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STORIA: i totalitarismi e il fascismo, Appunti di Storia

- elementi caratterizzanti dei regimi totalitari (secondo Friedrich e Brzezinski) - vita di Mussolini - l'Italia nel dopoguerra - dal Movimento dei fasci di combattimento al Partito nazionale fascista - i presidenti del consiglio dal 1914 al 1922 - la Marcia su Roma e il governo di Mussolini - il delitto Matteotti - l’inizio del regime - il rapporto tra fascismo e Chiesa cattolica - politica estera del fascismo - politica economica del fascismo

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 02/06/2022

sofia.konecni
sofia.konecni 🇮🇹

4.5

(37)

46 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica STORIA: i totalitarismi e il fascismo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! ELEMENTI CARATTERIZZANTI I REGIMI TOTALITARI Prima del Ventesimo secolo abbiamo varie forme di governo come il dispotismo, la dittatura, l’oligarchia, la democrazia…, ma nel 1900 nasce il totalitarismo, una nuova forma politica. I tre principali totalitarismi del 1900 sono: ● l’Unione Sovietica ● la Germania nazista ● l’Italia fascista → un totalitarismo imperfetto Il termine “totalitarismo” nasce nel mondo anglosassone, liberale (quindi con un’avversione alla violazione dei valori di libertà e uguaglianza), con un'accezione negativa. Però il termine “totalitarismo” era stato usato, molto prima, anche da Mussolini, il quale, assieme a Gentile, voleva creare l’Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti (più comunemente nota come Treccani) che raccogliesse tutte le conoscenze della cultura italiana → Mussolini decise di scrivere personalmente il significato della voce “fascismo” e lo definì con orgoglio come “totalitarismo” Hannah Arendt, nel saggio “Le origini del totalitarismo” si concentrò sul totalitarismo nazista. La definizione più accreditata di totalitarismo, che tuttavia proprio per la sua diffusione è stata oggetto di maggiori critiche, si deve a C.J. Friedrich e Z.K. Brzezinski, che ne parlarono nella loro opera “Totalitarian Dictatorship and Autocracy”, del 1965. Secondo questi autori, i regimi totalitari sono caratterizzati dalla sussistenza dei seguenti elementi: ● un'ideologia ufficiale, rigida e totalizzante, di natura escatologica ● un partito unico, portatore e interprete di quest'ideologia, guidato da un uomo, il dittatore ● una polizia segreta notevolmente sviluppata ● il monopolio statale dei mezzi di comunicazione ● il controllo monopolistico di tutte le organizzazioni, politiche, sociali, culturali e, in particolare, economiche (di qui la creazione di un'economia pianificata dal centro) ● il controllo ferreo sulle forze armate ideologia di Stato Un'ideologia elaborata, consistente in un corpo ufficiale di dottrine che abbraccia tutti gli aspetti vitali dell'esistenza umana e al quale si suppone aderisca, almeno passivamente ogni individuo che viva in questa società; questa ideologia è caratteristicamente accentrata e proiettata verso uno stadio finale e perfetto della umanità essa cioè contiene una affermazione chiliastica basata sul rifiuto radicale della società esistente insieme alla conquista del mondo per una società nuova. I valori che vengono imposti su tutta la popolazione non sono solo resi apprezzabili, ma sono obbligatori → non bisogna solo rispettare le leggi, ma è necessario partecipare attivamente alla vita del partito (nel totalitarismo non c’è differenza tra etica e politica) ➔ l’Unione Sovietica aveva una sua ideologia, ovvero il marxismo-leninismo-stalinismo → il Manifesto del partito comunista, rivisitato da Lenin e da Stalin, era considerato come una Bibbia e doveva essere studiato → inoltre, bisognava identificarsi con l’ideologia → il lavoro era considerato come l’essenza dell’uomo, era presente lo Stacanovismo (dal nome del minatore russo Aleksej Grigor′evič Stachanov, che nel 1935 raggiunse, nell’estrazione del carbone, un massimo individuale mai raggiunto prima, ovvero 14 volte la quantità di minerali estratta dagli altri → non per soldi, ma seguendo l'ideologia del partito), l’ossessione per il lavoro → coloro che non lavorano, invece, non solo compiono un mancanza dal punto di vista economico, ma anche politico e morale → il provvedimento preso per coloro che non aderivano all’ideologia del lavoro era la rieducazione nei gulag/campi di lavoro → non si poteva avere un gusto estetico personale, sintomo della decadenza borghese → veniva preferito il realismo socialista e l’arte doveva essere a servizio della rivoluzione ➔ la Germania basava la sua ideologia sul Mein Kampf di Adolf Hitler, del 1924 → l’attività economica non doveva essere destinata all’arricchimento personale, ma si deve produrre ciò di cui necessita lo Stato → la gioventù doveva essere inquadrata → il tempo libero doveva essere dedicato all’ideologia del Nazismo → l’antisemitismo faceva parte dell’ideologia del nazismo ➔ l’Italia (e il Fascismo) non aveva una sua Bibbia → in questo caso l’ideologia è più vaga → ci sono solo due idee principali: l’esaltazione della nazione italiana e l’esaltazione della violenza come strumento di potere → in Italia manca un’ideologia fanaticamente diffusa nel popolo e descritta in modo specifico → appena Mussolini farà degli errori gli Italiani gli volteranno le spalle, mentre i nazisti di Hitler lo sosterranno fino all’ultimo → l’antisemitismo non è presente nell’ideologia fascista → arriverà solo quando Mussolini la troverà utile → un esempio dell’atteggiamento di Mussolini in politica è il fatto che, quando nel 1934 i nazisti austriaci ammazzano il cancelliere austriaco1, egli mandò quattro legioni al Brennero e dichiarò “Giù le mani dall’Austria” → in seguito fece un discorso a Bari dove definì i Tedeschi come barbari e disse che disprezzava le dottrine d’Oltralpe → più tardi, sappiamo che Mussolini e Hitler creeranno un’alleanza → per quale motivo in Italia è presente questa situazione? perché gli Italiani hanno una scarsissima coscienza politica e non hanno un senso civico, perciò non si fanno ideologizzare → aderiscono al fascismo per propri interessi (possiamo dire che guardano al particulare di Guicciardini) partito unico Un partito unico di massa guidato tipicamente da un solo uomo, il «dittatore», e consistente in una percentuale relativamente piccola della popolazione totale (intorno al 10 per cento) maschile e femminile, con un forte nucleo appassionatamente e ciecamente consacrato all'ideologia e pronto a contribuire in ogni modo alla sua generale accettazione; un partito del genere è organizzato gerarchicamente e oligarchicamente ed è tipicamente o superiore o completamente intrecciato con la burocrazia governativa. La presenza di un partito unico con a capo un leader carismatico era presente in tutti e tre i totalitarismi del Novecento? ➔ in Russia, dal 1918 tutti i partiti vennero dichiarati fuorilegge → nel 1921 vincono ufficialmente i Bolscevichi → Stalin non aveva abilità retoriche, ma usava il pugno di ferro e sapeva utilizzare la comunicazione di massa → dopo il giugno del 1944 Stalin saprà trasformare la Seconda guerra mondiale nella “Grande guerra patriottica” → usa la carta del nazionalismo e della decisione categorica ➔ in Germania, nel luglio del 1933, tutti i partiti vengono dichiarati fuorilegge → Hitler era un leader carismatico e venne seguito dai nazisti fino alla fine → il potere di Hitler si basava sul consenso e sulla paura ➔ in Italia solo nel 1926 → Mussolini fa discorsi di gran presa, il suo stile di retorica ha successo → il problema è che ai primi fallimenti la popolazione gli si oppone sistema del terrore Un sistema di terrore, sia fisico sia psichico, realizzato attraverso il controllo del partito e della polizia segreta, in appoggio, ma anche per sovrintendere, sul partito in funzione dei suoi leader, e diretto caratteristicamente non solo contro provati « nemici » del regime, ma anche contro classi della popolazione scelte più o meno arbitrariamente; il terrore, sia quello della polizia segreta, sia quello della pressione sociale diretta dal partito, sfrutta sistematicamente la scienza moderna e più particolarmente la psicologia scientifica. Il sistema del terrore è caratterizzato dalla repressione del sistema politico fatto dalla polizia politica (Gestapo, CECA, SS, l’OVRA). → l’OVRA è la polizia segreta del fascismo, ma non era potente come quella in Russia e in Germania → in Italia non c’era un’uguale cappa di terrore → è importante ricordare il caso Croce, un politico del partito liberale che si è sempre opposto al regime → non venne mai arrestato perché, nonostante la fama internazionale, i suoi testi venivano letti da pochissimi, mentre a Mussolini interessava solo la comunicazione di massa → in Russia e in Germania un atteggiamento simile sarebbe risultato inaccettabile monopolio delle comunicazioni di massa Un monopolio, quasi completo e tecnologicamente condizionato, del controllo, nelle mani del partito e del governo, di tutti i mezzi di effettiva comunicazione di massa, come la stampa, la radio e il cinema. Anche per questo motivo non era possibile che si venisse a creare un regime prima del 1900 → perché non c’erano mezzi di comunicazione di massa ➔ Mussolini fu uno dei primi a comprendere l’importanza della radio → fece creare l’EIAR (che poi diventerà RAI), l’Istituto Luce e Cinecittà Tutti e tre i regimi controllano i mezzi di comunicazione di massa. monopolio totale della forza Un monopolio egualmente tecnologicamente condizionato e quasi completo dell'uso effettivo di tutti gli strumenti di lotta armata. → Mussolini, però, condivideva il controllo dell’esercito con il re (ciò non avveniva in Germania e in Russia) dirigismo economico Un controllo centralizzato e la guida dell'intera economia attraverso il coordinamento burocratico di entità corporative un tempo indipendenti e comprensivo tipicamente di molte altre associazioni e attività di gruppo. 1 il Trattato di Versailles aveva deciso che la Germania non potesse annettere l’Austria, ma questa era una vera e propria ossessione per Hitler (che era austriaco), ma Mussolini temeva che dopo l’annessione dell’Austria ci potesse essere una conquista anche del Trentino Alto Adige ○ un alto tasso di disoccupazione → le industrie italiane, infatti, per quattro anni avevano prodotto solo divise per soldati, armi… e quindi hanno avuto successo solo le industrie siderurgiche, mentre le altre erano fallite, bisognava riorientare la produzione → inoltre, la popolazione, a causa dell’inflazione, non aveva soldi da spendere ○ un movimento di generale malcontento tra il 1919-1920 → il biennio rosso → il popolo vuole ciò che gli era stato promesso per la partecipazione alla guerra, ovvero sussistenza e condizioni di lavoro migliori → i socialisti e i sindacalisti avevano le masse dalla loro parte ○ alla fine dei trattati di pace l’Italia voleva ottenere la Dalmazia, ma Wilson si era opposto, perché voleva seguire il principio di nazionalità e di autodeterminazione dei popoli → così Vittorio Emanuele Orlando, presidente del consiglio dei ministri, per protesta abbandonò la conferenza e in seguito si dimise → d’Annunzio fondò così il termine “vittoria mutilata” → 600.000 uomini erano morti per niente → d’Annunzio organizzò una spedizione a Fiume, dove si trovavano molti Italiani, nel settembre del 1919 → questo gesto scatenò una gravissima crisi internazionale → la Iugoslavia accusò l’Italia, ma il presidente del consiglio Nitti dichiara di non aver ordinato alcun attacco → questo la debolezza del governo liberale, che non era in grado nemmeno di controllare un esercito, e dimostra che in Italia alla fine della guerra era presente un fortissimo nazionalismo dal Movimento dei fasci di combattimento al Partito nazionale fascista ● marzo 1919, Mussolini fonda il Movimento dei fasci di combattimento (non era un partito) → il suo intento non era quello di creare un partito politico, ma una forza d’urto nella società contadina → i suoi nemici erano interni, ovvero i liberali e i socialisti, accusati di neutralismo e debolezza durante la Prima guerra mondiale → bisogna ricordare che i socialisti erano contrari ai nazionalismi e credevano nell’unione di tutti i proletari del mondo → il nome “fasci” rimanda al romano fascio littorio e indica l’unione per uno scopo ● 1919, in Piazza San Sepolcro a Milano, ci fu una riunione del Movimento dei fasci di combattimento → vi erano presenti il futurista Marinetti e alcuni ex soldati → Mussolini voleva creare un partito trasversale con l’obiettivo di combattere contro socialisti e liberali → in Piazza San Sepolcro venne definito il programma di Mussolini: ○ far partecipare gli operai alla spartizione degli utili delle imprese ○ l’espropriazione dei profitti di guerra ○ la nazionalizzazione dei beni della chiesa → Mussolini era anticlericale ○ l’abolizione della monarchia e la creazione di una repubblica con assemblea ○ la giornata lavorativa ridotta a otto ore ○ il diritto di voto alle donne → in questo modo sperava di ottenere consensi elettorali sia dalla destra che dalla sinistra ● alle votazioni però Mussolini ottiene pochissimi voti → la grande borghesia votava già per i liberali e i nazionalisti, mentre gli operai votavano i socialisti → al movimento, però, aderirono la piccola e media borghesia, per paura della forza del socialismo, e i giovani soldati ● nelle elezioni del 1919 il fascismo non aveva ottenuto deputati in parlamento ● 1919-1920, biennio rosso → proteste e lotte sindacali per ottenere salari più alti → sembrava di essere sull’orlo di una rivoluzione come in Russia → per Giolitti e gli altri liberali, lo Stato non doveva intervenire nelle proteste → le squadracce/camicie nere di Mussolini si organizzavano in bande di combattimento finanziati dai proprietari terrieri e aggredivano i sindacalisti e assaltavano gli scioperi → per i fascisti la politica è violenza ● 1920-1921, ci furono conflitti fisici tra fascismo e parlamento → Giolitti aveva provato ad allearsi con i socialisti, ma i massimalisti non volevano un governo borghese → allora Giolitti e Mussolini si allearono → Mussolini inizialmente non vuole fare una rivoluzione fascista, ma fa un tentativo di entrare in parlamento con moderazione e legalità → perché Giolitti si era alleato con Mussolini? perché aveva più paura dei socialisti che dei fascisti e perché credeva che i discorsi di Mussolini non avrebbero avuto un risultato pratico e che il suo movimento sarebbe diventato come quello dei nazionalisti, moderandosi appena sarebbe arrivato in parlamento → infine, dobbiamo ricordare che l’ideologia di Giolitti è quella del pragmatismo (ciò, ad esempio, l’aveva portato anche a fare il Patto Gentiloni) ● alle elezioni seguenti Mussolini ottenne 30 deputati, ovvero meno del 10% dei deputati della camera → era molto lontano dalla maggioranza ● da questo momento in poi il Movimento dei fasci di combattimento si è trasformato in Partito Nazionale Fascista → non seguiva più i punti del vecchio programma (come l’abolizione della monarchia, la partecipazione degli operai alla spartizione degli utili delle imprese…), ma c’erano dei nuovi obiettivi (l’appoggio alla monarchia, il nazionalismo…) i presidenti del consiglio dal 1914 al 1922 ○ Antonio Salandra (1914- giugno 1916, Strafexpedition) → Unione Liberale ○ Paolo Boselli (1916-1917, disfatta di Caporetto) → Unione Liberale ○ Vittorio Emanuele Orlando (1917-1919, trattato di Saint Germain) → Unione Liberale ○ Francesco Saverio Nitti (1919-1920, biennio rosso e Reggenza del Carnaro) → Partito Radicale Italiano ○ Giovanni Giolitti (1920-1921, accordo tra borghesia e parlamento, ma alle elezioni del 1921 non ha la maggioranza in parlamento e si dimette) → Unione Liberale ○ Ivanoe Bonomi (1921-1922, nel 1921 nasce il Partito comunista italiano e in questo periodo l’Italia è frantumata dalle lotte tra i partiti) → Partito Socialista Riformista Italiano ○ Luigi Facta (1922-1922, due ministeri nello stesso anno) → Partito Liberale Italiano ○ Benito Mussolini (1922-1943) → Partito Nazionale Fascista → ci furono ben nove ministeri nell’arco di otto anni, sembrava che nessuno riuscisse a gestire il Paese → Vittorio Emanuele II diede l’incarico di Primo ministro a Mussolini proprio perché sperava che sarebbe stato in grado di portare stabilità nel governo italiano la Marcia su Roma e il governo di Mussolini ● nel 1922, a Napoli, Mussolini fece un convegno del Partito Fascista (che ormai controllava alcune città, come Cremona e Bologna) e venne proposto di fare una spedizione verso Roma per fare un colpo di Stato (quest’idea era sostenuta da alcuni come Farinacci, che credeva che si dovesse prendere il potere con la forza, come aveva fatto Lenin) → POLITICA DEL DOPPIO BINARIO: Mussolini riteneva che fosse meglio minacciare il re di un colpo di Stato e di occupare la città, finché il sovrano non gli avrebbe concesso il potere → egli era convinto che non si dovesse usare subito la violenza ● 28 ottobre 1922, viene effettuata la Marcia su Roma → Mussolini non partecipa, rimane a Milano, pronto a fuggire in caso di insuccesso → egli aveva assegnato il compito di guidare i quadrumviri a Bianchi, Balbo, De Bono e De Vecchi → il Primo Ministro Facta ordina lo stato d’assedio, ma il sovrano rifiutò di far intervenire l’esercito → Facta si dimette → inizia una crisi istituzionale → Vittorio Emanuele II non voleva che si arrivasse a un bagno di sangue, ma cercava stabilità per l’Italia e credeva che Mussolini gliela potesse dare (anche se il re non aveva molta fiducia in lui, poiché ex socialista) → Vittorio Emanuele II e Mussolini si sentono telefonicamente → inizialmente il re gli propone di far parte di un ministero liberale, ma Mussolini non accetta → allora il re accetta di dare a Mussolini un ministero, però non gli permette di creare un governo di soli fascisti, ma un governo a larghe intese senza socialisti e comunisti → Mussolini accetta, però vuole essere nominato primo ministro, ministro degli interni (a capo della forza pubblica) e ministro degli esteri (poter decidere di fare delle guerre) ● dal 1922 al 1925 abbiamo il governo/ministero Mussolini (non il regime, dove è presente un solo partito, che verrà reso obbligatorio nel 1925-1926, con le leggi fascistissime) → era un governo di coalizione, che fin da subito diede prova della sua illiberalità ● DISCORSO DEL BIVACCO (è stato il primo discorso tenuto da Benito Mussolini, in veste di Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia, alla Camera dei deputati in data 16 novembre 1922) “Signori, quello che io compio oggi, in questa Aula, è un atto di formale deferenza verso di voi e per il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza. Da molti, anzi da troppi anni, le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso più o meno tortuose manovre ed agguati, tanto che una crisi veniva regolarmente qualificata come un assalto, ed il Ministero rappresentato da una traballante diligenza postale. Ora è accaduto per la seconda volta, nel volgere di un decennio, che il popolo italiano - nella sua parte migliore - ha scavalcato un Ministero e si è dato un Governo al di fuori, al disopra e contro ogni designazione del Parlamento. Il decennio di cui vi parlo sta fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922. Lascio ai melanconici zelatori del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi diritti. Aggiungo, perché ognuno lo sappia, che io sono qui per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle «camicie nere», inserendola intimamente come forza di sviluppo, di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione. Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto. Gli avversari sono rimasti nei loro rifugi: ne sono tranquillamente usciti, ed hanno ottenuto la libera circolazione: del che approfittano già per risputare veleno e tendere agguati come a Carate, a Bergamo, a Udine, a Muggia. Ho costituito un Governo di coalizione e non già coll'intento di avere una maggioranza parlamentare, della quale posso oggi fare benissimo a meno, ma per raccogliere in aiuto della Nazione boccheggiante quanti, al di sopra delle sfumature dei partiti, la stessa Nazione vogliono salvare. Ringrazio dal profondo del cuore i miei collaboratori, ministri e sottosegretari: ringrazio i miei colleghi di Governo, che hanno voluto assumere con me le pesanti responsabilità di questa ora: e non posso non ricordare con simpatia l'atteggiamento delle masse lavoratrici italiane che hanno confortato il moto fascista colla loro attiva o passiva solidarietà. Credo anche di interpretare il pensiero di tutta questa Assemblea e certamente della maggioranza del popolo italiano, tributando un caldo omaggio al Sovrano, il quale si è rifiutato ai tentativi inutilmente reazionari dell'ultima ora, ha evitato la guerra civile e permesso di immettere nelle stracche arterie dello Stato parlamentare la nuova impetuosa corrente fascista uscita dalla guerra ed esaltata dalla vittoria. Prima di giungere a questo posto, da ogni parte ci chiedevano un programma. Non sono ahimè i programmi che difettano in Italia: sibbene gli nomini e la volontà di applicare i programmi. Tutti i problemi della vita italiana, tutti dico, sono già stati risolti sulla carta: ma è mancata la volontà di tradurli nei fatti. Il Governo rappresenta, oggi, questa ferma e decisa volontà. La politica estera è quella che, specie in questo momento, più particolarmente ci occupa e preoccupa. Ne parlo subito, perché credo, con quello che dirò, di dissipare molte apprensioni. Non tratterò tutti gli argomenti, perché, anche in questo campo, preferisco l'azione alle parole. Gli orientamenti fondamentali della nostra politica estera sono i seguenti: i trattati di pace, buoni o cattivi che siano, una volta che sono stati firmati e ratificati, vanno eseguiti. Per ciò che riguarda precisamente l'Italia noi intendiamo di seguire una politica di dignità e di utilità nazionale. Non possiamo permetterci il lusso di una politica di altruismo insensato o di dedizione completa ai disegni altrui. Do ut des. L'Italia di oggi conta, e deve adeguatamente contare. Lo si incomincia a riconoscere anche oltre i confini. Non abbiamo il cattivo gusto di esagerare la nostra potenza, ma non vogliamo nemmeno, per eccessiva ed inutile modestia, diminuirla. La mia formula è semplice: niente per niente. Chi vuole avere da noi prove concrete di amicizia, tali prove di concreta amicizia ci dia. L'Italia fascista, come non intende stracciare i trattati, così per molte ragioni di ordine politico, economico e morale non intende abbandonare gli Alleati di guerra. Roma sta in linea con Parigi e Londra, ma l'Italia deve imporsi e deve porre agli Alleati quel coraggioso e severo esame di coscienza che essi non hanno affrontato dall'armistizio ad oggi. Si tratta insomma di uscire dal semplice terreno dell'espediente diplomatico, che si rinnova e si ripete ad ogni conferenza, per entrare in quello dei fatti storici, sul terreno cioè in cui è possibile determinare in un senso o nell'altro un corso degli avvenimenti. Una politica estera come la nostra, una politica di utilità nazionale, una politica di rispetto ai trattati, una politica di equa chiarificazione della posizione dell'Italia nell'Intesa, non può essere gabellata come una politica avventurosa o imperialista nel senso volgare della parola. Noi vogliamo seguire una politica di pace: non però una politica di suicidio. Le direttive di politica interna si riassumono in queste parole economia, lavoro, disciplina. Il problema finanziario è fondamentale: bisogna arrivare colla maggiore celerità possibile al pareggio del bilancio statale. Regime della lesina: utilizzazione intelligente delle spese: aiuto a tutte le forze produttive della Nazione. Chi dice lavoro, dice borghesia produttiva e classi lavoratrici delle città e dei campi. Non privilegi alla prima, non privilegi alle ultime, ma tutela di tutti gli interessi che si armonizzino con quelli della produzione e della Nazione. Il proletariato che lavora, e della cui sorte ci preoccupiamo, ma senza colpevoli demagogiche indulgenze non ha nulla da temere e nulla da perdere, ma certamente tutto da guadagnare da una politica finanziaria che salvi il bilancio dello Stato ed eviti quella bancarotta che si farebbe sentire in disastroso modo specialmente sulle classi più umili della popolazione. La nostra politica emigratoria deve svincolarsi da un eccessivo paternalismo, ma il cittadino italiano che emigra sappia che sarà saldamente tutelato dai rappresentanti della Naziona all'estero. L'aumento del prestigio di una Nazione nel mondo è proporzionato alla disciplina di cui dà prova all'interno. Non vi è dubbio che la situazione all'interno è migliorata, ma non ancora come vorrei. Non intendo cullarmi nei facili ottimismi. Non amo Pangloss. Le grandi città ed in genere tutte le città sono tranquille: gli episodi di violenza sono sporadici e periferici, ma dovranno finire. I cittadini, a qualunque partito siano iscritti, potranno circolare: tutte le fedi religiose saranno rispettate, con particolare riguardo a quella dominante che è il Cattolicismo: le libertà statutarie non saranno vulnerate: la legge sarà fatta rispettare a qualunque costo. Lo Stato è forte e dimostrerà la sua forza contro tutti, anche contro l'eventuale illegalismo fascista, poiché sarebbe un illegalismo incosciente ed impuro che non avrebbe più alcuna giustificazione. Debbo però aggiungere che la quasi totalità dei fascisti ha aderito perfettamente al nuovo ordine di cose. Lo Stato non intende abdicare davanti a chicchessia. Chiunque si erga contro lo Stato sarà punito. Questo esplicito richiamo va a tutti i cittadini, ed io so che deve suonare particolarmente gradito alle orecchie dei fascisti, i quali hanno lottato e vinto per avere uno Stato che si imponga a tutti, colla necessaria inesorabile energia. Non bisogna dimenticare che, al di fuori delle minoranze che fanno della politica militante, ci sono quaranta milioni di ottimi italiani i quali lavorano, si riproducono, perpetuano gli strati profondi della razza, chiedono ed hanno il diritto di non essere gettati nel disordine cronico, preludio sicuro della generale rovina. Poiché i sermoni - evidentemente - non bastano, lo Stato provvederà a selezionare e a perfezionate le forze armate che lo presidiano: lo Stato fascista costituirà una polizia unica, perfettamente attrezzata, di grande mobilità e di elevato spirito morale; mentre Esercito e Marina gloriosissimi e cari ad ogni italiano - sottratti alle mutazioni della politica parlamentare, riorganizzati e potenziati, rappresentano la riserva suprema della Nazione all'interno ed all'estero. Signori, Da ulteriori comunicazioni apprenderete il programma fascista, nei suoi dettagli e per ogni singolo dicastero. Chiediamo i pieni poteri perché vogliamo assumere le piene responsabilità. Senza i pieni poteri voi sapete benissimo che non si farebbe una lira - dico una lira - di economia. Con ciò non intendiamo escludere la possibilità di volonterose collaborazioni che accetteremo cordialmente, partano esse da deputati, da senatori o da singoli cittadini competenti. Abbiamo ognuno di noi il senso religioso del nostro difficile compito. Il paese ci conforta ed attende. Vogliamo fare una politica estera di pace, ma nel contempo di dignità e di fermezza: e la faremo. Ci siamo proposti di dare una disciplina alla Nazione, e la daremo. Nessuno degli avversari di ieri, di oggi, di domani si illuda sulla brevità del nostro passaggio al potere. Illusione puerile e stolta come quella di ieri. Il nostro Governo ha basi formidabili nella coscienza della Nazione ed è sostenuto dalle migliori, dalle più fresche generazioni italiane. Non v'è dubbio che in questi ultimi giorni un passo gigantesco verso la unificazione degli spiriti è stato compiuto. La patria italiana si è ritrovata ancora una volta, dal nord al sud, dal continente alle isole generose, che non I rapporti tra Mussolini e la Chiesa peggiorarono anche perché i Balilla minacciavano l’esistenza delle associazioni cattoliche, infatti vennero anche sciolti i boy scout, considerati come associazione di provenienza straniera. Per consolidare ulteriormente le basi di massa del regime Mussolini decise di rivestire un accordo con la Chiesa risolvendo definitivamente la Questione Romana (idea che il duce aveva già coltivato fin dal 1923) e, dopo tre anni di negoziato, si giunse l’11 febbraio del 1929 alla firma dei Patti Lateranensi, che ripristinarono i crocifissi nei luoghi pubblici, il restauro delle chiese danneggiate dalla guerra, il riconoscimento della Cattolica di Milano… I Patti Lateranensi erano composti da tre accordi: 1. trattato internazionale → la Santa sede e il Fascismo si riconoscono reciprocamente la legittimità dal punto di vista diplomatico, dando vita allo Stato della città del Vaticano 2. convenzione finanziaria → lo Stato italiano deve pagare una enorme somma in compenso alla perdita delle terre di Roma e ha rendita annua da versare al Pontefice 3. concordato → stabilisce la convivenza tra partito fascista e cattolicesimo L’insegnamento già nel 1923, con la Riforma gentile era stata introdotta a scuola l’istruzione cattolica solo alle elementari, ma con i Patti Lateranensi era obbligatoria in ogni ordine e grado scolastico. Inoltre, lo Stato italiano riconosceva l’esistenza delle associazioni cattoliche, la necessità dei religiosi di giurare fedeltà al fascismo, la validitá civile dei matrimoni religiosi Mussolini dirà che la questione romana: "è un problema che pesava da sessant'anni sulla coscienza della nazione, lo Stato fascista lo ha risolto". Papa Pio XI definirà Mussolini, qualche giorno dopo i Patti Lateranensi, come “l'uomo della provvidenza”. Questo dà un fortissimo effetto di consenso al partito di Mussolini. Giovanni Gentile non era contento dei Patti lateranensi, da hegeliano (Hegel era convinto che il messaggio etico del cristianesimo debba essere una caratteristica che identifica il senso della cultura occidentale, anche se non c’era fede) vedeva la religione come strumento per controllare il popolo, mentre le menti più alte usavano il ragionamento filosofico. Per Gentile, per istruire le classi dirigenti è necessaria la filosofia, ecco perché non era d'accordo con l’inserimento religione cattolica nelle scuole superiori (dove si istruivano i futuri governatori), mentre per le elementari (nelle quali si istruiva la massa) sì. Con i Patti Lateranensi si era raggiunto un compromesso, ma non si era raggiunta una vera e propria convivenza pacifica, infatti erano rimaste le tensioni tra fascismo e Chiesa. Un altro esempio di disaccordo tra lo Stato pontificio e il fascismo è il fatto che Pio XI guardava con sfavore all’alleanza tra il duce e il dittatore tedesco a causa delle vessazioni operate contro i cattolici in Germania e fu enormemente contrariato quando Mussolini emanò anch’esso nel 1938 una legislazione antiebraica di stampo razziale → ciò provocò un dissidio insanabile tra il papa e il regime fascista, in quanto veniva considerato un vulnus inferto al concordato (erano infatti vietati i matrimoni misti anche se il coniuge ebreo era convertito al cattolicesimo). politica estera del fascismo A livello di politica interna, fascismo significa omicidio politico e utilizzo della forza per difendere le proprie idee. Per quanto riguarda la politica estera, bisogna fare una premessa, infatti la politica estera del fascismo è orientata sulla base di un fanatico nazionalismo. Passaggio di Mussolini dall'estrema sinistra alla destra è basato sulla sua volontà di intervenire nella Prima guerra mondiale. Per un fascista non è sbagliato entrare in guerra, è la condizione naturale delle cose, della Storia, ecco perché fin dall'inizio Mussolini mette in conto la guerra. Il mondo della politica estera è una giungla per i fascisti, dunque, l'unico modo per sopravvivere è armarsi. Non è possibile immaginare l'esistenza di un fascismo pacifico. In ogni modo, Mussolini non era uno sciocco, infatti non vuole far scoppiare una guerra nel 1922. In quell'anno avverte l'urgenza di rafforzare il suo governo e di occuparsi della politica interna. Durante la Prima guerra mondiale bisognava trasferire l'esercito dalla Libia al Carso, così la resistenza araba si era sollevata. Per questo motivo, quando Mussolini sale al governo decide di far tornare l'esercito in Libia. Poi, Mussolini ha problemi nei rapporti con la Jugoslavia, infatti condivide il mito della Vittoria mutilata. Egli riuscirà a instaurare un controllo su Fiume (dove non farà una pulizia etnica, ma comunque una persecuzione verso gli slavi), mettendo in discussione gli equilibri in Europa. Mussolini, però, non si sente pronto per un'aggressione e una guerra con la Jugoslavia. Mussolini inizia a rafforzare l'esercito e a preparare gli Italiani all'idea che si possa scatenare presto un conflitto. Inizia per questo anche una politica demografica, per assicurarsi di avere un grande esercito, ed una politica pedagogica con i balilla e i giochi sulla guerra. Il primo passo significativo in politica estera avviene nel 1934 (quando Mussolini era già al potere da 12 anni). Ricordiamo che nel 1933 Hitler sale al potere e manda un telegramma a Mussolini dicendo che ammira la sua persona, proponendo un'alleanza tra Italia e Germania e offrendo il suo aiuto per la modifica dell'ordine geopolitico europeo. Hitler, infatti, era convinto che, essendo anche Mussolini era contrario al Trattato di Versailles, sarebbe stato semplice stringere un'alleanza; però Mussolini rispose freddamente, spaventato dal desiderio di Hitler di espandersi in Austria (Anschluss), che si sarebbe presto potuto trasformare in volontà di annettere anche l'Alto Adige. Nel luglio del 1934, i nazisti austriaci uccidono Dolfuss, il primo ministro austriaco (appartenente a un partito di destra) e nemico personale di Hitler. Questo tentativo di colpo di stato fallisce e Mussolini invia quattro divisioni dell'esercito italiano al Brennero, mentre l'Inghilterra e la Francia si limitano a minacciare la Germania. Nel marzo 1935, Hitler annuncia al parlamento il riarmo della Germania, i Francesi si spaventano e gli Inglesi fanno una conferenza nell'aprile del 1935, a Stresa, per condannare il riarmo tedesco. A questa conferenza partecipano Daladier, Mussolini e George lloyd. Così Mussolini si dimostrò più vicino all'Inghilterra e alla Francia, rispetto alla Germania; infatti, non è detto che se due governi sono simili debbano per forza essere alleati, soprattutto se si tratta di due regimi nazionalisti e violenti, come quello nazista e quello fascista. Cinque anni dopo la situazione cambia. Nel 1935, alla Conferenza di Stresa, Mussolini vuole ottenere qualcosa in cambio. I Francesi stanno costruendo linea Maginot (dei bunker e delle protezioni al confine della Germania) e cercano il supporto italiano Mussolini, invece, desidera l'Etiopia (sappiamo che la Somalia era italiana, mentre nel 1896 gli italiani erano stati sconfitti dagli etiopi ad Adua e secondo Mussolini era colpa dei liberali, quindi egli vuole vendicare quella sconfitta vergognosa). Noi non abbiamo accordi ufficiali e testi scritti della Conferenza di Stresa, possiamo solo ipotizzare. Probabilmente i Francesi, in cambio di supporto, hanno fatto capire all'Italia che può invadere l'Etiopia. Nell'ottobre 1935, avviene l'invasione vera e propria. La società delle Nazioni condanna a maggioranza l'invasione italiana e vengono votate delle sanzioni contro l'Italia, a cui partecipa anche l'Inghilterra, mentre la Francia si astiene. Sembra paradossale che l'Inghilterra abbia reagito contro le mire espansionistiche italiane, quando anch'essa era a capo dell'impero coloniale più grande del mondo; bisogna, però, ricordare che i tempi sono cambiati, gli Inglesi hanno preso l'Africa nella Prima guerra mondiale e ora la guerra è considerata come un crimine internazionale, quindi è sbagliato considerare l'Inghilterra come incoerente. A causa delle sanzioni inglesi, l'Italia, che in precedenza era vicina a Francia e Inghilterra, inizia a cercare un'alleanza con la Germania, che non aveva aderito alle sanzioni contro l'Italia e segretamente continuava a fornire armi agli Etiopi, in modo che la guerra continuasse il più a lungo possibile e l'Italia si distanziasse sempre di più dall'Inghilterra. Nel 1936, l'Italia entra ad Addis Abeba, la capitale dell'Etiopia e Mussolini annuncia di aver 'riportato l'impero sui colli fatali di Roma'. Nell'ottobre 1936, nasce l'Asse Roma Berlino e l'Italia riconosce di avere comuni interessi dal punto di vista geopolitico con la Germania. Nel 1937, Mussolini aderisce al Patto Anticomintern (contro la Terza internazionale), fatto da Germania e Giappone (che era interessato a limitare il potere della Russia per la questione della Manciuria). Si sta formando l'Asse, il patto RO-BER-TO (Roma, Berlino, Tokyo), tra Italia, Germania e Giappone. Nel 1938, abbiamo la Conferenza di Monaco. Tutto inizia quando Hitler inizia a manifestare la volontà di espandersi nella terra dei Sudeti in Cecoslovacchia, dove era presente una minoranza tedesca. Neville Chamberlain, primo ministro inglese, vuole evitare lo scoppio di una guerra tra Germania e Cecoslovacchia. L'Inghilterra non ne voleva sapere di mandare dei giovani inglesi a morire in una guerra in Cecoslovacchia, inoltre una Germania forte è positiva per evitare l'espansione del comunismo. Ecco perché si contatta Mussolini per farlo intercedere con Hitler. Tra il 29 e 30 settembre 1938, viene convocata una conferenza a Monaco, tra Germania, Inghilterra, Francia e Italia, senza però i rappresentanti di Russia e Cecoslovacchia. Nella conferenza si decide di dare a Hitler la regione dei Sudeti. Churchill, membro del partito di Chamberlain, non sarà contento di questa decisione e dichiarerà che durante la Conferenza: "potevano scegliere tra la guerra e il disonore, hanno scelto il disonore e avranno anche la guerra". Chamberlain, invece, quando tornerà in Inghilterra sventolerà il documento della Conferenza di Monaco, dichiarando "questa è la pace del nostro tempo!". Mussolini venne accolto in Italia come salvatore della pace in Europa, ciò non lo rende molto soddisfatto però, perché è da anni che prova a inculcare nelle menti degli italiani l'importanza della guerra e il disprezzo per la pace. Mussolini ha l'impressione di essere l'ago della bilancia, cerca di fare il Bismarck o il Metternich, ma non si rende conto di con chi ha a che fare. Infatti, qualche mese dopo Hitler invaderà l'intera Cecoslovacchia (un aneddoto interessante è che Hitler, assieme a Von Ribbentrop, aveva un cofanetto con tutti gli accordi non rispettati, come quello della Conferenza di Berlino, e si divertiva a rileggerli ogni tanto, ridendo della stupidità delle altre nazioni). Nel 1939, Mussolini invade l'albania. Nel maggio 1939, Mussolini firma il Patto d'acciaio con la Germania. Questo è un patto militare, di attacco, un unicum della storia, infatti, prima d'allora tutti i patti erano difensivi. Lo svantaggio di questo patto offensivo è che se Hitler decidesse di scatenare una guerra, Mussolini sarebbe costretto a parteciparvi, per forza. Ciò ha senso solo nella logica fascista, che giustifica l'aggressione. Nonostante Mussolini fosse al potere da ormai diciassette anni, nel 1939 non era pronto ad una guerra e il ministro degli esteri Galeazzo Ciano era perplesso, non si fidava di Hitler. Hitler aveva promesso che non sarebbe scoppiata una guerra prima del 1941, bisogna sapere però che Hitler non inganna solo i nemici, ma anche gli alleati (infatti non avviserà Mussolini quando invaderà la Polonia, l'1 settembre 1939), Platone infatti diceva che non è possibile stringere patti tra criminali. Quando l'1 settembre 1939 Hitler invade la Polonia e il 3 settembre inglesi e francesi entrarono in guerra contro la Germania, Mussolini si trova in una posizione molto scomoda, decide quindi per la non belligeranza (che non è la neutralità della Prima guerra mondiale, infatti questa situazione non può durare a lungo e Mussolini sa che presto dovrà entrare in guerra) In tre settimane la Polonia cessa di esistere. Sul fronte occidentale guerra, tra Germania, Inghilterra e Francia, continua. Dai diari di Galeazzo Ciano, Mussolini inizia ad essere preoccupato, infatti se Hitler vince la Francia senza l'aiuto italiano, anche l'Italia verrà invasa. Mussolini sa che non può temporeggiare e inizia a sperare che la Germania perda. Maggio 1940, Hitler invade la Francia e aggira la Linea Maginot; è stata una vittoria fulminante, come quella di Bismarck nella Guerra franco-prussiana del 1870. Così il 10 giugno 1940, a Piazza Venezia, Mussolini fà un discorso e dichiara l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania, sperando in una una guerra breve: “Combattenti di terra, di mare e dell’aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del regno d’Albania! Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. (Acclamazioni vivissime). L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata (acclamazioni, grida altissime di “Guerra! Guerra!) agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano. Alcuni lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell’edificio, l’ignobile assedio societario di cinquantadue stati. La nostra coscienza è assolutamente tranquilla. (Applausi). Con voi il mondo intero è testimone che l’Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l’Europa; ma tutto fu vano. Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l’eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che la hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Fuhrer fece il 6 ottobre dell’anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia. Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, già è che l’onore, gli interessi, l’avvenire fermamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia. Noi impugniamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l’accesso all’Oceano. Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione; è la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutele ricchezze e di tutto l’oro della terra; è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tramonto, è la lotta tra due secoli e due idee. Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l’Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse
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