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storia medievale luigi provero, Dispense di Storia Medievale

storia medievale luigi provero

Tipologia: Dispense

2023/2024

Caricato il 24/05/2024

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Scarica storia medievale luigi provero e più Dispense in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! LA TRASFORMAZIONE DEL MONDO ROMANO CAPITOLO 1 – L’IMPERO CRISTIANO [IL SISTEMA IMPERIALE : POTERE E PRELIEVI] Per comprendere i funzionamenti della società europea del primo medioevo, si dovranno comprendere i caratteri fondamentali del tardo impero. Un momento di fondamentale cambiamento nella storia romana, si ebbe attorno al 2 secolo d.c. quando terminò l’espansione territoriale dell’impero. Da qui si può far iniziare l’impero tardoantico. L’impero riuniva popolazioni culturalmente diverse e con livelli di romanizzazione variabili, tutti governati da un unico potere. Questo sistema subì una forte crisi nella metà del 3 secolo, quando inizio la polarizzazione tra Oriente e Occidente. Due furono i passaggi fondamentali nel corso del 4 secolo: la fondazione di Costantinopoli e il regno di Teodosio con la sua successione (divisione dell’impero  395 con la successione a Teodosio 1). La macchina statale imperiale aveva sempre bisogno di denaro per sostenere: burocrazia, la capitale e l’esercito. Le spese erano sostenute da un prelievo fiscale preso dagli abitanti delle campagne. Il commercio era ampiamente sostenuto e capillare e garantiva una grande espansione economica. [L’ESERCITO E I BARBARI] In età tardoantica l’esercito era una delle maggiori sperse per lo Stato, poiché si trattava di un esercito stipendiato. I militari gestivano guerre civili per il potere e poi le pressioni sui confini europei da nord-ovest a sud-est (il limes). E’ utile pensare al limes con un’ampia fascia di scontro e incontro tra le popolazioni dell’impero e quelle che stavano all’esterno ( barbari/germani ). L’appartenenza a un popolo è da considerarsi una percezione personale e l’espressione di una scelta di farne parte, e spesso i germanici non si rivedevano in questa grande denominazione generale. I popoli che o rivano maggiore possibilità di arricchimento diventavano delle attrazioni e tra 3 e 4 secolo la struttura politica che o riva più opportunità era l’Impero. La mobilità dei barbari nacque dal voler mettere la propria forza militare al servizio di chi ne aveva bisogno e li pagava. Nel 3 e 4 secolo ci fù un capillare processo di penetrazione di gruppi barbarici entro l’impero, ma alla fine si assistette ad un’importante accelerazione. Lo spostamento degli Unni, portò i Visigoti a premere sul limes. Era però un insediamento minaccioso caratterizzato da saccheggi e battaglie. La sconfitta del 378 determinò la netta divisione tra Oriente e Occidente. Nel 5 secolo il limes perde la sua funzione e importanti gruppi armati entrarono a Roma  410 sacco di Roma. Nel corso del 5 secolo in Occidente si formarono i regni romano-germanici. [LA CRISTANIZZAZIONE DELL’IMPERO] Per capire il processo di cristianizzazione si deve pensare alla pluralità: - Pluralità di paganesimi - Pluralità di culti salvifici - Pluralità di cristianesimi pluralità dell’organizzazione ecclesiastica (non ancora centralità papale) La cristianizzazione dell’impero fu la trasformazione delle strutture di potere in senso cristiano e la nascita dell’ideologia fondante del potere imperiale. Nel corso del 4 secolo il cristianesimo passò da religione minoritaria (persecuzioni nel 3 secolo) a ideologia u iciale dell’impero. Nel 303 si arrivò alla libertà di culto, dopo le persecuzioni, e poi nel 380 il cristianesimo diventò la religione u iciale. Tre tappe : - Editto di Milano 313  Costantino: fine persecuzioni e libertà di culto cristiano. Da qui gli imperatori videro nel cristianesimo un’ideologia unificante - Concilio di Nicea 325  per assicurare una tesi unitaria i vescovi decisero di condannare all’arianesimo (eretico pk il figlio è minore e creato dal padre – non garantiva l’e icacia salvifica del cristianesimo) - Editto di Tessalonica 380 Teodosio ordina di adottare il cristianesimo facendone la religione u iciale. [VESCOVI E MONACI] Alla fine del 4 secolo non bisogna pensare alla chiesa cristiana come ad una chiesa unitaria, la struttura portante era la singola diocesi governata dal vescovo. A costituire il prestigio dei vescovi concorsero le loro funzioni religiose e la loro identità sociale e familiare. Non si trattava di una gerarchia, i vescovi avevano tutti gli stessi poteri apparte quello di Roma che aveva più prestigio perché era il successore di Pietro. Altra forma di religiosità è quella monastica. Il monachesimo è una forma di vita di fuga dal mondo finalizzata alla purificazione e all’avvicinamento a dio, tramite la rinuncia  ascesi. Il monachesimo cristiano valorizzò la penitenza come purificazione. Il medioevo occidentale fu segnato da una forma di monachesimo dominante, quello benedettino. C’è poi una importante di erenza tra: - Eremiti: individui isolati che si dedicavano a una vita di preghiera e ascesi. - Cenobiti: comunità che mettevano in comune ricchezze edifici e lavoro, che eguagliavano una regola che stabilisce doveri e la gerarchia (abate). CAPITOLO2 – BARBARI E REGNI [MOBILITA’ DEGLI ESECITI] Il crollo del limes del Reno nell’inverno del 406 aprì ampi territori dell’impero a nuove forze. L’impero non aveva abbastanza denaro per pagare l’esercito, e da qui si manifestarono gli spostamenti degli eserciti germanici. Alcuni di questi gruppi erano più definiti e mantennero la loro identià come popolo fino a costruire regni duraturi: - I visigoti: Guidati dal re Alarico, saccheggiarono l’Italia e si andarono a stabilire nel sud della Francia con ampia autonomia dall’Impero. - I vandali: 417 si andarono ad insediare nella penisola iberica e poi 429 nella parte occidentale dell’africa romana. Si imposero grazie alla loro forza militare come aristocrazia fondiaria dominante. - Gli unni : Potentissimo esercito con a capo Attila 445, si stanziarono ai confini orientali dell’impero e fecero incursioni. Alla morte di Attila il dominio si dissolse rapidamente. I decenni centrali del secolo furono segnati da un chiaro ulteriore declino dell’impero, nel 476 il generale Odoacre non mise un nuovo imperatore-fantoccio al trono inviò le insegne imperiali a Costantinopoli. In seguito l’imperatore d’oriente passò il potere di Odoacre nelle mani degli Ostrogoti di Teodorico. [I NUOVI REGNI] CAPITOLO 4 – LA ROTTURA DEL MEDITERRANEO ROMANO [PRODUZIONE E SCAMBI IN OCCIDENTE] Con la fine dell’età di espansione dell’impero (2 secolo) il sistema economico romano subì un primo cambiamento; infatti, con l’arresto delle nuove conquiste si fermò anche l’a lusso di bottini e schiavi. Con la fine del dominio imperiale sull’occidente si interruppero i meccanismi fiscali che avevano garantito l’interscambio tre le diverse regioni. Possiamo leggere il mutamento attraverso 3 fattori: - Le città: il tramonto del sistema imperiale allontanò le élite dalle città che iniziarono a concentrarsi sulle proprie terre. Assistiamo ad uno spopolamento delle città (Roma fu quella che subì più trasformazioni). Il potere delle città era mantenuto dal vescovo. - Le reti: le reti di scambio in età antica erano gestite dallo Stato che ne traeva un guadagno fiscale per sostenere le spese dell’esercito e che faceva circolare ingenti dosi di beni di massa. Lo scambio si ridusse drasticamente e assunse forme commerciali, anche alcune infrastrutture vennero abbandonate. - La produzione: A causa del maggiore isolamento, la circolazione si ridusse come anche la richiesta. Nel mediterraneo orientale si conservò una rete di commerci ampia e fondata sull’azione statale, in Occidente questo sistema non si conservò, spostando lo scambio su dimensioni regionali, in un contesto di generale calo della produzione dovuto ad un’aristocrazia più povera di quella romana. [LE AMBIZIONI UNIVERSALI DELL’IMPERO DI GIUSTINIANO] Nel corso del 5 secolo con la separazione dei due imperi Costantinopoli assunse le funzioni di capitale dell’impero. La successione imperiale non si era mai fondata su una semplice e diretta ereditarietà, la dinamica politica dell’impero era dunque intessuta di guerre civili e lotte per l’accesso al trono. L continua instabilità politica era compensata dalla stabilità dell’apparato burocratico: si conservò la separazione tra incarichi militari e civili, per non accentrare troppo potere nelle mani di un singolo. Il sistema burocratico fu il principale strumento per gestire il prelievo fiscale, che si basava su regolari tasse sulle persone e sui loro possedimenti. Giustiniano portò una riforma giuridica che si espresse nella redazione del “corpus iuris civili”, un codice legislativo unitario e coerente. Giustiniano ebbe inoltre un’ampia azione militare, che permise una tranquillità sul limes persiano, una maggiore riflessione giuridica e politica , un ra orzamento ideologico che portò all’a ermazione della centralità e del ruolo universale dell’impero. Per ricreare l’unità mediterranea romana partirono campagne militari di riconquista : dei vandali in Tunisia, della Spagna visigota, dell’Italia ostrogota (conquistata e poi facilmente ripresa dal dominio longobardo  all’impero rimasero Lazio, Ravenna, la laguna veneta, Marche, Liguria e le grandi isole). [DIBATTITI TEOLOGICI E IDENTITA’ LOCALI] Nel 4 secolo la divisione teologica tra cattolici e ariani aveva portato a una grande frattura religiosa separando l’Impero romano dalle popolazioni germaniche. Il dibattito religioso era di tipo cristologico, la questione era la convivenza nella figura di Cristo di una natura divina e una natura umana. Le divisioni teologiche avevano una loro piena autonomia intellettuale ed esprimevano profonde scelte religiose e culturali. La responsabilità imperiale era un’ideologia universalistica. IL SISTEMA DI DOMINAZIONE ALTOMEDIEVALE CAPITOLO 1 – NOBILI, CHIESE, RE : RICCHEZZE E POTERI [NOBILI E RE] I regni medievali sono un equilibrio tra la capacità regia di coordinamento e l’azione politica autonoma dell’aristocrazia. Gli elementi comuni che in tutti regni connotano il rapporto tra re e aristocrazia si possono individuare nei processi di redistribuzione clientelare e nel fondamentale carattere militare del potere regio. I re erano i garanti della pace e della giustizia. Il dominio franco nel 7 secolo subì una parziale riduzione, il controllo e la presenza dei re all’interno di questo regno erano al quanto diversificati. Il fondamento principale del potere merovingio era il legame solido con l’aristocrazia, fondato sulla diversità della dinastia che era molto più ricca e si legava con famigli estere. Fu invece nell’aristocrazia franca che crebbe la famiglia dei pipinidi / carolingi (pipino era il maestro di palazzo d’Austria). Il maestro di palazzo era il punto più alto di potere al di sotto del re. L forza della dinastia si espresse quando Carlo Martello nell’8 secolo riuscì a essere maestro di palazzo nei diversi regni della dominazione franca. I pipinidi si mossero dall’interno dell’aristocrazia, legando a se per via clientelare (legami vassallatici di solidarietà militare) le maggiori famiglie austriache. Carlo Martello non fu mai re, fu il figlio Pipino il Breve a prendere la corona nel 751, deponendo gli ultimi merovingi. [CURTES E COMMERCIO] Le gerarchie sociali alto medievali erano costruite in larga parte sulla base della ricchezza fondiari: essere ricco significava avere molte terre. Dove la grande proprietà era dominante, re e aristocratici disponevano di una maggiore capacità di condizionamento della società circostante, perché una maggior parte di contadini era costretta a sopravvivere coltivando le terre dei potenti. Nel 6 secolo nacque una forma di gestione delle grandi proprietà fondiarie: la curtis. La curtis era un insieme di campi, prati e case dispersi in molti villaggi diversi (no unità territoriale). La curtis era divisa in dominicum (parte gestita direttamente dal proprietario) e massaricium (parte suddivisa in terre date in concessione a contadini liberi). In cambio di questa terra il massaro aveva degli obblighi nei confronti del proprietario: una quota di prodotti e una serie di corves (giornate di lavoro nel dominicum nei momenti necessari). L’immagine dei medievali descrive la curtis come economicamente autosu iciente, ma le fonti ci attestano la presenza di mercai settimanali, la confluenza dei prodotti verso le città: segnali di un sistema di scambi commerciali locali. Questa circolazione commerciale dei beni prodotti nelle curtes deve essere inserita in un contesto di scambi e circolazione monetaria. La base di riferimento era la libra, moneta destinata al commercio e agli acquisti di terre. Questo scambio commerciale diede vita a un nuovo sviluppo insediativo, gli emporia: centri abitati con finalità specificamente commerciali. CAPITOLO 2 – IL REGNO LONGOBARDO Fu la prima dominazione germanica in Italia ad opporsi in netta contrapposizione all’impero, ma allo stesso tempo i Longobardi rappresentavano una dominazione esclusivamente italiana. [I LONGOBARDI IN ITALIA] La dominazione longobarda si impose un secolo più tardi alle altre dominazioni romano- germaniche; si mosse su un contesto completamente mutato: egemonia franca su larghi settori europei e profonda ridefinizione dell’impero orientale. E’ possibile un’origine scandinava del popolo che di fatto non ha mai avuto grandi contatti con l’Impero, essendosi stanziati in Germania e poi in Pannonia. La causa della migrazione fu la possibilità di fare fortuna in un paese ricco e politicamente debole come l’Italia; inoltre i Longobardi erano un popolo-esercito pronto a nuoce conquiste. Alboino e i Longobardi valicarono le Alpi nel 568 e diedero vita a una conquista lunga, violenta e discontinua, che divise l’italia in due parti: il regno longobardo e i domini imperiali e lo stato della Chiesa. Il popolo longobardo era un popolo-esercito attraversato da reti di fedeltà e organizzato in corpi militari (farae) con a capo i duces, coloro che guidavano e comandavano l’intero popolo. Anche l’espansione in Italia fu in parte coordinata dal re Alboino e in parte esito delle iniziative auonome dei duchi. Il potere di un duca si espandeva fino a quando non si andava a scontare con qello di un altro duca. Anche il re era una guida militare e il suo titolo era elettivo, di fatto il re veniva nominato dai duchi. Alla morte di Alboino per 10 anni non ci fu un re, solo nel 584 i duchi scelsero come re Autari, alla sua morte il potere passo nelle mani della vedova Teodolinda che sposò il duca Agilulfo, che diventò il nuovo re. Fin dai primi anni si identificano una capitale: Pavia. [LONGOBARDI E ROMANI] Al momento dell’invasione l’aristocrazia romana/senatoria subì una profonda riduzione delle ricchezze e dei poteri, il potere si concentrò in mano ai longobardi e soprattutto dei loro duchi. La religione longobarda comprendeva credenze pagane tradizionali e cristianesimo ariano, la loro conversione al cristianesimo ariano è una manifestazione della loro romanizzazione debole. La fede ariana divenne una carattere distintivo in cui i Longobardi posero la loro identità etnica distinta dai Romani. La fluidità dell’identità longobardo-ariana emerge nell’età di Teodolinda, essa infatti non era di origine longobarda ed era di fede cattolica, mentre il re Agilulfo restò ariano. L’identità ariana e la lenta e contrastata conversione al cattolicesimo contribuirono alle ostilità che oppose il regno longobardo al vescovo di Roma. Con Gregorio Magno si può notare che il regno della Chiesa voleva espandersi ( i territori imperiali erano periferici e mal gestiti), Gregorio utilizzò il ricchissimo patrimonio vescovile per agire come tutore dell’intera comunità. Gregorio aveva una prospettiva pienamente politica e definì forme di equilibrio contrattando con i Longobardi; nonostante questo, la sua a ermazione come vertice politico dell’Italia centrale determinò la persistente ostilità con il dominio longobardo. [CRESCITA E FINE DEL REGNO] Re Rotari (636-652) estese il dominio longobardo verso alcune terre che erano rimaste imperiali (Liguria e veneto) e avviò la trasformazione delle strutture interne del regno, indebolendo il potere ducale e dando una nuova capacità di governo al re. La scrittura delle leggi, l’editto di Rotari, fu parte di questo processo di ra orzamento regio. La scrittura delle leggi è la ripresa di un modello tipico romano; non si tratta di una passiva trascrizione delle consuetudini, ma di un’azione innovativa, di cui Rotari si proclama autore. L’editto pone in piena evidenza l’inviolabilità del re e identifica il popolo longobardo come l’insieme di persone sottomesse allo stesso re. L’editto è un’azione che serve nel presente e infatti descrive la condizione attuale del popolo: era una società impoverita, in larga parte rurale, in cui l’unico fondamento di ricchezza era la terra, era un mondo dominato dall’élite militare. Nella penisola araba tardoantica convivevano due grandi gruppi: le popolazioni urbane di città attive sul piano commerciale e le tribù nomadi di pastori. In questo quadro era riconoscibile la centralità di la Mecca per le sue funzioni commerciali e per il culto di Ka’ba. Muhammad nacque a la Mecca nel 570, iniziò nel 612 la sua opera religiosa come inviato di Dio, incaricato di declamare la parola divina di una fede monoteista. Da questa idea deriva il Corano (libro sacro dell’islam contenente le dirette parole di Dio). La predicazione di Muhammad costituiva una minaccia per i potenti clan della Mecca, che nel 622 lo costrinsero a fuggire a Medina  Egira. Lo spostamento cambio le prospettive politiche, avviando un’organizzazione attorno al Profeta di una comunità politico-militare a base religiosa. Nel 630 Muhammad rientrò alla Mecca e nel 632 alla sua morte la religione islamica aveva assunto un ruolo guida della città e della penisola. La coesione ideologica permise l’unita politica e la possibilità di un’azione militare di espansione territoriale. Sotto la guida dei primi cali i gli Arabi cancellarono l’Impero persiano e ottennero dei territori dell’Impero bizantino e della Palestina… L’azione politico-militare dei cali i fu però segnata da fratture legate alla successione a Muhammad. Tre posizioni: - Sunniti : si rifacevano alla sunna, la tradizione, il cali o doveva essere scelto dagli anziani, all’interno della tribù di Muhammad. - Sciiti: seguaci di Alì, che davano importanza alla discendenza familiare, e quindi si doveva scegliere all’interno della famiglia del Profeta. - Kharigiti: il cali o doveva essere scelto unicamente per merito. Nel 661 con l’uccisione di Alì (4 cali o), prevalse l’orientamento sunnita con la dinastia dei Omayyadi, che conservò il potere fino al 750. Il cali ato aveva una doppia natura: da una lato il carattere etnico come dominio degli arabi sulle altre popolazioni, dall’altro un carattere religioso come dominio dei mussulmani sui non credenti. [CRISI E RIORGANIZZAZIONE DELL’IMPERO A BISNZIO] Alla fine, dell’8 secolo L’impero d’Oriente subì glie e etti dell’a ermarsi di due nuove dominazioni: L’Islam e l’impero carolingio. Da ora possiamo chiamarlo impero bizantino, poiché perde la sua visione universale, inoltre si indebolì per: gli scarsi successi militari, pressioni sui confini di popolazioni ostili, perdita di denaro per pagare l’esercito e tensioni religiose. Un nuovo momento di rottura fu rappresentato dal movimento iconoclasta (distruzione delle immagini religiose e non riconoscimento dei santi) e della sua a ermazione alla corte imperiale. Nel 730 Leone 3 vietò la venerazione delle immagini sacre, mettendo Bisanzio in contrapposizione con la cristianità occidentale e con i monasteri (che contenevano tali immagini per il popolo). Possiamo veder nell’iconoclasmo la volontà di rivendicare il ruolo dell’imperatore come centro assoluto della società bizantina. L’orientamento iconoclasta di Bisanzio fu un elemento di allontanamento tra la chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, e indusse i vescovi di Roma a individuare nel regno franco un protettore più a idabile. [LE ARTICOLAZIONI DEL MONDO ISLAMICO E BIZANTINO] Nel 750 gli Omayyadi furono deposti da una nuova dinastia, gli Abbasidi, che rimasero al potere fino al 13 secolo. Segnarono un mutamento importante spostando la capitale a Baghdad: il cali ato perse le caratteristiche arabe per diventare un dominio islamico privo di connotazioni etniche. Nella penisola iberica, con un principe omayyade, nacque l’emirato di al-Andalus. Il principe seppe coordinare una popolazione molto varia (aristocrazia araba + truppe del Nordafrica + popolazioni locali convertite e non) che gli permise di a ermarsi come una delle maggiori potenze europee del 10 secolo. Nel frattempo l’impero si rinforzò: la dinastia dei basilidi realizzò un ampliamento dell’impero , con l’a ermazione del diretto controllo imperiale sulle nuove terre e costruirono una rete di fedeltà e legami politici e spirituali con le dominazioni confinanti. Tra Roma e Costantinopoli continuano le divisioni teologiche e a subire maggiormente queste pressioni furono gli Slavi (popolo frammentato e vario). Le diverse dominazioni slave si orientavano verso il cristianesimo, che o riva un riferimento religioso forte, un modello di organizzazione e gerarchia della società e una nuova legittimazione del potere regio come di derivazione divina. CAPITOLO 5 – SOCIETA’ E POTERI NEL X SECOLO I territori compresi nell’impero carolingio nel 10 secolo (età post-carolingia) prendono percorsi divergenti ( i diversi regni sviluppano dinamiche politiche specifiche), ma coerenti (linee di tendenza comuni). [I MUTAMENTI DEI POTERI COMITALI] L’impero crollò perché mutò la natura interna, in conseguenza della divisione in regni distinti e per un cambiamento dei comportamenti politici dell’aristocrazia e delle chiese. Le incursioni non furono la causa della caduta dell’impero, ma la conseguenza. Quello costruito da Carlo Magno era un rapporto fondato sullo scambio tra servizi e redistribuzione. Nella secondo metà del 9 secolo, la capacità di redistributiva del re andò in crisi, le espansioni territoriali di Carlo Magni erano ormai finite (no nuove terre e bottini). I re avevano bisogno dell’aiuto degli aristocratici avendo però meno risorse con cui ricompensarlo, per cui furono disposti a cedere alle loro richieste: ciò che più desideravano era la stabilità, poter conservare a lungo la propria funzione e poterla trasmetterla in eredità. All’inizio del X secolo, la lunga durata delle cariche e la loro trasmissione ereditaria, favorirono il radicamento delle dinastie nelle regioni governate: la famiglia comitale acquisiva terre, fondava chiese stringeva legami matrimoniali all’interno del distretto che governava. Nel corso del X secolo un ulteriore elemento di diversificazione del territorio fu la formazione dei poteri vescovili sulle città. Gli u iciali regi si concentrarono sui propri possessi fondiari nelle campagne, indotti dalle concessioni regie in favore dei vescovi (discontinuità del controllo dei conti). [INCURSIONI DI SARACENI, UNGARI E NORMANNI] La crisi del potere carolingio alla fine del 9 secolo, fu prima di tutto una crisi della capacità imperiale di controllare militarmente i territori e lasciò campo libero a conquiste, incursioni e saccheggi. I popoli protagonisti furono: Normanni (Scandinavia), Ungari, Saraceni (pirati mediterraneo). La conflittualità interna ai regni di Germania e Italia fu una grande opportunità per gli Ungari: permise loro di saccheggiare chiese e città mal difese, e o rì la possibilità di combattere per i potenti locali, ben spesati. All’inizio del 11 secolo le scorrerie finirono , si avviò la conversione degli Ungari al Cristianesimo e l’Ungheria divenne un regno alleato con la Germania. Lo sviluppo degli scambi via mare aveva stimolato la mobilità dei Normanni. Nei primi decenni del 9 secolo fecero piccole incursioni di rapina, nei secoli centrali le incursioni crebbero di scala e importanza, fino a quando negli ultimi anni si trasformarono in insediamenti stabili all’interno dei regni inglesi e a nord del regno franco. I normanni furono i soli a trasformare la propria azione militare in stanziamento permanente e in dominio politico. Anche in questo caso si avviò un processo di assimilazione politica e culturale, i Normanni si convertirono al cristianesimo. L’espansione normanna/vichinga ebbe un esito importante su una scala territoriale più ampia, ta il 10 e 11 secolo il mare del nord divenne un mare normanno. [IL POTERE DEI RE] In questa fase scomparve l’attività legislativa regia, ma la loro capacità di azione non deve essere sottovalutata: conservarono una relativa centralità politica grazie alla loro capacità redistributiva. Constatazione attiva: i poteri locali erano autonomi e nelle mani dei signori, ma il regno era cmq in grado di legittimare e promuovere gli sviluppi politici locali. La crisi port carolingia corrispose a una profonda ridefinizione della funzione politica del potere regio, fondata su alcuni caratteri comuni a tutti i regni: quadri territoriali più piccoli, un potere fondato sui rapporti con l’aristocrazia, una ridotta capacità di condizionare chiese e dinastie, modalità d’azione diverse tramite interventi specifici sulle singole realtà locali. L’impero carolingio si articolò in 4 regni: Germania, Italia, Francia e Borgogna. - La Borgogna fu la struttura politica di minore durata: una crisi dinastica iniziata con la morte di Rodolfo 2 (933) aprì la strada ai re di Germania per a ermare il loro patronato e controllo sulla Borgogna. - Per l’Italia una data chiave fu l’888, la morte di Carlo il Grosso, l’ultimo carolingio ad aver riunito nelle sue mani l’intero impero. Il periodo fu segnato da conflitti politici complessi e violenti, con diversi potenti che si contendevano il trono (opposizione tra le maggiori famiglie dell’aristocrazia italica). - In Germania si impose un principio elettivo, per cui il nuovo re viene scelto dal consiglio dei duchi ( questo principio elettivo si scontra con il principio dinastico. Nel 911 (morte di Ludovico ultimo re carolingio) fu scelto come re uno dei grandi duchi, Corrado di Franconia. Principale nemico di Corrado fu Enrico di Sassonia, che diventò re nel 919. Il dominio dei re di Sassonia ampliò i propri orizzonti: sottomise il regno di Lotaringia e conquistò il regno d’Italia (attuata dal figlio Ottone 1). Solo successivamente Ottone nel 961 venne incoronato imperatore. Da questo momento si definì un quadro istituzionale che si mantenne stabile per il resto del medioevo: l’impero costituito dall’unione dei regni d’Italia e di Germania. La dinastia degli Ottoni prende il controllo dell’aristocrazia ducale: la loro forza sta nella sistematica occupazione delle diverse sedi ducali per mezzo di membri del loro stesso gruppo parentale. La fondamentale continuità che segnò il potere degli Ottoni subì un mutamento rilevante sotto Ottone 3 , che pose al centro della propria ideologia la nozione di “Rinnovamento sacerdozio non contaminabile con atti carnali), necessità di un vertice della chiesa libero da condizionamenti esterni. [PER UNA RIFORMA DELLA CHIESA] Una spinta importante venne dai vescovi, impegnati nella riorganizzazione della propria diocesi e nella difesa dei beni ecclesiastici. Gli esperimenti di vita comune del clero e l’attenzione alla difesa del patrimonio delle chiese cattedrali, contribuirono a ricostruire un apparato istituzionale delle chiese locali, che vedeva i vescovi porsi come guide della società. L’imperatore si pose come garante della riforma della chiesa in generale  Enrico III fece deporre i 3 papi romani e impose come candidato un membro della sua curia: Clemente II. La simonia era un peccato grave e sacrilegio che riguardava la vendita o l’alienazione i cose sacre e cariche ecclesiastiche  assurda pretesa di valutare con un metro umano un oggetto assolutamente invalutabile come lo spirito santo. La vendita elle cariche si riferiva a una pratica assai di usa in età carolingia: donare beni o denaro alle autorità laiche o ecclesiastiche nel momento in cui si riceveva una carica importante. Un secondo campo di tensione si creò intorno al celibato el clero. Se si accedeva al sacerdozio dopo il matrimonio, la situazione el prete sposato rimaneva in sospeso, in un limbo di tolleranza. Ancora più di uso era il concubinato, ovvero la semplice convivenza con una donna al di fuori del matrimonio. In vari concili (Reims e Pavia) queste attività vennero denunciate pubblicamente, condannando alcuni vescovi e spingendo altri a confessarsi spontaneamente. I patarini (riformatori) portarono avanti la riforma coivolgendo il popolo e convincendolo a non rivolgersi più ai chierici che commettevano questi peccati, la riforma diventò violenta. Anche il papa si contrappose ai patarini, perché con le loro parole svalutavano la natura divina dei sacramenti che potevano essere “macchiati” dalla persona fisica del prete. Doppia natura ell riforma: da un lato le spinte verso una religiosità più vicina al messaggio evangelico da parte dei fedeli laici che richiedevano un clero più puro; dall’altro questi interventi dei laici che erano sempre più spesso respinti dalle istituzioni ecclesiastiche come indebite intrusioni nei dogmi della fede. Il papato riformatore di Roma, sotto al protezione dell’imperatore, doveva ra orzare il suo primato: verso l’esterno per una polemica contro il patriarca di Costantinopoli ( che segno uno scisma definitivo tra la chiesa ortodossa e cattolica) e verso l’interno perché il papato doveva essere difeso dai suoi stessi pretendenti. La rottura delle due chiese fu un atto importante per l’auto rappresentanza del papato: fornì argomenti a favore alla tesi dell’unicità della Chiesa di Roma come guida alla cristianità e ra orzò la convinzione che solo il vescovo di Roma fosse depositario dell’eredità di Pietro. [IL MOMENTO DEL CONFLITTO – IL PONTIFICATO DI GREGORIO VII] Sotto il governo di Gregorio VII si raggiunse la fase di massimo conflitto tra la Chiesa di Roma e i poteri laici ed ecclesiastici dell’impero. Il suo programma prevedeva un inquaramento della società e dei poteri laici ed ecclesiastici in una gerarchia unica con al vertice il pontefice di Roma  era in gioco l’autonomia delle chiese episcopali. Davanti alle ripetute ostilità dei vescovi ribelli, Gregorio attaccò la base del potere politico dell’episcopato, ovvero l’investitura di benefici. Gregorio cambiò il significato dell’investitura, condannando l’intervento dei laici come intromissione indebita nelle cose sacre ( i re prima avevano il potere di scegliere il candidato e dotare un vescovo i beni materiali). Gregorio VII rivendicò per la chiesa un’onnipotenza senza rivali, una centralità riconosciuta da tutti in virtù del prestigio assoluto dell’u icio papale. Lo mostra il documento “Dictatus Papae” : una lista di 27 tesi che elencavano i poteri riservati solo al papa come guisa spirituale e politica della Chiesa. Gregorio ed Enrico IV usarono tutti gli strumenti a loro disposizione per delegittimare, scomunicare e deporre il proprio avversario. Nel concilio di Worms Gregorio VII fu deposto dai vescovi riuniti sotto l’impero, in virtù della funzione regia di tutela della Chiesa. Nel sinodo romano del 1076 fu invece scomunicato e deposto Enrico IV. Egli rispose deponendo Gregorio ed eleggendo un nuovo papa, Guiberto: il re dipendeva solo dalla volontà di Dio (e non del papa) che gli aveva a idato il compito di difendere la cristianità. Nel concilio di Roma Gregorio scomunicò e depose nuovamente l’imperatore. Enrico scese a Roma insediando Guiberto e facendosi nominare imperatore. Gregorio, assediato, fu salvato dai Normanni, divenuti ora fedeli del papa. Da questi scontri entrambe le autorità universali ne uscirono fortemente indebolite. Era chiaro a tutti che il dissidio non poteva essere risolto con un atto di separazione violenta delle sfere spirituale e temporale. I due piani dovevano coesistere: si doveva tener conto sia della profonda implicazione politica dei vescovi, sia della natura sacrale del loro potere spirituale. A Worms nel 1122 si decise che: al papa spettava l’investitura religiosa e all’imperatore l’investitura dei regalia. [PREESE UNIVERSALI E DEFINIZIONE ISTITUZIONALE DELLA CHIESA] Il papato aveva trovato una soluzione al conflitto ma ne era uscito fortemente indebolito sul piano politico. Il papa di Roma si presentava alla fine dell’XI secolo come un’istituzione nuova, un centro di potere spirituale e politico in grado di condizionare poteri locali e anche la politica dei regni europei. L’idea della cristianità stava diventando universale: la salvezza delle anime era il fine della Chiesa e con questo obiettivo ottenne un nuovo popolo/esercito che coincideva con tutti i fedeli. Un insieme di fedeli sudditi sottoposti alla chiesa di Roma in virtù dell’adesione alla fede cattolica. La crescita della complessità istituzionale della Chiesa andava di pari passo con la lenta costruzione di un sistema di inquadramento dei fedeli. L’intensa produzione normativa della Chiesa nei decenni della riforma si nutriva di un ampia e capillare attività dei concili provinciali della chiese cristiane. Dal “Decreto” di Graziano  Lo sviluppo di un ceto di giuristi esperti di materie ecclesiastiche fu un evento cruciale per la storia della Chiesa, perché sempre di più l’organizzazione delle istituzioni ecclesiastiche fu sottoposta a regole giuridiche. Da questo emerse la necessità di un ra orzamento della gerarchia interna alla Chiesa. Il vescovo era il responsabile del clero cittadino e delle parrocchie di campagna e giudicava le cause ecclesiastiche della diocesi. I papi avevano cercato di creare una rete di controllo sui vescovi locali, attraverso propri rappresentanti che gli riferivano gli esiti dei conflitti e dei giudizi. Negli ultimi anni del XII secolo si a ermò una nuova procedura giudiziaria per perseguire i reati del clero: l’inquisitio ex o icio. L’inchiesta partiva dalla “fama”. Per i giudici un delitto notorio creava uno scandalo, che allontanava i fedeli impedendogli la salvezza. Il papa riusciva a imporsi sui vescovi perché aveva il potere di giudicare le cause che li riguardavano. Nelle varie diocesi europee si iniziò la costruzione di nuovi edifici collettivi per ospitare il clero cittadino, chiamate “canoniche”, che adottarono la regola di sant’Agostino. Si trattò di un processo a due facce: da un lato un ordine gerarchico imposto dal papato, dall’altro una di usione di istituti diversi sparsi in tutta la società cristiana. Il risveglio della vita religiosa coinvolge anche la nascita di nuovi ordini monastici: - L’ordine cistercense (Francia) predicava un ritorno alla vita delle origini fatta di preghiere ascesi e duro lavoro manuale come penitenza e disciplina dell’anima. Nati per abitare luoghi deserti, i cisternesi divennero in breve tempo dei colonizzatori e dei grandissimi proprietari terrieri (grazie alle donazioni dei devoti). L’ordine cistercense produsse uomini di potere come vescovi e papi, promosse crociate e campagne di repressione all’eresia. - Anche i certosini cercavano l’isolamento e il ritiro dal mondo, inseguendo l’ideale del deserto (dove la solitudine era l’unica dimensione di vita). I certosini elaborarono un modello misto tra l’eremitismo e la vita comune del modello cenobitico. Erano escluse attività manuali, contatti esterni, ma anche attività di carità e apostolato presso i laici. [L’INQUADRAMENTO RELIGIOSO DEI LAICI] Nella complessa costruzione dottrinale e giuridica della Chiesa del XII secolo, ai laici aspettava un ruolo passivo, di fedele obbediente. Anche nel Decreto di Graziano veniva ribadita la di erenza fra la natura regale dello stato clericale, libero dai legami mondani, e quella popolare dei laici. I laici venivano visti come ostili al clero, per questo era necessaria una protezione giuridica dell’ordine clericale. La sottomissione dei laici alla pratica della confessione fu uno dei principali strumenti impiegati dagli uomini di Chiesa per inculcare l’obbedienza nella coscienza dei fedeli. Lo sviluppo di una complessa contabilità dell’aldilà si riflette nei testamenti dei laici che oltre agli eredi donavano qualcosa alla Chiesa, per assicurarsi la celebrazione delle messe e il passaggio della sua anima verso il paradiso: prese forma così una nuova economia religiosa. La pretesa di dominio assoluto degli uomini di Chiesa sul popolo laico si scontrò con numerose forme di vita religiosa considerate eretiche. Le eresie erano le idee, le dottrine e i comportamenti che negavano la missione universale divina della Chiesa. Questi movimenti attaccavano la Chiesa in quanto istituzione, la sua funzione di dispensatrice del potere di salvare gli uomini, non la dottrina cristiana in se. Eretici divennero tutti quelli che rifiutavano la mediazione della Chiesa, rivendicando un rapporto diretto con Dio e lo Spirito Santo. Eretici furono definiti tutti quelli che rifiutavano di obbedire ai precetti della Chiesa. Gli eretici, quindi non erano un anti-chiesa o antistituzionali, semplicemente non volevano sottostare a tutti gli obblighi della Chiesa. Diverso era invece il caso delle sette dualistiche conosciute con il nome di catari. L repressione fu violenta e colpì veramente migliaia di persone classificate eretiche: un semplice sospetto era su iciente a portarle a giudizio davanti al vescovo per discolparsi pubblicamente. CAPITOLO 2 – LA GUERRA, LA CHIESA, LA CAVALLERIA [LA SACRALIZZAZIONE DELLA GUERRA] Dala fine del X secolo l’assenza di una forte autorità centrale era stata avvertita dagli ecclesiastici come un pericoloso vuoto di potere, un elemento di disordine che liberava una violenza incontrollata. Nell XI secolo alcuni vescovi tentarono di frenare questa violenza, di incanalarla verso un uso legittimo della forza, sottoposto al controllo etico degli uomini di Chiesa. Sulla Questo rapporto che si andava a istaurare aveva tutte le premesse perché si evolvesse in un rapporto di sottomissione. I castelli sono gli edifici che il nostro immaginario associa al medioevo e al potere signorile: Il castello rappresenta un passaggio dal processo che permise di trasformare la superiorità economica dell’aristocrazia in una forma di dominio sulla società circostante. Se il regno non proteggeva i suoi sudditi, questi la dovettero cercare dove la potevano trovare: nelle città ci si raccolse attorno ai vescovi, nelle campagne furono i grandi possessori fondiari ad avere le risorse e l’interesse a costruire un piccolo apparato militare. Per questo attorno ai castelli si sviluppò un processo di coinvolgimento e sottomissione della popolazione, che voleva la protezione che il castello garantiva e per ottenerla si legava al signore. Due erano gli ambiti in cui i fedeli al signore (cavalieri) dovevano esercitare la propria forza: da un lato combattere i potenti vicini, dall’altro minacciare gli stessi sudditi per ottenere i loro pagamenti e la loro obbedienza. Per coordinare queste bande armate i cavalieri si servivano dei legami vassallatici. Questo legame era basato sulla coesione (sistema di solidarietà personale basato sulla fedeltà) e sulla gerarchia (superiorità del signore nella relazione). Il vassallaggio era quindi sì una piramide, ma ancora meglio una rete di legami clientelari non tra pari. [LA FORMAZIONE DEI POTERI SIGNORILI] Il punto di partenza è rappresentato dalla struttura del potere in età carolingia, fondata sul controllo legato al re e ai suoi u iciali a cui spettava la giurisdizione su un territorio ampio e abbastanza uniforme. Il punto di arrivo è la divisione del territorio in distretti in cui i confini si restrinsero e presero rilievo, in questo modo i signori potevano avere un controllo concreto sul loro territorio. L’attenuarsi della capacità regia di controllo lasciò maggiore spazio all’iniziativa autonoma delle dinastie di conti e marchesi, così come avvenne per l’insieme dell’aristocrazia. L’esito di questo processo fu una società rurale organizzata attorno a una moltitudine di dominazioni signorili che condividevano la capacità di unire poteri di matrice diversa: ai tradizionali rapporti di dipendenza economica e personale che univano i contadini ai grandi proprietari terrieri, si erano aggiunte le concrete protezioni armate e giurisdizioni e imposte di tradizione pubblica. [CHIESE POTENTI E CHIESE PRIVATE] Le fonti scritte si sono tramandate fino a noi solo attraverso le chiese e i loro archivi, inoltre le chiese furono le principali sedi di riflessione politica e di elaborazione di modelli di ordine sociale. Le chiese erano centri di grandissimo addensamento fondiario: i laici donavano le proprie terre alle chiese per garantirsi le preghiere dei chierici per la salvezza eterna. Inoltre questi patrimoni non subivano il processo di frammentazione causato dalle divisioni ereditarie e poiché il diritto canonico vietava alle chiese di vendere i propri beni. Le chiese facevano le stesse cose delle dinastie: usavano le terre (in concessione determinata) per legare a se contadini e cavalieri, ma lo facevano con mezzi maggiori visto che avevano più terre da redistribuire. Un altro elemento importante era rappresentato dall’immunità: una larga esenzione fiscale e una tutela dei beni della Chiesa.  agevolazione Erano molte le chiese private: enti religiosi fondati e controllati da una dinastia o da un’altra chiesa, con lo scopo di o iciare i culti destinati ai laici e portarle anche nei piccoli villaggi. Le ragioni di questa azione signorile (costruzione della chiesa) sono diverse: - la chiesa era il centro della vita sociale, il luogo di riunione  l’atto di costruire e proteggere una chiesa era un modo per il signore di impadronirsi di uno dei centri simbolici della società locale. - Il signore così garantiva un accesso al sacro I monasteri privati nacquero con un diverso intento. La funzione dei monaci era quella di pregare, prima per compiere il loro percorso di ascesi, e poi per la salvezza ultraterrena dei propri benefattori. Per un laico, fondare un monastero era un modo per ottenere importanti benefici spirituali. Un monastero privato, inoltre, poteva avere una funzione di riserva patrimoniale sicura per se e per i propri discendenti. [PRODUZIONE E PRELIEVO IN UN’ETA’ DI SVILUPPO] Nel corso del XI secolo i contadini diventano sudditi. I signori erano in grado di controllare e icacemente i propri sudditi e operare un pesante prelievo: in assenza di un potere di controllo i signori utilizzavano la propria forza armata per sottrarre ai sudditi la maggior quantità possibile di prodotti e di denaro. Questa organizzazione serviva per far fronte alle spese enormi per il mantenimento delle fortificazioni, dei cavalieri e dello stile di vita aristocratico, comprese le concessioni ai suoi fedeli. Non si trattava di sperperare le proprie ricchezze, ma di usarle per costruire il proprio potere. Per sostenere queste spese i signori accentuarono la pressione economica sui sudditi, traendo vantaggio da una lunga congiuntura di crescita demografica ed economica. La composizione delle famiglie contadine cambiò: potevano fare più figli e mantenere una parentela più ampia; aumentarono i flussi migratori che alimentarono la crescita di nuovi centri di colonizzazione. Mutarono anche le condizioni di lavoro con un generale innalzamento della qualità degli strumenti tecnici a disposizione. Il sistema economico che aveva permesso questo balzo in avanti della produttività era inserito in un sistema politico di dominazione signorile: l’intento dei signori era quello di ottenere la maggior quantità possibile di ricchezze pe sostenere il proprio stile di vita e la propria azione politica. [L’INQUADRAMENTO DELLE POPOLAZIONI RURALI E L’AZIONE POLITICA CONTADINA] Al di sotto dei signori e dei loro vassalli, la maggioranza della popolazione delle campagne er composta da contadini, ma questa classe in sé era molto diversificata. La diversificazione del mondo contadino non si limitava al piano economico e assunse connotati più propriamente politici, grazie alla capacità degli stati superiori di entrare a far parte dei sistemi di solidarietà clientelare. E’ un gruppo che possiamo definire un’élite dal punto di vista economico e che manifesta una particolare capacità politica nei confronti sia dei vicini che dei potenti. Parliamo di comuni rurali per i casi in cui la popolazione di un villaggio si organizzava, agiva collettivamente sul piano politico e si dava una piccola struttura istituzionale. I comuni rurali ci permettono di cogliere la complessità della vita politica rurale, ci fanno vedere che il potere signorile era sempre contrattato, era l’esito del confronto tra signore e sudditi. I testi che meglio mostrano il funzionamento dei comuni rurali sono le franchigie: atti dove si trova per iscritto diritti e doveri, andando così a ridefinire le forme e i contenuti del potere signorile. Questa clausola evidenzia un accorso, un atto fondato sulla reciprocità degli obblighi; ovviamente non significa parità. L’esigenza dei sudditi era sempre quella di avere a che fare con un potere regolato e limitato, non un dominio esercitato secondo i capricci del signore. CAPITOLO 4 – LA CITTA’ NELL’EUROPA MEDIEVALE Nel corso del XI secolo si sviluppò una fitta rete di città in molte regioni europee. Per alcuni le città furono l’esito dello sviluppo economico e della formazione di una nuova classe di borghesi, i mercanti; per altri furono il frutto di iniziative signorili, e per altri ancora si formarono solo dopo una rivolta della popolazione urbana contro i poteri signorili. [LE BASI DELLO SVILUPPO URBANO] La città, sia come centro urbano, che come organo politico, è da intendere come un processo di trasformazione continua di più elementi materiali e culturali. Tre elementi da analizzare: - Il legame con il territorio  non esiste un territorio che non dipenda direttamente dai movimenti della popolazione e dai processi produttivi del territorio circostante. I dati demografici segnano un aumento della popolazione nelle campagne e dunque un aumento delle migrazioni e dell’attività agricola. Inoltre, le città non si mantiene da sola, il centro urbano conservò un rapporto constante e vitale con il suo territorio. - La capacità di trasformare le condizioni degli abitanti.  sia i vecchi residenti che i nuovi immigrati tendono a riconoscersi in un insieme sociale nuovo, che condivide diritti e doveri derivanti dalla comune appartenenza alla città. Li univa una comune aspirazione all’autonomia delle proprie attività economiche e per questo a un assetto generale di pace. - L’impulso dei signori territoriali alla promozione di centri urbani.  I cittadini ottennero la proprietà dei suoli abitativi e poterono così lasciare in eredità i loro beni urbani, creando una popolazione di cittadini indipendenti dagli oneri signorili sul suolo. È chiaro che queste concessioni facevano parte di un progetto di ra orzamento del potere locale. Le città europee avevano una natura istituzionale doppia: da un lato gli u iciali signorili che detenevano il controllo militare e la giustizia alta, dall’altro lato i giudici delle città e i consoli che rappresentavano la fascia della popolazione ammessa alla vita politica delle città (nuovi soggetti sociali ed economici che reclamavano un ruolo attivo nella vita politica). [LE CITTA’ TRA XII E XIII SECOLO: UNIFICAZIONE E DIFFERENZIAZIONE SOCIALE] In primo luogo le città furono riunite in un’unica realtà territoriale urbana, questo processo fu reso visibile dalla costruzione di nuove mura. Le mura comprendevano tutte le parti della città e tutta la popolazione doveva contribuire alla loro costruzione, le mura segnarono un confine più netto con il confine esterno. Lo sviluppo economico evidenziava le di erenze sociali. Se era vero che la città rende liberi, non tutti erano liberi allo stesso modo. La popolazione urbana nel XII secolo è percorsa da un inarrestabile processo di stratificazione sociale e di erenziazione in diversi gruppi. Il ceto dirigente fu costretto ad integrare gradualmente nuove famiglie di borghesi (solo quelle che avevano fatto fortuna con i commerci e avevano una certa fama). La città aveva delle rappresentanze, ma il suo sistema istituzionale non era rappresentativo, vale a dire che non rifletteva tutti gli stati sociali della popolazione urbana, ma solo la sua fascia superiore. CAPITOLO 5 – I REGNI E SISTEMI POLITCI EUROPEI FRA XI E XIII SECOLO Ci sono due fattori che hanno contribuito (oltre l’appoggio dei signori) al successo dei principali poli urbani europei: 1. Sviluppo di produzioni artigiane urbane= la produzione artigianale si basava inizialmente su botteghe a conduzione famigliare. Le attività artigianali erano quelle di prima necessità come edilizia, lavoro cuoio e alimentazione. Gli artigiani si riuniscono in corporazioni per eliminare le concorrenze interne. Sono poi i mercanti- imprenditori a investire nella produzione e nella commercializzazione. (Le città fiamminghe sono le prime ad entrare nell’ottica di “proto-industria” per la produzione di panni di lana) 2. Incremento scambi commerciali= aumento degli scambi con l’oriente e con regioni del continente euroasiatico. Si scambiano molte più merci attraverso rotta commerciale molto più ampia. Le spedizioni crociate aumentano il commercio pk si instaurano accordi commerciali con popolo arabo. Aumento di scambi con territori fiamminghi (in particolare con la Russia)  costruzione di una federazione intercittadina a carattere commerciale in difesa dei liberi scambi del mare del nord Nascita del mercato di denaro per passare da mercato interno e locale a mercato estero sono necessari grandi capitali di investimento. Nasce una élite-socioeconomica composta da grandi banchieri che si occupano della “cultura del rischio”, essi prestano soldi e chiedono interessi a seconda del rischio che c’è nel portare una determinata merca da un luogo all’altro. [TRASFORMAZIONE SOCIALE DELLE POPOLAZIONI URBANE] Lo sviluppo economico portò ad una stratificazione sociale molto evidente, c’è molta distanza tra ricchi e il resto della popolazione: ci sono i nobili antichi che vogliono mantenere ricchezze, i nuovi mercanti arricchiti, gli artigiani ecc. Nascita delle corporazioni: le corporazioni sono associazioni di mestiere che radunano i lavoratori secondo il tipo di mestiere, per garantire protezione e solidarietà lavorativa. Ma man queste associazioni richiedono rappresentanza politica nel momento in cui venivano prese decisioni economiche e fiscali.  le reazioni a queste spinte furono di erenti a seconda del luogo. man mano durante il 300 aumentarono i seggi nei consigli municipali riservati alle corporazioni di mestiere. Creazione di istituti scolastici e università per gli stati intermedi della popolazione (membri delle corporazioni) in quanto essi vogliono acquisire riconoscimento economico usando la scuola come strumento di ascesa sociale. Aumentano le tensioni interne tra strato artigianale e mercantile/imprenditoriale (prima insieme nella lotta per la libertà e per il riconoscimento) finché non si separano del tutto in due sistemi di gerarchie. 1. Divisione delle professioni in strati di erenti 2. Classificazione delle persone all’interno di uno stesso mestiere a seconda delle funzioni svolte: da livelli alti di attività artigianale con possibilità di entrata in élite cittadina a mestieri umili in cui gli uomini sono senza diritti reputazione e rappresentanza. CAPITOLO 6: I REGNI E I SISTEMI POLITICI EUROPEI (XI E XIII) Lungo il 12 secolo i re esistevano in Europa ma avevano un potere limitato in quanto tutto il resto intorno stava acquisendo autonomia (signorie di castello/città..), per questo i re non devono fare altro che adattarsi alle realtà circostanti (opportunismo politico). LIMITI DEI REGNI TRA XI E XII SECOLO] Debolezze strutturali dei poteri monarchici: 1. Dinastie deboli: le dinastie regnanti si costituiscono ancora sul terreno di alleanze matrimoniali tra le grandi famiglie aristocratiche. Per questo motivo uno si trovava ad essere re anche di un territorio molto distante da dove viveva. Una volta che le alleanze familiari cambiano tutto crolla. 2. Quadri territoriali mobili: cambio continuo di territori in pochi anni a causa di alleanze e matrimoni. 3. Gerarchia feudale incompleta: i re non hanno controllo di tutte le signorie in quanto queste hanno obblighi e diritti diversi a seconda del signore di riferimento. Il re esercita potere sui vassalli che a loro volta hanno vassalli minori che non però non giurano fedeltà al re ma solo al loro signore vassallo. 4. Assenza di burocrazia: non c’è un vero apparato di funzionari pubblici. I grandi u ici regi sono in mano della nobiltà alta che circonda il re alternando ostilità e favore. Gli u ici regi devono contemporaneamente servire il re e mantenere le loro azioni di governo.  Non si parla tanto di regni ma più di principati a tendenza egemonica in quanto i regni non hanno un e ettiva supremazia politica ( ci sono i poteri regionali in gioco) [L’IGHILTERRA DOPO LA COQUISTA DEL DUECENTO] Guglielmo il conquistatore , duca di Normandia, sbarca in Inghilterra nel 1066 e sconfigge nella battaglia di Hastings il re appena eletto--< invasione veloce che provoca ribaltamento delle istituzioni normanne: sostituzione delle elitè anglosassoni con quelle normanne mantenendo alcune vecchie consuetudini inglesi: - Ripresa delle shires= il regno di Inghilterra era diviso in circoscrizioni di origine militare/fiscale chiamate shires che erano assegnate a u iciali pubblici chiamati ealdormen. Ci sono poi circoscrizioni minori che sono formate da gruppi di dieci famiglie. Le assemblee dei villaggi trattavano temi fiscali ma soprattutto giudiziari--< la pace ela giustizia erano necessarie per queste forme di autogoverno Guglielmo si fa incoronare sotto nomina di difensore delle chiese e dei diritti dei cittadini ma dura ben poco Aumento di tensione interna i baroni normanni chiedono a Guglielmo i territori in possesso dei aristocratici inglesi e autonomia politica e controllo su quei territori, il re deve mantenere anche il rispetto dei diritti di possesso dei suddetti ma al re è necessario appoggio de baroni normanni Attuazione di strumenti di governo congeniali: 1. Creazione di “giustiziere”= Guglielmo nomina in uk un viceré che assume tutti i poteri in assenza del sovrano 2. Creazione di “sceri i”= prendono il posto dei conti e sono u iciali pubblici che si occupano di amministrare la giustizia e di controllare le finanze di ogni shire 3. Cerca di conservare il diritto dei liberi uomini a mantenere le proprie cose contro le prepotenze die baroni . 4. Tutte le terre date ai baroni sono sottoposte a concreti obblighi di fedeltà militare nei confronti del re  Istaurazione di una gerarchia feudale inglese che va dai re ai contadini basata sul possesso del feudo ossia di terre su concessione regia in cambio di obbligo militare ( ci sono alcune terre che però nn sono concessioni regie ma sono di proprietà ereditaria) Creazione del “Domesday book”( il libro del giorno del giudizio)= censimento di tutte le terre e uomini e potenziale economico dei beni- guglielmo è a conoscenza di chi può contare per aiuto militare e di quante tasse devono pagare le persone. Analisi del rapporto tra sudditi e baroni - Enrico I cerca di mantenere rapporto con i sudditi per porsi vs barono. Al momento della sua elezione emana la “carta delle libertà” in cui promette ai sudditi, eccessivamenti oprressi a livello fiscale, un ritorno alle vecchie consuetudini ossia quelle prima dei Normanni Dopo la morte di Enrico I si susseguirono varie lotte dinastiche portarono al ra orzamento dei baroni che tentano di acquisire le cariche pubbliche più alte e il compito degli sceri i Enrico II = rinascita della monarchia--< sposa Eleonora d’Aquitania creando cosi una dominazione internazionale in cui la Normandia si unisce all’Aquitania e all’Inghilterra. Prendono forma le istituzione monarchiche inglesi che diventano il motore del regno. Per connettere i sudditi alla moanrchia crea due sistemi istituzionali: 1. Sistema fisso = giustiziere ( ministro delegato dal re in sua assenza)+ curia regia ( composta dai grandi del regno sia laici che ecclesiastici che devono esprimere consenso alle decisioni del re)+ Scacchiere ( responsabile d finanze pubbliche) 2. Sistema mobile= insieme di giudici itineranti che amministrano l’alta giustizia per conto del re nelle singole contee. Si aggiungono poi i “dodici uomini saggi” che sono uomini incaricati di giudicare i colpevoli e tenerli in custodia fino all’arrivo dei giudici regi itineranti - Estensione della protezione regia agli eredi dei vassalli dei feudi maggiori in modo tale che i feudi minori sono trasmessi per via ereditaria e non sono più soggetti all’arbitrio dei signori - Creazione di un esercito nazionale per la difesa del regno a cui devono obbligatoriamente partecipare tutti gli uomini liberi del regno. Gli uomini devono vestirsi con un armamento che varia a seconda del proprio reddito. - Utilizzo delle inchieste= forma di conoscenza collettiva delle situazioni del regno. Funzione strettamente politica: distinguere ricchi e poveri/baroni e sudditi e controllare comportamento degli aristocratici Crisi del regno= lotte dinastiche tra i figli di Enrico II ossia Riccardo e Giovanni Senzaterra. Nel 1214 Giovanni Senza terra viene sconfitto a Bouvines in Francia---i baroni obbligarono Giovanni Senza terra a firmare la “Magna carta” ossia un documento in ui si limitava il potere regio con ampie concessioni al popolo. Le limitazioni erano di carattere fiscale e feudale: il re Il figlio di Federico I ossia Enrico VI sposa Costanza d’Altavilla erede del re dei Normanni ( presenti nel regno di Sicilia) e i due concepirono Federico II . Federico II è imperatore ossia re di Germania e Italia ma anche re del regno di Sicilia che era stato conquistato dal padre. [IL REGNO DI SICILIA] I cavalieri normanni erano sbarcati nell’Italia meridionale per vendersi come mercenari ai longobardi per le guerre vs bizantini e lotte interne. Man mano essi si stabilizzarono in modo egemonico ma sparso—l’aristocrazia militare normanna agiva in modo violento e creò signorie di castello. Dopo un po' di anni si mise a capo del regno di Sicilia (Sicilia, Campania e Calabria) la dinastia Altavilla che seppe a rontare la dinastia bizantini e il rapporto imperatore-ciesa in crisi cercando di prenderne favori.---Ruggero di Altavilla ottenne dal papa il titolo di legato apostolico con il quale potà controllare le istituzioni ecclesiastiche. Essi assumono il modello di governo musulmano: molto accentrato e basato su minuzioso controllo economico e politico-istituzionale. Ruggero II, figlio di Ruggero I , fu riconosciuto come re dal papa in cambio di riconoscimento di dipendenza vassallatica verso la chiesa di Roma.  tutto questo fece incavolare i baroni normanni in Italia Il regno normanno non era di per sé un regno feudale in quanto non ci sono mai state concessione di terre in feudi né una gerarchia di fedeltà nei rapporti tra l’aristocrazia e il re Il documento “feudale “ più importante è il “Catalogo dei Baroni”: censimento di tutti i cavalieri normanni del regno e del loro potenziale militare-fiscale ossia di quanti soldati un barone normanno poteva armare in caso di guerra. I baroni normanni non erano così felicimolta instabilità  Base economica della monarchia sfruttamento del “demanio” ossia le terre di dipendenza regia. Applicazione di nuove forme di sfruttamento contadino. A controllare ci sono gli u iciali regi e non i baroni  Base legislativa della monarchia conquista di egemonia politica in tutti i territori del regno. Tentativo di controllo dei baroni normanni su piano fiscale e giudiziario tramite obblighi di fedeltà militari e limitazione di prerogative giurisdizionali dei baroni [LA SUCCESSIONE IMPERIALE E IL REGNO DI FEDERICO II] Federico II ereditò il regno di Sicilia ( x madre) ma il titolo imperiale era più complicato--- lotta di successione Federico II vs Filippo di Svevia e Ottone di Sassonia. L’arbitro è il papà che nel 1220 consacrò imperatore Federico II Regno di Federico II= Germania, Italia e Sicilia Focus Italia e Sicilia --- ra orzamento del controllo politico dei suoi domini incrementando gli u iciali pubblici. Recupero dei beni in mano ai baroni tramite un atto legislativo= i baroni devono presentare tutti i privilegi che gli erano stati concessi precedentemente Emanazione di atto legislativo “Liber Augustali”: il sovrano su mandato divino deve mantenere la giustizia sulla terra Scontro con il papato  Concilio di Lione: deposizione dal trono da parte del papa Focus Germania—Federico risiede davvero poco in Germania, quindi, fa fatica a controllare i domini e deve cercare di non far nascere ribellioni vs di lui. Nel momento in cui fu incoronato Imperatore egli emanò un atto con il quale lasciava ampie autonomie alle chiese in Germania, quindi, finì per perdere controllo e successivamente furono riconosciute le stesse autonomie anche ai principi tedeschi.  Federico II muore e il papa chiama il francese Carlo d’Angiò della famiglia degli Angioni per far soccombere la dinastia degli svevi (il compito dei sovrani di quest’epoca non è quello di esercitare un controllo capillare e diretto sui vari territori locali ma quello di mantenere un clima di ordine e controllo nei rapporti del regno ossia quelli tra re e aristocrazia militare e u iciali pubblici e con contadini e con popolo ecc. il re fa conto sulle fedeltà dei territori e non sui territori) Strumenti monarchici per promozione di funzioni regie 1. Diritto feudale: il re è senior sui principi che sono sui vassalli e che a loro volta hanno dei loro vassalli. 2. Feudi patrimoniale: i feudi sono ormai patrimoni dei vassalli e vengono trasmessi per via ereditaria. Il re controlla questi feudi 3. Funzionari di corte e u iciali locali= governano i regni assoggettati su mandato del re. All’inizio questo ruolo era svolto dai vassalli nobili poi si passa a non nobili di ceto sociale medio 4. Balivi= collettori locali del fisco regio che curavano la raccolta delle tasse 5. Costruzione culturale dell’immagine del sovrano come punto di riferimento non solo politico CAPITOLO 7: CITTA’ E COMUNI NELL’ITALIA DEL BASSO MEDIOEVO [NASCITA DEL COMUNE CONSOLARE] Meta del XI sec: è un caos capire chi governa le città italiane  le città sono delle collettività senza capo che si autogoverna Figure italiane: 1.I conti passano dalle città ai loro possessi nel contado 2.Funzionari minori del conte----pochi diritti economici da condividere con il vescovo 3.Vescovo è la figura di riferimento delle città e ha anche diritti pubblici di concessione regia ma non è un funzionario pubblico. Il vescovo è un grande signore feudale che ha vassalli con cui mantenere una clientela stabile. Tra tutti questi il popolo deve cercare equilibrio - Numerosi conflitti interni il “publicum” ossia la sfera pubblica è un insieme di gruppi sociali diversi da coordinare Parte alta della città:  Giudici : necessari per i governi cittadini  Élite economiche : mercanti/cambiatori/prestatori  Vescovo: gran signore e mediatore di pace che risolve conflitti Parte bassa: abitanti senza qualifiche sottoposti a vescovo e vassalli ma che si fanno sentire come “corpo collettivo” nelle assemblee pubbliche - Creazione di un istituzione : “ il consolato” istituzione che si occupa del governo urbano; è formato da max. 12 membri che si riuniscono nel palazzo del vescovo ( dipendenza ecclesiastica) e che spesso provengono da famiglie del vescovo; la carica dura un anno e la nomina è elettiva in quanto veniva eletti dal “concio” ( organo elettivo della città, assemblea generale dei cives) - “consiglio cittadino”= gruppi di un centinaio di persone che a ianca i consoli nelle scelte più importanti. Politica “parlamentare”: con il principio di maggioranza essi contestano/eleggono operato dei consoli. Eletto dagli stessi cives ---< fondamento di libertà delle città italiane e legame diretto città e istituzione ( patto di natura politica bilaterale) Questa libertà delle città italiane portò alla maturazione di una nuova istituzione pubblica ossia il COMUNE che si occupa “di ciò che è comune”. [LE FUNZIONI DEL GOVERNO] Fine XII e inizio XIII: le città vanno incontro a sfide importanti aumento demografico, ampliamento di zone abitate, inserimento sociale dei nuovi arrivati, ampliamento di spazi di partecipazione politica. - La creazione di “tribunali cittadini” (giudici e notai) per mantenere la giustizia ordinaria: creazione di “corti comunali” aperte a tutti in cui si va ad esporre lamentele e ottenere giustizia. - Il mantenimento dell’istituzione comunale: è necessario che non solo il contado (chi viveva nel territorio del conte nelle campagne) ma anche i cittadini delle città paghino tasse ordinarie per il mantenimento del comune cittadino. (prima solo quelli del contado pagavano tasse ordinarie, i cives nelle città solo straordinarie) - Legame con il contado: le istituzione comunali vogliono che la loro superiorità politica sia riconosciuta anche nel contado sia sul piano militare che economico. Nel contado ci sono i signori che a volte decidono di partecipare alla vita cittadina e a volte danno in concessione i castelli. Si creano inoltre alcuni centri chiamati “Villefranche” in cui il comune fa risiedere gli abitanti del contado che non vogliono sottostare ai signori e a loro vengono concessi privilegi: sono considerati cives anche se non vivono in città ma dipendo a livello rurale al comune ( rimangono fuori dalla rete comunale alcuni principati signorili con i loro territori sottomessi) Città dominanti: - “repubbliche marinare”= predominio di Venezia,Genova Pisa sul mare - Supremazia politica ed economica e commerciale di Milano - Bologna prima università nonostante le varie di erenze ogni città ha stessa forma di governo e di rappresentanza con stesse regole ossia il comune -- nasita di movimenti religiosi ( ordini mendicati) come quello dei “predicatori” e dei “minori”. Essi si pongono come intermediario tra la chiesa e le richieste dei laici -- condanna di ogni tipo di eresia da parte degli ecclesiastici per difendere la Chiesa dai ribelli. Si arriva a assimilare come eresia religiosa anche l’eresia politica La chiesa del papa: apogeo e crisi del papato Concilio Lateranense—riforme e innovazioni istituzionali: 1. A ermazione come ordinaria di procedura inquisitoria vs chierici= tutti i membri ecclesiastici sono gerarchicamente sottomessi al potere papale Una volta che un chierico è circondato da una fama negativa per aver commesso peccati gravi egli viene processato dalla chiesa al fine di papare i culo alla chiesa davanti ai cittadini 2. Obbligo di scrittura di atti giudiziaria 3. Obbligo di sacramenti: confessione una volta all’anno e eucarestia-/matrimonio in chiesa-- chi non lo fa non entra in chiesa 4. esclusione di tutte le forme eterodosse di religione non accettate dalla chiesa 5. ideologia giuridica= sviluppo dell’apparato burocratico ecclesiastico tutto concentrato sulla figura del papa che è il solo ad avere pteri decisional il papa passa da essere “vicario di Pietro” a “vicario di Cristo”---< si sottolinea il carattere divino della carica che non puù allora ssere messa in discussione da alcuna istituzione terrena infallibilità papale--< il papa da una parte ha un potere ordinario ossia è vincolato dalle leggi, d’altra parte in caso di difendere il bene della chiesa il papà ha potere assoluto. ( il limite è sottile) sono i papi che eleggono e che spostano di città i vescovi--- contrasti tra il papa e vescovi. Nascita del “conciliarismo”: corrente politica che a erma superiorità del concilio sul papa 6. diritto della chiesa= nuovo diritto della chiesa alla cui base ci sono i “decretali” ossia lettere pontificie scritte dal papa in risposta a domande di abati o vescovi. Queste lettere assumono carattere generale diventando leggi spazio d’azione della chiesa: - finanziario= arrivo di decime alla chiesa da parte di tutto il mondo cristiano - giuridico= al papa arrivano inchieste che solo lui può giudicare - [NUOVE FORME DI RELIGIOSITA’ MONASTICA: GLI ORDINI MENDICANTI] nascono nuovi modi di vivere il messaggio cristiano----> ordini mendicanti= modello di vita vicino alla povertà del vangelo che si basa sulla rinuncia ai beni, sul lavoro comune e sulla carità. Essi non sono monaci ma frati e la predicazione pubblica nelle piazze. Ad essi è a idata l’Inquisizione vs l’eresia 1. Predicatori ( domenicani)= movimento fondato da Domenico , un canonico spagnolo, che conduce la lotta vs eresia in Francia Meridionale che era invada dai “catari”. I catari era dei cristiani che rifiutavano i poteri sacramentali della Chiesa e le sue ricchezze legate ai rapporti signorili. Domenico vestito in modo umile e senza scarpe dimostra che uno stile di vita povero non è in contraddizione con la fede nella Chiesa che è troppo spesso giudicata “falsa”. Il movimento fu riconosciuto dal papa e furono redatte delle Costituzioni in cui venivano messe a punto le regole del movimento. Caratteristico era il fatto che per entrare nell’ordine era necessaria una formazione culturale universitaria ed essi dovevano dedicarsi allo studio una volta anche divenuti frati 2. Minori (francescani) = movimento fondato da Francesco d’assisi che propone un nuovo modo di lettura evangelica. Nel Testamento Francesco scrisse che la sua conversione è iniziata con all’avvicinamento ai lebbrosi---- idea di base: il volto di cristo lo si incontra soprattutto nell’emarginazione e negli ultimi. Approvazione papale della regola francescana: vita di massima povertà, lavoro manuale per sfuggire all’ozio, vestirsi con una tunica e i punti chiave ( eucarestia,penitenza,obbedienza,povertà). Di usione in Italia centro-settentrionale. Importanza dell’eucaristia e penitenza: Gesù ti entra dentro. Ad una certa Francesco di toglie dal ruolo di guida della comunità e chiese al papa di nominare un cardinale dell’ordine e fu fatto. Negli ultimi anni della su avita Francesco si dedica al misticismo del movimento e si ritira su un monte in cui riceve in dono le stimmate di cristo ( segni della corporeità di cristo) --- figura di santità. Successiva “sacerdotilizzazione” dell’ordine= inserimento dei francescani nella istituzione ecclesiastica tramite l’inserimento nell’ordine di soli già chierici. Cominciano a formarsi spaccature all’interno dell’ordine (es. spirituali) in quanto alcuni contestavano l’introduzione dei francescani nelle dinachime di potere di governo e della chiesa  Successo degli ordini mendicanti: i frati mendicanti ( predicatori/minori) ebbero molta pressa sulla popolazione in quanto loro stessi provenivano da ceti medi-urbani quindi erano a conoscenza delle dinamiche e delle situazioni interne alla popolazione Modello di predicazione “per esempi”= brevi storie che presentano un singolo aspetto della vita religiosa dei fedeli in modo narrativo; utilizzo di linguaggio volgare; semplificazione di temi religiosi. Maggior male in assoluto è la superbia= la pretesa di decidere da soli il proprio destino e di modificarsi da soli la propria condizione sociale con mezzi non ottimali – rimedio: umiltà e penitenza pk ci rendono sottomessi solo a Dio Importanza della confessione: passaggio necessario per la salvezza. Si compie analisi dei peccati in basi ai casi specifici (es. stato sociale, età ecc)--- creazione di manuali di confessione. La confessione entra in una dinamica di “processo giuridico” a cui il fedele era sottoposto tramite la figura del prete Tutti i movimenti dovevano essere strutturati e approvati dalla istituzione ecclesiastica [LA REPRESSIONE DELL’ERESIA : I MENDICANTI E L’INQUISIZIONE] Nel momento in cui l’Inquisizione fu istituzionalizzata dalla chiesa entrano a parteciparvi anche gli ordini mendicanti. Parte dell’inquisizione italiana è in mano ai demonicani e parte ai francescani Classificazione degli eretici: - Ribelli= rifiuto alla conversione - Relapsi= ritorno al loro credo dopo pentimento - Fautori= intralcio della inquisizione - Sospetti= no fedeltà alla chiesa Impostazione poliziesca= si fanno nei villaggi “inchieste collettive” in cui si accusano a torto o a ragione abitanti. Per scoprire e colpire le reti dei sospetti ( Il problema non è la dottrina ma la rete sociale intono alla dottrina eretica). . vengono poi prelevati e accusati singolarmente gli eretici. Il fine dell’inquisizione non è l’uccisione degli eretici ma il loro pentimento e inserimento nelle fede corretta. Chi non si converte viene condannato a morte/sequestrato de beni/ distruzione della casa. Gli inquisitori seguono ordini delle autorità laiche [USO POLITICO DELL’ERESIA: RE E PONTEFICI] La lotta all’eresia divenne una vera e propria strumento politico--- accusa di eresia: accusa di lesà maestà. Usarono eresia come strumento politico sia i poteri laici che la chiesa stessa. Cambio di nozione di “potere politico” 1. Analisi del rapporto tra Federico II e il papato- Federico II appoggia la Chiesa nella lotta vs eretici e comincia ad accusare come eretici anche i sovvertitori della monarchia ossia i comuni ( la monarchia era voluta da Dio). Nel momento in cui Federico II rompe con la chiesa ( concilio di Lione) egli fu accusato e perseguitato dalla Chiesa come eretico--- “crociate della chiesa vs l’eretico” 2. Episodi di Filippo IV re di Francia - Conflitto con Bonifacio VIII= La chiesa vuole difendere la immunità da esenzione fiscale e non vuole che i chierici vengano sottoposti a giustizia politica imperiale. Bonifacio è molto potente e acculturato dal punto di vista giuridico ed è stra contro principi laici mentre Filippo vuole rendersi indipendente dalla Chiesa. Filippo si oppone e inizia lo scontro--< Ria ermazione del potere assoluto della Chiesa su quello imperiale.( Caso di mix tra idee teoretiche e politiche imperiali). Poi Filippo manda cancelliere in Italia e impedisce a Bonifacio di emanare bolla di scomunica. - grande crisi del papato medioevale= due processi da parte del re di Francia : nel primo Bonifacio viene accusato di nefandezze sessuale/rapporto con demoni/idee eretiche e nel secondo si accusano i templari francesi pk essi costudivano il tesoro regio e nel momento in cui Filippo necessitava soldi per spedizioni militari essi non glieli hanno dati ( il re in quanto protettore della fede doveva difendere la religione da questi eretici). Autorità politica come protettrice dell’ordine del mondo voluto da dio. [LA CHIESA E IL PERIODO AVIGNONESE] Il papa e la sua curia sono esiliati ad Avignone (Francia) per volontà del re di Francia Filippo quindi non riescono a governare la situazione in Italia. In questi anni ad Avignone la Chiesa si sviluppano però da un punto amministrativo innovazione centralizzatrici: registri pontifici, controllo legati e sviluppo contabilità Declino politico= il potere temporale aveva vinto su quello spirituale Il papato torna poi a Roma ma il nuovo papa italiano fu respinto dai francesi: una parte d’Europa sosteneva papa romana e l’altra parte il papa francese.--< non cè più unità religiosa nei regni europei e viene messa in discussione la istituzione pontificia -------< Concilio di Costanza ( 1414-1418): fine dello scisma con elezione di solo martino V pieno controllo su attività imperiale e sono autonomi a livello giruidizionale nei loro territori ( link. Bolla d’oro by Carlo IV) --- la guida è nelle mani del collegio degli elettori che si pone al di sopra della figura dell’imperatore in quanto essi possono sia eleggerlo che deporlo Il ducato d’Austria è sotto l’impero e in competizione per la corona imperiale cè la famiglia ducale ( non elettrice ) degli Asburgo che però chiede anche autonomia di Austria dall’impero. Rodolfo IV d’Asburgo riesce a farsi riconoscer l’autonomia del ducato di Austria e assume stesso ruolo dell’imperatore. Rodolfo fu fermato dall’imperatore Carlo IV. Alla fine gli Asburgono salgono al titolo imperiale con Massimiliano I che fonda il nuovo impero “asburgico” ( no germanico) Dieta di Worms (1495): Massimilano D’asburgo tenta di creare un tribunale imperiale che possa agire in modo uniforme su tutto l’impero imponendo una tassa unica--- non funziona  L’impero rimane diviso in imperatore e principi ( aquila a due teste simbolo) Nuovi obbiettivi dell’impero Asburgico 1. Espansione verso i territori dell’est in mano ai pagani: Boemia,Ungheria e Polonia- ci sono un botto di connessioni tramite matrimoni sia tra loro tre sia tra loro e personaggi europei. Questi tre paesi passano il tempo ad unirsi e a dividersi. Tutti e tre i paesi sono dotatai di istituzioni rappresentative molto forti (Dieta/Stati Generali) che sonola manifestazione di stati semi-indipendenti sottoposti ad una nobiltà molto forte Bipartizione della nobiltà - Livello alto: arbitri indiscussi della vita politica ( grandi magnati, cavalieri,atifondisti) - Livello basso: pccola e media nobiltà legata alla nobiltà maggiore Sovrano: controllo formale della politica sovralocale, quasi del tutto assente ma il regno vive lo stesso Paesi scandinavi dinastie monarchiche molto deboli . unione delle corone di Norvehia,Danimarca e Svezia Stato ottomano Nel fianco orientale dei regni prende valenza l’entità statale musulmana sotto gli Ottomani. Capitale Bisanzio. Lo stato ottomano comprende la Tracia,Anatolia ed Europa sud -orientale. Campagna di unificazione politica e militare della varie tribù nomadi realizzata dalle elitè delle tribu turco-ottomanne. Spinta a fare una guerra santa verso l’Occidente e il mediterraneo. 1453: caduta di bisanzio e conseguente fine del dominio bizantino. Proccesso di unificazione politica e religiosa di tutta la regione per mano degli ottomani. Il dominio degli ottomani era un ostacolo per i regni europei e contro di questi cominciarono a svolgere crociate. Le crociate furono vinte dall’impero ottomano sotto al sultano. [IL CASO ITALIANO] Nel Trecento in Italia si assiste a processo di ricomposizione e di divisione delle realtà cittadine /comunali ---< mancanza di coordinamento centrale superiore Aree politico-territoriali principali 1. Stati generali principeschu - Ducato di Savoia: comprende Saovoia e Piemonte - Stato dei Visconti : il più forte ed esteso. Si pongono come i restauratori dell’ordine e come i salvatori della città dilaniata dalle lotte civili. Nascita di un nuovo linguaggio politico che ha come parole chiave la pace e la tranquillità e non il “bene comune” come obbiettivo ultimo. I visconti pretendo un potere quasi regio tanto che sono spesso visti come usurpatori: il potere viene concesso dal popolo al re liberamente . Nel 1395 Gian Galeazzo fu nominato principe il duca dei visconti divenne un ducato. I - Stato della Chiesa: le pretese territoriali del papa furono disconosciute dai signori delle varie città e dei territori. Assenza papale--> creazione di signorie autonome Dominazioni signorili che necessitano di delega dal basso Gli stati regionali si creano con graduale acquisizione di blocchi di città e territorio in cui ci sono signori che patteggiano con il signore Ristrutturazione delle corti centrali: costruzione di una burocrazia centrale - il signore crea un rapporto tra il centro e le comunità urbane e e rurali del dominio. Es : il governo centrale si assicura il controllo sulle decisioni polotiche attraverso l’invio di magistrati esterni che a iancano i consigli comunali Uso dell’investitura feudale--< i principi legano a se le signorie locali e n questo modo essi riconoscono i poteri signorili ma nello stesso tempo i signori riconoscono la superiorità politica dei principi. Titti questi rapporti sono coordinati dallo Stato centrale che si slega da tutte le vicende famigliari dinastiche 2. Regimi repubblicani - Repubblica di Venezia: Verona,Vicenza,Padova e Treviso. Sistema di governo condiviso= ordine locale a idato alle aristocrazie cittadine e rettore veneziano in città. Costruzione di vasti domini coloniali a carattere commerciale—venezia come potenza economica commerciale che porta a enormi giri di a ari sviluppo di oligarchia finanziaria bilanciata: a capo del govern cè un doge che è eletto a vita ma che non ha pieno controllo sulla vita pubblica dei veneziani. Il doge è solidale in rapporti internazonali e porta gli interessi della popolazioni cittadina veneziana. - Repubblica di Firenze: Pistoia,Arezzo e Pisa. Processo d distacco dei contadi dalle città madri e a idati a governatori in castelli provenienti da firenze ( podestà). La repubblica funziona molto bene e ha molti soldi grazie alla creazione di “Monte delle prestanze”= il comune aveva da tempo chiesto prestiti in denaro alle città ora i comuni non ridanno indietro ai cittadini le monete direttamente ma ripaga i cittadini sotto forma di interessi nel tempo L’obbiettivo è la stabilità dello stato che finisce per coincidere con una grande famiglia rappresentativa—es. medici con cosimo: egli dimostra come sia possibile che esista un signore anche in una repubblica. Cosimo goerna la città di firenze tramite fitte reti di rapporti fmigliarmi e amici che posizione illegalmente nelle varie cariche dello stato. Il destino della città diventa anche il destino della dinastia--- regime repubblicano a dimensione personale ( paradosso) - Repubblica di Genova Geneva come grande polo coloniale commerciale 3. Regioni meridionali monarchiche - Regno di Sicilia : prima è sotto Angioni poi però cè ribellione e sale al potere il re di Aragona. Gli aragonesi valorizzano molto le realtà locali ( città e baroni) legandole molto allo Stato e lasciandgli molti spazi di autonomia--- indobolimento della figura regia ---< creazione di centri che non riconoscono il re - Napoli : sotto Angioini. Guera di successione dinastica che scoppia tra gli Angiò di Provenza e Angiò re di Ungheria. Interviene il re di Aragona che vince sugli angioni e unisce il regno di napoli al regno di sicilia ----Il meridione è aragonese ---- Analisi del rapporto tra aragonesi e i baroni: la dinastia aragonese lascia molte libertà amministrative e giurisdizionali ai baroni e alle comunità cittadin: i baroni amministrano la giustizia e le città riscuotono le tasse. Si vengono a creare all’interno del regno molti stati regionali semi-indipendenti. Nelle menti dei re tutte le concessioni erano revocabili ed erano date in funzione del governo del regno--- equilibrio precario  Pluralità di città indipendenti le uni dalle altre  Competizioni tra i vari stati italiani – grande debolezza e instabilità politica italiana Fine 400: invasioni straniere francesi e spagnole del territorio italino che causano rottura degli stati principeschi CAPITOLO 3: società politiche del basso medioevo. Un processo di integrazione conflittuale Realtà politiche del XV secolo a. Monarchie = elaborazione di una una ideologia regia ( il re è separato dalla Corona--- il re può morire ma la corona ossia il regno continua ad esserci) e creazione di un costoso apparato burocratico che estende il controllo capillare su tutto il territorio. b. Società locali= corpi politici la cui esistenza dipende dall’esistenza stessa del re ossia non può esserci un corpo politico che conti senza che ci sia un regno. Eleggono i rappresentanti nei singoli luoghi/fanno proposte al re/votano le decisioni. Esse erano assemblee rappresentative fino ad un certo punto in quanto in prima fila vi erano li aristocratici il cui obbiettivo era fare qualcosa a loro vantaggio. [IMMAGINI E IDEOLOGIE DEL RE] L’ideologia si sviluppò sia sul piano rituale della rappresentazione sia su quello giuridico- istituzionale - Ingresso dei giuristi = entrano a far parte delle corti europee anche i giuristi ossia uomini laureati all’università che hanno un pregressa carriera nell’amministrazione regia. Il diritto diventa scienza necessaria per le fondamenta del regno. - Forme del potere regio Processo di aristocratizzazione della società- nel XV sec i membri dell’alta aristocrazia fanno parte di organi come Parlamenti, Diete e Stati Generali che si impongono sul resto della società. Queste aristocrazie sono una realtà chiusa e ben definita. Nelle campagne le aristocrazie esercitano il loro potere privando i contadini dei loro territori privati e facendoli lavorare come braccianti tramite contratti sui territori dati loro in concessione  si crea una massa di persone “ non proprietarie” che non ha proprietà e che ha solo il lavoro come risorsa economica. Queste persone sono a rischio povertà quindi si crea carità istituzionalizzata per far fronte ai bisogni delle face più povere della popolazione creando anche così gerarchie sociali. [CRISI E RISTRUTTURAZIONE DEI RAPPORTI SOCIALI NELLE CAMPAGNE] Il basso medioevo inizia con acuta crisi produttiva ed economica dovuta a carestie/pressioni fiscali/numerose guerre Peste del 1348= la peste arriva da navi orientali e si di onde nelle città e nelle campagne europee. Peste come punizione divina che punisce l’umanità per i suoi peccati. Umanità disperata e indifesa. La popolazione si dimezza rispetto al secolo precedente ( soprattutto le fasce più povere e basse del popolo). La parte della popolazione che era rimasta in vita doveva pagare le tasse anche per le persone decedute o migrate pk le tasse erano calcolate su un numero fisso di abitanti. [LA TRASFORMAZIONE DEL MONDO DEL LAVORO IN AMBITO URBANO] Molti contadini scappano dallo sfruttamento delle campagne e si trasferiscono nelle città in quanto la città dava nuove possibilità di vita. i contadini passavano da essere contadini ad artigiani e questo generavamo molta instabilità- legislazione urbani verso i nuovi cittadini: leggi restrittive e limite alla circolazione dei nuovi arrivati, obbligati a pagare anche loro gli estimi urbani , limitazione di partecipazione alle cariche pubbliche per mantenere lo status delle città I contadini che si sono trasferiti nelle città forniscono la manodopera salariata al mondo artigianale. Il ceto artigianale è diviso in gerarchie di mestieri e di funzioni--- questo processo di diversificazione si accentua. Si creano due canali di reclutamento e di formazione dei lavoratori artigianali 1. Giovani apprendisti= figli di maestri e futuri maestri, già in possesso di una bottega 2. “i salariati”= formazione limitata, senza mezzi, condizione simile a quella servile Le cooproorazone divennero realtà chiuse e limitate a pochi maestri che superano un esame di icile- aumento del salariato mobile: i lavoratori non trovano più occupazioni stabili quindi sono spinti a lavorare in mondo instabile per pochi giorni o sett come braccianti in delle botteghe. Poca possibilità di radicamento e ascesa politica e sociale --- riemersione di antica di idenza vs arti manuali= cattiva reputazione verso chi non ha un lavoro stabile dunque vende le proprie braccia in modo contingente per ricevere un salario divenendo così come un mercenario . vendere il proprio corpo abbassa la qualità e la dignità della persona. Queste persone non hanno possibilità di ascesa sociale ed economica rimangono cioè immobili ---< artigiani come “cittadini imperfetti” I ceti dirigenti urbani limitano l’accesso dei lavoratori meno abbienti alle istituzioni cittadine---< per essere membro non devi appartenere a certi mestieri e devi avere un tot di reddito Post peste del 1348--- muore un sacco di gente e rimangono ben pochi artigiani che quindi sono molto richiesti. Questo porta ad aumento dei salari egli artigiani e miglioramento delle loro condizioni di vita che sono malviste dai loro capi bottega---< leggi dei blocchi dei salari= le autorità pubbliche limitano accrescimento dei salari degli artigiani e riportano il valore dei salari a quelli prima della peste. Queste normative però non limitarono l’aumento dei salari Rivolte degli artigiani nelle campagne e nelle città sollevazioni di gruppi di artigiani uniti che si appoggiano a qualche esponente della borghesia mercantile Crisi delle campagne--- gli artigiani guadagnano di più ma i contadini devono pagare di più per i beni lor necessari pk i prezzi si sono alzati. Punti comuni alla rivolte= il punto centrale è il tema fiscale—si assiste a trasformazione del prelievo pubblico secondo cui ora le tasse le pagano solo le campagne mentre i regni della aristocrazia sono esentati da esse ( spostamento del flusso di denaro dal basso all’alto)/diminuzione del valore monetario/utilizzo improprio delle tasse prelevate da parte dello stato. Le classi lavoratrici non erano per forza povere ma tuttavia lo potevano diventare con molta facilità “ jacquerie”= movimento francese contadino che si rivolta vs i loro signori che sono accusati di non difendere i territori dalle scorribande dei nemici e di aumentare i prelievi Rivolta dei Ciompi= rivolta italiana portata avanti da lavoratori salariati del tessile chiamati Ciompi che si ribellano per poter avere rappresentanza interna alla politica. Vogliono portare in politica un programma di riforme importanti. Essi riescono a formare un governo. [POVERTA’ E SSISTENZA] Per a ronta questa povertà alcune realtà tardomedievali hanno messo in atto aiuti caritatevoli e assistenza organizzata volte alla redistribuzione delle donazioni ai poveri della città Varie forme di povertà: 1. Poveri volontari: chi sceglie di essere povero per questioni teologiche ( es. francescani) 2. Poveri meritevoli: coloro che sono poveri da sempre ma si impegnano per trovare un occupazione 3. Poveri oziosi: coloro che sono poveri da sempre ma non cercano lavoro e sperperano le elemosine  le istituzioni ecclesiastiche scelgono chi sono i poveri da aiutare e sono loro che amministrano la carità pubblica I poveri “di cristo” da aiutare sono le donne soggette a varie situazioni di debolezza o instabilità economica e i bambini orfani . solo gli uomini di chiesa sanno valutare cosa è superfluo e cosa non lo è per il bene comune Sviluppo di ospizi, ospedali che si devono occupare di assistere i poveri. Queste istituzioni ricevono le donazioni ed elemosine da parte delle collettività più facoltose. Lo sviluppo di una concezione teologica secondo cui l’avidità è la virtù in negativo per eccellenza pk l’accumulo di beni impedisce lo scambio economico. Le istituzioni laiche devono mettere in comune le ricchezze della città per distribuirle in modo caritatevole ai bisognosi. I poveri successivamente dovranno compensare l’attenzione ricevuta con una attività lavorativapolitiche di riutilizzo a basso costo di una forza lavoro altrimenti inattiva. Creazione di “monti”= istituzioni pubblici creati su capitali messi in comune con scopi morali e con alla base valori cristiani. Specializzazione su particolari categorie di persone: alcuni si occupano di questioni di sostentamento economico mentre altri sono creati per aiuto delle donne Sono le élite economiche che governo la politica economica della città quindi sono loro che tengono in mano anche le istituzioni caritatevoli. Facevano parte delle élite economica solo poche persone, solo poche persone potevano ricevere una carica onorevole ossia solo quelle capaci di stare in una istituzione. La grande nobiltà viene riassorbita nelle cariche dello stato tramite nuovi incarichi militari che assicuravano anche l’esenzione fiscale. Equilibrio = La nobiltà accettava la figura e la superiorità del sovrano ma chiede di condividere una parte dell’amministrazione del regno ossia di essere riconosciuta Anche alcune parti della borghesia urbana stabilizza la sua presenza negli u ici centrali e nell’amministrazione locale regolano i flussi economici di scambio in quanto essi gestiscono la politica fiscale delle città scegliendo come distribuire le tasse in quale quantità e in quale persone  La nazione è tenuta in vita tra legami tra i vari esponenti delle società urbane: re/nobiltà/ borghesia urbana
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