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Storia-La comunicazione nei regimi dittatoriali-totalitari, Tesine di Maturità di Storia

Storia-La comunicazione nei regimi dittatoriali-totalitari

Tipologia: Tesine di Maturità

2022/2023

In vendita dal 23/06/2021

Samuela05
Samuela05 🇮🇹

4.3

(4)

9 documenti

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Scarica Storia-La comunicazione nei regimi dittatoriali-totalitari e più Tesine di Maturità in PDF di Storia solo su Docsity! LA COMUNICAZIONE NEI REGIMI DITTATORIALI In seguito all’assassinio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924 da alcuni sicari fascisti, Mussolini approfittò della debolezza delle opposizioni e decise che era giunto il momento di compiere la svolta politica decisiva. Infatti il 3 gennaio 1925 Mussolini pronunciò alla Camera dei deputati un discorso molto chiaro: si assunse la responsabilità di quanto era accaduto in Italia dalla nascita del fascismo fino all’omicidio di Matteotti, rigettando sull’opposizione dell’Aventino la colpa del clima di incertezza e disordine diffusosi nel paese. Altrettanto chiaramente annunciò la decisione di riportare l’ordine, «con l’amore, se è possibile, e con la forza, se sarà necessario», stroncando le opposizioni. Il discorso di Mussolini è giudicato dagli storici come l’avvio della dittatura fascista. Nei giorni successivi al discorso furono chiusi circoli e associazioni politiche antifasciste, e inoltre ci furono arresti di socialisti e comunisti. Per accrescere il consenso e consolidare ulteriormente regime, Mussolini fece ampio ricorso ad una propaganda, utilizzando i mezzi di comunicazione di massa come la stampa, il cinema e la radio. La stampa fu il canale propagandistico a cui il fascismo dedicò maggiore attenzione attraverso i giornali. Ben presto fu utilizzata anche la radio come mezzo di diffusione dell'ideologia fascista, e assunse un ruolo di primo piano. I programmi trasmessi via radio erano costituiti per lo più da discorsi del duce, marce ufficiali o conversazioni sul razzismo, Hitler addirittura attraverso la radio faceva le prove, registrando i discorsi, e modulava il tono di voce per accertarsi di poter conquistare le masse. Il cinema fu l'altro grande canale di propaganda della dottrina fascista, e in seguito acquistarono grande importanza anche i cinegiornali, grazie all'ausilio della musica e della voce dei cronisti che esaltavano le imprese del duce e successi dell'Italia fascista. L'Istituto LUCE (L’Unione Cinematografica Educativa) è stata una società per azioni italiana, creata nel 1924 durante il ventennio fascista. Famoso per esser divenuto un potente strumento di propaganda del regime fascista, è la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione cinematografica a scopo didattico e informativo del mondo. Questa azione della propaganda aveva lo scopo di distruggere ogni ricordo delle libertà civili nelle generazioni più anziane, così da ottenere un’obbedienza cieca, assoluta e totalizzante. Mussolini, attraverso le varie forme di propaganda, fece di sé un mito che racchiude al suo interno tutti i più alti ideali fascisti, quasi al pari del superuomo di Nietzsche, ripreso poi da Gabriele D’Annunzio, che viene presentato al popolo come modello da seguire. A partire dal 1926, Mussolini si preoccupò particolarmente di alimentare il culto della propria immagine, infatti fece chiamare duce, proprio per sottolineare il suo ruolo di capo assoluto della nazione, E contemporaneamente costituiva un richiamo al mondo della Roma antica, considerato dall'ideologia fascista il periodo di massima espressione della grandezza italiana. La propaganda del regime si rivolgeva in particolare alle giovani generazioni, infatti nel 1923 venne attuata la riforma della scuola, che fu completata in seguito nel 1926 con la creazione dell'Opera Nazionale Balilla. Si tratta di un’istituzione parascolastica preposta all'istruzione ginnico-sportiva e pre-militare dei ragazzi dai 6 ai 18 anni, e inoltre venivano effettuati corsi di puericultura e di economia domestica per le ragazze. Nel regime fascista, ogni atto di dissenso veniva punito con l’emarginazione, la privazione di casa e il lavoro, con violenze fisiche e psicologiche o il carcere. Per risolvere questo problema, tra il 1927 e il 1930 fu creata una polizia politica segreta, l’OVRA (Opera di vigilanza e repressione antifascista), che si dimostrò uno dei più efficaci strumenti per la ricerca e la repressione degli antifascisti.
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