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Storia economica: le tre grandi trasformazioni dell'umanità, Sbobinature di Storia Economica

La storia economica dell'umanità, focalizzandosi sulle tre grandi trasformazioni economiche accadute nella storia dell'umanità: la Rivoluzione agraria, la Prima Rivoluzione industriale e la Seconda Rivoluzione industriale. Vengono descritte le vicende economiche a livello individuale, aziendale o collettivo e le problematiche del cosa produrre, come produrre, quanto produrre e come distribuire il prodotto. Viene inoltre fornita una cronologia essenziale dell'universo e della Terra. Il documento potrebbe essere utile come appunti o sintesi del corso per gli studenti di storia economica o di discipline economiche correlate.

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

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Scarica Storia economica: le tre grandi trasformazioni dell'umanità e più Sbobinature in PDF di Storia Economica solo su Docsity! Esame 1 LA PROBLEMATICA La storia economica è quella disciplina accademica che si occupa delle vicende economiche a livello individuale, aziendale o collettivo (a livello del sistema economico nel suo complesso). Per vicende economiche si intendono tutti quegli accadimenti che hanno a che fare con la produzione di beni e servizi (si occupa della storia della produzione) e con le problematiche del: - Cosa produrre - Come produrre - Quanto produrre - Come distribuire questo prodotto CRONOLOGIA ESSENZIALE  L’universo esiste da circa 15 miliardi di anni  La Terra esiste da 4-4,5 miliardi di anni  Le prime forme vegetali da 2 miliardi di anni  Le prime forme animali da 500 milioni di anni  I primi umanoidi compaiono 20 milioni di anni fa  L’homo sapiens, la specie a cui appartengono tutte le razze umane attuali, esiste da 500.000 anni, il 99% dei quali nella preistoria  La civiltà nasce circa 6.000 anni fa (prime testimonianze lasciate dall’uomo) TRE GRANDI TRASFORMAZIONI NELLA STORIA DELL’UMANITA’ In questo contesto si possono individuare tre grandi trasformazioni economiche accadute nella storia dell’umanità: 1. Rivoluzione agraria (o Prima Rivoluzione agricola): circa 10.000 anni fa, si diffonde molto lentamente. È caratterizzata dalla nascita dell’agricoltura e dell’allevamento (alcune tribù non praticano ancora queste due attività e si limitano solo alla caccia e pesca). 2. Rivoluzione industriale (o Prima Rivoluzione industriale): ha luogo in Inghilterra nella seconda metà del Settecento (270-220 anni fa), è caratterizzata dalla nascita dell’industria moderna. 3. Seconda Rivoluzione industriale: ha inizio durante la Seconda guerra mondiale e dura ancora oggi (ci sono pareri discordanti su chi dice che sia la seconda o la terza rivoluzione industriale). È caratterizzata dall’avvento delle tecnologie digitali. 1.La Rivoluzione agraria Ha inizio circa 10.000 anni fa e si diffonde lentamente. È caratterizzata dalla nascita dell’agricoltura e dell’allevamento. L’uomo prima di questa trasformazione era solitamente dedito alla caccia, alla pesca e alla raccolta di ciò che la natura gli offriva spontaneamente; ora diventa contadino e allevatore. Inizia ad intervenire sulla natura imparando a modificare e a trasformare l’ambiente che lo circonda per ottenere una maggiore quantità di risorse. Con il diffondersi della Rivoluzione agraria nacquero i primi mestieri, iniziò a diffondersi un settore manifatturiero costituito da attività artigianali dedito alla produzione di beni manufatti (vestiti, armi, edilizia). 2.Prima Rivoluzione Industriale Ha luogo in Inghilterra nella seconda metà del Settecento ed è caratterizzata dalla nascita dell’industria moderna. Si verifica un radicale cambiamento nella modalità di svolgimento 1 Esame 1 delle attività manufatturiere, vengono introdotte le prime macchine (attrezzatura produttiva costituita da congegni meccanici in grado di svolgere un gran numero di operazioni che sino a quel momento erano di esclusiva pertinenza della mano dell’uomo). Aumenta la produttività del settore manufatturiero (il numero di unità prodotte per il tempo lavorato) quindi aumentano i prodotti a disposizione facendo loro volta diminuire i prezzi. La Prima Rivoluzione industriale inizia anche a diffondersi in altri paesi alla fine del Settecento (Belgio, Germania, Francia, USA, Italia, Giappone, Russia). Una delle più importanti conseguenze la si ha sull’andamento della popolazione (prima della Prima Rivoluzione industriale la popolazione mondiale cresce a ritmi lentissimi se paragonati ai tassi di crescita che si sono verificati dopo l’arrivo di questa rivoluzione). - Nell’8000 a.C. sulla Terra vivevano 10 milioni di persone - Nel 3000 a.C. circa 150 milioni - Nel 1000 d.C. circa 280 milioni - Nel 1750 d.C. circa 730 milioni - Nel 1900 d.C. circa 1.670 milioni - Nel 1950 d.C. circa 2.500 milioni - Nel 2000 d.C. circa 6.100 milioni - Nel 2020 d.C. circa 7.800 milioni Oltre alla popolazione inizia a crescere anche il reddito a disposizione di ogni singolo abitante, la povertà diminuisce. Dopo la Seconda guerra mondiale inizia a penetrare al di fuori dell’Europa, del Nord America e del Giappone; le prime città sono la Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong e Singapore, Cina, India, Sudafrica e paesi dell’America latina. 3.Seconda Rivoluzione industriale Ha inizio durante la Seconda guerra mondiale in USA e dura ancora oggi. È basata sull’avvento della tecnologia digitale (computer, elettronica, informatica). Le tecnologie digitali sono in grado di sostituirsi a tutta una serie di attività che prima potevano essere svolte soltanto dall’uomo con il suo cervello (calcoli matematici e immagazzinare, elaborare e trasmettere informazioni). 2 Esame 1  Rotazione biennale: più diffusa nella Grecia di Pericle e nella Roma di Cicerone, le terre disponibili vengono divise in due parti uguali. Da una parte si coltiva il grano mentre l’altra viene lasciata a maggese. L’anno successivo i campi si invertivano: in quello lasciato a maggese veniva coltivato il grano e quello in cui era stato coltivato il grano veniva lasciato a maggese. Consentiva di avere ogni anno un raccolto di grano senza danneggiare la fertilità del terreno nel tempo, ma per consentire il ripristino della fertilità del terreno, ogni anno veniva sottratta la metà delle terre disponibili e quindi metà dei terreni non potevano essere coltivati. Inoltre, il rendimento del grano era molto basso, per ogni chicco piantato ne ricavavano 4; questo era dovuto al fatto che c’era una scarsità di concimi. Il contadino poteva contare solo sul raccolto di un’unica pianta, il reddito dipendeva dal raccolto di un’unica coltura; se il raccolto fosse andato male non avrebbe potuto contare su nient’altro (due cattivi raccolti del grano consecutivi portavano alla carestia).  Rotazione triennale: in Europa centro-settentrionale (Francia, Belgio, Germania) a partire dal Medioevo europeo. Il terreno disponibile era suddiviso in tre parti: il primo anno si seminava un cereale invernale (frumento perché viene seminato in autunno e si raccolgono in estate), il secondo anno un cereale primaverile (mais perché viene seminato in primavera e viene raccolto in estate) o legumi mentre il terzo anno viene lasciato a maggese. Il quarto anno l’intero ciclo ricomincia nell’ordine cerale primaverile, maggese e cereale invernale. I vantaggi di questo sistema sono molteplici: consente di sfruttare una maggiore estensione di terreno, vengono coltivati i due terzi di terreno disponibile; la produzione diventa più varia e di conseguenza è possibile nutrirsi meglio perché l’alimentazione migliora e poi perché il contadino può contare su due raccolti differenti (meno carestie). LE CORPORAZIONI ARTIGIANE E IL PUTTING-OUT SYSTEM (lavoro a domicilio) Durante la rivoluzione agraria nacquero anche le prime attività artigianali, gli artigiani si spostavano da un villaggio all’altro offrendo i loro servizi a chi aveva bisogno. Con il passare del tempo la domanda per questi servizi iniziava a crescere, gli artigiani iniziarono così a lavorare in una sede fissa, nelle botteghe. Iniziano a formarsi figure per far muovere i prodotti come i mercanti. Iniziarono a lavorare nelle città, gli artigiani che svolgevano lo stesso mestiere risedevano nello stesso quartiere, nella stessa via perché era più facile per i fornitori fargli arrivare le materie prime. Prende piede una nuova innovazione di carattere istituzionale, le corporazioni artigiane (già nell’antica Grecia, Roma, Impero Persiano) cioè associazioni che uniscono tutti gli artigiani che esercitano lo stesso mestiere in una città (vasai, tessitori, calzolai). Nell’antica Roma le corporazioni svolgevano due funzioni: - Carattere religioso : ciascun mestiere artigiano aveva una divinità da venerare (politeismo). - Mutua assistenza : aiutare in caso di bisogno, consisteva nell’erogazione di un sussidio per gli artigiani che si ammalavano e che quindi non potevano lavorare. Si pagava una quota per aderire alla corporazione e questi fondi venivano utilizzati per pagare i membri in casi di emergenza. Veniva dato un sussidio anche alla vedova o agli orfani degli artigiani che morivano. Dopo la caduta dell’Impero Romano le corporazioni decaddero, gli anni dell’Alto Medioevo furono un periodo di forte arretramento, la vita si era spostata dalle città alle campagne. Erano presenti i feudatari che gestivano i propri terreni nelle campagne. Durante il Basso Medioevo (1000-1300 peste) la situazione iniziò a cambiare e ci fu una forte ripresa dell’economia europea, la rotazione triennale sostituì quella biennale, forte ripresa dell’attività manifatturiera, delle corporazioni e delle città. 5 Esame 1 Le corporazioni del Basso Medioevo erano molto più numerose e specializzate (gli artigiani che lavoravano il legno erano carpentieri, falegnami e intagliatori che avevano corporazioni separate), cambiarono anche le loro funzioni: - Perdono la funzione di organizzare l’esercizio del culto perché è cambiata la religione più diffusa (monoteista) - Offrono assistenza ai membri che ne fanno parte - Regolamentazione della produzione: limitare la concorrenza tra gli artigiani, evitare che ci sia troppa disuguaglianza tra artigiani che svolgevano lo stesso mestiere. Iniziarono formare delle regole (statuti) su come il mestiere doveva essere svolto (dovevano attenersi alle dimensioni e peso delle materie prime utilizzate). - Regolamentazione del commercio: agli artigiani era vietato uscire dalla propria bottega e portare fuori i propri prodotti, era vietato fare pubblicità, alcuni non potevano attirare i passanti salutandoli. L’orario di lavoro era dall’alba al tramonto, era vietato il lavoro notturno. La corporazione stabiliva i prezzi e i salari. L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO I componenti delle corporazioni erano costituiti da tre figure: - Maestri: proprietario della bottega, conosceva il mestiere e la sua abilità nel farlo era stata certificata dalla corporazione. Solo chi riusciva ad ottenere questa certificazione poteva aprire una propria bottega. - Apprendisti: era un ragazzo (8 anni circa) che entrava in bottega, il maestro era tenuto a trasmettergli il mestiere. Veniva stipulato un contratto con la famiglia, l’apprendistato era un percorso lunghissimo, al termine il giovane poteva diventare un maestro artigiano. Per ottenere la certificazione doveva dimostrare di avere la capacità di gestire la bottega e di saper svolgere il mestiere. - Valletti: era un operaio maschio adulto, svolgeva delle mansioni poco qualificate, era un manovale. Era un operaio comune al quale il maestro non è tenuto ad insegnare il mestiere, non può diventare un artigiano. IL PUTTING-OUT SYSTEM Alcuni artigiani riuscirono ad arricchirsi anche se erano presenti gli statuti, i membri delle corporazioni potevano svolgere il loro lavoro nelle città. In alcune parti d’Europa, durante il Basso Medioevo, i vecchi artigiani cominciano a diventare mercanti che affidavano un numero crescente di lavorazioni ai contadini che vivevano nelle campagne (lavoro a domicilio). La produzione dei panni di lana (valeva molto rispetto al suo peso e ingombro, i costi di trasporto erano più bassi rispetto a quelli del ferro) divenne il settore principale e il centro di produzione erano le città delle Fiandre. Si viene a creare una divisione internazionale del lavoro, la materia prima che si usava per produrre i panni in lana era la lana, le pecore venivano allevate in Inghilterra (periferia arretrata). La maggior parte della lana veniva comprata dagli imprenditori che la portavano nelle Fiandre, i contadini nelle loro case tessevano la lana e producevano un panno grezzo. Quest’ultimo veniva affidato ad una corporazione che si occupava della follatura (trattamento che serve a dare al tessuto una maggiore compattezza e robustezza), immergevano il tessuto in una miscela di acqua, argilla e altre sostanze minerali; in seguito, veniva sottoposto alla pigiatura in modo tale che la miscela penetrasse bene nel tessuto (pestato con i piedi o gualchiera, era un macchinario azionato con una ruota idraulica che aziona le canne che lasciano cadere un martellone di legno che pigiano il tessuto). Il panno 6 Esame 1 veniva portato in una regione della Francia chiamata la regione dello champagne, si svolgevano delle fiere permanenti in cui i fiamminghi incontravano gli imprenditori italiani che acquistavano i tessuti per poi rifinirli in Italia. Una volta rifiniti venivano portati a Genova e Venezia per essere poi portati nella parte orientale (mercanti arabi, impero bizantino). RIVOLUZIONE AGRONOMICA (Seconda Rivoluzione agricola) È una trasformazione che si verifica nell’agricoltura inglese e accompagna la Rivoluzione industriale, inizia nel 1650 e termina nel 1800. È considerata un prerequisito che rende possibile il verificarsi della Rivoluzione Industriale. Consiste nell’introduzione di 5 novità nell’agricoltura inglese (le prime 4 sono di carattere tecnico, l’ultima è istituzionale): 1. Soppressione del maggese, sostituito dalla rotazione continua delle colture : in Europa si erano affermate due rotazioni (biennale e triennale) che prevedevano di lasciare a maggese una parte del terreno, sprecando una grande quantità di risorse. Si scoprì che vi erano alcune colture foraggiere (trifoglio, erba medica, lupinella) che avevano la capacità di reintrodurre nel suolo con le proprie radici la fertilità del terreno, riuscivano ad assorbire l’azoto dalle foglie per poi reintrodurlo nel terreno con le radici. Fornivano un foraggio molto più ricco per il bestiame, il maggese comincia ad essere sostituito. La più nota di queste nuove rotazioni è il sistema di Norfolk. Era una rotazione di quattro anni: il primo anno si coltiva un cereale invernale (frumento), il secondo una radice sarchiabile, il terzo un cereale primaverile (orzo) e il quarto anno il trifoglio. I vantaggi di questo sistema erano: maggiore varietà di colture con un’alimentazione equilibrata, sistema esposto meno alle carestie. La più importante è che la porzione di terreno coltivata a frumento diminuisce ma non diminuisce il rendimento, aumenta (1450 --> 6,2 quintali per ettaro; 1650 --> 8; 1800 --> 16,2; 1850 --> 21). Aumenta molto l’orientamento al mercato dell’agricoltura, prima i contadini erano in grado di produrre poco di più rispetto a quanto essi necessitavano per mangiare e le eccedenze erano limitate, decidevano cosa coltivare in base alla loro sussistenza e si rivolgevano raramente al mercato (le eccedenze che poteva vendere erano poche). Ora i contadini riescono a produrre più di quello che gli serviva per mangiare, 7 Esame 1 Il cambiamento demografico si verifica in 4 fasi: 1. Stage 1: situazione prima della Rivoluzione industriale, si verificano dei picchi del tasso di mortalità ai quali corrisponde un calo del tasso di natalità. 2. Stage 2: siamo all’inizio della Rivoluzione agronomica, il tasso di mortalità è più basso rispetto al tasso di natalità e scompaiono le punte di mortalità catastrofica. Si verificano varie epidemie di peste fino a scomparire, si pensava che il grande incendio di Londra del 1676 fosse così catastrofico perché la maggior parte delle case era costruita in legno, iniziarono a costruire case in mattoni facendo diminuire così anche la presenza di topi. Il topo ospitava un parassita che portava il batterio della peste che contagiava l’uomo. Il topo portatore della peste era il mus rattus, il mus norvegicus inizia a riprodursi fino a far scomparire il primo perché il secondo era più forte (non portava il batterio della peste). Si pensa anche che l’aumento dei bovini abbia indotto la pulce ad attaccarsi al loro pelo, ma i bovini avevano una sostanza capace di neutralizzare il bacillo della peste. Il contributo della medicina è stato molto limitato, non ci furono progressi significativi in questo ambito. Le persone curavano di più l’igiene e riuscivano a contenere i focolai delle epidemie grazie alle quarantene. 3. Stage 3: la popolazione continua ad aumentare in maniera stabile, inizia a diminuire l’andamento di entrambi i tassi. L’industria era ormai diventata l’attività economica più diffusa, il parlamento incomincia a elaborare delle leggi contro il lavoro minorile (in Inghilterra i Factory acts, divieto di lavoro per i bambini di età inferiore ai 12 anni) e quindi i bambini fino ad una certa età rappresentavano un costo. Iniziano ad introdurre l’istruzione obbligatoria che rappresentava un costo per le famiglie. 4. Stage 4: siamo alla fine del Novecento, i due tassi sono sovrapposti. RIVOLUZIONE NEI TRASPORTI TRA L’INGHILTERRA E IL RESTO DEL MONDO RIVOLUZONE NEI TRASPORTI TRA L’INGHILTERRA E IL RESTO DEL MONDO Inizialmente riguardava i trasporti dall’Europa verso il mondo esterno, ma riguarda più nel dettaglio l’Inghilterra. Si forma il Triangolo commerciale (è una conseguenza della scoperta dell’America), si instaura uno scambio commerciale tra Europa-Africa-America. È un evento molto importante perché rende possibile la formazione di un’economia mondiale, le economie di tutte le parti del mondo iniziano ad avere bisogno in modo reciproco (le economie di Asia e America erano autonome, una non conosceva l’esistenza dell’altra). L’economia europea necessitava sempre di più dei prodotti che venivano da 10 Esame 1 fuori, il Triangolo commerciale era una forma di commercio marittimo e nasce per il bisogno che aveva l’Europa di sviluppare la propria economia. Il ciclo incomincia quando le navi europee vengono caricate di beni manufatti (tessuti), viaggiavano verso i porti dell’Africa equatoriale per scaricare parte dei beni per scambiarli con schiavi neri. Le navi ripartivano verso l’America meridionale per scaricare gli schiavi neri (20 milioni di schiavi deportati) e i restanti manufatti, le navi venivano caricate di beni che venivano prodotti nelle colonie americane (le terre conquistate dagli europei in America venivano affidate a dei signori che le sfruttavano piantando piante che non venivano prodotte in Europa come zucchero e cotone). RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI ALL’INTERNO DELL’INGHILTERRA La Rivoluzione dei trasporti all’interno dell’Inghilterra riguardò le strade e i canali. All’inizio del Settecento l’Inghilterra aveva una rete stradale pessima, la costruzione e la manutenzione era affidata alle parrocchie che usavano i contadini. La costruzione delle nuove strade non avveniva secondo una pianificazione basata sull’esigenza complessiva dello sviluppo dei commerci, era affidata agli enti locali che si basavano in un’ottica molto ristretta. La situazione cambiò a metà del Settecento quando il parlamento inglese autorizzò la costruzione di società per la costruzione di strade a pedaggio (rapida modernizzazione della rete stradale inglese), il risultato fu una rapida diminuzione dei tempi e dei costi di trasporto. Lo sviluppo dei trasporti fece sviluppare un grande mercato. Nella seconda metà del Settecento vengono costruiti nuovi canali da società private che si approvvigionavano di capitali dal mercato (1000km di nuovi canali), si creò una rete di vie d’acqua che metteva in comunicazione il mare d’Irlanda con il mare del nord e i vari porti principali con le città industriali. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Ebbe luogo in Inghilterra nella seconda metà del Settecento. Il tratto saliente della Prima Rivoluzione industriale è costituito dall’affermarsi di una nuova modalità di svolgimento del processo produttivo nel settore manifatturiero, ovvero il passaggio dall’utensile alla macchina utensile. L’utensile, un oggetto che interviene a modificare la materia per darle la dimensione e la forma voluta che veniva azionato direttamente dall’uomo, era una sorta di prolungamento della mano dell’artigiano. L’utensile viene allontanato dalla mano e diventa parte di un congegno meccanico, vengono costruite delle macchine utensili che 11 Esame 1 incorporano la parte dell’utensile. La macchina dell’utensile è formata da tre parti essenziali: - Motrice: sfrutta una fonte energetica (naturale o non) per generare un movimento che viene applicato ad un sistema di trasmissione. - Trasmissione: è costituito da ingranaggi e serve a trasmettere il movimento generato dalla motrice alla parte utensile. - Utensile: interviene a modificare la materia. La macchina utensile svolge le stesse azioni che prima venivano svolte dall’operaio con le sue mani, riusciva ad intervenire sulla materia in maniera più regolare, veloce e con una potenza maggiore (aumenta la produttività). Cambia la natura del lavoro umano, il lavoro prima consisteva nell’azionare con i propri arti gli utensili, ora l’uomo controllava il corretto funzionamento della macchina (riannodare i fili di cotone che si spezzavano sotto l’azione delle macchine). KING COTTON La Rivoluzione industriale prese l’avvio nel settore del cotone, era l’industria più recente e moderna. L’Inghilterra era una grande produttrice di lana grezza, a partire dal Quattrocento incomincia a sviluppare una diffusa industria a domicilio per trasformare la lana (fino al Seicento quando è diventata il principale paese manifatturiero europeo). Nel 1600 viene fondata la compagnia delle indie orientali, era una società per azioni che aveva il monopolio del commercio tra la Gran Bretagna e l’India. C’erano dei prodotti indiani che riscuotevano sempre più successo nel territorio inglese, l’Inghilterra acquistava i tessuti di cotone, che ebbero molto successo, facendo allarmare la corporazione dei mercanti inglesi che producevano i panni di lana perché pensavano che le loro vendite sarebbero diminuite. Vennero fatte firmare molte petizioni che vennero inviate al Parlamento dove chiedevano di vietare di importare i tessuti di cotone in Inghilterra, il Parlamento approvò questa legge che però non vietava l’importazione del cotone greggio. Nacque così una manifattura del cotone in Inghilterra (condizioni perfette perché la domanda era alta visto che la popolazione conosceva già il prodotto), in India si ebbe un grande crollo dell’artigianato che produceva i tessuti di cotone perché ormai esportava solo cotone greggio. È grazie a questo che in Inghilterra nacquero le prime macchine utensili: - Navetta volante (1733 di John Kay) : riguarda la fase della tessitura del cotone. La tessitura consisteva nell’intrecciare ad angolo retto i fili dell’ordito con il filo della trama, nella tessitura manuale la larghezza del tessuto non può superare l’ampiezza dell’apertura delle braccia del tessitore. Kay montò la spoletta su cui era avvolto il filo della trama su una navetta che era munita di rotelle che servivano per farla scorrere su un’apposita guida da una parte all’altra (l’operaio non doveva più azionare la spoletta ma doveva comandare la manopola). La larghezza del tessuto non è più limitata dalla larghezza delle braccia del tessitore, era possibile produrre una maggiore quantità di tessuto; l’operaio doveva utilizzare solo un braccio, quindi, poteva comandare due telai. Questo finì per aggravare il lavoro di filatura perché era molto lento. - Filatoio meccanico (1733 di Lewis Paul e John Wyatt) : non ebbe un grande successo. - Giannetta filatrice (1764 di James Hargreaves) : poteva essere azionata dalla forza dell’uomo e poteva produrre più fili contemporaneamente (8 fili la prima). Il suo limite era la qualità del filato prodotto perché produceva un filato sottile e debole per l’ordito, poteva essere utilizzato solo per la trama. - Filatoio ad acqua (1769 di Richard Arkwright) : il filato che veniva prodotto era robusto, grosso che poteva essere utilizzato solo per l’ordito e non per la trama. Veniva azionato dalla caduta dell’acqua, non poteva essere collocato nelle case ma in un ambiente specializzato. La fabbrica è un luogo specializzato in cui si produce e 12 Esame 1 (Presunta) SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Ha luogo nei 30/40 anni che precedettero la Prima Guerra Mondiale, è controverso se gli accadimenti successi in questi anni costituiscano o meno una Rivoluzione industriale ma è indiscutibile che ci sia stata un’avanzata del settore industriale che scaturì una serie di innovazioni. Ci si trova di fronte a cinque novità: 1.Fine del monopolio inglese delle innovazioni La Prima Rivoluzione industriale ebbe luogo in Inghilterra, ora molte delle innovazioni che costituiscono questa avanzata hanno luogo al di fuori dell’Inghilterra, in particolare negli USA e in Germania. L’Inghilterra perde il primato a causa degli USA, anche molti altri paesi riescono a ridurre il divario economico che si era creato. 2.Nuovo rapporto tra scienza e tecnica Gli scienziati diedero un forte contributo alla Prima Rivoluzione industriale, se parliamo di contributo diretto fu quasi nullo perché nessuno degli inventori aveva una preparazione scientifica particolare, l’unica eccezione era quella della macchia a vapore di Watt perché lui era un tecnico di laboratorio all’università (riusciva a venire a conoscenza di risultati ottenuti dai suoi colleghi). Se parliamo di contributo indiretto, Mokyr enfatizza il fatto che l’Illuminismo e la Rivoluzione scientifica siano partiti dagli intellettuali ma che a lungo andare il metodo scientifico si sia trasferito anche alla parte più bassa della società. L’utilizzo del metodo scientifico poteva costituire l’avanzamento tecnologico anche negli strati più bassi perché l’uomo riusciva meglio a dominare la natura. Le innovazioni della Prima Rivoluzione industriale erano fatte dagli artigiani, la tecnologia, fino a metà '800, era incentrata ancora sul mondo dei fenomeni visibili, i cui rapporti di causa‐effetto potevano essere osservati ad occhio nudo; quindi, meccanici ed artigiani osservavano questi fenomeni, però non erano dei veri scienziati. A partire dalla seconda metà del 1800 la frontiera tecnologica si spostò verso il mondo dei fenomeni invisibili ad occhio nudo (atomi, molecole, flussi di elettroni, virus), questo mondo poteva essere compreso solo dalla scienza e da scienziati preparati. Il progresso della tecnologia iniziò a dipendere sempre di più da queste innovazioni invisibili, dalle scoperte della scienza e i risultati non potevano più essere ignorati dalle imprese industriali. Le imprese furono quindi indotte ad investire sempre di più nella creazione di propri laboratori di ricerca, nasce la ricerca industriale (a partire dai risultati della ricerca di base, riesce ad ottenere delle applicazioni pratiche dalle quali ottenere un lucro) che è diversa dalla ricerca di base (è una ricerca finalizzata a produrre nuova conoscenza). 3.Nascita di nuovi settori industriali Si crea un rapporto più stretto tra scienza e tecnica che generò un grappolo di innovazioni che portarono alla nascita di nuovi settori industriali che in quel periodo giunsero a svolgere una funzione trainante per l’economia (prima ferro e cotone):  Siderurgia dell’acciaio: l’acciaio è una lega tra ferro e carbonio, esisteva già prima della seconda metà del 1800 ma veniva prodotto in piccole quantità perché produrlo 15 Esame 1 era molto costoso (processo di decarburazione della ghisa, la lega doveva avere le proporzioni giuste e bisognava togliere dalla ghisa in carbonio in eccesso), venivano prodotte armature, armi o oggetti piccoli. Nella seconda metà del 1800 vengono fatte delle innovazioni che velocizzavano il processo di decarburazione della ghisa, l’acciaio incomincia a sostituire altri materiali. Ci furono 3 innovazioni che migliorarono la produzione dell’acciaio: la prima del 1856, in Inghilterra, era il Processo di Bessemer (molto più veloce ma non elimina dalla ghisa le scorie di fosforo); il secondo del 1864, collaborazione franco-tedesca, era il forno Martin- Siemens (produceva acciaio di migliore qualità dai minerali ferrosi ricchi di fosforo, era più lento del primo); il terzo del 1878-79, in Inghilterra, era il sistema Gilchrist- Thomas (sistema che viene applicato al processo Bessemer e consente di ottenere acciaio di buona qualità anche utilizzando giacimenti di ferro ricchi di fosforo). L’acciaio incomincia a sostituire il ferro e il legno, veniva usato nella cantieristica navale (scafi e motori a vapore) enfatizzando il fenomeno delle migrazioni di massa dall’Europa al Nuovo Mondo, ma anche per le navi da guerra; nella meccanica ferroviaria (locomotive, rotaie) aumentando il numero dei passeggeri e delle merci che potevano essere trasportate.  Chimica organica: nasce come una chimica dei derivati del carbone nel 1856 grazie a William Henry Perkins. Il coke era ottenuto sottoponendo il carbon fossile ad un trattamento termico per eliminare le sostanze, non sapevano cosa fare con queste sostanze, si iniziano a fare esperimenti con il catrame minerale da cui riescono a derivare l’anilina e a sua volta Perkins riesce a derivare il primo colorante artificiale (lilla, per i tessuti). Questa scoperta viene effettuata in Inghilterra ma trova applicazione in Germania e Svizzera. Intorno alla metà del 1800 nacquero altri scomparti della chimica moderna come i fertilizzanti artificiali, l’industria farmaceutica e degli esplosivi.  Elettricità: si afferma la capacità di utilizzare l’elettricità. La prima invenzione importante si ha nel 1821 quando Michael Faraday, in Inghilterra, inventa il motore elettrico e dieci anni dopo inventa la dinamo. nel 1839, in USA, Samuel Morse inventa il telegrafo viene anche costruito il primo cavo telegrafico transatlantico che univa l’Europa all’USA (le notizie erano diffuse molto più velocemente). Nel 1869, in USA, Thomas Alva Edison inventa la lampada elettrica ad incandescenza. Nel 1876 Alexander Bell inventa il telefono e negli anni ’80 del XIX secolo l’impiego dell’energia elettrica era ostacolato dal fatto che l’energia era difficile da distribuire dal luogo della produzione al luogo del consumo e quindi risolsero il problema della trasmissione. Inoltre, vennero costruite le prime centrali idro e termoelettriche.  Automobile: il primo motore a scoppio fu costruito dal tedesco Gottlieb Daimler nel 1892 che venne applicato su una carrozza (10-15km/h). 4.Avvento della direzione scientifica del lavoro (taylor-fordismo) Durante la Prima Rivoluzione industriale la popolazione operaia delle fabbriche tessili era formata da donne e bambini il cui compito era quello di riannodare i fili che le macchine spezzavano. Nella meccanica, ceramica e edilizia per tutto il 1800 la manodopera era formata da operai maschi adulti e l’organizzazione del lavoro si basava sull’impiego di operai qualificati che utilizzavano macchine utensili generiche o flessibili (erano state progettate per essere riattrezzate per poter passare da una lavorazione all’altra) perché dovevano essere bravi a riattrezzarle (leggere il disegno tecnico, prendere delle decisioni su quali utensili dovevano essere utilizzati, scegliere i materiali, la velocità; detenevano un potere enorme perché era da loro che dipendeva tutto. Le loro competenze si erano sviluppate nel tempo guardando il lavoro degli operai anziani). C’era questa organizzazione nelle fabbriche perché non esisteva la produzione di serie perché gli utensili non erano in grado di tagliare l’acciaio temprato e quindi tagliavano l’acciaio non temprato e in seguito il 16 Esame 1 pezzo veniva sottoposto alla tempra, i componenti prendevano forme diverse e non erano intercambiabili e quindi dovevano subire la rettifica. Si inserisce l’opera di Taylor, un americano che operò negli USA tra il 1870 e il 1915, lavorò in molte imprese meccaniche e condusse una serie di esperimenti per introdurre un cambiamento nell’organizzazione del lavoro delle imprese. Propone una riforma di carattere organizzativo che aveva lo scopo di trasferire il controllo del processo lavorativo dalle mani degli operai specializzati alle mani della direzione aziendale. Per fare questo la direzione aziendale doveva impadronirsi di tutte le informazioni relative al processo produttivo che avevano gli operai, l’azienda doveva dare vita ad un nuovo dipartimento chiamato “analisi del lavoro”. Questo ufficio doveva studiare le mansioni lavorative degli operai, ciascuna mansione doveva essere scomposta nei suoi gesti elementari e la maniera ottimale e il tempo ottimale di esecuzione di ciascun elemento elementare. La direzione aziendale dirigeva delle istruzioni dettagliatissime riguardo a come ogni operaio doveva svolgere la propria mansione lavorativa, da questo momento all’operaio viene chiesto di lavorare attenendosi alle istruzioni stabilite dal manuale. In questo modo la direzione aziendale riesce ad assumere il controllo del processo lavorativo all’interno dell’azienda, si ottenevano tre risultati importantissimi: - il processo lavorativo viene uniformato e razionalizzato : un solo modo ottimale per svolgere un’unica operazione, aumenta la produttività e quindi potevano aumentare anche i salari. Taylor sostiene che i soggetti agiscono in base a considerazioni di carattere economico. - il processo lavorativo viene reso indipendente dal tradizionale bagaglio di conoscenze dei lavoratori. - si ottiene una separazione della ideazione dalla esecuzione del bene da produrre : i lavoratori erano pagati per lavorare e non per pensare, l’intelligenza dell’operaio non serve all’impresa perché l’operaio è viscido e utilizza la sua intelligenza contro l’azienda. L’idea di Taylor era che l’azienda avrebbe potuto insegnare ad ogni operaio a lavorare secondo le sue istruzioni lavorative fissate dagli analisti del lavoro, il vero rivoluzionamento della organizzazione del lavoro si dovette al contributo di Henry Ford (pioniere dell’industria automobilistica americana, nel 1903 fonda la Ford Motor Company). Lui realizzò un’innovazione di carattere tecnologico che riuscì ad imporre per via meccanica l’uniformazione dei gesti lavorativi che Taylor pensava che potessero essere insegnati a ciascun operaio. Ford realizza delle innovazioni che consentono di rivoluzionare l’organizzazione del lavoro nella sua impresa: - riesce a produrre parti intercambiabili: conduce delle ricerche sugli acciai speciali, riesce a costruire degli utensili in grado di tagliare l’acciaio temprato in modo tale da ottenere pezzi intercambiabili. - riprogetta le macchine utensili: non ha più bisogno delle macchine utensili flessibili, le sostituisce con macchine utensili nuove che sono capaci di produrre un unico tipo di componente molto velocemente. Si passa ad un’organizzazione bastata su macchine utensili specializzate con operai non specializzati. - riorganizza la lavorazione al reparto montaggio: prima il telaio dell’auto veniva fissato su un banco fisso di assemblaggio dove due o più operai assemblavano i pezzi e provvedevano alla rettifica. Specializza i montatori nell’assemblaggio di un numero preciso di pezzi, aumentando la velocità. Si rende conto che lo spostarsi dei montatori da un banco all’altro era una perdita di tempo, viene a conoscenza di un processo lavorativo utilizzato nei macelli, l’organizzazione a catena. Riconcepisce il sistema della lavorazione a catena e lo inserisce come sistema organizzativo, le postazioni lavorative sono fisse ed è l’automobile che si sposta. Non c’è nessuno che costringa gli operai a rendere uniformi i gesti e i tempi del loro lavoro. In un 17 Esame 1 ECONOMIA SOVIETICA TRA LE DUE GUERRE MONDIALI Differenza tra URSS e Russia: una parte del territorio dell’attuale Russia era il territorio dell’ex Unione Sovietica, nella cartina i territori colorati rappresentavano le 14 repubbliche dell’Unione Sovietica diverse dalla Repubblica russa, la parte evidenziata in rosa è l’attuale Russia. La nascita dell’Unione Sovietica è una conseguenza della Rivoluzione russa del 1917, che porta ad un radicale cambiamento del regime politico. Si verifica nell’impero russo e una delle conseguenze fu la caduta della monarchia russa, non era più un impero ma era chiamata Russia sovietica. Nel dicembre del 1922 (deciso nel congresso dei soviet) la Repubblica sovietica russa diventa l’Unione Sovietica, viene fatto questo cambiamento perché era finita da poco la guerra civile con la vittoria dei comunisti e dovevano decidere quale organizzazione dare allo stato e uno dei problemi era il rapporto fra l’etnia russa e le etnie non russe che abitavano all’interno del territorio (la Russia dell’epoca non aveva un territorio omogeneo, solo il 65% erano russi). Il governo sovietico decise di dare un riconoscimento alle popolazioni non russe, l’idea era di attribuire un ruolo maggiore e 20 Esame 1 quindi l’ex Russia viene riorganizzata in uno stato federale (Russia + popolazioni non russe). Veniva riconosciuta un’autonomia alle popolazioni non russe che potevano uscire dalla federazione quando volevano, da questo momento di parla di Unione Sovietica (ha luogo il primo riconoscimento formale dell’autonomia ucraina). Il 7 novembre del 1917 in Russia ci fu la Rivoluzione d’ottobre (ottobre perché c’era un vecchio calendario), i bolscevichi presero il potere e adottarono una serie di misure che intervenivano sull’economia: - Il “decreto sulla terra”: stabiliva che le terre dei nobili, della chiesa e della famiglia imperiale diventavano proprietà dello Stato. Le terre venivano date in usufrutto al popolo lavoratore, i nuovi enti locali che vennero creati dopo la Rivoluzione d’ottobre, i soviet, dovevano distribuire le terre in usufrutto alle famiglie contadine che ne facevano richiesta. L’agricoltura era ora incentrata sulla piccola azienda contadina, i contadini non potevano vendere il terreno che gli era stato assegnato, non potevano affittare altra terra e non potevano assumere lavoratori salariati per coltivare il loro terreno. Se il contadino fosse morto non avrebbe potuto trasmettere l’usufrutto del terreno agli eredi. - Il “controllo operaio” sulle fabbriche -> nel giugno del 1918 l’industria fu nazionalizzata: alla fine del 1917 viene introdotto il controllo operaio sulle fabbriche, le fabbriche erano di proprietà dei vecchi proprietari privati ma gli venne sottratta la gestione delle fabbriche. Vengono istituiti dei comitati di fabbrica eletti dagli operai ai quali era affidata la gestione delle fabbriche, le liste dei candidati era deciso dal soviet locale che a sua volta era controllato dal partito comunista. Nel giugno del 1918 le fabbriche vengono nazionalizzate e nello stesso anno scoppia anche la guerra civile che vedeva scontrarsi l’armata rossa (esercito creato dal nuovo governo sovietico) e l’armata bianca (eserciti organizzati da alcuni membri dell’ex esercito imperiale, eserciti dell’intesa), ebbe successo la prima. - Nazionalizzazione delle banche, del commercio estero e del commercio interno: vengono nazionalizzate le banche e il commercio alla fine del 1917. IL “COMUNISMO DI GUERRA“ (1918-1921) Gli anni che vanno dal 1918 (scoppio della guerra civile) al marzo del 1921 sono caratterizzati dall’installazione in Russia di un particolare sistema economico, il comunismo di guerra. Era un sistema centralizzato di distribuzione delle risorse che era gestito dallo Stato e che era basato sullo scambio diretto (senza l’intermediazione della moneta). La finalità era quella di assicurare l’approvvigionamento delle città e dell’esercito. Le persone vennero sottoposte alla coscrizione obbligatoria al lavoro, gli operai delle fabbriche erano sottoposti alla disciplina militare (non potevano scegliere dove lavorare). Viene abolita la moneta e quindi i lavoratori venivano retribuiti attraverso l’assegnazione di buoni che potevano utilizzare per ottenere determinate quantità di beni di prima necessità presso appositi spacci gestiti dallo Stato. Nelle campagne viene introdotto l’ammasso obbligatorio del grano e dei cereali, ovvero c’era l’obbligo di consegnare il raccolto presso dei magazzini statali e i contadini potevano trattenere una parte che serviva per la loro sussistenza e per le semine dell’anno successivo. I contadini si opponevano e quindi prese forma un’accanita resistenza contro l’ammasso obbligatorio, alcuni nascondevano il grano o lo bruciavano; lo Stato creò quindi dei corpi speciali dell’esercito specializzati nell’andare in ciascun villaggio e perquisirlo per trovare il grano che i contadini nascondevano. IL FALLIMENTO DEL “COMUNISMO DI GUERRA” Durante gli anni della guerra civile l’economia subì un crollo della produzione e ci fu anche una grande carestia in cui morirono 5 milioni di persone. I primi mesi del 1921 vedono vittoriosi i comunisti e al tempo stesso una paralisi dell’economia, i contadini che vivevano 21 Esame 1 nei territori occupati dalle armate bianche temevano che una vittoria di questi ultimi sarebbe stata seguita dalla riassegnazione delle terre ai proprietari precedenti e quindi pensavano che i comunisti fossero il male minore. LA NUOVA POLITICA ECONOMICA (NEP): 1921-28 Il capo della Russia decise di cambiare la politica economica introducendo nel marzo del 1921, al posto del comunismo di guerra, una nuova politica economica, la NEP (serie di riforme):  Sostituzione delle requisizioni con un’imposta prefissata (prima in natura e poi in denaro): viene reintrodotta la moneta, volevano incentivare gli scambi tra città e campagna. Abolirono dli ammassi obbligatori e le squadre speciali, i contadini non erano più obbligati a dare il raccolto allo Stato. Viene inserita un’imposta prefissata che i contadini dovevano pagare allo Stato (prima in natura e poi quando viene reintrodotta la moneta in denaro), lo Stato comunicava ai contadini prima del raccolto quanti chili di raccolto dovevano consegnargli (l’imposta variava a seconda dell’estensione del terreno posseduto e dalla capacità di lavoro della famiglia). Una volta pagata l’imposta il contadino poteva disporre liberamente della quota del suo raccolto in eccedenza e quindi aumenta la produzione. Dal 1924 l’imposta viene pagata in denaro e non più in natura.  Ristabilimento della proprietà privata delle terre e della possibilità di assumere salariati: viene ristabilita la proprietà giuridica delle terre, i contadini non hanno più l’usufrutto ma diventano veri proprietari (trasmettere in eredità, vendere la terra o affittarla, assumere lavoratori salariati).  Liberalizzazione e privatizzazione del commercio interno: privatizzazione delle piccole imprese industriali e commerciali che operano sul mercato interno (le imprese con più di 20 addetti erano di proprietà statale). La Russia era un paese la cui industria era incardinata sulla grande impresa quindi la privatizzazione delle piccole imprese comportò la privatizzazione solo del 12% degli addetti totali all’industria; le imprese commerciali erano più piccole e quindi la percentuale di privatizzazione è del 90% degli addetti totali al commercio.  Autonomia gestionale delle grandi imprese statali: viene approvata una legge che conferisce una maggiore autonomia alle imprese statali, dovevano essere gestite perseguendo principi di efficienza economica (maggiore autonomia nella ricerca dei clienti e fornitori, gli operai non sono più sottoposti alla disciplina militare), ricomincia a formarsi un mercato del lavoro.  Legge sulle concessioni: la Russia era un pese ricco di risorse naturali ma povero di tecnologia e quindi venne varata una legge che aveva l’obbiettivo di attirare gli investitori esteri, offrivano i giacimenti in cambio al trasferimento della tecnologia in Russia. La legge prevedeva delle condizioni favorevoli per gli investitori esteri ma non si fidavano perché nel 1917 il governo comunista aveva adottato il ripudio del debito estero del precedente impero. I RISULTATI DELLA NEP L’idea della NEP era quella di creare nella Russia sovietica un’economia mista nella quale convivessero un forte settore di proprietà statale (grande industria, banche e commercio con estero) e un settore privato (agricoltura, piccola industria e commercio interno). La NEP negli anni ’20 ebbe un successo innegabile, in pochi anni consentì all’economia russa di raggiungere e superare i livelli produttivi dell’anteguerra. 22 Esame 1 di prezzi amministrati, i prezzi persero ogni legame con i costi di produzione e con la scarsità o abbondanza dei prodotti rispetto alla domanda. L’obbiettivo era quello di realizzare la rapida crescita dell’industria pesante, l’Unione Sovietica realizzò una crescita economica molto rapida e il sistema dell’economia pianificata ha fatto in modo che la Russia non venisse colpita dalla Grande depressione. Questo ebbe delle conseguenze importanti sulla reputazione dell’Unione Sovietica: l’economia pianificata poteva essere migliore del capitalismo perché era capace di sottrarsi alle crisi economiche, era capace di assicurare una crescita ininterrotta dell’economia. L’economia pianificata contribuì ad una grande industrializzazione veloce ma squilibrata (rapida crescita di alcuni settori dell’industria pesante e dei beni capitali, crescita modesta per il settore della produzione di beni d consumo). IL SISTEMA MONETARIO INTERNAZIONALE Intorno alla metà del Seicento le monete in circolazione erano metalliche (d’oro che erano utilizzate per i pagamenti più consistenti, d’argento e valevano meno dell’oro e di rame o biglione che valevano poco e venivano utilizzate per i pagamenti più minuti) il valore di una moneta era dato dal valore della quantità di metallo prezioso in essa incorporato, vigeva il sistema della moneta merce. I sistemi monetari vigenti in Europa alla fine del Seicento erano tre:  Monometallismo argenteo (silver standard): alla base del suo sistema monetario vi era l’argento, non significava che tutte le monete in circolazione in quel paese fossero in argento. Significava che in quel paese solo l’argento godeva del libero conio (facoltà che viene concessa ai privati che possiedono dell’argento di consegnare alla zecca dello Stato l’argento in loro possesso e ottenere in cambio l’equivalente in monete di argento, sottratte le spese di produzione e tasse) e di potere liberatorio illimitato (possibilità che viene concessa alla moneta assunta alla base del sistema di essere utilizzata per saldare qualsiasi pagamento senza essere rifiutata).  Monometallismo aureo (gold standard): alla base del suo sistema monetario vi era l’oro.  Bimetallismo LA MONETA CARTACEA A partire dalla fine del Seicento le monete d’oro e di argento si rivelarono insufficienti per le necessità dei commerci, le banche si trovavano di fronte a richieste di prestiti superiori alla disposizione che avevano di oro e argento. Le banche crearono un nuovo tipo di moneta, la banconota (moneta cartacea), che veniva emessa dalle banche di emissione. Non disponendo di una quantità sufficiente di monete metalliche da prestare a chi faceva loro richieste di prestiti pensarono di consegnare a chi chiedeva delle somme in prestito dei propri biglietti di carta, con la promessa di cambiarli in monete metalliche ad ogni richiesta del possessore (promesse di pagamento). La banca di emissione, per mantenere la promessa, doveva tenere nei propri forzieri una riserva di monete, ma le riserve di monete metalliche erano inferiori al valore complessivo delle banconote che aveva emesso (pensava che non sarebbe mai capitato che tutti i possessori di banconote si fossero recati contemporaneamente agli sportelli della banca di emissione a chiedere la conversione delle banconote in moneta metallica). All’inizio le banconote circolavano a corso fiduciario (nessuno era obbligato ad accettare le banconote come mezzo di pagamento, se qualcuno le accettava lo faceva solo perché nutriva fiducia nella promessa della banca emittente di cambiarle), successivamente, man mano che l’uso delle banconote si diffuse, le banconote ottennero anche per legge il corso legale, il potere liberatorio illimitato. 25 Esame 1 All’inizio del Settecento l’Inghilterra adottava il bimetallismo, alla fine del Seicento in una parte del Brasile venne trovato l’oro che veniva trasferito in Portogallo. Nel 1703 fu stipulato un trattato commerciale fra l’Inghilterra e l’impero portoghese che stabiliva la riduzione dei dazi delle tariffe doganali sulle merci che venivano scambiate fra i due paesi. Il Portogallo esportava in Inghilterra vini di pregio (il Porto) e aumentarono le esportazioni di beni manufatti inglesi verso l’impero portoghese. Si vide che il valore delle esportazioni inglesi verso l’impero portoghese era superiore al valore delle esportazioni portoghesi verso l’Inghilterra; il Portogallo saldava il suo disavanzo commerciale trasferendo oro in Inghilterra rafforzando l’afflusso d’oro in quest’ultima (si diffuse la coniazione di monete d’oro). Nel Settecento l’Inghilterra aveva un disavanzo commerciale strutturale nei confronti della Cina (non era interessato ai beni inglesi), la Cina adottava il monometallismo argenteo e quindi l’Inghilterra saldava il suo disavanzo commerciale trasferendo argento. In Inghilterra aumentava la quantità di oro ma diminuiva la quantità di argento e il volume delle monete d’argento in circolazione. Tra il 1790 e il 1815 l’Inghilterra fu impegnata nelle guerre contro la Francia rivoluzionaria e napoleonica, per finanziare le guerre il governo inglese aumentò molto le richieste di prestiti alla banca d’Inghilterra (emetteva banconote). Stava aumentando la quantità di moneta cartacea in circolazione in Inghilterra, il governo britannico decretò il corso forzoso della moneta (la sospensione della convertibilità delle sterline di carta in monete metalliche). IL GOLD STANDARD Nel 1815 Napoleone viene sconfitto e in Inghilterra si pone il problema di rispristinare la convertibilità della sterlina di carta che viene ristabilita nel 1821. Nel momento in cui si ripristina la convertibilità della sterlina di carta, l’Inghilterra decide di abbandonare il metallismo e di adottare il monometallismo aureo (gold standard). Passa un periodo di 50 anni nel quale ci sono solo due paesi che adottano il gold standard. Gli ultimi 25/30 anni dell’Ottocento vedono l’affermazione del gold standard come sistema monetario internazionale. Lo stato unificato tedesco nasce sfidando il ruolo di primazia che l’Inghilterra aveva, parte di questa sfida fu anche la creazione della nuova moneta dell’impero unificato tedesco. Quando viene creato l’impero tedesco non si adotta la vecchia moneta prussiana ma creano il marco tedesco (basata sull’oro). Il gold standard si afferma come sistema monetario internazionale, è un sistema di cambi fisse perché tutte le divise aderenti al sistema sono legate all’oro. Il tasso di cambio tra le varie monete dipende dal contenuto di oro di ciascuna di esse. Un sistema di cambi fissi agevola il commercio internazionale e le esportazioni di capitale perché elimina il rischio di cambio (un cittadino francese investe 1,9 milioni di franchi in Germania che era pari ad 1 milione di marchi. L’investimento gli va bene e guadagna 100.000 marchi ottenendo un capitale di 1,1 milioni di marchi. Il francese decide di riportare i suoi soldi in Francia, se c’è un sistema di cambi fissi il cambio tra il franco e il marco non mutua nel tempo e quindi non perde soldi. Se il cambio è variabile si può considerare l’ipotesi che il valore del marco rispetto al franco sia diminuito, in questo caso, l’investitore francese potrebbe ottenere un equivalente in franchi inferiore al suo investimento originario). - 1873 Germania - 1878 Francia e Belgio - 1883 Italia - 1892 Austria-Ungheria - 1897 Russia e Giappone - 1900 USA 26 Esame 1 IL GOLD EXCHANGE STANDARD Il gold standard collassa con la Prima guerra mondiale, tutti i paesi dichiarano la inconvertibilità dei propri biglietti di banca. Terminata la guerra si pone il problema di dare vita ad un nuovo sistema monetario internazionale, da un lato molti paesi avrebbero desiderato ricostituire il gold standard ma ben presto si vide che questo era impossibile perché le riserve auree non erano più sufficienti ad assicurare la convertibilità di un volume di biglietti di banca che si era enormemente accresciuto durante la guerra. La soluzione a questo problema venne trovata dalla conferenza monetaria internazionale che si è svolta a Genova nel 1922, decise la creazione di un nuovo sistema monetario internazionale che prese il nome di gold exchange standard. Il gold standard era un sistema monetario internazionale di cambi fissi basato sulla convertibilità in oro di tutte le divise aderenti al sistema. Si vide che non era possibile ripristinare la convertibilità in oro di tutte le divise, si decise di creare un sistema monetario alla cui base continuava ad esserci l’oro ma nel quale non tutte le divise aderenti sarebbero state convertibili in oro. Alla base del gold exchange standard c’era il principio della convertibilità a due stadi, vennero individuate alcune divise, le divise chiave, che erano convertibili in oro (dollaro statunitense e sterlina britannica) mentre tutte le altre divise non erano più convertibili direttamente in oro ma erano convertibili nelle divise chiave. In questo modo è possibile per i paesi le cui divise non sono divise chiave espandere le proprie emissioni di banconote molto di più di quanto sarebbe stato possibile se la loro divisa fosse stata direttamente convertibile in oro (se la lira italiana fosse stata direttamente convertibile in oro il vincolo all’espansione delle emissioni di lire di carta sarebbe costituito dalle riserve auree della banca d’Italia, ora può contare anche sulle riserve delle divise chiave che possiede). - 1919: ripristino della convertibilità aurea del dollaro in oro. - 1925: ripristino della convertibilità della sterlina in oro. - 1931: sospensione della convertibilità della sterlina in oro. - 1933: sospensione della convertibilità interna del dollaro in oro. LA CONFERENZA MONETARIA INTERNAZIONALE DI BRETTON WOODS (1944) Gli anni ’30 furono caratterizzati da fortissime turbolenze sui mercati monetari, tutti i principali paesi uscirono dal gold exchange standard accompagnato da un crollo del commercio internazionale. La ricostituzione di un sistema monetario internazionale fu decisa dalla conferenza monetaria internazionale di Bretton Woods, si svolse dal 1° al 22 luglio del 1944 (il destino della guerra era segnato, la Germania avrebbe perso). Viene decisa la costituzione di un nuovo sistema monetario internazionale basato su cinque principi (l’idea era di ricostituire il gold exchange standard su basi più solide): 1. Convertibilità a due stadi: ci dovevano essere alcune divise chiave (dollaro e sterlina). 2. Dal 1947 Gold Dollar Standard: nel 1947 fallisce il tentativo di ripristinare la convertibilità aurea della sterlina, rimase solo il dollaro statunitense, una sola divisa chiave per questo viene chiamato Gold Dollar Standard. Tutte le altre divise sono convertibili in dollari ma non in oro. 3. Cambi fissi ma aggiustabili: le altre divise erano convertibili in dollari in base al sistema dei cambi fissi ma aggiustabili, ogni paese stabiliva una parità centrale rispetto al dollaro (625 lire = 1 dollaro). Era ammessa una banda di oscillazione dell’1% in più o in meno rispetto alla parità concordata, i paesi si impegnavano a difendere la parità concordata, ma questa difesa poteva presentare dei problemi (se la lira si svalutava e rimaneva nella banda di oscillazione dell’1% non c’erano problemi, se invece la svalutazione superava l’1% la banca d’Italia incomincia a vendere dollari per comprare le lire attingendo alle proprie riserve di dollari. Poteva 27 Esame 1 La dimensione dei mercati nazionali era troppo piccola per rendere economicamente conveniente l’utilizzo delle tecniche della produzione di massa. In questi anni si vede un processo di allargamento del mercato europeo che funge da traino dell’adozione anche da parte delle imprese europee del sistema della produzione standardizzata di massa di tipo taylor-fordista (il divario tra USA e altri produttori è diminuito rispetto al 1950). Ci sono due importanti fattori che concorrono a rendere possibile una crescita così sostenuta e stabile, riguardano la politica: - Utilizzo dello strumento della spesa pubblica in chiave di stabilizzazione del ciclo economico: li anni della golden age sono gli anni in cui il paradigma dominante nella teoria economica è divenuto l’economia claims (ispira le politiche economiche che vengono attuate dai governi). L’elemento principale consiste nell’utilizzo della spesa pubblica in disavanzo come strumento di politica economica discrezionale. I governi dell’epoca temevano che potesse verificarsi una disoccupazione di massa come quella degli anni ’30, quindi, i governi si convinsero ad utilizzare lo strumento della spesa pubblica in disavanzo come leva per impedire il riformarsi di una disoccupazione di massa, volevano correggere l’andamento dell’economia. Se si presagiva che l’economia potesse andare incontro ad un rallentamento i governi aumentavano la spesa pubblica, se sì ci ritrova in una situazione in cui il problema principale è l’inflazione la spesa pubblica viene ridotta. - Adozione delle politiche dei redditi : è un patto sociale tra il governo e i principali attori collettivi dell’economia (stakeholder), è un patto tra il governo, imprenditori e sindacati. I termini di questo patto erano i seguenti: i sindacati accettavano di non fare un uso eccessivo della loro forza contrattuale, cercavano di non lanciare delle rivendicazioni demagogiche non sostenibili dalle imprese, accettavano di negare l’aumento dei salari all’aumento dell’attività (non avanzare delle rivendicazioni che eccedessero gli aumenti della produttività). Questo consentiva alle imprese di ottenere buoni profitti, a loro volta le imprese dovevano impegnarsi ad utilizzare i buoni profitti che ottenevano per fare degli investimenti che consentissero la creazione di nuovi posti di lavoro (i sindacati erano contenti). Il governo era contento di tutto questo sistema perché faceva crescere l’economia, doveva impegnarsi ad utilizzare le entrate fiscali per creare una diffusa rete di servizi pubblici (indirizzati in particolare ai lavoratori). L’ECONOMIA INTERNAZIONALE 1973-2008 Da quando termina l’età dell’oro fino allo scoppio della crisi finanziaria ed economica del 2008, possiamo definirlo l’età dell’argento perché l’economia internazionale cresce ma a tassi inferiori (non ritornano ai livelli antecedenti a quelli prima dell’età dell’oro) rispetto a quelli dell’età dell’oro. Ritornano anche le recessioni e ne possiamo individuare almeno 4: la prima recessione, che segna la fine dell’età dell’oro, si verifica nel 1974/75, la seconda nel 30 Esame 1 1981/82, la terza nel 1992/93 e la quarta nel 2001/02. La più grave è stata quella del 2008/2012. L’età dell’oro finisce perché giungono al pettine alcuni nodi, emergono alcuni shock: - Scomparsa del sistema monetario di Bretton Woods (fine della convertibilità del dollaro in oro). - L’inflazione (indicatore che misura l’andamento del costo della vita, indice generale dei prezzi) durante l’età dell’oro era bassa e stabile seppur ci fosse un tasso di crescita del reddito che non aveva precedenti nella storia dell’umanità (nonostante l’economia fosse giunta ad una situazione di piena occupazione, il tasso di crescita dei prezzi tendeva a rimanere stabile, crescevano poco e sempre con lo stesso tasso). I prezzi crescevano poco perché cresceva la produttività e perché funzionava l’accordo fra i principali attori sociali (governi, imprenditori e sindacati), la politica dei redditi (i sindacati non sfruttavano la situazione di sostanziale occupazione per rivendicare aumenti salariali eccessivi). C’era anche un altro fattore, il basso prezzo delle materie prime, in particolare del petrolio e degli idrocarburi. Queste condizioni permissive vennero meno agli inizi degli anni ’70 che furono caratterizzati dai due shock petroliferi (aumento del prezzo del petrolio). Il primo shock si verificò nel 1973 e fu una conseguenza della guerra arabo-israeliana perché ci fu un forte aumento del prezzo del petrolio (Arabia Saudita era un produttore ed era alleata con Egitto e Siria che combattevano contro Israele), i costi di importazione in occidente aumentarono e quindi ci fu anche un aumento dell’inflazione. Il secondo shock si verificò nel 1979 in seguito alla rivoluzione iraniana (in Iran c’era un imperatore, lo sha, alleato con gli USA. Nel 1979 ci fu una rivoluzione organizzata dal cleroscita che fece decadere l’impero dello sha. L’Iran diventò una repubblica islamica). I rapporti con gli USA non erano buoni, infatti, il petrolio italiano non poteva più essere venduto in occidente. Questi shock petroliferi portarono alla scomparsa della politica dei redditi siccome i lavoratori dovevano subire i costi dell’aumento del petrolio sul prezzo dei loro prodotti, aumentava il costo della vita e diminuiva il potere di acquisto delle retribuzioni. I sindacati iniziarono a chiedere un aumento delle retribuzioni, e così queste richieste erano un aumento dei costi di produzione che innescava un circolo vizioso. L’accordo tra sindacati e imprenditori che aveva caratterizzato la politica dei redditi divenne più difficile da raggiungere. Nessuno dei due era disponibile a cedere e quindi si innescò un conflitto tra imprenditori e sindacati che segnò la fine della politica dei redditi. CURVA DI PHILLIPS Al tempo stesso si verificò un aumento del tasso di disoccupazione, sino ai primi anni ’70 si era convinti che esistesse una relazione inversa fra il tasso di inflazione e il tasso di disoccupazione che era rappresentata dalla curva di Phillips. Aveva preso un foglio di carta e aveva disegnato un piano cartesiano che vedeva raffigurati il tasso di disoccupazione e il tasso di inflazione e per ogni anno aveva disegnato una crocetta in corrispondenza del punto che indicava il tasso di inflazione e disoccupazione verificatosi in UK in quell’anno. Congiungendo le crocette di diversi anni si formava una curva decrescente, nel corso del tempo queste due variabili tendevano ad avere una relazione inversa (quando l’inflazione cresceva il tasso di disoccupazione diminuiva e viceversa). Durante la golden age si trovò una forte evidenza a favore di questa curva e il verificarsi di questa relazione inversa rappresentava una guida importante per la politica economica. I governi dell’epoca potevano scegliere se utilizzare lo strumento della politica economica, della spesa pubblica in disavanzo per perseguire la combinazione desiderata di inflazione e disoccupazione. Per diminuire la disoccupazione utilizzo lo strumento della spesa pubblica. 31 Esame 1 La grande novità che si verifica egli anni ’70 è che salta la curva di Phillips, l’inflazione diventa un fenomeno endemico perché incomincia ad essere determinata dalle aspettative di inflazione (dipendono dall’esperienza dell’inflazione passata). Se un governo dell’epoca avesse voluto utilizzare gli strumenti della tradizionale economia keynesiana per ridurre il tasso di inflazione si sarebbe trovato in condizione di impotenza (la spesa pubblica del governo non influenza più l’inflazione siccome ora dipende da aspettative consolidate). Si verifica il nuovo fenomeno della stagflazione, ovvero un’levata disoccupazione e inflazione e portò alla crisi del paradigma economico dominante. Come conseguenza ci fu un grande ritorno dell’economia neoliberista (entrata in crisi negli anni ’30 perché era incapace di fornire risposte alla Grande depressione) come teoria economica dominante e marginalizza il keynesismo. DAL KEYNESISMO AL NEO-LIBERISMO Si tratta di due scuole di pensiero economico molto diverse: - Keynesiani: pensavano che il mercato lasciato libero di autoregolarsi porti a dei disastri, ciò che succede nell’economia dipende dall’azione delle forze che agiscono dal lato della domanda (lo Stato deve intervenire nell’economia per evitare che il mercato lasciato a sé combini dei disastri, lo Stato deve agire con degli strumenti che agiscono dal lato della domanda). Lo strumento che lo Stato deve usare per governare la domanda è la leva della spesa pubblica in disavanzo (bilancio statale). - Neoliberisti: vedono con grande diffidenza l’intervento dello Stato (eccetto le spese militari) nell’economia perché è ritenuto lesivo della libertà individuale. Gli individui più talentuosi devono essere lasciati liberi di sfogare il loro talento perché così creano sviluppo per tutti. La domanda non è un problema, pensano che l’offerta generi sempre una domanda in grado di assorbirla e quindi l’andamento dell’economia dipenderà dall’azione delle variabili che agiscono dal lato dell’offerta (sono contrari a manovre di politica economica che utilizzino in maniera discrezionale gli strumenti della politica della domanda, lo strumento della spesa pubblica in disavanzo). È importante che lo Stato gestisca le variabili che intervengono sull’economia dal lato dell’offerta, possiamo chiamarle riforme strutturali. Le riforme strutturali devono preoccuparsi di determinare delle regole che assicurino il buon funzionamento dei mercati, devono eliminare gli ostacoli (i sindacati erano visti come un monopolista sul mercato del lavoro, vanno eliminati i monopoli) che limitano il buon funzionamento dei mercati (sia per i prodotti sia per il lavoro). Lo Stato doveva anche privatizzare le imprese pubbliche. 32 Esame 1 percentile che si trova in corrispondenza del punto A. La parte della popolazione che corrisponde al 55esimo percentile è la parte della popolazione che ha guadagnato di più. Intorno al 55esimo percentile vi è una fascia ampia della popolazione che ha guadagnato molto dalla globalizzazione (35-70esimo percentile), il loro reddito nel 2008 era più alto del 60% rispetto a quello che avevano nel 1988. Questo primo gruppo di vincitori è formato da soggetti che si trovano collocati nella metà della distribuzione mondiale dei redditi, sono la classe media mondiale che vive nei paesi emergenti dell’Asia orientale (Cina, India, Thailandia, Vietnam, Indonesia). - Il punto B (80esimo percentile), rappresenta il percentile il cui reddito cresce meno, resta fermo sul livello del 1988. Rappresenta i maggiori sconfitti della globalizzazione, i soggetti vivono nei paesi più avanzati (Europa e Nord America) il reddito è più elevato della nuova classe media globale ma, nonostante ciò, non cresce. Rappresentano la classe media inferiore del mondo ricco, erano stati i grandi vincitori in occidente durante la golden age. - Il punto C (1% più ricco della popolazione mondiale), il reddito aumenta tantissimo e rappresenta il secondo vincitore della globalizzazione. Si tratta dei plutocrati mondiali e vivono in occidente (USA, Germania, Giappone, Francia). Quando si analizza la disuguaglianza occorre distinguere tra:  Disuguaglianza interna ai paesi: prendiamo in considerazione USA e UK, si può osservare che nelle società preindustriali il livello assoluto della disuguaglianza tende ad essere basso perché il reddito medio della popolazione era di poco superiore al livello di sussistenza la disuguaglianza assoluta è bassa (i dittatori non possono permettersi che la popolazione muoia di fame). Quando si avvia l’industrializzazione il reddito medio aumenta superando il livello di sussistenza aumentando le disuguaglianze (aumenta l’accumulazione di capitale, la società diventa più complessa, la popolazione lavora nel settore moderno in cui la produttività è più elevata). A partire dalla seconda metà dell’Ottocento la disuguaglianza inizia a diminuire, si attivano delle forze che correggono il precedente andamento della disuguaglianza. Le forze che permettono ciò sono la formazione dei primi sindacati e la nascita dei primi sistemi di welfare. La disuguaglianza diminuisce durante gli anni della prima e Seconda guerra mondiale perché portarono alla distruzione di capitale fisico (abitazione, fabbriche) portando alla scomparsa dei redditi da capitale derivanti dalla proprietà di questo capitale fisso, ci fu anche un’inflazione che ha portato ad una forte diminuzione del valore reale delle attività finanziarie che ha colpito la parte più ricca della popolazione e infine ridussero la disuguaglianza anche a causa dell’aumento della spesa pubblica. Dopo la Seconda guerra mondiale la disuguaglianza continua a diminuire fino agli anni della golden age (crescita dei salari, sistemi di welfare). Gli anni del ritorno al neoliberismo e della globalizzazione vedono un aumento della disuguaglianza interna perché si riduce la spesa sociale, la tassazione sui ricchi. Gli anni ’80 sono quelli che vedono un ingresso elle tecnologie digitali nei luoghi di lavoro, portarono alla formazione di nuovi dualismi nel mercato del lavoro (i lavoratori tendono a dividersi i due: lavoratori che hanno le competenze per usare le nuove tecnologie e dall’altro ci sono lavoratori i cui impieghi vengono sostituiti dall’automazione o lavoratori analfabeti digitali), aumenta la concorrenza tra i vari paesi per attirare gli investimenti internazionali facendo diminuire la tassazione sui redditi da capitale.  Disuguaglianza globale: è una disuguaglianza fra i paesi, quando prende l’avvio la rivoluzione industriale la disuguaglianza aumenta perché non tutti i paesi riescono a 35 Esame 1 svilupparsi nello stesso momento. Man mano che il numero di paesi che si industrializzano aumenta il tasso di crescita della disuguaglianza diminuisce. Durante gli anni della globalizzazione la disuguaglianza globale non aumenta più e inizia a diminuire durante gli anni della Grande recessione perché la globalizzazione se è stata voluta dalle istituzioni che propugnavano il Washington Consensus, dai paesi più ricchi, non ha avuto il principale vincitore tra questi; quelli che sono cresciuti di più sono quelli dove abita la classe media globale (Cina, India) e quindi la disuguaglianza non cresce più. Se la Grande depressione degli anni ’30 colpì tutto il mondo la Grande recessione colpì solamente i paesi occidentali, l’economia dell’Asia orientale continuò a crescere anche durante questa recessione. STORIA DEL COMPUTER La storia della rivoluzione tecnologica è una storia americana, ha inizio tra la fine degli anni ’30 e i primi anni ’40. Il primo computer elettronico fu costruito da John Atanasoff, uno scienziato americano che lavorava in una piccola università periferica. Tra il 1937 e il 1942, lui e un suo studente, costruirono due piccoli computer (ABC Atanasoff-Berry Computer) con circuiti elettronici, era piccolo e poteva essere contenuto in un carrello e aveva 1500 bit di memoria ed era in grado di risolvere sistemi di equazioni di 29 incognite. Questa sua invenzione non ebbe un seguito, la vera storia del computer nasce dopo la Seconda guerra mondiale. Il secondo computer, progettato da Alan Turing che era un matematico inglese, era il Colossus. Era molto grande ed era dotato di 1500 valvole e veniva utilizzato per decifrare i codici utilizzati dai nazisti. Un terzo computer era l’Eniac, fu un progetto che beneficiò di enormi finanziamenti da parte del bilancio federale degli USA e venne assegnato alle grandi università della costa orientale (University of Pennsylvania, MIT e Harvard). L’impulso decisivo che fece investire così tante risorse in questo progetto derivò dall’ingresso degli USA durante la Seconda guerra mondiale, nel dicembre del 1941 entrano in guerra e nella primavera nel 1942 viene lanciato il computer (computer americano che poteva calcolare le traiettorie balistiche dei proiettili della contraerea). La realizzazione fu molto difficoltosa, il computer funzionante fu terminato solamente nel 1946, era una macchina mastodontica che occupava una superficie di 167 m2, aveva 17.000 valvole, 70.000 resistenze, 10.000 condensatori, 5.000 saldature e pesava 30 tonnellate. Nel corso della realizzazione di questo progetto si vide che il progetto presentava dei limiti seri: - Capacità di memoria molto limitata (solo 20 numeri). 36 Esame 1 - Aveva troppe valvole, che si bruciavano spesso e dovevano essere cambiate, con il risultato che la macchina restava spenta per la maggior parte del tempo (di questo problema se ne resero conto prima di completare il progetto). - Non aveva un programma modificabile, ogni volta che si voleva cambiare il calcolo da effettuare occorreva spegnere la macchina e programmarla fisicamente. Gli americani decisero comunque di completare il progetto ma al tempo stesso avviarono un progetto parallelo che fu lanciato alla fine del 1944, l’Edvac. A coordinare questo progetto era presente Johnny von Neumann, fu dagli sviluppi da questo secondo progetto che sarebbe nato il vero computer moderno. L’obbiettivo era di costruire un computer i cui circuiti non dovevano essere smontati e rimontati ogni volta che cambiavano le operazioni da svolgere, doveva essere in grado di modificare le proprie azioni da sé ed eseguire operazioni differenti a seconda di alcune variabili come i risultati di calcoli precedenti o dati forniti dall’utente. Un momento importante si ebbe all’inizio del 1945 quando Neumann organizzò un seminario al quale furono invitati tutti gli scienziati coinvolti in questo progetto, gli presentò una relazione dandone una copia a tutti i partecipanti (25 persone circa). In questo rapporto definì quella che sarebbe divenuta l’architettura del computer Edvac, doveva essere composto da: 1. Memoria elettronica: doveva contenere i dati su cui lavorare e le istruzioni, il programma. 2. Unità di controllo: ha il compito di intrepretare le istruzioni del programma e attivare l’unità di calcolo. 3. Unità di calcolo: esegue le operazioni disposte dal programma. IL COMPUTER FUORI DAI LABORATORI L’architettura di Neumann divenne conosciuta a tutti i principali ricercatori del campo dei computer di tutto il mondo, questo rese impossibile brevettare questa architettura (a Neumann interessava la fama). Da quando venne reso pubblico il rapporto di Neumann tutti i successivi computer che iniziarono ad essere progettati nel mondo si basavano sull’architettura di Neumann. Nel 1952 venne presentato il computer Edvac funzionante, prima vennero comunque presentati nel mondo computer funzionanti che erano stati costruiti adottando la stessa architettura, la Remington Rand costruì l’Univac I nel 1951 che servì per elaborare i dati del censimento americano di quell’anno. Nel 1952 entra nel settore dei computer l’impresa che avrebbe dominato il settore per tutto il resto del secolo, la Ibm. L’Ibm è un’azienda che esisteva già dal 1925 e produceva calcolatrici, nel 1952 decide di mettersi a produrre computer con l’idea di costruire un mercato per i computer, fare del computer un bene che possa essere venduto sul mercato (i computer prima erano troppo grandi e servivano per il calcolo scientifico o per attività militari), non erano ancora dei beni che potevano essere venduti sul mercato. La potenziale clientela erano le aziende, erano macchine costose ed ingombranti e potevano essere utilizzate solo da personale specializzato. Il primo modello lanciato dall’Ibm è il modello 701 che costava 800.000 $ e ne furono venduti solo 19; il modello successivo era il 650 e costava 200.000 $ e ne furono venduti 2.000, ebbe molto successo. L’Ibm cominciò ad offrire alle università americane il 650 ad un prezzo scontato solamente se l’università si fosse impegnata ad organizzare corsi di programmazione per gli studenti (le competenze avrebbero aumentato la domanda). Nel 1961 l’Ibm introdusse il “Compatible Time Sharing System” (accesso al computer attraverso videoterminale) nei modelli 7090/94, in questo modo si allargò il numero dei lavoratori che poté accedere al computer nello svolgimento del proprio lavoro (l’azienda comprava un grande calcolatore di Ibm chiamato main frame, sul tavolo degli impiegati era sistemato un monitor e una tastiera con cui poteva accedere alla potenza di calcolo depositata nel grande calcolatore. L’impiegato 37 Esame 1 mondiale dei PC. A partire dal 1985 la quota di mercato della Ibm incomincia a diminuire, nel 1990 la quota di mercato precipita al 9%. Perde le quote di mercato perché nasce una nuova concorrenza, i PC cloni. Il primo PC clone è quello della Compaq (1982) che ha un microprocessore Intel e sistema operativo MS-DOS; l’unica differenza è che costa meno perché non aveva dovuto farsi carico dei costi per lo sviluppo dei componenti della macchina (vennero proposti sul mercato da altri produttori sottraendo quote di mercato). - Nascita di uno standard tecnico comune: nel momento in cui la Ibm si fa del male da sola crea le condizioni per una forte accelerazione della crescita del settore dei PC. Nasce uno standard tecnico comune nel settore dei PC che fino a quel momento non esisteva presentando un ostacolo all’espansione del settore dei PC. DAI MAINFRAME ALLE RETI CLIENT-SERVER Nella seconda metà degli anni ’80 il rapido aumento delle prestazioni dei PC rese possibile l’avvento di un nuovo sistema di utilizzo dei PC, le reti client-server (sostituiscono il vecchio sistema di lavoro al video terminale). In precedenza, la capacità di calcolo del sistema di accesso al computer da video terminale era concentrato in un unico grande calcolatore mainframe, sul tavolo da lavoro gli impiegati avevano uno schermo e una tastiera. Ora il rapido aumento della potenza dei PC rese possibile sostituire i vecchi video terminali con PC chiamati client, il client è costituito anche da un piccolo computer dotato di capacità di calcolo (oltre schermo e tastiera). Il client è inserito in una rete di computer, era connesso ad altri client e a un computer ad elevate prestazioni chiamato server, può accedere alle informazioni depositate sul server. IL PC USER-FRIENDLY Un avanzamento nel settore dei PC fu costituito dall’invenzione del PC user-friendly, il Macintosh della Apple (1984) segnò una rivoluzione nella modalità d’uso del PC perché introduceva il sistema dell’interfaccia grafica (prima erano stringhe di caratteri alfanumerici). Le operazioni da svolgere venivano rappresentate da immagini di facile comprensione per l’utente non esperto, l’interfaccia tra la macchina e l’utente era rappresentata da icone grafiche. Viene anche introdotto il mouse, era più facile l’utilizzo per l’utente non esperto. Il problema di questo PC era che non era Ibm compatibile, non era accessibile a tutti gli utenti che lavorava nell’ambiente Ibm compatibile. L’affermazione del sistema dell’interfaccia grafica si ebbe anche quando la Microsoft riuscì a presentare un proprio sistema dell’interfaccia grafica compatibile (1985 prima versione di Windows ma non ha successo). A partire dal 1990, con l’uscita di windows 3, il sistema dell’interfaccia grafica iniziò a diffondersi. 40 Esame 1 STORIA DI INTERNET Nel 1957 il governo americano istituisce un’agenzia chiamata Arpa (Advanced Research Projects Agency), era un’agenzia che dipendeva dal ministero della difesa degli USA e aveva lo scopo di sviluppare progetti finalizzati a mantenere la leadership americana nel campo della scienza e delle tecnologie militari (l’anno prima c’era stato il lancio del primo satellite artificiale lanciato nello spazio da parte dell’URSS). Nel 1969 Arpa crea la prima rete di computer chiamata Arpanet, all’inizio collegava i computer di 4 università della costa occidentale degli USA (negli anni successivi aumenta il numero, si uniscono i computer delle maggiori imprese produttrici di PC). Voleva essere una rete di comunicazione tra i soggetti aderenti in grado di funzionare anche se i centri di comando del sistema delle comunicazioni degli USA fossero stati distrutti da un attacco nucleare. All’inizio era utilizzata solo da esperti di computer, tecnici e scienziati perché accedere ai PC connessi alla rete Arpanet non era concesso ai non esperti. Negli anni ’70 compaiono in USA altre reti di computer di altri enti pubblici (Span-creata dalla Nasa), non sono interconnesse fra loro, ciascuna opera in un proprio ambiente. Nel 1981 la NSF (National Science Foundation) crea le reti CS-Net e Bit-Net (non sono connesse ad altre reti). IL PROTOCOLLO TCP/IP Per costruire una rete globale che collegasse i computer di tutto il mondo occorreva aumentare la capacità di trasmissione (dorsali delle reti) e sviluppare un protocollo di comunicazione che potesse essere utilizzato da tutti i tipi di reti. Per sviluppare un protocollo di comunicazione ci vollero circa dieci anni (1973-82), venne lanciato un progetto affidato a Vinton Cerf e Robert Kahn e nel 1982 riuscirono a realizzare quella che divenne l’architettura essenziale della futura rete globale di computer di tutto il mondo, presentano il protocollo TCP/IP. Questo protocollo è diviso in due parti: - TCP (Transmission Control Protocol): livello non standard, consente a ciascuna rete di computer di funzionare mantenendo al proprio interno il proprio sistema operativo. - IP (Internet Protocol): livello standard, consente a computer appartenenti a reti diverse di connettersi fra loro. Nel 1983 il protocollo entra in funzione sulla rete Arpanet. NSF – Net Nel 1985 la NSF (National Science Foundation) creò la propria nuova rete NSF – Net incardinata attorno a 5 supercomputer. Può connettersi un numero di computer maggiore (nel 1989 sono connessi 100.000 hosts). Si connettono tutte le università degli USA (ad Arpanet erano connesse solo la metà delle università). NASCITA DI INTERNET Nel 1989 Arpanet viene chiusa e tutti i computer precedentemente connessi si connettono a NSF-Net, da questo momento la nuova rete prende il nome di Internet. La rete chiamata Internet dell’epoca era molto diversa da quella attuale, è vincolata ad utilizzi non commerciali (può essere utilizzata solo per scopi scientifici e culturali) e non era possibile connettersi ad Internet da un PC, solo dai grandi calcolatori mainframe (limitava la possibilità di accedere alla rete). Nascono parallelamente le prime reti di computer che hanno uno scopo commerciale (non sono connesse a Internet). TRE FONDAMENTALI AVANZAMENTI 41 Esame 1  Router: consentiva l’accesso ai siti Internet in maniera più veloce (riguarda l’hardware).  www (world wide web): era l’unica innovazione importante per lo sviluppo di Internet ad essere stata realizzata in Europa. Fu realizzato da un gruppo di ricercatori del laboratorio europeo coordinato dallo scienziato inglese Tim Berners-Lee. È importante perché individua un nuovo formato per catalogare i siti Internet, si passa da una situazione nella quale i siti Internet erano ordinati per posizione (l’indirizzo di un sito web era costituito da una stringa di numeri, dove l’utente non poteva capire l’argomento di cui si occupava. I siti web all’inizio erano pochi e l’accesso alla rete era limitato ad un numero ristretto di specialisti che conoscevano le stringhe, il problema nacque quando il numero di utenti iniziò ad aumentare), ora, consente di ordinarli per informazione. Era possibile per l’utente, digitando una o più parole chiave in un motore di ricerca, richiamare tutti i siti il cui contenuto era attinente alle parole chiave digitate, era possibile catalogare i siti internet in relazione al contenuto. Rese più facile la navigazione in rete all’utente non esperto. IL BROWSER PER PC Fino agli anni Novanta non era possibile connettersi alla rete attraverso un PC, non esisteva un browser che consentisse di accedere a Internet utilizzando il sistema dell’interfaccia grafica. L’invenzione di un browser grafico funzionante, che consentiva ad un PC di connettersi alla rete utilizzando il sistema dell’interfaccia grafica, si sviluppò negli anni Novanta presso il laboratorio della NSF. Il gruppo di ricercatori era coordinato da Marc Andreessen, nel 1993 riuscirono a mettere a punto un prototipo di browser grafico per PC, il Mosaic. L’anno dopo Andreessen decise di sfruttare commercialmente questa innovazione creando un’azienda con un socio finanziatore, Jim Clark, e fondarono la Netscape Corporation. Nel 1994 la Netscape Corporation presenta sul mercato il primo browser affidabile per PC, il Netscape Navigator. All’inizio per utilizzarlo occorreva pagare un diritto (loyalty) alla Netscape Corporation perché ancora non esistevano le pubblicità e quindi in un qualche modo dovevano riuscire ad avere delle entrate. Dopo qualche anno, Bill gates presentò una versione aggiornata di Windows che incorporava anche il primo browser Explorer di Microsoft senza far pagare alcuna loyalty, l’utente pagava solo la licenza per scaricare Windows (mise fuori mercato il Netscape Navigator). LA PRIVATIZZAZIONE DI INTERNET Nel 1991 la NSF lancia il progetto per la costruzione di una nuova rete, perché quella che aveva già creato era diventata obsoleta, la realizzazione richiede 3 anni e nel 1994 è pronta per essere messa in funzione. La NSF stipula un contratto con 4 imprese private per la gestione di questa nuova rete. Nel 1995 la nuova rete entra in funzione mentre la vecchia rete NSF-Net viene chiusa, la nuova rete prende il nome di Internet (gestita da un consorzio di rete private, è aperta a tutti i tipi di utilizzo e si poteva accedere anche con un PC). Da questo momento aumenta esponenzialmente il numero di host connessi a Internet, il numero di siti web e nascono molte imprese che operano su Internet. LE IMPRESE OPERANTI SU INTERNET Nascono molte imprese che operano su Internet, ci sono 4 tipi: 1. Imprese che forniscono l’hardware , l’infrastruttura di Internet (produttori di dispositivi di rete). 2. Imprese che forniscono le applicazioni per l’infrastruttura di Internet , gestiscono i siti Internet e ne curano la manutenzione. 42 Esame 1 considerata lo stabilimento automobilistico più avanzato del mondo. La famiglia proprietaria della Toyota si chiama Toyoda (l’impresa nasce negli anni ’80 dell’Ottocento, all’inizio produceva macchinari per l’industria tessile fino alla crisi economica degli anni ’30 quando decide di incominciare a produrre autoveicoli. Il Giappone era un paese nel quale la motorizzazione privata era agli inizi, dal 1931 al 1945 era coinvolto in moltissime guerre, produrre autoveicoli significava soddisfare le commesse dell’esercito imperiale giapponese. Dopo che il Giappone si arrende contro gli USA si ha una forte diminuzione delle spese militari e la Toyota si rende conto che non poteva più produrre veicoli per l’esercito, doveva trovare una nuova specializzazione mettendosi a produrre automobili per il mercato civile). Sotto la patina di modernità alla Ford ci fosse in realtà un enorme spreco di fatica, tempo e materiali. Tornati in Giappone, Toyoda e Ohno, decidono di organizzare la produzione di automobili in maniera diversa. Ohno decide di raggruppare gli operai del reparto montaggio in squadre di lavoro a cui era affidata una fase complessa del ciclo produttivo. Ohno disse agli operi di ciascuna squadra che alla Toyota non ci sarebbe stato l’ufficio tempi e metodi, non ci sarebbe stata una burocrazia aziendale estranea agli operai ad imporre loro la modalità di svolgimento del loro lavoro. Avrebbero dovuto trovare loro, collaborando insieme, la maniera migliore per eseguire le operazioni necessarie allo svolgimento della fase del montaggio dell’automobile che era stata loro affidata. Segna un’importante differenza rispetto al tradizionale modello taylor-fordista in cui era presente l’idea che all’impresa l’intelligenza dei lavoratori non serva. L’azienda definisce attraverso il proprio ufficio di analisi del lavoro la modalità e i tempi di svolgimento di ciascun gesto costitutivo della mansione operaia. Ohno pensa che l’intelligenza dei lavoratori sia una risorsa preziosa per l’azienda e che quest’ultima debba trovare il modo per indurre gli operai ad attivare la loro intelligenza e a metterla a disposizione dell’azienda, è con questo fine che Ohno decide di strutturare l’organizzazione del lavoro alla Toyota. Incomincia ad affidare alle squadre operaie una serie di compiti e di funzioni che invece nella fabbrica taylor-fordista erano svolti da addetti specializzati, affida il compito di effettuare la manutenzione e le piccole riparazioni agli utensili e alle attrezzature produttive utilizzate durante il lavoro (prima affidate a manutentori e meccanici specializzati), controllo della qualità del lavoro a loro affidato (prima un operaio non controllava la qualità lungo la linea di assemblaggio, veniva fatto in un altro luogo dello stabilimento, la zona di ritocco, poteva passare anche molto tempo fra il momento in cui una difettosità si verificava lungo la linea di assemblaggio e il momento in cui veniva diagnosticata nella zona di ritocco, quindi ne poteva conseguire che si potevano produrre degli stock anche molto elevati di automobili difettose). Ohno decise di affidare agli operai delle squadre che lavorano nell’apparato montaggio anche il controllo della qualità facendo sistemare accanto a ciascuna postazione un segnalatore luminoso (Andon) che funzionava come un semaforo. Se l’operaio non riscontra alcun difetto accende la luce verde, se diagnostica un difetto che a suo giudizio può essere risolta senza fermare la linea accende la luce gialla e se invece diagnostica un difetto grave accende la luce rossa (si ferma la linea di produzione). Prima il direttore dello stabilimento aveva il potere di decidere la fermata della linea. Se tutti accendono la luce verde è solamente un’apparenza che non ci siano delle difettosità (sprechi), quello che succede è che nell’azienda ci sono sprechi che non si riescono a scoprire (non c’è un ufficio di analisi del lavoro). Ohno pensava che dovesse essere l’intelligenza degli operai a scoprire questi sprechi, lo strumento per attivare l’intelligenza è ridurre le risorse disponibili, li induceva a lavorare con meno risorse in modo tale che rendessero visibili gli sprechi nascosti (il tempo concesso per procedere all’assemblaggio di un’automobile sia di 90m, in questo contesto tutti accendono la luce verde. Prova a far andare la linea più velocemente sperando che qualcuno prima o poi 45 Esame 1 segnalerà un problema, la soluzione ideale è quella di avere molte luci verdi con qualche luce gialla --> linea sempre in movimento riuscendo ad individuare gli sprechi). I QUATTRO PRINCIPI DELLA “PRODUZIONE SNELLA” Alla Toyota viene messo a punto un sistema originale dell’organizzazione della produzione negli anni ’50 e ’60 viene chiamato produzione snella. 1. Eliminazione dello spreco: c’erano diversi tipi di spreco (visibile come scarti e prodotti scadenti, nascosti come tempi morti di attesa, movimentazioni inutili si pezzi componenti all’interno dello stabilimento e produzioni non subito richieste dal mercato che obbligano ad allestire magazzini superflui). Gli sprechi non appaiono contemporaneamente, vengono diagnosticati uno alla volta, appare solo quando un altro spreco è stato eliminato, innesca un processo di miglioramento continuo dell’azienda che lega l’eliminazione di uno spreco alla diagnosi dello spreco successivo. Affinché si realizzi nella maniera migliore il miglioramento continuo devo utilizzare una tecnologia frugale (attrezzature produttive conoscibili dai lavoratori che li utilizzano, meglio li metta in grado di suggerire piccoli miglioramenti). La fabbrica taylor-fordista tende a preferire macchine automatiche che si programmano con il sistema punto a punto e nelle quali la programmazione è tenuta lontana dai lavoratori. La produzione snella predilige macchine che si programmano per auto apprendimento, saranno più capaci di suggerire piccoli miglioramenti. Il sistema del kanban è importante perché la produzione snella capovolge l’impostazione del programma produttivo rispetto alla fabbrica del taylor-fordismo. L’obbiettivo della produzione snella è l’eliminazione degli sprechi, uno di questo è la produzione di un’auto che non sia già stata ordinata dal cliente (finisco di produrre per il magazzino e non per il mercato). per la fabbrica taylor-fordista le attrezzature produttive sono progettate per produrre elevatissimi volumi di beni ma al tempo stesso sono rigide e non possono passare dalla produzione di un pezzo all’altro (elevata produttività e rigidità). Nel taylor-fordismo la cosa più importante per l’azienda è assicurare il più elevato livello di utilizzo di una capacità produttiva che è al tempo stesso molto costosa e rigida, non conveniva fermare gli impianti quando il prodotto non è richiesto dal mercato (fa si che la fabbrica produca per il magazzino e secondariamente per il mercato). L’impostazione del programma produttivo doveva essere decisa, per Ohno, dagli ordini che l’ufficio commerciale della Toyota riceve sul mercato. Gli ordini vengono trasmessi alla stazione di lavoro situata a valle dello stabilimento riuscendo a sapere quante automobili doveva produrre la stazione situata a monte che imposterà il proprio programma produttivo in base agli ordini che riceve. Questo flusso informativo che va da valle a monte dello stabilimento veniva gestito con un sistema di cartellini (kanban) che fungevano da moduli d’ordine e notifiche di consegna. 2. Layout lineare e layout a “U”: nella fabbrica taylor-fordista i macchinari vengono disposti in modo tale da formare una linea retta, le postazioni lavorative vengono ricavate in modo da non prevedere alcuna forma di interazione tra i vari operatori. Nella produzione snella viene utilizzato un layout a U, le macchine vengono disposte in modo da formare una U, le mansioni lavorative vengono progettate in modo tale da avere uno spazio di collaborazione tra lavoratori (i due operatori si aiuteranno per diventare più bravi a scoprire gli sprechi nascosti). 3. La catena dei fornitori della Toyota: imposta le proprie relazioni con i fornitori in maniera diversa. La fabbrica taylor-fordista si considera auto-sufficiente per la produzione del prodotto, preselezionavano un numero di fornitori a cui veniva mostrato il pezzo e organizzava un’asta fra i potenziali fornitori. L’elemento decisivo per determinare il risultato dell’asta era il prezzo che il fornitore proponeva alla fabbrica per la fornitura. Il problema era che il fornitore che vinceva l’appalto non aveva alcuna garanzia che l’appalto gli venisse rinnovato per la fornitura successiva 46 Esame 1 (la relazione tra fabbrica e fornitori era caratterizzata da una sfiducia, se il fornitore avesse trovato la maniera di apportare qualche miglioramento al pezzo progettato, non aveva alcun interesse a dirlo alla fabbrica) --> contratti di breve periodo legati ad una singola fornitura, chi offriva il prezzo più basso otteneva l’appalto. La Toyota selezionava una fascia ristretta di fornitori di primo livello che siano in grado di fornirmi un componente complesso. I fornitori di primo livello dovevano gestire una loro rete di fornitori di secondo livello e così via fino al quarto livello. Non interessava alla Toyota il costo di una singola fornitura, gli interessava selezionare i fornitori sulla base della loro capacità di partecipare all’intero processo di miglioramento continuo del componente che devono fornire (inizia fin dalla fase della progettazione). Diventa importante la dimensione del co-design, il fornitore di primo livello doveva attivare un proprio sistema di miglioramento continuo del componente che doveva fornire (diagnosticare gli sprechi), doveva fornire i componenti quando gli venivano mandati gli ordini con i kanban. L’elemento chiave era il coinvolgimento del fornitore nel processo di miglioramento continuo, è la redistribuzione dei guadagni di efficienza ottenuti dal miglioramento continuo realizzato dal fornitore che lega la Toyota con i fornitori di primo livello stabilisca come siano ripartiti i guadagni di efficienza, il contratto era di 2 anni che si potevano rinnovare. DALL’URSS ALLA RUSSIA LIMITI DELL’ECONOMIA PIANIFICATA Avevamo lasciato il paese negli anni ’30 quando Stalin aveva imposto l’economia pianificata di comando. Nel secondo dopoguerra, anni ’70 e ’80 del Novecento, l’economia sovietica divenne sempre più complessa, aumentò il numero di fabbriche e beni. Emersero alcuni limiti di fondo del sistema dell’economia pianificata di comando: - Difficoltà di coordinamento tra le diverse fabbriche: le fabbriche erano più numerose ed era difficile coordinarne il funzionamento. Questo problema derivava dal fatto che l’approvvigionamento di materie prime e semilavorati di una fabbrica poteva limitare la produzione delle altre fabbriche che non riuscivano a rispettare i propri obbiettivi di produzione e i tempi consegna fissati dal piano. - Difficoltà di prevedere la quantità di beni da produrre: gli obbiettivi erano stabiliti in termini di quantità fisiche che ogni fabbrica doveva produrre, ne conseguiva che l’attenzione alla qualità della produzione era molto bassa. I direttori delle fabbriche si preoccupavano di conseguire gli obbiettivi del piano di produzione che erano stabiliti in termini fisici. Poco importava se questa quantità era di bassa 47 Esame 1 di qualche società che lo Stato voleva privatizzare. Accadde che la maggioranza dei cittadini cedette a bassissimo prezzo i propri voucher a speculatori che fecero rapidamente incetta dei voucher e li utilizzavano per acquisire la proprietà delle imprese che venivano privatizzate. I nuovi imprenditori erano di due tipi: c’erano gli ex manager delle imprese statali (direttori facevano incetta di voucher e li utilizzavano per acquistare le azioni delle imprese che già dirigevano) e i finanzieri da salto che erano ex imprenditori delle cooperative (crearono dei fondi da investimento che incettarono a basso prezzo i voucher che lo Stato aveva dato ai cittadini e li usavano per acquistare una parte delle imprese). La seconda fase della privatizzazione è la privatizzazione che conseguì al programma prestiti in cambio di azioni e si attuò tra il 1995-96. Dopo lo scioglimento dell’URSS il nuovo Stato russo si indebitò con le banche fondate dagli ex imprenditori delle imprese cooperative e nel 1995 venne stipulato l’accordo prestiti in cambio di azioni (accordo fra Stato russo e banche finanziatrici). Stabiliva che le banche avrebbero fatto un prestito allo Stato a garanzia della restituzione del prestito lo Stato diede impegno le azioni di molte imprese statali che erano sfuggite alla fase precedente. Se lo Stato russo non avrebbe restituito il prestito entro il 1° settembre del 1996 le banche sarebbero diventate proprietarie delle azioni che gli erano state date. Lo Stato non fu in grado di ripagare il prestito (caso Uralmas e Yukos). IL CROLLO L’effetto di queste riforme di Eltsin fu il collasso dell’economia russa. Nei 4 anni successivi alla caduta dell’URSS il Pil dimezzò e la produzione industriale diminuì del 60%. Questo crollo fu dovuto al fatto che i nuovi imprenditori privati non erano in grado di stabilire strategie di rilancio delle imprese che avevano acquistato e poi anche perché la Russia era aperta a importazioni di beni di consumo che erano competitivi. Nel 1998 l’economia russa andò in default, lo Stato russo non fu in grado di rimborsare i propri prestatori. L’ECONOMIA RUSSA NEGLI ANNI DI PUTIN Eltsin si dimesse e nel 1999 salì al potere Putin. Le vicende dell’economia russa dall’ascesa di Putin fino ad oggi si possono dividere in due fasi: - Putin 1: dall’avvento al potere alla crisi finanziaria del 2008. È una fase di forte ripresa dell’economia, il Pil cresce in maniera significativa. Ci fu una ripresa del petrolio e anche la debolezza del rublo che scoraggiò le importazioni dall’estero (le merci russe divennero più competitive sul mercato domestico). Il limite della crescita fu che a differenza delle esportazioni di materie prime e dei consumi interni che aumentarono gli investimenti interni non aumentarono. Questo non consentì alla Russia di avviare una trasformazione della propria economia da economia basata sull’esportazione di materie prime ad un’economia basata sulla produzione di beni ad alta intensità tecnologica. Le maggiori imprese russe vengono colpite dalla crisi finanziaria del 2008 perché si erano indebitate con banche estere e vengono salvate dallo Stato. L’azione di salvataggio consente a Putin di ridurre l’influenza degli oligarchi riuscendo ad assumere maggior controllo che aveva perso negli anni ’90 (riaffermazione del ruolo dello Stato). - Putin 2: dal 2008 fino al 2021 vedono un forte rallentamento dell’economia russa (stagnazione putiniana). Succede che la Russia è colpita dalla Grande recessione, diminuiscono le esportazioni e inizia la crisi in Ucraina (nel 2014 sale al potere un presidente ostile a Putin). L’inizio della crisi in Ucraina porta i paesi occidentali ad apportare alla Russia sanzioni economiche. Si costruisce la fortezza russa, l’idea è di isolare la Russia dalle turbolenze dell’ambiente economico esterno, volevano renderla autosufficiente dall’ambiente 50 Esame 1 economico esterno. Putin avviò una politica di sostituzione delle importazioni anche al costo di avere una crescita economica più bassa. Non sappiamo se questa sia una strategia possibile vedendo che l’economia russa è molto fragile nei settori a maggiore intensità tecnologica. LA CINA L’evoluzione delle relazioni tra questo paese (oggi è molto grande geograficamente ed è il paese più popolato del mondo e ospita 2 miliardi di abitanti) e il resto del mondo può essere rappresentata come un pendolo che periodicamente oscilla fra due posizioni opposte: da un lato ci sono delle fasi in cui questo paese tende ad isolarsi dal resto del mondo, a considerarsi autosufficiente. Queste fasi di chiusura si intercalano a fasi di apertura della Cina verso il resto del mondo e persegue uno sviluppo delle relazioni, rapporti economici, commerciali, politici e culturali con il resto del mondo. Gli anni corrispondenti al Medioevo europeo furono una fase di apertura dove la Cina ampliò le sue relazioni economiche con l’estero (accolse mercanti stranieri che furono autorizzati a risiedere in numerose città cinesi. I Polo erano dei mercanti veneziani e ebbero l’opportunità di compiere un viaggio d’affari in Cina, furono ospitati dall’imperatore cinese. La Cina partecipò in misura crescente agli scambi internazionali). Verso la fine del 1400 la Cina era uno dei paesi più avanzati del mondo, era caratterizzata da forti divari interni (il Pil delle aree più avanzate della Cina non era inferiore delle aree più avanzate dell’Europa). La fine del 1400 è uno snodo importante perché le dinamiche dell’economia europea e cinese prendono due direzioni opposte. È l’età delle grandi esplorazioni geografiche realizzate dagli europei (scoperta USA), si crea un’economia mondiale come conseguenza di questa espansione (triangolo commerciale). L’Europa tende a diventare sempre più interdipendente da un punto di vista economico rispetto agli altri paesi. Si ha un brusco spostamento del pendolo per quanto riguarda la Cina, nel 1490 decide di chiudersi alle relazioni commerciali con l’estero. A partire da questo periodo gli europei potevano commerciare con la Cina solo nel porto della città di Canton e tramite funzionari cinesi. - La prima ipotesi deriva da una differenza profonda tra l’assetto politico della Cina e quello dell’Europa, l’Europa era un continente frammentato politicamente (competizione che stimolava il progresso) mentre la Cina, già dal 1000 a.C., era un’entità politicamente unita, c’era un unico Stato cinese retto da una monarchia con a capo dell’imperatore (un ruolo primario era svolto dalla burocrazia imperiale). Il governo imperiale cinese e i mandarini temevano che una integrazione sempre accrescente della Cina con il resto del mondo avrebbe rafforzato il ceto degli imprenditori e dei mercanti che era estraneo rispetto alla burocrazia nobiliare e avrebbe comportato una diminuzione del potere della famiglia imperiale. - La seconda ipotesi è che nel 1400 si fosse profilata con maggiore pericolosità la minaccia delle popolazioni mongole che vivevano a Nord. Concentravano tutte le risorse del paese per difendere il paese dal pericolo, reale o percepito, proveniente da Nord. La compresenza di queste due dinamiche portò al verificarsi della Grande divergenza, una divaricazione delle politiche commerciali che provoca una differenza dei livelli di sviluppo. Le aree più avanzate della Cina erano paragonabili alle aree più avanzate dell’Europa. A partire dalla fine del 1400 i livelli di sviluppo della Cina e Europa si differenziava sempre di più, l’Europa tramite l’apertura incominciò a diventare sempre più dinamica, la crescita economica incomincia ad accelerare. In Cina a partire dalla seconda metà del 1400 l’economia tende al ristagno. 51 Esame 1 Si verifica la colonizzazione dell’India da parte dell’UK che ha luogo nel 1700 (secolo della rivoluzione industriale, importava dalla Cina più di quanto riusciva ad esportare). Uno dei problemi che aveva l’UK era quello di forzare la Cina a commerciare con l’impero britannico. La Cina era vista come un mercato potenziale di straordinaria importanza. L’UK doveva trovare qualcosa che poteva vendere in Cina, l’oppio, che già da secoli era usato in piccole quantità come medicinale. A partire dal 1700 viene presa l’abitudine in Cina di usarlo come droga (lo si bruciava per inalare i fumi), l’UK iniziò ad espandere le piantagioni di papavero da oppio in India (la colonizzazione avveniva ad opera della Compagnia delle Indie Orientali, che era una società azionistica che era stata formata grazie ad un atto del Parlamento che gli aveva concesso il monopolio del commercio tra UK e l’Asia orientale. Nell’esercizio del monopolio poteva avvalersi di un proprio esercito) con la finalità di esportare l’oppio prodotto in Cina. Il governo imperiale cinese si rese conto dell’aumento del fenomeno della tossicodipendenza e dell’aumento delle esportazioni di oppio e quindi nel 1729 vietarono l’utilizzo dell’oppio. La compagnia delle indie continuava ad esportare l’oppio in Cina e le importazioni cominciarono a crescere a partire dagli anni ‘20/’30 del 1800. Nel 1829 ordinarono il sequestro di tutto l’oppio presente nelle stive delle navi inglesi del porto di Canton. L’UK rivendicò il principio della libertà di commercio, la Cina lo aveva violato e quindi decide di fargli guerra (1839-42), Prima guerra dell’oppio. Gli inglesi vincono e venne stipulato un trattato di pace di Nanchino che prevedeva alcune clausole pesanti per la Cina:  Obbligo della Cina di aprire altri 4 porti franchi (porto libero da dazi doganali).  Riduzione delle tariffe doganali sulle merci inglese importate in Cina.  Libertà di commercio per i mercanti inglesi in Cina.  Venne istituito il diritto di extraterritorialità per i sudditi britannici in Cina, se un suddito fosse stato accusato di avere commesso un reato (traffico di droga) in Cina sarebbe stato sottoposto al tribunale britannico.  Passaggio dell’isola di Hong Kong sotto la sovranità britannica (fino al 1997). L’APERTURA FORZATA ALL’OCCIDENTE È un’apertura che la Cina subisce contro la propria volontà. Il trattato fu seguito da trattati analoghi che la Cina fu costretta a firmare con altri paesi occidentali (USA e Francia) dove concede gli stessi benefici che aveva concesso all’UK. Insorge una controversia interpretativa delle clausole fra la Cina e i paesi occidentali e riguardava lo status dell’oppio. Nonostante la firma del trattato l’oppio non poteva essere considerato una merce come le altre e quindi il governo cinese continuò ad ostacolare le importazioni. Questi contrasti portarono ad una nuova guerra tra Cina e una spedizione militare franco- britannica (seconda guerra dell’oppio 1858). La Cina viene sconfitta e i paesi occidentali oppongono un nuovo trattato di pace che imponeva condizioni più dure: - Stabiliva che l’oppio doveva essere considerato come una merce uguale alle altre. - Fu costretta ad aprire altri 11 porti franchi. - Per garantire il rispetto del diritto dei mercanti occidentali di commerciare liberamente in Cina, il trattato concesse alle navi da guerra dei paesi occidentali il diritto alla libera navigazione nelle acque interne cinesi (politica delle cannoniere). - Fu stabilito che lo Stato cinese avrebbe concesso ai paesi europei la gestione di una parte delle proprie amministrazioni (l’UK assunse la gestione delle dogane cinesi e versava il ricavato nelle casse dello Stato cinese. La Francia assunse la gestione delle poste cinesi). Le conseguenze economiche furono di due tipi: 52 Esame 1 riuniva in media 5.000 famiglie. Le comuni erano una forma molto spinta di collettivizzazione. Che cosa erano esattamente le comuni? Le comuni erano da un lato delle grandi fattorie cooperative (dove i contadini coltivavano la terra in forma cooperativa), dall'altro lato avevano anche il compito di organizzare e gestire i servizi sociali: dunque la comune si occupava di gestire la pubblica amministrazione, la sanità, la scuola, la polizia e, più in generale, tutti i servizi pubblici e sociali. In particolare, la comune era organizzata in modo da incoraggiare al suo interno il più 110 possibile la vita in comune tra i propri membri; era dunque organizzata in modo tale da spingere all'estremo le occasioni e i momenti di vita in comune tra i contadini che vi aderivano. Così, per esempio, le famiglie non potevano detenere nelle loro case le stoviglie: ciascuna famiglia, dal momento in cui aderiva alla comune, doveva consegnarle tutte le sue stoviglie; le famiglie non mangiavano a casa ma presso grandi mense comuni. Allo stesso modo i bambini non venivano educati presso le loro famiglie, ma erano accuditi da appositi asili (quindi per i bambini andare all'asilo era obbligatorio). Gli anziani erano indirizzati a soggiornare presso appositi centri di cura e di accoglienza. Quindi, oltre che ad organizzare in forma cooperativa l'esercizio dell'agricoltura e a gestire i servizi pubblici, la comune aveva anche il compito di gestire attività industriali. In particolare, ogni villaggio della comune era obbligato ad allestire dei piccoli altoforni, chiamati altoforni tascabili. L'industria rurale, che veniva gestita dalle comuni, doveva svolgere nei piani di Mao un ruolo essenziale per il conseguimento degli obiettivi di produzione del grande balzo. Ossia l'obiettivo di triplicare in quindici anni la produzione industriale cinese poteva essere raggiunto solo grazie al contributo dell'industria rurale gestita dalle comuni. Questa soluzione di creare una industria rurale diffusa sul territorio e gestita dalle comuni era una maniera per promuovere l'industrializzazione accelerata di un paese come la Cina dell'epoca che era povera di capitali, poverissima di tecnologia ma molto ricca di braccia. In realtà l'esperimento del grande balzo non funzionò, fu un grande fallimento. Innanzitutto, l'esperimento delle comuni risultò fallimentare: le comuni erano troppo grandi per riuscire a coordinare ed organizzare razionalmente la produzione agricola. Un altro limite è che Mao non specializzò le varie comuni: l'idea era infatti che ciascuna comune dovesse essere uguale alle altre. Ogni comune era concepita come una unità autarchica, ossia doveva funzionare al suo interno come se fosse stata una piccola Cina (ogni comune doveva mirare ad ottenere il massimo livello di autosufficienza possibile rispetto alle altre). Ogni comune doveva dunque produrre al suo interno praticamente di tutto, con la conseguenza che non fu possibile realizzare i vantaggi che sarebbero potuti derivare dallo specializzare ciascuna comune nella produzione di quei beni per i quali avrebbe avuto una maggiore vocazione. L'effetto fu che la produzione agricola tra il 1958 e il 1960 ebbe un crollo verticale: la produzione di cereali diminuì da 250 milioni di tonnellate nel 1958 a 160 milioni del 1960. Il risultato fu una carestia catastrofica che provocò un numero di morti che non è noto, ma che si stima sia compreso tra 10 e 30 milioni di persone. A questa carestia si cercò di porre rimedio con massicce importazioni di cereali dall'estero. Quali furono le cause di questa carestia? Da un lato concorsero le avverse condizioni climatiche: ci furono grandissime alluvioni. Ma dall'altro lato la causa principale fu il fallimento degli obiettivi di crescita industriale, in 111 particolare l'esperimento degli altoforni tascabili si rivelò ben presto un fallimento totale ‐‐> accadde che l'acciaio prodotto dagli altoforni era di qualità così scadente da essere il più delle volte del tutto inutilizzabile e ciò ebbe una conseguenza drammatica perchè i contadini avevano consegnato i loro attrezzi metallici alla comune, la quale aveva deciso di fonderli negli altoforni in modo da produrre dell'acciaio da utilizzare per produrre attrezzi agricoli più moderni; in realtà l'acciaio ottenuto poteva servire solo come scarto, ma non era utilizzabile per produrre alcunché. Questo finì per portare ad un drammatico depauperamento della base tecnica dell'agricoltura cinese. I contadini si privarono dei loro attrezzi metallici e perciò non erano 55 Esame 1 più in grado di assicurare alla terra le lavorazioni necessarie per mantenere i livelli produttivi precedenti. Alla fine del 1960 il progetto del grande balzo fu definitivamente abbandonato. Il fallimento del grande balzo indusse il Governo cinese a ripristinare l'economia di tipo sovietico che vigeva nel paese prima del lancio di questo obiettivo. Si andò avanti così sino alla morte di Mao, che avvenne nel 1976. LE RIFORME ECONOMICHE DI TENG HSIAO PING (DENG XIAOPING) ‐ Dopo la morte di Mao salì al potere in Cina un nuovo leader del PCC, Teng Hsiao‐ping, che guidò il paese sino alla fine del ventesimo secolo e attuò una politica di riforme economiche, le quali segnarono un forte cambiamento rispetto alla politica di Mao e segnarono l'inizio di una nuova fase di apertura della Cina alle relazioni economiche con l'estero (fase che perdura anche oggi). Teng attuò una serie di riforme economiche tra loro collegate: 1. Decollettivizzazione dell'agricoltura: le comuni popolari furono definitivamente soppresse, e le terre furono frazionate e date in conduzione a famiglie coltivatrici. Al posto delle fattorie collettive che esistevano prima furono create tante piccole aziende agricole a conduzione familiare: la terra rimase formalmente di proprietà dello Stato, ma ciascuna famiglia contadina coltivava il podere di terreno che le era stato assegnato in base ad un contratto di affitto a lungo termine. Teng stabilì che i contadini dovevano vendere una parte della loro produzione allo Stato, mentre potevano disporre liberamente di tutta la parte eccedente: ossia una volta detratta la parte della produzione da vendere allo Stato, i contadini erano liberi di fare ciò che volevano della parte rimanente (potevano consumarla direttamente loro, conservarla presso i loro granai, oppure potevano venderla liberamente sul mercato a prezzi di mercato). Questa riforma dell'agricoltura si rivelò un immediato successo, infatti nei quindici anni successivi alla sua introduzione, la produzione agricola in Cina aumentò del 50% ‐‐> nel 1978 (cioè il primo anno in cui questa riforma fu attuata) solo l'8% della produzione agricola cinese era stata venduta sul mercato; nel 1990 questa quota era salita all'80%. L'effetto di questa riforma dell'agricoltura fu da un lato un aumento della 112 produzione agricola e dall'altro lato un aumento della quota della produzione agricola venduta sul mercato. 2. Apertura agli investimenti stranieri: Teng era consapevole che la Cina era un paese arretrato e dunque doveva modernizzarsi; per modernizzarsi doveva importare tecnologia dall'estero. Per modernizzarsi, la Cina doveva incentivare le imprese straniere ad investire in Cina. Pertanto, nel 1979 la Cina approvò una legge sulle imprese miste a capitale cinese e straniero, le cui norme sono molto favorevoli agli investitori stranieri: questa legge trovò applicazione in particolare nelle zone economiche speciali ‐‐> parallelamente all'approvazione della legge, Teng decise la creazione di quattro zone economiche speciali, localizzate lungo la costa della Cina Meridionale (queste sono: Shenzhen, Zhulhai, Shantou, Xiamen). Queste zone furono realizzate una vicina ad Hong Kong (che allora era un possedimento inglese), una vicina a Macao (che era un possedimento portoghese) e le due rimanenti vicine a Taiwan. Qual era la ragione di questa scelta? Perchè le zone economiche speciali furono realizzate in questi posti? Teng realizzò queste zone in luoghi molto vicini a territori ad economia capitalista, abitati da Cinesi etnici che nei vent'anni precedenti avevano conosciuto un rapido sviluppo economico. L'idea di Teng era che proprio queste imprese possedute da Cinesi etnici sarebbero state le prime ad avere un incentivo nell'investire in qualcuna delle quattro zone economiche speciali, perchè vi erano delle affinità culturali tra i Cinesi di Hong Kong, Macao e Taiwan ed i Cinesi dei luoghi nei quali furono create le zone economiche speciali. Queste affinità erano innanzitutto la lingua (in tutti questi posti si parlava il Cinese Mandarino), inoltre tutti i Cinesi avevano dei loro parenti in quei luoghi della Cina comunista nella quale Teng creò le zone economiche speciali. L'idea era che gli investitori stranieri creassero 56 Esame 1 delle imprese miste con un socio cinese che si insediassero in qualcuna delle zone speciali. Per incentivare le imprese straniere ad investire nelle zone economiche speciali furono concesse agli investitori stranieri delle condizioni molto vantaggiose: ad esempio fu loro offerta una disponibilità di aree sulle quali costruire le fabbriche e i capannoni a prezzi molto bassi; le procedure burocratiche per la costruzione delle fabbriche furono rese molto rapide; l'imposta sugli utili delle società fu dimezzata rispetto al resto della Cina ‐‐> dunque vi furono degli incentivi fiscali molto forti per gli investitori stranieri che avessero investito nelle zone speciali. Le zone economiche speciali beneficiavano inoltre dello status di portofranco, ossia le merci potevano essere importate e riesportate da queste zone senza dover pagare dazi doganali. L'idea di Teng era che gli investitori stranieri sarebbero accorsi ad investire nelle zone economiche speciali per fare di queste una sorta di piattaforma produttiva, dalla quale poi produrre beni da esportare nel resto del mondo. Dunque, l'idea era che gli investitori stranieri che avessero investito nelle zone speciali sarebbero stati interessati non tanto a vendere i loro prodotti sul mercato 113 cinese, ma ad utilizzare le condizioni particolarmente favorevoli offerte dalle zone speciali per esportare la produzione fabbricata in Cina al di fuori. L'ultimo grande vantaggio che avevano gli investitori stranieri era la possibilità di accedere alla vastissima riserva di manodopera a buon mercato che vi era in Cina. I risultati di queste quattro zone economiche speciali furono molto soddisfacenti: esse furono create nel 1979. Il bilancio della loro attività fu così soddisfacente che cinque anni dopo, ossia nel 1984, furono create altre quattordici zone analoghe, chiamate zone di sviluppo economico. Queste nuove zone furono create anche esse lungo altrettante città del litorale. Tra queste figurò anche la città di Shangai che da quel momento divenne il più dinamico centro industriale della Cina. 3. Formazione di un'impresa privata cinese. Durante il governo di Mao l'impresa privata in Cina non era permessa, poi con l'ascesa al potere di Teng e con l'avvio delle riforme economiche da lui disegnate incominciarono a formarsi le prime imprese private, le quali nascono alla fine degli anni '70. Dapprima si trattava di imprese piccolissime che operavano al di fuori di ogni quadro legale; poi la Costituzione cinese del 1982 riconosce le imprese individuali con meno di otto addetti. Nel 1988 viene varato un codice del diritto societario, che definisce gli statuti legali delle imprese private e quindi viene riconosciuta la possibilità di dare vita ad imprese private sotto la forma non solo di imprese individuali ma anche di società di persone e di capitali. Si nota che, ad esempio, nel 1980 tutta l'occupazione urbana in Cina era concentrata in imprese pubbliche. Gli addetti alle imprese private sono solo un milione su 105 milioni di addetti; quindi, meno dell’1% dell'occupazione urbana è costituito da persone che lavorano presso le imprese private. Si vede che nel corso del tempo piano piano diminuisce il numero e la quota degli addetti alle imprese pubbliche, mentre progressivamente crescono il numero e la quota degli addetti alle varie categorie di imprese private ‐‐>carattere peculiare dell'integrazione della Cina nella globalizzazione. Ossia il processo di formazione dell'impresa privata ha seguito un percorso diverso da quello raccomandato dalle istituzioni economiche internazionali. In base al Washington Consensus un paese per integrarsi nell'economia globale dovrebbe privatizzare repentinamente le proprie imprese pubbliche e alienarne la proprietà ai privati; invece, in Cina non ci sono state massicce privatizzazioni: alcune imprese pubbliche sono state chiuse, altre ristrutturate ma la preoccupazione di Teng non è stata quella di smantellare rapidamente il settore delle imprese pubbliche; infatti, la Cina conserva un ampio settore di attività statale. Infatti, l'obiettivo della Cina fu quello di promuovere la nascita di un solido settore dell'impresa privata che si affiancasse all'impresa pubblica, non che la sostituisse. 57
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