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Storia medievale (L. Provero e M. Vallerani) riassunto, Dispense di Storia Medievale

Riassunto del manuale di storia medievale

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 31/12/2023

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Scarica Storia medievale (L. Provero e M. Vallerani) riassunto e più Dispense in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! L’Impero cristiano (secolo IV) L’Impero tardoromano Alla fine del II secolo l’Impero romano ferma la propria espansione militare e stabilizza i propri confini (il limes, che in Europa e segnato dal Reno e dal Danubio). Lungo la seconda meta del III secolo l’appa- rato statale, fiscale e militare romano entra in crisi, cosa che porta a molte lotte di successione e alla presenza di piu imperatori contemporaneamente. La situazione si ristabilizza con l’arrivo dell’impera- tore Diocleziano. ▪ Riforma istituzionale dell’Impero: dal 285 divide il potere con un secondo imperatore (Massimiano) dividendosi i terri- tori dell’Impero (Diocleziano a Oriente e Massimiano a Occidente). La diarchia vede la condivisione delle responsabilita imperiali ma con l’indiscussa superiorita di Diocleziano. Roma e ancora l’unica capitale (anche se non ci vive nessuno degli imperatori), centro simbolico dell’Impero e anche unica sede del Senato. Dal 293 la diarchia diventa una tetrarchia con altri due imperatori (Costanzo Cloro e Galerio) e l’Impero si divide in quattro parti. L’importanza di Roma viene minacciata con la fondazione di Costantinopoli nel 324 (sulla citta di Bisanzio ad opera di Costantino): da subito e una residenza imperiale e sede di un’appendice del Senato ma non ancora una capitale, che diventera nel corso del V secolo, con anche un proprio Senato. La crescita di Costantinopoli e data anche dalla divisione permanente dell’Impero in una parte orientale e una occidentale che si realizza nel 395 con la morte di Teodosio I e la sua successione: i suoi figli ottengono l’Occidente e l’Oriente. Dal 476 l’unico Impero romano rimane quello d’Oriente. ▪ Riforma economica: l’esercito stipendiato era una delle grandi spese dell’Impero che aveva i suoi introiti grazie all’espan- sione militare e al sistema di tassazione. Diocleziano fonde due tasse in una unica (l’annona) che pagavano soprattutto i proprietari di beni fondiari (terre). Coloro che riscuotevano questa tassa erano chiamati curiales (erano membri dell’as- semblea cittadina), che in questo modo acquisivano potere, mentre le famiglie dell’aristocrazia senatoria ne erano quasi tutte esenti. Le imposte non restavano nella singola provincia ma sostenevano i costi complessivi dell’Impero. Le regioni sono interdipendenti: in tutto il territorio circolano sia monete che beni di primo consumo, e questo scambio commer- ciale comporto un impegno da parte degli imperatori di assicurare il funzionamento e la sicurezza della navigazione. La fine dell’espansione militare e un problema perche arresta l’afflusso di bottini e schiavi, portando al calo produttivo e, di conseguenza, al calo economico. Le continue pressioni sul limes causano ingenti spese militari: la richiesta di così tanta moneta porta a una politica inflazionistica: si produce piu moneta di quanta ne entri nelle casse dell’Impero, ridu- cendo i materiali con cui era fatta. I ceti piu poveri si ritrovano a possedere monete dal valore sempre piu basso. ▪ Riforma dell’esercito: nel corso del IV secolo si definiscono due ruoli dell’esercito in comitatenses (che seguono l’impe- ratore) e limitanei (fissi al limes). I barbari → Il limes non era una netta separazione tra Impero romano e territorio barbarico, ma anche luogo di incontro e scambio con le popolazioni non romane (chiamate barbariche e germaniche). Si tratta di unità nomadi e seminomadi che si potevano riconoscere appartenenti a un gruppo etnico definito oppure no. Sono anche singoli individui che si uniscono a popolazioni che possono guidarli verso un bottino. Alcuni gruppi avevano un apparato politico definito, con un re come guida militare. Nella seconda meta del XX secolo la questione dell’identita etnica di questi gruppi e stata rielaborata nel processo di etnogenesi, un processo secondo il quale questi popoli sono il risultato di piu popolazioni e culture che si mescolano e si evolvono nel tempo. Le popolazioni barbariche hanno modo di entrare nei territori romani come federati (soldati dell’esercito romano retribuiti) gia dal III secolo – l’hospitalitas invece comprendeva il pagamento di un terzo delle tasse dell’Impero alle truppe barbariche in cambio della loro fedelta . Alcuni capi barbari arrivano anche a ricoprire cariche importanti all’interno delle righe romane, come Arbogaste (franco), Stilicone (vandalo), Alarico (re visigoto). Negli ultimi decenni del IV secolo, l’avanzamento degli Unni dall’Europa orientale verso l’Occidente provoca un effetto a catena di pressioni sul limes: ai Visigoti (goti occidentali) viene concesso di stanziarsi all’interno del territorio imperiale in Tracia nel 375, ma quando questi iniziarono a saccheggiare i Balcani l’imperatore Valente dovette attaccarli, rimanendo sconfitto nella battaglia di Adrianopoli (378). Il 378 e un anno importante perche segna una divaricazione tra Oriente e Occidente, voluta da Teodosio I che impedisce, da questo momento, ai capi barbari di occupare cariche pericolose per l’Im- pero d’Oriente. L’Impero occidentale e debole, e nell’inverno tra 406 e 407 si registra un forte afflusso di eserciti difficili da classificare come romani o barbari. Nel 410 Roma viene saccheggiata alla guida di Alarico, e la debolezza dell’Impero e ora sotto gli occhi di tutti. Tra III e IV secolo l’Impero ha gia perso i territori della Gallia. La cristianizzazione dell’Impero → Nella seconda meta del III secolo il Cristianesimo e una religione minoritaria e persegui- tata. I Romani erano politeisti mentre il Cristianesimo e una religione monoteista. Nei primi anni del IV secolo si arriva pero alla libertà di culto per i cristiani e nel 380 con il concilio di Tessalonica il Cristianesimo diventa la religione ufficiale dell’Impero con Teodosio I. L’editto di Milano (313) che terminava le persecuzioni dei cristiani e il concilio di Nicea (325) che avviava le persecuzioni degli ariani erano sotto lo stesso imperatore Costantino, il primo imperatore romano cri- stiano cattolico. La scelta di Costantino non porta a un Impero omogeneo e stabilmente cristiano perche , almeno all’inizio, non vieta i culti pagani e non perseguita gli eretici, ma e giustificata dalla ricerca di un nuovo fondamento unificante per il frammentato mondo romano che individua in questa religione (salvifica e a forte carattere morale) una buona soluzione. Nel concilio di Nicea del 325 l’Arianesimo viene condannato perche e considerato una dottrina cristiana eretica, poiche pone Gesu , figlio di Dio, al di sotto di Lui e quindi non eterno, mentre il Cattolicesimo sostiene che Gesu e fatto della stessa sostanza del Padre e quindi coeterno. L’Arianesimo si diffonde tra le popolazioni barbariche e non causa pochi problemi con i cristiani. Agli albori della trasformazione dell’Impero romano politeista in Impero romano cristiano cattolico, la Chiesa cristiana non era un’organizzazione unitaria ma strutturata in singole diocesi, al cui centro vi era la figura del vescovo. All’inizio la centra- lita del vescovo era data dalla sua funzione religiosa all’interno della societa , ma l’inserimento dell’aristocrazia senatoria nella Chiesa cristiana l’arricchisce diventando una figura sempre piu potente. Alcune citta definiscono la propria superiorita come sedi patriarcali (Roma, Antiochia, Alessandra d’Egitto, Gerusalemme e Costantinopoli): Roma non ha ancora una po- sizione egemone, ma il vescovo/papa di Roma (essendo successore di Pietro) dall’XI secolo diventera il centro della Chiesa. Per questo e piu corretto parlare di piu “chiese” cristiane e cattoliche, per la sua frammentazione ideologica e gerarchica. Al centro dell’evangelizzazione ci sono i vescovi, incaricati di svolgere un processo di acculturazione, che non si traduceva in una mera trasmissione di fede e conoscenze ma in un innesto con le culture gia esistenti nel territorio, creando santi, santuari e reliquie che in alcuni casi sono semplici riproposizioni sotto le vesti cristiane. L’Inghilterra e ancora sotto il dominio romano fino all’inizio del V secolo, quindi gli influssi cristiani furono limitati su quest’area. Il primo radicamento del Cristianesimo si ha in seguito alla conquista anglosassone nei secoli centrali del V secolo per poi avere maggiore vitalita nel VI secolo grazie alle forze evangelizzanti irlandesi. L’Irlanda (come la Scozia) non e mai stata territorio romano ma comunque si orienta subito verso il Cristianesimo, intorno agli inizi del V secolo. Qui non e tanto importante l’attivita del vescovo quanto quella dei centri monastici, che svolgono un importante processo di evangelizzazione in Inghilterra e non solo. Il monachesimo → e una forma diversa di religiosita , originaria del Mediterraneo orientale del IV secolo, che comprende un percorso di ascesi (avvicinamento a Dio) attraverso la fuga dal mondo e da tutto cio che e materiale per svolgere un processo di purificazione dell’anima. A volte comprende anche penitenze, infatti il monachesimo cristiano e attraverso queste che purifica l’anima dal peccato. Mentre il vescovo aveva una missione, quella di purificare e guidare le anime dei fedeli, il ru olo del monaco e concentrato su se stesso. Ci sono diversi tipi di monachesimo: gli eremiti sono coloro che scelgono il percorso solitario vivendo grazie alle elemosine, e i cenobiti che invece vivono in comunita mettendo in comune ricchezze, edifici e lavoro secondo una regola che ne definisce i comportamenti e i doveri, dove il controllo e il coordinamento di questa sono sotto la figura dell’abate. l’Arianesimo per i Visigoti era la base della propria identita etnica, alla quale non avrebbero rinunciato: seguono compro- messi e persecuzioni mentre imporre l’Arianesimo era improponibile. La svolta si ha con Reccaredo (figlio di Leovigildo) che promuove la conversione dei Visigoti al Cattolicesimo : Toledo diventa sede di concili, emblema di un accordo tra regno visigoto e Chiesa. La simbiosi franca (secoli V-VI) Nel tardo Impero la Gallia era occupata da Romani e Celti per poi vedere l’affermazione dell’aristocrazia senatoria che si interessava alle cariche ecclesiastiche (vescovili specialmente). Gli aristocratici diventavano piu ricchi perche diventavano vescovi e la Chiesa si arricchiva perche i vescovi erano anche aristocratici. Nel V secolo prende potere il popolo dei Franchi: confederazione di tribu nomadi (prevalentemente pagane e ariane) che si avvicinano alla romanita . In tempi diversi, le tribu affrontano il processo di romanizzazione, combattendo anche al fianco dell’Impero contro Vandali e Alani quando crolla il limes nel 406-407 e di nuovo contro gli Unni nel 451. E in questa fase che l’Impero perde la Gallia settentrionale con l’affer- mazione del potere franco. Re Childerico I combatte contro i Visigoti sotto il comando del figlio del generale Ezio pero ap- profittandone per trasformare la lotta attribuendole un senso religioso contro i Visigoti ariani, cosa che fa guadagnare punti ai Franchi con i vescovi cattolici. Il re Clodoveo, poi, afferma il proprio dominio su gran parte della Gallia tra V e VI secolo, occupando il Burgundi e tutto il Meridione dal 507. Con Clodoveo si afferma il suo gruppo parentale, la dinastia dei Merovingi. Clodoveo si converte al Cristianesimo cattolico e così fa il suo popolo: punto fondamentale del successo del regno. L’integrazione tra Franchi e Gallo-romani avviene anche attraverso la creazione di un gruppo sociale unitario che fonde due modelli delle due tradizioni: si crea un’aristocrazia vicina al re che occupa anche cattedre vescovili, accumulando terre e tessendo reti clientelari. Le chiese franche → Il vescovo e il vertice della diocesi (centro della vita sia religiosa che regionale): e a lui che le citta si rivolgono per la “cura delle anime”. Erano anche portatori di cultura letteraria e politica, motivo per cui i re se li affiancavano e loro indirizzavano il sistema politico verso il modello romano. Arricchendosi, i vescovi diventano grandi patroni e vertici di ampie clientele. Le sedi vescovili non sono i soli enti religiosi importanti, c’erano anche i monasteri. Nascono importanti monasteri come luoghi di formazione di futuri vescovi (come quello di Le rins). Le esperienze monastiche sono diverse, tra cui troviamo la Regola di Benedetto da Norcia: da eremita diventa cenobita e poi abate prima di fondare l’abbazia di Montecassino nel 529. Propone una forma di ascesi moderata con la preghiera come attivita principale e una comunita che obbedisca all’abate; l’eremitismo e una forma di ascesi superiore, concessa solo ai monaci autorizzati dall’abate. La Regola benedettina diventa modello diffuso dal IX secolo nell’Europa occidentale. I monaci irlandesi sono protagonisti della diffusione della vita monastica in tutto il continente. L’aristocrazia ha una relazione intensa con i monaci per garantirsi preghiere e la salvezza dell’anima. La romanizzazione dei Franchi e resa piu evidente dalla redazione della lex Salica (i Salii sono Franchi dell’Olanda settentrio- nale) nel 510. Il territorio franco – non tutto – viene diviso in distretti affidati a un conte (comes) responsabile della giustizia, dell’esercito e del prelievo fiscale. Il regno non stipendia l’esercito ma lo ricompensa con terre. I Franchi erano probabilmente i piu ricchi tra i popoli germanici. Sia il re che gli aristocratici costruiscono una propria rete clientelare, e in questo s i somi- gliano, con la differenza che solo uno ha il titolo di re ed e anche quello con piu risorse economiche e politiche. Gli altri aristocratici tendevano quindi a voler avvicinarsi al re. I Franchi non avevano una capitale. La dinastia era monarchica, quindi la corona passava di padre in figlio, mentre le assemblee si occupavano di prendere decisioni politiche. Il regno e la corona sono considerati patrimonio del re che potevano essere spartiti tra gli eredi, a volte frammentando il territorio . Nel VI secolo il loro controllo si espande indirettamente su parte della Germania con accordi matrimoniali. La rottura del Mediterraneo romano Il sistema economico romano subisce una prima importante trasformazione a partire dal II secolo, quando l’Impero ha finito di espandersi e non riesce a far fronte alle spese. Per risolvere il problema economico si attuano delle riforme volte a tras for- mare il piano politico e militare, interrompendo drasticamente il meccanismo fiscale nel Mediterraneo, che garantiva il flusso dei beni primari in tutte le regioni del territorio romano. Il mutamento avviene attraverso 4 aspetti: ▪ Citta : erano i centri del potere e del fisco imperiale ma vengono spopolate, cioe le e lite si allontanano dalle citta per valorizzare le terre possedute (piu terre = piu ricchezza). I centri urbani entrano definitivamente in crisi dai decenni centrali del VI secolo, anche se conservano ancora molte delle loro funzioni, garantite anche dal potere vescovile. ▪ Reti di scambio: la prima grande rottura arriva con l’insediamento del Vandali nell’Africa romana nel 439, facendo assumere allo scambio la forma commerciale al posto di quella fiscale. Cio implica un minore rifornimento di beni (come il grano) e il calo drastico dell’esportazione verso Roma e il resto dell’Impero a causa della crisi economica. L’aristocrazia tunisina non e abbastanza ricca da sostenere la domanda, così i laboratori e le officine vengono ab- bandonate. ▪ Produzione e domanda: le e lite sono piu povere delle aristocrazie romane dei secoli precedenti, e con la perdita dei territori l’Impero si trasforma da un grande laboratorio produttore a un consumatore che non riesce a sostenere le spese, anche a causa delle guerre. Quando nel 534 l’Impero d’Oriente riconquista l’Africa vandala, non basta a far tornare tutto come prima. ▪ Societa contadina: i contadini erano la stragrande maggioranza della popolazione (90-95%) e con l’abbandono delle citta si assiste a un generale calo demografico nei centri urbani a favore della vita rurale. Piu e ricca l’aristocrazia, meno e autonomo il contadino che lavora per lei: i contadini possono essere salariati, coloni o servi, oppure possono essere piccoli proprietari terrieri (se l’aristocrazia ha meno terre). Alla fine del IV secolo la divisione tra Oriente e Occidente e stabile, tanto da garantire la crescita di Costantinopoli come capitale nel secolo successivo. Dopo la sconfitta dell’imperatore Valente ad Adrianopoli nel 378, l’Impero romano d’Oriente riesce a mettere un freno alle incursioni barbariche con degli accordi, ma ci sono ancora dei punti di forza e debolezza all’in- terno. La successione al trono non era ereditaria, l’imperatore veniva eletto e questo si intreccia alla visione cristiana dell’ascesa al trono per volonta divina. Sono stati molteplici i tentativi di occupare il trono, anche da parte di figure umili: e il caso di Giustiniano, nipote (nephew) dell’imperatore Giustino che aveva fatto carriera come militare di origine contadina riuscendo a occupare il trono dal 518. In assenza di una chiara norma di successione, nascono associazioni ludico -sportive che erano anche strutture di pressione politica con tendenze rivoltose. Per far fronte alla continua crescita finanziaria delle e lite, in Oriente rimangono divise le cariche militari e civili per impedire la concentrazione di potere nelle mani di poche persone. Il piano fiscale di prelievo dell’annona continua. Giustiniano → L’organizzazione del sistema burocratico e fiscale richiede una preparazione scolastica, motivo per cui Giusti- niano fa redare dal 528 il Corpus iuris civilis, un insieme di testi giuridici che costituiscono un Codice legislativo unitario: - Codex: raccolta delle principali norme imperiali dell’eta di Adriano (fino al 529) - Digesto: raccolta di scritti di giuristi - Institutiones: testi destinati all’insegnamento universitario del diritto - Novellae: nuove disposizioni imperiali emanate dopo il Codex Sul piano militare, Giustiniano intende riconquistare l’Occidente e riunificare l’Impero. Riesce a riconquistare la Tunisia nel 534, l’Italia con la guerra greco-gotica (535-553) e gran parte delle coste mediterranee della penisola iberica, ma tutto cio non sarebbe stato possibile senza importanti presupposti: il fronte persiano era stabile, la riflessione giuridica aveva raffor- zato il sistema imperiale, e l’alleggerirsi delle spese belliche aveva garantito un aumento delle ricchezze. ▪ Riconquista della Tunisia: Giustiniano consolida la flotta imperiale e parte verso la principale minaccia alla sicurezza della navigazione mediterranea, i Vandali. Le truppe imperiali guidate dal generale Belisario conquistano il regno vandalo tra 533 e 534. ▪ Spagna visigota: conquista la fascia costiera compresa tra Valencia e Cadice. ▪ Italia ostrogota: la guerra greco-gotica e quella piu lunga, durata dal 535 al 553. In seguito all’uccisione dell’ostro- gota Amalasunta, le armate bizantine sono di nuovo guidate da Belisario, conquistano la Sicilia e poi risalgono la penisola. Arrivano a Ravenna nel 540 e si accordano sulla spartizione dell’Italia, lasciando agli Ostrogoti le terre a nord del Po. L’anno seguente pero l’equilibrio si rompe a causa del re ostrogoto Totila, che riesce a riconquistare alcuni territori. Giustiniano reagisce con una nuova campagna militare che parte dalla Dalmazia e riesce a conqui- stare dell’intero territorio italico nel 553. Arrivo dei Longobardi → Dopo la guerra greco-gotica, Giustiniano emana la Prammatica sanzione (554), una norma destinata a ristabilire le condizioni precedenti al regno di Totila sul suolo italico. Ravenna riprende la funzione di residenza imperiale e di capitale, evitando di porre Roma al centro del dominio imperiale per lasciarla in mano al papa. Ma il dominio imperiale in Italia e debole e nel 568 i Longobardi valicano le Alpi e conquistano la penisola in un’azione lenta e discontinua. Si im- padroniscono del Friuli e del nord-est, poi della pianura padana, prendono Pavia ma rimangono sempre esclusi dalla zona di Ravenna. Da qui i Longobardi muovono spedizioni in Toscana, poi verso il centro e il sud dell’Italia e anche oltre le Alpi, nelle aree franche. Le forze imperiali disponibili in Italia erano scarse dopo la guerra greco-gotica, e si creano così due Italie (immagine a sinistra). Longobardi Bizan ni costruire il potere signorile. La curtis puo essere dominica (le terre sono gestite direttamente dal signore) oppure massaricia (i mansi, ovvero le terre, sono affidate a dei massari, ovvero contadini liberi o servi). Tra dominicum e massaricium la diffe- renza sostanziale sta tra servi che lavorano per il signore e liberi che ottengono terre da questo. Gli schiavi antichi e i s ervi del signore della curtis avevano molto in comune, come il fatto che venivano venduti e comprati. L’unica differenza era che venivano considerati parte della comunita cristiana e potevano ottenere terre dal signore, mentre in eta romana gli schiavi erano considerati come utensili. A volte il massaricium aveva a disposizione meno terre di servi, portando il signore ad affi- dare mansi alle famiglie servili che avevano gli stessi compiti dei massari liberi ma i loro mansi avevano obblighi piu pesanti. Poiche il primo signore era il re, e quindi disponeva anche lui di curtis, Carlo Magno emana la Legge sulle curtes regie, pro- clamando che le sue terre dovevano avere ogni tipo di attrezzo utile a ogni tipo di artigiano che dovesse lavorarci dentro. Cio offre un’immagine di autosufficienza alla proprieta , specialmente economica perche così facendo non doveva dipendere da nessuno. Per le curtis aristocratiche ed ecclesiastiche invece c’era una confluenza di prodotti all’interno di mercati settima- nali che collegavano anche villaggi lontani. Nascono le fiere e gli emporia, centri abitati con finalità specificamente com- merciali, organizzate intorno ai porti. Grazie alla crescita demografica ed economica, questi centri si trasformano pian piano in citta . Con l’economia cambia anche il sistema monetario, riducendo i materiali da coniazione (bronzo, argento e oro di eta romana) a uno solo, l’argento, lungo il VI secolo. Nuovi quadri politici: il regno longobardo (secoli VI-VIII) Probabilmente il popolo longobardo ha origine scandinava, e si e poi spostato nella Germania settentrionale e poi in Panno- nia (Ungheria) tra I e V secolo. Si insediano in Pannonia affrontando le pressioni degli A vari e hanno i primi rapporti con l’Impero, diventando suoi federati (mercenari) senza pero integrarsi. Probabilmente il loro arrivo nella penisola italica (che rimane un territorio ricco) e causato dall’accentuarsi delle tensioni con gli A vari e dalla debolezza politica e militare del dominio imperiale stabilito da Giustiniano. I Longobardi sono un popolo-esercito le cui righe sono guidate da maschi adulti liberi, tra cui il re non era l’unico ad esercitare un potere. Il popolo e organizzato in corpi militari detti farae, e il re era colui che coordinava questi gruppi e i duchi. Fu proprio l’autonomia dei duchi a guidare in gran parte la spedizione in Italia. Arrivo dei Longobardi in Italia (568) → L’arrivo in Italia puo essere visto sia come una conquista sia come una migrazione, perche abbandonano la Pannonia per trasferirsi stabilmente in Italia. La missione di re Alboino attira altri popoli che raffor- zano la spedizione. I Longobardi valicano le Alpi nel 568 e danno vita a una violenta e discontinua conquista che divide la penisola in regno longobardo e domini imperiali. I Longobardi controllano la pianura padana, la Tuscia e i ducati di Spoleto e Benevento, lasciando all’Impero bizantino la maggior parte delle coste, il Lazio, Ravenna, la laguna veneta, le Marche, la Liguria, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. I duchi scelgono delle sedi fisse in cui stanziarsi, senza pero delimitare il proprio territorio, piuttosto conoscendo bene su quali persone potevano esercitare il loro potere. Il potere di un duca si estendeva finche non si scontrava con quello di un altro duca. Per il re la forza fisica era il primo e indispensabile requisito. Era eletto dall’esercito ma di fatto era nominato dai duchi. A volte succedeva che il figlio del re succedeva alla morte del padre ma non era un’azione automatica. Dopo re Alboino (ucciso forse da una congiura), anche il successore Clefi fu ucciso. I Longobardi decidono quindi di rimanere senza re dal 574 al 584. Forse i duchi ritennero inutile la presenza di un re. Le pressioni dei Franchi fanno risorgere la ne- cessita di una guida unica, che porta all’elezione di re Autari (figlio di Clefi) nel 584. Il principio dinastico non guardava solo ai figli e agli uomini della famiglia del re, infatti, alla morte di Autari la successione va alla vedova Teodolinda, che spo sa il duca Agilulfo facendolo diventare re. La capitale per i Longobardi e Pavia fino all’XI secolo. Etnogenesi longobarda → Per i Longobardi non e importante esserlo “di sangue” ma basta che aderiscano al nesso politico: il risultato e un popolo fluido, infatti, la regina Teodolinda e bavara e il re Agilulfo e turingio. Nella meta del VII secolo, i Longobardi redano la Origo gentis Langobardorum, un racconto delle vicende del popolo longobardo dalle origini fino alla costruzione del regno in Italia, di modo da rafforzarne l’identita e la coesione. L’origine e il momento in cui un gruppo di persone assume un nome e un’identita , e nel caso dei Longobardi si trova tra la guerra e la religione: i Winnili combattono i Vandali, e quando il dio Wotan concede loro la vittoria li battezza come “Longobardi”. All’arrivo dei Longobardi, i Romani (soprattutto l’aristocrazia senatoria) subisce una profonda riduzione delle ricchezze e dei poteri, vengono esclusi dal potere nel regno ed emigrano nelle zone imperiali, specialmente nelle zone vescovili di Roma e Ravenna. Sono i duchi longobardi ad avere il potere ora. Col tempo la distinzione tra Longobardi e Romani e andata ad affievolirsi per arrivare a una fusione delle etnie. C’e pero un problema: i Longobardi sono pagani o ariani. La regina Teodo- linda, non essendo longobarda di sangue, era cattolica, e fa battezzare il figlio Adaloaldo con l’approvazione del marito ariano Agilulfo. Cattolicesimo e Arianesimo convivono fino ai primi decenni dell’VIII secolo, quando i Longobardi diventano piena- mente cattolici. Ma cio non basta a far dimenticare il passato, perche la Chiesa cattolica continua a indicare i re longobardi come “eretici”. Gregorio Magno → Costantinopoli mantiene alcune coste italiane per avere ancora dei collegamenti con Roma, unica sede patriarcale d’Occidente (e per questo diventera importante). Papa Gregorio Magno discende da una famiglia dell’aristocrazia senatoria ed e papa quando l’Italia e gia divisa tra Longobardi e Bizantini. Ci si rende conto che oramai e tramontato l’Impero romano d’Occidente e che anche le sue funzioni e i suoi simboli sono ormai superati , e che il territorio italico e diviso tra Longobardi e Bizantini. La carica di praefectus Urbis (governatore dell’Italia risiedente a Roma) e le riunioni del Senato ro- mano cessano. Il vuoto del potere imperiale in Italia rappresenta pero anche un’opportunita politica e amministrativa per il vescovo di Roma: il vescovo, data la sua importanza sociale e politica, era la figura principale a cui rivolgersi nei momenti di crisi. Gregorio Magno usa il patrimonio vescovile per garantire il grano in citta , e così tutti i vescovi si fanno tutori delle città. Ma Gregorio come vescovo di Roma si distingue per le contrattazioni con i Longobardi, arrivando a sostituirsi al potere imperiale. Anche la Sicilia era un’area importante: fino alla conquista araba del IX secolo, viene usata come granaio imperiale dopo che quelli precedenti (Egitto e Tunisia) erano stati sottratti dagli arabi. Tra la meta e la fine del VII secolo, l’Impero bizantino affronta le pressioni di Arabi, Bulgari e A vari, che portano a una grave crisi militare, alla perdita del Medio Oriente e del Nordafrica, fino all’assedio arabo di Costantinopoli del 717, per cui l’inter- vento militare in Italia e sempre stato discontinuo e debole. La situazione peggiora con il movimento iconoclasta che provoca una rottura profonda con l’Occidente. A causa di tutte queste premesse, il papa sceglie di affidare le sorti dell’Italia ai Franchi. Editto di Rotari → Nel 643 il re Rotari fa redare un editto contenente le leggi longobarde: e importante perche contiene molte informazioni sulla societa longobarda, sulle stratificazioni, i funzionamenti giudiziari e politici, le condizioni sociali. Vediamo il contesto in cui e stato scritto: Rotari estende il territorio longobardo nei territori bizantini di Liguria e Veneto nello stesso momento in cui mette un fermo al potere ducale a favore di quello regio (nell’editto scrive “se un uomo trama o si consiglia contro la vita del re, la sua vita sia messa in pericolo e i suoi beni confiscati”). Il fatto che l’editto sia scritto in latino segna l’avvicinamento verso il modello politico romano. Non si tratta della trascrizione delle leggi ma della loro promulga- zione, e un’azione innovativa. Si stava avviando la fusione tra Romani e Longobardi. Societa longobarda → Si tratta di un mondo governato da un’e lite militare: al servizio di du- chi e potenti ci sono i gasindii. Su questa piramide cerca di imporsi il potere regio. Dopo Rotari anche i re Grimoaldo, Liutprando, Ratchis e Astolfo promulgano leggi scritte, facendo diventare l’attivita legislativa un’azione normale dei re. Grimoaldo amplia il territorio su tutto il Veneto e prosegue fino in Puglia. La crescente forza militare del re non afferma pero del tutto la successione del potere di padre in figlio, anche se si conserva all’interno del gruppo parentale: la discendenza da un precedente re (o regina) fa sì che il candidato abbia piu possibilita di accedere al trono. Re Liutprando (712-744) → Il regno di Liutprando puo essere visto come un punto di svolta: si rafforzano le tendenze dina- stiche e il suo piano militare punta a ricoprire l’intera penisola italica. Sottomette i ducati di Spoleto e Benevento, conqui- sta per poco tempo Ravenna e arriva alle mura di Roma. I suoi sogni non si realizzano ma i presupposti c’erano tutti. A livello legislativo promulga piu di 150 articoli di legge tra il 712 e il 735, i cui contenuti mostrano un impegno a estirpare la matrice pagana per consolidare il regno al Cattolicesimo e a porsi come suo protettore. Ma questo non basta per costruire un buon rapporto col papato. Sul piano amministrativo, vengono istituiti i gastaldi, funzionari che gestiscono il patrimonio regio e grazie ai quali il re puo tenere d’occhio le attivita dei duchi. Anche i re avevano i loro gasindii, con un rapporto basato sulla fedelta che li rende suoi rappresentanti, cosa che i duchi non saranno mai. Negli anni centrali dell’VIII secolo, l’equilibrio Longobardi-papato-Franchi si rompe. L’Impero non e in grado di proteggere la Chiesa, così lei si affida ai Pipinidi: Pipino il Breve scende in Italia nel 754, sconfigge re Astolfo togliendo ai Longobardi Ravenna e la consegna al papato. Nel 774 scende Carlo Magno, figlio di Pipino il Breve, che questa volta depone re Desiderio, sottomette il regno longobardo e annette l’Italia centro-settentrionale al dominio franco. Carlo si intitola re dei Franchi e dei Longobardi, il regno d’Italia (con i confini longobardi) mantiene Pavia come capitale, ma il ducato di Benevento rimane autonomo di dominazione longobarda, e si segmenta in unita politiche minori attorno Salerno e Benevento. Il Mediterraneo bizantino e islamico (secoli VII-VIII) L’Islam → Nella penisola araba La Mecca ha un ruolo centrale per il commercio e per il culto della pietra Ka’ba. Prevalgono forme di politeismo su una minoranza monoteista che prende spunto da ebraismo e cristianesimo. Maometto nasce a La Mecca attorno al 570 da una potente famiglia mercantile (i Quraishiti) e nel 612 inizia la sua opera religiosa in seguito ad alcune visioni. Incaricato di declamare la parola divina, costruisce il Corano dapprima oralmente e poi le sue orazioni ven- gono trascritte entro la seconda meta del VII secolo. I grandi clan della Mecca percepiscono una minaccia in una religione monoteista e in Maometto, così lo costringono a rifugiarsi fuori dalla citta dal 622, anno con cui ha inizio il calendario isla- mico (il nome della fuga e Ègira). Maometto si sposta a Medina seguito dai suoi fedeli e la sua parola da avvio a una comunita (umma) politico-militare a base religiosa senza distinzioni etniche, permettendo un’unificazione delle tribu arabe. La forza attorno al Profeta cresce tanto da permettergli di fare ritorno a La Mecca nel 630, coinvolgendo i quraishiti piu potenti nella religione e inglobando in essa la Ka’ba come proprio simbolo. Due anni dopo, nel 632, Maometto muore ma la religione islamica a quel punto aveva gia assunto un ruolo guida a La Mecca e al resto della penisola arabica. Dopo Maometto → I successori di Maometto si chiamano califfi: negli anni Trenta cancellano l’Impero persiano e ottengono importanti vittorie nei confronti di Bisanzio, conquistano la Siria e la Palestina e a Ovest partono per la presa del Nordafrica partendo da Alessandria d’Egitto. Nei primi anni dell’VIII secolo arrivano nella Spagna visigota, e l’espansione si ferma nel 718. Fin dai primi decenni, pero , per il ruolo di califfo si contrappongono tre gruppi: - i sunni che vogliono che il califfo faccia parte della tribu di Maometto - gli sciiti che vogliono un califfo appartenente alla stessa famiglia di Maometto - i kharigiti che sostengono l’elezione per merito Gli Omayyadi → Nel 661 viene ucciso Alì , il quarto califfo, portando a una maggioranza sunnita che da inizio alla dinastia degli Omayyadi (clan della tribu quraishita). Questo segna la rottura tra sciiti e sunniti. Gli Omayyadi sono al potere fino al 750: completano l’espansione territoriale dell’Islam ponendo problemi di convivenza tra Arabi e popoli conquistati, poiche il califfato aveva la doppia natura di carattere etnico e religioso, due nature intrecciate nel periodo omayyade. In questo contesto c’erano due distinzioni da fare: islamici e non, Arabi e non. I non islamici non erano perseguitati, ma per praticare la loro religione come sudditi del califfo si doveva pagare una tassa, mentre i non Arabi potevano solo essere clienti delle tribu arabe. Il centro del dominio viene spostato da La Mecca a Damasco (in Siria) e il Corano viene interpretato e commen- tato, base di riferimento da questo secolo in poi. In sostanza si puo dire che il periodo omayyade e segnato dall’affermazione del carattere dell’Islam e dal superamento della sovrapposizione tra identita araba e identita musulmana. Il califfato e erede del piano amministrativo e fiscale romano. Bisanzio → Tra VII e VIII si puo iniziare a parlare di Impero bizantino, anche se oramai il suo dominio si concentra sul Mar Egeo. Il piano espansivo di Giustiniano aveva svuotato le casse dell’Impero creando scompiglio tra gli eserciti che non rice- vevano lo stipendio, e le tensioni religiose con la cristianita erano date anche dalla sua posizione monofisita. Con l’imperatore Eraclio l’Impero sconfigge i Persiani ma questo si trasformera in un vantaggio per il dominio islamico. Si attua pero una riforma interna all’Impero, introducendo l’ordinamento tematico: i thema sono strutture istituzionali militari e giudiziarie con cui si divide il territorio; ai militari che difendevano questi temi erano concesse terre ed esenzioni fiscali. Il movimento iconoclasta tra meta VIII e meta IX secolo e un orientamento religioso che ritiene necessario la distruzione delle immagini religiose per un culto piu puro, tipico del Cristianesimo antico e dell’Islamismo. L’imperatore Leone III vieta, nel 730, la ve- nerazione delle immagini ponendo Bisanzio in contrapposizione alla Chiesa di Roma. Uno dei motivi che spingevano l’impe- ratore a sostenere l’orientamento iconoclasta era la volonta di rivendicare il suo ruolo come centro assoluto della societa e come mediatore tra uomo e Dio. Con il concilio di Hierea del 754, Costantino V ottiene la condanna formale del culto delle immagini. Il mondo monastico bizantino vi si oppone ma viene condannato e perseguitato. Con Leone IV e con Irene il mo- vimento iconoclasta si attenua fino alla fine del movimento: nel concilio di Nicea del 787 vincono gli iconoduli (pro alle immagini) ma in quello di Costantinopoli dell’815 l’iconoclasmo viene riaffermato ma in forme piu moderate; il movimento va a indebolirsi fino a essere condan- nato nel concilio di Costantinopoli dell’843, periodo in cui si risana la rot- tura con l’Occidente fino alla rottura de- finitiva nell’XI secolo (1054). La piu so- lida base fiscale, la Sicilia, viene conqui- stata dal dominio islamico nel IX secolo. Abbasidi, Aghlabiti e al-Andalus → Nel 750 gli Omayyadi vengono deposti dagli Abbasidi (sciiti) che hanno il potere fino al XIII secolo. La capitale viene spostata a Baghdad. Gli emiri (delegati del califfo a governare ampi territori del dominio islamico) acquisiscono potere auto- nomo sganciandosi dal controllo calif- fale. Nell’800 il califfo delega il governo dell’Ifriqiya all’emiro Ibrahim al-Aghlab, che accresce il proprio potere fino alla conquista della Sicilia. Dal VII secolo l’isola aveva subì to incursioni islamiche ma dall’827 gli Aghlabiti guidano la campagna di conquista che si conclude alla fine del secolo. Per alcuni decenni si arriva ad affermare il potere anche su Bari. Alla fine del X secolo l’Egitto si rende autonomo con la dinastia Fatimide che nel 910 rivendica il proprio ruolo califfale (discendenti di Fatima, figlia di Maometto). Dal 916 i Fatimidi prendono la Sicilia lasciando ai domini locali in Egitto ampie liberta fino alla conquista normanna dell’isola nell’XI secolo. Dall’VIII secolo la penisola iberica e sotto il controllo islamico, ma la sua fisio- nomia politica si definisce meglio quando un principe omayyade, al-Andalus, sfugge al colpo di Stato e instaura il proprio emirato. L’emirato ispanico diventa una delle maggiori potenze del Mediterraneo, ponendosi su un piano di parita rispetto a Baghdad, diventando califfato nel 929. Dal trono di Basilio I fino al 1025, Bisanzio si rafforza e l’Impero si amplia costruendo anche reti di fedelta e legami politici con le dominazioni limitrofe. Nella seconda meta del IX secolo i Bulgari vengono assimilati dall’Impero fino ad annetterli alla dinastia con un patto matrimoniale. La Grande Moravia (tra Germania, Boemia e Ungheria) si va affermando sui popoli slavi fino alla sua dissoluzione nel X secolo. Tutte queste dominazioni slave si orientano verso il Cristianesimo ma temevano la sottomissione ai grandi imperi cristiani. Società e poteri nel X secolo Poteri comitali → L’Impero carolingio subisce incursioni (di Saraceni, Ungari, Normanni) a causa della sua crisi interna pro- vocata dalla debolezza dell’imperatore che non riesce a controllare la crescente autonomia dei poteri locali. Dalla meta del IX secolo la divisione dell’Impero negli eredi carolingi muta il rapporto tra re e aristocrazia: dai rapporti vassallatici de l periodo di Carlo Magno si passa a una crisi data dalla mancanza di terre da poter concedere in cambio di questi rapporti di fedelta , poiche l’Impero aveva smesso di espandersi e cominciava a spaccarsi in piu regni. Sono i re ora ad avere bisogno dell’aristocrazia, e lei chiedeva incarichi vitalizi e che si potessero estendere ai figli (fonte: il capitolare di Quierzy dell’877 firmato da Carlo il Calvo a favore dei conti). La famiglia comitale e ora abbastanza potente da acquisire sempre piu terre, fondare chiese e stringere legami matrimoniali che ampliassero il possedimento. C’e un ma: poiche il conte a questo punto diventa anche un grande proprietario, concentra la sua attenzione su poche aree del suo comitato “abbandonando” quelle meno interessanti, come quelle protette dai diplomi di immunita . Questa e una grande opportunita per i vescovi per formare la propria influenza nelle citta . E nell’esigenza di difendere le proprieta dagli altri poteri locali che si inizia la costruzione e la diffusione dei castelli. Incursioni → Tra gli ultimi decenni del IX secolo e la meta del X arrivano gruppi armati ai confini dell’Impero carolingio: sono piccole bande di terra e di mare che hanno intenzione di saccheggiare i territori.  I Saraceni sono pirati etnicamente misti che, alla fine del IX secolo, riescono a costituire basi permanenti sulle coste settentrionali del Mediterraneo da cui partono per saccheggiare le terre sfruttando la debolezza dei regni di Francia e Italia. Documenti presenti negli archivi delle chiese ci testimoniano la paura verso queste bande che liberamente si muovono nel territorio e la debole difesa militare che non riesce a impedirlo.  Gli Ungari sono principalmente dei cavalieri che si muovono tra Germania e Italia settentrionale, e qualche volta invece di essere nemici furono dei validi alleati per i diversi contendenti al trono italico nel X secolo. Vengono scon- fitti nella battaglia di Lechfeld (955) dal re Ottone I di Sassonia, che li converte al Cristianesimo e rende l’Ungheria un regno stabilmente alleato della Germania.  I Normanni rappresentano diversi gruppi che cambiano nome a seconda della loro area di mobilita (Vareghi a est, Vichinghi in Britannia, Normanni nel nord della Francia): i Vareghi (chiamati anche Rus) avevano grandi navi a fondo piatto che consentiva loro di risalire i grandi fiumi per creare poi degli emporia importanti come quello di Kiev. Gli altri gruppi passano rapidamente da piccole e veloci incursioni a flotte di decine di navi che intendono attaccare grandi citta come Londra (851) e Parigi (885). Le incursioni si trasformano in insediamenti stabili all’interno dei regni inglesi della Mercia e dell’East Anglia e nel nord del regno franco attorno alla Senna; quest’ultimo insedia- mento viene legittimato da re Carlo il Semplice e nel 911 nasce il ducato di Normandia. Al contrario di Ottone I, Carlo il Semplice era debole e ha dovuto accettare l’insediamento dei Normanni sul suolo franco, ma anche qui il processo e di conversione e assimilazione: i Normanni diventano cristiani e il ducato si converte in principato territoriale. Il mare del Nord diviene così mare normanno collegato da parentele e alleanze tra Scandinavia, Danimarca, Nor- mandia e Inghilterra, ma i Normanni sono gli unici che riescono a trasformare la propria azione militare in stanziamento e dominio politico permanente. Tra X e XI secolo i re si rendono conto di non avere piu il controllo del territorio e rinunciano a redare nuove leggi, ma comunque riescono a rimanere nella loro posizione relativamente centrale nella politica (grazie anche alla protezione delle chiese). Il nuovo unico potere effettivo del re e quello di proteggere attraverso i diplomi. Non si puo dire che la crisi postca- rolingia porto a una cancellazione del potere regio quanto a una sua ridefinizione. Da un Impero si passa a quattro regni: Germania, Italia, Francia e Borgogna, spazi politici riconosciuti seppur senza un confine ben definito, governati da sistemi politici signorili. La Borgogna dura relativamente poco: si afferma verso la fine del IX secolo e la sua autonomia cessa nel 1034, quando passa direttamente nelle mani del re di Germania Corrado II. Italia → Dopo la morte di Carlo il Grosso (888), il regno italico attraversa un periodo di conflitti politici guidati da potenti che si contendevano il trono: l’opposizione fondamentale e tra Berengario del Friuli e Guido di Spoleto. Berengario del Friuli re 888-889 Guido di Spoleto re 889-894 imperatore 891-894 Berengario del Friuli re 894-924 concorrenza di Lamberto di Spoleto (figlio di Guido) 894-898 concorrenza di Ludovico di Provenza 894-905 imperatore 915-924 Nel 924 Berengario viene ucciso, e il re eletto dall’aristocrazia italica (Rodolfo di Borgogna) si ritrova in conflitto con Ugo di Provenza che lo sconfigge nel 926. Con Ugo si segna un periodo di continuita del potere regio fino al 946, anno in cui lascia il regno al figlio Lotario e in conflitto con il nipote di Berengario I, Berengario d’Ivrea. Lotario muore nel 950 e la corona passa a Berengario II, che governa fino all’unificazione del regno di Germania e d’Italia voluta da Ottone I di Sassonia nel 951. Germania → Ludovico il Fanciullo (figlio del cugino di Carlo il Grosso) muore nel 911 ed e l’ultimo re carolingio a governare nel regno dei Franchi orientali. Il nuovo re viene scelto per elezione dai duchi di Germania, come succedeva con le crisi La riforma della Chiesa e le istituzioni ecclesiastiche fra XI e XII secolo E l’XI secolo quando ci si rende conto che la Chiesa va riformata, azione sostenuta dall’imperatore. Un importante passo per la riforma e la lotta contro la simonia (vendita o alienazione di cose sacre sia che siano oggetti che cariche ecclesiastiche), poiche le cose sacre non hanno e non devono avere un prezzo in denaro. In questo modo ci si sbarazza della possibilita di vendere a chiunque delle cariche ecclesiastiche in cambio di denaro, arrivando alla denuncia di eresia per questo. Un’altra lotta e quella al celibato del clero: il matrimonio non era riconosciuto ma non era nemmeno vietato, quindi, a volte la carica ecclesiastica veniva ereditata, ed era un problema; anche il concubinato era diffuso (convivenza al di fuori del matrimonio) e anche in questo modo le cariche venivano passate ai figli senza creare grande scandalo. Con la riforma queste prassi molto comuni diventano eresie e dipingono il clero come corrotto e indegno. Dal concilio di Pavia del 1046 l’accusa di simonia e molto violenta e si possono rimuovere anche i prelati piu radicati dalla propria diocesi. In questa fase il primato di Roma cresce e diventa il diretto investigatore sull’azione degli altri ecclesiastici. A Milano si registra un conflitto tra riformatori (patarini) e clero: un chierico del clero minore, Arialdo, si schiera contro i preti indegni (sposati o concubinari e simoniaci) arrivando ad affermare che i sacramenti impartiti da questi risultavano nulli. I patarini sottomettono la Chiesa di Milano per decenni e costringono gli ecclesiastici a giurare un editto di castità redatto dallo stesso Arialdo. Arialdo viene ucciso ma il movimento non si arresta e riceve anche l’appoggio del papato. Il radicalismo dei riformatori si dimostra eccessivo sul piano politico e pericoloso su quello teologico e, quando si passa alla violenza armata, perde l’appoggio del papa: la negazione del valore dei sacramenti implicava una svalutazione nella natura divina di questi che potevano essere “macchiati” da chi li impartiva, cosa inaccettabile. Si arriva alla conclusione che i chierici possono e devono essere giudicati solo da altri uomini della Chiesa e non da laici. Da secoli la Chiesa occidentale e quella orientale viaggiavano su strade diverse, con accuse che partono dal patriarca Michele Cerulario verso la Chiesa di Roma. Papa Leone IX polemizza violentemente le accuse di Cerulario dicendo che la Chiesa di Roma “non puo sbagliare”, scomunica Cerulario e così si formalizza la rottura delle due chiese nel 1054 (scisma d’Oriente). Gregorio VII → Si apre anche la questione dell’elezione del papa: i papi tedeschi erano protetti da Enrico III ma l’istituzione papale non era ancora solida e qualunque elezione poteva essere contestata. Ildebrando di Soana, arcidiacono e ammini- stratore della Chiesa romana, acquisisce sufficiente autorita da imporre come papa il vescovo di Firenze, Niccolo II, che una volta nominato presenta un diverso sistema di elezione papale che limita il diritto di voto solo ai cardinali-vescovi. Ilde- brando di Soana passa poi al pontificato col nome di papa Gregorio VII. Il pontificato di Gregorio VII passa alla storia come la fase di massimo conflitto fra la Chiesa di Roma e i poteri laici ed ecclesiastici dell’Impero perche segue un obiettivo altis- simo, quello di creare una gerarchia unica con al vertice il papa. Egli diventa papa nel 1074 dopo un’elezione per accla- mazione (non regolare) e prosegue con vigore la riforma del clero. Principale ostacolo di Gregorio VII e chi resiste alla re- pressione della simonia e del nicolaismo (matrimonio o concubinato dei preti). Il modello gerarchico con al vertice il ve- scovo di Roma, inoltre, mette in pericolo l’autonomia delle altre diocesi. Poiche anche i laici (come l’imperatore e i signori) potevano possedere delle chiese, Gregorio VII sancisce nel concilio di Roma del 1075 che nessun chierico o prete puo ricevere in alcun modo una chiesa dalle mani di un laico gratuitamente o per denaro, e nemmeno le investiture. Il Dictatus papae (1075) e una lista di 27 testi che elencano i poteri spettanti solo al papa come guida della Chiesa (puo addirittura deporre gli imperatori). Nessuno puo giudicare il papa o le sue azioni, tanto meno modificarle o condannarle. Il papa non sbaglia mai . Lotta per le investiture (1076-1081) → Dopo la deposizione del vescovo di Milano per simonia, Gregorio VII nomina vescovo Attone, ma Enrico IV ignora la nomina papale per nominare Tedaldo. Nel concilio di Worms del 1076 Gregorio VII viene deposto dai vescovi sotto l’Impero per la tutela della Chiesa. Un mese dopo, pero , e Gregorio VII a scomunicare e deporre Enrico IV. In risposta, Enrico IV sostiene che il suo potere viene da Dio, quindi il papa non ha il potere di sottrarglielo , ed elegge un nuovo papa, l’arcivescovo di Ravenna Guiberto. Ma i principi tedeschi impongono a Enrico IV di chiedere perdono per farsi togliere la scomunica, e dopo i tre giorni dell’umiliazione di Canossa Gregorio VII lo perdona. Ma dopo questo epi- sodio, il conflitto riprende piu violentemente: nel 1080 Gregorio VII scomunica e depone di nuovo Enrico IV che in risposta scende a Roma con Guiberto facendogli prendere il pontificato e facendosi incoronare imperatore nel 1081. Gregorio VII scappa e muore in esilio a Salerno. Ma durante questo conflitto esce fuori che deporre imperatori e papi non e difficile, creando un clima di incertezza e sconcerto in entrambi i sistemi. I papi successivi continuano il lavoro di Gregorio VII. Ad esempio, Urbano II nel 1095 impone il divieto per i chierici di pre- stare giuramento di fedelta a un laico e nel 1099 lancia la scomunica contro i vescovi che concedono ordini sacerdotali a preti gia investiti da laici. Papa Pasquale II (eletto nel 1099) raggiunge un accordo con i re di Francia e Inghilterra che rinunciano a eleggere vescovi, ma in Germania le pretese sono alte: nel 1111 un accordo con Enrico V diceva che tutti i vescovi del regno avrebbero dovuto rinunciare ai poteri temporali, ma Enrico V sconfessa questo patto; Pasquale II allora sospende l’incoro- nazione dell’imperatore ma viene arrestato e costretto a riconoscere il potere del re di investire i vescovi. Questo solleva proteste da parte dei Romani che obbligano Pasquale II ad annullare questa concessione e a condannare Enrico II, senza pero riuscirci. Per funzionare, il piano spirituale e quello temporale dovevano coesistere, altrimenti sarebbero sempre stati in guerra tra loro. A Worms nel 1122 si arriva a un compromesso tra Enrico V e Callisto II: al papa spetta l’investitura con anello e pastorale (simbolo del potere spirituale) mentre al re spetta l’investitura dei regalia con lo scettro. Il papato si e indebolito molto sul piano politico, ma alla fine dell’XI secolo si presentava al mondo come un’istituzione nuova, come un mondo a parte che poteva gestirsi solo da se e non dal mondo laico. La concezione del ruolo papale si definisce alla fine del XII secolo dopo un lungo percorso di consolidamento, come vicario di Cristo e diretta rappresentazione del divino superiore a quella di tutti gli altri vescovi. Le crescenti ricchezze della Chiesa vengono gestite dalla Camera apostolica come le sue finanze, e la sua ingente ricchezza non e un problema nemmeno per i riformisti a patto che tali ricchezze venissero distribuite per aiutare i poveri. Nelle varie diocesi europee si inizia la costruzione di edifici collettivi per ospitare il clero cittadino, e per questo vengono chiamate “canoniche” (i canonici sono chierici adibiti al servizio della cattedrale) e adottano la regola di sant’Agostino. Il vescovo locale governa ogni collegiata, chiesa e capitolo (collegio dei canonici) ma la personalita giuridica di questi rimane autonoma da esso. Nuovi monachesimi → Tra XI e XII secolo anche il mondo monastico subisce l’onda riformatrice dell’istituzione ecclesiastica. Nascono i cistercensi (dal latino Cistercium, la chiesa della prima loro congregazione) nel monastero di Cì treaux, fondato dall’abate Roberto, che predicava un ritorno alla vita delle origini fatta di preghiere, ascesi e duro lavoro manuale come penitenza e disciplina dell’anima, e in virtu di questa vita anche i monasteri sono posti in luoghi isolati e indisturbati da contatti esterni. Pasquale II mette il monastero sotto la sua protezione. Dal 1113 nascono nuove abazie cistercensi: La Ferte , Pontigny, Chiaravalle e Morimondo. I monasteri cistercensi col tempo acquisiscono aziende agrarie che diventano modelli di efficienza e produttivita ma anche causa di grande arricchimento. Alcuni abati diventano figure di riferimento per l’intera cristianita , e il caso di Bernardo di Chiaravalle che con la sua forza ispiratrice produce uomini potenti come vescovi e papi , promuove crociate e si impegna in campagne di repressione delle eresie. I certosini nascono nel 1084 su iniziativa del maestro della scuola cattedrale di Reims Bruno di Colonia. Cercano l’isolamento e il ritiro dal mondo inseguendo l’ideale del deserto, senza uomini e senza contatti. Modello di questo ordine e il monastero di Chartreuse posto su uno strapiombo proprio per evitare contatti esterni. Al suo interno il monastero e formato da tante celle isolate che affacciano su un piccolo giardino chiuso. Diversamente dai cistercensi , i certosini elaborano un modello misto tra eremitismo e vita cenobita, escludendo pero le attivita manuali e di carita per essere in completa solitudine. Biso- gna regolare anche questa forma di vita: nel 1127 il priore di Chartreuse mette insieme una raccolta di Consuetudini. L’inquadramento religioso dei laici: i fedeli, gli eretici e i cavalieri Sacramenti piu importanti → Il mondo clericale si stacca completamente da quello laico per occupare i posti piu in alto nella piramide sociale. Si classifica come un terzo genere: non si puo sposare, non puo possedere ricchezze proprie, deve devovere la sua vita alla guida spirituale degli altri, ma soprattutto nessun laico puo avere a che fare con le questioni del mondo cleri- cale. Le funzioni del sacerdote vengono rivalutate e con esse anche i sacramenti assumono un valore piu grande: il battesimo dei bambini diventa rito necessario e l’eucarestia diventa parte centrale della messa, poiche attraverso la transustanziazione l’ostia si trasforma nel vero corpo di Cristo e il vino nel suo sangue in grado di guidare l’uomo che lo mangia verso la salvezza eterna; nel corso del XII secolo si intensificano le confessioni al prete come atto di penitenza necessario a iniziare il cammino di purificazione, e per questo il sacerdote si fa “medico” dell’anima; il matrimonio viene riconosciuto come sacramento (prima era solo un contratto sociale e giuridico) e con esso si formano dei vincoli: non ci si puo sposare fino al settimo grado di parentela (ridotto al quarto nel XIII secolo), e i rapporti sessuali sono considerati peccaminosi se non volti esclusivamente alla procreazione. La morte, dopo l’invenzione del Purgatorio, diventa uno strumento potentissimo di tenuta della societa : le preghiere ora possono abbreviare le pene e lenire i dolori del defunto nell’aldila , le offerte possono velocizzare il passaggio dal Purgatorio al Paradiso e conta anche il luogo della sepoltura, infatti sempre piu persone potenti si adoperano per essere sepolti in luoghi prestigiosi in delle cappelle votive di famiglia, trasformando le chiese in luogo collettivo di culto familiare. La pretesa degli uomini di chiesa di dominare la vita dei laici si scontra con numerose altre forme di vita religiosa. La lotta antiereticale intrapresa dalla Chiesa serve a definire cio che la chiesa doveva essere, e per eresia si intende l’idea, la dottrina e il comportamento che negano le basi della missione divina della Chiesa cattolica, la guida verso la salvezza dei fedeli sul modello occidentale. Le prime testimonianze di eresie sono dell’XI secolo, quando compaiono una serie di movimenti reli- giosi di ispirazione pauperistica (contestano le strutture ecclesiastiche). Di questi movimenti colpisce specialmente il rifiuto dei sacramenti, poiche sostengono che la chiesa non e in grado di salvare gli uomini. Nel XII secolo sono molti i movimenti condannati come eretici, fino a far diventare eretici tutti coloro che rifiutano la mediazione della Chiesa tra uomo e Dio e soprattutto che rifiutano di obbedirle: anche la disobbedienza diventa eresia (caso di Valdesio di Lione che non puo pre- dicare il Vangelo ma rifiuta di obbedire). Il catarismo (1140-1270) e una forma di setta di dottrina non cristiana che rico- nosce solo i due princì pi del bene e del male: eresia. Nel 1184 papa Lucio III e l’imperatore Federico Barbarossa compongono il decretale Ad abolendam in cui si colpisce qualsiasi forma di eresia per cui non servono prove certe, un semplice sospetto e sufficiente a portare le persone accusate davanti al vescovo per discolparsi pubblicamente, ed era infatti il vescovo a dover indagare nelle parrocchie per scoprire possibili eretici. Nel 1199 nella bolla papale Vergentis in senium l’eresia viene equipa- rata a un reato di lesa maesta che era punibile con la pena di morte. L’eretico va sterminato e la violenza e giustificata. Chiesa e armi → Dal 1050 si sviluppa un’intensa attivita bellica per conquistare o liberare le regioni periferiche dell’Europa in mano a infedeli ed eretici. I papi riformatori sostengono fermamente queste guerre concedendo ai cavalieri che combat- tono negli interessi della Chiesa con privilegi spirituali e con lo statuto di “combattente di Dio”. Sotto Leone IX i cavalieri della chiesa di San Pietro si radunano in difesa della Chiesa contro i Normanni nel sud dell’Italia. Nel 1063 papa Alessandro II concede una bolla di remissione dei peccati a chi partiva per andare a combattere in Spagna i musulmani dopo l’assassinio di Ramiro I d’Aragona. Nel 1074 anche papa Gregorio VII schiera una milizia di San Pietro contro i Normanni che poi tornano alleati del papa e suoi fedeli vassalli. Proprio sotto Gregorio VII gli appelli alle spedizioni militari si fanno numerosi . Nel 1089 Urbano II concede un’altra indulgenza e la vita eterna per la conquista di Tarragona e ai morti in battaglia viene assicurato l’ingresso in Paradiso. Le crociate → Nell’XI secolo i pellegrinaggi hanno un enorme successo e in questo clima compaiono alcune mete di interesse per la Chiesa (come san Giacomo di Compostela e Gerusalemme) che devono essere protette dagli infedeli che a volte osta- colavano il viaggio. Nel 1095 papa Urbano II nel concilio di Clermont lancia un appello al pellegrinaggio a Gerusalemme incitando i fedeli a combattere i nemici della fede. Il papa offre l’indulgenza plenaria a tutti i pellegrini intenzionati a partire ed e questo i l primo atto ufficiale di quelle spedizioni che prendono il nome di crociate. Ancora oggi il termine “crociata” indica una guerra a sfondo religioso da combattere senza esitazioni e con una cieca fiducia nelle virtu salvifiche della fede. Una prima armata, spontanea e disorganizzata, parte nel 1096 ed e formata da laici violenti e impreparati , infatti stermina comunita ebraiche incontrate nel percorso e poi si dissolve. 1a crociata → Una seconda armata e guidata da nuclei scelti di cavalieri normanni e francesi, e riesce ad arrivare a Gerusa- lemme. In realta le armate sono state 4 e si mossero in autonomia l’una dall’altra guidati da importanti figure come Goffredo di Buglione, il conte di Tolosa, il vescovo Ademaro de Puy e il duca di Normandia. Il pellegrinaggio doveva essere liberato dai Saraceni, visti come usurpatori di un bene che di diritto spettava ai cristiani. Gli eserciti europei raggiungono Costantinopoli e qui l’imperatore bizantino li aiuta nella discesa verso la Palestina (per lui e un’occasione per liberarsi dei musulmani); conquistano numerose citta importanti come Nicea, Antiochia, Edessa. A questo punto molti pero rinunciano o impiantano una propria dominazione stabile. Coloro che arrivano a Gerusalemme organizzano un lungo assedio della citta ed entrano nella citta il 15/07/1099, saccheggiandola (non piu spedizione di liberazione ma conquista militare). Baldovino di Boulogne (fratello di Goffredo di Buglione) si fa incoronare re di Gerusalemme e organizza i territori conquistati in principati. 2a → Edessa cade nel 1144, e Luigi VII di Francia organizza una seconda spedizione che pero finisce in un nulla di fatto. 3a → Saladino, visir di un territorio tra Egitto e Siria, sconfigge i cristiani ad Hattin nel 1187 e questa vittoria gli apre le porte della Palestina conquistando poi Gerusalemme e gli Stati cristiani della costa. Questo spinge i cristiani a organizzare la terza Signori e contadini: le forme della dominazione locale (secoli XI-XII) Fino allo sviluppo commerciale del XII secolo, essere ricchi significava prima di tutto possedere tante terre : servivano a mantenere uno stile di vita aristocratico e a legare a se i vassalli offrendole in beneficio. E poiche le curtes erano frammentate e disperse in molti villaggi, il possessore era in grado di incidere sulla societa di questi come in un singolo villaggio erano presenti diversi grandi proprietari. Con l’indebolimento del potere regio e con l’allontanamento del conte, i contadini si ri- trovano costretti a chiedere protezione presso il potente piu vicino, cioe il proprietario della terra per cui lavorano. Per venire incontro alle esigenze di protezione dei propri sudditi dalla competizione degli altri potenti locali, il signore costruisce ca- stelli e clientele armate. Quindi il fenomeno dell’incastellamento non e dato tanto dalle incursioni di saraceni e ungari quanto dalla competizione tra i diversi poteri signorili. La costruzione dei castelli e autorizzata dai diplomi regi e non appar- tengono solo ai signori ma anche a chiese e comunita (per difendersi contro i “pagani e cattivi cristiani”): sono fonti impor- tanti che fanno notare la presa d’atto regia della propria debolezza e il riconoscimento di una legittima iniziativa militare dei signori. I sudditi si riuniscono presso i vescovi e i grandi possessori fondiari, e nel corso dell’XI secolo si sviluppa un processo di coinvolgimento e sottomissione della popolazione circostante, perche il castello dava la sicurezza di poter estendere il proprio potere a gruppi via via piu ampi. Il rapporto tra signore e sudditi e basato sullo scambio di protezione e servizi. Nell’XI secolo i distretti di conti e marchesi perdono rilievo. Ricoprire la carica per tanti anni ha permesso di concentrare nella regione le proprie terre e le proprie clientele in modo tale da poter staccarsi dalla funzione di strumento del potere regio per accrescere la propria dinastia. Francia, Borgogna e Germania → qui gli eredi degli ufficiali pubblici possono sviluppare principati territoriali, dominazioni piu ampie e piu strutturate delle normali signorie di castello (Champagne, Aquitania) Italia → qui conti e marchesi non riescono a controllare il distretto in un dominio dinastico autonomo ma costruiscono poteri signorili (si comportano come tutti gli altri signori quindi). L’unica vera differenza tra i signori stava nei titoli: i dominus e i conti che mantenevano il proprio titolo. L’aristocrazia e i grandi possessori si assimilano. All’interno dei singoli villaggi i poteri e i prelievi erano condivisi e spartiti tra i diversi signori. I signori cercano di trasformare i contadini in propri sudditi e, chi costruisce i castelli li usa per sottomettere l’intera popolazione dell’area circostante. Questo da vita a conflitti t ra diversi signori ma anche forme di convivenza e di spartizione del potere. Alcune tasse vanno al signore territoriale e a ltre a quello fondiario, mentre il signore di castello si sente in diritto di giudicare i delitti piu gravi. Questi poteri sono considerati parte del patrimonio del signore e quindi vengono spartiti tra gli eredi o venduti. La peggio ce l’hanno i contadini , costretti a pagare piu tasse a diversi signori. Rapporto tra chiese e mondo signorile → Per tutto l’alto medioevo le fonti scritte si sono tramandate attraverso gli archivi delle chiese. Nel momento in cui la riforma della Chiesa colpisce anche la liturgia e si capisce che si possono compare benef ici come la salvezza eterna, i laici donano le proprie terre alle chiese per garantirsi le preghiere di monaci e chierici per avvici- narli al Paradiso. Dunque, c’e un flusso quasi continuo di beni e terre da poteri laici a istituzioni ecclesiastiche, facendo ac- crescere sempre di piu il patrimonio della Chiesa. Questi beni rimanevano al servizio della comunita con affitti ed enfiteusi (utilizzo delle terre percependone il prodotto ma con l’obbligo di migliorarlo). Quindi le chiese si comportano come i signori feudali, anche con la violenza nei confronti dei concorrenti. L’immunita concessa dal potere regio non era una concessione di potere quanto una larga esenzione fiscale e una tutela dei beni delle chiese. Bisogna distingue le chiese in cura d’anime – che officiano i culti destinati ai laici – che sono anche cattedrali e chiese minori pubbliche, e i monasteri che sono destinati all’ascesi personale. Le pievi sono chiese create da vescovi e destinate a guidare la cura delle anime dei villaggi. Al fianco delle pievi, nei villaggi ci sono anche chiese e cappelle minori che non sono dotate di diritti battesimali ma che sono sem- plicemente luoghi di frequentazione dei riti religiosi per la societa . Queste chiese nascono dall’iniziativa dei signori per avere dei ritorni in denaro dei fondi per il mantenimento del clero. Per un laico, fondare un monastero era un modo efficace per ottenere importanti benefici spirituali (preghiere, indulgenze) e materiali, perche poteva fungere da riserva patrimoniale (perche l’alienazione e la simonia sono peccati). Ma a partire dall’XI secolo molti monasteri si svincolano dal signore laico e spesso usano le ricchezze per i propri scopi politici. Quando il signore fonda un monastero, ai monaci viene data una lista di persone per cui pregare e la famiglia puo essere seppellita all’interno del monastero e anche nominare i nuovi abati. Questi diritti passano ereditariamente come qualsiasi altro bene. Popolazione rurale → Al di sotto dei signori e dei vassalli, la stragrande maggioranza della popolazione delle campagne e costituita da rustici (contadini), che non vanno inseriti nella stessa fascia della piramide sociale perche vivono di un’ampia varieta di condizioni economiche (bracciante senza diritti, medio proprietario terriero, braccianti salariati, affittuari, pi ccoli proprietari, contadini, famiglie con piccolo patrimonio, patrimoni messi in comune tra famiglie). I contadini piu ricchi arri- vavano anche a legarsi ai monasteri a cui donavano parte delle proprie terre per ottenere preghiere e benefici spirituali. Il signore si serviva anche dei contadini per far svolgere loro dei compiti col fine di gestire i sudditi. Comuni rurali → Nel XII secolo si diffondono i comuni rurali: la popolazione di un villaggio si organizza e agisce collettiva- mente sul piano politico e si da una piccola struttura istituzionale sul modello dei comuni cittadini. La nascita di questi comuni fa vedere che il potere signore non era assoluto e sempre poteva essere contrattato. Le franchigie sono atti di signori e sudditi che mettono per iscritto diritti e doveri per definire le forme e i contenuti del potere signorile per alleggerire la pressione sulla popolazione sottomessa. Sviluppo agricolo, urbanesimo e scambi commerciali: il nuovo sistema socio-economico europeo (XI-XIII secolo) Sviluppo dell’economia rurale e sistema signorile → In Europa tra XI e XIII secolo si registra una grande crescita demografica ed economica. Lo sviluppo economico si basa prevalentemente su tre fattori:  aumento del numero di uomini  sviluppo delle tecniche agrarie  aumento della produttivita I livelli di crescita della popolazione crescono gradualmente gia dall’VIII secolo fino a svilupparsi per tre vie principali:  i contadini possono fare piu figli  i flussi migratori si moltiplicano creando centri rurali che colonizzano nuovi spazi coltivabili  i confini delle terre coltivate si ampliano disboscando e mettendo a coltura zone mai utilizzate La superficie coltivata in media raddoppia e si triplica, e le popolazioni rurali crescono tra XII e XIV secolo. Il progresso delle tecniche agricole e il primo fattore di crescita della produttivita nei campi: la qualita degli strumenti tecnici cresce con l’uti- lizzo del ferro che permette di scavare piu in profondita per proteggere i semi dal freddo. In alcune regioni viene usato il cavallo come animale da tiro, poiche e piu forte e piu veloce dei buoi. Cambia anche il ciclo produttivo della terra lasciando un terzo del terreno “a maggese” (a riposo). Nei paesi settentrionali vengono introdotte nuove colture come cereali invernali che moltiplicavano i raccolti ed erano in grado di nutrire i cavalli, importazioni dell’agricoltura araba (riso, agrumi), piante per uso industriale (gelso per la seta, canapa). Contribuiscono anche i nuovi sistemi di irrigazione. Da un’alimentazione che a malapena bastava alla sopravvivenza si passa a luoghi con raccolti abbondanti. I raccolti abbondanti consentono ai conta- dini anche di guadagnare di piu (e ai signori di prelevare piu tasse) e si registra la presenza di mercati locali. Per la protezione i sudditi pagano la taglia, la tassa che grava su tutti i residenti. Il focatico invece grava sulle famiglie rurali. Una quota importante dei loro prodotti finiva in mano ai signori e una gran parte delle entrate signorili viene reinvestita nello sviluppo del dominio. Le villenove o villefranche sono fondazioni a scopo di sfruttamento agricolo create in Italia. Crescita urbana → Nel corso dell’XI secolo si sviluppa una fitta rete di città (Reims, Tours, Chartres, Avignone, Tolosa, Mont- pellier, Marsiglia) ma la loro origine e ancor’oggi discussa. Per alcuni sono l’esito dello sviluppo economico e della formazione della classe di nuovi borghesi (i mercanti), per altri e il frutto di iniziative signorili e per altri ancora si formano solo dopo una rivolta della popolazione urbana contro i signori. E un dato di fatto che la citta non riusciva a mantenersi da sola ma doveva rifornirsi di prodotti agricoli e di materie prime per distribuire materiali lavorati e finiti. La citta e costituita da piccoli contadini, artigiani, agenti dei signori, cavalieri, vassalli che si addensano a ridosso della residenza signorile (cité) e da altri individui che si stabilizzano nei borghi circostanti. Tutti questi residenti iniziano a riconoscersi come membri di un insieme sociale nuovo. Quando la citta acquisisce autonomia dal potere signorile prende il nome di comune. All’interno delle citta a volte vengono nominati dei magistrati chiamati “consoli” per gettare un occhio sulla vita cittadina: diventano città consolari. All’interno dell’istituzione politica della citta i residenti si vogliono rendere attivi nella vita politica, si riconoscono fedeli al principe e prendono una forma istituzionale dopo aver avuto un qualche riconoscimento dall’autorita superiore. Il controllo militare e la giustizia rimangono in mano agli ufficiali signorili (balivi e siniscalchi) mentre la vita politica e supervisionata da consoli e scabini (giudici). Economia → Il successo dei principali poli urbani europei si deve allo sviluppo delle produzioni artigiane e all’incremento degli scambi commerciali. Le attivita artigianali si sviluppano progressivamente nel XIII secolo perche il numero delle per- sone addette ai lavori aumenta enormemente. Uno dei casi piu eclatanti nello sviluppo delle economie urbane e quello delle citta fiamminghe. Le rotte commerciali tra fine XI secolo e XII secolo si moltiplicano e le merci scambiate sono molte di piu . L’intero Mediterraneo e abbracciato da fitte reti marittime che arrivano anche oltre il Mar Nero, e un’altra fitta rete si trova nel mare del Nord che raggiunge i territori russi. Un tramite fondamentale per l’incontro delle aree produttive europee sono le fiere: ogni fiera poteva durare da 4 a 6 settimane per poi spostarsi nelle citta vicine formando un grande mercato attivo per piu mesi all’anno. Nel corso del XIII secolo si avvia un processo di stratificazione sociale: piccola e media nobilta , ricchi mercanti, capibottega, artigiani, dipendenti e salariati, tutte classi che si impegnano a compiere percorsi di ascesa sociale. Nascono le associazioni di mestiere, corporazioni, societa , che radunano i lavoratori secondo il tipo di mestiere per proteggere i loro diritti e inte- ressi in un ambiente solidale. Con il tempo queste associazioni rivendicano il diritto di essere rappresentati negli organi d i governo delle citta quando si prendono decisioni economiche e fiscali. Nel corso del XIV secolo si arriva all’elezione annuale dei magistrati e si crea un sistema scolastico elementare e superiore nelle citta europee, scuole laiche in cui si impara a leggere e a fare i calcoli. Le scuole superiori insegnano il latino, le materie scientifiche, e col tempo andare a scuola si rivela un importante strumento di ascesa sociale. In minoranza nascono le università, spesso fondate da cattedrali come Parigi, Orle ans, Oxford, Cambridge, Bologna. Nascono come associazioni di studenti e professori e vengono chiamate all’inizio stu- dia, poi si specializzano in discipline specifiche (teologia a Parigi, diritto a Bologna, medicina a Montpellier) . E soprattutto nel XV secolo che si registra una diffusione piu capillare delle universita per opera di poteri sovrani, creando una nuova e lite di studenti. In tutta questa articolazione di attivita e associazioni si creano spesso tensioni: lo strato artigiana le, quindi ma- nuale, rimane screditato dal ceto mercantile e imprenditoriale per il semplice fatto che si “sporca le mani”, come se cio ridu- cesse la qualita umana e giuridica dell’individuo. I regni e i sistemi politici europei fra XI e XIII secolo All’inizio del XII secolo i poteri monarchici affermatisi dopo la crisi carolingia mostrano forti debolezze strutturali. Le dina- stie sono deboli e i regni sono soprattutto potenze regionali: i re erano signori di grandi vassalli come tutti gli altri. Inghilterra → Guglielmo il Conquistatore sbarca in Inghilterra dalla Normandia nel 1066 e nella battaglia di Hastings scon- figge il re Harold. I Normanni invadono il regno d’Inghilterra e fondano il loro dominio su una base solida di istituzioni pub- bliche che non spariscono dopo la conquista. Prima di Guglielmo il regno era diviso in circoscrizioni di origine militare e fiscale (shires) assegnate agli earls. Al di sotto degli shires c’erano circoscrizioni minori (hundreds) formate da gruppi di dieci famiglie (tithing) che godevano di ampia autonomia organizzativa e amministravano la giustizia. Le assemblee di hundreds e dei villaggi discutevano anche di questioni fiscali. Guglielmo riprende questa tradizione e si impegna a mantenere i diritt i delle chiese e a governare sul popolo in modo giusto e attraverso le leggi del folkright, ma i baroni esigono e cio causa una grave tensione interna: l’appoggio dei baroni e necessario ma rischiano di indebolire la presenza regia. Restando duca di Normandia, Guglielmo e costretto a nominare un suo rappresentante in Inghilterra chiamato giustiziere (un vicere ) dotato di pieni poteri in assenza del sovrano. Guglielmo elimina i conti e nomina al loro posto degli sceriffi che devono amministrare la giustizia e controllare le finanze degli shire. Tutti i liberi vengono dichiarati sudditi del re e le terre date in concessione ai baroni vengono sottoposte a obblighi di fedelta militare. Per molti questo e l’inizio del feudalesimo inglese. Non tutti i possedimenti inglesi erano feudali, alcuni rimanevano ereditati o acquisiti. E in questo conte- sto che nasce il Domesday book, il censimento medievale di uomini e terre piu completo che abbiamo a nostra disposizione. Enrico I, figlio di Guglielmo, ricerca assiduamente il rapporto col popolo inglese ed emana la Carta delle libertà, una carta che promette di tornare alla consuetudini precedenti la conquista normanna. Alla morte di Enrico I viene incoronato Stefano di Blois a cui si contrappone la figlia di Enrico, Matilde. Si da avvio a una guerra di successione fatta di conflitti civili che rafforzano il potere dei baroni, finita solo con la successione di Enrico II (1154). Il regno di Enrico II e forse il periodo piu importante per l’Inghilterra del XII secolo grazie sia a l matrimonio con Eleonora d’Aquitania che unisce Normandia, Inghilterra e Aquitania in una grande dominazione (nascono i Plantageneti), sia perche prendono forma le istituzioni monarchiche in due sistemi:  uno e incentrato sul giustiziere e sulla curia regia a cui si aggiunge lo Scacchiere (responsabile delle finanze pubbli- che)  uno che prevede un collegio di giudici itineranti che amministrano l’alta giustizia per conto del re nelle contee L’amministrazione della giustizia porta alla creazione di una nuova corte di giustizia a Westminster (Bench). Enrico II ordina ai sudditi possessori e liberi di partecipare all’esercito con un armamento proporzionale al reddito. Proseguono altri censi- menti nel 1166, 1170, 1176, 1181 per distinguere i baroni fedeli da quelli infedeli, separare i ricchi dai meno ricchi e con- trollare i comportamenti della grande aristocrazia. Alla morte di Enrico II i suoi due figli Riccardo e Giovanni (Senzaterra) lottano per il trono e nel periodo del regno di Giovanni i rapporti con la Chiesa e i baroni si deteriorano. Dopo la sconfitta a Bouvines subì ta dal re Filippo Augusto di Francia nel 1214, Giovanni viene contestato e lo costringono a firmare la Magna Carta, un documento che conferisce ai grandi del regno ampie liberta e mette in stallo il re. Francia → Oramai i prì ncipi dei ducati piu estesi si rifiutano da decenni di fare i funzionari del re. Durante il regno di Luigi VI (1108-1137) si cerca di disciplinare i castellani del regno e di frenare l’espansione del re inglese Enrico I duca di Norman- dia. Si lancia in una serie di battaglie contro potenti locali interni ed esterni al suo dominio . La pace si raggiunge solo con il concilio di Soissons del 1155 con Luigi VII. Luigi VII aveva sposato Eleonora d’Aquitania dalla quale poi divorzia e che sposa Enrico II d’Inghilterra e Normandia. Il rapporto tra Luigi VII ed Enrico II e intricato non solo per la situazione matrimoniale ma anche per quella vassallatica: Enrico, in quanto duca di Normandia era vassallo di Luigi, ma come re d’Inghilterra si sentiva suo pari se non superiore. Inizia la prima guerra dei cento anni tra inglesi e francesi per il controllo della fascia atlantica della Francia e della sua parte meridionale, che finisce con la morte di Luigi VII nel 1180. Il figlio Filippo Augusto (1180-1223) intraprende una politica che porta a diventare il suo regno il punto di svolta della monarchia francese: le sue guerre contro i baroni sono fruttuose e fortunate, incluse quelle contro i Plantageneti: Riccardo si dichiara vassallo di Filippo ma alla sua morte sale al trono Giovanni che non ha supporto ne dagli Inglesi ne dai Normanni, e questo porta alla conquista della Normandia da parte della Francia nel 1204. Filippo riesce ad allearsi con i baroni normanni e nella battaglia di Bouvines del 1214 toglie tutte le terre francesi dalle mani dei Normanni anche se contro di lui si erano coalizzati Giovanni, Ottone IV, il conte di Fiandra, il duca di Brabante e molti fiamminghi. Con questa vittoria, Filippo estende il suo dominio verso la Fiandra e al nord del regno. Seguono diversi tentativi di invasione dell’Inghilterra ma senza successo. La crociata antialbigese apre la via ai territori del sud. Filippo nel suo regno assicura una superiorita economica in grado di sostenere un apparato militare imponente ed era diventato uno dei prì ncipi piu potenti e solidi sul piano finanziario. Spagna → Dall’XI secolo la Spagna era divisa in numerose contee con aspirazioni monarchiche, anche se il grosso del territo- rio era ancora sottoposto al dominio musulmano dalla conquista araba dell’VIII secolo. A nord resiste un regno cristiano fino all’XI secolo, secolo in cui inizia una lenta e inarrestabile fase di Reconquista dei territori del sud. I regni spagnoli erano contee regionali a nord della penisola che andavano dai Pirenei alla Galizia: Barcellona, Navarra, Aragona, Leo n e Castiglia. Nel 1134 Navarra e Aragona si dividono ed entro il 1230 Leo n e Castiglia si uniscono. Castiglia e Aragona nel XIII secolo definiscono meglio i propri territori. Nuove strutture politiche nell’Italia meridionale: città e comuni A meta dell’XI secolo in Italia non si ha una chiara figura di riferimento o un’istituzione pubblica stabile. Le citta italiane si presentano come una comunita di cittadini che si autogovernava. Dopo la crisi carolingia, il conte aveva abbandonato le citta e sicuramente una figura di riferimento era il vescovo, che deteneva, per concessione regia, importanti diritti pubblici; ma il vescovo non prendera mai il posto del conte. Il vescovo e un grande signore feudale con interessi economici. La curia epi- scopale media tra i conflitti interni delle citta : all’interno delle città ci sono diversi gruppi sociali che condizionano la vita pubblica e privata dei cittadini. La parte alta della cittadinanza ha professionisti come giudici, avvocati, notai, grandi mercanti, che si occupano di ammini- strare la citta . Accanto ai giudici c’e l’élite economica composta da mercanti, cambiatori e prestatori di denaro, e al di sotto si trovano tutti gli altri abitanti senza qualifiche. La figura del vescovo e quella di garante della pace tra gli abitanti. Il sistema, piu o meno, funzionava, e nell’XI secolo le citta crescono. Diventano centri decisionali che regolano sempre piu la vita delle persone anche nel contado. Le e lite urbane e i vescovi tentano così di creare una nuova istituzione: tra 1090 e 1120 compaiono i consoli (dei magistrati). Il consolato medievale e formato da un numero variabile di membri (4-6, 12) che in genere si riuniscono nel palazzo del vescovo; spesso i consoli provengono da famiglie dei vassalli del vescovo, o dalla media/alta aristocrazia, e non e un segreto che le scelte vertano a difesa dei loro interessi. Il consolato medievale ha delle cose in comune con quello romano: la durata della carina (un anno) e la nomina “elettiva” (erano eletti dall’assemblea gene- rale dei cives, detta concio). Col tempo si crea un consiglio cittadino (circa 100 persone) che muove la politica verso il tipo parlamentare: il consiglio puo avanzare richieste, discutere le decisioni, contestare l’operato dei consoli ed eleggerli. Nel corso del XII secolo i consoli erano interessati a ottenere l’approvazione della maggioranza del consolato. Il fondamento della liberta delle citta italiane si basa, dunque, sul giuramento reciproco dei consoli verso la citta e dei cives verso i consoli, attraverso un patto giurato chiamato “breve”. Col fine di preservare la pace nel comune, i cittadini devono sottostare alle leggi concordate. E nei decenni finali del XII secolo che compare la parola “comune”. Le funzioni di governo → Tra XII e XIII secolo le citta affrontano l’aumento demografico, l’ampliamento delle zone abitate (con la creazione di sobborghi), l’inserimento sociale dei nuovi arrivati e la richiesta dei nuovi ceti urbani di fare sempre piu parte della vita politica.  Giustizia pubblica: la crescita economica e politica della citta porta a conflitti per il possesso della terra, conflitti di lavoro e incomprensioni tra cives e immigrati nel contado. Il consolato si occupa di far risolvere questi conflitti senza ricorrere alla violenza. Il vero inizio del comune come istituzione e nell’atto di nascita di tribunali cittadini . Con l’aiuto di giudici e notai si instaurano le corti comunali aperte a tutti, disponibili ad accogliere le lamentele di chiunque e a far ottenere giustizia, di modo da rendere la vendetta un grave reato. Come i ladri e gli assassini, chi rompeva la pace della citta era bandito e la sua casa distrutta. La giustizia ordinaria era utile a contenere la conflittualita , e diventa presto una funzione necessaria al comune e al bene collettivo.  Fiscalità pubblica: bisogna convincere i cittadini a pagare le tasse senza dar loro l’impressione di essere sotto un potere dispotico. In citta le imposte erano straordinarie e non ordinarie, quindi venivano raccolte occasionalmente, ma questi pagamenti dovevano essere giustificati come contributo necessario alle urgenze. La contribuzione e volontaria ma do- verosa, perche essere cives diventa un dovere. I soldi servivano a realizzare opere pubbliche come strade, edifici, le mura della citta . Chi non paga perde la qualifica di civis e la protezione pubblica. I consoli “dei mercanti” si occupano di orga- nizzare i mercati urbani e garantiscono l’arrivo delle merci in citta .  Il contado: il contado e il territorio circostante, gestito dai vescovi sin dalla caduta dell’Impero romano. Nel XII secolo i comuni progettano di estendere il loro potere sul territorio diocesano non militarmente ma cercando di coordinare il territorio circostante la citta , costruendo castelli, imponendo tasse ai comitatini, assicurare l’afflusso di materie prime. Non tutti i comitatini erano passivi, ma i comuni intrapresero strade diverse per raggiungere il loro obiettivo.  Patti con i signori: i signori erano disposti ad allearsi e a mettere a disposizione le proprie risorse per il comune, rag- giungendo dei compromessi. Molti diventano cittadini e si immettono nella vita politica come esponenti di spicco, alcuni donano il castello al comune ma ne rimangono i controllori, mentre altri casi vedono violenza verso di lui e i suoi beni.  Privilegi: le comunita che si sottraggono al signore vengono premiate con numerosi privilegi, vengono dichiarate libere e venivano chiamate “villefranche” o “villenuove”; queste comunita avevano una condizione giuridica ibrida, i cives erano ruralmente dipendenti dal comune, oppure compravano i castelli dei signori. Non tutto il territorio italiano viene raccolto dai comuni, molti terreni rimangono in mano ai nobili che ne fanno dei princi- pati (come quella dei Monferrato in Piemonte e quella degli Este in Veneto). Le repubbliche marinare → Dal XIII secolo le citta sul mare acquisiscono una sempre maggiore rilevanza politica ed econo- mica, tanto da essere definite col tempo repubbliche marinare: sono Genova, Pisa e Venezia (poi anche Amalfi), che diven- tano grandi empori mercantili e centri di forti istituzioni cittadine, le prime due consolari e l’ultima regale (Venezia e gover- nata dal doge, dal latino dux). Pisa e Genova si lanciano alla conquista del Mediterraneo occidentale, dalle coste nordafricane alla Sicilia. Pisa e Genova si contendono per molto tempo la Sardegna e la Corsica, mentre Venezia costruisce un ampio do- minio sull’Adriatico e sui porti d’Oriente (colonie di Cipro e Creta). Nell’Italia continentale, Milano e gia una citta di indiscussa supremazia politica ed economica nella regione padana: conqui- sta Lodi, Como, Pavia, Cremona, e diventa il terminale dei traffici commerciali tra Italia e Impero germanico. Piacenza, Parma, Reggio, Modena e Bologna giovano dei commerci sul Po e sulla via Emilia, ma e soprattutto Bologna a crescere grazie al primato di prima universita italiana. In Toscana molte citta sono in perenne lotta tra di loro: Pisa, Siena, Arezzo, Lucca e Firenze (che era ancora piccola nel XII secolo). Nell’Italia centrale solo la citta di Perugia ha una taglia maggiore rispetto alle altre. Lo scontro con Federico Barbarossa → Federico Barbarossa vede gli italiani come “amanti della liberta e gelosi della propria autonomia” che “pretendevano di eleggersi i consoli da soli e si dimostravano scandalosamente aperti verso le classi infe- riori”. Sa gia che gli italiani gli sarebbero stati una spina nel fianco. Nella riunione a Costanza del 1153 vede arrivare al suo cospetto due ambasciatori di Lodi a lamentarsi della conquista della citta da parte di Milano. Cio che scatena la rabbia dell ’im- peratore e che altri si siano concessi di distruggere e rifondare una citta senza il suo ordine. Milano, dal canto suo, si era cullata del non-intervento dei re germanici nelle faccende italiane da piu di un secolo. I milanesi cercano invano di comprare il permesso dell’imperatore di mantenere il dominio su Lodi e Como, ma Federico rifiuta e li mette al bando: e l’inizio di una guerra che durera quasi trent’anni. Nel 1155 Barbarossa conquista Asti e distrugge Tortona; nel 1158 attacca Brescia e sac- cheggia Milano. La minaccia non e rivolta solo a Milano ma anche alla liberta di tutti gli altri comuni. Nel 1158 Federico, nella dieta di Roncaglia, proclama che ogni potere scende dall’imperatore e richiede ufficialmente la restituzione di tutti i diritti regi usurpati dalle citta . Dopo la distruzione di Milano del 1158, Federico impone alle citta ribelli dei rettori imperiali (chia- mati podestà imperiali) a controllarle. Gli ufficiali regi chiedono ingenti somme di denaro che non restavano in citta ma andavano all’Impero, in Germania, e questo scatena non pochi conflitti perche i cittadini si sentono sudditi e sottomessi. Ne l 1162 Federico attacca per la seconda volta Milano con l’aiuto di Lodi e i comuni si mettono in allerta: anche i comuni alleati con l’imperatore (Pavia, Cremona, Reggio Emilia, Modena, Verina) lo vedono come una minaccia e decidono di reagire. Sull’esempio della lega veneta, nel 1168 nasce la Lega Lombarda, un’alleanza di citta e comuni volta all’aiutarsi a vicenda in caso di attacco. Il grosso degli eserciti comunali e composto dai pedites, soldati senza cavallo, a piedi, ed erano normali cittadini che lasciavano la propria attivita per combattere per la propria citta . Anche le citta in conflitto tra loro diventano alleate contro l’imperatore, comprese Cremona, Como, Lodi, Bergamo che erano le principali nemiche di Milano. I rettori della Lega erano eletti dalle citta , aventi un tribunale proprio e coordinando le azioni militari. Papa Alessandro III e dalla parte delle citta (in suo onore fondano Alessandria). Federico si trovava in difficolta : le sue risorse erano limitate e doveva convincere i prì ncipi tedeschi a fornire i requisiti umani e bellici per ogni spedizione. Nel 1176 avviene lo scontro di Le- gnano, dove i comuni sconfiggono l’imperatore e, aiutati dalla Chiesa di Roma, usano la vittoria come “segno divino di giusta lotta contro il tiranno”. Nel 1177 il papa proclama la pace di Venezia (una tregua di 5 anni) e nel 1183 si arriva alla pace di Costanza. Federico la vede come una “grazia imperiale”, un atto di generosita con cui consentiva alle citta italiane di godere di diritti pubblici. Le citta ne fanno, invece, una carta costituzionale. Da questo momento le istituzioni comunali non verranno piu minacciate dall’Impero. Federico si dedica piuttosto alle crociate, liberando Gerusalemme per pochi anni e muore nel 1188. Le citta italiane avevano vinto sì , ma gli anni della guerra hanno richiesto un grosso sforzo da parte di tutti in termini econo- mici che fanno emergere nuovi conflitti politici e sociali. L’affermazione dei comuni aperti ai non nobili → I consoli che provengono dalle famiglie aristocratiche pretendono di co- mandare “per diritto”. Dopo le guerre con l’Impero, nei primi anni del Duecento scoppiano disordini violenti in quasi tutte le citta per opporsi alle tasse imposte dai consoli in occasione delle costose imprese militari. Si contesta il ceto dirigente e in particolare la sua indifferenza verso i cittadini e la prepotenza del ceto militare: i milites erano esenti dalla maggior parte delle imposte e in piu venivano largamente risarciti dal comune per le perdite subite in battaglia. Bisogna cambiare le regole del gioco. I ceti mercantili e artigianali fanno pressione per ottenere una maggiore partecipazione al governo cittadino: nasce il “Popolo”, una forma politica organizzata che include tutti coloro che sono portatori di istanze e interessi diversi da quelli dei milites. Dal XII secolo, gli individui che fanno lo stesso mestiere creano delle societates (come quella delle Arti di cui faceva parte Dante Alighieri). Al loro fianco sorgono associazioni territoriali come le vicinìe e quelle dei pedites (i fanti) per contrastare i privilegi dei cavalieri. Le societa avanzano richieste politiche: vogliono dei posti in consiglio, far pagare le tasse in base alle ricchezze, ridurre i privilegi nobiliari, costruire opere pubbliche, creare alleanze utili agli scambi commerciali, garantire la pace interna. Alcune citta sostituiscono i consoli con dei podesta di emergenza che hanno il compito di riportare l’ordine: si tratta di un rettore unico investito dei maggiori poteri ma la cui carica dura un anno. All’inizio i candidati e rano interni alla citta , ma ben presto si cambia per quelli esterni per evitare ulteriori rivalita . Il podesta forestiero e piu imparziale e non ha interesse nel creare poteri personali nel comune. Tra 1190 e 1220 tutte le città passano dal regime consolare al governo dei podestà forestieri. Il podesta sana le discordie, media i conflitti, assicura gli scambi, difende il comune dagli attacchi esterni, guida le attivita e si occupa della giustizia. Molti podesta diventano specialisti e ricoprono la carica in diversi comuni per piu anni di segui to, e spesso erano sostituiti dai figli. Viene ritenuta una professione, la prima professione politica. La legge viene creata dai cives nei consigli: il consiglio comunale passa da un massimo di 500 cittadini al doppio, e diventa così il cuore politico del comune. Il podesta propone gli argomenti da discutere, i membri del consiglio ne discutono e si decide su maggioranza, sia palese (per alzata di mano) sia segreta. E il consiglio a disporre le cose che il podesta deve fare, ma nel Duecento gli abitanti aumentano ed e difficile individuare gli interessi dei cittadini. Gli immigrati si dispongono fuori dalle mura nei quartieri periferici, ma il flusso e stato così impetuoso da costringere le citta a modificare il loro sistema di integrazione. Con l’aumentare del numero degli abitanti aumenta anche il numero dei membri delle corporazioni: iscriversi alle Arti diventa molto importante per i cittadini del XIII secolo anche per motivi economici, perche stabiliscono i prezzi delle merci e i salari, e per essere accettati non era obbligatorio eserci tare una professione ma era sufficiente voler appartenere a quella societa e avere le conoscenze adeguate. Il governo del Popolo nel Duecento → Dalla seconda meta del Duecento anche il Popolo vuole candidarsi al governo della citta . Dapprima duplica le istituzioni comunali affiancando un proprio magistrato a quello del podesta e del consiglio comu- nale, chiamato Capitano del Popolo, che guida il Consiglio del Popolo. Quando riesce a prevalere, alla fine del Duecento, il Popolo instaura un governo dominato direttamente dal gruppo dirigente delle Arti: a Bologna si chiamano Anziani, a Firenze e Perugia Priori, a Siena i Nove; e un governo collegiale formato dal podesta , dal capitano, dal Consiglio del Popolo e dal consiglio comunale, ma coordinato dai rappresentanti delle Arti. Una volta che il Popolo e giunto al potere, si crea una certa egemonia, un’alleanza a piu livelli, che spesso vede commercianti e banchieri limitare la partecipazioni delle professioni artigianali minori. Nascono nuovi metodi di razionalizzazione delle pratiche urbane: si censiscono i residenti e i contribuenti. Le dichiarazioni dei contribuenti vengono trascritte in registri e alla somma dei beni dichiarati viene attribuito un valore totale che rappresenta la cifra di estimo (gli estimi sono le tasse), la sintesi della sua ricchezza. La raccolta delle imposte pubbliche si basa sul criterio proporzionale, cioe le tasse si pagano in proporzione alle proprie ricchezze . E la prima volta che le tasse intaccano gli individui piu ricchi. Le liste sono utili a individuare chi non paga le tasse, chi non si presenta in di tutti i mali e la penitenza e necessaria alla salvezza eterna. I peccati vengono classificati e ogni categoria sociale ha i “suoi” peccati e le circostanze fanno sì che una persona possa peccare in modo diverso. C’e bisogno di un indottrina- mento al peccato perche molto spesso i fedeli non sanno di peccare, e a questo sono utili i manuali di penitenza e gli elenchi di peccati a loro aggiunti. La con- fessione diventa un piccolo processo, ed e il prete a decidere la gravita della colpa e l’entita della pena. Diventa una pratica corrente nel corso del Trecento. Si formano confraternite laiche che si specializzano nella carita pubblica, nell’assistenza ai malati, altre rimangono di impronta penitenziale come i Fla- gellanti, e si pongono sotto l’ala protettiva degli ordini mendicanti. Nella bolla del 1289 papa Niccolo IV (1° papa proveniente dai minori) istituisce il terz’or- dine francescano, un nuovo ordine religioso laicale. Nel 1254 papa Innocenzo IV stabilisce ufficialmente la partecipazione dei mi- nori all’ufficio dell’Inquisizione, anche se lo erano gia da prima. Cambia la pro- cedura degli inquisitori: quando giungono in un luogo abitato dichiarano un “periodo di grazia” durante il quale chiunque puo testimoniare contro qualche nefanda. Alla fine di questo periodo iniziano i processi contro i sospetti eretici. Potevano cadere sotto accusa anche interi villaggi, e lo strumento di eresia ve- niva usato anche come vendetta per le fazioni. Le persone accusate vengono interrogate singolarmente e se non confessano vengono torturate, con torture che crescono di intensita a seconda dell’esigenza. Bisogna ricordare che lo scopo dell’Inquisizione non e eliminare gli eretici ma spingere al pentimento. I pentiti vengono anche fatti sfilare in processioni. Nel 1239 Federico II emana delle leggi contro gli eretici che vengono accolte nella bolla di papa Innocenzo IV del 1252, Ad extirpanda, e che approvano la pena di morte agli impenitenti. Uso politico dell’eresia → Dal 1220 Federico II accetta di combattere l’eresia a fianco della Chiesa: reprime gli eretici “pata- rini” in Sicilia ed emana le leggi contro ogni corrente eretica, e così facendo introduce l’eresia nella sfera politica equiparan- dola al reato di lesa maesta . La lotta ai comuni scaturisce anche da questo: sono eretici perche ribelli, sovvertitori della mo- narchia (che e voluta da Dio). Quando pero rompe con il papato viene additato come eretico lui stesso. La lotta del papato contro di lui si trasforma in una crociata contro di lui e i suoi eredi/seguaci. Dopo la sua morte rimangono alcuni oppositori della Chiesa, tra cui Ezzelino da Romano, il piu forte capo ghibellino del periodo corrente: e un tiranno con un potentato tra Padova, Treviso e Verona, perfetto modello di “tiranno eretico” che richiedeva una guerra condotta nel nome di Dio per estir- parlo. L’eresia non e piu peccato individuale, ma complisce l’Impero e l’ordine civile, e contro di lei devono intervenire i re cristiani dell’Europa medievale. Ma non possono agire da soli: Filippo IV il Bello entra in conflitto con Bonifacio VIII perche impone una tassa al clero francese e perche mette sotto processo un vescovo; il re viene minacciato di essere scomunicato , ma dopo pochi anni dallo scontro Filippo IV rischia ancora, questa volta affrontando un processo contro i templari. Bonifacio VIII e stato un papa potente, di grande cultura giuridica, spregiudicato e violento contro i poteri laici, ma aveva dei punti deboli: la lotta contro la famiglia romana rivale, i Colonna; le resistenze dei comuni; cardinali oppositori. Filippo il Bello usa lo scontro con lui per affermare l’indipendenza del re di Francia dal papato. Fa prigioniero Bonifacio ad Anagni, che muore un mese dopo. Alla morte di Bonifacio VIII si apre una delle crisi piu importanti della Chiesa medievale. Il periodo di confinazione del papato ad Avignone (1309-1378) rappresenta sia un momento di instabilita ma anche di forte sviluppo delle pratiche amministrative. Quando il papato torna a Roma viene eletto Urbano VI, ma l’elezione viene contestata dai cardinali francesi che eleggono un antipapa, Clemente VII, ad Avignone. La Chiesa si spacca per decenni con l’Europa che si divide tra le due parti. Questa spaccatura mette in luce la debolezza storica del papato, tanto che la stessa istituzione pontificia viene messa in discussione. Si sviluppa un movimento riformatore fondato sulla collegialita del concilio e sull’affidamento del potere sovrano all’assemblea dei vescovi. Il concilio di Costanza (1414-1418) ha lo scopo di chiudere lo scisma: vengono deposti i due attuali papi, e nel 1417 viene eletto un unico papa, Martino V. Lo scisma si risana ma il conflitto rimane. Durante il concilio di Basilea (1431) viene chiesta l’unione con la Chiesa ortodossa (che aveva bisogno di sostegno a causa delle pressioni dei turchi su Costantinopoli) e di sancire la superiorita del concilio sul papa, ma viene sciolto. La costruzione dello spazio politico dei regni europei Mai come nel XV secolo, l'esistenza stessa delle monarchie e stata messa in discussione e ridefinita secondo le necessita del momento, con paesi divisi e ricomposti nel giro di pochi anni, pretese dinastiche avanzate senza tener conto dei contesti locali, assetti territoriali ancora strettamente legati alla casualita degli eventi . Matrimoni, morti e battaglie continuano a es- sere importanti per tutto il XV secolo come momenti, spesso traumatici, di ridefinizione degli spazi politici dei singoli regni europei. Una rete di eventi dinastici si sovrapponeva a una geografia politica dei regni in maniera disordinata e artificiale. Francia e Inghilterra piu di altri hanno mostrato la capacita istituzionale di costruire un apparato pubblico egemonico nei loro territori. Francia → La Francia bassomedievale parte avvantaggiata nella costruzione di un regno “nazionale”. Sotto Luigi IX, il regno di Francia si e esteso fino a comprendere le regioni meridionali della Linguadoca, sottomesse con la forza dai cavalieri fran- cesi. Il re si pone come unico protettore dei sudditi ingiustamente vessati. La giustizia diviene sempre di piu un attributo sovrano. Luigi IX ne fa una virtu quasi religiosa, etica del suo governo, ricordato nei secoli successivi come un modello mai piu raggiunto in seguito. Sotto Filippo il Bello, in effetti, l'apparato centrale si fa ancora piu pesante e pervasivo. Il suo espe- rimento fu un mezzo disastro sul piano economico, suscitando numerose opposizioni nei confronti della sua politica. I limiti delle pretese regie sono evidenti sotto il successore, Luigi X. Nel 1315, una rivolta dei baroni del regno costringe il re a con- cedere un'ampia autonomia politica al paesi ribelli. La tenuta del regno e a rischio, con conseguenze gravi per la sua stessa esistenza, come si vedra bene qualche decennio dopo, quando inizia una lunga guerra con gli inglesi. Con l'esaurirsi della dinastia capetingia e il passaggio del regno alla linea dei Valois, si riaccende il contenzioso con l'Inghilterra , che avanza pre- tese dinastiche sul trono francese in virtu della parentela di Edoardo III con i Capetingi . Il regno di Francia, soprattutto nei primi decenni del Quattrocento, si riscopre piccolissimo e accerchiato. Non e solo la presenza degli inglesi a minacciare il regno. Si vedono due rivali: Giovanni senza Paura e il fratello del re, Luigi duca d'Orle ans. Lo scontro scoppia quando Luigi, con l'approvazione della reggente, impone una nuova tassa, subito respinta dagli altri prì ncipi. La resistenza alla poli- tica fiscale degli Orle ans diviene un filo costante della guerra civile, tanto che, quando i Borgognoni conquistano Parigi per la seconda volta, nel 1418, come prima cosa aboliscono tutte le tasse nella citta . Gli orleanisti abbandonano Parigi e la Francia settentrionale, per creare un regno itinerante nelle regioni centrali, detto regno di Bourges. Per diversi anni, non si e saputo chi fosse veramente il re di Francia. Avviene una spartizione del territorio francese in due parti, con due regnanti diversi. La complicazione diviene massima, quando, in seguito al trattato di pace di Troyes, con il quale la Francia e riuscita a raggiun- gere una tregua con gli inglesi, il re d'Inghilterra Enrico sposa Caterina, la figlia del re francese Carlo VI. Non solo Carlo VI ha esautorato l'erede legittimo, il delfino Carlo, ma ha anche eletto come suo “figlio” e successore il re inglese, investito gia “della facolta di governare ed esercitare la cosa pubblica”. Alla morte dei due re, l'erede inglese, Enrico VI, pretende legittimamente di essere eletto re di Francia. La minaccia di avere un re straniero viene sfruttata dagli orleanisti, che sostenevano l'altro figlio del re francese, Carlo VII. Autorizzata dal re a portare le armi, Giovanna d’Arco e protagonista di miracolosi scontri armati e di riconquiste impossibili di citta occupate dagli inglesi . Profetessa, leader religiosa, protettrice del re, la figura di Giovanna viene subito messa al servizio della propaganda regia, anche dopo il processo e la condanna a morte per stregone- ria, eseguita nel 1431 dal vescovo di Rouen al servizio dai Borgognoni. Ribelle al padre, esiliato nel Delfinato per quattordici anni, Luigi, divenuto re, cerca in vari modi di riaffermare la sovranita francese su tutti i principati . Gli si contrappose un fronte composito, da suo fratello Carlo, al duca di Borgogna, ai signori di Armagnac, Alençon e Bourbon. La costruzione di uno spazio politico francese riposa ancora sulle alleanze dinastiche, sui matrimoni e soprattutto sulle morti senza eredi dei prì ncipi vassalli, che assegnano al re di Francia, come tutore legittimo, il principato vacante. Inghilterra → L'Inghilterra del primo Trecento presenta gia tutti i segni dell'instabilita continua che caratterizzera la sua storia nei decenni successivi. Gli eventi 1315 rivolta delle regioni, carte di liberta 1328 inizio dinastia Valois 1337 inizio della Guerra dei cent’anni 1356 sconfitta di Poitiers, prigionia di re Giovanni il Buono 1392 nascita di Armagnacchi e Borgognoni 1407 inizio della guerra civile 1420 Pace di Troyes, Enrico V e il nuovo erede 1422 competizione Enrico VI vs Carlo VII 1429 Carlo VII re 1453 fine della Guerra dei cent’anni 1461 Luigi XI re 1498 annessione della Bretagna La debolezza strutturale della monarchia inglese viene messa in luce dopo Edoardo I:  Il regno e incapace di finanziarsi ed e impoverito;  I baroni hanno un ruolo spropositato e si mettono in competizione col re;  Il Parlamento (assemblea dei nobil, ecclesiastici e rappresentanti dei comuni) non e tanto forte da fare da garante di un’istituzione stabile. La monarchia inglese, nel corso del XIV secolo, viene segnata da una rapida successione di re deposti, dimessi o uccisi, come raramente la storia inglese ricorda (Edoardo II, Edoardo III, Riccardo II). Nel Quattrocento, nonostante i successi della guerra e le pretese al trono di Francia quasi realizzate, il vuoto di potere continua, creando lunghi momenti di assenza di un vero re. Il Parlamento inglese assume nel Trecento un vero ruolo di controllo e di indirizzo della politica regia . E un periodo glo- rioso della storia parlamentare inglese, che pero non risolve il problema della stabilita : i baroni (che pure usano il Parla- mento per porre un freno al re) sono un problema. L'assenza dei re, la guerra in Francia (che causa un aumento esponenziale dei prelievi fiscali) e la competizione per il trono favoriscono un frazionamento del regno inglese in ducati semi -indipen- denti. In questo periodo, inoltre, lo scontro fra i baroni riguarda apertamente la conquista della corona del regno. La guerra delle Due Rose (Lancaster vs York) che vede la morte violenta di due re e degli eredi di Edoardo IV, termina con l'ascesa al trono di una nuova dinastia, quella dei Tudor (Enrico VII, Enrico VIII, Maria I, Elisabetta I). L’unita dell'Inghilterra e tutt'altro che scontata: i re scozzesi, per quanto deboli e per lunghi periodi tenuti prigionieri in Inghilterra, riescono a mantenere un regno di Scozia separato da quello inglese. Per non parlare dei territori in Francia, perduti dopo il 1453. Come in Francia, si deve far affidamento su qualcosa di meno incerto e di piu intoccabile della persona del re. L'idea di monarchia deve staccarsi dai re in carne e ossa e trasferire alla Corona la nozione astratta ma durevole di un'istitu- zione monarchica. Regno di Castiglia e Aragona → In Castiglia, la successione dinastica e sempre stata un problema. Un esponente del ramo cadetto dei Trasta mara diviene re di Aragona nel 1412 come Ferdinando I di Aragona. Il figlio, Alfonso V di Aragona, detto il Magnanimo, acquisisce il regno di Napoli nel 1442 dopo una lunga lotta con i francesi , e dopo essersi assicurato anche la Sardegna. Il regno catalano-aragonese abbraccia così tutta l'Italia meridionale e insulare, controllando l'intero bacino del Mediterraneo occidentale. La struttura interna dei singoli regni e tuttavia molto diversificata, poco aperta a una vera unifi- cazione politica. In tutti i regni, i re devono confrontarsi con le Cortes (le assemblee rappresentative): in Castiglia le Cortes erano formate quasi esclusivamente dai rappresentanti delle citta . Entrati massicciamente nell'amministrazione regia, i le- trados (il ceto intellettuale e amministrativo della citta ) diventano i piu grandi difensori della monarchia assoluta del re e del suo potere di imporre liberamente le tasse. Negli altri regni, le Cortes assumono un ruolo ben diverso: in Catalogna e Aragona i rappresentati dei tre ordini del regno - Chiesa, nobilta e citta - hanno amplissimi poteri sulle finanze e sulla legislazione. I re di Aragona e di Navarra sono costretti a chiedere consiglio e consenso alle Cortes quasi per ogni cosa, dai tributi alle leggi da approvare. Una differenza strutturale che si mantiene anche dopo l'unificazione dei regni . Un matrimonio e una succes- sione contestata portano all'unificazione delle corone di Castiglia e di Aragona. Nel 1469 Isabella di Castiglia sposa l'erede al regno di Aragona, Ferdinando, che diviene, insieme alla moglie, re di Castiglia e Aragona. Si tratta di un'unione solo “per- sonale” delle due corone, ma di fatto l'unificazione di tutta la Spagna, a guida castigliana, si completa nel corso del loro re- gno, dopo la caduta dell'ultima enclave musulmana di Granada e l'assorbimento del regno di Navarra nel 1512. Impero e Germania → La Germania imperiale non fa eccezione. La Borgogna e (gia da tempo) divisa fra il ducato, vassallo del re di Francia, e la contea, di fedelta imperiale. Gli imperatori successivi della dinastia di Lussemburgo e poi di Boemia si concentrano sulla Germania e sui regni dell'est, che trovano un assetto stabile solo alla fine del Quattrocento, sotto la dinastia degli Asburgo (titolo imperiale fino al 1805). I candidati alla carica di imperatore sono ancora deboli, e la natura elettiva del regno garantisce ai principi elettori un potere di intervento diretto nelle vicende politiche della corte (in fondo, l'imperatore era uno di loro) e la Bolla d'oro del 1356, concessa da Carlo IV ai principi elettori, concede loro la piena autonomia giuri- sdizionale nei propri territori e un potere di controllo sull'attivita imperiale che limitava molto le capacita di comando de i singoli regnanti. Si conferma così il ruolo guida assunto da tempo dai prìncipi tedeschi. Il Collegio degli elettori, espres- sione massima di questo governo a piu teste dell'Impero, e convinto di essere un'entita superiore al re-imperatore: si impa- dronisce anche del potere di deporre il regnante in caso di necessita , come avviene con Venceslao di Lussemburgo nella dieta di Francoforte del 1400. Anche i prì ncipi regionali non elettori conservano sempre un’autonoma linea d'azione. Per esempio, gli Asburgo (una famiglia ducale in competizione per la corona imperiale) rivendica con forza la piena autonomia del ducato d’Austria dall'Impero. Allo stesso tempo Rodolfo IV d’Asburgo conduce una politica di rafforzamento del potere ducale fondata sulla promozione delle citta , delle corporazioni, e dell’universita di Vienna. Questo non impedisce ai discen- denti di Rodolfo di accedere al trono imperiale. Nel 1439 Alberto d'Asburgo viene eletto imperatore e trasmette la carica al cugino Federico III e questi a suo figlio Massimiliano I, il vero fondatore del nuovo Impero ormai “asburgico”, una visione che elimina dall’orizzonte l’Impero concentrandosi solo sul dominio d’Austria. La dieta di Worms (1495), tenuta da Massimiliano d'Asburgo, cerca di creare un tribunale imperiale che superi i diritti locali e di imporre una tassa per tutti i territori del regno, ma suscita numerose resistenze e non ha una reale applicazione. Il nuovo Impero rimane così bipartito fra l'imperatore e i principi (ecco perche il simbolo dell'aquila a due teste). La consapevolezza di essere un regno-Impero serve molto a legittimare le pretese di espansione che i re germanici continuano a nutrire nel corso dei secoli. L'espansione verso est, la difesa dei confini dagli slavi “pagani” e dal turco invasore a sud, diventano i compiti della nuova configurazione regia-imperiale del Sacro Romano Impero di nazione germanica. Il regno di Boemia e stato strettamente legato alle sorti dell'Impero, visto che il suo re era uno dei sette principi elettori. Il regno di Ungheria, tradizionalmente fatto iniziare dopo la conversione di Stefano (1000-1001), e conteso da alcune dinastie locali, la piu famosa quella degli Arpad, e accetta poi re di dinastie europee non autoctone, come gli Angiò nel 1308, e gli Asburgo. Unito alla Croazia, il regno ungherese trova posto nella politica europea nel XV secolo, come baluardo cristiano all'avanzata degli ottomani nell'Europa centrale. Nonostante le differenze fra i tre Paesi, le vicende della Boemia, dell'Unghe- ria e della Polonia rimangono strettamente collegate, sia sul piano dinastico sia su quello politico. Le complesse trame dina- stico-familiari legano la regione in una fitta rete di parentele prima con i principi europei e tra le famiglie dei tre regni. La Polonia, sotto la dinastia degli Jagelloni, si unisce con il ducato di Lituania nel trattato di Krewo del 1385, confermato a Radom nel 1401, unificando, almeno nominalmente, un vastissimo dominio che comprende anche i principati moscoviti in Russia. Ungheria e Boemia vengono unite prima sotto i figli di Carlo IV di Lussemburgo e poi sotto il re ungherese Mattia Corvino, fra il 1469 e il 1490. Ungheria, Boemia e Polonia vengono sottoposte invece a un unico re sotto la dinastia polacca degli Jagelloni. Naturalmente queste unioni sono possibili perche le aristocrazie dei tre Paesi, in momenti diversi, accettano di delegare una parte del potere regio a una persona esterna al regno. Tutti e tre i Paesi hanno infatti istituzioni rappresen- tative assai forti, consistenti in una Dieta o in Stati generali, espressioni di territori politicamente semi -indipendenti, Società politiche del basso medioevo. Un processo di integrazione conflittuale Fra Tre e Quattrocento l’ideologia monarchica si sviluppa sia sul carattere simbolico sia su quello giuridico-istituzionale, perche i re elaborano una solida base dottrinale. I manuali, i trattati e gli scritti di propaganda e di storia creano una nuova immagine del sovrano potentissimo se non quasi onnipotente, voluto direttamente da Dio come guida della societa . A meta del Duecento entra nella corte europea e al servizio del re il giurista, considerando ormai il diritto come una vera e propria scienza fondamentale per la gestione del regno. I giuristi che si affiancano ai sovrani adesso sono persone laureate. Secondo la tradizione giuridica romana, il potere del re era da una parte ordinario usato per amministrare il regno, e dall’altra era assoluto, nel senso che le leggi per lui non valevano perche egli era superiore e poteva dettare le sue regole. Il giurista si curava che dietro ogni decisione del re ci fosse comunque una causa necessaria al non rispetto della legge. Ma e bene ricor- dare che il re non era costretto in alcun modo a giustificare le sue azioni. Naturalmente cio causa delle reazioni: il giurista inglese duecentesco Henry Bracton riconosce la superiorita del re sui sudditi (e la sua natura quasi divina) ma comunque era sottoposto alla legge. John Fortescue (pensatore politico del Quattrocento) definisce l’Inghilterra come un regno in cui il re aveva il potere regale ma solo grazie al consenso del popolo. Il problema della successione provoca anche una concezione più astratta del regno, il cui elemento fondamentale era la Corona e non la persona che la indossava. E la Corona ad avere i beni e i diritti (inalienabili e indisponibili) regi, e chiunque la indossasse ne veniva investito. Cio sta a significare che il re non poteva piu cedere i suoi beni e diritti, perche non appartenevano direttamente a lui, ma il suo compito era di amministrarli come patrimonio non suo. Chiaramente non tutti potevano diventare re da un giorno all’altro, perche ci si guardava bene dall’avere “re stranieri”, perche l’astrazione del regno comporta anche una sua nozione come comunita di persone che ap- partenevano allo stesso Paese. La corrente filomonarchica e molto forte soprattutto in Castiglia e in Francia, e insistono anche sul carattere religioso del re: per loro il re ha origine divina ed e prediletto dal Signore, da essere al pari o addirittura supe- riore al papa. Anche i teologi portano avanti una manualistica pensata per il buon re, di matrice ecclesiastica, modelli biblici e giusti, un re valoroso ma anche misericordioso, garante della giustizia sociale, quindi il suo posto al di sopra della legge e indiscusso. La figura del re diviene oggetto di devozione religiosa: la famiglia reale deve essere ricordata nelle preghiere sia pubbliche che private, poiche la sua salute rispecchia la salute del regno. Il sistema burocratico del regno si struttura a piu livelli, con un rafforzamento dell’amministrazione centrale con un maggior numero di ufficiali pubblici. Lo sviluppo della burocrazia pubblica e utile perche : 1. rende il regno autonomo anche senza re 2. assicura la presenza di rappresentanti del re 3. permette la promozione del ceto intermedio urbano Gli organi centrali dipendono dalla corte e dalla capitale, e i compiti della corte erano: 1. fornire al re un consiglio ristretto 2. assistere il re nelle funzioni 3. amministrare le finanze In Francia la corte ha una Consiglio del re che poteva essere convocato da lui quando necessario, ed era costituito dai grandi principi feudatari e dai suoi vassalli; spicca la figura del cancelliere; la Camera dei conti si occupa delle entrate e delle uscite ed e retta da due presidenti, un chierico e un laico, e da otto maestri: doveva controllare una volta all’anno i conti degli ufficiali locali (siniscalchi) e aveva anche poteri giudiziari. Il Parlamento non era un organo consultivo ma giudiziario. I sini- scalchi e i balivi svolgevano attivita simili tra loro, cioe amministravano una parte del territorio del regno (giustizia, tasse, esercito), andando a sostituire (quindi a minacciare) i diritti signorili locali. Luigi IX registra numerosi casi di ufficiali violenti che abusano del loro potere tra 1253 e 1260, motivo di grandi lamentele da parte dei poteri locali che erano loro vittime, ma cio non cambio nulla perche i re successivi aumentarono i poteri dei loro ufficiali. In Inghilterra la corte era altrettanto ben articolata e i tribunali regi (King’s Bench) assumevano un rilievo sempre maggiore, mentre lo Scacchiere controllava la contabilita degli ufficiali. Il regno sente la necessita di reclutare migliaia di funzionari e per farlo promuove gli esponenti dei centri urbani con un grado di istruzione di base. Il numero dei funzionari aumenta e questi trasmettono l’ufficio ai figli, creando una nuova classe di impiegati. I re avevano anche continuo bisogno di denaro, poiche un vero prelievo fiscale ancora non esisteva nel Duecento. Nel Trecento i bisogni finanziari erano enormi, e la fiscalita pubblica aveva preso due forme: quella indiretta (imposte sui beni prodotti o di consumo, che ricadevano sui consumatori e su chi avesse reddito piu basso) e quella diretta (imposte sui beni dei singoli individui o dei nuclei familiari, tasse straordinarie). La ripartizione per individui era suddivisa secondo il principio proporzionale, quindi si organizzavano dei catasti; in teoria questo metodo doveva colpire i piu ricchi, ma finiva che questi ne erano quasi sempre esenti. L’imposizione fiscale non era una questione finanziaria ma anche politica: imporre una tassa senza consenso implicava un potere del re di fatto assoluto, mentre per il re accettare un consenso significava ammettere di avere un limite, che era la liberta dei sudditi. Le resistenze alle imposte sono sempre state numerosissime, e la letteratura politica francese si e nutrita di questo. Era indubbio che piu il regno era grande piu si aveva bisogno dell’aiuto della comunita per governarlo. In Inghilterra il Par- lamento era diviso in Camera dei comuni e Camera dei lords (nobili), mentre in Francia gli Stati generali e gli Stati provinciali erano composti da chierici, nobili e borghesi. In Spagna le Cortes avevano membri diversi a seconda di dove si trovassero, ad esempio in Castiglia contenevano solo le citta escludendo i nobili. Le Diete (in genere distinte in 3 ordini: ecclesiastici, nobili e citta ) avevano ampia autonomia anche nelle terre dell’Impero e dei regni danubiani, e nelle terre dell’Impero era il Consiglio degli elettori a eleggere il nuovo regnante. Il meccanismo base della politica regia era retto dal sistema guerre-tasse-assem- blee, e specialmente l’Inghilterra e il regno che piu ha usato il sistema delle assemblee, che svolgevano anche un’attivita legislativa, e le decisioni del parlamento non potevano essere modificate dal re. Non erano sostitutive a esso, erano tempo- ranee, la loro rappresentazione sociale era limitata, non erano contro la monarchia e fissarono la divisione in ordini confe- rendo alla nobilta un prestigio pubblico. Non erano elette dal popolo e la loro composizione in fatto di membri era molto sbilanciata: a volte le citta e le comunita erano una minoranza. Nella Cortes, il re era definito intoccabile e al di sopra della legge, e il re esigeva la sottomissione totale del popolo. In Francia, e non solo, alla fine del XV si registra il declino delle assemblee rappresentative, che erano convocate sempre piu raramente e si occupavano solo di difendere i privilegi locali, perche :  i re avevano diminuito le richieste di aiuto ai sudditi  la tassazione diretta era ormai ordinaria  in quasi tutti i regni la nobilta e l’aristocrazia erano esenti dalle imposte che colpivano solo i contadini, e la nobilta smise anche di presentarsi alle assemblee In Inghilterra la creazione dei giudici di pace promosse i poteri locali a custodi della pace del re, garantendo l’ordine pubblico. In Spagna la nobilta era sì esclusa dalla maggior parte delle assemblee ma rimaneva potente e condizionava la vita dei regni; infatti, nel corso del XV secolo i re cedettero ai signori gran parte delle tasse regie da riscuotere, e cercarono inoltre di coin- volgere una parte della nobilta in forme private di cogestione del potere (privados). Gerarchie sociali alla fine del medioevo Nel 1348 le citta e le campagne vengono investite dalla peste. Le popolazioni urbane diminuiscono del 40-50% e molti abi- tanti scappano dalla citta , causando anche un impoverimento della popolazione in seguito alle alte tasse imposte ai cittadini rimasti. Nell’alto medioevo i rapporti agrari si basavano su contratti di affitto a lungo termine e i contadini erano tenuti al pagamento di un canone in natura o in denaro; le cose erano di chi le usava e il contadino che si legava a una terra poteva anche intra- prendere un percorso di ascesa sociale. Nel corso del Duecento, le cose cambiano: cresce la domanda di beni alimentari nelle citta e nasce un ceto di nuovi ricchi; una buona parte dei capitali accumulati da mercanti, banchieri, capibottega veniva inve- stita nelle campagne e i contratti diventano a breve termine (mezzadria → l’abolizione della mezzadria in Italia si ha negli anni Cinquanta del Novecento). Vengono importate nuove culture e vengono migliorate le tecniche di coltivazione. Sono an- che gli anni in cui i proprietari tentano un aumento degli investimenti e un controllo piu stretto della gestione dei poderi. Anche nelle altre regioni europee cambia il rapporto verso l’area agricola perche scompare il servaggio, e fra Tre e Quattro- cento si registra un processo di abbandono della conduzione diretta della terra a favore di contratti di affitto parziari che prevedevano una spartizione dei prodotti. La diffusione dei nuovi rapporti di lavoro porta a una maggiore instabilita dei contadini che si riversano nei centri urbani, dove le loro possibilita di migliorare le condizioni di vita sono maggiori. I nuovi abitanti sono un motivo di preoccupazione nelle citta . Vengono promulgate leggi restrittive, dettate dalla paura e dalla volonta di preservare una condizione privilegiata ormai acquisita. Circa la meta della popolazione di una citta del basso medioevo era occupata in lavori artigianali, e la quota sale ancora tra XII e XIII secolo, e il ceto artigianale era diviso in gerar- chie di mestieri e funzioni. Nel Trecento si creano due categorie: i giovani apprendisti e i giovani inservienti (i “salariati”, cioe operai e lavoratori). Le corporazioni diventano organismi chiusi, l’ingresso era riservato a pochissimi maestri in grado di superare un esame molto difficile e si fanno piu acute le differente tra Arti manuali e arti piu mercantili. I lavoranti trovano sempre piu difficilmente un’occupazione stabile presso una bottega e vengono pagati a cottimo (a seconda di quanto produ- cono). Si viene così a creare un gruppo sociale di “non proprietari” (non cittadini) che possono solo vendere il proprio lavoro, le proprie braccia, e cio socialmente abbassa la qualita della persona, la sua liberta personale e l ’affidabilita (un artigiano manuale viene visto meno affidabile perche ha le mani “sporche” di lavoro). Infatti, secondo Tommaso d’Aquino, gli artigiani dovevano smettere di fare lavori manuali per essere come gli altri cittadini. Per diventare membri del consiglio cittadino era necessario, in molte citta , avere un reddito relativamente alto, escludendo così i salariati. La peste del 1348 fa scappare un grosso numero di operai dalle citta e di conseguenza questo consegna nei pochi rimasti un enorme potere di contrattazione con il ceto dominante. L’aumento dei salari e una conseguenza dell’avidita delle classi lavoratrici che approfittano della scar- sita di braccia. Nel 1349 si emana un’ordinanza dei lavoratori sancendo che i salari devono essere bloccati a quelli nei vent’anni precedenti la peste, e chiunque si rifiutasse veniva considerato automaticamente un “ozioso”. Nel 1351 in Francia appare un’ordinanza molto simile, che pero obbliga tali “oziosi” a trovare un’occupazione entro tre giorni dall’ordinanza (“grida”) pena l’incarcerazione. I salariati non potevano chiedere un salario superiore a 1/3 del valore degli anni precedenti la peste, ma nonostante il tono minaccioso queste normative hanno avuto un effetto limitato, perche i salari continuano a salire. Tra il 1340 e il 1400 il numero delle rivolte nelle campagne e nelle citta e molto alto, tra cui quella a Parigi durante la guerra dei Cento anni: i contadini si rivoltano contro i signori nel luglio del 1358 e il movimento prende il nome di jacquerie (da Jacques Bonhomme, soprannome attribuito ai contadini dai nobili per fregio). E ancora la rivolta inglese del 1381, e quella dei Ciompi di Firenze. E una fase di forti cambiamenti e scontri in cui non esiste una vera divisione tra poveri e non poveri perche il rischio di cadere in poverta era continuo, e ogni minimo cambiamento rischiava di sbilanciare le finanze del nucleo familiare. Per fronteggiare la poverta ciclica, le societa urbane elaborano un sistema di assistenza organizzata con ospedali, confrater- nite, chiese e monasteri che si impegnano in opere di donazioni ai poveri delle citta . Ovviamente pero si doveva fare distin- zione tra i poveri meritevoli e i poveri oziosi. Gli ospedali hanno sempre mantenuto un’attivita di assistenza ai poveri sia distribuendo direttamente elemosine sia assistendo le persone casa per casa. I veri poveri (“poveri di Cristo”) erano le donne, le madri di famiglie numerose, le vedove, le malate e le giovani da sistemare. Le donne erano oggetto anche di altri tipi di assistenza garantita come gli ospedali per il parto e le confraternite che garantivano doti per le giovani donne povere pro- messe in sposa. Lo scopo era salvare le giovani della citta dalla decadenza e dal peccato, poiche molte finivano per prosti- tuirsi. Era garantita anche l’assistenza a orfani e bambini abbandonati. Chi pagava per tutto cio erano i cittadini piu facoltosi, e in cambio gli assistiti dovevano compensare con attivita lavorative, in un sistema che si prefissava di correggere la poverta col lavoro. Come nell’antica Roma, coloro che praticavano solo l’otium non erano ben visti dalla societa , e si sviluppa proprio un senso di intolleranza verso coloro che non voleva lavorare. L’avidita era il peccato antieconomico per eccellenza perche impediva la circolazione dei beni, ed era questo cio che la Chiesa condannava e non la ricchezza in se . Gli istituti pubblici fondati su capitali “messi in comune” venivano chiamati “monti”.
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