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La Riforma Protestante: Martin Lutero e le 95 Tesorie, Appunti di Letteratura Classica

Come, il 31 ottobre 1517, martin lutero affisse le sue 95 tesi sulla porta della chiesa di wittenberg, dando inizio alla riforma protestante. Lutero era un animo tormentato che si interrogava su temi come la fede, il rapporto con dio, la salvezza, il bene e il male. Fu scioccato dalla pratica della vendita delle indulgenze e il clima politico e sociale giusto per attaccare roma e la diffusione delle idee attraverso la stampa fece in modo che le tesi si propagassero in brevissimo tempo. La battaglia contro roma portò alla scomunica di lutero e alla spoliazione delle proprietà ecclesiastiche. La riforma si trasformò in una rivoluzione politica e religiosa, ma fu salvata solo legandola ai principi tedeschi. L'europa rimase divisa tra cattolici e riformati.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 17/06/2022

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bimb0 🇮🇹

4.1

(7)

45 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La Riforma Protestante: Martin Lutero e le 95 Tesorie e più Appunti in PDF di Letteratura Classica solo su Docsity! Il 31 ottobre 1517 il frate agostiniano Martin Lutero affiggeva le sue 95 tesi sul portone della chiesa di Wittenberg, in Germania, dando così inizio alla Riforma protestante. Nel 1514 papa Leone X aveva concesso l'indulgenza plenaria (cioè il perdono da tutti i peccati) a ogni fedele che avesse fatto un'offerta per la costruzione della basilica di San Pietro a Roma. Lutero trovava inammissibile che il perdono potesse essere garantito da un obolo. Dopo il gesto di Lutero, il papa gli scrisse chiedendogli di ritrattare le sue idee. Lutero, come risposta, bruciò pubblicamente la bolla papale. COLPO DI FULMINE. La tradizione racconta che tutto cominciò con un fulmine: colpito da una saetta e salvatosi miracolosamente, Martin Lutero, giovane studente di diritto dell'Università di Erfurt, avrebbe deciso di diventare frate agostiniano e dedicare la vita a Dio. Verità o leggenda che sia, quel che è certo è che fu Lutero, una volta entrato in convento, a lanciare i suoi terribili strali contro la Chiesa di Roma, la sua mondanizzazione e la corruzione diffusa. Il giovane frate, infatti, era un animo tormentato, si interrogava su temi come la fede, il rapporto con Dio, la salvezza, il bene e il male. Si chiedeva con sempre maggiore ansia se papi e cardinali, che vivevano come satrapi, potessero annunciare la Parola di Dio alla massa dei credenti. In Germania si diceva non a caso "Roma veduta, fede perduta" e Lutero ne ebbe la conferma visitando la città tra il 1511 e il 1512. "Se esiste l'inferno, Roma ci sta sopra", scrisse nel suo breviario anni dopo esprimendo il suo dolore di credente, ma anche la sua rabbia di figlio della Germania che vedeva tante ricchezze del suo Paese finire a Roma per finanziare il lusso della corte papale. cONTRO LE INDULGENZE. In terra tedesca la Chiesa di Roma aveva infatti immense proprietà terriere e dai contadini di quelle lande riceveva la decima, cioè la decima parte del loro reddito. Inoltre, in quello scorcio iniziale di XVI secolo, si aggiunse la vendita delle indulgenze, una pratica antica che prevedeva che il fedele pagasse una somma di denaro perché la Chiesa cancellasse i suoi peccati davanti a Dio. Nel 1517 lo slogan più diffuso in Germania era "appena una moneta gettata nella cassetta delle elemosine tintinna, un'anima se ne vola via dal Purgatorio" e i proventi delle indulgenze scorrevano a fiumi per le vie di Roma per finanziare la costruzione della basilica di San Pietro. Quello spettacolo della fede ridotta a compravendita convinse Lutero ancora di più che "è meglio donare un centesimo al proprio prossimo che costruire a san Pietro una chiesa tutta d'oro; la prima cosa infatti è comandata da Dio, la seconda no". Non si poteva comperare la salvezza che si riusciva a raggiungere solo con la fede, la grazia di Dio e la conoscenza. Non servivano opere pie, devozioni, mortificazioni della carne e neppure il papa poteva rimettere i peccati. Queste convinzioni, frutto di anni di tormenti interiori, Lutero le condensò nelle famose 95 tesi che affisse il 31 ottobre 1517 sulla porta della cattedrale di Wittenberg, la città dove insegnava teologia. ORGOGLIO TEUTONICO. Il suo voleva essere un invito alla discussione teologica come si usava nelle università dell'epoca. Si sviluppò invece un incendio inatteso, come spiega Elena Bonora, storica dell'Università di Parma: «In Germania mancava un potere forte che fosse in grado di difendere gli interessi politici tedeschi contro l'abile politica di rafforzamento della monarchia papale perseguita da Roma. Anche per queste ragioni le opinioni di Lutero si propagarono in brevissimo tempo a macchia d'olio al di fuori degli ambienti conventuali e universitari. Nel giro di pochi mesi le 95 tesi furono tradotte, stampate, diffuse anche tra i digiuni di latino». Insomma, c'era il clima politico e sociale giusto per attaccare Roma e soprattutto c'era un mezzo nuovo per diffondere le idee: la stampa. Nell'Urbe, intanto, si pensava ad altro, come conferma ancora l'esperta: «Alla corte rinascimentale di papa Leone X, la protesta di Lutero fu inizialmente trascurata e letta come una delle tante liti tra ordini religiosi tedeschi, nel caso specifico tra gli agostiniani, compattamente schierati con il loro confratello Lutero, e l'ordine domenicano a cui appartenevano i predicatori delle indulgenze». La corte papale era presa dai maneggi per la successione al trono dell'anziano imperatore Massimiliano I d'Asburgo e la pratica Lutero venne presa in mano solo quando salì sul trono imperiale Carlo V d'Asburgo. Nel 1520 venne emanata una bolla contro il monaco ribelle che suonava già minacciosa: "Sorgi, Signore, e giudica la tua causa, un cinghiale ha invaso la tua vigna", diceva l'incipit. LA BATTAGLIA CONTRO ROMA. Il cinghiale era naturalmente Lutero che negli anni trascorsi dal fatidico 31 ottobre 1517 aveva intanto ampliato la sua dottrina, maturando la convinzione che al credente non servissero intermediari per rapportarsi con Dio, non servissero sacerdoti e tantomeno una Chiesa come quella di Roma. Lutero bruciò pubblicamente la bolla papale e se la scomunica non si tramutò in un rogo fu solo perché il principe Federico il Saggio di Sassonia prese il ribelle sotto la sua ala protettrice. Federico e altri principi, infatti, avevano compreso che a mano a mano che le idee luterane si diffondevano in terra tedesca, si indeboliva anche l'autorità della Chiesa e dei suoi vescovi a tutto loro vantaggio. «Quando nell'aprile 1521 si presentò a Worms per essere processato alla dieta imperiale presieduta dal ventunenne Carlo V, Lutero non era più un oscuro frate ribelle, ma il campione di una proposta politico-religiosa contro Roma di grande interesse per molti principi tedeschi», precisa Elena Bonora. Di fronte alla richiesta dell'imperatore di ritrattare, Lutero rispose "Qui sto saldo. Non posso fare altrimenti", segnando così una frattura definitiva nel cuore dell'Europa. Federico il Saggio lo sottrasse ancora una volta all'Inquisizione nascondendolo in uno dei suoi castelli, dove Lutero cominciò la traduzione della Bibbia in tedesco. IN RIVOLTA. Il livore accumulato per generazioni contro vescovi, monasteri e conventi si liberò intanto tutto assieme. «Il messaggio luterano fu letto anche come un invito alla spoliazione delle proprietà ecclesiastiche», aggiunge la storica. Le chiese furono spogliate dei loro arredi, il culto dei santi, delle reliquie e della Madonna fu negato, la liturgia cattolica venne abbandonata. Lutero voleva una riforma e si ritrovò a gestire una rivoluzione, religiosa ma anche politica. Perché molti lessero nelle sue parole anche la volontà di sovvertire l'ordine sociale e le sue gerarchie. Insorsero allora, tra il 1521 e il 1523, i cavalieri, cioè la piccola nobiltà, ma vennero schiacciati dagli eserciti dei principi. Poi si ribellarono, tra il 1524 e il 1525, i contadini infiammati dalla predicazione di un ex allievo di Lutero, Thomas Müntzer. Rivendicavano maggiori libertà, più diritti e meno vincoli nei confronti dei signori ma rappresentavano un sovvertimento inaccettabile non solo per i
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