Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia economica Riassunto, Appunti di Storia Economica

Breve riassunto conciso di storia economica utili per ripassare

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 02/07/2024

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia economica Riassunto e più Appunti in PDF di Storia Economica solo su Docsity! STORIA ECONOMICA La storia economica si afferma nella metà del XIX secolo e si distingue per il punto di vista dell’osservatore, il secondo termine economica nasce nel XVIII secolo e si divide in micro, macro ecc. La storia economica si occupa di 1. Ricostruire le dinamiche relative alla produzione, alla distribuzione e al consumo merci 2. Interpretare le relazioni tra quelle dinamiche e lo sviluppo istituzionale, sociale, culturale e politico 3. Valutare i comportamenti umani in vista del raggiungimento del fine economico Finalità delle due discipline ● Economia = previsione del futuro e formulazione di leggi ● Storia = interesse nel passato e cercare di comprenderlo --> storico prende in considerazione tutte le variabili, senza considerare solo un elemento come fa l’economista Esprit de finesse = attitudine ad avvenare la presenza e la rilevanza di un infinito numero di variabili tra le quali molte non misurabili e definibili --> un caotico insieme di elementi ordinabili solo con la finesse dello storico La problematica = formulare il problema a cui si vuole dare risposta Differenze principali con l’economia 1. Economia ricerca le leggi, lo storico rimane confinato nella specificità 2. Storia economica genera sue problematiche 3. Economia si trova nella contemporaneità dei dati che elabora e produce 4. Economia non adatta i propri interrogativi alla fonti di cui dispone Le fonti = qualità del lavoro di documentazione che sancisce la validità o meno dell’opera storica Lavoro si compone ● Raccolta delle fonti documentarie ● Esame critico delle stesse ● Interpretazione e utilizzazione La critica delle fonti = metodologia adottata per verificare e apprezzare la veridicità delle fonti rispetto al fine perseguito Come condurre la critica 1. Lettura dei testi 2. Interpretazione sostanziale (es fonte falsa contenuto falso, fonte vera contenuto falso) 3. Determinazione dell’autenticità 4. Specificazione della loro attendibilità Per lo storico economico è importante scovare errori che possono essere sistematici o casuali --> esistono anche errori culturali dati da approssimazione e considerazione del valore nei diversi periodi storici La ricostruzione storica Lo storico studia con il presupposto di essere in grado di ricostruire e capire i fatti del passato. Questo è il suo presupposto contro ogni relativismo, egli deve essere convinto di riflettere fedelmente la realtà del passato. Due fasi 1. saper adeguare le problematiche alla disponibilità di fonti documentarie 2. la selezione dei fatti e dei relativi documenti ritenuti rilevanti rispetto alla problematica. Gli stessi fatti possono cambiare di valore, di rilevanza nel corso della ricerca e hanno bisogno di un filo che è la teoria esplicativa in grado di offrire una interpretazione alla problematica indagata. L’expostismo --> Ex post tutto si giustifica, tutto appare logico ed ineluttabile. Così non è nelle scelte de presente che condizionate dall’incertezza, dal rischio, dalle alternative condizionano il futuro. Corriamo il rischio di adottare nella storia, l’impiego del concetto scientifico-fisico di causa. Trasformare il tutto in una logica e ineluttabile concatenazione di avvenimenti. Le cause dovrebbero essere evitate accuratamente nella storia. Con la causa si oscura l’elemento decisionale che per sua natura è incerto, molteplice, rischioso e condizionante. Gli uomini del passato agivano ex ante, noi li giudichiamo ex post. Il tesismo --> le tesi trovano facile accoglienza e facilità di citazioni, dati, riscontri in loro favore il tesismo diventa ancor più pericoloso quando camuffa l’ideologia: nazionalismo, marxismo, liberismo. Lo storicismo --> le categorie mentali e gli strumenti concettuali che lo storico usa nella ricostruzione del passato sono le categorie mentali e gli strumenti concettuali della sua epoca”. lo stesso linguaggio è quello del presente con tutti i rischi connessi alla sua adozione per epoche passate. Il soggettivismo --> è ineliminabile non solo dalla Storia ma pure da tutte le scienze soluzione non è nel negare il soggettivismo, ma nell’usare l’onestà intellettuale nel riconoscere i fatti e nell’apprezzare correttamente le proprie teorie modificandole qualora esse siano fallaci. COMPRENDERE LO SVILUPPO ECONOMICO Necessità di uno sguardo di lungo periodo, anzi di lunghissimo periodo Dalla società nomade a quella agricolo-pastorale (7000 a.C.) Nascono gli imperi antichi dalla Cina all’Europa e Ulisse è l’emblema della curiosità verso il viaggio, l’esplorazione (materiale, spirituale, culturale) e distingue il Mediterraneo nella “competizione” tra civiltà. Ci fu cosi una lunga e lenta crescita, osservando il PIL --> 0,6 % periodo 1760 – 1780 --> 1,4% periodo 1780- 1801 --> 1,9% periodo 1801-1831 protagonisti di questa faticosa trasformazione 1. Rivoluzione energetica --> Il carbone coke nel 1709 apre allo sfruttamento del sottosuolo 2. pompa a vapore da Savery 1698 watt a 1781 cambia radicalmente lo sfruttamento del sottosuolo 3. macchina a vapore diviene l’epicentro della ‘rivoluzione” energetica perfezionamento di tecniche apprese e migliorate mediante il learning by using e il learning by doing IMITAZIONE CONTINENALE (teorie) Il continente è favorito da ● Vicinanza e somiglianza --> gli scambi commerciali favorivano la circolazione di merci, tecniche e competenze ● Effetto dimostrazione -->la semplicità dei processi produttivi favoriva l’imitazione e apriva a ulteriori miglioramenti ● competizione premiava e stimolava l’imitazione profittevole delle migliorie sperimentate nei diversi comparti produttivi, nonché nell’adottare le soluzioni istituzionale più efficaci. TEORIE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Rostov --> la teoria degli stadi = imitare senza differenze il paese più avanti e con i dovuti aggiustamenti adottarlo come modello dominante e vincente 1. Società tradizionale vive nella stagnazione 2. La transizione: inizia il cambiamento 3. Il decollo o take off. Sviluppo autosostenuto 4. Maturità: tutta l’economia è coinvolta nella trasformazione 5. L’età del consumo di massa: gli effetti benefici si estendono anche al consumo con i mercati e le produzioni di massa Da questa teoria furono appuntate alcune critiche ‘storiche’ scaturite dall’osservazione empirica degli avvenimenti --> i punti ritenuti critici sono i passaggi di stadio e il così detto differenziale della contemporaneità. Teorie dell’imitazione con differenze Secondo Il russo Alexander Gerschenkron due sono i passaggi centrali della sua critica: transizione e decollo arretratezza relativa --> la distanza dipende dal divario con i prerequisiti per lo sviluppo, sempre misurati rispetto alla GB, e cambia in misura rilevanti spostandosi dal centro dello sviluppo alle economie poste alla periferia degli scambi --> La rapidità del decollo sarà determinata dai vantaggi dell’arretratezza. Il catching up degli economisti --> tendono a soffermarsi sulla velocità di apprendimento e di riduzione delle distanze che si possono scorgere in alcuni frangenti o congiunture temporali, esemplare fu il legame tra Piano Marshall e Golden Age. Altro aspetto importante è distinguere le innovazioni dalle imitazioni ---> Sidney Pollard storico che suggerisce alcuni aspetti di rilevante importanza a. L’unità di misura economica non è la nazione, bensì la regione attorno ad un centro propulsivo b. l’interferenza che determina i differenziali della contemporaneità, come le ferrovie oppure più recentemente il digitale. Esempio: le ferrovie, in GB arrivarono dopo la Rivoluzione Industriale, in Germania ne determinarono il percorso di sviluppo Il tutto ha portato a formulare una teoria delle istituzioni e dare notevole importanza alla path dependance (ossia la storia conta nella comprensione delle permanenze e dei cambiamenti) --> secondo Douglas North le istituzioni sono importanti perché abbassano i costi di transazione e, al pari delle tecnologie, vengono imitate. A questa si abbina la path dependance, o sentiero dello sviluppo suggerita da Paul David Il ruolo dello Stato nell’economia 1. Stato minimale --> low and order, più beni pubblici – difesa e moneta. 2. Stato e l’economia mista --> i ampliano i beni pubblici e ruoli di supplenza, quali i monopoli, i fallimenti, le assenze dei mercati 3. Stato massimale dove lo stato è tutto 4. Il welfare State europeo. CAP 4 RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E SVILUPPO ECONOMICO Una teoria dell’industrializzazione fondata sulle innovazioni → la tecnologia e i grappoli alla Schumpeter creano cicli, ossia le rivoluzioni: 1. la prima → quella inglese (caldaia a vapore), bassa istruzione molto apprendimento, accentramento nella fabbrica, famiglia divisa nei rispettivi ruoli economici; 2. la seconda → quella della Germania e USA, innescata dai trasporti si espanse grazie alle economie di scala (acciaio, chimica, motore a scoppio), molta istruzione tecnico scientifica, tecnologie ad alto investimento, grande impresa e grande finanza; 3. la terza → dalla metà del Novecento (energia nucleare, plastica … la terziarizzazione) 4. la quarta → le tlc fino alla odierna globalizzazione L’economia viene influenzata dall’agricoltura, dai trasporti, dai commerci alla finanza. Essa trovò nel Capitalismo il miglior vettore per la sua crescita con durevoli implicazioni: ● il lavoro regolato da contratto diviene “merce” di scambio; ● l’accumulazione del capitale raggiunge livelli prima impensabili ● la tecnologia diviene centrale e determinante nei cambiamenti Sortirono ondate di globalizzazioni già dalla seconda metà del XIX secolo, come pure forme di organizzazioni egualmente innovative (le cooperative, il Big Business (Organizzazione scientifica del lavoro Taylor) descritto da Alfred J. Chandler). ↪ Da dove emerge il Big Business? → si unifica il mercato e la crescita della domanda permettendo di sfruttare a pieno le economie di scala e di diversificazione che impongono la linearità /scientificità della produzione = organizzazione ↪ I first movers di Chandler: fattori di successo (produzione, mercato, organizzazione), concentrazione settoriale (mezzi di trasporto, metallurgia, petrolio, chimica) La popolazione → stretto legame tra crescita demografica e sviluppo economico Tre i fattori che hanno inciso sulla caduta della mortalità: ● medicina ● igiene ● nutrizione ↪ Nel tempo cambia non solo la quantità ma la stessa struttura demografica. LA PRIMA GUERRA MONDIALE E LE SUE CONSEGUENZE Le cause: ● politiche → la contesa franco-tedesca dell'Alsazia e Lorena; i contrasti nazionalistici nei Balcani e nelle nazioni timorose dell’espansione tedesca. ● economiche → la preparazione del conflitto, ossia l’esacerbato nazionalismo, porta all’inasprimento protezionistico e la conseguente limitazione degli scambi. ● culturali → il diffondersi delle ideologie, gli -ismi imperanti. La scelta della guerra per dirimere i conflitti non tenne conto della sua obsolescenza nell’economia industriale. La crescita della potenza distruttiva derivava sempre più dalla produttività e non più dalle risorse dei territori, la potenza distruttiva superava ogni confronto con il passato. conseguenze sui costi finanziari → debiti e inflazione; il ritorno al gold standard; la disoccupazione aggravata dalla riconversione dal bellico al civile, compresi i soldati tornati dal fronte che si scontrano con le maestranze impiegate durante il conflitto (anche tensioni di genere) e il ritorno dei militari alla vita civile. Lo smembramento dell’impero austroungarico → Alsazia e Lorena tornano alla Francia; rinasce la Polonia; dall’impero vennero a formarsi 10 nazioni più Danzica e Fiume; la Società delle Nazione si rivelò essere debole, incapace di porre nuove regole di pacifica convivenza → i nuovi stati dovettero affrontare: 1. La riforma agraria, specie nell’Europa orientale con la disfatta dei latifondi 2. Ricostruzione dei flussi commerciali tra i nuovi e vecchi confini nazionali 3. L’adattamento delle infrastrutture al caos post imperi 4. La promozione dell’industria in aree non vocate e periferiche La repubblica di Weimar (1918-1933) fu estremamente debole a causa delle perdite subite in guerra e dai tagli territoriali subiti. Le riparazioni tedesche divennero un ostacolo alla ripresa dei commerci internazionali. Nel trattato di pace la Germania deve espiare le colpe e pagare i danni, a CAP 5 LA SECONDA GUERRA MONDIALE E LE SUE CONSEGUENZE Le risorse investite nella guerra: da un lato gli alleati foraggiati dagli USA. Dall’altro la Germania che in misura assai minore sostenne i propri di alleati. → L’italia si mantenne ai margini. Caratteri del nuovo ordine nazista: ● stato corporativo ● programmazione non centralizzata, economia mista stato /mercato ● autarchia ● lo spazio vitale Due politiche di sfruttamento si confrontarono in Germania: Speer sosteneva la soluzione di far lavorare la manodopera dei paesi occupati in patria, mentre Sauckel di importarla in Germania, ma sempre con strumenti coercitivi. Gli alleati, a cominciare dalla GB, dovettero ricorrere al sostegno degli USA. La carta Atlantica nel 1941 fu negoziata da Keynes. I due pilastri su cui si reggeva il rapporto USA e GB, (poi esteso a tutti gli alleati) furono il multilateralismo e la cooperazione. Nel 1942 gli Usa entrarono in guerra assumendosi tutte le conseguenze, militari e civili e ci furono 55 milioni di morti IL SECONDO DOPOGUERRA Il 15 giugno 1947 George Marshall annuncia l’European Recovery Program → l’obiettivo era quello di fornire valuta all’Europa per riavviare i processi economici, senza però gravare sul suo equilibrio finanziario/valutario. → doppia chiave di soluzione → una culturale (una società basata sul benessere) e una economica (la valuta per avviare la modernizzazione delle economie europee) → aspetti del piano marshall: ● cessione diretta dei beni dagli USA ai paesi aderenti ● programma d’utilizzo concordato dall’OECE, poi divenuto OCSE ossia un centro decisionale istituito a Parigi per concordare e verificare i programmi di spesa. ● gli introiti ottenuti dalla vendita dei beni ceduti dagli USA, e venduti dagli stati ai propri selezionati beneficiari interni, generavano un fondo che ogni stato poteva decidere come utilizzare. ● distribuzione complessiva delle risorse ERP: 33% materie prime, 29% prodotti alimentari, 16% prodotti energetici; 17% macchinari. I fondi vennero distribuiti a tutti i paesi senza distinzioni tra vincitori e vinti, sia pur con preferenze agli ex alleati, persino a paesi neutrali come Portogallo e Turchia. Schuman → 1951 nasce la CECA (comunità europea carbone acciaio) con sei paesi aderenti Belgio, Olanda, Italia, Lussemburgo, Francia e Germania; e l’Unione Europea dei Pagamenti, fino al 1958, per la circolazione della valuta → queste sono le basi per la creazione dell’Unione Europea, il cui avvio è sancito dal trattato di Roma 1957 → l’esito finale, seppure graduale nella sua applicazione → il multilateralismo, tutti trattano con tutti alle medesime condizioni. 1948 il General Agreement on Tariffs and Trade: 1. non discriminazione tra i paesi aderenti 2. eliminazione dei contingentamenti 3. reciprocità fino alla creazione di un mercato regolato dal libero scambio ↪ dopo numerosi round dal 1995 diviene WTO, ossia il viatico delle regole che aprono alla seconda grande globalizzazione con l’adesione della Cina e dell’India Sul fronte monetario il patto di Bretton Woods 1944/45 diede vita al FMI e alla Banca Mondiale → sostenere i cambi fissi, gold exchange standard, e intervenire in caso di eccessivi deficit. Fari della cooperazione internazionale → ONU e NATO AMERICANIZZAZIONE E WELFARE STATE Solo le infrastrutture erano state gravemente danneggiate. La necessità invece riguardava la creazione di un contesto favorevole alla ripresa. Sia pure in diversa misura tutte le economie necessitavano di modernizzarsi. La ripresa fu molto rapida, i vantaggi dell’arretratezza furono assai grandi. La guerra non era stata molto distruttiva → gli aiuti americani aprivano a due possibili soluzioni: pagare i debiti bellici, e ridurre il debito pubblico, o acquistare tecnologia per la modernizzazione. Gran Bretagna → Il National Insurance Act di Beveridge del 1942 afferma l’universalismo dell’assistenza sociale. Seguirono le nazionalizzazioni dei settori base e monopolistici senza un adeguato piano di modernizzazione. Inoltre essa preferì utilizzare i sui fondi in via prioritaria per abbattere il debito pubblico. Germania → divisa tra est e ovest → fece una profonda ristrutturazione istituzionale ed economica riguardante la parte occidentale: ● riforma monetaria 1948 ● economia sociale di mercato, competizione sì, ma temperata dall’equità distributiva ● cogestione delle grandi imprese e considerevole presenza della proprietà pubblica ↪ L’accettare una costituzione democratica, l’essere inserita in un contesto più ampio, furono le basi per la sua ripresa Francia → la programmazione di De Gaulle fu affidata a Jean Monnet → programmazione fondata sul rinnovo delle industrie di base, per lo più nazionalizzate, ma con intenti produttivistici, ossia da base per l’intera economia e non sull’onda di scelte ideologiche. GOLDEN AGE L’americanizzazione fu relativamente facile; più difficile fu superare la dipendenza del percorso del nazionalismo. L’avvio della guerra fredda, con la cortina di ferro escluse il Comecon, ossia i paesi sotto l’egida dell’URSS, dagli scambi tra Occidente e Oriente. Da sottolineare il rapido recupero dell’Europa sugli Usa → I fattori esplicativi: ● nuove istituzioni internazionali, quelle dette, più alcune europee ● vasta riserva di manodopera con un costo opportunità molto basso, si pensi solo alla modernizzazione agricola che creò un forte esubero di manodopera pronta a riversarsi nelle aree urbane industrializzate: risultato il costo del lavoro si mantenne stabile in tutto il periodo ● i vantaggi dell’arretratezza rispetto agli Usa, ma con basi culturali assi simili, quindi facilità di assorbimento ● la liberalizzazione governata, ossia calibrata secondo il differenziale tra le singole economie, degli scambi, vedasi modello CECA ● bassa crescita dei prezzi delle materie prime ● tassi fissi e bassa speculazione finanziaria ● politiche economiche espansive più dal lato dell’offerta che della domanda ↪ Questo percorso fu accompagnato da una corposa crescita del welfare state che favorì la distribuzione del reddito verso una equa ripartizione → Le basi costitutive dell’intervento pubblico stavano nel fisco progressivo e politiche redistributive con l’assicurazione di istruzione, sanità, previdenza e assistenza sociale e cultura → negli usa il welfare regge nel periodo ma entra in crisi nel XXI secolo soprattutto per ragioni demografiche (invecchiamento della popolazione e dagli eccessivi costi delle prestazioni) → abbiamo modelli differenti di welfare: ● tedesco → economia sociale di mercato è di carattere “lavoristico” ossia le prestazioni sono legate al lavoro, avviato da Bismarck nel 1880 ● svedese di tipo universalistico → si fonda sul diritto di cittadinanza a cui sono legati i diritti all’assistenza. Golden Age finisce negli anni sessanta. → Con gli anni settanta ci sono turbolenze: ● Conflitti sociali invertono la dinamica salariale con gli aumenti generalizzati, non accompagnati da pari aumenti della produttività ● Fine del regime cambi fissi 1973 e avvio dei cambi flessibili ● Aumento prezzo delle materie prime, innescato soprattutto dai prezzi energetici INTEGRAZIONE EUROPEA Nel marzo 1957 i Patti di Roma istituirono la Comunità economica europea e l’Euratom (energia nucleare) → con i patti di Roma nasce anche la Banca Europea degli Investimenti, come pure la libera circolazione dei lavoratori. La politica agraria (Pac) → furono i forti protezionismi sui prodotti agricoli a rendere difficile l’estensione del libero scambio anche all’agricoltura. Si preferì perseguire il sostegno dei prezzi dei beni agrari che influenzò anche i mercati internazionali. Nel tempo si rivelò una politica troppo costosa e dagli anni Ottanta fu molto gradualmente ridotta. Il trattato di Maastricht → 1991 per l’istituzione dell’Unione Europea che riunificava tutti gli interventi economici e sociali in un unico progetto di confederazione europea avviando a tappe l’adozione dell’euro. Stato Pontificio --> dall’agricoltura bolognese alle paludi pontine, con la Mezzadria nelle Marche e Umbria e latifondi nel Lazio --> Roma catalizza il tutto, con servizi ai pellegrini e alla nobiltà Regno delle due Sicilie --> Baroni continuarono a dominare, anche dopo l’abolizione della feudalità --> enorme concentrazione della ricchezza e un Latifondo granario estensivo e statico, impermeabile ai cambiamenti --> le uniche eccezioni furono le specializzazioni costiere: agrumi, vino, marsala L’area di Napoli – Salerno --> alcune presenze industriali sostenute dal governo e affidate ad imprenditori stranieri, svizzeri e inglesi, senza registrare contaminazioni significative. POPOLAZIONE E REDDITI popolazione 1861-1981 --> più che raddoppiati dall’Unità con il crollo della mortalità aumentano le aspettative di vita (simili anche nelle aspettative di vita agli altri paesi europei) Emergono sempre più le differenze territoriali --> Il triangolo industriale, la terza Italia e l’arretratezza del Meridione --> solo dopo la II World War l’Italia è industriale nel complesso ma ci sono grandi divari in quanto Il triangolo industriale segue un percorso duraturo ed esteso nel “territorio” dell’industrializzazione. I censimenti industriali sintetizzano i cambiamenti del secolo segnato dalla caduta del tessile, sostituito dall’abbigliamento; ascesa della meccanica, della chimica, dell’elettronica; ampia presenza settori hand made, soprattutto se paragonata con i nostri competitori. crescita dei redditi --> reddito nazionale cresce dal 1861 al 1981 di ben 19 volte, quello pro capite di 8 e il periodo di maggiore crescita 1963 - 1988, segue l’età giolittiana, il periodo peggiore il trentennio post unitario. comparazione internazionale ● 1989 buoni risultati quasi pari il reddito pro-capite alla GB e vicino a Francia e Germania ● Usa --> grande divario ridottosi dal 1951 AGRICOLTURA E SQUILIBRI NAZIONALI Il territorio è frutto del millenario lavoro dell’uomo, oltre che della natura ● pianura padana --> incanalamento dell’acqua è l’aspetto più importante. L’esempio più fecondo il riso nel lodigiano e nella lomellina --> grandi bonifiche riguardarono il delta del Po ridotto a Ficarolo Ferrara nel XII secolo. Il resto del lavoro consisteva nel bonificare l’intero territorio per aumentarne la produttività, con immediato calcolo dei costi benefici (Toscana da bonificare il territorio maremmano nel Lazio l’Agro Romano e l’Agro pontino) ● meridione --> tutto da bonificare, gravi squilibri idrogeologici sulle coste, ossia rendere produttivo un territorio ampiamente abitato e in precario equilibrio per portare l’agricoltura a livelli accettabili di produttività --> necessario creare zone di pianura in quanto la costa era a rischio di disboscamento, frane, abbandono. Prima legge di risanamento Beccarini 1882 --> province di Ferrara, Modena, Rovigo, Ravenna e i risultati ottenuti: 400.000 ettari entro la I World War --> Scarsi i risultati nelle altre aree cosi seguì l’idea della bonifica integrale con le leggi giolittiane rivoluzione agricola prima della rivoluzione industriale? Quadripartizione dei 26 milioni di ettari --> abbiamo quattro Italie agricole: ● Pianura padana 13,6 % 3.590.000 ettari --> Irrigata, cereali, canapa, barbabietola, foraggi e allevamento alta produttività comparata anche con le medie internazionali. Rotazione complesse e antiche ● Colline settentrionali 7,4 % 1.945.000 ettari --> uva frutta olio fiori e baco da seta alternanza frumento mais ● Colline e pianure centro meridionali 43 % 11.450.000 --> cereali vari, vino olio ● Montagna --> produttrice di braccia molto mobili nella ricerca di opportunità di scambio. Agricoltura altamente mediata dal mercato sia dei prodotti che della terra, manodopera libera --> alta produttività e molto mercantile data la sua promiscuità verso prodotti destinati anche a mercati esteri Agricoltura nel cinquantennio post unitario: 1. no rivoluzione produttiva, permangono gli assetti passati con significativi cambiamenti verso un’agricoltura più specializzata (es barbabietola e agrumi) 2. no tesi Romeo sulla destra storica che favorì miglioramenti in agricoltura quale viatico per l’industrializzazione 3. grande crisi agraria che colpì l’Europa (anni ’70 del XIX secolo) in Italia arrivò più tardi grazie all’effetto del corso forzoso --> calarono i cereali a vantaggio di foraggio e allevamento, colture specializzate e destinate ai mercati e avvio modernità con meccanizzazione e chimica 4. i dazi protettivi dal 1878 favorirono l’introduzione di nuove pratiche agricole 5. aumenta il divario tra le agricolture italiane CAP 7 DALL’ARTIGIANATO ALLA GRANDE INDUSTRIA Le tracce dell’industria e del diffuso artigianato al momento dell’unità nazionale mutano in una composita industria al 1911 dove nel primo censimento economico del Regno compaiono significative presenze in tutti i settori produttivi. Le tappe intermedie ● 1862 province di Bergamo e Parma e alcuni dati sulla trattura e sull’industria mineraria ● 1869 Inchiesta industriale: indagine conoscitiva poco più che statistica capace però di rendere consapevole la classe dirigente dello stato dell’arte, ossia della sua scarsità ● 1876 inchiesta Ellena che escludeva però minerali, meccanica chimica e laterizi, industria alimentare, senza neppure la manodopera a domicilio, riguardava solo le maestranze di fabbrica e la forza motrice impiegata ● 1885 – 1903, 86 monografie provinciali, alcune settoriali e con un tentativo, fallito, di allineare tutti i dati al 1903 ● 1911 primo vero censimento industriale secondo metodologie ‘scientifiche’, ossia metodologicamente corretto e comparabile con altri censimenti. Confronto degli indici della crescita industriale annua 1861-1913(Gerschenkron, Istat, Fenoaltea) --> punto di contatto tre tutti e tre gli indicatori è che i primi venti anni sono caratterizzati da una crescita industriale molto lenta --> segue una lieve ripresa, gli anni ’80 e poi il ‘decollo’ nel primo decennio XX secolo affievolitosi durante la guerra La crescita industriale si concentra in ambito regionale e si accentuano con l’emergere del triangolo regionale (Milano Torino Genova), nel tempo si espandono con le contiguità territoriali (triveneto e Italia centrale = la terza Italia). I divari regionali aumentano con il triangolo industriale --> scarsa attrattività del Meridione (anche per i Capitali esteri --> segnato da mercati di scambio limitati e consumi scarsi, assenza o insufficiente imprenditorialità, oltre che mancanza di materie prime) --> il Settentrione drena continuamente risorse dal Meridione, in specie la risorsa più preziosa che è l’intelligenza dei giovani migranti. ricognizione dal ‘basso’ 1. il tessile --> La seta cresce dagli anni ’70 con l’aggiunta della tessitura e della tintura è Industria naturale per eccellenza, poco protetta e dipendente dalla domanda mondiale, essa servì da traino e da supporto all’intera economia I suoi principali pregi erano ● valuta pregiata ● addestramento manodopera ● radicamento territoriale ● promiscuità delle attività con integrazione dei redditi agricoli. Era considerata l’industria naturale e divenne il riferimento principale dei liberisti. 2. Cotone --> ai dazi introdotti nel 1878-87 seguì il boom fino alla crisi per eccesso d’offerta nel 1908 --> nascono alcuni colossi come Cantoni ma in generale le strutture sono fragili, poco efficienti e non competitive con l’estero --> alcune imprese divennero grandi ma fragili nella loro organizzazione, specie nel rapporto tra proprietà e gestione. 3. Lana --> sopravvive e si rinnovava ma lontano dai centri urbani, nasce poi la prima influente associazione di categoria nel 1877, la protezione con i dazi a partire dal 1878 e dazi acuiti nel 1887 --> mutamenti lenti, ma dimensioni ridotte nel complesso il tessile divenne il ponte tra tradizione e progresso, tra agricoltura e industria, tra ruralità e urbanizzazione --> Il Nascono il Credito Mobiliare (1863), la Banca Generale (1871), il Banco Sconto e sete, le Banche popolari (1874). Le Casse risparmio si estesero, mentre il risparmio postale finanziò la Cassa Depositi e Prestiti. Da segnalare l’assenza del credito agrario e fondiario, dal 1883 diffusione delle casse rurali e delle banche popolari. Con la sinistra storica inizia il protezionismo e la crescita delle opere pubbliche. I governi avviarono anche una intensa urbanizzazione fino alla grande crisi che trascinò con sé il fragile sistema creditizio italiano, specie le banche che si erano impegnate sul fronte industriale/immobiliare. La Banca generale e il Credito Mobiliare fallirono e trascinarono con sé molti altri istituti ordinari. L’avvio della crisi iniziò con lo scandalo della Banca Romana che fu colpevole di emettere banconote senza copertura aurea, in seguito fu travolto l’intero assetto finanziario italiano. Grazie ai capitali tedeschi e alle loro competenze nel settore nacquero nel 1894 la Banca Commerciale italiana; ambienti genovesi promossero il Credito Italiano. Nel 1895 si aggiunge il Banco di Roma e la Banca Italiana di sconto: insieme costituirono le banche miste italiane → che servivano: ● creare e sostenere sindacati di collocamento delle azioni e delle obbligazioni; ● concedere finanziamenti, anche tramite ripetuti scoperti di C/C ● salvataggio imprese in difficoltà anche tramite consorzi ● consulenza finanziaria investirono prevalentemente: 1. la Comit → cotone, materiale ferroviario, metallurgia cantieristica elettricità legata alla Edison; 2. il Credit → nell’energia elettrica e nella siderurgia INTERVENTO DELLO STATO Il “tutto mercato” come all’opposto il “tutto Stato” confliggono con la realtà storicamente determinatesi di un fragile equilibrio in perenne mutazione tra l’intervento pubblico e l’agire degli agenti economici. La spesa pubblica → elevata in tutto il primo cinquantennio sia in termini assoluti che relativi, oltre che in termini comparativi con le altre economie, fatta eccezione della Germania dove invece si equivale. La destra storica investì in infrastrutture, la sinistra continuò aggiungendo il telegrafo e la rete telefonica. → Le ferrovie sono il primo rilevante intervento diretto dello Stato, nel 1905 totale nazionalizzazione. Spesa militare → servì a supportare alcune industrie quali la siderurgia e la cantieristica Istruzione → Legge Casati sull’istruzione elementare a carico degli enti locali, fino alla Daneo Credaro dove riconosce allo stato il compito di finanziare l’istruzione. Il finanziamento → imposte sui redditi, terreni, fabbricati e ricchezza mobile, tasse sugli affari e imposte sui consumi. Squilibrio tra spese e coperture con le entrate → risultato il debito pubblico → con tre periodi di deficit spending (il primo quindicennio unitario; grande crisi fine anni ottanta e inizio novanta). Le privatizzazioni del demanio pubblico e dell’asse ecclesiastico non impedirono la dichiarazione del corso forzoso SOCIETA’ E CULTURA Urbanesimo: ● cresce la concentrazione urbana dal 34 al 42%; le migrazioni sono dal “contado” specie verso le città del “triangolo”; nascono pure alcune company towns. ● legge 1903 nascono gli Istituti autonomi, cadono le cinte murarie e sorge la questione dei servizi pubblici e la possibilità di ricorrere alla municipalizzazione. La cura e l’igiene → legge sanitaria (1888) e opere pie (1890), si istituiscono il medico provinciale, il consiglio superiore sanità, l’ufficio sanitario comunale. Tutto ciò, insieme all’aumento della ricchezza, permette la fine della pellagra. → Cadono i tassi di mortalità e aumenta la vita media da 30 a 47 anni. La legislazione sociale → 1876 legge sui fanciulli con il divieto del lavoro notturno, 1883 cassa nazionale contro gli infortuni, 1898 Cassa di previdenza non obbligatoria → si inizia a formare lo stato sociale → Viene costituito l’INA nel 1912 per le assicurazioni sul lavoro L’istruzione svolse un ruolo importante per i suoi effetti macro sullo sviluppo economico e micro per l’innalzamento del livello di apprendimento personale. → Legge Casati: obbligo due anni a carico dei Comuni con l’aggiunta dei due Politecnici di Milano e Torino STATO, INDUSTRIA, FINANZA E SOCIETA’ Le problematiche “belliche”: ● finanziamenti ● approvvigionamenti ● mobilitazione Bellica Come fu finanziata la guerra → Ricorso al debito, interno ed esterno, stampa di moneta, pressione fiscale. Approvvigionamenti → non vi fu un complessivamente una compressione dei consumi, risultato ottenuto grazie agli accordi con gli alleati e specialmente per le materie prime provenienti dagli Stati Uniti. La Mobilitazione Industriale → Lo Stato diventa il “perno, il motore” dell’intera economia. Tutto sotto il controllo del Ministero per le armi e le munizioni e il lavoro fu sottoposto a militarizzazione. Vantaggi industriali: commesse sicure, approvvigionamenti garantiti, controllo dei prezzi e della manodopera; crescita investimenti “pesanti” (metallurgia, meccanica, cantieristica, energia). Coordinamento delle filiere produttive. → Fu perseguita la filiera sider-meccanica tanto da trasformarla nel III gruppo alla fine della guerra dopo Ansaldo (siderurgia meccanica cantieristica dalle miniere di Cogne, alle acciaierie elettriche) e ILVA (principali impianti siderurgici a Piombino, Bagnoli, Portoferraio) L’aeronautica subì il marasma post bellico. La chimica → diviene leader nel mercato L’elettricità → le imprese elettriche si resero finanziariamente autonome dalle banche, specie la Edison → Respinti i progetti di nazionalizzazione delle acque. Differenziale della contemporaneità → la guerra funse da acceleratore della industrializzazione con effetti anche diffusivi, danni da un punto di vista del riequilibrio Nord Sud. POLITICHE ECONOMICHE DEL FASCISMO Politiche monetarie: Alberto De Stefani riduce il deficit pubblico, taglia la spesa, soprattutto quella militare, aumentando le entrate. Sulla liquidità l’impegno sul fronte delle banche portò ad ampliare la base monetaria con forti spinte inflazionistiche. Nel 1925 fu rimosso De Stefani e nominato Volpi espressione dell’establishment industrial bancario e fautore di accordi internazionali per stabilizzare il valore della lira. Nel 1926 fu decisa la svalutazione della lira. IL 1 luglio 1926 unificazione Banca d’Italia, unica banca di emissione, segue il 18 agosto 1926 con la dichiarazione di quota 90 nel cambio con la sterlina. Inizia la battaglia della lira. Cambiarono le aspettative economiche, si procedette a tagliare i salari. Le conseguenze furono nefaste sulle esportazioni e sull’occupazione fino al massiccio intervento dei primi anni Trenta e l’avvio dell’avventura etiopica, sostenuta da un forte incremento del prelievo fiscale ottenuto con l’aumento delle imposte dirette e soprattutto con la creazione di nuova moneta. Fino ad arrivare nel 1936 ad abbandonare il Gold standard, nel tentativo di controllare i prezzi e contenere l’incipiente inflazione. AGRICOLTURA E MEZZOGIORNO Nel 1925 ci fu la battaglia del grano con nuovi dazi protettivi e sostegno dei prezzi, fu rallentata la specializzazione dell’agricoltura italiana. → Nel complesso l’agricoltura fu piegata agli interessi dell’industria, le stesse leggi votate in favore della modernizzazione agricola furono neutralizzate. Protezionismo → nel 1931 il dazio ad valorem apre all’autarchia. La guerra d’Africa 1935 apre al controllo governativo sul commercio internazionale attuato da Guarnieri che provvide a ingabbiare in rigidi regolamenti dei traffici diretti anche alle colonie, pagate dallo Stato costringendo nel ’39 a vendere armamenti all’estero pur di procurarsi valuta per le materie prime che l’alleato tedesco non era in grado di fornire. CAP 9 INDUSTRIA E BANCA Le industrie crescono negli anni Venti fino alla peggiore caduta del ’32. La ripresa oltre i livelli raggiunti in precedenza avviene solo dal 1938. Cambia però la composizione settoriale, dai prevalenti settori maturi a quelli con maggiore intensità di capitale. Il periodo fascista non segnò una battuta d’arresto industriale, ma si acuirono alcuni difetti dello sviluppo nazionale → stretta dipendenza dall’estero, scarsa autonomia produttiva e bassi consumi ● Urgenza di liberare la Banca d’Italia dai troppi impegni che si stava assumendo ● Interrompere l’esperienza della Banca mista. ● Sciogliere il legame Banche miste e imprese con un passaggio, ipotizzato temporaneo, nelle mani dello Stato CAP 10 LA CREAZIONE DI NUOVE BASI 1946-1952 La guerra: distruzioni poche stimate nell’otto % del capitale fisso --> danni maggiori riguardavano le infrastrutture viarie, soprattutto le linee ferroviarie dovevano essere ripristinate almeno nei suoi principali assi nazionali. Il problema maggiore, almeno nell’immediato, riguardavo lo “sbarcare il lunario”, ossia alimentazioni e bisogni primari per la popolazione --> problema superato grazie agli aiuti americani (UNRRA) e alla apertura degli scambi internazionali Intermezzo di incertezza fu dovuto ad alcune proposte di politica economica come il “cambio della moneta”, ossia una nuova lira in cambio della vecchia così da poter misurare e tassare i profitti di guerra, l’introduzione di una patrimoniale --> nessuna delle due proposte fu approvata per i timori di una fuga di capitali. Nel 1947 De Gasperi compì un viaggio negli Usa decretando la fine dei governi d’unità nazionale --> in qualità di presidente del consiglio, ottenne un ingente finanziamento Eximbank, in cambio del quale accettò l’allontanamento delle sinistre dal governo. L’anno successivo il 5 giugno 1947 il Piano Marshall in parallelo con la linea Einaudi: ● Linea Einaudi --> aumento tasso di sconto dal 4 al 5,5%, scelta che pose fine alla svalutazione della lira passata da 225 a 589 nel cambio con il $, per stabilizzarsi in seguito a 625. Nel 1947 nasce il Fondo Industria Meccanica e nel ’48 fu approvato il nuovo statuto dell’IRI. ● Il PM --> premessa gli USA restarono in Europa e continuarono ad erogare risorse Le ragioni della collaborazione si ispiravano all’idea di forzare gli investimenti produttivi, specie nei settori base, da intendersi come modernizzazione delle tecnologie e dei modelli organizzativi delle principali imprese italiane sul modello e l’esempio di quelle americane --> questa modernizzazione diveniva la condizione preliminare per sostenere l’intera economia italiana nella prospettiva della liberalizzazione degli scambi --> esiti furono più che positivi e misurati anche dalla crescita dei consumi pro capite ma ci furono anche effetti negativi --> la disoccupazione non cala e si assiste alle polemiche sulle finalità del Country Study, un piano elaborato da Saraceno è criticato perché più orientato a migliorare l’apparato produttivo senza però ridurre, almeno nell’immediato la disoccupazione. BOOM ECONOMICO una crescita forte e per un lungo decennio --> 1963 il primo rallentamento dovuto ad un aumento dei prezzi cui le autorità monetarie risposero con la restrizione monetaria, ma la crescita continuò almeno fino al 1969. Dalla seconda metà degli anni Sessanta inizio di un nuovo ciclo economico caratterizzato da una migliore equità sociale con: ● lo statuto dei lavoratori 1970 ● aumento delle pensioni 1969 ● Indennità di disoccupazione e maternità 68-72 ● casa 1972 Tutti interventi sul lato della spesa pubblica non adeguatamente equilibrati da una riforma fiscale. Nel 1973 arriva la crisi petrolifera --> Nel 1975 primo anno con pil negativo. Nel 1978 fu introdotto il Sistema monetario europeo --> Italia vi entrò nel ‘79 anche se la media di crescita del pil al 3,7% nel periodo 73-80 fu superiore a quello dei grandi concorrenti triennio 81-83 --> +0,6 stagnazione con la necessità di ristrutturare le grandi imprese, marcia dei 40mila, seconda crisi petrolifera e fine scala mobile Guardiamo le politiche adottate negli anni del boom economico: ● Monetarie --> continuità della linea Einaudi --> difesa del cambio a 625 col dollaro che divenne convertibile nel 1960, premio alla sua stabilità. Solo l’aumento dei salari (1959-62) impose una revisione della politica monetaria che causò un contenimento degli investimenti e dei consumi, mentre l’export continuò a salire. L’inflazione divenne la scelta degli anni ‘70. Poi nel ‘75 Baffi, governatore della Banca d’Italia, e il suo sostituto Ciampi iniziarono a responsabilizzare i governi per le scelte adottate. ● 1979 divorzio tra Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro, il cambio valutario cominciò a fluttuare. Il disavanzo statale iniziò dal 1971 e dal 1981 esplode il debito pubblico dal 65 al 92 % del PIL. Per il suo finanziamento si affaccia l’estero. L’agricoltura --> da 8,6 milioni di occupati a 2 milioni, dal 23% al 5% del PIL, cresce l’allevamento, l’ortofrutta iniziano le politiche agricole europee Le imprese --> Grandi imprese vs Piccole Medie Imprese; imprese pubbliche vs imprese private. L’espansione delle Grande impresa diminuì dagli anni ‘50 e le previsioni di marginalità della PMI cessarono di avverarsi --> Spopolate le campagne, in particolare quelle del Meridione --> l’estrema apertura al commercio internazionale chiude la grande mutazione del XX secolo.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved