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Storia economica della cultura, secondo parziale, Dispense di Storia Economica

argomenti trattati: Società consumi e lusso nell’antico regime Economia dell’arte tra medioevo e età moderna Chiesa e beni culturali Il mondo della cultura scritta Lo spettacolo, il teatro, la musica

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 13/12/2023

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beatrice-bacci-5 🇮🇹

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Scarica Storia economica della cultura, secondo parziale e più Dispense in PDF di Storia Economica solo su Docsity! Storia economica secondo parziale Tre possibili percorsi: A. Arti e musei lussureggianti; B. Libri e cultura scritta, editoria e istruzione; C. Spettacolo: musica, teatro e cinema. Scegliere un percorso: la lettura 01 è comune a tutti. Si può chiedere di approfondire un tema, scelto dal professore, bisogna comunicarlo. Idea di lettura: Samuele Secchi, Se Venezia Muore, Einaudi. Società, consumi e lusso nell’Ancien Régime Una società gerarchica e piramidale Giuseppe Maria Mitelli, “Machina del mondo...” (Bologna, 1675-1710, acquaforte acquarellata) Il lusso era molto accentuato in società molto diseguali. La società dell’antico regime era gerarchica e piramidale, articolata in ceti e «ordini»: ● Nobiltà e aristocrazia; ● Clero; ● Borghesie (ceti professionali, ecc.) o popolo minuto (in città); ● Contadini (in campagna); È una struttura sociale rigida e immutabile, con forti privilegi di ceto sul piano giuridico (disuguaglianza legale), economico e sociale. Ciò che differenzia i diversi livelli della società è la nascita, si da maggiore importanza alle dinamiche familiari piuttosto che individuali. Soprattutto per i nobili si era vincolati alle famiglie nelle scelte di vita: chi sposare, se sposarsi, con chi avere rapporti personali, ecc. 1 La nobiltà non è una classe sociale definita dal reddito ma dal sangue, della discendenza, dalla nascita. Nella vita nobiliare ci si lega solo tra nobili, si dà la priorità al primogenito, trascurando i figli successivi, il che porta a una bassa natalità tra nobili. Ci sono un’ampia quantità di figli illegittimi, che tuttavia non fanno parte della nobiltà Lo strato della nobiltà è il meno numeroso, ma concentra la maggior parte della ricchezza. Appartenere al vertice comprendeva sia dei privilegi obblighi: Obblighi nella gestione delle ricchezze e nella partecipazione alla politica, ecc. Gli stati inferiori sono quelli che reggono il peso, sono i più consistenti, comprendono la maggior parte della popolazione. Di questi strati inferiori, sottostanti alla nobiltà, troviamo la borghesia, imprenditoriale e non. La differenza la si vede nelle manifestazioni pubbliche, stanno un passo indietro rispetto alla nobiltà. La borghesia è uno stato relativamente importante, sebbene talvolta riesca ad arricchirsi più della nobiltà, rimane a livello di importanza un gradino sotto. Basti considerare le cariche pubbliche, prese a turno dalle famiglie nobili delle città, come servizio della comunità nel tempo libero. La borghesia impiega il suo tempo a far denaro, per coltivare i propri interessi. I luoghi che meglio rappresentano gli strati sociali sono i teatri, il Teatro alla Scala, ad esempio, rappresenta la società milanese. La stessa proprietà dei palchi rappresenta la supremazia di una famiglia nobile rispetto alle altre. Con il tempo la proprietà dei palchi cambia, entra una componente anche non nobili. In uno strato ancora sotto troviamo artigiani e artisti. Il mondo delle arti applicate, ossia delle produzioni per cui si guarda anche alla qualità estetica, dietro vi è un mondo di persone molto ampio. Gli artisti sono i lavoratori manuali, che sono portatori di conoscenze tecniche. Detengono un certo potere economico ma non al livello della borghesia e tantomeno dei nobili. Alla fine della piramide troviamo gli operai e i contadini. Ci sono delle barriere sociali che ostacolano il passaggio da un ceto all’altro. Entrare nella nobiltà non è impossibile, ma si necessita di generazioni e generazioni. Non si tratta di un sistema di caste, in cui era impossibile passare da uno strato all’altro, ma si tratta tuttavia di una struttura molto rigida, che cambia lentamente. La nobiltà esercita una forte esclusione. e anche una forte attrazione (la “rincorsa” dei non privilegiati). Le persone che hanno obiettivi alti nella vita puntano ad appartenere alla nobiltà. ● «Serrata» o «chiusura» di alcuni collegi nobiliari (VE sec. XIII, CR sec. XVI ...) ● I nuovi ammessi sono in numero esiguo ● Conseguente calo numerico delle famiglie decurionali Disparità nella distribuzione di reddito e consumi All’epoca la maggior parte della popolazione vive a livello di sussistenza, vi sono fortissime disparità nella distribuzione del reddito e dei consumi tra la popolazione. Chi fa parte delle fasce più basse ha talvolta anche difficoltà alla semplice sopravvivenza. La maggior parte della popolazione ha un livello di consumi molto basso e spende l’80% del proprio reddito in beni essenziali, come alimentazione, vestiario, nell’abitazione, nel 2 imprenditori che si assumevano il rischio, che si occupava del patrimonio agricolo immobiliare. Si trattava sempre di beni immobili su cui i nobili investivano, ma erano beni fruttiferi. (Fenomeno dell’ assenteismo dei proprietari) La rincorsa dei non nobili I non nobili cercavano costantemente di accedere alla nobiltà, si trattava di un processo lungo in quanto si comportava non solo far accedere il singolo alla nobiltà, ma l’intera famiglia. Prevale per questa ragione la chiusura, in alcune realtà (Venezia, Cremona) si aveva la serrata, ossia non era più possibile accedere in nessun modo alla nobiltà, questo ha portato al declino di questa classe sociale. Se si era ricchi borghesi bisognava dimostrarsi lontani e slegati dall’attività economica e commerciale. Un’altra caratteristica che doveva essere dimostrata era l'interesse al bene comune. Bisognava quindi imitare la nobiltà nel suo stile di vita. esempio: Vincenzo Giustiniani (Chio 1564 – Roma 1627), mercante-banchiere, collezionista e mecenate: dichiara che le attività economiche devono essere legate sempre anche alle arti liberali, per le persone nobili di spirito. La necessità di avere distacco, deriva dalla necessità di avere decoro anche nelle attività economiche. «Con decoro; voglio dire, se l'huomo nobile non tralascerà per questa l'arti liberali; ma la farà esercitare per mano de suoi agenti [...] havendo sempre l'occhio non meno al benefizio publico, che al suo utile privato». Nell’Inghilterra di quello stesso periodo si sta sdoganando l’idea del perseguimento dell’interesse privato con puri fini economici. L’economia dell’eccesso e del superfluo Si creano delle corti nobiliari, pontificie e principesche, dove si consumano beni vistosi, raffinati e voluttuari. Un esempio ne sono i Borromeo, che sono un esempio come corte ducale milanese. Queste famiglie si circondano di beni fatti su misura. Siamo di fronte a un tipo di costumi dinamico e dispendioso, che cerca sempre nuove mode, non nell’ accezione di volersi uniformare agli altri, ma nella costante ricerca di novità e cambiamento. Ci sono luoghi dove queste mode si esibiscono, come ad esempio nei teatri. Le principali voci delle spese dei nobili erano: la servitù (il personale di servizio: cuochi, cocchieri, ecc.), le gioie (gioielli, che servono ad addobbare la persona, alla morte di qualcuno venivano tesaurizzati, sono beni di valore), palazzi di città, giardini (c’erano specializzazioni in modalità diversi di giardinaggio; i giardini storici sono adesso un bene culturale: giardini alla francese, all’inglese, ecc.), ville (le ville di delizia, fuori dalle città, erano luoghi di grande sfarzosità affidati ad architetti, da lì è emanata parte delle opere culturali, venivano utilizzate per feste), committenza culturale e artistica, mecenatismo, svaghi e spettacoli (teatri, concerti, ecc., sempre opere di alto spessore culturale). Il patrimonio nobile si presta quindi ad essere valorizzato nel mercato dell’arte. I prodotti del lusso di un tempo, sono oggi oggetti in mercati di antiquariato di lusso. Nei secoli ai settori di lusso se ne aggiungeranno altri e alcuni usciranno dalla lista, si ha un cambiamento nel tempo della visione di lusso. 5 Settori tradizionali Abbigliamento Pelletteria Cosmesi Gioielleria e oreficeria Orologeria Calzature Occhialeria Profumeria Settori emergenti (sec. XX) Vini e cibi pregiati Automobili e mezzi di trasporto costosi Hotel e servizi di ristorazione Art de la table Servizi culturali Arte e beni culturali Nautica da diporto Crociere Ostentazione vs moderazione e decoro Vi erano anche prescrizioni morali riguardo a costumi e consumi, si condannava dell'accumulazione e della ricchezza e vi era un persistente invito alla carità. C’era una tendenza a moderare lo sfarzo tramite violente campagne moralizzatrici, un esempio sono i roghi della vanità dove venivano bruciati gioielli, opere d’arte, libri, beni ritenuti oggetti di lusso. Il lusso era visto come causa delle diseguaglianze sociali. Queste campagne venivano volte contro categorie che venivano usate un po’ come capro espiatorio: mercanti, banchieri, usurai (queste campagne portarono all’espulsione per esempio degli ebrei, a favore di questi però spesso venivano messe in atto amnistie e atti di salvaguardia, poiché spesso avevano avuto ruoli fondamentali nella storia della gestione della ricchezza). Per secoli il prestito del denaro in cambio di un interesse è stato considerato peccaminoso, sono stati Francescani i primi a incentivare i ricchi a partecipare alla creazione di una cassa che ha lo scopo di aiutare i poveri e anche i borghesi caduti in disgrazia, nascono i monti di pietà (chi richiedeva il prestito doveva lasciare un ben in pegno, in caso di mancata restituzione del prestito si perdeva il possesso del bene). Altre categorie contro cui si volgevano queste campagne erano i ricchi che ostentavano il proprio lusso e sfarzo, che avevano del superfluo e non lo condividevano con chi aveva necessità. Vi era un costante invito all’aiuto dei poveri e degli altri. «Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza» (Lettera di san Giacomo apostolo, 5,1-6) Alcuni decenni dopo Giorgio Vasari descrive così uno dei «falò delle vanità» nella Firenze di Savonarola: «Il carnovale seguente, che era costume della città far sopra le piazze alcuni capannucci di stipa et altre legne, e la sera del martedì per antico costume arderle queste con balli amorosi... si condusse a quel luogo tante pitture e sculture ignude molte di mano di Maestri eccellenti, e parimente libri, liuti e canzonieri che fu danno grandissimo, ma particolare della pittura, dove Baccio portò tutto lo studio de' disegni che egli aveva fatto 6 degli ignudi, e lo imitò anche Lorenzo di Credi e molti altri, che avevon nome di piagnoni» (Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori, 1550) Le leggi suntuarie Vengono istituite delle leggi suntuarie, ossia apposite magistrature o uffici di virtù (es. ufficiali che controllano come si ornano le donne per le vie; Firenze, 1427). Si regola il lusso che può essere esibito da parte dei più ricchi. Queste leggi hanno obiettivi vari: ● Preclude l’accesso ai beni più preziosi ai non nobili, riservandolo ai nobili (non si poteva più scimmiottare); ● Impedire ai nobili di autodistruggersi, sperperando tutta la loro ricchezza, poiché su questa classe sociale si appoggiava la maggior parte della vita politica e sociale dello stato; ● Finalità anche economiche che portano al favorimento della produzione di beni di lusso, che venivano esportati dall’Italia; allo stesso tempo si ha una limitazione delle importazioni. Tuttavia vietare i consumi privati esagerati risulta molto difficile poiché si tratta di una caratteristica strettamente legata alla realtà nobiliare. Le leggi suntuarie sono col tempo sempre più disattese. Nobiltà lusso ed economia Nei secoli scorsi si è riflettuto molto sul concetto di nobiltà. Con la nascita della disciplina economica, che legittima l’interesse particolare, il lusso, al partire dal 700, viene sdoganato in riferimento allo sguardo ecclesiastico. La nobiltà in alcuni paesi perde i suoi privilegi giuridici e viene messa in discussione. Nasce la controversia su quali siano i valori portanti della società e delle sue classi dominanti. Si sviluppa un dibattito su «se la nobiltà debba essere militare o commerciante» in Francia e nell'Illuminismo italiano. Tra gli economisti del 700 ci si chiese se il lusso rovinasse la società. Adam Smith nel suo testo non mette sotto accusa il lusso ma si inizia a parlare di capitali e di investimenti, che generino la ricchezza delle nazioni. Per Adam Smith non v'è da temere, se per la formazione del capitale vi sono sufficienti risparmiatori, infatti, dal punto di vista dell'economia pubblica anche l'aumento dei consumi contribuisce alla ricchezza della nazione. Smith sa che il lusso crea il lavoro, non lo demonizza, però occorre anche altro, il lusso di per sé non può essere motore della rivoluzione. Emerge un nuovo attore: l’imprenditore, che magari fa una vita anche lussuosa, mostrando dei valori più borghesi. Il lusso può anche causare la dissipazione delle ricchezze, la vita nobiliare porta a non avere freni, ci sono in gioco motivazioni che vanno oltre il mero piacere. Adam Smith è anche molto attento ai consumi, la crescita che caratterizza l’Inghilterra del tempo riguarda sia la ricchezza che la produzione e la consumazione. Smith ha anche in mente che a trainare la crescita inglese non sono solo i prodotti di lusso ma anche i prodotti ordinari. Si ha una popolarizzazione del lusso, man mano che l’afflusso dei prodotti aumenta. Smith non si concentra sull’individualità ma sugli avvenimenti collettivi. 7 Dalla corte nasce la cortesia,si tratta di regole che noi oggi abbiamo assimilato, ma a inizio '900 ancora non era cosi, per esempio, si tollerava ancora sputare per terra. Giovanni della Casa inventore del galateo è un precettore di giovani nobili, a cui veniva insegnato come comportarsi in maniera cortese. Norbert Elias, uno dei più grandi pensatori tedeschi del ‘900, scrive sulla civilizzazione, definendola la motivazione per cui gli europei per secoli si sono considerati superiori. Sosteneva che la civilizzazione occidentale nasce dall'intreccio tra: 1. La formazione dello Stato moderno, con il disciplinamento della sfera pubblica 2. Il disciplinamento dei corpi e dei comportamenti privati. Ancora oggi si hanno delle differenze, negli stati europei ad esempio il governo ha il monopolio della forza, non ci si può fare giustizia da soli; la situazione è già diversa in America dove è legittimato anche per i civili detenere armi da fuoco. Anche la vita privata e le relazioni interpersonali sono distinte nei vari luoghi, questo si è trasposto nei vari galatei, ossia testi volti ad educare i comportamenti privati: ● Erasmo da Rotterdam, De civilitate morum puerilium (1530) oltre 130 edizioni, traduzioni, ecc. lungo tre secoli ● Giovanni Della Casa, Il Galateo overo de' costumi (postumo, 1558) ● Alessandro Piccolomini, Della institutione morale libriX II (1560) ● Alvise Cornaro, Trattato de la vita sobria (1558-65) ● Stefano Guazzo, L'arte Della Civil Conversazione (1579) ● J.-B- de La Salle, Les règles de la bienséance et de la civilité chrétienne (1702) Questi testi sono stati tra i più letti dei secoli in cui sono stati pubblicati. In secoli di evoluzione queste regole di comportamento portano ad un concetto di civiltà, distinguendo popolazioni ‘civili’ e ‘incivili’. Questa mentalità ha portato alla colonizzazione e alla stessa schiavitù. Le civiltà cristiane scusavano questi atti poiché consideravano inferiori (mezzi-uomini) i popoli sottomessi. Al tempo si pensava che comportamento testimoniasse all’esterno quello che siamo all’interno. Insieme all'abbigliamento, anche l'externum corporis decorum, lo sguardo, i gesti, la voce si credeva esprimessero i valori più profondi di una persona. Quindi si sviluppa un comportamento standard internazionale che distingue tra stato sociale, ceto e popolo. Anche il gioco assume una funzione di formazione, alcuni giochi avevano la funzione di manifestare le gerarchie sociali,le virtù che dominano la società, di educare i singoli ad assimilare queste virtù. Gli intellettuali e la cultura aristocratica Émerge nel’700 un gruppo di studiosi borghesi che si assimila ai modelli aristocratici. Nel pensiero illuministico francese la civilisation consiste in un affinamento dei costumi che è comunque parte della cultura. Ad esempio Voltaire considera il modello teatrale di Shakespeare, come per le classi inferiori, a differenza della commedia greca. Diverso è il caso della germania, dove si hanno rigide barriere tra aristocrazia e intelligenzia, che è esclusa da ogni attività politica. Nasce inoltre una politica contro la nobiltà in quanto improduttiva. 10 Kant contrappone il concetto di civilizzazione (norme esteriori) con la cultura, che è invece qualcosa in più, sosteneva che per considerarsi progrediti non bastava essere civili. Nel pensiero filosofico tedesco, antitesi tra Zivilisation (= incivilimento, il complesso di norme e valori soprattutto esteriori e convenzionali) e Kultur (= le espressioni della natura umana). Scrive Kant (1784): «Noi siamo in alto grado colti [kultiviert] sotto l'aspetto dell'arte e della scienza, noi siamo civili [zivilisiert] fino alla noia in tutto ciò che riguarda le forme e le convenzioni sociali. Ma per considerarci già moralmente progrediti ancora molto fa difetto. Infatti l'idea della moralità rientra nella cultura [Kultur], ma l'applicazione di questa idea intesa solo come rispetto del costume, il senso dell'onore e le convenienze sociali, costituisce ancora solo l'incivilimento [Zivilisierung]» * Come per i beni del lusso anche per quanto riguarda la civilizzazione nell’800 diventa un modello popolare, un esempio è Melchiorre Gioia, che formula un nuovo modello di galateo adattato alla popolarità. Melchiorre Gioia, Nuovo Galateo (1802) Per contribuire alla civilizzazione del popolo della Repubblica Cisalpina: «pulitezza" intesa come ramo della civilizzazione, arte di modellare la persona e le azioni, i sentimenti, i discorsi in modo da rendere gli altri contenti di noi e di loro stessi. È diviso in tre parti: «Pulitezza dell'uomo privato», «Pulitezza dell'uomo cittadino», «Pulitezza dell'uomo di mondo» Tra l’800 e il ‘900, la nobiltà di fronte ai nuovi ceti e valori, viene presa di mira, la ricchezza inizia a disperdersi con l’abolizione dopo la rivoluzione francese del fedecommesso, che verrà reintrodotto in certe aree, ma non in tutte, con la restaurazione (si ripristina a parte Granducato di Toscana e Ducato di Lucca). L’abolizione del fedecommesso porta dell'egualitarismo tra gli eredi il che diffonde tra i giovani aristocratici una nuova atmosfera di libertà, ad esempio nei matrimoni. Non cessa tuttavia la voglia di lusso, che continua a crescere (es. Teatri d’opera italiani per cui si è disposti a spendere). Ci sono numerosi casi di indebitamento per acquistare beni immobili. Vi sono poi ondate di soppressione degli enti ecclesiastici, i beni vengono incamerati dallo stato e alienati o adibiti ad altri usi. Questo significa che ci sono opportunità sul mercato di investire in nuove realtà. Nasce una nobiltà imprenditrice, nobiltà e borghesia si contaminano, cose che non sarebbero mai state possibili nei secoli precedenti. Il risultato è che la nobiltà, ceto fonte di cultura, a volte ha una vera e propria crisi (ci sono differenti opinioni degli storici sul momento esatto in cui crolla la nobiltà, se nell’800 o dopo la prima guerra mondiale). Nasce la tendenza a unirsi in matrimonio con famiglie alto borghesi, il numero di nubili crolla, si è più liberi nella scelta di sposarsi anche per i secondogeniti. Percentuale di singles nel patriziato milanese 1650-1699 → 56% Innalzamento dell'età media al matrimonio: Donne → 22 anni Uomini → 30 anni 11 1800-1849 → 18% L’artigianato tra arte e mestiere Artigianato d’arte è il termine che identifica oggi il mondo che un tempo era dominante. La bottega artigiana è il luogo del sapere nelle mani della persona, conta saper fare. L’artigiano non è un lavoratore subordinato, ma potrebbero esserci dei collaboratori, il maestro è colui che detiene il controllo dei mezzi di produzione, che è imprenditore, decide che indirizzo dare alla produzione. L’artigiano sovrappone tre funzioni: imprenditore, capitalista, lavoratore. La distinzione sociale del lavoro nell’ artigianato è molto meno presente. L’orgoglio professionale di questa categoria è forte perché chi lavorava nelle botteghe si identificava nello spirito artigiano. Ancora oggi non manca l’orgoglio artigiano. L’artigianato è il luogo della creatività. In italia ci sono decine di luoghi che per secoli si sono specializzati nella produzione artigianale di determinati prodotti. Vi sono ad esempio l’arte della lavorazione della ceramica e del legno. I manufatti in legno caratterizzavano le case benestanti e le chiese, realizzati con legni pregiati. Grazie alla pregiatezza di questi materiali i prodotti si sono conservati per secoli (≠ oggi: obsolescenza programmata; es. il primo esempio storico sono le lampadine, la prima lampadina funziona ancora adesso, oggi le lampadine hanno una durata limitata; si tratta di una strategia commerciale messa in atto volontariamente dalle imprese, l’invecchiamento programmato dei prodotti). La produzione della materia prima dei tessuti comprende la lavorazione della seta, era comune soprattutto in Italia e Francia che si unisse il filo di seta con lamine d’oro. Altra operazione che caratterizzava la lavorazione tessile era la tintura, che non veniva fatta con coloranti chimici, ma naturali. Molti dei prodotti tessili non erano colorati, per permettere alla moltitudine della popolazione di poterle acquistare. Nelle case ricche invece anche le pareti erano decorate con tappezzeria di tessuti molto costosi e colorati. I disegni sui tessuti si introducono col telaio, i tessuti operati, ossia realizzati intrecciando più fili di diversi colori, si creavano con un telaio più complicato di quello classico che presentava più bobine. Vi era una moda sia maschile che femminile, sia storici della società che del costume si interrogano sulle ragioni che portano allo sviluppo di una determinata moda. Per esempio una volta una divisa era rappresentativa di uno stato e di una funzione, manteneva una distinzione tra la sfera lavorativa e quella personale. Le arti applicate nell’economia italiana del medioevo Le tre A del Made in Italy: Abbigliamento, Automobili, Arredamento. Ci sarebbe una quarta A, che è l’Alimentare. Come già detto in italia le manifatture di beni «artistico-suntuari» non sono settori accessori, ma elemento portante di intere città e territori. Dal medioevo all’età moderna in Italia si sviluppano una pluralità di mercati e settori: tessuti serici, calzetteria, carri e carrozze, vetri e specchi, ceramica, maiolica e porcellana, strumenti musicali, oreficeria e pellicceria, libri e stampe, carte di pregio, armi e armature. 12 objects that are chiefly prized for their utility, rather than for their purely aesthetic qualities. Ceramics, glassware, basketry, jewelry, metalware, furniture, textiles, clothing, and other such goods are the objects most commonly associated with the decorative arts. Many decorative arts, such as basketry or pottery, are also commonly considered to be craft, but the definitions of both terms are arbitrary. It should also be noted that the separation of decorative arts from art forms such as painting and sculpture is a modern distinction” (Encyclopædia Britannica) Nel ‘700 mentre gli artisti hanno il loro percorso di scalo sociale, avviene un’ulteriore affermazione dell’ artigianato con l’Enciclopedia delle arti francese. Per diffondere quei saperi che prima erano stati trasmessi nelle piccole botteghe. Vennero scritti anche manuali per i diversi mestieri, gli artigiani iniziano a interpretare il loro compito come quello di trasmettere il proprio sapere artigiano, la scienza della produzione deve avere anche una funzione utilitaristica. Adam Smith e i suoi contemporanei avevano ben presente il potenziale insito a un’economia basata sull’ artigianato, realtà nelle quali si ha una prima forma di imprenditorialità, di specializzazione e di sviluppo delle arti. Il mondo preindustriale non è inerme e fermo. Artigianato e industrializzazione L’artigianato nell’età dell’industrializzazione cambia. Si ha una nuova via di produzione, in serie, che ha come fine l’abbattimento del costo a discapito della qualità. Tutto il mondo dell’ artigianato che è stato il perno dei sistemi economici per secoli, inizia una fase di sofferenza. Si arriva al luddismo, il fenomeno di distruzione di macchinari da parte degli artigiani, in quanto fattore negativo della loro sopravvivenza. Vedono il loro lavoro diminuire e nascere questa moltitudine di ‘ignoranti’ ossia di proprietari di industria. Si sviluppano due realtà che si scontrano, quella delle piccole botteghe artigianali e quella dell’industria e della suddivisione del lavoro: ● La prima tiene in alta considerazione la qualità, ● L’industria non sempre gli dà importanza, nonostante la lavorazione delle macchine spesso diventi più precisa di quella svolta a mano. Si ha anche una differenziazione nel rapporto con il cliente: ● Nel primo caso si ha una condivisione di idee e di gusti, ● Cosa che non avviene con l’acquisto di produzioni industriali. Nelle zone di produzione artigianale specializzata si sviluppano dei comitati per la salvaguardia di queste produzioni. Si sviluppa il movimento Art and Crafts che denuncia come lo sviluppo dell’industria abbia abbruttito i prodotti e i gusti dei consumatori, si cerca di introdurre nell’industria una certa qualità e capacità, si diffondono modelli riproducibili da piccoli industriali. Nascono istituzioni che puntano a stimolare la capacità tramite premi e incentivi. Si sviluppano anche nuove scuole del disegno nei fine settimana o serali, dove si apprendono i rudimenti del disegno artistico e geometrico. Nasce a Londra una scuola del design, dove si imparava ad accostare elementi del gusto e della bellezza alla produzione industriale in serie. Scuole simili si sviluppano anche in Italia, come a Milano. A Torino nasce in oltre un Regio Museo Industriale per andare contro alle resistenze poste dalle piccole botteghe artigiane allo sviluppo di innovazioni e modernizzazioni. 15 In Italia vengono promosse anche iniziative per rilanciare le città d’arte (Firenze, Venezia) e nascono comitati per promuovere la diffusione dell’industria del design. Parigi, Conservatoire national des arts et métiers (1794) Londra, Government School of Design (1837, ora Royal College of Art) Torino, Regio Museo industriale (1862) Milano, Scuola superiore d‘arte applicata all‘industria (1882, nel Castello Sforzesco); Scuole-laboratorio d’arte applicata (Società Umanitaria, 1903) Si ha comunque una domanda diversificata: ● A livelli alti continua la committenza, talora riferita alle antiche tradizioni artigiane (fratelli Bagatti Valsecchi a Milano, Visconti di Modrone a Grazzano Visconti (PC)) ● La moda e la nascita dei grandi magazzini, rivolti alle borghesie. Il Museo Bagatti Valsecchi, Milano Arredi lignei, ceramiche e avori, strumenti scientifici e musicali, tessuti, arazzi, armi, armature e dipinti di autori che riassumono l’essenza stessa del Rinascimento come Giovanni Bellini. A fine Ottocento un rigoroso progetto collezionistico trasforma un palazzo nel centro di Milano in una perfetta dimora nobiliare cinquecentesca. E’ il Rinascimento privato dei fratelli Bagatti Valsecchi, il sogno di Fausto e Giuseppe, baroni, entrambi laureati in legge, una passione condivisa per l’arte. Per il loro palazzo si avvalsero di numerose fonti di ispirazione, integrando l’allestimento delle preziose collezioni quattro-cinquecentesche con un’accurata sintonizzazione stilistica di ogni stanza della casa. Negli arredi fissi furono inseriti frammenti d’epoca (fregi parietali, camini, elementi decorativi) mentre per sanare le eventuali lacune presenti nelle ambientazioni si intervenne con il rifacimento in stile. Il risultato è una meticolosa fedeltà al gusto rinascimentale filtrato dalla sensibilità ottocentesca, una stretta coerenza tra contenitore e contenuto, tra architettura, oggetti d’arredo e reperti esposti. Un luogo dove il potere evocativo dei manufatti artistici si intreccia alle suggestioni di una singolare storia milanese, alle memorie concrete della famiglia che ha abitato il palazzo fino al 1975. Aperta al pubblico nel 1994, la residenza dei fratelli Bagatti Valsecchi è considerata una delle meglio riuscite e delle meglio conservate tra le case museo dell’intera Europa. la nascita del «Made in italy» L’Italia è per secoli il centro della vita artistica e culturale, questa fioritura diventa massima nel rinascimento (‘400-‘500), si tratta di un territorio ricco di ambienti creativi e di artigianato di qualità. L’idea di un’Italia come epicentro dell’artigianalità viene tenuta alta anche con il turismo delle élite straniere, che venivano a trascorrere un periodo in italia (Grand Tour). Si rafforza l’idea che l’Italia sia centrale nello sviluppo culturale europeo, nell’800 quest’idea diventa un mito e ci sono molti studiosi che studiano l’Italia per trovare informazioni sia dal punto di vista economico e culturale. Con l’unità politica (1861) nasce il concetto di «fare gli italiani», che fa riferimento all’educazione scolastica, al patrimonio storico-artistico (conservazione e musealizzazione), al turismo nelle città d’arte, ecc.. L’opera italiana, diventa sinonimo di eccellenza culturale all’estero. 16 Nelle Esposizioni Universali a rappresentare l'Italia sono innanzitutto l’artigianato artistico (vetro di Venezia, ceramica e porcellana di Doccia, orafi di Roma, mobili toscani ... ), le produzioni agroalimentari (olio, vino, ecc.), il setificio e altre manifatture tessili. Nell’età della grande emigrazione si diffonde la richiesta di indicazioni «country- of-origin» o «made-in» (tipicità, denominazione di origine) che porta allo sviluppo di un interesse per la cultura italiana da parte della società colta americana. Si diffonde il collezionismo di oggetti e collezioni d’arte provenienti dall’Italia. Viene inoltre ripresa della tradizione del viaggio in Italia e, nella seconda metà del Novecento si sviluppa il ruolo fondamentale della moda italiana «Made in Italy». Economia dell’arte tra medioevo ed età moderna Arte società ed economia Specialmente a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso si sono evidenziati gli stretti rapporti tra eccellenza artistica e ambiente socio-economico e culturale: ● Vite e carriere degli artisti, ● Contenuti delle opere, ● «pubblico» e «mercati», ● Ruolo dell’arte. ampia letteratura (e ora anche lavori di sintesi e di reference): ● Francis Haskell su arte e società italiane nel Seicento ● Richard Goldthwaite su Firenze medievale e rinascimentale ruolo dei banchieri (famiglia Medici, ecc.) e delle corporazioni della lana e della seta Committenza e mercantilismo La ragione per cui un'opera esiste è la committenza, un contratto, un’interazione sociale. La committenza, o mecenatismo, è molto usato anche oggi, in senso imprenditoriale, ci sono molte imprese che si vantano di produrre o prendere parte ad attività di creazione d'arte. 17 importanti scoperte di siti archeologici straordinari, Raffaello viene nominato a tutela delle opere archeologiche. Il caso di Firenze è un caso analogo, che ha al suo centro la magnificenza pubblica legata alla famiglia dei Medici, ma si dà anche grande importanza ai corpi d’arte (es. Produzione della lana). Si hanno scopi che vanno al di là della loro motivazione commerciale. Nei primi anni del 700 si ha il passaggio dai medici ai Lorena, molto più morigerati, non amano il lusso, questo passaggio mette in crisi tutti quei cantieri che avevano prodotto bellezze. Anche l’oreficeria della chiesa entra in crisi. In Francia nasce la committenza statale, nascono delle istituzioni che qualificano l’artista, le accademie. A Parigi queste istituzioni iniziano a crescere e a svolgere un ruolo importantissimo. Le accademie hanno una loro politica culturale che promuove l’arte, a Parigi con i Salon annuali. Le opere migliori vengono poi acquistate dallo stato. Un altro esempio di sviluppo è il museo di Lussemburgo, primo museo pubblico con una sua politica di commissione, che comprende anche la commissione istituzionale, Roma ● munificenza dei papi. Culmina con Giulio II (Della Rovere) nel 1503-13 = Bramante, Michelangelo, Raffaello... ● rivalità tra grandi famiglie (Barberini, Borghese, Farnese ...) ● scoperte archeologiche spettacolari (es. Laocoonte e i suoi figli 1506) Firenze ● Con l’arrivo dei Lorena al posto dei Medici (dal 1737) declina la grande committenza. I Lorena non amano il lusso, né la donazione di beni preziosi alla Chiesa crisi delle botteghe orafe fiorentine ecc. Il collezionismo Si ha la testimonianza di forme di collezionismo già nell'antichità classica e in Cina (corte imperiale). Ma lo sviluppo di queste raccolte di pezzi di valore si ha nell’occidente medievale, dove collezionismo e committenza sono spinti da motivi prevalentemente religiosi ● Raccolte di reliquie per venerazione ● Raccolta di suppellettili per uso liturgico, presso cattedrali e grandi abbazie Dal XIV secolo abbiamo prova della nascita di forme di collezionismo e committenza delle maggiori corti, la più nota è quella del duca Jean de Berry detto il Magnifico. Es. Parigi, dinastia dei Valois duca Jean de Berry detto il Magnifico (1340-1416) crea una vastissima raccolta di libri miniati, vasi antichi, arazzi, monete, pietre preziose, gioielli, reliquiari, ritratti di monarchi francesi, cammei ... vedi qualche notizia più precisa in questa voce biografica) La volontà di accumulare prende una nuova impronta con l'umanesimo, diventa un accumulazione culturale, viene riscoperto il modo classico, si sviluppa una vera e propria ‘mania dell’antico’. Il passato viene visto come modello di virtù civile, sapienza giuridica, tecniche artistiche, ingegneristiche e militari. 20 Questo si traduce nella volontà di raccogliere testimonianze del passato, sia oggetti di pietra, che gioielli e manoscritti. Nascono degli antiquari specializzati, come ad esempio Jacopo Strada, antiquarium per Alberto V duca di Baviera. Il mondo del collezionismo ha bisogno di intermediari, quando vengono messe in campo ambizioni collezioniste molto alte. Per questo nascono gli studiòli, o camerini principeschi, dove venivano analizzati i pezzi delle collezioni più importanti che vi erano contenute. Isabella d’Este a palazzo ducale a Mantova realizza una degli studioli più famosi, spesi dove sono contenute collezioni che vengono studiate e analizzate. Quello di Isabella comprende gioielli, cammei, antichi, sculture, ecc. Parmigianino, Ritratto di un collezionista (1524 circa, olio su tela), National Gallery, Londra) Nelle rappresentazioni dei collezionisti vengono rappresentati con la loro collezione, perche questa diventa una mania, si destinano risorse economiche e tempo all’accumulazione di oggetti. Nel rinascimento e in eta barocca si moltiplicano le collezioni, che possono comprendere naturalia, artificialia, mirabilia. Nascono così i ‘gabinetti della mirabilia’ (gabinetto delle curiosità), espressione di un mondo molto europeo. L’Europa promuove le esplorazioni geografiche e scientifiche proprio per la propensione europea alla curiosità, che produce delle collezioni ‘del mondo’. Continua il collezionismo colto, ma si arricchisce di nuove curiosità e di interessi naturalistici ed etnografici. Dalla curiosità nasce la scienza, la sistematica, lo studio e l’organizzazione degli oggetti nelle collezioni. Gli oggetti etnici arrivavano ai collezionisti dalla corrispondenza,dai loro viaggi, o da una rete di procacciatori. Si puo dire che i gabinetti della mirabilia prefigurano il moderno museo pubblico sul piano della composizione e della fruibilità Un esempio è l'orto botanico di Padova, generato dalla collezione del patrizio veneziano Pietro Antonio Michel. Il fenomeno degli orti botanici non è solo ristretto a Padova, ma si diffonde in tutta Europa, il paesaggio vegetale che abbiamo oggi è testimonianza della diffusione degli orti botanici, porta ad esempio anche alla diffusione del mais, che inizialmente era tipico della indie. 21 (sec. XVI) ● Grande collezione e orto botanico del patrizio veneziano Pietro Antonio Michiel Orto botanico di Padova ● L’imperatore Rodolfo II (sul trono 1576-1612), un collezionista «onnivoro» tra Vienna e Praga maggiore «camera delle meraviglie» d’Europa, sponsor di artisti di corte come Adriaen De Vries, Giuseppe Arcimboldi e altri. Vi si studia anche l’alchimia e vi partecipano scienziati come Keplero (astronomo e astrologo, matematico, teorico musicale, filosofo della natura e teologo luterano) (sec. XVII) ● Il canonico Manfredo Settala a Milano, accumulatore seriale di «meraviglie» ● Il gesuita Athanasius Kircher, fondatore di una raccolta pubblica di antichità e curiosità nel Collegio Romano (1651) I cabinets d’amateurs di Frans Francken II Il pittore fiammingo Frans Francken II (il Giovane) si specializzò in quadri di piccolo e medio formato, con nature morte di fiori e frutta, ritratti, architetture, scene bibliche e soggetti mitologici e storici, realizzati per la creazione di gallerie d’arte personali (chambre of art and curiosities, cabinet d’amateur). Ci restano alcuni suoi quadri rappresentanti queste gallerie stesse. Il suo studio, presso cui lavoravano figli e generi e altri apprendisti, produsse una gran quantità di opere tra cui, oltre agli originali, anche copie dei quadri dell'artista. Cabinet d'un collectionneur (1625) (Kunsthistorisches Museum, Vienna) Cabinet d'art et de curiosités (1636) (Kunsthistorisches Museum, Vienna) . Tra le famiglie del patriziato si gareggia nella committenza e nel mecenatismo per la creazione di nuove scenografie urbane e di nuove gallerie private Ottiene molta fortuna il genere pittorico del vedutismo, ossia della rappresentazione di vedute cittadine, questo anche grazie alla camera ottica o camera oscura. ● Roma: Gaspar von Wittel [Vanvitelli] ● Venezia: Giovanni Antonio Canal [Canaletto], Luca Carlevaris, Francesco Guardi In questo stesso periodo nasce il mito dell’Italia, sono molto ricercate infatti le sue rappresentazioni e gli artisti italiani fuori d’Italia. 22 Si stima una produzione di 70.000 quadri all’anno, oltre 1,3 milioni nel 1640-1660. Per la maggior parte a buon mercato grazie alla specializzazione dei pittori e a tecniche più veloci, come lo «stile tonale» per i paesaggi → prezzo medio < 10 fiorini. N. medio di quadri per abitazione nel ‘600 Delft → 10-20 Amsterdam → 25-40 Nei Paesi Bassi nasce il primo mercato dell’arte moderna. Si tratta di un mercato libero dove ogni cosa può essere fatta oggetto di commercio d’arte. Ad Anversa un circuito di collezionisti e mercanti attorno a Peter P. Rubens, che crea un’imponente collezione di dipinti e sculture antiche. Anversa a un certo punto declina ed emerge Amsterdam. Il risultato dell’esistenza di questo ambiente è che gli artisti dipingono senza il committente per il mercato libro, nasce una struttura sociale che stimola anche investimenti e consumi in campo artistico, la borghesia è incline ad investire denaro anche in beni che non sono produttivi con l’aspettativa di rivenderli. Nasce Il mercante d'arte specializzato (a vari livelli), l’esempio di Gerrit Uylenburgh, ci fa comprendere che si trattava di un mestiere che poteva comportare anche dei fallimenti. Persino committenti e collezionisti talvolta non ordinavano un'opera specifica, ma acquistano con continuità la produzione autonoma di un artista. Anche artisti come Rembrandt, Vermeer, Metsu, van Mieris, ecc. tengono nella bottega opere prodotte non per un committente preciso ma «per il magazzino», cioè per acquirenti futuri, opere talora rifinite e personalizzate al momento dell'acquisto Il dominio coloniale olandese è molto ampio, il che stimola il gusto per le novità, per l’esotico. L’Olanda mostra una società più dinamica, dove la nobiltà conta poco ed è possibile passare da un livello sociale ad un altro piuttosto agilmente, è una repubblica, e l’orgoglio civico è connesso con un’organizzazione sociale dove la borghesia assume un ruolo dominante. Specifico olandese è lo sviluppo delle aste, che vale anche per i dipinti e le opere d’arte. Non si trattava proprio di un mercato libero, importante era la corporazione degli artisti, che dettava le modalità di produzione, è un’organizzazione che puntava a tutelare i membri, importante era l’obbligo dell apprendistato che obbligava i maestri di botteghe di tramandare gli insegnamenti. Per entrare a far parte della corporazione vi era un esame. La Gran Bretagna In Gran Bretagna nasce un mercato ancora diverso, non c’è una tradizione pittorico inglese molto robusta, accresce l’acquisto di opere altrui, in particolare di pittori fiamminghi e italiani. Nel XVII secolo si ha un flusso migratorio di ritrattisti e incisori olandesi e importazione di dipinti dall’Olanda. 129 cataloghi d’aste nel 1689-92, per un totale di 36.000 dipinti. Poi forte riduzione. Ripresa dagli anni Venti grazie alle scorte accumulate 25 Nel XVIII secolo si ha un forte interesse per il patrimonio artistico italiano, è l’Italia del Grand’ Tour. Anche qui nascono le prime case d’asta, dove non è presente l’artista ma l’acquirente, dove erano venduti prodotti coloniali e opere d’arte. Si sviluppa un attivo commercio delle opere d’arte dall’esterno. Fonte di grandissimo interesse sono gli oggetti archeologici, i consoli inglesi inseguivano gli interessi privati della nobiltà inglese, nella ricerca di oggetti testimoni della antichità. Una delle città che gli inglesi amano molto è Verona (in particolare per le opere di shakespeare). Alla base dell’espansione del mercato dell’arte è la modifica dei consumi che si verifica nel 700. La crescita del mercato dell’arte non genera effetti industrializzanti, non è li che troviamo le radici della rivoluzione industriale. Ma si ha una crescente commercializzazione dell’arte. Pittura e scultura sono impiegate per la manifattura di prodotti di lusso (ceramiche, cristalli, oggetti smaltati, lacche). Due esempi di «artificazione» del lusso (e di revival dell’arte classica) sono: ● La manifattura di ceramiche di Josiah Wedgwood ● Haviland & Co. (Francia, 1840) cristalli e porcellane di Limoges In Inghilterra un fenomeno importante è quello delle stoviglie, Wedgwood applica delle logiche industriali a un settore artistico, inizia il fenomeno dell’artizzazione dell’industria, che consiste nell’applicare delle regole dell’arte alla produzione industriale di oggetti di lusso. In Inghilterra ha luogo un incontro tra la produzione artigiana e quella in serie. Un’altro esempio di punto d'incontro è la pubblicità, l’industria che comunica. Le opere d’arte sono esposte anche nelle vetrine dei negozi, nelle taverne negli edifici pubblici e sono vendute nelle tipografie. Aumentano gli intermediari, come i mercanti d'arte e galleristi (che hanno un mercato dove espongono oggetti specifici). Il gallerista va alla ricerca di chi realizza opere di suo interesse, valorizzando dei talenti che scopre. Hanno, quindi, anche una funzione di ‘talent scouting’, se appoggiano un artista o una tendenza, svolgono un ruolo analogo ai mecenati. A Londra nel ‘700 mercanti e aste sono il canale principale per il commercio di opere d’arte. Nel 1768 nasce un’accademia reale dell’arte per mantenere alto il livello della produzione artistica, che presenta corsi di preparazione e l’organizzazione di mostre e esposizione d’arte. È la Royal Academy of Arts, creata da re Giorgio III con il compito di promuovere lo status professionale dell'artista, favorire la formazione e la valutazione critica delle arti, organizzare un'esposizione di arte contemporanea perseguendo uno standard di eccellenza L’esistenza di una società che si traduce anche in campo artistico, porta gli artisti a voler far parte del mercato libero, primi di committenza, che vincolano l’artista. Il tradizionale sistema «paternalistico» (collezionismo nobiliare e mecenatismo pubblico e privato come fonte di reddito e di legittimazione dell'artista) è combattuto da quegli artisti che guardano al mercato libero (come W. Hogarth). William Hogarth (1697-1764) è un pittore e incisore, che produce in serie con l’incisione, che prevede delle riproduzioni. Si dà da fare per il riconoscimento sociale dell’artista. Nel settore delle incisioni viene emanato un atto che riconosce il diritto sulle opere per un periodo di tempo da parte dell’artista. Il risultato è, quindi, il primo riconoscimento a favore dell’artista del diritto d’autore. 26 Hogarth inizia una battaglia contro: ● Il mecenatismo e il grande collezionismo; ● Le case antiquarie e l'arte classica e «gli antichi maestri»; ● La moda del Grand Tour; ● Le regole e le codificazioni dell'accademia; ● I progetti per fondare la R.A.A. È a favore del mercato come fonte di sopravvivenza dell'artista e della libertà dell'arte. Esprime l’idea che l’artista debba vivere per il mercato non secondo le regole delle istituzioni d’arte. L’artista deve avere la possibilità di vivere del mercato e della sua arte senza bisogno della committenza. William Blake (poeta, incisore e pittore, 1757-1827) "Liberalità! Non vogliamo liberalità. Vogliamo un giusto prezzo, un valore proporzionato e una generale domanda d'arte" (1808) Nascono istituzioni deputate a favorire l’incontro tra domanda e offerta, come mezzo di risoluzione al problema degli spazi espositivi: ● 1754 Society for the encouragement of arts, manufactures and commerce, Londra (poi nota come Royal Society of Arts): ○ Encouragement: idea che l’artista debba essere incoraggiato per mostrare le sue migliori abilità, bisogna suscitare lo spirito di intraprendenza con incentivi. ● 1761 Society of Artists of Great Britain, Londra= organizzano mostre nelle sedi delle case d’asta Cock’s e Christie’s La Francia Diverso è il sistema dell’arte in Francia dove vige un sistema paternalistico. La Francia era un assolutismo monarchico, privo di parlamento. Si tratta tutt’oggi i un sistema molto centralizzato. Anche le arti sono considerate dal primo ministro Colbert, come esercizio del potere assoluto del sovrano, e come massima espressione della gloria di Luigi XIV. Nascono istituzioni e accademie reali, finanziate dallo stato con persone nominate e stipendiato dallo stato. Nascono delle accademie per le ahi maggiori: ● Académie Royale de peinture et de sculpture (1661) ● Académie de musique (1669) ● Académie d'architecture (1671) Che hanno il compito di organizzare i rispettivi settori, selezionando le opere migliori, e influendo sui settori artistici con dei trattati e soprattutto attraverso l'insegnamento. Nascono inoltre i salon, ossia delle esposizioni che si svolgono a Parigi, con frequenza irregolare, dove vengono filtrate le opere che possono essere esposte e vengono assegnati premi. Contro questo sistema combatteranno circa un secolo dopo gli impressionisti. L’Académie Royale de peinture et de sculpture ● (1648) Fondata sul modello di analoghe istituzioni italiane, come l'Accademia di San Luca, Roma ● (1661) Riconoscimento della monarchia. Poi, su intervento di Colbert, costituzione definitiva e riconoscimento ai suoi membri del privilegio di fregiarsi del titolo di pittore o scultore del re e della regina 27 Impero bizantino, sec. VII-VIII Riforma protestante, sec. XVI Rivoluzione francese Nazismo e «arte degenerata» Fondamentalismo islamico e arte «profana» In tutte le guerre l’arte è stata presa come parte del bottino portando a numerose esportazioni e alla distruzione. Nascono i monuments men che tutelano le opere d’arte durante gli scontri armati. Le guerre contemporanee hanno danneggiato il patrimonio molto più delle guerre antiche dove vi era solo l’idea del bottino. Le guerre contemporanee invece portano anche distruzione, con l’utilizzo dei bombardamenti. Es. bombardamenti di Potsdam, Dresda, Lipsia e delle altre città d'arte della Germania orientale nel 1945 Gli enti ecclesiastici sono stati a volte sciolti e i loro beni ceduti, riutilizzati o incamerati. Il riutilizzo degli edifici d’arte sia ecclesiastici che non spesso porta alla perdita di beni culturali. Come ad esempio accade nei casi di conversione ad ospedale militare, quando si allestiscono ad ospedali gli edifici vengono imbiancati per igienizzare, anche se presentano affreschi. Inoltre venivano offerti in affitto beni immobili, come conventi, ad acquirenti privati o pubblici, che vi apportarono modifiche per adattarli alle proprie necessità. Dopo l'unità d’Italia sopprimono migliaia di enti religiosi e i loro beni vengono conservati dallo stato, quando se ne riconosce il valore, ma nella maggior parte dei casi vengono alienati. Inoltre l'italia, come il Giappone essendo terreno sismico, soffre dell’attività dei terremoti. Il patrimonio che vediamo oggi è il patrimonio sopravvissuto all’alta sismicità del paese. Allo stesso tempo anche, per esempio, incendi drammatici hanno distrutto opere e anche intere città (Notre Dame , Londra). Anche il commercio può portare alla perdita del patrimonio, esistono scambi legali e illegali, non sempre tuttavia sono esistite leggi che regolavano i commerci. Nasce con il tempo l’idea che per esportare un opera da un territorio sia necessario un permesso apposito. Il turismo di massa, che con il suo avvento snatura il territorio, l’idea di base è che il turista di oggi abbia un’educazione diversa da quella di un tempo che non gli ha insegnato ad apprezzare l’arte. Questo porta ad adattare il territorio alle esigenze del turista medio, come ad esempio tramite la diffusione dei fast food. La tutela delle opere d’arte Nello stato della chiesa è emersa per la prima volta l’idea della tutela del patrimonio artistico e del legame che vincola l’opera all’ambiente. ● Roma, 1462, bolla di Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) Affinché Roma «sia conservata nella sua dignità e splendore», vieta a chiunque di demolire, distruggere, alterare in tutto o in parte non solo i monumenti della cristianità, ma tutte le «testimonianze delle antiche virtù». Solo il pontefice può concedere una licenza. Sono previste ispezioni e sanzioni 30 Ma quasi inapplicata: continuano i saccheggi e il riuso dei materiali antichi, era normale riutilizzare le materie edilizie dei manufatti dell’antichità per altri scopi. ● Firenze, 1602 La perdita delle «pitture buone» produce la perdita dell’ornamento delle città e della reputazione delle loro famiglie. Divieto generale di esportazione dei dipinti senza licenza dell’Accademia del disegno. Divieto assoluto per le opere di una lista di artisti. ● Roma, 1624, card. Aldobrandini, Prohibitione sopra l'estrattione di statue di marmo o di metallo, figure, antichità e simili Siamo in una realtà ricca di beni antichi e si cerca di porre un freno all’esportazione e quindi alla dispersione del patrimonio artistico di una città. Tutti i provvedimenti sono frutto di un depauperamento e del tentativo di contenerlo. Lettera di Raffaello, prefetto della Fabbrica di San Pietro, a Leone X (Giovanni de’ Medici) in occasione della nomina dell’artista a Prefetto alle antichità di Roma, 1515. La fabbrica di San Pietro è un ente dedicato alla costruzione e custodia di un ente religioso. Raffaello viene nominato prefetto della tutela delle opere dell’antichità. La lettera di Raffaello fa comprendere come i provvedimenti presi da papa Piccolomini non erano stati efficaci. «[...] penso d’aver conseguito qualche notizia dell’architettura antica [di Roma] Il che in un punto mi dà grandissimo piacere, per la cognizione di cosa tanto eccellente: e grandissimo dolore, vedendo quasi il cadavero di quella nobil patria, ch’è stata regina del mondo, così miseramente lacerato. [...] Quanti, dico, pontefici hanno atteso a ruinare tempii antichi, statue, archi, e altri edifici gloriosi! Quanti hanno comportato, che solamente per pigliar terra pozzolana si sieno scavati dei fondamenti, onde in poco tempo gli edifici sono venuti a terra! Quanta calce si è fatta di statue e d’altri ornamenti antichi! Che ardirei dire che tutta questa Roma nuova che ora si vede, quanto grande ch’ella si sia, quanto bella, quanto ornata di palagi, chiese e altri edifici che la scopriamo, tutta è fabbricata di calce di marmi antichi. Né senza molta compassione posso io ricordarmi, che, poich’io sono in Roma, che ancor non è l’undecimo anno, sono state ruinate tante cose belle come la meta ch’era nella via Alessandrina, l’arco mal’avventurato, tante colonne e tempii, massimamente da messer Bartolommeo della Rovere. Non deve adunque, Padre santissimo, essere tra gli ultimi pensieri di vostra santità lo aver cura, che quel poco che resta di questa antica madre della gloria e della grandezza italiana, per testimonio del valore e della virtù di questi animi divini, che pur talor con la loro memoria eccitano alla virtù gli spiriti che oggidì sono tra noi, non sia estirpato e guasto dalli maligni e ignoranti: ché pur troppo si sono infin qui fatte ingiurie a quelle anime, che col loro sangue partorirono tanta gloria al mondo. [...]» ● Roma, 1802 editto di papa Pio VII Sulle antichità e belle arti in Roma e nello Stato ecclesiastico. Ispirato in gran parte dal Commissario pontificio per le arti e antichità, Carlo Fea (che aveva dato alle stampe il Discorso intorno alle belle arti in cui manifestava un deciso apprezzamento per la tradizione di provvedimenti pontifici a garanzia delle opere d’arte e antiquarie); ● Roma, 1819 editto del cardinale camerlengo Pacca sulla «cura degli antichi monumenti» e la «protezione delle arti». 31 Tra l’altro, istituisce nelle province dello Stato pontificio le Commissioni di antichità e belle arti, che affiancano quella centrale di Roma. Esse coordinano le prime campagne di rilevamento delle opere d'arte locali, facendo obbligo agli enti proprietari di presentare «una esattissima e distinta nota» delle statue, delle pitture e degli oggetti preziosi posseduti; ● Regno d’Italia, 1909 Prima legge organica per le antichità e le belle arti Anni dopo l'unità, fino a quel momento non vi era nessun vincolo in che porta ad una dispersione di una grande quantità di beni artistici, che erano inseriti nel libero scambio. Il sacco di Lione da parte dei Calvinisti nel 1562 (attribuito alla bottega di Antoine Caron, 1565 circa, olio su tela, Musée Gadagne, Lione) François Bunel II (attr.), La confisca del contenuto della bottega dell’artista (ca. 1590, olio su tela, Mauritshuis, L’Aja). Il pittore, protestante, mostrando gli amministratori cattolici nell’atto di smantellare una sua collezione, probabilmente in seguito a una delazione, voleva evidenziare che anche i cattolici disprezzavano e danneggiavano il lavoro dell’artista 53 32 testimonianze dell’arte e della cultura mondiale di tutti i tempi, manifestando il primato politico e culturale della Francia. Lo scopo era: ● Concentrare le collezioni reali, nobiliari ed ecclesiastiche confiscate in un unico luogo; ● Conservare le opere, le immagini e i reperti dell'Antico regime (così salvandoli dai pesanti attacchi iconoclastici; narravano il passato, erano parte del patrimonio culturale della nazione), ma decontestualizzandoli, cioè privandoli del loro valore simbolico originario, per esorcizzare il potere che avevano nel passato regime (secolarizzazione dei beni culturali); ● Fare di Parigi la capitale d’Europa, trasferendovi i tesori artistici d'Europa e di altre grandi civiltà; ● Favorire la distribuzione del buon gusto, soprattutto tra gli artigiani, industriali e cittadini. Lo stesso progetto si realizza in scala minore a Milano sotto il controllo napoleonico, con la nascita della pinacoteca di Brera. Con la caduta di Napoleone si torna alla monarchia e i governi rivendicano le proprie opere, Antonio Canova viene mandato a Parigi per recuperare le opere italiane, si reinstaura quindi il vecchio ordine politico, ma allo stesso tempo si riunisce il patrimonio disperso degli stati. Nel 1815 la caduta di Napoleone segna un'interruzione nella storia del più grande museo d'arte d’Europa. A questo punto i musei nazionali nascono anche in altri contesti gli Stati istituiscono appositi edifici che esprimono il valore simbolico di questi nuovi centri artistici. L'Ottocento, secolo dei grandi musei nazionali ● Royal Museum - Bruxelles (1803) ● Rijksmuseum - Amsterdam (1808) ● Musei Vaticani - Roma (1816) ● Pinacoteca di Brera - Milano (1818) ● Glyptothek - Monaco (1815) ● Prado - Madrid (1819) ● National Gallery – Londra (1824) ● British Museum - Londra(ricostruito 1823-47) ● Museo Reale (poi Altes Museum) - Berlino (1830) o Hermitage - San Pietroburgo (1852) ● (Esposizione universale 1851) South Kensington Museum – Londra (1857), poi denominato Victoria and Albert Museum (1899) ○ Tra gli scopi: ■ Educare un pubblico sempre più vasto ■ Collegare le arti decorative al più alto contesto della storia della cultura e dell’arte ● Metropolitan Museum of Art (1872) - New York o Kunsthistorisches Museum (1891) – Vienna 35 Musei tra il XIX e il XX secolo Si ha un peso crescente dei musei, insieme alle altre istituzioni artistiche (accademie, esposizioni, gallerie, editoria specializzata, mass media ...). I musei d’arte influenzano: ● formazione dell'aura che circonda l'opera d'arte e l’artista ● mercato ● sviluppo di nuove professionalità ● repertorio di modelli ed esempi per l’artista, l'artigiano, il designer ● spettacolarizzazione delle attività artistiche (grandi mostre, grandi eventi) I musei e il loro pubblico in Italia. Nel 2011 («Atlante statistico dei musei») 4.588 musei, pubblici e privati, aperti al pubblico: ● 3.847 musei, gallerie o collezioni ● 240 aree o parchi archeologici ● 501 monumenti e complessi monumentali ● Un comune su tre ospita almeno una struttura a carattere museale (in pratica 1,5 musei o istituti similari ogni 100 kmq e circa uno ogni 13 mila abitanti) ● Regioni più dotate: Toscana (550), Emilia-Romagna (440), Piemonte (397) ● Nord: 48% dei musei e 43% dei monumenti ● Sud e Isole: 52% delle aree archeologiche ● Visitatori: 104 milioni, di cui il 51% in tre regioni: Toscana, Lazio e Lombardia Nel 2018 4.908 tra musei, aree archeologiche, monumenti ed ecomusei aperti al pubblico. Chiesa e beni culturali L’economia degli enti ecclesiastici e laici Sono a volte vere e proprie comunità ecclesiastiche («microcittà»), nelle mani delle quali è concentrata un'ampia porzione di proprietà immobiliare. Nella trasmissione di questi beni immobiliari, si è spesso soggetti al vincolo della “manomorta”, sia nei casi delle chiese che nei casi degli enti laici, come gli ospedali. I beni non acquistati liberamente, ma ricevuti in donazione da privati che non vogliono che questi siano venduti. Le modalità di gestione di questi immobili sono diverse, si può trattare di conduzione diretta, ma anche di affitto o di investitura perpetua (a livello / enfiteusi). Gli enti ecclesiastici possono portare avanti Investimenti in edifici di culto e di rappresentanza, ma anche investimenti produttivi (es. bonifiche) Innovazioni tecniche e gestionali: caseificio, partita doppia. I consumi di questi enti derivano dal servizio liturgico, ma anche da opere di assistenza e carità. Le cattedrali Importante è la funzione della chiesa nel far memoria. Le produzioni artistiche e culturali sono molto legate alle istituzioni ecclesiastiche. Le cattedrali (ecclesia mater, ecclesia maior, domus Dei) sono state per secoli i punti più alti delle città. La cattedrale è una chiesa madre che prende il nome dalla cattedra, oggetto sulla quale il vescovo ha la prerogativa di potersi sedere. Sono dette anche Duomo. 36 Esistono migliaia di cattedrali nel mondo, legate a diverse professioni: chiesa cattolica, anglicana, ortodossa, episcopale americana; ma anche confessioni non episcopali come la Chiesa evangelica luterana tedesca, chiesa di Scozia ecc. Dietro a queste realizzazioni non vi è solo la fede e le partecipazioni del popolo con donazioni disinteressate, ma anche grandi investimenti che richiedono la mobilizzazione delle maggiori eccellenze e la specializzazione. La maggior parte di queste opere richiesero secoli per essere portati a termine, sono opere molto impegnative che si avviano e non sempre i tempi storici permettono di terminare. Ai fini della loro manutenzione si richiede grande impegno, nascono, dunque, appositi enti che si occupano di mantenerle, le fabbricerie o fabbricerie. Sono enti laici che si occupano della manutenzione sia ordinaria che straordinaria (opere di ripristino e riparazione). L’obiettivo di questi enti è quello di far durare queste costruzioni ‘per l’eternità’, tuttavia esse non si sottraggono ai rischi di danni e distruzioni del tempo. Oggi la questione è quella del dialogo tra le culture, le cattedrali sono diventate luogo turistico. Dietro la questione delle cattedrale ci si pone quindi in termini diversi. Anche in passato quando la popolazione era analfabeta l‘obiettivo della cattedrale era quello di comunicare un messaggio a chi non era in grado di comprenderlo in altro modo. Il dibattito sulle cattedrali inizia con R. Lopez, che sottolinea come le cattedrali siano uno spreco di risorse in opere inutili, parla di pietrificazione della ricchezza. Secondo Lopez in un epoca di crisi generale (fine ‘200) erano investimenti intempestivi e improduttivi, anche se utili dal punto di vista sociale, la dimostrazione è il fatto che le cattedrali iniziavano e poi non venivano completate per la scarsità delle risorse. C‘è che ha sottolineato che la visione di Lopez sia economicistica, non tutti gli investimenti devono essere necessariamente produttivi, perche andrebbe contro alla natura umana. Altri hanno sottolineato che gli investimenti culturali sono una parte limitata rispetto al totale. Altri ancora hanno negato il legame tra la crisi economica e l‘investimento in opere culturali. Inoltre i grandi investimenti culturali sono solo parzialmente sponsorizzati dalle donazioni della popolazione, a loro volta i vescovi si finanziavano con le decime ecclesistiche, le istituzioni ecclesiastiche prelevavano un decimo dei redditi della popolazione. Infine il finanziamento delle cattedrali non è urbano ma rurale, quindi il nesso tra crisi urbana e cattedrale è ancora più debole. Cattedrali e comuni italiani In Italia tra il XII e il XV secolo la realizzazione materiale e la gestione sociale delle cattedrali spesso finisce per spettare ad enti laici, in primo luogo i municipi, oppure le corporazioni. Nel caso delle corporazioni si parla di municipalizzazione indiretta (es. Firenze, l’Arte della Lana soprintende alla gestione di S. Maria del Fiore dal 1331 al 1770). C‘è un intreccio tra società economia ed arte che è difficile da sciogliere e fa parte della storia. Esistono tante forme di compartecipazioni, la tutela e la costruzione dell‘uomo è una realizzazione che vede l‘unione della partecipazione religiosa e laica. Prevalgono le situazioni intermedie di municipalizzazione parziale delle cattedrali e degli edifici religiosi. ● Bologna, basilica di S. Petronio (1390 sgg.): vero e proprio «tempio civico» 37 Jean Fouquet, Costruzione del tempio di Gerusalemme da parte del re Salomone (miniatura, c. 1465, Bibliothèque Nationale, Paris) Il tempio ha le forme della cattedrale di Tours Mauro Ferrari, Principali fasi della costruzione del Duomo di Milano (dal multimedia Leonardo e il cantiere del Duomo di Milano, Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia «Leonardo da Vinci») 40 Il mondo della cultura scritta La cultura scritta del medioevo Monaci al lavoro in uno scriptorium (miniatura del Libro de los Juegos o Libro dei giochi, commissionato da Alfonso X di Castiglia nel 1283 - Biblioteca El Escorial, Spagna) Il monaco Anno consegna al committente un Evangeliario terminato (miniatura di dedica del Gero-Codex, realizzato forse nello scriptorium dell‘abbazia benedettina di Reichenau tra 965 e 976 - Hessische Landesbibliothek, Darmstadt) Lo sviluppo economico deriva da tanti elementi, Carlo Cattaneo scrive un articolo molto noto ponendo l‘intelligenza come fattore di sviluppo, l’intelligenza comprende sia la cultura che l‘impegno territoriale. Nei monasteri gli amanuensi si occupavano di trascrivere e conservare la conoscenza. Nella cultura antica lo scrivere era considerato un'attività manuale, umile o degradante. Amanuense (dal latino «a manu servus) in origine era lo schiavo deputato alla copiatura manuale di un testo. Il libro inizialmente era fatto di papiro o pergamena, solo dopo si passò alla carta. Nel medioevo si diffondono i monasteri, dopo la riforma di San Benedetto, si diffondono monasteri cistercensi. I monasteri seguono tutti la stessa regola, sulla base dell‘ordine religioso. Le prime regole monastiche (dal sec.VI) compresero la scrittura tra le attività che il monaco doveva svolgere per condurre una vita pia. I monasteri con scriptoria sono i più importanti centri di consumo e di produzione di testi scritti. 41 Ai monaci viene chiesta l’attività di scrittura mentre agli amanuensi viene richiesto di copiare, considerata un’attività servile. Lo scrittorio nei monasteri era un luogo riscaldato e ben illuminato con banchi fatti su misura per scrivere. Scrivere, copiare e trascrivere diventa un obiettivo importante di conservazione della cultura sia religiosa che laica. Il mezzo linguistico era il latino. San Benedetto, nella sua regola, non prevede la scrittura, ma il lavoro, si tratta di una nobilitazione del lavoro, non come attività servile, ma come una via per la perfezione. Il lavoro comprende anche l'attività di copia. Nella Regula monachorum (534) san Benedetto organizza la vita monastica intorno a tre grandi assi portanti che permettono di fare fronte alle tentazioni, impegnando continuamente e in modo vario il monaco: 1. Preghiera comune 2. Preghiera personale 3. Lavoro. (Lo studio inizialmente non era compreso, perché la maggior parte dei monaci era analfabeta) I monasteri si diffondono specialmente dopo la riforma cluniacense (sec. X-XI), che adotta la Regola benedettina. Abbazie e monasteri cistercensi nel sec. XII The Cistercian Order was founded in 1098 by monks who wanted to turn to a more strict interpretation of the Rule of St Benedict. Citeaux in Burgundy is the Mother-House of all the Cistercian abbeys. At the height of Cistercian expansion in 1151 there were more than 330 houses I principali libri occorrenti nei monasteri ● Bibbia ● Regola ● Messale (libro liturgico che contiene i vari formulari, con le relative norme rituali, per la celebrazione della Messa) ● Salterio (raccolta dei 150 salmi presenti nel libro biblico) ● Innario (raccolta degli inni religiosi) ● Collectanea (varie collezioni di testi e documenti della Chiesa) ● Lezionario (libro liturgico che contiene tutti i brani scritturali dell'Antico e del Nuovo Testamento da leggersi durante la Messa) ● Antifonario (raccoglie le antifone, brevi canti abbinati ai salmi) ● Graduale (collezione di 15 salmi) 42 Produzione di libri manoscritti e a stampa in Europa (500-1800) senza l’Europa sudorientale (Europa Bizantina, ultimo regno ottomano) e la Russia Nel medioevo la cultura scritta si diffonde, la maggior parte degli interessati era parte della chiesa, il numero di persone che vivevano in ambito ecclesiastico era molto alto, circa il 20% della popolazione cittadina. La cultura scritta è quindi limitata ad una parte della popolazione che però non va sottovalutata. Questa parte della popolazione divulgava poi oralmente i testi scritti. Dopo l’anno 1000 la domanda accademica cresce, soprattutto grazie alle università. Dopo gli ecclesiastici e gli accademici, a sviluppare la capacità di leggere, scrivere e, anche, fare di conto, furono i mercanti. Il ceto mercantile che ha a che fare anche con mercati distanti tra loro, necessità di comunicazioni scritte. Nascono nel medioevo delle tecniche per tenere i conti, prime forme di contabilità moderna. I ceti commerciali fanno nascere delle scuole di abaco e una manualistica che insegna le tecniche di contabilità. Si stima che la percentuale di popolazione alfabetizzata tra il 1000 e il 1500 passa dal 1% al 12%. Questa limitata frazione di popolazione che possiede queste capacità non è diffusa uniformemente, si concentra nelle città e marginalizza le zone rurali. In città circa il 20% della popolazione è alfabetizzata, nelle campagne è molto meno diffuso. I livelli di alfabetizzazione diminuiscono, inoltre, nell’Europa dell‘est, dato il minore affollamento di queste zone rispetto alle zone occidentali. Il primo elemento che influisce sui livelli di alfabetizzazione è quindi la densità della popolazione. Un secondo elemento è la religione, le chiese ortodosse sospettano della cultura scritta diffusa tra i laici, mentre le chiese occidentali cristiane, investono nell'insegnamento della cultura scritta, anche ai alici, come attraverso il catechismo. Un altro elemento discriminatorio è il sesso, nelle famiglie che investono nell‘istruzione si privilegia quella maschile rispetto a quella femminile. Inoltre, il costo economico dei manuali è ancora molto alto, il che porta un’ampia fascia della popolazione a non potersi permettere di acquistarli. La necessità di diffondere 45 l’alfabetizzazione porterà alla produzione di tecnologie che permettano di fa ridurre il costo dei testi scritti (Gutenberg). C‘è una continuità secolare tra la diffusione della cultura nell’Europa medievale e oggi, c‘è una regione europea occidentale in cui si addensano da secoli cultura, manifattura e densità della popolazione, sono fenomeni non sono strettamente interdipendenti, ma la connessione si riconosce. Quest’area va dall'Italia settentrionale al Mare del Nord, si parla di Europa Carolingia, più recentemente è stato coniato il termine ‘Blue banana’. L’attività dello scriptorium Il luogo: una vasta sala illuminata da numerose finestre (spesso la sala capitolare). La luce artificiale era proibita per paura che potesse danneggiare i manoscritti. Nella stessa stanza potevano lavorare fino a trenta amanuensi. Le persone: ● Calligrafi, che si dedicavano alla produzione di libri preziosi ● Copisti, che svolgevano la produzione di base e la corrispondenza ● Correttori, che componevano i fogli scritti e confrontavano il lavoro finito con il manoscritto da cui era stato prodotto ● Miniatori/pittori, che dipingevano le illustrazioni, a volte con piccoli fogli d'oro rubricatori, che dipingevano le lettere di rosso ● Alluminatori, si occupavano di posizionare le foglie d'oro ● Legatori, si occupavano alla fine del lavoro di rilegare il codice o il manoscritto. Il materiale di scrittura: dopo la conquista islamica dell'Egitto (metà sec. VII) il papiro non era più disponibile. Fino alla diffusione della carta il supporto più usato fu la pergamena (ricavata dal trattamento delle pelli di mucche e vitelli, pecore, capre, attraverso varie fasi: taglio dei fogli, foratura, rigatura, levigazione). Gli strumenti di lavoro: penne, inchiostro e temperini, righelli, punteruoli (per praticare minuscoli fori utilizzati come riferimenti per tracciare linee dritte sul foglio), leggio. La miniatura necessita di altri utensili e materiali. Tutto il materiale era fornito dall'armarius (il bibliotecario del monastero), vero regista dell'operazione di copiatura. L’attività di copiatura: una volta posto il foglio vuoto sul leggio, la prima operazione consisteva nel tracciare righe orizzontali (generalmente n. 26), affinché la scrittura fosse diritta, e definire gli spazi da lasciare disponibili per le miniature. L'amanuense copiava quindi il testo sulla pagina rigata. Il lavoro non si limitava alla copia di testi antichi, bibbie o commenti ai testi sacri, ma venivano scritte anche opere originali. Alcuni scriptoria svilupparono usi grafici diversi fra loro (es. le lettere a e b caratteristiche dello scriptorium di Corbie; le lettere a e z caratteristiche di quello di Laon, varianti della scrittura definita in paleografia come merovingica). L’attività di miniatura: Era eseguita separatamente dopo la redazione del testo (ma prima della legatura del libro) spesso in altri ambienti e a distanza di tempo (anche qualche mese). Scriptoria e botteghe commerciali: gli scriptoria fornivano libri per i monasteri, sia per uso interno sia come manufatti di scambio. Producevano inoltre i libri destinati alla ristretta fascia 46 di laici alfabetizzati. Da metà sec. XIII la concorrenza delle botteghe laiche divenne molto forte, sia per il tipo di letteratura proposta (non più soltanto edificante o di preghiera) sia per la lingua con cui era scritta (non più in latino ma in volgare). Le botteghe scrittorie laiche avevano inoltre sistemi di copiatura più rapidi (es. il sistema della pecia in ambito universitario). La mentalità del monaco amanuense era diversa dallo scriba laico che copiava un'opera a scopo di guadagno. Comunque per vari secoli gli scriptoria monastici rimasero il perno della produzione di testi liturgici per i monasteri stessi, almeno fino alla diffusione della stampa. Vivarium (Squillace, Catanzaro) È il primo scriptorium di cui si abbia precisa testimonianza. Faceva parte del complesso monastico costruito da Flavio Cassiodoro nel 555 ca. Egli non solo raccomandò la massima accuratezza nella trascrizione dei testi sacri, ma fece copiare anche testi di autori pagani. Il centro scrittorio fu attivo almeno fino al 630. Le immense devastazioni portate dalla guerra gotica avevano messo in pericolo la sopravvivenza della letteratura pagana e anche di quella cristiana. Nell'Italia devastata dalla guerra, gli stessi scriptoria erano stati decimati. Sotto la guida di Cassiodoro iniziò quindi un lungo lavoro di trascrizione e di traduzione dei testi latini e greci, nell'intento di salvarli e tramandarli. Cassiodoro incaricò vari grecisti, tra cui Muziano ed Epifanio Scolastico, della traduzione di opere greche a contenuto storico e teologico, che ebbero larga diffusione nel Medioevo. La biblioteca del monastero di Vivarium era per quei tempi estremamente completa: pagana e cristiana, latina e greca. I codici, alcuni dei quali pregevolissimi, furono classificati e disposti secondo le varie scienze. Trattandosi di un monastero, al primo posto era la Sacra Scrittura. Accanto ad essa i 22 libri della Antichità Giudaica e centinaia di altri che trattavano di religione. La struttura fu arricchita da una selezione di testi significativi della scienza classica ed ellenistica, tra cui molti libri che trattavano di cosmografia (le opere di Giulio Onorio, di Marcellino Illirico, o il celebre codice di Tolomeo). Seguivano opere di filosofia e di agraria (tra cui i trattati di Gargilio Marziale, Columella e Emiliano). Per i monaci addetti alle cure mediche vi erano opere di Ippocrate, di Celio Aureliano, la Terapeutica di Galeno, l’Erbario di Dioscoride. Non mancavano le opere di Aristotele, nella recente traduzione latina di Boezio. Benché la biblioteca del Vivarium sia stata dispersa dopo il 630, la sua attività ebbe un'enorme influenza sull'Europa alto-medievale. Prima la copia dei manoscritti era compito riservato ai religiosi inesperti o fisicamente infermi e era eseguita in base al capriccio dei monaci alfabetizzati. Grazie all'influsso di Cassiodoro il sistema monastico adottò un approccio più rigoroso, diffuso e regolare nella riproduzione dei documenti, visti come parte integrante dell'attività del monastero. Questo approccio monastico fu tramandato soprattutto dalle istituzioni religiose germaniche. Montecassino (Frosinone) La regola monastica di san Benedetto da Norcia specifica le mansioni dei monaci, tra cui quella della scrittura. All'interno dell'abbazia di Montecassino (fondata nel 529, distrutta e ricostruita più volte) uno scriptorium funzionò dall'XI al XV secolo. Bobbio (Piacenza) Nell'abbazia, fondata dal monaco irlandese san Colombano nel 614, uno scriptorium fu istituito nel sec. VII dal successore del fondatore, l'abate Attala (615-627). Sino al IX secolo, in età longobarda e carolingia, esso fu il maggior centro di produzione libraria in Italia, cuore di una rete di scriptoria nei vari monasteri dell'ordine (benedettino dal sec. IX). I monaci irlandesi che vi lavorarono nei primi tempi introdussero lo stile dell'arte insulare 47 L’esplosione dell’informazione scritta Rispetto al Medioevo già a metà Cinquecento si avverte una relativa sovrabbondanza di opere, uno scrittore italiano afferma nel 1550: «vi sono così «tanti libri che non abbiamo nemmeno il tempo di leggerne i titoli». Dal 500 non si sviluppa solo il numero di libri ma anche la qualità della stampa. A fine 700 si stima che fossero diffuse circa 1 mld di copie in Europa, bisogna considerare che il numero di alfabetizzati era ancora molto basso, la ragione dietro questo aumento di copie, è, dunque, principalmente una diffusione dell‘industria e della filiera della stampa. La moltiplicazione del numero di testi stampati, fa si che questi comincino a circolare ampiamente. Il libro viene considerato più che solo fonte di una lettura veloce, si trattava di una lettura immersiva, più sentita. Con libri come i testi religiosi vi era uno strettissimo legame, ma anche per altre opere. In mezzo a tanti titoli vi è la necessita di riuscire a orientarsi, nascono i primi strumenti (anche a stampa) di orientamento bibliografico, a cura specialmente dei bibliotecari. Le biblioteche diventano luoghi di accumulo del sapere, nascono quindi le bibliografie, che elencano i libri contenuti nelle biblioteche per indirizzare i lettori. I libri contenuti nelle biblioteche vengono catalogati, classificati e ordinati, si tratta dei primi passi della biblioteconomia. Un’altro mezzo per orientarsi nella miriade di titoli sono le recensioni. L‘industria della stampa è un‘industria dei contenuti, ci sono delle minoranze, delle culture che hanno più precocemente aderito al mezzo della stampa, come la cultura ebraica e armena, rispettivamente nel 1494 e nel 1567. La minoranza fa della cultura uno dei motivi elitari della propria identità. Vale sia per una minoranza linguistica che religiosa, il libro diventa un mezzo per conservarsi come comunità. Inoltre nell‘antico testamento ai genitori si chiedevi istruire i figli, quindi nel mondo ebraico i livelli di alfabetizzazione erano molto più elevati, anche le persone semplici erano istruite, in più tutti i fedeli erano invitati fin dall’antichità a leggere i libri sacri (nel cristianesimo solo dal Concilio Vaticano II). A volte tra gli ebrei si aveva una percentuale di alfabetizzazione che rasentava il 100%. Fin ora abbiamo parlato di culture con lingue scritte rappresentate da caratteri standard. Per quanto riguarda l’Asia si aveva, invece, maggiore difficoltà, in quanto si trattava di culture che scrivevano per mezzo di ideogrammi. Per questo motivo molti paesi asiatici rimangono inizialmente esclusi dal processo. In Russia e nell’Europa ortodossa la popolazione alfabetizzata era minore rispetto all'europa occidentale. Da noi il clero, i mercanti, molti nobili e chi faceva parte della filiera del libro erano tutti alfabetizzati. Nell‘area ortodossa la cultura voleva che solo chi faceva parte del clero fosse alfabetizzato, la chiesa percepisca come propria prerogativa dell'alfabetizzazione. Anche nel 1917 moltissimi erano analfabeti. Le famiglie non sempre apprezzavano l‘istruzione. A Mosca nel 1564 venne introdotto un torchio che, però, fu distrutto. 50 A San Pietroburgo secoli dopo, tra 6-700, con Pietro il Grande, e lo stato in generale, aprono nuove tipografie statali, ma non vi è indipendenza, l‘utilizzo del mezzo della stampa era molto censurato. In italia, dopo la prima guerra mondiale si aveva il cosiddetto analfabetismo di ritorno, moltissime regioni presentavano alti livelli di analfabeti derivati dal fatto che chi imparava a leggere e scrivere da molto piccolo non coltivava queste capacità perdendole poi nel tempo. Il mondo mussulmano era ancora più reticente verso questa diffusione. Vi era anche la pena di morte per la stampa di libri contrari alla religione. Verso la fine del 1500 era consentita la vendita di libri non religiosi in lingua araba, stampati in italia. Nel 1726 a Istanbul apre la prima stamperia turca di breve durata. Nascono poi i primi giornali, le gazzette, che porta alla nascita dell‘opinione pubblica, è una palestra che forma opinione. La prima gazzetta ufficiale ottomana nasce nel 1831. Diversi atteggiamenti nei confronti della stampa Fin dall‘inizio la nascita della stampa suscita entusiasmi e atteggiamenti di rifiuto. L‘arte della stampa è un ingrediente della libertà che combatte contro l‘oppressione, nasce la consapevolezza dei propri diritti e delle proprie libertà. Nasce una nuova consapevolezza del legame tra l’assenza della stampa e il dispotismo. La stampa è parte del processo che porta allo sviluppo di una monarchia parlamentare in Inghilterra. «L’arte della stampa diffonderà a tal punto il sapere che la gente comune, conoscendo i propri diritti e le proprie libertà, non si lascerà governare con l’oppressione» (Samuel Hartlib, 1641) «Il Gran Turco è un nemico della conoscenza per quanto riguarda i suoi sudditi, perché trova vantaggioso avere un popolo della cui ignoranza può approfittare. Perciò non sopporterà la stampa, essendo sua opinione che la stampa e il sapere, specie quello che si trova nelle università, siano il principale combustibile della divisione tra i cristiani» (Henry Oldenburg, primo segretario della Royal Society di Londra, 1659) Ciò che porta al primato europeo secondo Francis Bacone è la combinazione di arte della stampa, bussola e polvere da sparo. L’Europa assorbe e strumentalizza le nuove invenzioni, spesso importate dall‘oriente, come mezzo per il proprio sviluppo e primato. Bacone è uno tra gli attori della rivoluzione scientifica che sostiene che il mondo, anche naturale, debba essere conosciuto e dominato, attraverso la conoscenza e la cultura. I principali critici della stampa sono principalmente gli amanuensi, i copisti e le autorita ecclesiastiche, ossia figure che rimanevano ancora molto legate alle opere manoscritte. La rivoluzione della stampa e i suoi effetti Elisabeth Eisenstein ha studiato a lungo gli effetti culturali e politici della stampa. Gli effetti sono stati parzialmente immediati e parzialmente di lunga durata. Tra gli effetti immediati,‘orizzontali‘ abbiamo: ● La diffusione della conoscenza. Nascono nuove tipologie di libri meno costosi per aumentare il pubblico. 51 ● Il fatto che le idee e le conoscenze non siano più legate alle persone ma ai libri, porta ad una loro diffusione, grazie anche agli agenti che lavorano nel mercato del libro, che creano diversi canali di distribuzione. ○ Mcluhan enfatizza l'idea della nascita dell’”uomo topografico”. Si passa da una cultura basata sull'oralità a una cultura basata sulla lettura e sul rapporto con gli scritti. ● Le conoscenze escono dai monasteri, dalle università e dalla nobiltà, si ha l’accesso di un pubblico più ampio alle conoscenze. Il vero limite all‘impatto della stampa è stato, infatti, l’analfabetismo. ● Un altro effetto è quello dello sviluppo di nuovi generi letterari: le donne hanno sollecitato la nascita del romanzo, per esempio. La nascita di nuovi generi, anche per il tempo libero, fa sì che ci sia una diffusione di idee e di stimoli sempre maggiore, chi produce contenuti influenza i lettori. Tra gli effetti cumulativi, ‘verticali’, troviamo: ● I saperi precedenti spesso rischiavano l’oblio o l’occultamento, capitava che quando le generazioni scomparivano, con esse spariva anche sapere. Si tratta di un rischio tipico del passato, sappiamo di opere del passato che non ci sono pervenute. Oggi grazie alla stampa non è più così. Ciascuna generazione può partire dal lavoro intellettuale delle generazioni precedenti («la galassia Gutenberg», la definisce McLuhan). ○ Non si ha più l‘amnesia tipica delle culture basate sull’oralità. Né l'occultamento delle conoscenze e delle idee quale avveniva nel Medioevo. ● Con il passaggio da oralità a materializzazione, si ha un’oggettivizzazione del sapere, la stampa non solo conserva sapere ma lo standardizza, statizza il sapere, che prima era molto mutevole e fluido ○ Anche internet oggi è molto mutevole, per questo è poco adatto per un uso accademico, la cultura scritta rispetto a quella digitale è più oggettivata. ● Favorisce l’individualizzazione del sapere, sulla base dell’autore, dell’editore (e quindi anche la sua valorizzazione economica). Con nascita del libro a stampa nasce di più il concetto di autorialità, sempre di più il libro si lega all’autore e alla casa editrice, la copertina diventa un tratto distintivo. Si sviluppa un senso di sapere più individuale, mentre nel medioevo l’idea era di un sapere come prodotto collettivo. ○ La proliferazione nel ‘500 e ‘600 aumenta, cresce la consapevolezza che il libro esprima l'autore. Ci si pone il problema di sapere a chi spettino i profitti delle vendite, nasce diritto d’autore. ● Favorisce la critica dell’autorità perché rende accessibili più visioni e opinioni, in quanto vi è la possibilità di leggere e sviluppare la propria opinione in autonomia. Il libro ha impatto nel rapporto fra soggetto e collettività perché favorisce la pluralità delle idee e la loro circolazione. Vi è il desiderio di mettere nero su bianco idee: ○ La cultura diventa sempre più dialettica, confronto fra soggetti. Dialettica che a volte contrappone sapere antico e moderno. Dialettica anche generazionale. ○ Vi è un confronto anche critico del libro come veicolo di idee, da parte di chi teme eresia, opposizione ecc. 52 ● Marciana di Venezia ● Vaticana di Roma La stagione d’oro delle biblioteche va dal VII al XVIII secolo. Si passa dal collezionismo privato a nuove strutture che vogliono rendere fruibile un sapere sempre crescente. Es.: Biblioteca Ambrosiana, Milano (1609) ● nuova struttura architettonica ● nuova disposizione di banchi e scaffali Nascono i primi trattati teorici e pratici per la gestione di questo sapere sempre più articolato è importante trovare dei ‘motori di ricerca’ che permettano di orientarsi tra la grande vastità dei manuali. Nasce così una nuova disciplina, la biblioteconomia, che si occupa dell’organizzazione fisica dello spazio, della gestione delle raccolte, del catalogo, della consultazione, dei servizi al pubblico e della diffusione dell'informazione. Le biblioteche diventano strutture talmente importanti che gli stati nazionali iniziano a promuovere biblioteche reali o nazionali che promuovano e conservano tutto il sapere nazionale. Biblioteche si moltiplicano nel Settecento. Il bibliotecario e sacerdote austriaco Adalbert Blumenschein censì in ventitrè paesi circa 2.500 biblioteche di ogni genere (di monasteri, chiese, sinagoghe, civiche, giudiziarie, pubbliche, private, universitarie, scolastiche, principesche, reali, imperiali, economiche e scientifiche). In Italia ne nacquero moltissime. Non si può dire che l'Italia sia rimasta indietro in quei secoli, nonostante sia vero che dal punto di vista economico emergono altri stati, culturalmente rimane un paese molto vivo. Le autorità e il libro. La censura La storia della censura è una storia complessa che rivela il rapporto tra la società e il libro. La censura mostra anche i complessi rapporti tra politica e cultura, religione e scienza, istituzioni e morale. Con gli autori, librai e stampatori tra le categorie più colpite. Si può distinguere tra censura laica e censura cristiana. La chiesa ha un atteggiamento ambivalente verso la diffusione del libro, coglie l'importanza della stampa come mezzo per veicolare messaggi, come strumento anche per educare. Tuttavia, teme la diffusione di eresie, magia e occultismo, immoralità, che nuovi lettori leggano direttamente le Sacre Scritture senza il filtro delle autorità religiose. La parte della popolazione meno colta era anche più corruttibile. Nascono per queste ragioni politiche censorie per sanzionare tutte le idee che non collimano con ortodossia. ● Inquisizione: ha origini medievali e nel sec. XVI troviamo l’Inquisizione romana ○ Esercitata da autorità cardinalizie. Non tutti erano esercizi violenti e antidemocratici, ma non si trattava nemmeno di eccezioni. ● Indice dei libri proibiti: deriva dall’atteggiamento sospettoso nei confronti delle idee che si diffondono più velocemente. 55 ○ Dall’Indice Paolino del 1559 ad altri elenchi diocesani all’Indice tridentino del 1564, si articolano in indici vaticani e poi locali. ○ Elencano le opere vietate tipo le Bibbie nelle lingue volgari, l'idea era che chi non aveva strumenti intellettuali per capire queste opere non avesse nemmeno la possibilità di leggerle. Si diffonde anche una censura protestante, che ha efficacia, però, solo per il territorio in cui c’è protestantesimo, ma è altrettanto intollerante di quella cattolica. L’«Indice Paolino» del 1559 (da papa Paolo IV) Il decreto dell'Inquisizione romana prescriveva, pena la scomunica, «che nessuno osi ancora scrivere, pubblicare, stampare o far stampare, vendere, comprare, dare in prestito, in dono o con qualsiasi altro pretesto, ricevere, tenere con sé, conservare o far conservare qualsiasi dei libri scritti e elencati in questo Indice del Sant'Uffizio». L’elenco (Cathalogus librorum haereticorum) era diviso in tre parti: autori (proibite tutte le loro opere), libri (126 titoli di 117 autori) e opere anonime (332 opere). Vi erano inoltre elencate tutte le Bibbie nelle lingue volgari, in particolare le traduzioni tedesche, francesi, spagnole, italiane, inglesi e fiamminghe. Veniva condannata l'intera produzione di 61 tipografi (prevalentemente svizzeri e tedeschi) di cui erano proibiti tutti i libri, anche quelli riguardanti argomenti non religiosi, in qualsiasi lingua e di qualsiasi autore, così da scoraggiare gli editori a pubblicare autori protestanti di lingua tedesca. Infine si proibivano intere categorie di libri, come quelli di magia cerimoniale. Tra i libri inizialmente proibiti c'erano: il Talmud, tutte le opere di Luciano di Samosata, di Agrippa Nettesheim (ritenuto principe dei maghi neri e degli stregoni, anche se riuscì a sfuggire all'Inquisizione; nella sua opera principale, il De occulta philosophia, descrive la magia «la vera scienza, la filosofia più elevata e perfetta, in una parola la perfezione e il compimento di tutte le scienze naturali»), di Ortensio Lando, di Guglielmo di Ockham, di Niccolò Machiavelli, Il Novellino di Masuccio Salernitano, il Decameron di Giovanni Boccaccio e il De Monarchia di Dante Alighieri. La censura laica nasce per paura di eventuali sedizioni (condotte organizzate, che tendono alla ribellione contro l'ordine costituito). Questa paura si traduce in restrizioni della stampa (Es. Inghilterra: privilegi solo a Londra, Oxford e Cambridge). La preoccupazione si accentua dopo la nascita dei giornali d’informazione a partire dal XVII secolo. La censura si applica anche alle opere teatrali, non solo ai libri, anche a quelle dirette ai ceti popolari. Talora finisce per agire preventivamente con forme di autocensura. L’efficacia di questi strumenti di controllo è contrastata dal contrabbando dei libri, si sviluppa un'importante circolazione clandestina di opere a stampa. Quindi i libri proibiti in qualche modo circolano, per assurdo proibizione è oggetto di attrazione. Nonostante le leggi e la censura, alcune biblioteche erano autorizzate a possedere i libri proibiti (Biblioteca Ambrosiana a Milano, Biblioteca Angelica a Roma, ecc.) Censura spesso agiva in modo preventivo con forme di autocensura. 56 Imprenditori e mercati del libro nell’Europa moderna. L’elemento motore nell’industria del libro sono gli imprenditori, che promuovono e permettono la circolazione dei libri. Sono imprenditori di cultura, che rendono impresa quello che per l’autore sono solo idee. La filiera del libro va dalla produzione della carta al redazione del testo, dalla stampa, alla sua circolazione, dall’acquisto alla lettura. La nascita di un libro comprende tantissime figure professionali . Anche nella piccola bottega artigiana c’è la specializzazione dei compiti. L’industria del libro porta all’emergere di diverse figure intellettuali. Oltre all’autore, troviamo tipografi (imprenditore, artigiano, lavoratore e capitalista), redattori, proti e correttori di bozze, librai, bibliotecari, giornalisti, alla fine c’è anche lettore. Si tratta di una vera impresa, anche se fino al ‘700 si ha una relativa divisione del lavoro imprenditoriale, editore, stampatore e libraio, figure che oggi si sono divise erano unite nello stesso soggetto (il tipografo). L’industria del libro non occupava solo della produzione, ma si occupava anche delle istituzioni che si generano intorno al libro, della produzione e della distribuzione. Il tipografo era generalmente uomo di cultura e quindi in grado di interagire con gli artisti. Potremmo definirlo come un moderno committente del libro. Possedeva competenze tecniche e gestionali e capitali, che gli permettevano di avere rapporti con tutti gli altri soggetti della filiera: autori, istituzioni culturali, autorità pubbliche, istituzioni corporative, spedizionieri, pubblico dei lettori. Lo sviluppo nell’editoria Grazie alle figure dei tipografi si ha uno sviluppo dell’editoria che si sviluppa in moltissime branche. L’evoluzione è legata alla letteratura, alle condizioni economiche e alle vicende politiche e religiose. L’evoluzione del prodotto tipografico si ha grazie ad alcuni innovatori, come Aldo Manuzio e Giambattista Bodoni (edizioni aldine, bodoniane). Articolano la produzione sulla base di formati, prezzi e destinatari. I nuovi libri presentano in generale, basse tirature. Le opere di qualità rimanevano nell’ambito del collezionismo e dell’ antiquariato librario. Nascono nuovi generi, e con essi nuovi mercati specializzati. I diversi editori si specializzano nelle diverse stampe Tra i nuovi generi troviamo: ● La stampa periodica; ● La stampa popolare, i bestseller: ○ Libri religiosi e devozionali ○ Almanacchi e stampe popolari; ● La letteratura «popolare» (bassa qualità e piccolo formato, es. «Bibliothèque bleue», Francia, 1602-1830 circa); ● Le edizioni teatrali e musicali; ● Atlanti e carte geografiche. Si diffondono quindi anche prodotti meno pregiati con contenuti diversi, prodotti tipografici che escono periodicamente, contenuti che raccontano di cose che cambiano nel tempo. 57 A Milano si vendevano ogni anno (1760 circa) 3.000 copie dell'almanacco La Pellegrina Celeste, nel (1830 circa) 70-100 mila copie dei vari almanacchi Le immagini stampate Le immagini sono importanti, le stampe sono prodotti tipografici con delle immagini. I pittori fiamminghi spesso sulla parete delle abitazioni che dipingono inseriscono quadri disegnati, a volte ci sono anche degli atlanti. Le immagini stampate diventano di più facile riproducibilità rispetto alle immagini dalla nascita della xilografia (tecnica medievale) alla litografia (1796). Incisioni e acqueforti sono realizzate anche dai maggiori artisti, poichè dirette ad un segmento del mercato dell'arte La diffusione sempre è più ampia di quella delle immagini, nascono nuovi temi e nuovi generi: ● stampe popolari ○ immagini di santi, ○ stampe satiriche, ● stampe più costose ○ carte geografiche e atlanti (a partire dal Theatrum orbis terrarum di Ortelio, Anversa 1570) Il settore della stampa periodica (la «stampa») È un fenomeno molto ampio, con «pubblico» di lettori sempre più esteso. Nel XVII secolo nascono le prime «Gazzette» e «Corrieri» (raccolte di notizie di politica estera), «Avvisi» (pubblico prevalentemente mercantile), «Giornali» letterari o scientifico-letterari (espressione di accademie, ecc.). Le caratteristiche comuni a tutti questi periodici sono: i contenuti anche di breve durata (la «notizia») e i dibattiti, la periodicità, la rete di corrispondenti, la modalità di lettura. Aumentano con la loro diffusione le «notizie utili» (fiere e mercati, cambi di valute, aste e avvisi di vendita, comunicati della pubblica amministrazione) Nella seconda metà del Settecento diventano espressione del rinnovamento culturale e politico dell’Illuminismo. Moltiplicano l’eco delle idee e vengono discussi i loro contenuti nei luoghi di riunione. Tra il XVIII e il XIX secolo c'è un grandissimo incremento del numero di testate e delle loro tirature. Nasce un settore a sé stante con proprie imprese, professioni, tipografie e i vari periodici si specializzano in diversi settori (agricoltura e tecnologia, scientifici, educativi, politici, artistici, ecc.). Nascono i giornali locali e nazionali. il «Corriere ordinario», Vienna, 1671-1721 È la più antica gazzetta pubblicata in italiano in territorio asburgico. Uscì dal 1671 al 1721, dapprima per cura di Johann Baptist Hacque e successivamente presso Johann van Ghelen, cognato del precedente. Per qualche decennio i medesimi tipografi produssero anche il «Cursus ordinarius» gazzetta pubblicata parallelamente al «Corriere ordinario» e da considerare come versione latina del foglio italiano, a conferma dell’importanza che a Vienna si attribuiva alla diffusione regolare di notizie in una lingua differente dal tedesco. Struttura: ogni settimana, il mercoledì e il sabato, uscivano due unità periodiche: il Corriere ordinario, dedicato quasi esclusivamente agli eventi internazionali, e l'annesso 60 Foglio aggiunto all'ordinario che riportava notizie sull’Impero e sulla stessa Vienna, assieme ad altre informazioni estere. Seguiva a volte un Foglio (o Foglietto) straordinario, che raccoglieva ulteriori notizie o spesso una lunga relazione su un unico evento particolarmente rilevante. Ciascuna delle tre componenti della gazzetta era costituita da una singola carta in-folio, impressa a una o due colonne. Per la conservazione in volume si stampava ogni anno un frontespizio intitolato Avvisi italiani, ordinarii e straordinarii. Il «Corriere ordinario» era sostanzialmente una gazzetta ufficiale, protetta da privilegio di stampa e contenente una selezione di informazioni fortemente controllate dalla censura. Queste, non da ultimo grazie all’unione nella medesima gazzetta di notizie internazionali ed interne, rappresentavano l’Impero e l’Austria come aree coese sul piano politico e culturale. Le notizie interne, prevalentemente incentrate sulla vita di corte e non di rado attente alla segnalazione di spostamenti di personaggi illustri dalla capitale o verso la capitale, potevano comprendere anche la registrazione di eventi periferici, ad esempio cronache locali. In Italia il foglio austriaco (come altre pubblicazioni non periodiche stampate a Vienna) fu una risorsa importante per conoscere notizie sull’Europa Centrale e Orientale. Venne utilizzato anche come fonte per compilare altre gazzette, a partire da alcuni periodici specializzati in informazioni di tipo militare in cui sovente si ristampavano le notizie o le relazioni che, nei periodi di guerra, occupavano assiduamente le pagine del «Corriere ordinario», diffondendo corrispondenze dettagliate dalle zone di operazione i centri della produzione editoriale Uno dei centri principali è Venezia tra il XIV e il XVI secolo, l’Industria veneziana del libro è un’industria vasta (circa 500 stampatori/editori) e organizzata in forma capitalistica (controllata da un piccolo gruppo, finanziamenti dai mercanti) Si tratta di una produzione destinata al mondo, in multilingue, in cui riecheggiano interessi verso il nuovo mondo e le indie. Lo stampatore più noto del XVI secolo è Manuzio che inventa i libri tascabili e il corsivo come lo conosciamo oggi. Alcune innovazioni: ● enchiridia (libri tascabili) di classici latini e italiani (Dante, Pietro ● Bembo, Erasmo da Rotterdam...) senza note e senza commento ● carattere corsivo (con l’artigiano Francesco Griffo) ● catalogo a stampa delle proprie edizioni ● anche edizioni lussuose in carta azzurra Aldo Manuzio ● Libri de re rustica (Venezia, 1514), uno degli ultimi lavori del celebre stampatore veneziano ● Si tratta di una raccolta di testi agronomici classici (dal sec. II a.C. al sec. IV d.C.) che in passato era circolata in forma manoscritta, spesso con titolo «Scriptores rei rusticae». Contiene i seguenti lavori: Marcus Porcius Cato [Catone] De agricultura; Marcus Terentius Varro [Varrone]. Rerum rusticarum libri tres; Lucius Junius Moderatus Columella [Columella], De re rustica; Rutillius Taurus Aemilianus Palladius [Rutilio Palladio], De re rustica (1514) ● I testi erano circolati anche singolarmente in forma di preziosi codici miniati, come quello riprodotto qui sotto ● Manuzio non fu il primo. La raccolta dei quattro testi agronomici dell’antichità fu data per la prima volta alle stampe nel 1472, a Venezia, a cura di da Jenson 61 ● Dopo essere stati veicolo di cultura, libri come questo divennero oggetto di interesse antiquario. Si veda, ad esempio, la scheda (con descrizione e quotazioni) di un esemplare di questo libro battuto all’asta da Christie’s a New York il 14 dicembre 2016. Venezia è una realtà molto tollerante fino al 1549, nel periodo della controriforma, con la pubblicazione di elenco di libri proibiti. Si hanno scene di interrogatori di librai, emigrazione di stampatori, trasferimento di investimenti verso altri settori editoriali. L’editoria veneziana si riduce ad essere più provinciale. 1547 istituzione dell’Inquisizione 1548 roghi di libri 1549 Catalogo di diverse opere, compositioni et libri, li quali come eretici, sospetti, impii et scandalosi si dichiarano dannati et prohibiti in questa inclita città di Vinegia (149 opere tacciate di eresia: teologi protestanti, primi riformati italiani e di area valdese, classici della polemistica antipapale). La proibizione non fu applicata per l'opposizione di librai e tipografi. Tra gli stessi inquisitori non mancarono riserve. Ad es. il domenicano Michele Ghislieri (futuro papa Pio V) scriveva nel 1557: «Di prohibire Orlando [Boiardo, Ariosto], Orlandino [Folengo], cento novelle [probabilmente Boccaccio] et simili altri libri più presto daressemo da ridere ch'altrimente, perché simili libri non si leggono come cose a qual si habbi da credere ma come fabule, et come si legono ancor molti libri de gentili [pagani] come Luciano Lucretio et altri simili» L’Olanda e soprattutto Amsterdam nel XVII secolo diventano centri importanti dell’editoria. Il libro assorbe l'economia circostante. L’editoria olandese è globale, perché riflette nei contenuti, nei destinatari e nella centralità del paese nell’economia mondiale. Si specializza nei giornali, in quanto si tratta di una città di porto e globale è piena di novità. Amsterdam è il principale centro di pubblicazione di giornali in Europa. Alcuni stampatori si specializzano nella produzione di atlanti. 62 Circhi, giostre e luna park Questi generi di spettacoli si distaccano dalle sagre e dalle fiere di paese. Hanno radici antiche che coinvolgono serragli, giocolieri, acrobati, cavallerizzi, nani, illusionisti, ecc. Si può notare il loro collegamento con il circo romano, c’è stato un grande sviluppo dei giochi circensi negli anfiteatri, come ad esempio: ● Combattimenti di gladiatori, ● Schiavi e fiere, ● Lotte di pugili, ● Corse di carri e di tori, ● Naumachie, finte rappresentazioni di guerre con imbarcazioni. Il circo moderno unisce musica, animali ammaestrati, acrobati e pagliacci. Rappresenta classico nella letteratura e nell’arte. Circhi hanno dato vita a dinastie a cui legavano il proprio nome (es. Togni e Orfei). Il primo circo stabile è l’Anfiteatro reale delle Arti di Londra, nato nel 1770, si tratta del circo equestre di Philip Astley. Dall’inizio dell’Ottocento inizia a fare tournée, viene poi imitato da altri imprenditori. Il circo è un’impresa che mette in scena spettacoli con costi che non sono comprimibili, in uno spettacolo dal vivo ci sono figure sia in scena che nel backstage, che sono necessarie per il suo funzionamento e che, quindi, non possono essere tagliate. Nel circo non c’è finzione, ci sono ormai tutele e protezioni, ma essendo uno spettacolo dal vivo è tutto vero. Royal Amphitheatre of Arts di Philip Astley (da Microcosm of London, 1808) Inizialmente solo per prodezze equestri, la struttura disponeva di orchestra, palchi e galleria attorno a una pista circolare e un piccolo palcoscenico su cui (sull’esempio dei teatri puramente commerciali di Londra) avevano luogo le esibizioni di funamboli, giocolieri, le pantomime dei pagliacci inseriti insieme a musicisti, cani ammaestrati, acrobati in piramide e pezzi comici Ephemera e la città’ Gli Ephemera sono spettacoli laici o religiosi, privati o pubblici, occasionali o cadono in ricorrenze di calendario. Il termine indica il fatto che siano effimeri, durano l’occasione di un istante, tutto sparisce una volta che sono terminati, si tratta ad esempio di giochi pirotecnici, 65 originari dall’Oriente. Il senso della ritualità urbana è celebrare eventi e tenere alto l’umore dei cittadini, l’allegrezza. Sono molto frequenti durante rinascimento ed età barocca, ma vi sono anche nel Medioevo e nel Sette-Ottocento. Sono eventi che comprendono banchetti (ostentazioni di arte della tavola, eventi pubblici in cui i ricchi si fanno vedere), carnevali (occasione di comportamenti sregolati che portano a celebrazioni che durano fino a max 15 gg.), esibizioni pirotecniche, matrimoni, funerali, entrate e possessi, trionfi, processioni, tornei e giostre, palii, naumachie (combattimenti navali) e parate di galee, tauromachie, balli mascherati, battagliole, incontri di pallone e pallacorda, parate equestri e rivoluzioni militari, finti assedi. Si tratta di eventi di grande impegno, dove si generano le basi delle tecniche teatrali. È stato difficile studiare e ricostruire gli apparati che venivano utilizzati, in quanto si trattava di apparati provvisori (scene, simulazione di montagne, ), che duravano lo spazio di uno spettacolo e poi venivano sciolti. Ingegnosità dei più abili per incantare il pubblico e i diplomatici, ne guadagna la reputazione di uno Stato tanto più era magnifico lo spettacolo. Es: Leonardo da Vinci aveva partecipato a spettacoli cittadini. In passato, il fenomeno era letto soprattutto in chiave politica, si pensava che gli eventi fossero promossi dal potere per un secondo fine, come assicurare Panem et circenses (es. Giovanni Botero, 1559). Gli spettacoli venivano usati come mezzi strumentali alle politiche del potere. Avevano un fine ideologico, con lo scopo di evitare tumulti, ribellioni. Oggi si tende a riconoscere anche una funzione di gioco e intrattenimento. Si trattava elementi di lievità, evasione e «allegrezza» nelle società di Antico regime, talvolta portavano anche contenuti culturali (letteratura, musica, teatro...). Questi eventi avevano un forte impatto economico, vi si dedicavano energie, attenzioni, ricchezze, innovazioni, per la loro realizzazione si impiegavano cifre notevoli dei bilanci pubblici e privati (anche il 10% annuo per feste di una settimana). Non solo Stato, ma anche la città si mobilita per questi eventi, sono molto richiesti e coinvolgono anche le Arti cittadine, i cosiddetti mestieri. Si trattava di vere e proprie opere totali. Coniugano dimensioni titaniche, sofisticata produzione collettiva e una regia multimediale. Per la loro messa in scena vi partecipavano specialisti (es. festaroli a Roma, ), tecnici, maestranze qualificate, soggetti che spesso si spostavano tra le varie regioni per offrire i loro servizi. Sono eventi che uniscono arte e tecnologia mediante l’utilizzo di apparati di grande effetto scenico, macchine e materiali. Tra cui dispositivi scenotecnici, spettacoli pirotecnici, sculture commestibili, giochi d’acqua, allestimenti di stucco, cera e cartapesta, luminarie, sculture di ghiaccio, zucchero, burro e marzapane. L'effetto è di grande mobilitazione emotiva, soprattutto per le persone meno abituate a questi effetti speciali. Teatralità della città Il tempo della festa, non comprende uno «spettacolo» isolato, ma una manifestazione del popolo, la cui finalità è fare memoria attraverso forme di spettacolo. A sua volta essa è inserita in una più ampia ritualità, civile o ecclesiastica, che è compresa in un progetto più ampio: ● Sacramentale/pastorale (Chiesa), 66 ● Imperiale (Stato), ● Di disciplinamento sociale (governo cittadino) In particolare nelle città capitali (FI, VE, RM, GE, NA ...), la cerimonialità tocca vertici di spettacolarità e ricchezza scenografica, perché è il palcoscenico dell’esercizio della sovranità A Milano si verificano cautele e sospetti della Chiesa verso gli abusi profani della festa. Si legittima qui l’arte della rappresentazione con: rappresentazioni dei «misteri» pasquali e spettacoli nei collegi ecclesiastici Esempi di eventi cittadini: ● Carnevale: momento in cui il mondo si rovescia, in cui i poveri possono prendere in giro i più potenti. Vi è l’«obbligo» dei nobili di divertirsi, e del principe di far divertire il pubblico ● La morte è momento di spettacolarizzazione: era momento di raccoglimento e memoria. ○ Le pompe funebri erano ostentazione di alcune famiglie → es funerale Casamonica. ○ Anche le esecuzioni dei condannati a morte (la «via della giustizia») erano spettacolarizzate. Dal Seicento nascono appositi luoghi per ospitare le rappresentazioni, come teatrini privati e cortili dei palazzi nobiliari, sale nei collegi, confraternite. Il teatro come impresa Teatro era importantissimo nell’antichità, soprattutto nel periodo greco e romano. In questi periodi nascono forme tipiche di teatro e vi è un’evoluzione degli Stati teatrali. Nel Medioevo il teatro torna sulle strade, si riduce a forme improvvisate con attori non protagonisti. La chiesa è luogo della teatralità con scene religiose (passione di Cristo), ma ci si esibiva anche nelle piazze. Si ha quindi un generale declino degli spazi teatrali. Da fine secolo XV le rappresentazioni fisse all’interno delle cappelle dei Sacri Monti dell’arco alpino (dove vengono raccontati i misteri della passione, la vita di Cristo; manifestazione di cultura, fede e arti), possono essere viste come un’evoluzione di questa forma di teatro popolare. Le Sacre rappresentazioni, oggi (Italia) A Marsala (Trapani) ogni anno nel giorno del Giovedì Santo va in scena la Sacra Rappresentazione della Passione del Signore (ex Processione del Giovedì Santo) messa in atto dalla Confraternita di Sant’Anna. Ad Amalfi (Salerno) durante la Settimana Santa l’Associazione Kaleidos porta in scena una sacra rappresentazione sulla Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. Particolarità di questo spettacolo è lo studio e la drammatizzazione degli aspetti più umani di Gesù e dei personaggi a lui vicini. A Sordevolo (Biella) ogni cinque anni, da giugno a settembre, la popolazione del paese mette in scena La passione di Cristo in completa autonomia artistica ed organizzativa. Attestata dal quattrocento e ripresa nel 1816, è il più grande spettacolo corale in Italia interpretato da attori dilettanti dai 5 agli 80 anni. Nell'anfiteatro da 2.400 posti del paese viene ricostruito un frammento della Gerusalemme dell'anno 33 d.C. e per un'intera estate 67 Il teatro all’italiana prevede il pubblico in verticale in vari ordini di palchi e palchetti su cui ci si siede in base al livello sociale. I palchi erano di proprietà dei nobili o di alcuni enti a cui i nobili li donavano. Il loggione era l’ultimo livello, con una visuale ridotta, ospitava le classi meno abbienti. La platea è, invece, destinata al pubblico pagante. La maggiore profondità della scena, data dalle quinte prospettiche, permette all'attore di recitare dentro alla scena, anziché davanti. Vi era poi il foyer, uno spazio antistante alla platea dove si gioca d’azzardo. Il gioco d’azzardo per motivi sociali (crea dipendenza) era soggetto a limiti, ma nel teatro era consentito (alla scala fino al periodo napoleonico, quando tornano gli austriaci viene eliminato). Il gioco d’azzardo genera una rendita per chi allestisce i giochi, in questo caso per il proprietario del teatro. Andare a teatro era un evento sociale, il pubblico era parte dello spettacolo, la luce della platea rimaneva accesa. La vita teatrale scandiva la vita sociale della città. L’aspettò tecnologico è importante, nascono i primi effetti speciali (Leonardo Da Vinci). A Milano si realizza un teatro regio ducale, finanziato parzialmente dallo stato, il Teatro alla Scala, che è soggetto a diverse ricostruzioni nel tempo, prima brucia, poi viene ricreato, viene poi bombardato durante le guerre. I teatri hanno una densità elevata soprattutto al centro nord e decrescente al sud. Non è un fenomeno concentrato solo nella capitale o nelle città più grandi ma anche nelle zone meno densamente abitate. Fenomeno molto rilevante nelle città dove ci sono categorie che amano esibirsi e ceti facoltosi disposti a investirci. Alcuni teatri espongono sporadicamente altri invece espongono regolarmente. Molti ospitano stagioni effimere, una sola stagione, perlopiù opere buffe e spettacoli più «popolari» (es. balletti). Grande sviluppo dell’opera musicale in Italia: alcuni nomi Alessandro Scarlatti e la scuola musicale napoletana (opera napoletana) Tra un atto e l’altro di un opera seria sono inseriti brevi intermezzi comici → grande successo, nasce l’Opera buffa per un pubblico borghese o popolare: argomento più leggero (situazioni comiche e personaggi ordinari), musica vivace, dialoghi e battute più incalzanti. Es. La Serva Padrona, di G.B. Pergolesi su libretto di G.A. Federico (prima assoluta: Teatro S. Bartolomeo di Napoli, 1733). Antonio Vivaldi I cantanti sono chiamati a ricche e virtuosistiche parti vocali, l’accompagnamento strumentale è affidato a un’orchestra d’archi di una certa dimensione, il libretto è tratto da un poema che è un best seller, le scenografie sono sontuose → Cantanti come famosi divi del palcoscenico. Pietro Metastasio [pseudonimo di Pietro Trapassi] Poeta, è anche librettista d’opera per i più importanti musicisti del tempo: Pergolesi, Scarlatti, Mozart): attua una riforma stabilendo delle regole formali per la drammaturgia e le arie delle opere serie, cercando di porre un limite alla composizione di opere che mettevano in scena solo l’abilità e il virtuosismo dei cantanti L'impresario teatrale Chi gestiva i teatri erano veri e propri impresari che avevano come obiettivo il guadagno. 70 Ci sono diversi fattori di rischio, come l’incertezza sanitaria degli attori e il gradimento del pubblico, che è sovrano e decide alla prima il successo o meno dello spettacolo, se lo spettacolo fa fiasco provoca un aumento dei costi che l’imprenditore non è in grado di ripagare. Si tratta di un mestiere ad alto rischio, ci sono costi certi e guadagni molto incerti. L’imprenditore deve coniugare le diverse volontà degli spettatori, quella del pubblico, dei palchettisti, ecc. È lui stesso che stipula i diversi contratti con tutti i soggetti coinvolti nella messa in atto dello spettacolo teatrale: sceglie le opere, i compositori e i librettisti. Ma assume anche cantanti, musicisti, scenografi, masse orchestrali, masse corali, ballerini e maestranze varie. L’impresario è a termine, a lui viene dato un appalto, che a volte si conclude alla fine del termine prestabilito, mentre, a volte, anticipatamente perché l’impresa fa fallimento. L’impresa teatrale è itinerante, si basa sugli appalti dei diversi teatri pubblici. Le entrate delle imprese teatrali sono quelle della cassa (botteghino), in tutti i teatri c’è, inoltre, un contributo pubblico (la dote), questo perché il pubblico e le autorità civiche e statali vogliono che ci sia una vita teatrale attiva, altrimenti la popolazione ne soffrirebbe la mancanza. Cè poi una quota pagata dal palchettista che deve mantenere la struttura del palco. È un settore che non si presta al risparmio, non ci sono molti costi che si possono tagliare con l’innovazione. I costi e le entrate variano a seconda del tipo di spettacolo (opera seria, balletto, opera buffa, ecc,). Grava poi sulle spalle dell’impresario l’obbligo di destinare i proventi di alcuni spettacoli alla carità pubblica, (beneficiati e serate a prezzo popolare). Il profitto è dato dal non verificarsi dei vari rischi e dal successo della prima, che influenza tutte le rappresentazioni seguenti. Nascono i giornali teatrali, dove si possono trovare le recensioni delle prime dei diversi spettacoli. Anche se è un mestiere molto rischioso nell’800 si distinguono diversi importanti impresari: Bartolomeo Merelli, Domenico Barbaja, Alessandro Lanari. L’opera in Italia nel sec. XIX L’800 è il momento d’oro della musica lirica italiana, si chiedeva agli impresari di mettere in atto un certo numero di nuove opere ogni anno, al contrario di ora che si richiedono le opere già note (il repertorio). Il teatro musicale occupa un posto di rilevo nella vita cittadina, diventando anche «popolare». Coniuga arte, salotto e affari, la conoscenza diretta e i gusti culturali e teatrali condivisi permettono la contrattazione di affari, con i soggetti che si possono incontrare a teatro. Nei teatri ha luogo l’incontro tra aristocrazia e borghesia. A Milano la nobiltà si occupa di affari e la borghesia aspira alla nobiltà e allo stesso tempo si dedica all’imprenditoria, resta ancora una certa separazione tra le due classi, ma non è più cosi netta, si verificano anche matrimoni combinati. La distribuzione dei palchi attesta i percorsi di ascesa e discesa sociale A metà ‘800 già la borghesia a Milano ha conquistato il 40% della proprietà dei palchi, questo per una crisi delle famiglie nobili, che vendono i loro patrimoni. Gli interessi inoltre cambiano. 71 Il palco teatrale è un vero e proprio investimento economico, i palchettisti assumono una mentalità affaristica e spesso chiedono all'impresa di non puntare solo sulla quantità ma anche sulla qualità, perché puntano ad ampliare i propri guadagni. Il pubblico apprezza soprattutto la novità, prosegue la fase di alta produttività e creatività di compositori, librettisti e scenografi. Fino alla seconda metà dell’800 quando si inizia a definire il repertorio il pubblico cerca nuove interpretazioni di opere già note. Anche per l'affermarsi dell'editoria musicale e il diffondersi delle riduzioni per canto e pianoforte. Ad un certo punto la Scala entra in crisi, non si volevano più dare le sovvenzioni pubbliche, ma ci si rende presto conto del fatto che si tratta di un luogo importante sia dal punto di vista della vita sociale, sia perché dava innumerevoli posti di lavoro. Da fine ‘800 alcune opere diventano classiche e iniziano a formarsi i repertori. La scala comincia a emergere come il teatro che segna le mode, nasce una gerarchia italiana e europea dei teatri. Il mondo degli artisti L’artista diventa una professione, vengono spesso sfruttati per la produzione in pochissimo tempo di nuove opere. Si tratta di un mestiere itinerante, vi è una grande mobilità di singoli e compagnie itineranti, in rapporto con impresari e agenti teatrali. Gli agenti teatrali hanno il cartellino per gli attori. Emerge anche il sistema del divismo, le dive e i divi sono considerate come figure super umane che giustificano deliri collettivi, in cui in qualche modo ci si identifica. Si ha con questo fenomeno un’evoluzione delle compagnie teatrali: da compagnie di repertorio (con ruoli fissi) a compagnie associate con a capo un attore famoso (tournée). Nascono i musei teatrali, legati al fenomeno delle dive, legati al collezionismo. Si tratta anche di celebrità internazionali, sono attori anche richiesti all’estero. le dive dell’800: ● Giuditta Pasta (1797-1865): mezzosoprano e soprano italiano ● Maria Malibran (1808-1836): ragazza dalle sconfinate possibilità vocali, recitò nei ruoli più difficili (soprano, mezzosoprano, contralto e perfino tenore) → dopo la morte celebrazioni, collezioni, film ... In particolare con il cinema questo fenomeno arriverà alle stelle, dal secondo decennio del ‘900. Specialmente negli USA diventa il cardine del sistema di Hollywood, per iniziativa delle grandi case di produzione cinematografica e dei mass media (giornali, riviste, radio, industria musicale). Nascono delle comunità italiane all’estero (little italy), dove il teatro è uno dei mezzi di conservazione della cultura. Le altre professioni collegate all’opera sono gli agenti teatrali, le figure legate al giornalismo teatrale e all’editoria musicale (per libretti di sala e spartiti). Declino del sistema impresariale italiano Le diverse novità tecnologiche spiazzano quelle preesistenti (es. musica registrata che soppianta quella dal vivo). 72
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