Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia materiale della scienza: dal libro ai laboratori - Prof. Beretta, Sintesi del corso di Storia

Una panoramica storica della scienza e della tecnica, dall'evoluzione del concetto di natura durante il rinascimento fino alle applicazioni della scienza nella guerra. Il ruolo degli strumenti, della comunicazione scientifica, della collaborazione tra scienziati di diverse fedi religiose e della relazione tra scienza e politica. Inoltre, viene discusso l'impact delle scoperte scientifiche sull'economia e sulla società.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 20/05/2024

dabiancavilla
dabiancavilla 🇮🇹

4.5

(10)

68 documenti

1 / 33

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Storia materiale della scienza: dal libro ai laboratori - Prof. Beretta e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! lOMoARcPSD|15222555 Storia materiale della scienza. Dal libro ai laboratori Beretta lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica "STORIA MATERIALE DELLA SCIENZA" M. BERETTA Storia materiale della scienza - Dal libro al laboratorio 1. Scienza e natura Sin dal Rinascimento, il significato di scienza è stato collegato al concetto di natura; per capire lo sviluppo storico della scienza è quindi necessario conoscere l’evoluzione del concetto di natura. La scienza contemporanea è vista come esistenza di fenomeni esterni che è possibile conoscere e classificare tramite un insieme ordinato, omogeneo e razionale di nozioni; questo concetto è il frutto di un percorso filosofico complesso durante il quale sono andate creandosi le varie discipline scientifiche. Punto di partenza di tale cammino è la filosofia della natura di Aristotele (IV sec. a.c.) che riconosce le differenze della natura rispetto al soggetto, contrariamente ai suoi predecessori che ponevano l’uomo al centro dell’universo ricollegando molti fenomeni naturali alla sfera umana. Ogni elemento della natura acquista una propria dimensione diventando fonte di nuova conoscenza di particolari attraverso l’osservazione empirica e la classificazione dei fenomeni secondo un ordine logico fondato sulla percezione dei sensi. Conseguenza: suddivisione della scienza in numerose discipline che differiscono nelle categorie di oggetti che studiano e nelle metodologie con cui effettuano gli studi. Aristotele fu il primo a cogliere l’unitarietà della natura dietro le varie forme in cui si manifesta. Operò inoltre una distinzione tra: - Naturale: ciò che deriva da leggi di causalità permanenti, oggetto di studio della scienza. - Artificiale: ciò che deriva dalla produzione del lavoro umano, oggetto di studio delle tecniche. Le teorie aristoteliche iniziano a incrinarsi durante il Rinascimento per la comparsa di nuovi saperi (scienze occulte) e per l’espandersi del mondo della natura dovuto alle scoperte geografiche. Le nuove specie animali e vegetali comparse con l’esplorazione di nuove terre e non annoverate nei testi antichi rappresentavano una contraddizione con i testi stessi. Gli umanisti, restii ad ammettere possibili errori o lacune da parte degli autori classici, tentarono di chiarire tale discordanza analizzando attentamente i testi e i termini utilizzati e confrontandoli con le nuove scoperte. Il processo era complicato per l’ambiguità dei termini e la scarsità di particolari descrittivi nei testi antichi ma il continuo confronto delle nuove realtà con i testi portò a un rinnovato interesse per l’osservazione della natura e all’elaborazione di nuovi criteri di classificazione (riaffermazione della metodologia aristotelica). Tra il XV e XVI sec. comparve un movimento detto “Naturalismo Rinascimentale” che rifiutava l’insegnamento fondato su libri e università in favore di una conoscenza diretta della natura. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Le potenzialità scientifiche del vetro lo resero oggetto di studi da parte dei migliori scienziati dell’epoca. In Italia, vi era un’alta tradizione vetraria che portò a ottimi risultati sugli strumenti ottici e, in particolare sul telescopio, anche se il primo esemplare fu inventato probabilmente in Olanda. Il telescopio poteva ingrandire l’oggetto osservato fino a 20 volte, grazie al potere rifrangente di due lenti, una concava e una convessa poste all’estremità di un tubo di cartone di 1m. Grazie all’opera di Galileo, il telescopio divenne il primo vero strumento scientifico collegato alle scoperte che rese possibili: egli associava infatti la teoria fisica che spiegava con il perfezionamento dello strumento utilizzato. Grazie al telescopio si comprese che la natura poteva esser studiata solo tramite la mediazione di strumenti. Numerose furono le scoperte che seguirono in ambito astronomico e soprattutto fu possibile considerare in modo differente la questione copernicana: non si trattava più di basarsi su semplici ipotesi, ma di costatare dati di fatto. Il ruolo assunto dal telescopio nella rivoluzione scientifica diede una nuova dimensione professionale agli artigiani, consapevoli del fatto che la maggior accuratezza e precisione degli strumenti, diventati ormai parte fondamentale della ricerca, potevano portare a nuove scoperte. Fu così che, per pubblicizzare le migliori qualità dei propri strumenti, gli artigiani iniziarono a divulgare i vantaggi scientifici da loro raggiunti, arrivando, seppur con intenti commerciali, a nuove scoperte scientifiche. Un esempio è la controversia nata tra Eustachio Divini – artigiano italiano – e Christiaan Huygens – scienziato olandese – sulla teoria degli anelli di saturno. Divini aveva ottenuto con lo strumento da lui creato una corretta rappresentazione degli anelli di saturno, che fu messa in discussione dallo scienziato olandese. Per la prima volta, un costruttore di strumenti si era posto sullo stesso piano degli scienziati per le sue nuove scoperte favorendo inoltre l’inizio di una nuova serie di ricerche, grazie alle controversie nate attorno alle sue teorie. L’invenzione del microscopio non fu simile a quella del telescopio, se non nell’uso rivoluzionario che se ne fece da parte degli scienziati in nuovi ambiti di ricerca relativi al mondo animale (zoologia, botanica, ecc.) Il microscopio ripristinava la teoria filosofica – scartata da Aristotele – dell’atomismo, confermando che il mondo era composto da particelle più piccole, e partecipava alla teoria di meccanizzazione dell’universo, rivelando la natura meccanica del corpo costituita da strutture minute. Da ricordare Giambattista Hodierna con il suo primo trattato di anatomia microscopica sull’occhio della mosca e il medico Marcello Malpigli con opere di anatomia comparata. Il vetro, grazie alle sue molteplici caratteristiche fu protagonista anche nella definizione della teoria del vuoto (Evangelista Torricelli) e nell’invenzione di altri strumenti, come il barometro e il termometro e relative scale di misura. Nel 700 la scoperta di nuove classi di fenomeni – l’elettricità e la composizione dell’aria – spinsero i ricercatori a creare nuovi strumenti, sempre più grandi e costosi, utilizzando nuovi materiali. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Con l’elettricità furono create macchine elettriche per prove di fisica sperimentale. In chimica, per esempio, Lavoisier, con una macchina complicata costituita da vari strumenti, scoprì e verificò la composizione dell’acqua. L’utilizzo di macchine complicate, che collegavano più strumenti, tra cui attrezzi di misura e controllo, era dato dall’esigenze di migliorare qualità e precisione della sperimentazione e di ridurre la necessità del ricercatore di affidarsi ai propri sensi e osservazioni dirette. Lo strumento, quindi, non serviva più come ausilio ai sensi e all’osservazione, ma serviva in sostituzione di questi. Dalla prima metà del 900 la tecnologia modificò gli strumenti in sistemi di sperimentazione, o reti di strumenti, che richiedevano ingenti finanziamenti e un numero elevato di personale scientifico per la loro gestione. La scienza contemporanea dipende per la maggior parte dalla capacità di innovare tecnologicamente gli strumenti. 3. La comunicazione La comunicazione ha rivestito un ruolo centrale nello sviluppo della scienza occidentale dal Rinascimento in poi. Molte scoperte attribuite a quell’epoca infatti erano già note nelle civiltà orientali con secoli di anticipo, ma la mancanza di strumenti idonei per la loro diffusione le rese irrilevanti dal punto di vista economico e sociale. Con l’invenzione della stampa e l’introduzione del mercato librario, la comunicazione costituì ben presto uno degli elementi principali dell’attività scientifica e rese necessario concordare un linguaggio universale di facile accesso per rappresentare il mondo naturale (linguaggio matematico). Le tecnologie – stampa – si svilupparono rapidamente unite all’esigenza di trovare uno stile autonomo rispetto alle discipline letterarie per esprimere contenuti scientifici. La rivoluzione scientifica non fu generata solo dalla diffusione della stampa, ma fu né indubbiamente favorita e condizionata. Inizialmente questa invenzione non fu accolta con molto entusiasmo dagli scienziati per vari motivi: - temevano le conseguenze economico-sociali della diffusione delle loro invenzioni: perdere i privilegi ottenuti perché altri potevano impadronirsi delle loro idee e relative applicazioni pratiche - la necessità di trovare un’espressione stilistica congeniale al genere - la paura di incorrere in controversie scientifiche - la lentezza con cui i libri venivano pubblicati: prima di poter vedere diffusa una propria scoperta, si correva il rischio, dato il lungo tempo necessario, di vedersi sottrarre il merito della stessa. La necessità di trovare una forma di comunicazione più rapida della stampa e meno impegnativa del libro favorì la diffusione delle lettere scientifiche quale mezzo per comunicare esiti di esperimenti o lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica nuove scoperte a scienziati che dovevano poi diffonderne i contenuti alla comunità scientifica. (Es. Marin Mersenne per Cartesio). La lettera non solo informava in modo rapido, ma favoriva la ricerca stimolando la soluzione di nuovi problemi e creando competizione tra gli scienziati. Unico difetto di questo efficace mezzo di comunicazione era la scarsa durevolezza dovuta alla fragilità dei rapporti personali su cui si basavano gli scambi epistolari. Nel 1665, per colmare questa lacuna, nacque con il “Journal des Savants” – sostituito dopo poco con “Memoires sur les sciences et sur les arts” a Parigi la stampa periodica, che inizialmente mirava a diffondere semplicemente dei contenuti scientifici evitando dibattiti e controversie. La stampa periodica divenne rapidamente il principale strumento di divulgazione scientifica in grado di garantire tramite una rapida pubblicazione, la paternità delle scoperte scientifiche. Ben presto il numero degli articoli da pubblicare fu talmente elevato che era impossibile mantenere una pubblicazione veloce e attendibile di tutto il materiale e nacquero periodici specializzati che trattavano delle varie discipline. Questa diffusione inizialmente rallentò i progressi scientifici perché l’attività dello scienziato fu assorbita dallo studio del materiale disponibile e, data la quantità di nozioni, bisognava procedere con un approccio selettivo, con un conseguente abbassamento della qualità di molte pubblicazioni. Altri strumenti di diffusione utilizzati dagli scienziati furono i congressi e l’infittirsi dei contatti personali. Nel XX sec. la diffusione di Internet ha notevolmente ridotto le difficoltà di comunicazione ma ha introdotto l’esigenza degli scienziati di tutelare la proprietà intellettuale e il brevetto pur rivendicando pubblicamente la propria scoperta. Il problema della segretezza dei dati scientifici è riemerso nella sua importanza con la corsa al riarmo e la possibilità di organizzare armi nucleari. La tutela delle scoperte era materia già trattata dal Rinascimento e affidata allora alle corporazioni. Agli inizi del 900 il controllo dei brevetti diventò uno strumento strategico perché legato alla produzione industriale. Lo scienziato svolgeva le proprie ricerche secondo tempi e modi prescritti da chi finanziava la ricerca finche fu chiaro che una ricerca libera da vincoli poteva portare maggiori vantaggi. L’interazione della scienza con l’industria portò allo sviluppo della retorica per meglio utilizzare i nuovi media nella diffusione delle nozioni scientifiche e sfruttarne l’impatto sul pubblico per richiamare l’attenzione dei finanziatori. A volte l’annuncio di scoperte sensazionali – in realtà non ancora finalizzate – viene utilizzato come metodo per ottenere nuovi finanziamenti (es. scoperta della fusione fredda nel 1989 – la successiva ricerca dimostrò che non era fattibile, ma l’annuncio servì per richiamare l’attenzione degli investitori). Questo metodo, anche se non proprio leale, serve per portare a conoscenza di un vasto pubblico l’importanza di determinate ricerche. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Uno degli eventi più caratterizzanti del rapporto scienza-religione, in particolare dell’aspetto antiscientifico della religione, fu la condanna di Galileo Galilei nel 1633 all’abiura della teoria Copernicana e la proibizione per tutti i cattolici di leggere le sue opere e quelle di Copernico. Per una corretta valutazione storiografica non è giusto però valutare solo questo accadimento. Dalla seconda metà dell’800 alcuni storici hanno messo in relazione lo sviluppo della scienza moderna con il diffondersi della riforma protestante. Un’analisi di Alphonse de Candolle (botanico di Ginevra) su alcune statistiche dimostra che la maggior parte degli scienziati della prima età moderna apparteneva a paesi o famiglie protestanti. Karl Menton (sociologo americano) approfondì l’argomento sottolineando che l’etica puritana aveva avuto un ruolo importante nel diffondere l’interesse verso le scienze sperimentali per la propria filosofia: il lavoro e l’attento svolgimento dei doveri pratici erano fondamenti dell’osservanza religiosa, fino a diventare per gli scienziati puritani, una forma di empirismo baconiano. (Molti fondatori della Royal Society erano servitori della chiesa puritana). Anche questa tesi su poi rivalutata, basando semmai il rapporto scienza / protestantesimo sul legame di quest’ultimo con l’economia capitalistica che si stava sviluppando. Inoltre l’interesse per la scienza era attivo anche nei paesi cattolici con le stesse caratteristiche. Dal XIV sec la scienza iniziò a diventare un corpo autonomo rispetto al sapere teologico; prima gli studi sui fenomeni naturali erano parte della filosofia scolastica. Infatti prima di allora vi erano pochissime prese di posizione negative della Chiesa verso la scienza e ancor meno forme di repressione o censura. Tra le poche: - Gregorio IX nel 1231 verso le opere naturalistiche di Aristotele - Bonifacio VIII – fine XIII sec – proibiva dissezione cadaveri, tranne x i condannati a morte - Nel 1316 l’Inquisizione spagnola proibiva dei trattati medici e nel 17 Giovanni XXII proibiva la stregoneria, l’arte di fabbricare oro e la magia. A parte questo, la censura e l’Inquisizione si focalizzarono per lo più verso scritti considerati eretici nel tentativo di frenare la diffusione del protestantesimo e l’uso spregiudicato che i suoi seguaci facevano della stampa. In quei tempi vi erano comunque pochi scienziati che vivevano del loro mestiere, per cui è logico che, essendo la loro figura professionale meno prestigiosa di umanisti, filosofi e letterati, non si riteneva necessario reprimere le loro opere. O meglio, erano considerati meno pericolosi del conflitto teologico, militare e strategico rappresentato dalla riforma luterana che minava i dogmi consolidati della Chiesa romana. La filosofia della natura di Aristotele era un fondamento della disciplina scientifica che dettava legge nel modo di guardare il mondo naturale ed era anche un fondamento teorico della dottrina cristiana. Contestare i principi aristotelici significava quindi contestare anche dogmi e credenze nel campo della fede. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Paracelso e alcuni alchimisti aggirarono l’ostacolo portando il campo d’indagine scientifica oltre il limite previsto dalla filosofia scolastica, per es. studiando fenomeni trascurati dagli antichi – metalli. In astronomia però questo non era molto possibile: la teoria tolemaica era strettamente in relazione all’interpretazione delle Sacre Scritture e all’interpretazione della teologia cristiana. Mettendo in discussione l’ordine dell’universo, si contrastavano le basi della religione cristiana. Copernico tentò di giustificare infatti la sua opera con il papa e teologi luterani, ma senza successo. Galileo fu il primo ad entrare in netto contrasto con la Chiesa; all’accusa di eresia rispondeva cercando di dare alla scienza il ruolo di guida più alta e affidabile nei confronti della natura. Implicitamente dichiarava che la scienza poteva spiegare la natura meglio delle Sacre Scritture. Nel 1616 la sua teoria fu considerata formalmente eretica e nel 1633 fu costretto all’abiura. Da quel momento tutta l’attività scientifica iniziò ad essere sorvegliata dalle autorità ecclesiastiche. Malgrado ciò, grazie alla fitta rete epistolare intessuta, Galileo riuscì a superare i controlli e ad esportare le sue teorie in Olanda, con la collaborazione di un calvinista. Queste collaborazioni tra scienziati di diversa fede religiosa per diffondere temi d’interesse comune rivela il carattere non confessionale della scienza, che si dimostra invece cosmopolita. La pratica scientifica coinvolgeva metodi e istanze estranee ai principi della teologia e della religione, per questo non era possibile che scienza e religione entrassero in conflitto. La scienza si presentava in una posizione sottomessa rispetto alla verità delle Sacre Scritture. Vero o falso che sia, servì per ricavare uno spazio autonomo alla scienza. A parte Galileo, e il suo clamoroso caso, la letteratura scientifica fu raramente oggetto di censure, anche perché i momenti di contatto tra scienza e religione divennero sempre più rari. Si ridimensionò anche l’interesse scientifico dei gesuiti che compresero la difficoltà nel conciliare scienza e dottrina ecclesiastica. Un nuovo episodio di conflitto che sollevò parecchio clamore fu la controversia con Charles Darwin per la teoria de L’origine delle specie che spiegava l’evoluzione delle specie animali come un processo di selezione naturale del tutto casuale e determinato da fattori ambientali. Ammettere questo implicava riconoscere che tra gli effetti di un superiore disegno divino vi era l’estinzione di milioni di specie animali e vegetali. La teoria dell’evoluzione era inconciliabile con la Genesi e Darwin cercò di non prender parte per quanto possibile al dibattito teologico. Malgrado questo la Chiesa attaccò tale teoria ma nuove conferme sempre più autorevoli della teoria, provenienti da altri rami delle scienze naturalistiche, rendevano sempre più difficile e infondata tale controversia. Le teorie sul rapporto tra scienza e religione continuarono a proliferare. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Ernst Haeckel – 1892 – delineava una religione basata sul monismo – concezione che pone a fondamento della realtà un unico principio - in cui le leggi che regolavano il rapporto tra uomo e anima erano dettate da testi scientifici e non sacri. La maggior parte degli scienziati di fine 800 si asteneva comunque da tali dibattiti. Da allora gli interventi della Chiesa alcune svolte scientifiche non hanno influito più di tanto sul progresso, sulla rapidità e sugli indirizzi di ricerca. Scienza e religione sono, dal punto di vista scientifico, decisamente distinte. 6. I musei della scienza Il museo è un edificio destinato alla conservazione dei reperti, per evitare di dimenticarli. Questa definizione sembrerebbe porre questa istituzione in contrasto con la scienza, più proiettata verso il futuro. In realtà, il museo ha avuto un ruolo molto importante per la scienza, permettendo la classificazione moderna del mondo naturale e la diffusione in pubblico della ricerca scientifica. Nell’età classica, la parola museo indicava sia un luogo consacrato al culto delle muse, sia un luogo dove insegnare lettere e filosofia, sia un edificio dove conservare oggetti preziosi. Il museo di Alessandria (280 a.C.) fu il prototipo del museo inteso in senso moderno: un edificio monumentale, sede di un’istituzione laica, anche se rimaneva più un luogo di ricerca che di collezione. Nel mondo latino il termine inizia a indicare il luogo dove conservare monumenti, sculture antiche e oggetti che potevano destare meraviglia. Tra i patrizi romani si diffuse molto il collezionismo, soprattutto di sculture, marmi e pietre preziose (dactylotheca). Nel XIV sec la riscoperta del mondo classico portò a un rinnovato interesse per collezionismo e museo: gli umanisti si interessarono alla ricerca di manoscritti e reperti vari per ricostruire il mondo classico depurandolo dalla mediazione del cristianesimo e dall’influenza della filosofia scolastica cui era stato assoggettato durante il medioevo. Lo “studiolo” divenne il luogo del collezionismo e della ricerca dell’umanista dove, insieme al museo, si stavano formando le prime istituzioni laiche del sapere. Nella prima metà del 500, l’apparizione di nuove specie naturali dovuta alle scoperte geografiche favorì il trasferimento dell’attività scientifica nel museo, dove si potevano trovare metodi e strumenti che ne facilitassero lo studio e la classificazione. Oltre al museo, la stessa attività era possibile nel “giardino botanico”e in quel periodo ne comparvero diversi importanti. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica La struttura delle Accademie sorte nel 700 era completamente diversa da quella degli istituti rinascimentali. In questi ultimi, un gruppo di persone colte, legati da amicizia e dalla passione per la cultura, si riuniva periodicamente per discutere vari temi, di preferenza letterari o umanistici, e per commentare alcune opere. Le discussioni di carattere scientifico, si limitavano al semplice dialogo. Accademia dei Lincei – Roman 1603 – ne è un classico esempio: si dialogava sulla scienza o si presentavano nuove opere scientifiche, ma i membri dell’accademia procedevano autonomamente nei loro studi. Scopo dell’accademia era pubblicare e diffondere i risultati ottenuti, non coordinarne l’opera. Accademia del Cimento – Firenze 1657 – prototipo di accademia moderna. Nello stesso periodo, con caratteristiche simili, furono fondate anche la Royal Society a Londra e l’Académie des Sciences a Parigi. Nata per proseguire il programma di Galileo, i fattori di distinzione di quest’istituzione furono: - La collaborazione tra diversi membri di un gruppo unito da interessi scientifici - La sperimentazione pubblica per diffondere l’utilità delle scoperte - La ripetizione degli esperimenti pubblici - Il ruolo fondamentale di strumenti e laboratori (conseguenza) La scienza sperimentale venne riconosciuto come attività autonoma e si conquistò un posto in un rango superiore per la sua utilità operativa. Gli accademici del Cimento seguivano una concezione della scienza basata sullo sperimentalismo, pur riconoscendo la superiorità del metodo matematico rispetto alle teorie aristoteliche. In particolare si concentrarono sulla ripetizione degli esperimenti, consapevoli della problematicità del metodo sperimentale. Le interpretazioni diverse dei vari risultati portavano a discussioni approfondite, a volte senza soluzioni ma stimolarono la collaborazione collegiale tra gli scienziati e la creazione di laboratori ben equipaggiati. L’organizzazione collegiale permetteva agli scienziati di lavorare senza l’angoscia di problemi economici e stimolava lo Stato a prender coscienza dell’utilità della scienza. Il rovescio della medaglia era che le istituzioni fagocitarono le capacità di alcuni brillanti individui. Le accademie del 600 favorirono la standardizzazione della comunicazione scientifica – con la pubblicazione dei primi periodici – e la valorizzazione della specializzazione. La forza innovatrice di queste istituzioni non durò molto e già nella seconda metà del 700 fu seriamente messa in discussione. Diderot e Rousseau furono tra i primi che contestarono queste associazioni che volevano regolare il progresso delle scienze, raggruppandole sotto comuni principi. La creatività e genialità – per es. Galileo, Newton, Descartes – erano individuali, non collettive. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Jean-Paul Marat riprese queste critiche inasprendole, proclamando la libertà nel promuovere il progresso. Jean D’Alembert – matematico scrisse un saggio su rapporti tra intellettuali e potenti; egli rivendicava un nuovo ruolo per gli intellettuali e metteva in discussione i rapporti con le istituzioni che distraevano gli scienziati dalle loro vere attività, dando voce al suo desiderio di riformare il sapere e slegare i corpi accademici dalla protezione delle istituzioni. Le accademie avevano ormai raggiunto un notevole prestigio e – secondo Formey, Accademia di Berlino – avrebbero dovuto cambiare il loro ruolo favorendo la specializzazione delle scienze e ostacolando la moda di mettere il sapere scientifico a portata di tutti. L’accademia in realtà si dimostrò un’organizzazione chiusa, poco propensa a cambiamenti e riforme che ne potessero mettere in discussione l’autorità. Ma gli scienziati rivendicavano sempre più il bisogno di raggiungere una libertà espressiva frutto di immaginazione pari a quella dei letterati. Inoltre, le accademie non erano più così neutrali come si pensava e ostacolarono la diffusione di alcune dottrine. Le accademie in Francia furono chiuse dopo la caduta della monarchia – Rivoluzione Francese. La ricerca scientifica si trasferì di fatto nei laboratori, colleges e università e il laboratorio dell’Academie divenne un museo. In generale, le accademie diventarono un luogo d’incontro per la presentazione di risultati scientifici, mentre nacquero per esercitare le scienze, organismi più snelli e funzionali 8. L’università Se le accademie svolsero un ruolo fondamentale nell’istituzionalizzazione della scienza, l’università della prima età moderna continuò a essere luogo privilegiato di cultura feconda e creativa. Le università rinascimentali erano considerate rigide e immobili, questo per l’esigenza di trasmettere un sapere coerente con la cultura dominante del momento. Non potevano quindi addentrarsi verso fenomeni naturali inconsueti e in disaccordo con le attuali dottrine. In medicina e botanica si riuscirono a raggiungere comunque notevoli progressi. Anche il cartesianesimo si insediò molto bene come insegnamento universitario delle scienze naturali. L’insegnamento universitario rimase in ogni caso ancorato alla struttura tradizionale medievale fino al 1700; le scienze naturali erano relegate in secondo piano, tra le arti liberali (divisione tra trivium – grammatica, retorica, dialettica – e quadrivium – aritmetica, geometria, astronomia e musica) e i testi utilizzati sempre gli stessi classici. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Le scienze naturali avevano un ruolo istituzionale subalterno: per gli studenti non vi erano possibilità di sbocchi professionali scientifici e non vi era accesso alla sperimentazione diretta. Erano quindi inadatte ad accogliere i contenuti della rivoluzione scientifica del 600. Nel 700 iniziarono alcune attività di riforma, che riguardavano per lo più piccoli atenei, con organizzazioni meno complesse e più facili da modificare. La medicina fu la prima scienza ad esser rinnovata. Hermann Boerhaave – medico – tenne dei corsi fortemente innovativi insegnando la medicina secondo un nuovo canone imperniato sulla pratica sperimentale, favorendo lo sviluppo della chimica. Altre discipline presero forma contemporaneamente – come la fisica sperimentale – sempre incentrando le proprie dottrine sulla pratica di laboratorio e sul tirocinio pratico. Il manuale acquisiva una nuova dimensione: non più solo sintesi dei classici, ma rapido approccio dei contenuti dei corsi. Nell’università di Svezia, invece, le riforme avvennero per motivi politici: il governo considerava compito primario della scienza il favorire lo sviluppo economico della nazione e gli scienziati venivano sollecitati a produrre nuove invenzioni. Questo portò a riformare le discipline scientifiche nella maggiore università scandinava – Uppsala – dato che le scienze erano considerate politicamente strategiche. In Italia vi furono delle riforme nelle cattedre universitarie, con diverse iniziative a livello regionale, date le situazioni politiche e sociali che, in quel momento, appartenevano a realtà divise (università di Pisa, Padova, Pavia e Bologna). La ricerca scientifica ebbe molto successo in tutte queste università proprio perché appartenenti a realtà geografiche diverse e in competizione tra loro. Inoltre, nelle Università locali era più semplice istituire meccanismi di rinnovamento che non nelle grandi Università europee. Malgrado tutti questi progressi, l’università non riuscì a diventare sede privilegiata di ricerca fino a inizi 800. In Francia il sistema educativo subì un rinnovamento con la Rivoluzione Francese e il relativo processo di laicizzazione della cultura nazionale. Napoleone soppresse la classe di scienze morali e politiche dell’Institut National favorendo gli scienziati che si erano dimostrati più fedeli allo stato e portatori di un’attività utile. Dato che le scuole militari non erano sufficienti per le rinnovate esigenze dell’Impero, Napoleone autorizzò numerose facoltà di scienze a rilasciare un diploma di abilitazione favorendo la ricerca originale e innovativa. La riforma di questo sistema si diffuse anche in Italia e Germania per via delle guerre napoleoniche. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica L’Académie si rivelava quindi inadeguata nell’organizzazione delle varie discipline create, ma queste discipline si erano ormai stabilite ed evolute, pronte per un cammino autonomo. La specializzazione prosegui negli inizi dell’800 grazie alle Università riformate e disponibili ad accogliere la ricerca scientifica. Si diffuse la stampa periodica specializzata. I nuovi criteri di reclutamento delle Università, basate sull’originalità delle ricerche, portava a un professionalizzazione della figura dello scienziato, evidenziando la necessità di effettuare una selezione qualitativa. Di contro, la specializzazione come obbligo professionale per accedere a insegnamenti superiori, causava l’estraniamento della ricerca scientifica dalla cultura e dalla società. Alcuni scienziati tentarono di risolvere il problema con la divulgazione scientifica, un genere che risultava però poco efficace per la complessità raggiunta dalle materie. Anche i filosofi, non solo il grande pubblico, non furono più in grado di seguire lo sviluppo delle scienze. La specializzazione non nacque solo per un’esigenza di riforma del sistema del sapere, ma fu favorita anche dallo sviluppo economico. Ad esempio, la necessità di intensificare l’attività di estrazione metalli e migliorarne la lavorazione determinò lo sviluppo della mineralogia e dell’ingegneria mineraria; stessa cosa per la chimica agricola. Oltre a creare ostacoli nella diffusione, la specializzazione aveva come lato negativo un progressivo impoverimento dell’attività scientifica, che si limitava a conoscere una sola materia. La critica non presentava però valide alternative, infatti la specializzazione continuò nel corso del tempo accelerando costantemente. Stranamente, mentre si sono accentuati i problemi di comunicazione dei risultati al di fuori dell’ambito delle singole specialità, la specializzazione ha favorito la collaborazione tra scienziati e l’interdisciplinarietà della scienza (es. molte scoperte vennero poi sfruttate in altri ambiti, favorendone altre). Le discipline si sviluppano in modo flessibile: se ne creano di nuove e si esauriscono quelle che non possono più garantire prosecuzione perché obsolete. Per esempio: le scienze naturali si sono estinte con l’isolamento del regno minerale, ben diverso e distinto dagli altri due. 10. Politica La scienza ha potuto acquistare una dimensione autonoma del sapere solo quando ha potuto focalizzare l’attenzione su proprio valore strategico e sui benefici che poteva portare per le nazioni. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Questo processo iniziò, anche se in maniera molto difficile, nel Rinascimento quando i Naturalisti difendevano una nuova forma di sapere ancora non ben definita contro una classe intellettuale ben stabilita e considerate e contro una schiera di teologi contrari allo studio della natura. Varie circostanze favorirono però l’opera dei naturalisti: le guerre, la riforma protestante, le scoperte geografiche che aumentarono l’esigenze degli stati di servirsi di queste scoperte. L’importanza della scienza fu riconosciuta però solo dopo la Rivoluzione Francese. Fino a quel momento gli scienziati dovettero cercare di attirar attenzione mostrando che il sapere scientifico poteva essere utile per lo stato, anche più del sapere filosofico. Un primo modo: mostrare in maniera palese come la scienza potesse portare novità e invenzioni utili, non solo per il sapere stesso, ma per il potere temporale dei sovrani. La scienza si diffuse nelle corti dell’Europa rinascimentale per varie ragioni. Prima di tutto, vi furono scienziati seguaci di diverse teorie e dottrine – non solo scienze esatte e meccaniche, ma anche alchimia e astrologia. I sovrani preferirono mantenere un atteggiamento ambiguo nella politica delle scienze, probabilmente perché ancora non sapevano quale dottrina potesse essere quella più utile. Questa situazione di ambiguità e di precarietà delle scienze ufficiali rimase fino alla Rivoluzione Francese. In questo periodo accadde in alcuni casi che dottrine alternative godessero del forte appoggio delle autorità. Un esempio è il caso di Franz Mesmer, medico austriaco che dimostrò come fosse possibile applicare nella medicina il sistema di Newton sull’attrazione universale, ricollegandosi con le teorie di Paracelso per cui la conoscenza degli astri era fondamentale per comprendere le malattie umane. Mesmer rispolverò quindi un antica dottrina adattandola alle esigenze scientifiche della medicina del 700. Egli sperimentò il magnetismo nel trattamento delle malattie, spiegando che bastava agire sul fluido magnetico che circonda gli umani. Queste sue terapie si diffusero rapidamente, soprattutto in ambienti importanti – ebbe l’appoggio della Massoneria parigina e della corte di Maria Antonietta – e Mesmer tentò di ottenere il riconoscimento istituzionale dall’Académie. La comunità scientifica negò il riconoscimento non riscontrando alcun elemento che potesse legittimare l’esistenza del fluido magico; la spiegazione delle terapie era la capacità di suggestione e il carisma del medico. Le difficoltà incontrate dalla comunità scientifica nel convincere le autorità della validità delle proprie teorie rispetto a quelle del medico austriaco rappresentano la precarietà del proprio ruolo politico: Mesmer aveva saputo sfruttare la sua abilità nel diffondere una scienza alla portata della società, puntando direttamente all’opinione pubblica, mentre l’Académie era considerata come una corporazione. Dopo la Rivoluzione Francese, gli scienziati diventarono grandi alleati del governo, offrendo il loro sapere a difesa della repubblica (fabbricazione della polvere da sparo, aeromobili, telegrafo ottico, sviluppi in medicina). lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Le scienze subirono un’importante riorganizzazione in nuove associazioni libere e si raggiunsero risultati inaspettati; vennero quindi trasformate sia nella loro funzione sociale, sia nei contenuti. I risultati erano di sicuro merito delle capacità degli scienziati e nel loro opportunismo – bravura nello sfruttare una possibilità di dimostrare la superiorità delle loro scienze – ma questi erano stati agevolati dalla politica culturale del dispotismo rivoluzionario. Gli scienziati iniziarono a ricoprire importanti cariche politiche ma la vera svolta fu l’assunzione del controllo della pubblica istruzione. Era necessaria una riforma basata sulla piena consapevolezza del ruolo politico della scienza che diventava il fondamento ontologico della conoscenza. La guerra aveva dato agli scienziati un ruolo centrale e questi avevano rivendicato la propria superiorità nei confronti di altre discipline: la riforma era a questo punto fattibile. Napoleone fu il primo a comprendere l’utilità politica e strategica delle scienze e affidò agli scienziati la nuova classe dirigente, diventando egli stesso membro della prima classe di matematica dell’Institut. Il rovescio della medaglia: i consensi alla scienza erano distribuiti con la tacita convinzione che il loro contributo doveva essere subordinato alla volontà del primo console, abbandonando convinzioni filosofiche e ideologiche. Lo scienziato doveva essere un tecnocrate che garantiva maggiore efficienza e prosperità allo stato, senza commentarne le decisioni. Nella seconda metà dell’800 in Francia e negli altri paesi europei, molti scienziati assunsero cariche politiche di prestigio: la loro neutralità li rendeva bene accetti alla classe politica e in cambio potevano veder appoggiata liberamente la loro attività. I filosofi si resero subito conto del cambiamento della loro posizione rispetto agli scienziati. Auguste Comte, fondatore del positivismo, cercò di affidare al sapere scientifico il compito di realizzare una radicale trasformazione della società sulla base della razionalità scientifica. Innanzitutto bisognava diffondere tra gli scienziati la coscienza politica del loro ruolo e il compito del positivismo era indicare il percorso storico che stava conducendo la società europea verso l’epoca positiva. Secondo Comte, dopo il disfacimento del sistema superiore teologico con la Rivoluzione Francese, non vi era stato l’insediarsi di un simile sostituto sistema di organizzazione. I progressi dell’industria potevano fornire le basi di questo nuovo potere temporale alla cui guida dovevano esserci gli scienziati, competenti in materia e in grado di promuoverne gli sviluppi. Per fare questo però gli scienziati dovevano abbandonare la loro inclinazione a occuparsi solo di questioni particolari e tornare ad affrontare le problematiche generali del sapere. Questo fu preso in considerazione solo da pochissimi individui, la maggior parte era reticente a rimettere in gioco i privilegi acquisiti in nome di una filosofia utopistica. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Il segreto del suo successo fu la perfetta integrazione con un sistema economico in grado di appropriarsene con profitto e contribuire al suo perfezionamento. Sviluppo della macchina a vapore: - Denis Papin e Thomas Savery delinearono i principi della macchina a vapore, costruendo due modelli primitivi - Thomas Newcomen nel 1712 utilizzò i progetti per creare macchine da applicare negli impianti estrattivi minerari; tuttavia la resa della macchina era ancora scarsa e l’utilizzo complicato. La macchina venne perfezionata successivamente grazie alla collaborazione di uno scienziato, un tecnico e un imprenditore. - James Watt, costruttore di strumenti matematici, con l’aiuto degli scienziati Joseph Black e John Robinson e dell’industriale Boulton, perfezionò la macchina a vapore rendendola applicabile a una gran varietà di impianti industriali: era indipendente dalle forze naturali (es. acqua), permetteva prestazioni stabili grazie ai materiali con cui era costituita. L’universalità e la versatilità della macchina di Watt incrementarono notevolmente gli investimenti di capitali nell’industria meccanica, creando una nuova legislazione sui brevetti che diventavano un’esigenza economica. In Francia veniva riconosciuto il credito dell’invenzione e la proprietà commerciale per un periodo dai 3 ai 5 anni. La conseguenza fu che, con garanzie legislative e capitali investiti, artisti e scienziati diedero vita a nuovi e più complessi sistemi tecnologici. A metà 800 l’introduzione dell’elettricità nell’industria fu l’elemento decisivo per lo sviluppo della tecnologia. L’attività dello scienziato diventava sempre più collegata con la tecnica, anche se gli scienziati continuavano a esser rappresentati come puri filosofi (es. Einstein): il valore di una scoperta scientifica dipendeva sempre più dalla sua applicabilità su larga scala e conseguente profitto economico. I costi della scienza crebbero in maniera esagerata trasformando la scienza tradizionale nella nuova Big Science, ovvero un’attività che passa per i grandi laboratori (prima metà del 900 – Manhattan District). Attualmente non è più l’originalità delle teorie a destar scalpore, ma la possibilità di trasformare il mondo materiale; macchine, strumenti, calcolatori e laboratori costituiscono oggi i prerequisiti di qualsiasi ricerca scientifica. 12. Industria La Rivoluzione Industriale è riconosciuta come un pilastro nello sviluppo del capitalismo moderno con i numerosi cambiamenti e innovazioni portati dall’industria nell’organizzazione del lavoro, nella produzione e distribuzione delle merci. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Il contributo della scienza e delle tecniche è stato fondamentale, anche se non sempre riconosciuto. I fattori “sviluppo scienza e tecniche” e “sviluppo economico” sono stati elementi complementari e collegati della rivoluzione: grazie a capitali, sviluppo del commercio e manifatture si era creato un terreno fertile per le nuove invenzioni; ma questo stesso sviluppo era stato possibile grazie a un rinnovato sistema culturale. Anche se con alcuni contrasti, le collaborazioni tra imprenditori e scienziati risultò in ottime collaborazioni. Nel 1700 in Francia alcuni scienziati accademici furono investiti di incarichi direttivi nelle tintorie e manifatture reali di vetro e porcellana. Queste imprese avevano però un’organizzazione centralizzata che non favoriva la libera concorrenza e le innovazioni. Unica ricerca era migliorare la qualità. Le relazioni tra scienza e industria erano a volte molto problematiche, come nel caso di Nicolas Leblanc, medico che inventò un metodo efficace ed economico per produrre la soda. Il procedimento fu finanziato ed ebbe successo finché il suo committente – duca di Orleans – non fu ghigliottinato. Dopo questo il metodo non fu ritenuto valido perché i risultati ottenuti erano gli stessi del metodo tradizionale .. anche se ottenibili con meno costi e fatica. In altri casi scienza e industria collaborarono dando favorendo sviluppi in entrambi i campi. In particolare la chimica fu ideale per queste collaborazioni perché non produceva materiali fini a se stessi ma commissionati da altri cicli produttivi. I prodotti dipendevano da chi li richiedeva e dall’esigenza che dovevano soddisfare; inoltre servivano per colmare la scarsità di alcuni beni naturali. Un caso particolare è rappresentato dalla produzione del salnitro. Con le frequenti guerre e la crescente importanza delle armi da fuoco, la produzione industriale di polvere da sparo e la ricerca per migliorarne il rendimento costituirono due settori strategici delle economie nella seconda metà dell’600. In Francia vi era un istituto che deteneva il monopolio di tale attività, che realizzava profitti enormi a discapito della qualità e della quantità di prodotto fornito. A questa causa fu imputata anche la sconfitta della guerra dei Sette Anni. Per far fronte a questa carenza, lo stato nominò Lavoisier direttore dell’istituto che produceva materiale bellico sperando in un miglioramento del prodotto e della gestione industriale. Lavoisier modificò gradualmente la politica scientifica tradizionale, favorendo l’industrializzazione della produzione delle polveri da sparo. Egli iniziò a prender conoscenza dei processi produttivi presenti, portando avanti, contemporaneamente alcuni esperimenti; istituì un premio e un’inchiesta con lo scopo di raccogliere informazioni sistematiche sui metodi di produzione delle polveri nelle diverse industrie ed escogitò una riforma per migliorare la situazione di povertà di conoscenze teoriche emersa dall’inchiesta. La riforma si basava sull’uniformazione degli standard di analisi e sull’applicazione delle recenti scoperte scientifiche sulla sintesi chimica. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Questo settore dell’industria nazionale, di importanza strategica, si sviluppò notevolmente, stimolando il sorgere di nuove manifatture e industrie affiliate (industrie di alcali diventati importanti per la produzione del salnitro) e la pura ricerca chimica. Le sperimentazioni subirono però un freno dopo una tragica esplosione in una polveriera; il fatto dimostrava chiaramente la differenza tra la pura scienza condotta in ambito accademico e la sperimentazione pratica su larga scala. Altra importante modifica introdotta da Lavoisier fu nella selezione del personale. Rese obbligatorio un corso teorico – pratico per chiunque volesse lavorare nell’istituto delle polveri. Le riforme di Lavoisier portarono a un aumento nella quantità e nella quantità del prodotto ma l’organizzazione del lavoro non venne ancora modificata. Il vero cambiamento si ebbe nel 800 con la Rivoluzione Industriale. Il sistema produttivo era sempre più basato su automatismi meccanici, come la macchina a vapore; si parlava di factory system per indicare l’azione combinata di diverse macchine dipendenti da un unico centro di produzione dell’energia. La causa principale dello sviluppo industriale fu l’integrazione scienza – capitale. Il chimico inglese Andrew Ure parlava addirittura di una nuova gerarchia: la manodopera era semplice controllo, il capitale era sostegno finanziario e la scienza era direzione dell’industria. In realtà questo non era vero, e il potere restava nelle mani dei finanziatori che si interessavano alle scoperte tecnologiche solo quando si dimostravano produttivamente valide. Dopo la rivoluzione industriale il legame biunivoco scienza – industria fu sempre più rilevante: entrambe avevano bisogno l’una dell’altra per svilupparsi. Nell’800 il processo di tecnologizzazione dell’industria si sviluppò maggiormente negli Stati Uniti, dove gli industriali si affidarono principalmente all’opera degli inventori, in grado di soddisfare nel breve termine, la richiesta di innovazioni dell’industria, dato che la ricerca non era ancora molto sviluppata. Esempi di grandi inventori: Robert Fulton, Morse e Edison. Caratteristica saliente della scoperta era la possibilità di integrarla a un prodotto industriale e il successo di ogni innovazione doveva necessariamente passare per il mercato. Gli inventori avevano però un limite poco conciliabile con gli interessi economici, ossia l’imprevedibilità che comportava notevoli rischi per gli investimenti. Per questo motivo negli inizi del 900 si crearono laboratori di ricerca per scienziati, in grado di fornire parametri di controllo e capacità di previsione migliori degli scienziati. In particolare, la sinergia tra ricerca scientifica e industria ebbe ottimi risultati nell’industria farmaceutica (creazione dell’Aspirina). lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica coniato per questi eventi) per accrescere l’importanza degli scienziati britannici. Queste riunioni ebbero molto successo e iniziarono ad interessare anche i non addetti ai lavori Oltre a congressi scientifici nazionali e generali, si organizzarono poco dopo anche congressi scientifici disciplinari, che più che un obiettivo politico, miravano a diffondere nuovi risultati della ricerca scientifica in determinati ambiti. Per esempio, il congresso di Karlsruhe nel 1859 fu un estremo successo nell’ambito della chimica. Inizialmente giudicato non del tutto riuscito, si dimostrò negli anni a seguire molto valido, soprattutto per il chimico Italiano Stanislao Canizzaro che sfruttò la strategia di documentare le sue teorie con una pubblicazione che diffuse ai partecipanti del congresso. Questa mossa portò notevole vantaggi alla sua attività. Durante il XX secolo vennero organizzati congressi a scopo propagandistico – es. convegno di Fisica organizzato dai fascisti per Marconi e Fermi – e la loro funzione rimaneva ancora principalmente quella di rafforzare il ruolo politico degli scienziati nella società. Le grandi invenzioni venivano in genere presentate durante convegni molto più ristretti. Tutt’oggi i congressi rappresentano la possibilità di dar voce a quegli scienziati che per diverse ragioni non possono partecipare al mondo accademico. Sono soprattutto un luogo privilegiato di comunicazione scientifica, per aggiornare l’opinione pubblica sulle nuove scoperte e favorire il dialogo tra esperti. 15. Scienza e guerra L’invenzione della polvere da sparo nel 1500 fu il primo evento scientifico che rivoluzionò l’arte della guerra, dando il via a una serie di sviluppi conseguenti nelle scienze e tecniche correlate: aumento della domanda di ferro per costruire armi e sviluppo lo sfruttamento minerario; raffinazione nella costruzione delle armi e nuove invenzioni – archibugio e cannone -, raffinazione nelle tecniche di lavorazione metalli, sviluppo delle tecniche di produzione per diminuire i costi. La vera novità nell’arte della guerra del Rinascimento non furono quindi le innovazioni nei macchinari, ma gli sviluppi nella metallurgia che, grazie a questo nuovo e importante ruolo, iniziò ad esser oggetto di studio da parte di importanti scienziati, e non solo materia per semplici tecnici (es. opere di Giorgio Agricola sulla metallurgia e Niccolò Tartaglia sulla balistica). Durante la prima metà del 500 alcuni scienziati iniziarono quindi ad applicarsi allo studio della scienza applicata alla guerra, contravvenendo all’insegnamento classico contrario a tale uso del sapere. Galileo stesso aveva toccato l’argomento delle fortificazioni e architettura militare. La vera collaborazione tra scienza e guerra iniziò (ancora una volta) dopo la Rivoluzione Francese quando gli scienziati iniziarono a ricoprire ruoli politici e strategici molto importanti. L’esito positivo delle guerre favorì la riforma dell’istruzione in senso tecnico e scientifico e fu fondata l’Ecole Polytechnique, una scuola superiore a numero chiuso per l’insegnamento delle scienze. Napoleone tentò di militarizzarne la struttura affiancando un generale dell’esercito agli scienziati che la dirigevano e questo ebbe, contrariamente al previsto, risultati positivi. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica Il collegamento tra scienza e guerra andò oltre, quando Napoleone fu eletto membro della classe di matematica dell’Institut: gli scienziati vedevano infatti in Napoleone colui che poteva favorire la crescita istituzionale e strategica della scienza. Napoleone riuscì a integrare gli scienziati nel suo disegno strategico con la spedizione in Egitto del 1798 di una folta armata affiancata da una commissione per le scienze e per le arti che cercò di raccogliere in loco tutte le informazioni scientifiche possibili e fondò ad Alessandria l’Institut d’Egypt. In questo modo la guerra perdeva un po’ della sua brutalità ed acquistava una funzione “evangelizzatrice” diffondendo civiltà e progresso. L’alleanza tra scienza e guerra dopo Napoleone rimase latente fino alla prima Guerra Mondiale, il primo conflitto in cui l’applicazione delle scienze e delle tecniche si rivelò spesso decisivo nella guerra che era diventata una sorta di laboratorio di verifica delle innovazioni: il sottomarino, lo Zeppelin, i gas asfissianti. Le tecniche chimiche furono l’innovazione più impressionante e devastante; Fritz Haber (con la collaborazione di Nernst e Duisberg) propose di riempire i proiettili di mortaio di gas asfissiante, la proposta fu realizzata nel 1915 quando l’esercito tedesco uccise sul fronte belga 15000 uomini con questa tecnica. La storica neutralità della scienza giustificava lo scienziato che si limitava a risolvere quesiti tecnici e problemi strategici, senza nessuna implicazione morale o filosofica, distaccandosi completamente dallo spirito rinascimentale. L’”esperimento” trovò infatti l’accordo di tutti gli scienziati dell’epoca. Durante la prima Guerra Mondiale e nel dopoguerra la ricerca scientifica in ambito bellico raccolse numerosi investimenti e portò a notevoli risultati, rafforzando la collaborazione tra scienza, potere politico e militare tanto che la presunta neutralità della scienza iniziò ad esser messa in discussione. La costruzione della bomba atomica costituì un passaggio fondamentale in questo cammino. Gli studi sulla fissione degli atomi, in particolare dell’uranio, vennero sviluppati da diversi scienziati – Fréderic e Irene Joliot, Niesl Bohr, Enrico Fermi – e furono presto chiare le possibilità dell’uranio di emettere energia atomica. Albert Einstain scrisse al presidente degli stati uniti per informarlo sugli effetti pratici della bomba e chiedendo un controllo governativo su tale progetto. Il “Manhattan project” fu capitanato da un generale e tre fisici e portato avanti nel laboratorio di Los Alamos da Fermi e dagli altri scienziati che vi avevano lavorato fino ad allora. L’8 Maggio 1945 ci fu la resa incondizionata della Germania. Il 16 Luglio 1945 la bomba atomica fu “testata” nel deserto del New Mexico e, in seguito alla decisione presa dal presidente Truman, con parere favorevole di Fermi, Oppenheimer, Lawrence e Compton, il 6 e il 9 Agosto 1945 vennero sganciate le due atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Oltre 200.000 vittime con lo scopo di affermare il successo di un esperimento scientifico. lOMoARcPSD|15222555 Storia della Scienza e della Tecnica La neutralità della scienza da allora non è più così indubitabile e compito del potere politico è, ora come dopo la Seconda Guerra Mondiale, gestire gli effetti delle innovazioni scientifiche. 16. I laboratori Il laboratorio è un luogo, o un sistema di sperimentazione scientifica e di elaborazione concettuale. Tra i vari luoghi per l’esercizio delle scienze è l’unico che non ha radici classiche o umanistiche, in quanto è strettamente legato alla sperimentazione. Università e musei avevano già messo a disposizione spazi diversi dalle aule, ma restano comunque legati alla tradizione classica e libresca con la loro funzione di ricerca e conservazione del patrimonio scientifico. I laboratori invece centrano la loro attività sulla pratica, sull’esperimento. La prima scienza ad utilizzare il laboratorio fu l’alchimia che tentava di manipolare la materia facendo esperienza diretta con la natura. Il laboratorio diventava quindi l’unico luogo ideale per questo modo nuovo di praticare il sapere scientifico. Antenati dei laboratori degli alchimisti erano le botteghe di artisti e speziali. Durante la seconda metà del 700 il laboratorio iniziò a subire alcuni fondamentali cambiamenti: - Aumentarono le dimensioni - Migliorò ed aumentò la strumentazione: Jean Nollet, maestro di Lavoisier, illustrò in un manuale come creare un vasto numero di strumenti per esperimenti - Alcune lezioni di fisica vennero tenute con dimostrazioni pubbliche di esperimenti. Lavoisier organizzò un modello di ricerca che prevedeva non solo la condivisione dei laboratori, ma anche il confronto delle idee. - Ogni esperimento veniva scrupolosamente registrato e descritto in ogni minima parte, sia per poterli documentare, sia per ripeterli, sia come forma di sicurezza. - L’esperimento è un’attività con una rigida suddivisione dei ruoli.- L’apprendistato era svolto su campo, e non impartito da cattedra. Durante il XIX sec il laboratorio divenne lo spazio privilegiato per la ricerca. Un esempio è rappresentato dal laboratorio di chimica istituito in Germania da Justus von Liebig. Allievo di Gay Lussac, ebbe modo di beneficiare dell’insegnamento di Gay Lussac, famoso chimico francese, e di collaborare nel suo laboratorio. Dopo vari riconoscimenti e al termine del tirocinio, Liebig ricevette la cattedra presso l’università di Giessen dove insegnò sulla base della sua esperienza, basandosi soprattutto sul laboratorio e trasformando la sede universitaria in un importantissimo polo per la ricerca chimica. Molto importante, oltre allo stretto rapporto di collaborazione con l’insegnante, era la possibilità per gli allievi di veder riconosciuto con il loro lavoro sperimentale un credito scientifico.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved