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Storia ed estetica del cinema , Appunti di Storia Del Cinema

Riassunti completi dei libri, LUMIERE, Morin e storia del cinema.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 03/01/2018

simona041
simona041 🇮🇹

4.6

(4)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia ed estetica del cinema e più Appunti in PDF di Storia Del Cinema solo su Docsity! RIASSUNTO LA GALASSIA LUMIERE INTRODUZIONE Chambre 666: durante il festival di cannes, wenders chiese ad alcuni registi di recarsi nella camera 666 dell’hotel martinez , di sedersi davanti ad una cinepresa, e di rispondere ad alcune domande: di cui il tema centrale è: Di fronte al peso crescente degli altri media come la televisione , il cinema è un linguaggio destinato a morire, che si sta perdendo? Chambre 666, il film riguardo a queste domande. La trasformazione che il cinema ha affrontato è stata assai più radicale che quello che si poteva immaginare: avvento delle tecnologie digitali… il cinema ha smesso di essere soltanto una pellicola, ma è divenuto anche dvd, il contenuto che scarico sul mio laptop, il video che vedo in un museo…. La perdita delle caratteristiche tradizionali porta molti studiosi a pensare ad una morte del cinema = chambre 666 è uno dei primi documenti in cui vediamo affacciarsi questa preoccupazione… vi sono inoltre alcune critiche e preoccupazioni: convinzione che l’immagine digitare manchi di quel contatto diretto con la realtà, che è uno degli aspetti costitutivi del cinema, cresce il sospetto che la moltiplicazione delle immagini fa si che possano essere perdute. Ma il cinema non muore affatto, anzi la sale continuano a crescere, andare al cinema è un’abitudine radicata. Inoltre continuiamo a chiamare cinema anche ciò che vediamo a casa, sul nostro home theater, in viaggio, sul nostro tablet, dvd e consideriamo coìinematografico anche molte delle immagini che ci circondano anche se non appartengono a film ne senso tradizionale del termine ‘cinema d’artista’. Dunque il cinema sopravvive e si espande. La maggior parte delle sale sono digitali, ovvero non usano più la pellicola e vi si è introdotto anche il 3D….. il proiettore non è più un componente essenziale della macchina fotografica. Spesso lo spettatore non solo guarda un film su nuovi dispositivi, ma si muove anche da uno all’altro: passa dalla propria televisione allo smart phone. Nel libro si cercherà di analizzare la tensione a partire dall’esperienza dello spettatore. Esperienza si riferisce a diversi termini: il fare esperienza di qualcosa, l’accumulare esperienza, l’avere esperienza nel proprio agire… è un atto cognitivo che si radica e coinvolge un corpo, una cultura, una situazione. ‘ogni cambiamento della macchina significa un cambiamento di natura = se fosse così avrebbero ragione coloro che predicano la morte del cinema… appellarsi invece alla centralità dell’esperienza significa: ciò che costituisce il nocciolo identitario di un medium è la maniera in cui esso mobilita i nostri sensi. I dispositivi influenzano il sensorio. Caso del cinema: esso è nato come invenzione tecnica, si è ben presto identificato nel modo di rapportarsi al modo attraverso le immagini in movimento = esso vivrà finchè vivrà il suo modo di coinvolgerci. Inoltre l’immagine digitale evoca un processo in cui noi prendiamo come reale ciò che essa rappresenta, come la stessa immagine fotografica. Immagine digitale considerata come immagine tofografica: noi reagiamo allo stesso modo quando le vediamo. Elementi che fungono da ponte: oltre ad un modo di percepire le immagini , un ruolo importante può essere svolto da fattori ambientali (il fatto di essere davanti ad uno schermo), fatt culturali (la memoria di quel che il cinema è stato) fatt linguistici, fatt psicologici (bisogno di cinema)….. è sulla base di una gamma di elementi che noi diamo al cinema una chance di vivere. Molti dei nuovi dispositivi comportano forme di attenzione che non hanno più lo schermo come unico centro = la disponibilità di un film sempre ed ovunque distrugge l’idea di visione come evento… tuttavia molte di queste trasformazioni più che una rottura, sembrano portare con se un allargamento degli orizzonti del cinema. Si aprono nuove possibilità, come quella di raggiungere uno spettatore in mobilità, vengono invasi gli spazi pubblici, differenti tipi di schermi, mescolarsi con altri tipi di spettacoli = il cinema assume nuovi aspetti. Il cinema si confronta con le proprie trasformazioni, in questo modo fa emergere l’accettazione delle sue variazioni e differenze. Verranno discussi in questo libro 7 grandi processi in corso all’interno di una parola chiave. PRIMO CAPITOLO affronta la RILOCAZIONE del cinema su altri devices e in altri contesti…forma di esperienza che si ristabilisce altrove rispetto all’ambito in cui appariva legata. ora il cinema rivive altrove (piazza, mezzi di trasporto…). Il cinema rimane se stesso anche lontano dalla sala buia: è caratterizzato da un particolare modo di vedere e far vedere il mondo attraverso le immagini in movimento… ci capita di sentirci al cinema anche lontani dalla sala buia. Questi aspetti hanno reso il cinema qualcosa di ben definito. Rimanere se stessi a volte non è semplice: tocca a noi riconoscere la presenza in situazioni che molte volte sono ambigue. Per lo più arriviamo a identificare la nostra esperienza come cinematografica perché in base all’abitudine e memoria e lavoro d’immaginazione cogliamo in essa elementi tipici già consolidati = spesso identifichiamo la nostra esperienza come cinematografica anche perché lo immaginiamo, o scommettiamo o stabiliamo che essa lo sia…RICONOSCIMENTO: quando noi operiamo un riconoscimento ci misuriamo con qualcosa per così dire di incompleto e proviamo a ricostruirlo. il cinema rivela se stesso qualunque maschera indossi. IDEA DI CINEMA: cinema nato da rilocazione. (Inoltre la rilocazione stimola l’immaginazione) CONCETTO DI RILOCAZIONE: processo grazie cui un’esperienza mediale si riattiva e ripropone altrove rispetto a dove si è formata, con altri dispositivi e in altri ambienti (radio, tablet). LA RIMENDIAZIONE è quel processo attraverso cui un medium è incorporato e rappresentato all’interno di un altro medium. La rilocazione mette in gioco aspetti come il ruolo dell’esperienza ed il ruolo dell’ambiente. Inoltre la rilocazione vuole sottolineare l’analogia tra le trasformazioni del cinema e i processi di circolazione che caratterizzano il quanto elemento sono i nostri bisogni simbolici come la necessità di incontrare il reale). Altri elementi fondamentali legati al cinema sono: la negoziazione, ovvero l’adattamento = esso alimenta la fantasia attraverso immagini che rappresentano il reale e la ricorsività intendendo quindi stabilità e automatismo = la ricorsività aiuta a rendere riconoscibile l’insieme. Altre due componenti essenziali del cinema sono la tecnologia e lo spettatore. Il cinema è quindi una realtà dinamica, sempre sul punto di oltrepassare i confini: possiamo notare questo gioco di rotture e di riaggiustamenti nella cosiddette pratiche grassroots: si tratta di pratiche dal bassa attraverso cui gli utenti dei media, sperimentano nuovi usi sia dell’apparecchiatura che dei contenuti. Inoltre dagli anni 60 troviamo parecchi artisti che lavorano in modo radicale con e sul cinema = abbiamo una rinuncia dell’immagine, abbiamo schermi mobili, abbiamo esperienze multimediali, abbiamo proiettori in funzione ma senza pellicola. Questa dialettica oggi è particolarmente visibile, ma vi era già in passato. Da sempre il cinema è stato pronto a mutare i propri confini ed andare oltre. QUARTO CAPITOLO esamina l’attuale ESPANSIONE del cinema. ‘cinema espanso’ da una logica trasmediale. Vi sono numerose tendenze legate al cinema espanso: dal fatto che i contenuti siano pensati per una pluralità di media (non solo più cinema, ma anche parchi tematici, televisione, video giochi). Vi è inoltre un ampliamento dei modi di produzioni infatti ce uno spazio sempre maggiore per le pratiche grassroots e produzioni dal basso (creatività sempre maggiore) .Inoltre vi è la possibilità di creare un feedback tra film e spettatore con i trailer, commenti critici, reviews. La quarta tendenza è connessa alla crescente interconnessione del cinema con altri media. (lo stesso youngblood aveva intuito come il matrimonio tra cinema e computer sarebbe stato produttivo). Inoltre marshall mc luhan avanza una distinzione tra media caldi= ovvero che investono i propri destinatari con una ricchezza percettiva e freddi = media che propongono ai propri destinatari messaggi a bassa definizione e che devono essere completati dal punto di vista percettivo e interpretativo…. Il cinema è un media caldo, che come il libro alimenta la fantasia dello spettatore. Inoltre il film coinvolge l’intero corpo. Il rischio è che il cinema finisca per essere riassorbito in un territorio più vasto, fino a perdere la propria identità. Ma pur espandendosi il cinema sembra mantenere un proprio terreno: da un lato prosegue ed intensifica ed offre immagini in alta definizione( si pensi anche al progressivo successo del 3D). dall’ altro il cinema sembra recuperare sempre più spesso le immagini povere come quelle della web cam, della rete, che includendole in se prova a sviluppare una sorta di critica rispetto alla maniera in cui gli altri media presentano il mondo ( si diminuisce la sensorialità per intensificare la coscienza critica di chi guarda). Il cinema contemporaneo quindi si muove tra immagini in alta definizione e immagini a bassa definizione = ritorniamo ancora a mc luhan con la sua distinzione tra media freddi e media caldi… questa sua divisione viene anche applicata per le epoche fredde ed epoche calde. Ebbene, la prima ragione che porta il cinema verso le immagini povere è il fatto che essa operi in un epoca fredda ( epoca fredda a partire dagli anni 50 con l’avvento della televisione e poi con l’internet che porta con se una temperatura ancora più bassa). Una seconda ragione può essere la teoria di mc luhan secondo cui i media possono cambiare temperatura internamente. Inoltre il cinema espanso accetta di lavorare con immagini povere è perché in questo modo può recuperare coscienza di se (l’introduzione di una bassa temperatura in un medium caldo può avviare una riflessione, critica, consapevolezza). CALDO: che ricerca adesione / FREDDO: che fa emergere autoconsapevolezza. Effettivamente, oggigiorno molte immagini povere oggi sono spesso associate all’autenticità e sincerità e proprio per questo molti film ne fanno uso = per acquistare valori. Focalizzando l’attenzione sulla dimensione sensoriale del cinema, ranciene ha avanzato il concetto di distribuzione del sensibile = esso definisce il modo in cui una determinata società rende accessibile ai sensi ciò che è presente al suo interno (esiste sempre qualcosa di comune a tutti i membri della società). Successivamente ranciene prende in esame i regimi della sensibilità, ma anziché differenziarli per l’intensità, come fa mc luhan, li distingue sulla base del modo in cui essi assegnano parti e funzioni. (applicato poi alla distribuzione egalitaria dei sensi nel cinema). La presenza di tre linee ( ovvero il cinema della dispersione, dell’adesione e della consapevolezza ) fanno talvolta fatica a dialogare ma caratterizzano l’azione del cinema rispetto ad altri media. Molti teorici parlano del cinema come un’arte democratica per eccellenza: esso ammette alla visione le più diverse classi sociali = il cinema espanso radicalizza questa strada: esso si apre anche a tutti i tipi di immagine e di media, lavora quindi sull’inclusività… questa inclusività può essere legata al processo di globalizzazione che caratterizzano oggi il nostro mondo/rete sempre più fitta di relazioni e scambi QUINTO CAPITOLO analizza lo spazio che si crea di fronte e attorno ad uno schermo e la parola chiave è IPERTOPIA. (es. maxi schermo in piazza duomo a milano che contrasta con l’ambiente circostante… questo esempio ci insegna che lo spazio conta, il dove/luogo è importante). Inoltre è bene affermare che vi sono una serie di azioni fisiche o mentali che noi applichiamo per far diventare un semplice luogo il nostro ambiente. La migrazione verso nuovi ambienti comporta elementi di novità (dalla sala buia agli innumerevoli spazi di visione di oggi come spazi domestici, spazi urbani…). La presenza di uno schermo porta a qualificare un luogo: gli da una identità… ma allo stesso tempo la presenza di uno schermo riarticola lo spazio (fa emergere punti di attenzione) di conseguenza fa emergere una mappa del luogo. Inoltre la presenza di uno schermo introduce una serie di istruzioni di comportamento (come assumere una certa postura, un certo atteggiamento mentale), il luogo quindi assume una praticabilità. Grazie all’identità, mappa e praticabilità è attraverso questi passi che uno schermo interviene su un luogo e lo fa diventare uno SPAZIO DELLA VISIONE. Come entra il cinema in questi nuovi spazi? La somiglianza può essere utile a restaurare uno spazio cinematografico (ES. home theater), in secondo luogo la presenza del cinema nei nuovi luoghi di visione è contrassegnata da una biforcazione: prendiamo ad esempio la proporzione degli ambienti ed in particolare dello schermo = da un lato i piccoli schermi danno vita a uno spazio del controllo (diamo un’occhiata alle notizie che arrivano), dall’altro lato con i mega schermi prende piede uno spazio dello spettacolo. In terzo luogo la presenza del cinema nei nuovi luoghi crea risonanze: per quanto uno schermo assegni a un luogo nuove funzioni , l’ambiente conserva sempre una memoria (es. salotto di casa mia rimane uno spazio domestico). Inoltre vi sono nuove forme di spettacolarità = megaschermi negli ambienti urbani. In opposizione a schermi piccoli in cui posso privatizzare la mia visione. Avvento del DVD: si può ora spezzare la mia visione/ si può frammentare e sospendere/ regime di semi continuità. Descrizione di che cosa significa andare al cinema per Feldmann: tre fasi dell’esperienza filmica: la prima è quella in cui lo spettatore paga un biglietto e si avvia nella sala, la seconda è quella in cui lo spett. entra in sala e ci prende posto, la terza fase ha avvio quando le luci si abbassano e comincia la proiezione (abbiamo un taglio netto con la realtà quotidiana… il mondo sullo schermo viene preso per reale… l’ingresso dello spettatore nel mondo raffigurato sullo schermo non si realizza mai del tutto però (vi è una barriera sottile che lo separa). Feldmann racconta quindi dell’esperienza cinematografica come un percorso che porta una persona ad abbandonare la quotidianità. Rovesciamento della tradizione: se la sala buia comportava il fatto che io andassi letteralmente al cinema , mentre in questi nuovi ambienti è il cinema ad arrivare da me. Inoltre se nella sala buia il cinema mi portava in altri mondi, quando invece scarico un film dalla rete mi compare la parola accesso: ciò non significa più che io debba entrare in un luogo particolare, ma indica invece qualcosa che mi arriva sotto gli occhi a comando (ABBIAMO BISOGNO DI AVERE TUTTO QUI ANZICHE’ ANDARE ALTROVE). Possiamo quindi riassumere questa nuova situazione dicendo che più che confrontarci con eteropie, e cioè come ha spiegato Foucault, con punti di passaggio verso una nuova dimensione/ esistenza di un luogo speciale che collocato qui, si apre sull’altrove/una dimensione altra si apre nel nostro mondo… ci confrontiamo invece con ipertopie e cioè con punti che attraggono e assorbono altri punti/ luoghi altri che atterrano qui fino a saturare il mio mondo. SESTO CAPITOLO affronta l’evoluzione dello schermo. (DISPLAY) .. (ES. film proiettato con schermo diviso in quattro parti per seguire le quattro evoluzioni dei vari protagonisti). Lo spettatore diviene un vero e proprio performer: si costruisce le proprie condizioni di visione , mettendosi direttamente in gioco… esso può anche essere chiamato bricoleur: ovvero qualcuno che si costruisce ciò di cui ha bisogno sfruttando una serie di opportunità, combinandoli tra loro. Naturalmente spesso la libertà e la creatività dello spettatore contemporaneo sono più apparenti che reali. L’industria è prontissima a fornirgli nel modo più facile possibile la risorse di cui ha bisogno. Con la nascita del dvd (che consente di vedere il film di seguito, in avanti o indietro, mettendo in pausa) lo spettatore tende ad assumere nuovi profili. Mulvey identifica due modelli emergenti: ‘lo spettatore possessivo’ che attraverso il rallentamento, l’arresto e la riorganizzazione del flusso ha l’illusione di dominare meglio il film che sta guardando. ‘lo spettatore pensivo’ dove la presenza di pause consente allo spettatore di trovare uno spazio in cui acquisire consapevolezza del singolo fotogramma all’interno dell’immagine in movimento. Lo spettatore di oggi è prima di tutto un media user, capace di muoveri con disinvoltura tra diversi devices, oltre a ciò il nuovo spettatore cinematografico può avere l’illusione di una totale libertà di manovra. Questo non impedisce allo spettatore di arrivare a un’esperienza intensa come quella del passato: una parte del suo ‘fare’ è mirata a riprodurre un’esperienza simile a quella tradizionale = le pratiche extrasala ed extrafilm che stanno emergendo si mescolano che le pratiche tradizionali dentro la sala. Del resto il cinema tende per così dire a rifluire nella sala buia, c’è un ritorno costante alla madrepatria che fa da costante alle pratiche di rilocazione. Si chiama quindi re-rilocazione questo rientro nella madrepatria di un cinema che era emigrato in nuovi ambienti e su nuovi dispositivi e che ora è tornato sui suoi passi… re- rilocazione significa appunto un doppio movimento, la fuoriuscita dalla sala alla ricerca di un nuovo territorio (rilocazione) e il ritorno nella sala ricchi di un nuovo patrimonio accumulato nel frattempo (re-rilocazione). Il ritorno alla madrepatria mette in luce quattro punti: ‘il cinema rilocato’ che rimane caparbiamente attaccato alla sala. ‘il cinema re-rilocato’ che ritorna nel suo ambiente più proprio con nuovi modi di visione. ‘il cinema non rilocato’ che rimane caparbiamente attaccato alla sala. ‘il cinema delocalizzato’ che uscendo dal suo ambiente si perde nel gran mare dei media. Alla base della re-rilocazione vi sono delle ragioni che corrispondono a delle esigenze di fondo: ‘bisogno di territorialità’: vedere un film è sempre stato e continua ad essere una questione di luogo, un dove vedere oltre che cosa vedere… ‘bisogno di domesticazione’ ovvero la rilocazione introduce alcuni cambiamenti rispetto all’esperienza in sala… ‘bisogno di istituzione’ : quando noi operiamo con i nuovi devices, la nostra visione si trova a convivere con altre attività… ‘bisogno di esperienza’: la migrazione verso nuovi ambienti e verso nuovi devices presenta un doppio rischio: da un lato scioglie l’esperienza filmica in una più generica esperienza mediale, dall’altro costringe questa esperienza dentro binari obbligati. CAPITOLO 8: la scomparsa del buio… l’oscurita crea una sorta di sospensione, gli individui perdono coscienza di se ed entrano in uno stato ipnotico = crea una piccola comunità. Il buio insomma appare come un elemento essenziale dell’esperienza del cinema. Con la rilocazione del cinema in nuovi ambienti e nuovi dispositivi, vi è crescente assenza del buio. Il cinema continua a vivere: il cinema sopravvive anche in piena luce . I sette capitoli conducono a una conclusione = il cinema si sposta in nuovi luoghi e su nuovi devices, e nel fare questo cerca di rimanere se stesso. Questa sua migrazione però nasconde un paradosso = molte delle nuove situazioni sono ambigue e riconoscerne la cinematograficità non è semplice. Se le qualifichiamo come tali è perché richiamiamo un’idea di cinema e la applichiamo a ciò che incontriamo anche a costo di forzare la situazione: crediamo in una continuità, la vogliamo trovare nella speranza che il cinema rilocato possa apparire un’ulteriore tappa della sua storia. Tuttavia in nome di questa continuità spesso riaggiustiamo anche la nostra idea di cinema = in questo caso riscriviamo la storia del cinema. Ci reimmergiamo nel passato, perché esso possa contenere anche il presente . il cinema resta con noi: la sua sopravvivenza rappresenta spesso una vera e propria rinascita. Ciascuno di questi sette capitoli fanno emergere una parola chiave (rilocazione, reliquia/ icona, assemblage, espansione, ipertopia, display e performance) . queste parole chiave vogliono contribuire a cogliere la dialettica tra permanenza e cambiamento. Esse fanno emergere che cosa il cinema cerca di rimanere e cosa inevitabilmente è costretto a diventare. Nell’esaminare il presente farò ami riferimenti al passato: in particolare alle teorie cinematografiche degli anni 30 del 900, considerate fondam. per l’identità del cinema, ed alle riflessioni degli anni 60 e 70 punto in cui il cinema ha avviato la sua trasformazione. Il riferimento storico servirà per evidenziare elementi di continuità e rottura. Per continuare a vivere non è detto che debba rimanere fedele a se stesso, ma deve mettere in gioco la sua storia anche a rischio di perderla. L’obbiettivo del libro è quello di abbozzare un quadro teorico del cinema d’oggi, pur espandendosi, rimane comunque fedele a se stesso. Il cinema si sta muovendo su un terreno che non è il suo, mantenendo una propria identità. LA GALASSIA LUMIERE: esso è riferito volutamente al famoso volume di marchall mc luhan “la galassia gutenberg”. Il rinvio a mc luhan evidenzia un’analogia: dopo l’invenzione della stampa, l’invenzione del cinema costituisce un’ulteriore rivoluzione. Ma il richiamo a mc luhan contiene anche una profonda differenza: se egli pensava che i media modellassero la nostra esperienza, questo libro prova a dimostrare il contrario. Inoltre importante è il concetto di galassia: Essa infatti offre un immagine perfetta di ciò che è un’esperienza pronta a realizzarsi in forme differenti , costretta a confrontarsi con altri tipi di esperienza, e tuttavia dotata di una sua identità.
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