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Stati Regionali in Italia: Guelfi, Ghibellini e Nuovi Stati Territoriali, Sintesi del corso di Storia Medievale

Il processo di formazione dei cinque stati dominanti in italia dal duecento al quattrocento, dai conflitti tra guelfi e ghibellini alla nascita di nuovi stati territoriali. Il testo illustra come le guerre portarono all'ampliamento dei conflitti, alla creazione di debiti pubblici e alla nascita di una burocrazia, e come milano, firenze e venezia si evolsero da città-comuni a stati regionali.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 28/01/2020

sara-tornello
sara-tornello 🇮🇹

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Scarica Stati Regionali in Italia: Guelfi, Ghibellini e Nuovi Stati Territoriali e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! CAPITOLO 28- GLI STATI REGIONALI IN ITALIA ●Prefazione: dopo la ricomposizione territoriale avvenuta soprattutto grazie alle città-comuni italiane i poteri sembravano diminuiti, -ma non del tutto-. Dalla fine del Duecento fino alla metà del Quattrocento si innescò quel processo di guerre che portò l’assetto italiano ad essere sostanzialmente modificato, ne uscirono vincitori cinque stati che assorbirono completamente (o quasi) tutti gli altri. ●28.1-guelfi e ghibellini: sin dall’epoca di Federico II i conflitti interni sembravano essere suddivisi fondamentalmente in due fazioni: schieramenti di guelfi (sostenitori del papa) e di ghibellini (dell’imperatore). Questi scontri coinvolsero nella loro orbita sempre più città e territori unendo forse per la prima volta la penisola italiana, a tal punto che qualsiasi evento politico, elezione di papa o imperatore si ripercuoteva in tutte la penisola provocando degli scontri locali. Nel meridione gli scontri si diffusero dopo la rivolta dei Vespri (1282), le regioni continentali rimasero in mano a Carlo d’Angiò, -sostenitore del papa-, mentre la Sicilia fu presa da un ramo della dinastia Aragonese che era nello schieramento ghibellino; a differenza dei guelfi, però i ghibellini non avevano un leader a loro interessato e con il passar del tempo finirono spesso per creare la loro asse d’opposizione solo contro i guelfi. La speranza di avere un imperatore che li supportasse sembrava essere fioca fino all’elezione di Enrico IV che dopo un iniziale momento in Germania, scese in Italia e volle essere incoronato a Milano unendosi ai ghibellini capitanati dai Visconti di Milano e gli Scaligeri di Verona, questi mano a mano che il conflitto continuava riuscirono a distendere il loro dominio territoriale su città anche limitrofe a Verona e Milano, -per cui i Visconti della Lombardia e gli Scaligeri delle città venete-. A Pisa e Firenze i ghibellini si imposero sulle milizie guelfe grazie alla spedizione dell’imperatore Ludovico il Bavaro (1327) che come la spedizione di Enrico IV ebbe lo scopo di consolidare i ghibellini, ma non di imporre una figura monarchica realmente interessata. ●28.2- i nuovi stati territoriali→guerra, finanza, burocrazia: l’ampliamento dei conflitti portò delle inevitabili conseguenze. Tra cui, il fatto che spesso i militari combattevano fuori dalle loro giurisdizioni e per questo man mano finì per cessare il reclutamento di uomini per territorio e ci si avvalse di mercenari, che ovviamente richiedevano un costo maggiore, e per riuscire a sostenerlo si inventò la nozione di debito pubblico: per cui gli aristocratici che avevano maggiori disponibilità economiche acquistavano titoli statali ottenendo rendite, oppure lo stato vendeva le cariche pubbliche (venalità delle cariche), anche queste fornivano delle rendite. Questi soldi permettevano allo stato di usufruire di due entrate: quelle interne (tasse) e quelle esterne (acquisti di cariche o titoli). Inoltre al fine di incrementare dunque la parallela burocrazia, fu necessario istituire più funzionari e formarli attraverso delle università create apposta; una di queste venne fondata a Pisa del 1361 da Federico II. Le varie città si trovarono costrette a dover fronteggiare problemi comuni e non più circoscritti al territorio. ●28.3-dal comune cittadino allo stato regionale-varietà dei modelli: Milano, Firenze e Venezia sono tre esempi dell’evoluzione dell’amministrazione dalle città-comuni. Milano dominata dai Visconti per il Quattrocento, riuscì a farsi strada nel circondario attraverso l’ottenimento di cariche particolari dall’imperatore, come quella di duca o di principe concessa a Gian Galeazzo Visconti, per la prima volta, definendo così la rottura con quel sistema ad assemblea cittadina, inoltre Milano si estese dal Piemonte all’Emilia, grazie anche ad un metodo che utilizzava spesso- ovvero, intercedere nelle città vicine che avevano bisogno di signori esterni che le guidassero-. Firenze, al contrario rimase più a lungo sotto l’organizzazione cittadina, fu dopo la rivolta dei ciompi che il potere decisionale fu ceduto solo ad una ristretta élite di famiglie. Grazie ad una grandissima quantità di danaro ricavata dai commerci, riuscì ad egemonizzare i banchieri, e le città circostanti. Nel corso del Trecento conquistò Pisa, Pistoia, Prato, San Gemignano, imponendo alle città conquistate nessuna autonomia politica o amministrativa, -sviluppando un governo centralizzato-. Venezia fu storia a parte: la creazione del Maggior Consiglio, il potere venne circoscritto a pochissime famiglie e la carica al consiglio fu estesa solo a coloro i quali ne avessero già fatto parte o erano stati direttamente nominati dal consiglio. Verso
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