti in una situazione di svantaggio rispetto l'Inghilterra. Un'altra variante presente sono le banche che avevano un ruolo molto importante, la forma più ricorrente era l’autofinanziamento, sono banche particolari, sono le prime in Europa (continentale). Nascono per iniziativa del sovrano per favorire lo sviluppo economico e, nel 35 nasce un’altra banca (società del Belgio) che in soli 6 anni fonderà 24 imprese. Questi davano credito industriale, partecipavano anche con l’acquisizione delle azioni delle imprese, le fondano anche, non erano delle banche ordinarie. Non solo erano azionisti, erano azionisti di riferimento, seguivano tutte le vicende delle imprese che avevano fondato o di cui erano azionisti. Già nel 40, il Belgio, diventa uno dei paesi più industrializzati del continente. L'Inghilterra, sarà il paese con la quale si dovranno misurare tutti e, il Belgio ci è riuscito prendendo tutti i punti di vantaggio, ma, la Francia, questo sviluppo industriale lo vedrà come la grande sfida non solo politica, militare ed economica. Il chiodo fisso della Francia a partire dalla rivoluzione industriale (dal secondo 700) sarà imitare e superare questa grande potenza industriale. IL MODELLO FRANCESE Si differenzia molto da quello inglese, tant'è che per molti anni tutti gli studi sull’industrializzazione francese erano basati sul fatto che la Francia non avesse avuto una vera e propria industrializzazione che era talmente diversa dall'Inghilterra che non la riconoscevano neanche come tale la crescita economica francese. In realtà, ancora prima della sua rivoluzione politica (Rivoluzione francese, 1789) molti storici hanno concordano sul fatto che la Francia, già nel 700, avesse delle buone potenzialità, non era molto inferiore all'Inghilterra. Dal punto di vista tecnologico era più avanti l'Inghilterra per cui già la produzione, soprattutto la produzione tessile inglese cominciava sempre più ad affermarsi sui mercati internazionali, la Francia aveva già dei problemi, non era molto competitiva rispetto all’Inghilterra, nella sfida sui mercati internazionali l'Inghilterra batteva la Francia perché era più avanti nelle tecniche. La situazione francese, successivamente è stata complicata, perché, in seguito alla rivoluzione comincia un periodo di guerre che ha determinato lo sviluppo di alcune industrie francesi ma non ha aiutato lo sviluppo delle nuove tecniche in linea con quello che stava accadendo in Inghilterra. La Francia doveva importare il carbone dal Belgio. Dal punto di vista demografico restava sempre un paese numeroso, ma, la popolazione francese non cresceva come cresceva in Inghilterra, quindi, la popolazione cresceva lentamente e di conseguenza anche il mercato interno non conosceva questa veloce crescita. Nasce così un nuovo paesaggio agrario francese, cioè, il regime fondiario è caratterizzato dalla piccola proprietà, invece, il fattore dominante dell’Inghilterra era la grande proprietà e questa è un’altra grande differenza tra la Francia e l’Inghilterra. In Francia, il settore agricolo resterà uno dei settori prevalenti proprio per questa sua conformazione, ma l'affermazione della piccola proprietà è che ha fatto sì che lo sviluppo nelle campagne fosse diverso da quello inglese. La piccola conduzione non consente grandi investimenti e infatti la piccola proprietà non si presta a tutte le invenzioni e agli investimenti. Quindi, l'agricoltura francese non funge da serbatoio di capitali, non può dare tutto quell’impulso alla crescita del mercato interno. La Francia dovrà inventare una via tutta sua allo sviluppo industriale. CONFRONTO TRA CASO FRANCESE E CASO STATUNITENSE Attraverso il confronto con il modello francese può essere molto utile e ci può dare diversi spunti e possiamo capire meglio le caratteristiche di entrambi perché sono modelli opposti, il modello francese ha un’industrializzazione lenta invece un modello di sviluppo velocissimo è quello statunitense soprattutto nell’800. L’Industrializzazione francese è avvenuta nel 700 con particolari caratteristiche, vanta una produzione di sviluppo manifatturiero, in seguito alla Rivoluzione francese perde terreno ma successivamente ha dovuto trovare la strada per il suo sviluppo. Quindi vedrà lo sviluppo inglese come un obiettivo da superare, inoltre nel periodo napoleonico vi erano delle alte tariffe doganali proprio per contrastare l'Inghilterra. La politica espansionistica da parte di Napoleone era finalizzata allo sviluppo della Francia, e la prima cosa era proteggere questo vasto mercato che via via andava occupando territori che servivano per sviluppare l’industria francese, ma l'industria che poteva svilupparsi in condizioni belliche in periodo di guerra poteva essere soltanto un tipo d’industria, che non era sicuramente l’industria di beni di consumo, e non c'erano le condizioni ideali per un processo vasto di industrializzazione, quindi a catena dallo sviluppo di alcuni settori poi si sviluppavano altri settori perché non c'erano i capitali sufficienti perché assumessero una dimensione tale di industrializzazione da coinvolgere tutto il territorio, quindi Napoleone aveva l’obiettivo di far rendere la Francia una potenza industriale ma la realtà non era dei migliori, tant'è che l’Inghilterra in questi anni accelera il suo processo di industrializzazione, ne approfitta nonostante era impegnata soprattutto sui mari a combattere la mazzata napoleonica, però fonte della sua forza navale che poi a maggior ragione potenzierà e diventerà la prima potenza navale mondiale, invece la Francia gode di un momento di pacificazione per portare avanti e ultimare la sua rivoluzione soprattutto con la costruzione delle ferrovie e rafforzare sempre più questo sviluppo. Ma Napoleone non è stato solo questo, basti pensare alle riforme e all’abolizione della feudalità, perché questa era la bandiera “libertè égalité e fraternité” e questi erano i nuovi valori e molte riforme erano incentrate su questi principi. Questo periodo di riforme e l’importanza del periodo napoleonico è fondamentale per capire non solo l'economia francese ma per capire l'economia di tutti, anche dell'Europa continentale perché gran parte era conquistata da Napoleone. Napoleone dove ha conquistato, ha portato le riforme dove in alcuni posti hanno avuto successo, anzi hanno accelerato il processo di industrializzazione, in altri come nel Regno delle due Sicilie purtroppo non sono stati così efficaci dal punto di vista pratico, dal punto di vista giuridico è stato una portata di novità, modernizzazione, di riforme, basti pensare al Codice civile. Una volta finito il periodo napoleonico si apre per la Francia un periodo che accoglie la sfida inglese dell’industrializzazione. Il processo dell’industrializzazione francese sarà un processo lento, e nasce un nuovo sistema fondiario che è la piccola proprietà, non avevano salario e di conseguenza neanche reddito e non potevano accedere al mercato ma esisteva l’autoconsumo. Nel mercato interno non c'è una domanda che cresce velocemente come in Inghilterra anche se era dotata di un mercato interno abbastanza grande. Dal punto di vista della domanda, del mercato interno e dall’accumulazione di capitali in agricoltura ecc. vediamo che sono notevoli le differenze rispetto al modello inglese, però trova la sua via che, in parte ce l’ha delineata ed è quella della specializzazione in alcuni settori produttivi del secondario, e sono i prodotti di qualità e con questa strategia riesce anche a captare anche i mercati esteri collocandosi in queste nicchie di mercato, quindi trova anche qui la via per esportare e avvia il suo sviluppo. Il caso statunitense ha una storia diversa da quella francese, gli Stati Uniti non hanno avuto bisogno di una rivoluzione politica perché non conoscevano un sistema feudale precedente o uno sviluppo medievale con il quale si dovevano fare i conti. Partono con un punto di vantaggio a loro favore, avevano un terreno particolarmente fertile ed erano liberi di introdurre ogni novità, ogni nuova legge ecc. non c'erano gli equilibri di potere tra le diverse classi sociali e non bisognava entrare in conflitto, quindi già per costituzione si presenta come il paese di democrazia per eccellenza, per la libertà, l'uguaglianza ecc. È un paese libero e indipendente ma è segnato solo da un’altra vicenda significativa dal punto di vista politico, che è la guerra di secessione (1861-1865). Nel primo 800 si gettano le fondamenta di quello che poi sarà la grande industrializzazione di questo paese. Gli Stati Uniti saranno la culla della seconda Rivoluzione Industriale, e il vero punto di forza caratterizzante del processo del modello statunitense è proprio il fatto che si realizzerà insieme alla Germania, nello sviluppo di quei settori nuovi ad alta intensità di capitali. | primi paesi in cui si realizzerà la seconda Rivoluzione Industriale saranno Stati Uniti e Germania. A partire dal 1870 c'è una lunga prima fase che avviò dopo l'indipendenza degli Stati Uniti, ed è una prima fase caratterizzata da un notevole sviluppo dell'agricoltura, quindi il ruolo più importante di questo sviluppo economico sarà il settore agrario, con un'agricoltura momento dell’unificazione tedesca perché dopo il congresso di Vienna, il numero di Stati si riduce a 40, sempre caratterizzati da un notevole frazionamento politico, economico. Da qui si fa sempre più pressante la necessità, per questi stati tedeschi, di un processo di sviluppo industriale e, da questa grande consapevolezza viene realizzata questa unificazione doganale (lo zoolverain) che è volta al superamento di tutto questo frazionamento. Da questo momento, si cominciano a realizzare quei presupposti necessari allo sviluppo industriale che, nel caso tedesco, avverrà più tardi, cioè dopo il 1870 si avrà il vero e proprio boom dell’industrializzazione tedesca. Però, è importante capire il periodo precedente, perché i presupposti si creano in questa fase, cioè a partire dal congresso di Vienna. Nella Germania occidentale, durante il periodo napoleonico, si sono realizzate delle riforme, soprattutto in agricoltura. La parte più sviluppata dell’agricoltura tedesca era quella caratterizzata dalla piccola, media, proprietà, cioè era la parte più occidentale, ed è proprio nella parte occidentale che si erano sviluppate maggiormente delle iniziative, delle attività manifatturiere, era maggiormente preparato allo sviluppo industriale. La cosa più importante è il fatto che in Germania ci fosse già in questo periodo un forte notevole grado di istruzione, il grado di alfabetizzazione era di gran lunga superiore a quelli degli altri paesi europei altrettanto sviluppati. Questo era un punto di forza, se per certi versi non vantava di un'agricoltura così moderna, così sviluppata, aveva dei punti di vantaggio, appunto la grande alfabetizzazione della popolazione. Un altro punto di vantaggio era la ricchezza del sottosuolo, tutto questo fino alla prima metà dell’800, fino agli anni 50, non aveva conosciuto un forte sviluppo perché anche le tecniche del periodo non avevano portato a uno sfruttamento di queste risorse minerarie, in particolare carbonifere, ma, invece, con l'evoluzione delle tecniche nel periodo successivo, dopo il 50, ci fu la più grande realtà bacino-carbonifero, questa sarà la chiave della rapida industrializzazione tedesca, perché così come abbiamo detto per Gli Stati Uniti, anche la Germania conoscerà il suo processo di industrializzazione, non solo nel secondo periodo rispetto ai paesi guida, ma conosce un’industrializzazione velocissima e una delle chiavi di volta è questa ricchezza e questa forte crescita e sviluppo del settore dell’industria carbonifera, oltre a questo, la ricchezza era anche di minerali, del rame e così via. Questo ci spiega anche come è stato possibile realizzare quell’unificazione reale del mercato che già lo zoolverain aveva preparato, però lo aveva preparato dal punto di vista dell’abbattimento, della creazione di un mercato unico, cioè dell’abbattimento di tutti i vari dazi e tariffe, ma, la vera unificazione del mercato tedesco si è avuto con la costruzione delle ferrovie e da qui si avvia la crescita velocissima perché la Germania riesce a conoscere, grazie alla domanda proveniente dalle ferrovie, un'industria siderurgica dell’acciaio che la porterà a sviluppare, in grandi dimensioni, raggiungendo dei livelli di produzione notevolissimi, nei settori tipici della seconda rivoluzione industriale così come gli Stati Uniti. Germania e Stati Uniti saranno i due paesi “culla” della rivoluzione industriale, saranno i due paesi in cui conosceranno l’industrializzazione e, soprattutto, la conosceranno nei settori nuovi, della seconda rivoluzione, cioè la chimica, il settore elettrico, la produzione dell’acciaio. Queste implicavano delle conoscenze delle innovazioni e una base scientifica molto più approfondita rispetto a quelle innovazioni tipiche della prima rivoluzione industriale (macchina a vapore, macchine tessili, ). Qui avviene una rivoluzione non solo fisica ma anche scientifica e la Germania riuscirà a sviluppare tutte le potenzialità di questo settore perché sarà la prima, insieme all'America e agli Stati Uniti, ad avere questo grande vantaggio, cioè il vantaggio dell’avviare e sostenere questa ricerca scientifica. In Germania, si punta, con la creazione della diffusione degli istituti tecnici, si ha possibilità di istruire sempre più e di formare della manodopera specializzata. La ricerca scientifica era la base della tecnologia, questo era un altro punto di forza, cioè la combinazione tra università e impresa. Un altro punto di forza era la combinazione tra banche e imprese, le dimensioni di queste nuove industrie erano immense, questo significava grandi necessità di grandi investimenti iniziali e, naturalmente, questo andava oltre le possibilità dei patrimoni familiari e quindi la necessità spinse alla formazione di questo ruolo di finanziamento e, in Germania, lo hanno avuto le banche, delle banche particolarissime che sono una caratteristica tedesca e cioè le banche miste. Le banche miste sono delle banche che esercitano da un lato i prestiti a breve termine e dall’altro il credito a medio e lungo termine e cioè i finanziamenti industriali. Questo lo abbiamo visto in Belgio, nelle banche di investimento, ma questa era l’unica banca che faceva sia l’una che l’altro tipo di credito e utilizzava i depositi anche per il finanziamento a lungo termine, era una cosa molto rischiosa e poteva creare dei problemi. La cosa più importante è che si chiamano anche banche universali non solo perché erano miste e facevano doppio credito ma anche per il fatto che fornivano alle imprese una serie di servizi, di informazioni, di assistenza, di salvataggio anche nel caso in cui le imprese erano in crisi. Questo, ha favorito la formazione di cartelli in campo industriale. Sono degli accordi tra le imprese che si fanno per limitare la produzione, per limitare la concorrenza tra le imprese, ecc. questa cosa è tipica dell’industria tedesca, la formazione di cartelli oltre alla formazione di trast, cioè anche qui la grande impresa cerca di diventare sempre più grande e, di conseguenza, si realizzano queste integrazioni, queste fusioni, ma, la caratteristica tedesca è soprattutto la fusione in linea verticale, cioè la fusione di tutte le attività che rappresentano i vari processi di una produzione industriale. Tutto questo avviene a partire dal 70, avevano vinto anche la guerra con la Francia e questo coglie la Germania in una fase di crescita e ha inciso positivamente all’industrializzazione tedesca che aveva già molti punti di forza, aveva saputo creare il meglio, tanto da saper realizzare da paese arretrato (perché nel periodo precedente non aveva conosciuto l’industrializzazione ) riesce a conoscere un processo di sviluppo velocissimo e diventare la prima potenza industriale da lì a poco. Sono stati fondamentali, in una fase di avvio anche i capitali stranieri, dopo il 70, dopo che la Francia ha perso la guerra contro la Prussia, ha dovuto pagare 5 miliardi di Franchi come somma per le riparazioni di guerra e, con questi 5 miliardi di franchi, la Germania ha vissuto il suo momento di gloria e, da qui in poi, si è realizzato un vero e proprio boom, gli affari hanno conosciuto un forte impulso e solo in un anno si sono create 200 società per azioni, nel 1871 sono nate 200 nuove società per azioni. MODELLO RUSSO Nel caso della Russia una data esemplare è il 1861 e ci fu la Riforma agraria. Nella Rivoluzione russa è stato fondamentale il mancato ruolo di supporto da parte dell’agricoltura. Territorialmente la Russia comprendeva l'Ucraina, è stato un paese ritardatario e avvia la sua industrializzazione nel secondo 800, in particolare 1880-1890 e dovrebbe essere un paese di seconda rivoluzione ma purtroppo non conosce uno sviluppo nei settori caratteristici della seconda rivoluzione, e questa è una caratteristica del modello russo. Parliamo di Impero perché annessa c’era l'Ucraina, la Polonia e altri stati, ma per semplificare la chiamiamo Russia. Nella seconda metà degli anni 50, ha toccato con mano la sua grande debolezza a causa della sconfitta della guerra di Crimea e si era indebolita economicamente rispetto alle potenze europee. Lo zar si è reso conto della grande arretratezza, soprattutto nel settore industriale ma anche in quello agricolo e di conseguenza la necessità di modernizzare e sviluppare il paese e nel 1861 si è fatta la più importante riforma volta alla modernizzazione e allo sviluppo dell'agricoltura che impiegava i 2/3 della popolazione e molti erano servi della gleba. A partire dal 1861, la riforma agraria era volta all’abolizione della popolazione contadina e della servitù, ma in realtà non ebbe successo. L'obiettivo era dividere le terre che i contadini lavoravano e formare una proprietà privata, e lo scopo era quello di investire e di sviluppare in agricoltura e soprattutto di aumentare quella produttività delle terre e del lavoro che era veramente ai più bassi livelli europei. Non ebbe grande successo perché si è tentato attraverso un sistema che si chiama “comunità di villaggio” in cui le terre non venivano date di fatto ai piccoli contadini ma alla comunità che diventava garante nel riscatto di queste terre. Ma nonostante questo non si è riusciti nell’obiettivo di sviluppare l'agricoltura russa ma contemporaneamente si avvia uno sviluppo l'industriale ma è tutto gestito dallo Stato. Nel modello russo, l'intervento dello Stato è veramente prevalente, ha un ruolo importantissimo perché da un lato lo Stato Russo per volontà dello Zar, cerca una politica protezionistica cioè quella di proteggere dalla concorrenza straniera, ma dall’altro lato la cosa più importante è che lo Stato stesso si fa garante nel senso che fa prestiti all’estero per fondare alcune imprese, ma crea anche la domanda all’interno per favorire la crescita dell'industria. Nascerà un'industria moderna alla fine dell’800, soprattutto la produzione di ferro e dell’acciaio che è la vera caratteristica dell'industria moderna. L’avvio dell'industria moderna parte sempre dallo Sato che avvia una campagna di costruzioni ferroviarie, era stata progettata la ferrovia transiberiana e quindi parliamo di grandi costruzioni. Tutto questo ha attratto molti capitali stranieri e anche qui è stato sempre lo Zar a favorire i capitali stranieri e questa è la seconda caratteristica del modello Russo. Sappiamo che gli investimenti stranieri significano che gran parte dei profitti non vengono reinvestiti all’interno del paese ma finiscono per emigrare nel paese di provenienza, quindi alla fine rimane solo lo sfruttamento all’interno della Russia perché poi tutti i vantaggi vanno a beneficio agli imprenditori che hanno sede in altri paesi europei, e questo è uno dei grossi limiti dello sviluppo industriale. 5. Il periodo della stagnazione, nel quale il divario ha ripreso a crescere. Se in base al PIL pro capite il divario fra le due parti del Paese risulta contenuto al momento dell'Unità, il ritardo del Mezzogiorno è evidente quando si considerano altri elementi, come la dotazione di infrastrutture, l’organizzazione creditizia, il livello di istruzione o la vita media. Il Mezzogiorno ha beneficiato del diffuso processo di modernizzazione dell’intero Paese, dopo la Seconda guerra mondiale. Sembra che il ritardo del Mezzogiorno fosse più evidente nel settore agricolo che in quello industriale. L'agricoltura delle regioni settentrionali aveva un punto di forza nelle grandi aziende agrarie nella bassa Pianura padana dove si produceva grande quantità di seta destinata in buona parte dall’esportazione. Anche nell’Italia centrale l'agricoltura era abbastanza forte, viceversa, nel Mezzogiorno vi era una scarsa presenza di azienda agraria. Il settore industriale, delle regioni settentrionali, era basato sull’artigianato e sul lavoro a domicilio. Un merito dello Stato unitario fu il potenziamento dell'istruzione che fece diminuire rapidamente il numero di analfabeti. LA PRIMA GUERRA MONDIALE E LE SUE CONSEGUENZE Nell’estate del 1914, scoppiò la Prima guerra mondiale. Fu la prima guerra del mondo industrializzato, le cui sorti sarebbero state decise dalla quantità e dalla qualità di armamenti e rifornimenti che ognuno sarebbe stato in grado di mettere in campo. Gli sforzi, perciò, dovevano essere rivolti alla produzione di tutto ciò che serviva per vincere la guerra: il materiale bellico (armi, esplosivi, navi, carri armati e aerei), di cui si dovevano fare carico principalmente le industrie metallurgiche, meccaniche e chimiche; il vestiario dei soldati (industrie tessili); i generi alimentari (agricoltura, industria di trasformazione); i medicinali (industrie farmaceutiche); i carburanti (industria petrolifera). La guerra fu combattuta anche sui mari. Appena scoppiata la guerra, i governi, dichiararono l’inconvertibilità dei biglietti di banca, onde evitare la corsa agli sportelli per cambiare le loro banconote in monete metalliche. L'altro problema che i governi dovettero affrontare fu il finanziamento della guerra. È difficile calcolare il costo complessivo di un conflitto così lungo e distruttivo, si trattò di somme enormi coperte sostanzialmente con l'aumento delle imposte, con l'indebitamento pubblico e con l'emissione di moneta cartacea. Le imposte furono lo strumento più immediato, vennero aumentate quelle esistenti e ne furono introdotte altre. Le principali conseguenze della Prima guerra mondiale si possono raggruppare in tre categorie: dirette, indirette e strutturali. Le conseguenze dirette furono quelle più immediatamente riconducibili al conflitto. Innanzitutto, le vittime, che furono numerose. Il deficit demografico fu presto colmato ed ebbe scarsa incidenza sulla crescita della popolazione, che riprese rapidamente. Un'altra conseguenza diretta fu la maggiore presenza delle donne nel mondo del lavoro, non solo in agricoltura, ma anche nelle fabbriche e negli uffici. La guerra determinò anche una forte riduzione del commercio internazionale, che era diventato molto più difficile e costoso per via dei continui affondamenti delle navi mercantili. Le conseguenze indirette furono più durature e incisero per parecchio tempo sulla società e sull'economia. Fra gli effetti indiretti della Grande guerra sono da ricordare la crisi del 1920- 21, l'inflazione e i problemi monetari, la questione delle ripartizioni e dei debiti di guerra e la questione sociale. La crisi di riconversione del 1920-21 fu molto pesante. | paesi che avevano preso parte al conflitto dovettero provvedere alla ricostruzione delle zone devastate dalla guerra e contemporaneamente procedere alla riconversione dell'economia di guerra in economia, di pace. Soprattutto le industrie che si erano dedicate alla produzione di materiale bellico, si trovarono in difficoltà. Molte di esse furono costrette a chiudere. Durante il conflitto molti consumi erano stati rinviati sia per mancanza di beni che potessero adeguatamente soddisfarli, sia per lo stato di preoccupazione delle famiglie che avevano propri uomini al fronte. | risparmi si accumularono, e, appena finita la guerra esplose la domanda di beni, specialmente di quelli delle industrie tessili e meccaniche, che fece aumentare i prezzi e stimolò l'attività produttiva. Gli scambi internazionali ripresero e con essi anche le costruzioni navali. Esaurito questo tipo di domanda, proprio mentre la capacità produttiva cresceva, si determinò una crisi di sovrapproduzione, che provocò una consistente riduzione dei prezzi, l'accumulo di merci invendute e la chiusura di numerose fabbriche, con conseguente disoccupazione. Una delle conseguenze che maggiormente incise sulla vita delle persone fu l'inflazione. Essa fu causata dall'innalzamento dei costi di produzione, dalla diminuzione dell'offerta di beni e soprattutto dal forte incremento delle banconote messi in circolazione. L'aumento dei costi di produzione fu provocato alla crescita dei salari e dalla lievitazione del prezzo delle materie prime. Dall'altra parte, diminuì l'offerta dei manufatti e anche la disponibilità dei generi alimentari si ridusse a causa di alcuni anni di cattivi raccolti. Il marco tedesco perse completamente valore. L'inflazione provocò una violenta ridistribuzione della ricchezza a vantaggio delle categorie sociali più forti e a danno di quelle più deboli. L'Economist Keynes propose di annullare tutti i debiti generati dal comune sforzo di vincere la guerra, perché riteneva che non si sarebbero mai potuti pagare. Gli Americani, invece, pretesero che fossero saltati, in quanto scaturiti dalla fornitura di beni e servizi. E quindi da normali rapporti di affari. Gli europei alla fine accettarono di pagarli. Il totale fu di 33 miliardi di dollari, Keynes ritenne esorbitante l'ammontare delle ripartizioni e previde che non sarebbero state pagate. Ben più gravi e duraturi furono i mutamenti strutturali. Un primo mutamento derivò dall'intervento dello Stato nell'economia. Durante il conflitto lo Stato aveva dovuto assicurare l'approvvigionamento e la distribuzione delle materie prime e dei generi alimentari. Un'altra conseguenza strutturale della guerra fu la perdita dell'egemonia politica ed economica dell'Europa. | paesi europei non riuscirono più a riacquistare il ruolo che avevano rivestito precedentemente. Altri paesi, come gli Stati Uniti e il Giappone approfittarono del conflitto, seppero conquistare una posizione di rilievo sullo scenario economico e politico mondiale. L'Europa, invece, non riuscì a riconquistare le posizioni perdute. L’UNIONE SOVIETICA La rivoluzione socialista si proponeva di realizzare una maggiore uguaglianza fra gli uomini, eliminando la proprietà privata dei mezzi di produzione e affidando allo Stato il compito di regolare tutta l'attività economica. La realizzazione del socialismo in Russia passò attraverso tre fasi distinte: il comunismo di guerra, la nuova Politica economica e la pianificazione. e Il comunismo di guerra: prevedeva l'abolizione della proprietà privata delle terre e la confisca di quelle dei nobili, della Chiesa e della Corona, senza il pagamento di alcuna indennità. Le terre, divenute statali, passarono “in usufrutto” al popolo lavoratore e, chiunque ne avesse fatto richiesta avrebbe avuto diritto a un apprezzamento che però non poteva vendere, affittare o coltivare con lavoratori salariati. | contadini non furono affatto contenti della riforma, perché, come sempre, aspiravano la proprietà individuale della terra. Il risultato fu che in molte zone, gli apprezzamenti assegnati si rivelarono troppo piccoli, mentre in altre regioni parecchie terre rimasero incolte. Un' equa distribuzione avrebbe richiesto lo spostamento di milioni di persone da una parte all'altra del paese e ciò non era possibile. La demotivazione dei contadini, la guerra civile e cattivi raccolti del 1920 fecero crollare la produzione agricola alla metà di quella media dell' anteguerra. Una nuova carestia causò ben 5 milioni di morti, anche perché era impossibile rifornire le zone più colpite per i gravi danni subiti dalla rete ferroviaria. Le industrie furono dapprima sottoposte al controllo degli operai e poi nazionalizzate. Anche le banche, il commercio furono nazionalizzati, il commercio estero divenne monopolio di Stato e fu vietato il commercio privato. Le banche furono espropriate senza indennizzo, vennero assorbite dalla Banca di Stato. e Lanuova Politica economica: nel 1921, di fronte al fallimento del comunismo di guerra e alla situazione catastrofica del Paese, Lenin decise una Nuova politica economica. Il settore agricolo si ritorno a forme più libere di organizzazione della produzione. L'obbligo di cedere le eccedenze agricole all' ammasso fu sostituito con un'imposta in natura, successivamente trasformata in denaro. | contadini furono autorizzati a vendere i loro prodotti sul mercato libero e la produzione agricola si riportò ai livelli prebellici. Il settore industriale fu sostanzialmente diviso in due: quello privato e quello pubblico. Il commercio interno fu liberalizzato e si creò una rete vastissima di punti di vendita a dettaglio. Il commercio con l'estero, viceversa, rimaste di competenza dello Stato. Il sistema bancario dovette essere ricostruito sostanzialmente dal nulla. e La pianificazione: alla morte di Lenin, Stalin, riprese la strada verso il socialismo e promosse l'economia pianificata. In agricoltura, fu avviato una rapida collettivizzazione delle terre, con lo scopo di giungere ad aziende di vaste dimensioni per favorire l'introduzione delle macchine e l'incremento della produttività. Con la fine della Nuova politica economica si eliminò gradualmente il settore privato nel commercio e nell'industria e si passò alla pianificazione. Sembrò che l'economia pianificata fosse un sistema economico capace di sottrarsi al rischio delle crisi economiche. LA CRISI DEL ‘29 Nel 1929 si manifestò, proprio negli Stati Uniti, una grave crisi borsistica, alla quale fece seguito una depressione durata alcuni anni. La crisi del ‘29 fu una crisi universale, nel senso che colpì quasi tutti i paesi capitalistici, per i legami economici che si erano stabiliti fra di loro; coinvolse tutti i settori dell'economia; ed ebbe effetti su tutte le categorie sociali. La crisi esplose alla Borsa di New York, in Wall Street e, oltre ai tradizionali investitori avevano cominciato a investire in azioni molti risparmiatori. Normalmente ,un investitore acquista azioni in Borsa per ottenere il dividendo. Talvolta, se il valore delle azioni sale, egli può approfittare dell'occasione e vendere quelle in suo possesso, realizzando un guadagno sul capitale investito, dato alla differenza fra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto. Quando il prezzo delle azioni continua a crescere per un periodo In conclusione, si può fermare che la depressione fu arginata ma non dappertutto sconfitta. Ma solo il riarmo e lo scoppio della Seconda guerra mondiale posero definitivamente fine alla lunga depressione degli anni 30 e riuscirono a riassorbire completamente la disoccupazione. La Seconda guerra mondiale. I germi della Seconda guerra mondiale erano sostanzialmente contenuti nei trattati di pace della Grande guerra. Molto più della prima, questa fu una guerra effettivamente mondiale perché coinvolse il 90% dei popoli della terra. Provocò danni enormi, specialmente a causa dei bombardamenti aerei che devastarono città, impianti industriali, porti e reti ferroviarie. La guerra scoppiata nel 1939 durò fino al 1945. Carri armati, aeroplani, portaerei e sommergibili ebbero un'importanza notevolissima nel decidere le sorti del conflitto. L'organizzazione dell'economia di guerra fu accuratamente preparata specialmente dai Tedeschi. Le città soffrivano la fame, mentre nelle campagne la produzione agricola riusciva a soddisfare le esigenze minime degli abitanti. Gli Stati Uniti, non subendo la guerra sul proprio territorio, poterono sfruttare al massimo la loro capacità produttiva. Fu inventato il radar e si portarono avanti le sperimentazioni sui razzi e sull'utilizzazione dell'energia atomica. Il costo della guerra, difficile da determinare, fu almeno 5 volte superiore a quello della Prima guerra mondiale e fu finanziato allo stesso modo di allora, vale a dire con l'imposizione fiscale, il debito pubblico. UNA NUOVA RIVOLUZIONE I problemi demografici Dopo la Seconda guerra mondiale, iniziò un lungo periodo di nuove trasformazioni che va sotto il nome di terza rivoluzione industriale. Sono trasformazioni molto più profonde di quelle delle altre due rivoluzioni, acceleratasi, con l'avvento dell'informatica che si è estesa alle comunicazioni, facendo del mondo un “villaggio globale” ormai collegato in rete mediante Internet. Gli anni che vanno dalla fine della guerra ai nostri giorni hanno visto una crescita senza precedenti dell'economia mondiale. Di fronte a un incremento della popolazione mondiale, si registra un incremento molto più consistente delle principali produzioni alimentari, come frumento, riso, granturco, zucchero e pesce. Anche la produzione di molte materie prime (carbone, minerali di ferro, rame e petrolio) è cresciuta più della popolazione, mentre particolarmente consistente è stato l'incremento produttivo dell'energia elettrica. Dopo la guerra fu necessario procedere alla ricostruzione economica dei paesi coinvolti nel conflitto, molti dei quali avevano subito parecchie distruzioni sul loro territorio. Effettuata rapidamente la ricostruzione, l'economia di quasi tutti i paesi del mondo, specialmente di quelli industrializzati, conobbe una lunga fase di sviluppo come non si era mai registrata prima di allora, che durò almeno un quarto di secolo. Si trattò di un periodo di elevata crescita economica e di grandi conquiste tecnologiche, che consentirono di mantenere una popolazione in continuo e forte aumento. La crescita demografica più consistente fu realizzata dall'Africa e quella più modesta dall'Europa. | tassi di natalità e di mortalità sono diminuiti dappertutto. La mortalità infantile è crollata nei paesi ad elevato reddito, ma rimane abbastanza alta nei paesi più poveri. Nelle nazioni avanzate sono diminuiti i bambini e aumentati gli anziani, mentre nei paesi in via di sviluppo il numero dei bambini continua ad essere molto superiore a quello degli ultrasessantenni. Le cause del forte incremento demografico, oltre a quelle più volte ricordate (alimentazione, igiene, ecc.) che hanno continuato ad avere un ruolo importantissimo, vanno ricercate principalmente nei progressi della medicina e della chirurgia e nelle campagne di prevenzione contro le malattie condotte dai governi nazionali e dalle organizzazioni internazionali. Le principali novità in campo medico hanno riguardato la diffusione di nuovi medicinali come gli antibiotici. L'uso di vaccini ha contribuito a ridurre la mortalità, specialmente quella infantile, le epidemie sono scomparse, ma di tanto in tanto riappaio nuovi focolai di infezioni. Urbanesimo e grandi migrazioni Una delle conseguenze dell'incremento demografico è stato l'ulteriore espansione dell'urbanesimo. | nuovi arrivati si sistemano negli slum, ossia in squallide baraccopoli di periferia. Le migrazioni hanno assunto nuove caratteristiche. Anche all'interno dei singoli Stati vi furono spostamenti di popolazione dalle zone più povere verso quelle più industrializzate. I settori produttivi Agricoltura e mezzi di sussistenza Nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale si svilupparono tutti i settori produttivi. La produzione agricola aumentò considerevolmente in seguito all' utilizzazione di nuove macchine, all'uso sempre più esteso di insetticidi e di fertilizzanti, all'introduzione di nuovi metodi di allevamento e di nuove varietà di grano, mais e riso, nonché mediante la diffusione dell'immigrazione. Un elemento del caratterizzò la seconda metà del 900 fu il forte declino della popolazione agricola, sia nei paesi industrializzati sia in quelli più arretrati. La produzione agricola crebbe a partire dal dopoguerra. Nei paesi industrializzati a economia di mercato, la produzione agricola divenne eccedente e i prezzi mostrano la tendenza a diminuire. | governi furono costretti a intervenire per proteggere i redditi degli agricoltori e sostenere i prezzi. | paesi più poveri andarono incontro a crisi alimentari e a periodi più o meno lunghi di malnutrizione. La fame in questa parte del mondo era una triste realtà. Industria e tecnologia. Lo sviluppo industriale fu fortemente condizionato dal progresso della scienza e della tecnica. Le industrie chimiche fecero ulteriori progressi. Furono creato centinaia di fibre artificiali e sintetiche che consentirono la produzione di una grande quantità di tessuti. Un enorme sviluppo si ebbe nel ramo delle materie plastiche. La plastica si ottiene soprattutto dai derivati del petrolio. La petrolchimica, perciò, si sviluppò notevolmente, costituendo un ramo industriale di primaria importanza. La produzione di energia elettrica è aumentata in misura incredibile. Anche l'estrazione del gas naturale, altra importantissima fonte energetica, è aumentata notevolmente. L'industria automobilistica è diventata quasi di industria simbolo del periodo in esame. La produzione è stata in continua crescita. L'industria aeronautica ha prodotto una grande quantità di aeroplani. Le industrie nuove che si svilupparono a partire dal dopoguerra riguardarono diversi campi, come la produzione di energia atomica, l'industria aerospaziale e soprattutto l'elettronica e l'informatica. La rivoluzione informatica. Le innovazioni più rivoluzionarie si sono avute nel campo dell'elettronica. Lo sviluppo dell'elettronica è normalmente associato a quello del calcolatore e quindi dell'informatica. Le trasformazioni indotte dalla tecnologia elettronica nei processi produttivi, con la possibilità di disporre di macchine sempre più perfezionate e programmate per svolgere determinati lavori, hanno provocato la riduzione relativa dell'impiego di forza di lavoro. Si è assistito a una disoccupazione tecnologica, dovuta all'introduzione di nuove tecnologie. La terziarizzazione dell'economia. L'elemento che maggiormente ha caratterizzato la seconda metà del ventesimo secolo è stato lo sviluppo del settore terziario, diventato il settore predominante dell'economia. Una delle conseguenze dello sviluppo economico e in particolare della terziarizzazione dell'economia è stata la maggiore presenza delle donne nel mondo del lavoro, non solo nei paesi avanzati, ma anche in quelli in via di sviluppo. In molti casi, la presenza delle donne è aumentata tanto da far parlare di femminilizzazione di alcuni rami. Il settore terziario ha messo a disposizione delle persone, delle imprese e delle istituzioni una vasta gamma di servizi che si sono aggiunti a quelli precedenti. Il commercio interno ha cambiato aspetto alla metà del ventesimo secolo. Fino ad allora nei principali paesi sviluppati continuarono a prevalere modesti negozi al dettaglio, presenti in ogni piccolo paese e nei rioni delle grandi città, nonostante esistessero diffondente grandi magazzini, i negozi e numerose cooperative di vendita. | centri commerciali, enormi fabbricati sorti al centro nelle periferie di città grandi e piccole, che offrono qualsiasi tipo di merce di largo consumo. | discount si tratta di grandi magazzini che puntano a contenere al massimo i prezzi, abbattendo i costi di gestione. Bisogna, infine, ricordare il commercio elettronico, che consente di fare acquisti tramite Internet. Fra le attività del settore terziario, un particolare sviluppo hanno conosciuto le attività finanziarie e il turismo. | sistemi bancari subirono profonde trasformazioni. Le banche estesero la loro attività, offrendo una vasta gamma di servizi alla clientela. Dopo la guerra, assunse notevole importanza il turismo di massa. Fino al diciannovesimo secolo, il turismo coinvolgeva poche persone benestanti. In seguito, aumentò il reddito familiare e vi fu maggiore disponibilità di tempo libero, grazie all'introduzione delle ferie pagate ai lavoratori dipendenti, sicché un numero sempre crescente di persone poté accedere al piacere di viaggiare. LA RICOSTRUZIONE DELL’ECONOMIA MONDIALE Gli accordi politici: Yalta e Onu Ancora prima della fine del conflitto, gli Alleati cominciarono a progettare l'economia mondiale del dopoguerra. Il loro obiettivo era di sviluppare la cooperazione internazionale. Nel campo economico, il problema era di evitare la sovrapproduzione e la disoccupazione. Bisognava, perciò, equilibrare la produzione e regolare gli scambi internazionali. Furono tenuti diversi incontri e si stipularono alcuni trattati che gettarono le basi del nuovo ordine politico ed economico mondiale: furono firmati gli accordi di Bretton Woods, si svolse la conferenza di Yalta, fu costituita l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e furono stipulati gli accordi per il commercio internazionale (Gatt). La conferenza, anche senza dichiararlo apertamente, portò alla divisione del mondo in due zone di influenza: americana e sovietica. Si era stesa sull'Europa, la cortina di ferro, vale a dire una linea ideale che divideva in due il vecchio continente, ed era iniziata la cosiddetta Guerra fredda. A San Francisco nacquero le Nazioni Unite, con lo scopo di mantenere la pace e la sicurezza, realizzare la cooperazione internazionale in campo economico, sociale, culturale e umanitario e promuovere il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti dell'uomo. | paesi aderenti all'ONU, che all'inizio erano 50, aumentarono progressivamente fino a comprendere tutti gli Stati indipendenti della terra. ® Ruolo dello Stato. In diversi paesi si registrò una forte presenza del settore pubblico, che da solo concorreva alla formazione di una consistente quota del PIL. e Cooperazione internazionale. La cooperazione fra le nazioni, che era tragicamente mancata nel periodo compreso fra le due guerre mondiali, si sviluppò successivamente quando furono costituite numerose organizzazioni internazionali. e Formazione del capitale umano. Quasi dappertutto si raggiunse un più elevato grado di istruzione della popolazione e si riuscì ad abbattere l'analfabetismo. e Disponibilità di capitali e sistema dei cambi fissi. L'economia poté giovarsi di un'abbondanza di capitali, il dollaro è diventato la moneta dei pagamenti internazionali, che facilitò notevolmente gli scambi. ® Bassi prezzi delle materie prime e bassi salari. | bassi prezzi delle materie prime e i bassi salari consentirono di ottenere beni di consumo a costi contenuti. La crisi: la fine del sistema dei cambi fissi. Il periodo di intenso sviluppo economico che aveva caratterizzato il dopoguerra si interrompe all'inizio degli anni 70. L'età dell'oro era definitivamente tramontata. La domanda aumentò molto più lentamente, la produzione industriale ristagnò, il commercio internazionale rallentò, la disoccupazione riprese a crescere, portandosi a livelli elevati, e l'inflazione aumentò rapidamente. Due eventi in particolare segnarono l'inizio del nuovo periodo: il crollo del sistema monetario internazionale e gli “ shock petroliferi”. | principali paesi europei non riuscirono a garantire la parità con l’oro delle proprie monete e, quelli con un'economia meno solida (Gran Bretagna e Francia) dovettero svalutarle, mentre la Germania fu costretto a rivalutare il marco. Anche la moneta americana fu sottoposta a pressioni speculative sicché il Presidente degli Stati Uniti dichiarò l’inconvertibilità del dollaro, che da allora non si poté più cambiare in oro e fu lasciato fluttuare liberamente sul mercato. Anche se era diventato inconvertibile, il dollaro rimase la moneta internazionale per eccellenza e continuò a essere accettato dappertutto per la fiducia che si aveva nelle solidità dell'economia statunitense. La crisi: gli shock petroliferi. L'altro evento che segnò l'inizio della crisi fu il primo shock petrolifero. Quando scoppiò la quarta guerra arabo- israeliana, alcuni paesi esportatori di petrolio, ridussero la produzione di petrolio e aumentarono il prezzo. | paesi industrializzati, che dipendevano dalle importazioni di petrolio per il funzionamento delle loro fabbriche e per i loro consumi di massa, subirono un vero shock e furono costretti a iniziare una politica di risparmio energetico. Dopo qualche anno, si verificò un secondo shock petrolifero. Il prezzo del petrolio aumentò ancora una volta in modo consistente. In seguito agli shock petroliferi divenne conveniente ricorrere sempre più al gas naturale, peraltro meno inquinante di carbone e petrolio. L'aumento del prezzo del petrolio ebbe due effetti principali: fece crescere i costi di produzione e di distribuzione di tutti i beni e mise a disposizione dei paesi esportatori di petrolio un'enorme quantità di dollari, che si dissero petrodollari. La maggior parte dei petrodollari fu depositata presso le banche europee e americane, le quali, non potendoli investire tutti nelle imprese occidentali, li prestarono ai paesi in via di sviluppo, che ne avevano bisogno specialmente per pagare le loro importazioni di petrolio. Si venne a creare, così, un colossale indebitamento. | prestiti erano stati contratti in dollari e a tassi variabili, vale a dire a un tasso che, periodicamente sarebbe aumentato se i tassi d’interesse fossero aumentati e sarebbe diminuito se i tassi d'interesse fossero diminuiti. Siccome i tassi d’interesse aumentarono, per via dell'inflazione che colpì i paesi avanzati, e il dollaro si apprezzò sulle altre monete, cioè divenne più caro, il peso per i paesi debitori si fece insopportabile. Molti prestiti divennero rinegoziati, con riduzione e ampie dilazioni nei pagamenti, e si cominciarono anche a cancellare quelli verso i paesi più poveri. Stagflazione e disoccupazione L'inflazione che caratterizzò gli anni 70 e 80 ebbe diverse cause: e L'aumento del prezzo del petrolio, che comportò un incremento del costo dei trasporti e della produzione di energia elettrica. e L'aumento dei salari, che provocò un incremento del costo di produzione dei beni e quindi dei loro prezzi. e L'aumento della domanda dei beni, a causa dell'incremento demografico e della comparsa sui mercati di consumo di nuovi paesi. Per la prima volta un lungo periodo inflazionistico si verificò in tempo di pace e contemporaneamente a una fase negativa del ciclo economico, sicché si coniò il termine stagflazione, proprio per indicare la coesistenza di stagnazione e inflazione. La disoccupazione assunse dimensioni simili a quelle dell'immediato dopoguerra. Aumentarono dappertutto la libertà delle imprese di assumere e di licenziare la manodopera e la possibilità di stipulare contratti a tempo determinato o con orario ridotto. Il settore terziario si sviluppò ulteriormente. NEOLIBERISMO E GLOBALIZZAZIONE Le politiche neoliberiste A partire dalla Grande depressione degli anni 30, le teorie liberiste non erano state giudicate idonee ad affrontare e risolvere i problemi delle complesse economie moderne e avevano preso vigore. Secondo il pensiero di Keynes, l'intervento statale era considerato l'unico modo per rimediare alle carenze del capitalismo e del mercato e assicurare il suo pieno impiego dei fattori produttivi. | neoliberisti, al contrario dei keynesiani che puntavano al suo sul sostegno della domanda, proponevano una politica dal lato dell'offerta, capace di garantire il funzionamento dei mercati e assicurare la crescita economica. E, infine, se Keynes aveva visto l'intervento dello Stato come una conseguenza del fallimento del mercato, i neoliberisti sottolineavano il fallimento dello Stato, che con il suo intervento avrebbe impedito il libero funzionamento del mercato. La globalizzazione. La ristrutturazione economica e le politiche neoliberiste favorivano la globalizzazione dell'economia. Con questo termine, s'intende il fenomeno che ha portato alla formazione di un mercato mondiale dei fattori della produzione, dei prodotti, dei servizi, del lavoro e dei capitali. Ciò è stato reso possibile dal progresso tecnologico, in particolare nel campo dell'informazione e della comunicazione. La globalizzazione economica è stata senza dubbio agevolata dall'attività delle imprese multinazionali, le cui unità all'estero ormai godono di una più ampia autonomia operativa. La globalizzazione finanziaria Una particolare importanza riveste la globalizzazione finanziaria che ha portato alla formazione di un mercato mondiale dei capitali. Ciò ha prodotto un'espansione senza precedenti dell'economia finanziaria, che in genere viene contrapposta alla cosiddetta economia reale, costituita dalla produzione e dalla vendita di beni e servizi. Si parla anche di finanziarizzazione dell'economia per indicare ilruolo predominante che la finanza ha assunto nell'economia dei principali paesi, come Stati Uniti, Unione europea e Giappone. Per cercare di comprendere questo fenomeno bisogna ricordare che i capitali in cerca di investimenti provengono principalmente dalle banche e dagli investitori istituzionali. Gli investitori istituzionali sono società o enti, obbligati, a impiegare i fondi disponibili in titoli o in immobili. La finanziarizzazione ha coinvolto anche le grandi imprese industriali e commerciali. La crisi del 2008-09 Verso la metà degli anni 90, erano crollati i sistemi a economia pianificata, l'Asia e l'Africa nel loro complesso iniziavano a crescere a ritmo accelerato e le economie americana e britannica davano segni di particolare vitalità. Lo stesso PIL procapite mondiale accelerò la sua crescita. La Borsa americana conobbe una forte espansione. Le banche concedevano prestiti a chi desiderava investire in titoli, così come sostennero le famiglie nei loro costumi con i prestiti concessi mediante carte di credito di ogni tipo o mediante i cosiddetti mutui subprime. Con questo termine si indicano i prestiti erogati per l'acquisto della casa a soggetti non in grado di addossarsi impegni finanziari continuativi, poiché non dispongono di un reddito certo e duraturo. Nella primavera del 2007, la domanda di case cominciò a diminuire, mentre molte famiglie non riuscirono più a pagare le rate del mutuo e persero l'abitazione. Ovviamente, le banche che le avevano finanziate si trovarono in difficoltà, perché non riuscivano a rivendere le case dei debitori. Nell'autunno del 2008, vi fu il crollo delle quotazioni di Borsa di tutto il mondo dopo la forte crescita degli anni precedenti e il panico si diffuse fra i risparmiatori. La crisi interessò tutte le economie del mondo, come risulta dalla riduzione del PIL. Lo Stato dovette intervenire per salvare molte banche e imprese in difficoltà, mentre altre furono lasciate al loro destino. La crisi del 20085-09 09 era stata preceduta da diverse altre crisi. La crisi del 2008-09, però, è comunemente considerata la più grave dal 1929. Iniziata negli Stati Uniti, si manifestò anch'essa con una crisi finanziaria e borsistica e una crisi dell'economia reale. La crisi europea del 2012-13. A partire dalla seconda metà del 2009, la crisi sembrò arrestarsi. Nel 2010 e nel 2011 vi furono segni di ripresa nei principali paesi industrializzati. Ma la crisi non era terminata. Essa si ripresentò sotto altre forme e interessò i “debiti sovrani”. La Grecia fu particolarmente coinvolta perché il suo governo aveva tenuto nascosto l'enorme debito pubblico e l'elevato deficit del bilancio statale. L'Italia è il paese, fra quelli europei, che ha fatto registrare il calo maggiore del PIL. Il Giappone, peri successi raggiunti, risentì meno di altri paesi delle crisi petrolifere degli anni 70. La crescita del PIL rallentò. Si procedette a una ristrutturazione produttiva attraverso l'introduzione di nuovi metodi e l'utilizzazione diffusa dei robot che, sostituirono il lavoro umano. Negli anni 80, il Giappone era diventato la seconda potenza economica mondiale e negli anni 90, invece, l'incremento del PIL procapite crollò. Il Giappone era stato investito da una grave crisi. Per contrastare la crisi fu varato un piano di grandi lavori pubblici, il costo del denaro fu portato a livelli bassissimi. Gli investimenti cominciarono di nuovo a crescere, anche se solo in alcuni settori, mentre il debito pubblico continuava ad aumentare. Sono nei primi anni del nuovo secolo l'economia giapponese mostrò segni di ripresa. LE ECONOMIE SVILUPPATE-L’UNIONE EUROPEA Il mercato comune Nel secondo dopoguerra, la generazione che aveva vissuto due conflitti mondiali, avviò un processo di integrazione economica che successivamente portò alla nascita dell'Unione Europea. All'inizio, gli sforzi principali furono concentrati sull'ampliamento dei mercati, ritenuti troppo limitati e non in grado di garantire una conveniente collocazione ai prodotti di massa. Si reputava che solo mercati più ampi e imprese di maggiori dimensioni potessero assicurare economie di scala e un aumento della produttività. Il primo passo verso l'integrazione europea fu compiuto da tre piccoli Stati, cioè il Belgio, i Paesi Bassi e il Lussemburgo, i quali diedero vita a un'unione doganale, il Benelux, che decise la libera circolazione delle merci al suo interno e stabili un'unica barriera doganale esterna. Qualche anno più tardi, fu fondata, con il trattato di Parigi, la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca), alla quale parteciparono la Francia, la Germania occidentale, l'Italia e i tre paesi del Benelux. Era un'unione doganale per il minerale ferroso, il carbone, il coke e l'acciaio ed esercitava il controllo sulla produzione e sulla vendita di quei beni. Ma il passo più importante fu compiuto con i Trattati di Roma, sempre fra i sei paesi che avevano dato vita alla Ceca. Nacquero allora la Comunità economica europea (Cee) o mercato comune europeo (Mec) e la Comunità europea per l'energia atomica (Ceea o EURATOM)). L'Euratom si proponeva di promuovere lo sviluppo delle ricerche e la diffusione delle conoscenze in materia nucleare. Ben più importante fu il mercato comune, che si prefiggeva la libera circolazione delle merci, dei lavoratori, dei capitali e dei servizi, da realizzare entro 12 anni. La Gran Bretagna non voleva rinunciare a parte della propria sovranità e ai suoi legami particolari con i paesi del Commonwealth. Non era contraria a semplici aree di libero scambio e perciò promosse, assieme ai paesi scandinavi, alla Svizzera, all'Austria e al Portogallo, l'Associazione europea di libero scambio. Ma già qualche anno dopo, chiese di essere ammessa al Mercato comune, uscendo dall’Efta. Negli anni 80 aderirono alla Comunità europea anche la Grecia, la Spagna e il Portogallo, e nel 1995, l'Austria, la Finlandia e la Svezia. Una notevole importanza riveste la politica agricola comunitaria (Pac), prevista dai Trattati istitutivi della Comunità. La Pac si proponeva principalmente d’incrementare la produttività dell'agricoltura e dii assicurare un equo tenore di vita ai ceti agricoli. L'Unione europea e l'euro. I principali problemi dell'economia europea erano la disoccupazione e l'inflazione. La disoccupazione raggiunse livelli altissimi. Una disoccupazione così elevata riuscì ad essere sopportata solo grazie al sistema di sicurezza sociale( pensioni, indennità di disoccupazione, assegni familiari), che fecero crescere l'indebitamento pubblico. La lotta all’inflazione indusse i governi a tralasciare un'efficace politica di lotta alla disoccupazione per puntare sulla stabilità dei prezzi. La necessità di combattere l'inflazione era dovuta anche a un obiettivo che i paesi europei volevano perseguire: realizzare l'unione monetaria. Quello più importante riguardo la costituzione del Sistema monetario europeo (Sme). Negli anni successivi, alcune monete, come il franco francese e la lira italiana, furono svalutate, mentre il marco fu rivalutato. Nel 1992, venne stipulato il Trattato di Maastricht, con il quale la Comunità economica europea si sarebbe trasformata in Unione Europea, con lo scopo di proseguire l'unione politica, economica e monetaria. Fu decisa l'introduzione di una moneta unica, l'euro. L'euro fu introdotto nel 1999 come moneta di conto e nel gennaio del 2002 come moneta effettiva. Esso fu adottato da 12 paesi (su 15). L'emissione dell'euro è stata affidata alla Banca centrale europea (Bce), che ha il compito di definire e attuare la politica monetaria nell'area dell'euro (la cosiddetta Eurozona). In seguito, l'Unione si è ulteriormente allargata fino a comprendere 28 Stati. La lenta crescita della Gran Bretagna. La Gran Bretagna, nonostante fosse uscita vincitrice dal secondo conflitto mondiale, si trovò in gravi difficoltà. Durante la guerra aveva accumulato un pesante debito estero e fu costretta a chiedere un prestito di ben cinque miliardi di dollari agli Stati Uniti e al Canada per pagare le importazioni di derrate e di materie prime. Di grande importanza furono i provvedimenti tesi a realizzare il Welfare State. Fu istituito, prima che in altri paesi, il Servizio sanitario nazionale, che doveva garantire la completa assistenza medica a tutti i residenti nel Regno Unito, si varò un vasto programma di edilizia pubblica per ricostruire gli immobili distrutti dai bombardamenti, s’introdussero diverse forme di assistenza ai lavoratori e ai cittadini e venne migliorato il sistema dell'istruzione. Superati i momenti difficili dell'immediato dopoguerra, l'economia riprese a crescere, ma si trattò di una crescita lenta. Negli anni 80 e 90 si svilupparono nuovi settori di avanguardia (in particolare l'elettronico). Inoltre, la Gran Bretagna iniziò a sfruttare, assieme alla Norvegia, i ricchi giacimenti petroliferi scoperti nel Mare del Nord. L'agricoltura si andò modernizzando, come avveniva in tutti i paesi sviluppati. Fece ricorso alle nuove tecnologie per sfruttare le sue terre più fertili. La Gran Bretagna decise di non aderire all'euro e conservò la vecchia sterlina. L'economia francese La Francia, uscita dalla guerra con gravi distruzioni materiali sull’intero territorio nazionale, presentava alcune debolezze sostanziali: la popolazione era rimasta praticamente invariata, l'economia era chiusa verso l'esterno. il Paese era ancora troppo legato all'agricoltura, che conservava un numero di addetti particolarmente elevato. All'indomani della liberazione, la Francia fu capace di uno slancio nazionale. Ancora una volta, la crescita demografica si è rivelata un potente fattore di sviluppo in un paese dotato di risorse umane e materiali e di infrastrutture adeguate. La ricostruzione fu realizzata a tempo di record. Dopo la Liberazione poté subito iniziare la fase di rilancio in tutti i settori. L'obiettivo principale fu la modernizzazione, sotto la guida dello Stato. La Francia si indirizzò verso una forma di economia mista, con la creazione di un ampio settore pubblico accanto a quello privato. Il primo passo fu la nazionalizzazione di diverse imprese, che riguardò alcuni settori strategici: l'energia, i trasporti e il credito. Lo Stato promosse anche l'apertura dell'economia verso l'esterno. Oggi la Francia ha un'economia prospera, fondata principalmente sui servizi, possiede la più forte agricoltura dell'Unione Europea, un'industria di altissimo livello ed è il primo paese al mondo per numero di turisti stranieri che riesce ad attirare. Le due Germanie La Germania rimase priva di un proprio governo fino al 1949. Lo scopo degli Alleati era di impedire alla Germania di ricostruire un apparato produttivo e una concentrazione del potere economico che le avevano consentito di sostenere il peso di due guerre mondiali a distanza di poco tempo. Perciò, smembrano le grandi imprese e le grandi banche, che furono divise in società di più modeste dimensioni. Questo provvedimento portò alla definitiva divisione della Germania in due Stati separati. La Germania occidentale divisa in dieci Lander, che godevano di ampia autonomia ed era la parte più industrializzata e meglio dotata di infrastrutture e di risorse naturali. La Germania s’ispirò all'economia sociale di mercato, una forma di economia mista che, si basa sul libero mercato. La crescita dell'economia tedesco- occidentale si basa principalmente sulle esportazioni. La Germania occidentale esportava, prevalentemente, beni a elevato contenuto tecnologico (macchinari, automobili, prodotti chimici, televisori, frigoriferi). La Germania orientale nacque come uno Stato accentrato e attuò l'economia pianificata. La pianificazione puntò sull’industria pesante e l'agricoltura socializzata diede scarsi risultati. La riunificazione tedesca La riunificazione fu realizzata nel 1990, dopo la fine del regime comunista nella Germania orientale. Avvenne pacificamente. Il costo dell'operazione fu molto elevato. Il governo, inoltre, dovete affrontare spese ingenti, coperte con nuove imposte, per la modernizzazione delle infrastrutture. Le imprese furono privatizzate e quelle poco produttive smantellate, con l'inevitabile incremento della disoccupazione. Negli anni 90, perciò l'economia rallentò la sua crescita e furono necessari dolorosi interventi di ristrutturazione produttiva e di riduzione delle spese pubbliche. L'economia tedesca resto comunque molto solida e rimase fortemente legata alle esportazioni. Tuttavia, resta l'economia più forte del continente europeo. L’ECONOMIA ITALIANA La ricostruzione Le condizioni dell’Italia, alla fine del secondo conflitto mondiale, erano disastrose. La guerra aveva provocato ingenti danni al patrimonio abitativo e al sistema dei trasporti. Le linee ferroviarie erano interrotte per i danni arrecati a ponti, linee elettriche, aree e binari. Le strade erano impraticabili. Nessuno avrebbe immaginato che sarebbero passati appena cinque anni per ritornare al livello di prima della guerra, né che lo sviluppo successivo sarebbe stato eccezionale, tanto da far parlare di miracolo economico e avrebbe trasformato profondamente l'economia e le società italiane. La ricostruzione dell'apparato produttivo e dei trasporti fu rapida e si giovò degli aiuti americani arrivati con il piano Marshall. Giunsero combustibili, cotone, cereali, macchinari e attrezzature industriali, che servivano sia a far fronte alle più pressanti necessità alimentari, sia alle esigenze produttive. LA FINE DELL'ECONOMIA PIANIFICATA I limiti della pianificazione Fra i paesi che avevano combattuto la Seconda guerra mondiale, l'Unione Sovietica fu quella che subì i danni maggiori, sia per le perdite di vite umane sia per le devastazioni materiali arrecate al suo territorio. Dopo la guerra fu ripresa la pianificazione e si varò il quarto piano quinquennale, che puntava ancora, sull'industria pesante e sugli armamenti, con particolare riguardo a quelli nucleari. Anche l'Unione Sovietica partecipò alla generale fase di sviluppo dell'economia mondiale. | principali limiti erano: e Difficoltà di coordinamento fra l’attività delle diverse fabbriche; e Difficoltà di prevedere la quantità di beni da produrre; e Fissazione dei prezzi al consumo senza tenere nella dovuta considerazione i costi di produzione; ® Difficoltà di introdurre innovazioni tecnologiche; Per completare il quadro dell'economia sovietica, bisogna ricordare che non vi era disoccupazione. Un posto di lavoro era garantito a tutti, essendo ritenuto lo svolgimento di un'attività lavorativa un obbligo dei cittadini, ma la produttività del lavoro era bassissima e, quindi, il costo di produzione dei beni risultava elevato. Anche in agricoltura la produttività era molto bassa. | contadini disponevano di piccoli apprezzamenti privati. Il 1989 fu l’anno della svolta. Dapprima in Polonia e poi in Ungheria si realizzò una transazione pacifica verso governi non comunisti. Anche in Cecoslovacchia, si raggiunse un accordo per la formazione di un nuovo governo e, successivamente, fu attuata una pacifica divisione del Paese fra Repubblica ceca e Repubblica slovacca. Ma l'evento, che ha ormai assunto una funzione simbolica fu il crollo del Muro di Berlino Est, si riversò nella parte occidentale della città e poi cominciò ad abbattere il muro costruito nel 1961, senza che le autorità tedesco- orientali osassero intervenire. L’anno successivo la Germania fu riunificata. La crisi della transizione La transizione al capitalismo fu lunga e difficile. Il passaggio da un'economia pianificata, in cui lo Stato era l’unico proprietario dei mezzi di produzione, a un'economia di mercato costituiva un’esperienza nuova e piena di incognite. La Federazione russa fu sostanzialmente l’erede dell’Unione Sovietica e si assunse il debito estero del passato regimi. | primi provvedimenti riguardarono la liberalizzazione del commercio interno e di quello estero e l’apertura del mercato russo al commercio internazionale e agli investimenti esteri. L'operazione più difficile e complessa fu la privatizzazione delle imprese statali. L'altro grande problema della fase di transizione fu una violenta inflazione, che si trasformò in iperinflazione. L’iperinflazione fu dovuta sia alla liberazione dei prezzi, sia soprattutto alle necessità finanziarie dello Stato. Vi furono grandi mutamenti nella distribuzione del reddito. Uno dei fenomeni più inquietanti seguiti alla dissoluzione dell’Unione Sovietica fu il calo demografico. La popolazione della Russia diminuì, pare a causa della diffusione dell’alcolismo, della droga e di malattie sessualmente trasmissibili, nonché per un gran numero di morti violente (omicidi, suicidi e incidenti). La transazione russa risultò più complessa, anche perché la Russia ereditò la maggior parte dei problemi della disciolta Unione Sovietica. La ripresa dell'economia russa La crisi della transizione fu superata verso la fine degli anni 90. Con il nuovo secolo la Federazione russa conobbe una forte ripresa economica. Il Pil pro capite, dopo essere crollato aumentò successivamente a ritmi elevati. Tale risultato fu dovuto sostanzialmente a due fattori: le consistenti esportazioni di petrolio e di gas naturale, oltre che di metalli e legname e la debolezza del rublo, che favoriva le esportazioni e scoraggiava le importazioni, sostenendo le industrie nazionali. IL RISVEGLIO DELL’ASIA La Cina comunista Nel contesto asiatico la Cina rappresenta un caso particolare. Essa aveva vissuto un lungo periodo d’isolamento, durante il quale si era chiusa ai rapporti internazionali. Verso la metà dell’800fu costretta dalle potenze occidentali ad aprirsi ai traffici e dovette stipulare dei trattati che la obbligano a tenere bassi i dazi doganali. L'economia cinese collassò e il Pil pro- capite risultò inferiore proprio mentre l'economia dei paesi industrializzati stava crescendo. La storia economica della Cina comunista si può dividere in due periodi nettamente distanti: quello dell'economia pianificata e quello dell'economia socialista di mercato. L'agricoltura costituiva il settore più importante dell’economia. In Cina fu attuata la più grande riforma agraria con ben 80 milioni di ettari confiscati ai proprietari terrieri, che scomparvero, e distribuiti ai contadini. Nelle campagne si formarono le comuni agricole, una sorta di comunità di villaggio, organizzate in brigate e squadre. La crescita economica subì un rallentamento all’epoca della cosiddetta rivoluzione culturale, un vasto movimento politico ed economico voluto da Mao. Si trattò, in sostanza, di una lotta interna al partito. La rivoluzione culturale si basò principalmente sulla mobilitazione dei giovani riuniti in gruppi, denominati “guardie rosse”. Essi imperversarono in tutto il paese per imporre il pensiero di Mao. Le riforme cinesi e l'economia socialista di mercato Dopo la morte di Mao, il suo successore, avviò gradualmente un processo di liberalizzazione dell'economia. Si cominciò gradualmente a passare all'economia di mercato sotto il controllo dello Stato. Furono attuate riforme in tutti i settori, tendenti ad accelerare lo sviluppo e a modernizzare l'economia. | riformatori cinesi si proposero di far aumentare i redditi individuali e i consumi e d’introdurre nuovi sistemi di gestione delle imprese per incrementare la loro produttività. La prima riforma riguardò l'agricoltura, si tornò a un sistema basato su aziende agricole familiari. Le terre rimanevano di proprietà collettiva, ma furono divise in apprezzamenti e assegnate alle famiglie contadine con un complesso sistema di affitti. Anche il settore industriale subì profonde modifiche. Fu ammessa la costituzione di piccole imprese private a carattere familiare, che non potevano avere più di sei dipendenti, limitazione in seguito eliminata. Il sistema bancario fu riformato e nacquero numerose banche private, ma il ruolo di quelle pubbliche rimase preponderante. Furono riaperte le Borse, a cominciare da quella di Shanghai che si svilupparono enormemente. La Cina è diventata il primo esportatore mondiale, essendo riuscita a superare la Germania. Nonostante la necessità di imporre molte materie prime e manufatti di qualità, a partire dagli anni 90 la bilancia commerciale fu costantemente attiva. Lo straordinario sviluppo dell'economia cinese è testimoniato dagli elevati tassi di crescita del Pil. Per Pil complessivo prodotto, la Cina è oggi la seconda potenza economica mondiale, proceduta solo dagli Stati Uniti. La Cina continua a macinare primati. Nel 2011 era il primo produttore mondiale di molti importanti beni (frumento, riso, patate, tè, tabacco, frutta, agrumi, birra, pesce, carne e sale) agli animali da allevamento (ovini, suini, cavalli), dai principali metalli (ferro, acciaio, piombo, alluminio e oro) alle fibre tessili naturali (cotone e lana) da numerosi beni durevoli (autovetture, biciclette, pneumatici, televisori, telefoni) e diverse altre merci (carbone, carta, acido solforico) ed era anche il principale produttore al mondo di energia idroelettrica e termoelettrica. Per molti altri beni (mais, zucchero, banane, bovini, caprini, latte, argento) occupava il secondo o il terzo posto nella graduatoria mondiale. L’India indipendente Il subcontinente indiano conquistò l'indipendenza nel 1947. AI momento dell’indipendenza nacquero due Stati: l’India e il Pakistan. L'India, a maggioranza induista, diede vita a una repubblica federale, formata da 28 Stati. Il Pakistan, a maggioranza musulmana, risultò composto dalle province nordoccidentali (l’attuale Pakistan) e dal Bengala orientale, separatosi nel 1971, con il nome di Bangladesh. L'India rimase nel Commonwealth per i forti legami economici con l'Inghilterra e con l’area della sterlina, e adottò una strategia d’industrializzazione fondata su tre elementi fra loro collegati: e La sostituzione delle importazioni, scelta che comportò l'abbandono del sistema coloniale, che aveva assegnato alle colonie la funzione di esportatrici di materie prime e di importatrici di manufatti; e Ilpotenziamento, che doveva difendere le imprese impegnate nella produzione di beni che prima bisognava importare; e L'intervento statale nell'economia, che doveva garantire lo sviluppo e recuperare il grave ritardo nel Paese; L’attività industriale fu sostanzialmente divisa in tre gruppi di imprese: e Le imprese pubbliche, che si sarebbero dovute occupare dell'industria pesante e della trasformazione delle risorse naturali; e Le impresea partecipazione pubblica, impiegate in diversi rami produttivi; e Le imprese private, prevalenti nell’industria leggera e destinate alla produzione di beni di consumo. Sul finire degli anni 60, una nuova accelerazione dell’intervento statale portò alla nazionalizzazione delle banche, con lo scopo di far giungere i servizi bancari anche nelle zone rurali. L'agricoltura, rimase affidata al settore privato, ma fu ampiamente sostenuta dallo Stato. Riforme e liberalizzazioni in India Negli anni 70, dopo la crisi petrolifera, si cominciò a pensare ad alcune riforme economiche. Anche in India furono introdotte le prime forme di liberalizzazione e fu realizzata la riforma del settore pubblico. Ma solo a partire dal 1991 fu attuato una vera e propria liberalizzazione dell'economia, per dare vita a un'economia competitiva sul piano internazionale, con imprese orientate all'esportazione. Un'importante conseguenza delle riforme fu l'affermazione di un'industria del software, che alimentò una crescente corrente di esportazioni.
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