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Storia medievale giovanni vitolo, Sintesi del corso di Storia Medievale

riassunto manuale di storia medievale Vitolo, molto dettagliato

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 04/10/2018

Francesca.Nicosia
Francesca.Nicosia 🇮🇹

4.3

(48)

49 documenti

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Scarica Storia medievale giovanni vitolo e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! GIOVANNI VITOLO MEDIOEVO: I caratteri originali di un’età di transizione INTRODUZIONE Storiografia: racconto di fatti realmente accaduti, accertati e interpretati secondo un metodo. Gli uomini hanno perfezionato nel tempo attività, strumenti, metodi indispensabili alla storiografia, ma che non sono propriamente storiografici: la raccolta e la pubblicazione di fonti e documenti, la critica e l'interpretazione delle testimonianze, la critica erudita della storiografia, le tecniche di accertamento archeologico, epigrafico, numismatico, le indagini geografiche, etnografiche, antropologiche, l'analisi sociologica, lo sguardo biografico e autobiografico, la filosofia della storia come riflessione sul senso degli avvenimenti. Ma, soprattutto, non c'è storiografia senza racconto. IL MEDIOEVO: DALLA POLEMICA ALLA MITIZZAZIONE Medioevo: un’età di mezzo concepita come lungo periodo di oscurità e di decadenza, cui ha tenuto dietro una rinascita, di cui gli inventori del Medioevo, ossia gli umanisti italiani del XV secolo, si ritenevano a ragione gli artefici e i protagonisti. L’invenzione del Medioevo viene attribuita comunemente a Cristoforo Keller. L’OCCIDENTE ROMANO – GERMANICO La Germania di Tacito: il mito della razza pura. Non è mai esistita però una comunità germanica originaria. Primi contatti tra Romani e barbari: i Cimbri e i Teutoni vengono sconfitti in Spagna, in Gallia e in Italia dal generale Mario (II sec. a.C.). Momento decisivo fu poi la conquista della Gallia da parte di Caio Giulio Cesare (I sec. a.C.). Caratteristiche principali dei popoli germanici: - Popolo in armi, guidati da duces; dediti alla caccia, praticavano forme elementari di agricoltura; - Il potere magico-sacrale dei capi militari li distingueva in quanto nobili (adalingi) e si rafforzava in occasione delle guerre, quando riunivano attorno a sé un gruppo di guerrieri (comitatus); - Il comitatus, originariamente, si scioglieva in tempo di pace, ma col passare del tempo divenne una struttura sociale più stabile; si creano così le élites dei guerrieri, riunite attorno ad un capo; - I tratti originari di ogni popolo barbarico veniva tramandato da un’élite (Traditionskerne, nucleo di tradizione); -Non vi era dunque un’unità etnicamente definita, ma un insieme di tribù e famiglie che condividevano valori originari. Contatti lungo il confine (limes) con il mondo romano resero col tempo i barbari avvezzi a recepire le prime forme delle strutture militari dell’impero. All’inizio del III secolo d.C. la presenza di ufficiali e soldati barbari all’interno dell’esercito romano diviene sempre più significativa: Franchi, Alamanni e Burgundi sono alleati dell’Impero, che sfrutta i barbari per proteggere i suoi territori dagli assalti di altre popolazioni (barbariche) nemiche. Silvano: un generale dell'impero, di origine franca, usurpatore in Gallia nel 355, che ben testimonia l’inserimento degli ufficiali barbari nelle alte gerarchie dell’esercito romano. Diffusione del cristianesimo: Paolo di Tarso, apostolo delle genti. Il cristianesimo si radica innanzitutto nelle città (nei pagi, cioè i territori rurali, abitano coloro che rifiutano la parola del Vangelo, ossia i pagani). La Chiesa si organizza secondo una struttura gerarchica stabile: presbiteri (anziani) e vescovi (sorveglianti), accanto ai quali troviamo i diaconi (assistenti). La figura del vescovo diviene ben presto centrale nelle comunità cristiane, in ragione della sua appartenenza alle classi economicamente e culturalmente più elevate; si smarrisce il senso morale e religioso della Chiesa primitiva. 303: persecuzioni sotto Diocleziano contro i cristiani, colpiti per la loro intransigenza e per la loro chiusura nei riguardi degli altri culti diffusi in territorio imperiale. Visione di Costantino: [...] quando il sole cominciava a declinare, egli vide con i propri occhi in cielo, più in alto del sole, il trofeo di una croce di luce sulla quale erano tracciate le parole IN HOC SIGNO VICES (Eusebio di Cesarea, Vita Costantini). Costantino aveva avuto una visione in sogno, la notte prima della battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre 312) contro Massenzio, [...] esortando Costantino ad apporre quel simbolo sugli scudi dei soldati con quei segni celesti di Dio e ad iniziare quindi la battaglia (Lattanzio, De mortibus persecutorum). Editto di Milano (Editto di Costantino) del 313: il cristianesimo è riconosciuto come religio licita. Editto di Tessalonica del 380: Cristianesimo religione ufficiale dell'impero; si proibiscono i culti pagani. Ordinamento ecclesiastico che ricalca quello imperiale. Le principali sedi vescovili (patriarcati) sono: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme. Il vescovo di Roma (indicato poi come papa, padre, a partire dal V secolo) si erge al di sopra degli altri patriarchi: - Roma era il luogo del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo (Principi degli Apostoli), ed è inoltre capitale dell’impero; - il vescovo di Roma è il successore di Pietro. Con Leone I Magno (440-461) si afferma il “primato petrino”, riconosciuto anche dall’imperatore Valentiniano III, mentre con Gelasio I (492-496) la Chiesa si oppone all’intromissione degli imperatori nelle questioni religiose (il cosiddetto “cesaropapismo”). Quando la capitale imperiale si sposta di fatto a Costantinopoli le gerarchie ecclesiastiche d’Oriente ritengono la supremazia del papa puramente onoraria. Concilio di Nicea del 325: riunito da Costantino, deliberò la condanna dell’Arianesimo (eresia secondo la quale solo il Padre può considerarsi veramente Dio, non generato ed eterno, mentre il Figlio, creato dal nulla, è a lui subordinato), che ha una valenza religiosa e politica, poiché l’imperatore vuole salvaguardare la pace e l’ordine nei suoi territori, in particolare in Asia Minore. Anche se l’Arianesimo fu condannato continuò ad essere predicato da molti missionari orientali. Prime fasi dell’evangelizzazione dei Goti intorno alla metà del IV secolo, ad opera del missionario Ulfila , che tradusse gran parte della Bibbia in gotico (inventò per l’appunto l’alfabeto gotico). Filostorgio asserisce che Ulfila aveva omesso di tradurre i Libri dei Re per non fomentare lo spirito guerriero dei barbari. Monachesimo - III secolo: in Egitto nasce il monachesimo cristiano, che inizialmente coinvolge le classi inferiori; - monaci (“monos”, solo), anacoreti (“anachorein”, ritirarsi), eremiti (“eremos”, solitario, deserto); - Sant’Antonio abate, monaco egiziano (356); Martino di Tours, monaco e vescovo gallico (397). Dopo la pace costantiniana i cristiani erano chiamati ad impegnarsi in un’intensa attività missionaria, molti invece iniziano a ritirarsi dalle comunità religiose per vivere isolati, in luoghi desertici, per riaffermare la seprazione tra il mondo terreno e il regno di Dio e aspirare ai più alti valori spirituali. Forme estreme di isolamento, ad esempio gli stiliti, alle quali si contrappone il cenobitismo: eremiti che vivevano in comunità. Il monaco egiziano Pacomio promuove la nascita di monasteri (fondò la prima abbazia intorno al 320), in cui gli eccessi dei primi monaci vengono temperati e regolati. Monachesimo - Basilio di Cesarea promuove la fondazione di monasteri ai quali invia le sue Regole; -in Occidente le classi aristocratiche abbracciano le forme comunitarie del cenobitismo; - Gerolamo: reca testimonianza della sua esperienza eremitica in Siria tra le nobildonne di Roma, che praticavano la vita ascetica all’interno delle loro case; - Cassiodoro: dopo essere stato collaboratore di Teodorico, si ritira nel monastero di Vivarium, dove si pratica lo studio più che di penitenza e ascesi; - Benedetto da Norcia, fondatore del monastero di Montecassino e autore della Regola (530-560): moderazione e realismo nella pratica monastica, ora et labora. Avanzata degli Unni dalle steppe asiatiche: evento che sconvolge gli equilibri tra i popoli barbari stanziati nelle regioni dell’Europa orientale. I Visigoti ottengono di oltrepassare il Danubio e si stanziano nei territori dell’impero; gravi carenze, anche a causa della corruzione dei funzionari romani, nella gestione del loro insediamento; scoppia la loro rivolta, guidata da Fritigerno; battaglia di Adrianopoli (378) in cui trova la morte l’imperatore Valente. Goti – Ostrogoti: Goti dell’Est, stanziati tra il Don e il Dniestr; I Goti erano giunti sul Mar Nero dopo una migrazione secolare iniziata dalla Scandinavia. - Visigoti: Goti dell’Ovest, stanziati tra il Don e il Danubio; Teodosio, alla sua morte nel 395, divide definitivamente l’impero: pars orientalis ad Arcadio (tutore Rufino), pars occidentalis a Onorio. Questi era posto sotto la tutela di Stilicone, che cercò di mediare con i barbari, soprattutto con Alarico. Già sotto Diocleziano (dal 286 d.C.) il governo dell’impero era esercitato da quattro sovrani, due Augusti e due Cesari. I barbari sono una componente significativa della società tardo-imperiale. Hospitalitas: sistema di insediamento attuato dalle prime popolazioni germaniche che prevedeva la cessione da parte dei latifondisti romani di parte dei loro terreni (nella misura di uno o due I Longobardi: - 568/569: Alboino guida i Longobardi in Italia, ma non occupa per intero la penisola (il rex era un capo militare eletto in determinati frangenti). A differenza delle altre popolazioni i Longobardi non avevano avuto contatti con l’impero prima di entrare in territorio romano, in Ungheria e soprattutto in Italia. Impatto pesante nei confronti dell’aristocrazia della penisola, molte città si spopolano (caso emblematico di Milano), si crea una profonda distinzione etnica; degradazione della vita economica (anche sotto gli aspetti materiali, ad esempio la casa, la capanna di assi e di paglia, diviene per antonomasia l’abitazione, al posto di domus). I Longobardi mantenevano i loro usi tradizionali, la società si basava sul nucleo delle fare, gruppi di famiglie di guerrieri che si identificavano in un antenato comune; grande indipendenza dei duchi. Clefi, secondo re dei Longobardi (572-574): alla sua morte inizia l'anarchia militare, nel corso della quale i Longobardi, per dieci anni, rinunciano a darsi un re (sconvolgimento dell'organizzazione territoriale romana ed ecclesiastica). - 584: minaccia bizantino-franca e restaurazione della figura del re con Autari , che si fa cedere dai duces metà delle loro terre, così da costituire una solida base alla monarchia; Autari è giudicato in maniera molto negativa dalla Chiesa per aver vietato il battesimo cattolico (nefandissimus secondo il pontefice Gregorio Magno). Fasi della storia religiosa dei Longobardi: 1) integralmente pagana, durante la fase migratoria al di fuori dell’Italia; 2) in Italia, adesione al cristianesimo ariano; 3) alternanza, lungo il VII secolo, di reges ariani e cattolici; - 603: battesimo di Adaloaldo, figlio di Agilulfo (successore di Autari) e Teodolinda . Il battesimo di Adaloaldo non rappresentò la conversione in massa dei Longobardi al cattolicesimo, ma sopravvisse ancora la tradizione nazionale legata all'arianesimo; importante il ruolo svolto da Teodolinda, grazie ai suoi rapporti con Gregorio Magno, nell’avvicinare il popolo longobardo al cattolicesimo; - 643: Editto di Rotari, si pongono per iscritto le leggi longobarde (la faida è sostituita da un guidrigildo); 4) piena adesione dei Longobardi al cattolicesimo. Gregorio Magno (590-604): Servus servorum Dei Egli si adoperò per rendere effettiva l’indipendenza della Chiesa di Roma dalla corte imperiale. Grazie ad una fitta rete epistolare Gregorio strinse legami con i vescovi e i sovrani d’Occidente; grandi opere letterarie, dai Dialogi alla Regola pastorale. Grande spinta all’attività missionaria da parte della Chiesa di Roma:nel 596 invia alcuni missionari nel Kent, si adopera per la conversione dei Visigoti e dei Longobardi. Gestione oculata del patrimonium S. Petri per soddisfare le varie necessità della Chiesa e dei fedeli. Con Liutprando (712-744) giunge a compimento la conversione al cattolicesimo dei Longobardi, anche se non mancano attriti con la Chiesa per questioni politiche e territoriali. Liutprando tenta di allargare i suoi domini e sottrae territori al papato. Questione della donazione di Sutri (728): la conquista del castello costituì una seria minaccia per papa Gregorio II che chiese a Liutprando di rinunciare ai territori conquistati. Liutprando dona il castello alla Chiesa di Roma e quindi ai «beatissimi apostoli Pietro e Paolo» - 751: il re longobardo Astolfo conquista Ravenna e Spoleto ; aumentano dunque i possedimenti del re, l’aristocrazia e il clero sono oramai di stirpe longobarda, ma l’influenza molto forte del papato (a differenza ad esempio del mondo dei Franchi) non consentì una convergenza tra monarchia e Chiesa. La sede di Roma era universale, e non poteva accettare di essere inquadrata in un regno “nazionale” come quello dei Longobardi. Fallisce il loro tentativo di imporsi militarmente in Italia, un fallimento che seguiva nei secoli a quello di un’altra popolazione barbarica, gli Ostrogoti (la cui assimilazione, forse meno traumatica, con la società romana, niente affatto scomparsa dopo il 476, non si era concretizzata). 742 – a causa di accesi contrasti con la nobiltà, Carlomanno e Pipino il Breve ripristinano la monarchia merovingia con Childerico III. 747 – Carlomanno abdica. 750 – Ambasceria di Pipino il Breve al papa Zaccaria per ottenere un formale riconoscimento della sua autorità: il rex è colui il quale detiene il potere effettivo; l’anno seguente viene deposto Childerico III. 751 – Astolfo conquista Ravenna e Spoleto. 754 – Stefano II si reca in Francia per chiedere aiuto contro i Longobardi a Pipino il Breve , che riceve il titolo di patrizio dei Romani (difensore della Chiesa). 755/756 – spedizioni dei Franchi contro Astolfo; Pipino il Breve cede al papato i territori (ex bizantini) conquistati ai Longobardi. Donazione di Costantino: falso documento redatto tra i secoli VII e IX, in cui si asserisce che l’imperatore Costantino, nel 313, riconosceva al papato (nella persona del pontefice Silvestro I) una piena giurisdizione su Roma, sull'Italia e sull'Occidente; il principatum sui patriarchi orientali; la sovranità della Basilica del Laterano, caput et vertex di tutte le chiese (Costantino avrebbe compiuto questo gesto dopo essere stato guarito dalla lebbra grazie al battesimo che gli avrebbe conferito papa Silvestro). Questo documento falso fu redatto probabilmente dalla Curia romana per giustificare agli accordi che il papato si preparava a stringere con i Franchi (nel quadro della lotta contro i Longobardi), e fu ripreso in seguito in più circostanze. La falsità della Donazione fu posta in evidenza da Nicola Cusano e Lorenzo Valla nel corso del XV secolo. CAPITOLO 5 IL MONDO ARABO E IL MEDITERRANEO Tesi Pirenne (Henri Pirenne, storico belga, 1862-1935): nella sua opera intitolata Maometto e Carlomagno critica la tesi tradizionale secondo la quale l’epoca medievale aveva avuto inizio con la caduta dell'impero romano d'Occidente. Secondo Pirenne la “romanità” della cultura e della società dell’Europa occidentale altomedievale sopravvissero ancora per secoli. Altro aspetto centrale della tesi Pirenne è quello relativo al sistema economico, centrato sul Mediterraneo: “le invasioni germaniche non misero fine né all'unità mediterranea del mondo antico né a quello che si può considerare essenziale nella cultura romana, così come si conservava ancora nel V secolo, cioè nell'epoca in cui non ci fu più un imperatore di Occidente” (Maometto e Carlomagno, 2007, p. 275). Tesi Pirenne La Chiesa esercita una grande influenza, temporale oltre che spirituale, e si propone come “struttura” alternativa a quella imperiale all’interno della quale l’aristocrazia, occupando le più alte gerarchie ecclesiastiche, può conservare il suo potere. Il potere politico dei re germanici suddivide in più stati quella che era la precedente unità imperiale: i regni romano-barbarici occuparono e divisero in appartamenti il glorioso palazzo costruito dall'impero di Roma. La crisi per l’Europa mediterranea, erede dell’impero romano d’Occidente, fu la rapida espansione degli Arabi, che segnarono la crisi degli scambi culturali e commerciali nel Mare nostrum. La tesi Pirenne è stata però fortemente criticata poiché evidenze archeologiche, ad esempio, pongono in evidenza come i rapporti economici nell’area mediterranea non vennero meno. Pirenne ha comunque il merito di aver superato il limite del 476 come data di inizio dell’età medievale e di aver posto grande attenzione sul ruolo delle regioni centrali dell’Europa, in particolar modo la Francia carolingia, nello sviluppo della società medievale. Arabia settentrionale: nell’antichità era abitata dai beduini (“abitanti del deserto”) e da tribù sedentarie (fellahin); qui sorse il regno di Palmira; divinità varie sottomesse al Dio supremo, Allah. Arabia meridionale: favorita dal clima e dalle pioggie, vide il fiorire di diverse civiltà, come il regno di Saba; divinità associate ai pianeti. - 569/571: Maometto nasce a La Mecca, città in mano alla tribù dei Quraish (attività economiche legate al culto della Kaaba). - 610: a Maometto appare l'arcangelo Gabriele , inizia la sua predicazione e attacca i culti idolatrici e il politeismo, ed entra così in contrasto con i quraishiti. Nel 622 è quindi costretto ad abbandonare La Mecca (égira) e si rifugia a Yathrib. Cinque pilastri (arkan al-din) della fede islamica: 1. la doppia professione di fede (shahada): non c’è altro Dio che Allah e Maometto è il suo profeta: distinzione dal politesimo e dalle altre religioni monoteistiche (la profezia di Maometto è perfetta ed è l’ultima che Dio invierà; i pagani e i politeisti devono convertirsi, i monoteisti possono invece mantenere la propria fede, i cosiddetti dhimmi, in cambio di alcune restrizioni nella vita sociale e del pagamento di un’imposta); 2. la preghiera (salah) canonica che il credente (muslim) effettua cinque volte al giorno, con il viso rivolto verso La Mecca (inizialmente verso Gerusalemme, ma nel 624 Maometto sceglie La Mecca per radicare più profondamente l’Islam nel mondo arabo) al richiamo del muezzin (il venerdì sotto la guida dell’iman); 3. il ramadam: digiuno mensile per celebrare il mese in cui fu rivelato il Corano (si ricorda l'annuncio della Rivelazione fatta dall'angelo Gabriele a Maometto); 4. il pellegrinaggio alla Mecca, almeno una volta nella vita per tutti quelli che siano in grado di permetterselo economicamente e siano in buone condizioni fisiche; 5. l'elemosina legale o di purificazione per aiutare i più bisognosi . - 632: morte di Maometto e califfato di Abu Bakr; califfo, sostituto, che avrebbe retto la comunità islamica secondo lo spirito di Maometto, unico profeta dell’Islam; - 644/656: califfato di Othman e redazione del testo canonico del Corano; contrasti provocati dai seguaci di Alì, genero di Maometto, che nel 661 viene ucciso. - 660/750: Omayyadi al potere; - 711: gli Arabi giungono in Spagna; - 732: gli Arabi vengono sconfitti da Carlo Martello a Poitiers; - 747: insurrezione da parte degli Abbasidi (discendenti da al-Abbas, zio paterno di Maometto); - 827: sbarco in Sicilia degli Arabi; inizia la campagna di conquista dell’isola (che si conclude tra il 962/965). 768 – morte di Pipino III e ascesa al potere dei figli Carlo (Carlo Magno) e Carlomanno. 770 – Desiderio instaura nuovi rapporti diplomatici con i Franchi: le sue due figlie si sposano con Carlo e Carlomanno (nozze che vengono osteggiate dal papato). 771 – Carlo, alla morte del fratello, diviene unico rex dei Franchi. 774 – fine del regno longobardo, con la conquista da parte di Carlo Magno di Pavia. 774/804 – trentennale spedizione dei Franchi contro i Sassoni, segnata da massacri e conversioni forzate. 778 – spedizione dei Franchi in Spagna e disfatta di Roncisvalle. 797 – a Costantinopoli sul trono imperiale Irene, che aveva spodestato il figlio Costantino VI; in Occidente questo avvenimento venne considerato come un chiaro segnale che l’autorità imperial orientale era vacante. La Vita Karoli di Eginardo afferma che Carlo fosse alquanto riluttante ad accettare il titolo imperiale, ma la versione di Eginardo risponde all’esigenza di ordine politico successive all'accaduto (riguardo ai rapporti con l’impero d’Oriente). 799 – situazione critica per il papa Leone III a Roma, al quale la nobiltà romana contestava vari crimini. 800 – incoronazione imperiale di Carlo Magno. CAPITOLO 7 L’IMPERO CAROLINGIO E LE ORIGINI DEL FEUDALESIMO Suddivisione dell’Impero in contee, marche e ducati. La carica (honor) affidata ai funzionari garantiva il loro potere e prestigio; spesso i beni privati dei conti finivano per inglobare anche i beni pubblici loro affidati. Un ulteriore limite alla legislazione del conte era costituito dalla presenza di beni ecclesiastici appartenenti ai vescovi; poi vi erano i vassi dominici, vassalli direttamente sottoposti al re che limitavano i poteri locali. Leggi carolingie: capitolari (formate da brevi articoli, capitula). Si ricordi il Capitulare de villis, che regola le attività rurali, agricole e commerciali. Missi dominici: delegati inviati dal re o dall’imperatore nelle regioni a lui soggette per l’esercizio dei poteri riservati al re e per il controllo delle amministrazioni locali. A maggio di ogni anno si riuniva il placitum generale; in autunno una seconda assemblea, più ristretta, con la partecipazione dei principali esponenti della nobiltà e delle gerarchie ecclesiastiche. Riforma della Chiesa: attenzione alla formazione culturale del clero, parte integrante del sistema di potere carolingio. Carlo Magno, già alla fine dell'VIII secolo, aveva intuito l'importanza della conoscenza quale strumento utile per una migliore amministrazione del suo regno. Puntava, a tale proposito, sulla crescita culturale del clero, poiché quello ecclesiastico era l’unico apparato, capillarmente presente nel territorio, che aveva resistito alle invasioni barbariche che si erano riversate sull'Europa occidentale a partire dal V secolo. Nelle strutture ecclesiastiche, siano esse scuole religiose presso le cattedrali o monasteri, studiavano i futuri sacerdoti e monaci insieme ai figli di dignitari destinati a ricoprire importanti cariche nella vita civile. Numerose, infatti, sono le fonti che attestano il ruolo svolto nella gestione delle città da parte dei vescovi, la cui esperienza era di grande utilità per Carlo. La Chiesa, a causa dei disordini politici che avevano tormentato la Francia nel corso dell'VIII secolo, viveva un momento di grande incertezza, al quale il re franco aveva cercato di porre rimedio attraverso una riforma ecclesiastica il cui fine principale era quello di consolidare il sapere e la conoscenza del clero. La Chiesa, nell'Europa barbarica, era la naturale depositaria della conoscenza, che gli amanuensi nei monasteri tramandavano ai posteri grazie alla loro preziosa opera di ricopiatura dei codici. Inoltre, la responsabilità dell'educazione dei giovani, dopo la quasi scomparsa della scuola pubblica di eredità romano-imperiale, era nelle mani del clero, e proprio la scuola ecclesiastica fornì a Carlo Magno strutture organizzative e metodi per la formazione di un apparato burocratico indispensabile per il governo del regno. Carlo Magno stesso, che forse non sapeva scrivere e leggere correttamente, si era circondato a corte di una folta schiera di intellettuali, quali Pietro da Pisa, Paolo Diacono, Paolino d'Aquileia, Teodulfo di Orléans, Eginardo e Alcuino da York. Raggiungere questo
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