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Fascismo in Italia e Europa: La nascita dei Regimi Totalitari, Appunti di Storia

Storia della GermaniaStoria del XX secoloStoria dell'ItaliaStoria della Seconda Guerra Mondiale

La nascita e lo sviluppo del Fascismo in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, la crisi economica e politica in Germania e la seconda guerra mondiale. Vengono trattati i movimenti politici di massa, le figure chiave come Mussolini e Hitler, e la formazione di regimi totalitari in Europa.

Cosa imparerai

  • Che ruoli giocarono Mussolini e Hitler nelle rispettive nazioni?
  • Come si formarono i regimi totalitari in Europa?
  • Che movimenti politici emersero in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale?
  • Come si sviluppò il Fascismo in Italia?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 16/11/2022

valeria-fintinari
valeria-fintinari 🇮🇹

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Scarica Fascismo in Italia e Europa: La nascita dei Regimi Totalitari e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Il Fascismo in Italia In Italia, dopo la Prima Guerra Mondiale, il Partito Liberale perse forza, e si affermano movimenti politici di massa, come il Partito Popolare di Don Sturzo (nonostante la disapprovazione del Papa), il Partito Socialista Riformista, con a capo Turati, la CGIL, l'Ordine nuovo, con Gramsci e Togliatti, e i Fasci di Combattimento di Benito Mussolini, che proponeva un programma nazionalista (con suffragio universale e coscrizione obbligatoria) e agiva con rivendicazioni reazionarie e con atti di violenze (saccheggi e incendi, come quello del giornale "Avanti"). Inoltre, la vittoria mutilata della Prima Guerra Mondiale provocava ancora instabilità e delusione degli italiani; a tal proposito Gabriele D'Annunzio, con un gruppo di volontari, marciò su Fiume, dove venne instaurato un governo provvisorio proclamando l'annessione all'Italia. Il biennio 1919-20 venne definito "Biennio Rosso", e durante questo periodo i lavoratori, mediante scioperi e manifestazioni, richiesero l'aumento dei salari la riduzione della giornata lavorativa (8 ore giornaliere e il riposo settimanale, attraverso la contrattazione collettiva nazionale); per questo vennero occupate 600 fabbriche, autogestite con consigli di fabbrica. Anche in campo agricolo vi furono organizzazioni a livello locale in leghe rosse (socialiste) e bianche (cattoliche), che riguardavano anche i terreni incolti. Giolitti, ormai anziano, tentò di mediare in tale situazione cercando di mantenere lo Stato fuori dal conflitto sociale per evitare una guerra civile. Dopo sette settimane di lotta le agitazioni si conclusero con un accordo con i sindacati, anche se nel partito socialista si accentuarono le divisioni in occasione del congresso di Livorno, delineando così un Partito Comunista nella Terza Internazionale. Giolitti firmò il trattato di Rapallo per la questione fiumana, con cui Fiume venne definita città libera, ma solo dopo il Natale di sangue; D'Annunzio dovette quindi ritirarsi con il suo esercito, per evitare tensioni internazionali. Giolitti rinunciò inoltre al mandato sull'Albania, che venne riconosciuta indipendente. Il fascismo diventava intanto sempre più aggressivo e conservatore, e con spedizioni punitive da parte di squadristi (squadracce e camicie nere) intimava terrore in tutta Italia, agendo con vere e forme paramilitari. Nel Maggio del 1921 vennero indette le nuove elezioni,e in tale circostanza Giolitti si alleò con i fascisti con un blocco nazionale, permettendo il loro ingresso in Parlamento con 35 deputati. Successivamente però, con l'immediata caduta di Giolitti e l'elezione dei nuovi ministri Ivanoe Bonomi e Luigi Facta, Mussolini trasformò il movimento in Partito Nazionale Fascista, con un'organizzazione centralizzata; ad essa aderirono molti borghesi che non sentivano le esigenze dei socialisti, e che sostennero la Marcia su Roma: 25.000 camicie nere entrarono in città, ma Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare lo stato d'assedio. Facta a tal punto diede le dimissioni. Il deputato Giacomo Matteotti provò a denunciare una serie di imbrogli elettorali in Parlamento, ma il 10 Giugno 1924 fu assassinato da sicari fascisti, provocando la secessione dell'Aventino (l'abbandono dei deputati alla Camera); ciò non fece altro che rafforzare ancor più Mussolini, che il 3 gennaio 1925 si dichiarò responsabile del delitto e soppresse le libertà costituzionali e instaurò la dittatura. Per eliminare ogni forma di democrazia vennero approvate le leggi fascistissime, che rafforzarono il governo e abolirono la separazione dei poteri: il Governo aveva ora il potere di emanare le leggi. Vennero nominati i prefetti a livello locale che potevano sciogliere associazioni, partiti; venne eliminato il Consiglio Comunale e il Sindaco a favore del Podestà, sempre di nomina governativa; vennero sciolti i partiti di opposizione, e vi fu l' obbligo per tutti i dipendenti statali di iscriversi al Partito Fascista; venne istituito il Tribunale Speciale per la difesa dello Stato e ripristinata la pena di morte. Il Parlamento aveva solo forma rappresentativa e fu soppresso dalla Camera dei Fasci. Il popolo aveva solo consultazione plebiscitaria, e il Duce acquistò consenso ampio grazie ad una martellante opera di propaganda mediante testate, radio, cinema (grazie anche alla creazione dell’istituto LUCE) rafforzando il suo ruolo di guida della Nazione. Il regime aveva il totale controllo del Paese. Fu attuata anche una riforma della scuola con la legge Gentile, organizzata l'Opera Balilla, diversi gruppi di universitari fascisti, l'opera nazionale del dopolavoro e il Ministero della cultura popolare. Per controllare la società e i comportamenti devianti fu creata l'Ovra, una polizia segreta. Molti comunque furono però gli oppositori al regime come Benedetto Croce, Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini, arrestati o costretti a diventare clandestini. L’11 febbraio 1929, Papa Pio IX firmò i Patti Lateranensi, con i quali al pontefice fu riconosciuta la sovranità del solo Stato Pontificio. Il 31 dello stesso mese, il regime chiuse l'azione cattolica per concorrenza all'opera Balilla. In politica interna, vennero soppresse tutte le associazioni sindacali. Venne pubblicata la carta del lavoro dal regime fascista e applicato il protezionismo. La lira fu rivalutata, ma ciò provocò una crisi economica che colpì soprattutto i ceti più poveri. Si puntò allora a realizzare uno stato imprenditoriale, favorendo opere pubbliche ed imprese fasciste. Si arrivò velocemente all'autarchia, all’autosufficienza della produzione nazionale, promossa da attività di recupero di terre paludose e incolte. In politica estera, Mussolini si assicurò la pace con l'Inghilterra; a causa delle mire espansionistiche, però, si inasprirono i rapporti con la Francia. La politica coloniale continuava verso l'Etiopia, ma Mussolini dovette pagare alcune sanzioni alla Società delle Nazioni, fin quando l'Italia lasciò per avvicinarsi alla Germania di Hitler, nell’asse Roma-Berlino. Nel 1938 vennero emanate le leggi razziali, e molti intellettuali (soprattutto di origine ebraica) dovettero emigrare. Il Terzo Reich Alla fine della grande guerra, le condizioni poste alla Germania erano state estremamente dure: il risarcimento per le spese belliche e riparazione dei danni causati, imposti dal trattato di Versailles come condizione di pace “punitiva”, avevano prodotto, tra le loro conseguenze, una crisi economica e diversi disordini politici e sociali. L’Imperatore Guglielmo II fu costretto ad abdicare; a ciò seguì la proclamazione della repubblica, e l’ascesa al governo provvisorio di Ebert, un esponente del partito socialdemocratico, che firmò l'armistizio di Compiegne. La destra questa situazione tradimento organizzato dalle forze repubblicane, per cui fu organizzata una rivolta a Berlino da parte del partito comunista tedesco (Lega di Spartaco), che durò per una settimana “di sangue”; durante gli scontri, però, i maggiori esponenti del partito morirono, così i rimanenti si allinearono alla terza Internazionale. L’11 Agosto 19 nacque la Repubblica Federale di Weimar, i cui propositi erano l’autonomia alle varie regioni, il suffragio universale femminile e maschile, il rispetto dei diritti civili, politici e sociali; fu istituito un Parlamento chiamato Reichstag con potere legislativo, e la figura del Cancelliere, cioè un Primo Ministro che doveva rispondere al Parlamento e che veniva nominato da un Presidente; questi era invece eletto ogni 7 anni dal popolo, ed era a capo dell'esercito. In questa forma politica, il potere esecutivo poteva valicare quello legislativo. L’ultraconservatore Kapp osteggiò la Repubblica e, aspirando ad un ritorno monarchico, disponendo un colpo di stato (Putsch) nel 1920. I problemi sociali erano aggravati dalla situazione economica (deprezzamento del marco, notevoli risarcimenti di guerra, iperinflazione, disoccupazione, abbassamento della qualità della vita) e dall’impossibilità di saldare i debiti; questo portò la Francia ad occupare il bacino minerario della Ruhur 1923. In questo contesto emerse la figura di Adolf Hitler, un caporale di origine austriaca con grandi capacità oratorie, che trasformò il Partito Nazionalsocialista in Partito Nazista, istituendo un esercito paramilitare, le SA, che agivano come reparti d'assalto e si distinguevano per l’uso di camice nere e di atteggiamenti di violenza per farsi valere. Con la complicità di alcuni funzionari politici, Hitler tentò un colpo di stato in Baviera, ma fu arrestato e condannato a 5 anni di carcere. Intanto la situazione economica tedesca migliorava grazie agli interventi statunitensi, disposti con il piano Dawes per la ripresa economica, e al patto di Locarno, con cui vennero ridotti e rateizzati i risarcimenti di guerra (per cui la Francia dovette lasciare la Ruhur ). La crisi del 1929 però esasperò il nazionalismo e le tendenze di destra e Hitler, uscito dal carcere, approfittando delle divisioni tra socialdemocratici e comunisti, tornò sullo scenario politico, assicurandosi l'appoggio degli industriali. Si cominciava a intravedere la possibilità di far sorgere un regime autoritario con lo scopo di dar tranquillità al Paese diviso. Nel 1930 i Nazisti furono il secondo partito del paese; nel 1932 Hitler si presentò alle presidenziali, ma fu battuto dal qui la resistenza. Inoltre, l’Italia dovette affrontare l’affondamento di buona parte della flotta a Taranto. Il 1940 si chiuse con l’ arresto dello slancio della Germania e con il fallimento delle ambizioni italiane. Il 27 settembre, a Berlino era stato intanto firmato il patto tripartito tra Germania, Italia e Giappone. 1941 Gli insuccessi italiani in Africa e in Grecia costrinsero la Germania ad assumere l’iniziativa anche su quei fronti: a febbraio 1941 sbarcarono in Africa settentrionale, respingendo gli inglesi che però occuparono comunque Addis Abeba e che nei mesi successivi si impadronirono di Iraq, Siria e Libano. Ad Aprile i tedeschi attaccarono la Iugoslavia e la Grecia, costringendo la prima all’armistizio e annientando la seconda. L’intervento nei Balcani segnò la definitiva rottura dell’intesa tedesco-sovietica, per via dell’occupazione di Lituania, Lettonia, Estonia, Bessarabia e Bucovina settentrionale. A giugno prese avvio l’attacco tedesco all’URSS, con la “operazione Barbarossa”, con cui Hitler pensava di poter in breve tempo sconfiggere l’URSS e impadronirsi delle sue risorse. Le vittorie iniziali sembrarono dargli ragione, ma l’offensiva fu arrestata dall’inverno russo, che creò notevoli problemi di approvvigionamento e che costrinse le truppe tedesche a una prima ritirata. Alla fine del 1941, i nazisti potevano vantare vittorie trionfali, pur prendendo atto del fatto che la guerra lampo si era trasformata in una lunga guerra di usura e di logoramento. Alla fine del 1941 il conflitto ebbe una svolta clamorosa e decisiva con l’intervento in guerra del Giappone e degli Stati Uniti, a sostegno della Gran Bretagna: Churchill e Roosevelt avevano firmato la “Carta atlantica”, dove si manifestava la ferma determinazione di difendere sino alla vittoria il mondo libero. I rapporti degli USA con il Giappone erano andati deteriorandosi, poiché i primi erano decisi a opporsi ai disegni espansionistici del secondo. Il 7 dicembre i giapponesi attaccarono senza dichiarazione di guerra la base navale americana di Pearl Harbor, distruggendo gran parte della flotta USA del Pacifico. Quattro giorni più tardi anche Germania e Italia dichiararono guerra agli USA. 1942 Il Giappone annientò le forze britanniche e olandesi in Asia e si impadronì di metà delle isole del Pacifico, minacciando le colonie britanniche che si ritrovarono tra la potenza asiatica e quella tedesca. Tuttavia, successivamente la flotta giapponese subì dure sconfitte da parte di quella americana. La Germania lanciava intanto due diverse offensive in Russia e in Africa, che costituirono l’apogeo della sua iniziativa militare. In Russia, affiancata da un corpo di spedizione italiano, l’armata conquistò la Crimea e si spinse fino a raggiungere il Caucaso; a partire da Luglio i combattimenti si concentrarono nella città di Stalingrado, dove fino al Febbraio 1943 si svolse la più grande battaglia del conflitto, conclusasi con una catastrofica sconfitta per i tedeschi. In Africa, l’avanzata tedesca arrivò fino in Egitto, minacciando il flusso di rifornimenti inglesi, ma a novembre furono sconfitti dagli inglesi e costretti alla ritirata in Libia. L’8 novembre, diversi reparti angloamericani sbarcarono in Algeria e Marocco, e a nulla servì il tentativo di Hitler di opporsi invadendo la Tunisia francese, violando tra l’altro l’armistizio con la Francia. 1943 Le potenze dell’Asse iniziarono a decadere, causando il vantaggio degli Alleati. Nel Pacifico, le truppe Americane e Australiane, sbarcarono in Nuova Zelanda, Nuova Guinea e Nuova Britannia, mentre le offensive tedesche in Russia e in Africa settentrionale fallivano: in Russia, il rifiuto di Hitler di autorizzare la ritirata delle proprie truppe a Stalingrado ne determinò la caduta, e ciò consentì all’Armata Rossa di respingere i tedeschi e riprendere Kiev; in Africa, le truppe italo-tedesche dovettero abbandonare Libia e Tunisia. Gli Angloamericani realizzarono le condizioni per invadere l’Italia: il 12 Giugno venne occupata l’isola di Pantelleria e il 10 luglio avvenne lo sbarco in Sicilia. La resistenza Italiana fu insignificante, e il regime fascista crollò; venne così a formarsi un nuovo governo, guidato dal Ministro Badoglio, che, mentre promise ai tedeschi la continuazione della guerra al loro fianco, preparò segretamente l’armistizio con gli Alleati, reso pubblico l’8 settembre. Il Re e Badoglio fuggirono sotto la protezione degli Alleati, dando vita al “regno del Sud”, e l’esercito italiano, lasciato senza ordini si disgregò. I Tedeschi reagirono tuttavia con grande rapidità, occupando l’Italia centro-settentrionale, dove ebbe inizio la guerra partigiana. Mussolini costituì nel Nord la Repubblica Sociale Italiana, il cui Governo aveva sede a Salò, mentre il Governo Monarchico del Re e di Badoglio dichiarò guerra alla Germania. Il “nuovo ordine” in Europa e in Asia La Germania e il Giappone avevano dato vita a un “nuovo ordine” in Europa e in Asia. La Germania aveva fondato una ideologia del dominio da parte della “razza superiore” sulle popolazioni dominate, schiavizzando e sfruttando le risorse economiche a favore dei tedeschi: le grandi masse di prigionieri e di lavoratori vennero costrette al lavoro, e i territori conquistati divennero una sorta di colonie; inoltre, poteva contare su Stati alleati come la Francia di Vichy, l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la Bulgaria, la Repubblica Sociale Italiana. Venne messo in atto in tutta l’Europa un regime di terrore per controllare la popolazione, e fu organizzata una lotta contro i movimenti di Resistenza. Gli ebrei, gli oppositori del nazismo e i prigionieri di guerra vennero rinchiusi nei campi di concentramento e di sterminio (Buchenwald, Mauthausen, Auschwitz, Dachau), dove trovarono la morte oltre 6 milioni di ebrei. Il nuovo ordine introdotto dal Giappone in Asia ebbe un carattere in parte simile a quello imposto dai tedeschi in Europa, imponendo nei territori occupati uno sfruttamento economico e un dominio politico brutali, esponendo la lotta asiatica contro le potenze coloniali occidentali, esaltando il nazionalismo asiatico e contribuendo al crollo dei vecchi imperi coloniali. 1944 I primi fronti a veder cedere tedeschi e giapponesi furono quello russo e quello del Pacifico. In Russia, l’Armata Rossa dopo aver spezzato l’assedio di Leningrado ed essersi rimpadronita dell’Ucraina e della Crimea, dilagò nell’Europa centrale (Romania, Bulgaria, Estonia, Lettonia) giungendo fino a Varsavia e spingendo tali paesi a un capovolgimento di alleanze. Il ripiegamento dei tedeschi venne completato dall’evacuazione della Grecia. Nel Pacifico, americani e australiani procedevano nell’avanzata verso il Giappone conquistando le isole Marshall, la Nuova Guinea, le Marianne, le Filippine e Formosa, arrivando a minacciare Tokyo. La flotta giapponese venne distrutta nonostante il ricorso all’azione suicida dei kamikaze. Senza dubbio, tuttavia, le battaglie più importanti del 1944 si combatterono in Europa. Qui, nello stesso periodo in cui gli alleati sbarcavano ad Anzio e occupavano Roma, costringendo i tedeschi ad attestarsi lungo l’Appennino, venne progettata e attuata l’apertura di un “secondo fronte” chiesto da Stalin, che Churchill avrebbe preferito nei Balcani, ma che Roosevelt volle nella Francia settentrionale. Il 6 giugno, con l’“operazione Overlord” avvenne lo sbarco in Normandia sotto il comando del generale Eisenhower, gli angloamericani sfondarono la difesa tedesca e marciarono su Parigi. Il 26 agosto de Gaulle poté fare il suo ingresso a Parigi. Meno di un mese più tardi Francia e Belgio erano quasi interamente liberi, e i tedeschi respinti sulle frontiere del Reich. La sconfitta ormai certa della Germania portò al tentativo compiuto da un gruppo di congiurati di eliminare Hitler e di giungere a una pace separata con gli angloamericani. Il 20 luglio 1944 il colonnello von Stauffenberg piazzò una bomba nel bunker di Hitler, che si salvò procedendo poi a una spietata repressione. 1944-1945 Fra il 1944 e il 1945 Hitler impiegò contro gli inglesi, seppure senza molto successo, missili telecomandati e aerei a reazione, giungendo alla mobilitazione di tutti gli uomini validi tra i sedici e i sessant’anni, le donne nei servizi ausiliari, e dei tribunali militari nel tentativo di reprimere qualsiasi forma di opposizione interna. Gli alleati ricorsero al bombardamento terroristico delle città tedesche, come Dresda. In Europa, sul fronte occidentale, l’ultima offensiva tedesca nelle Ardenne fu arrestata dagli americani, che passarono il Reno; i francesi avevano già completato la liberazione, così come l’Italia settentrionale. Sul fronte orientale, i sovietici liberarono la Polonia e invasero la Germania, occupando Vienna. Le loro truppe si ricongiunsero sull’Elba con le forze angloamericane, quando era in corso la battaglia per Berlino da parte dei sovietici. Dopo aver ordinato la resistenza a oltranza, Hitler si suicidò, e la Germania firmò la capitolazione senza condizioni a Reims. Nel Pacifico proseguiva la guerra contro il Giappone. Gli americani nel gennaio 1945 compirono il primo sbarco in territorio giapponese, ma la risolutezza dei giapponesi a non cedere, anche a fronte del rifiuto dell’ultimatum degli USA, convinse il presidente americano Truman a impiegare la nuova bomba atomica, prima su Hiroshima e poi, a seguito della conquista della Manciuria e della Corea, su Nagasaki. Il 2 settembre il Giappone firmò la propria capitolazione, segnando la fine della Seconda Guerra Mondiale.
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