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storia medievale - provero vallerani, Appunti di Storia Medievale

riassunto di storia medievale (parte terza- cap 1)

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 26/09/2022

Theodora_Mondo
Theodora_Mondo 🇮🇹

4.6

(7)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica storia medievale - provero vallerani e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Poteri locali e poteri regi tra l’XI e XIII 1.Le istituzioni della Chiesa e l’inquadramento religioso delle popolazioni fra XI e XIII 1. Per una riforma della Chiesa: vescovi, imperatori e papi nella 1° metà dell’XI sec Una spinta imp x una riforma della Chiesa nell’Europa medievale venne anche dai vescovi impegnati nella riorganizzazione delle loro diocesi. Riprendendo un linguaggio proprio della tarda età carolingia, che equiparava i beni delle chiese alle cose sacre, i vescovi del XI sec si impegnarono in una serie di <<recuperi>> delle sostanze e dei diritti dati in beneficio sui quali si era perso il controllo, o che erano stati usurpati dai laici. La difesa dei beni ecclesiastici era condotta anche sul piano culturale e ideologico: si ribadiva una concezione sacrale della funzione ecclesiastica, e quindi la necessità di rispettare i costumi da parte del clero diocesano. Gli esperimenti di vita comune del clero e una > attenzione alla difesa del patrimonio delle chiese cattedrali contribuirono a ricostruire un apparato istituzionale delle chiese locali, in grado di esercitare una vera funzione pastorale, che vedeva i vescovi come guide della società. In sta fase il papato fu sostenuto dall’imperatore Enrico III e dalla sua curia formata dai principali vescovi del rogno di Germania. Circondato da ecclesiastici di altissimo livello culturale, l’imperatore si pose cm garante di n processo di riforma della Chiesa in generale, estendendo sta azione di controllo anche al papato di Roma, allora in balia delle famiglie romane in lotta fra loro. Dopo tentativo di appoggiare uni dei 3 contendenti, Gregorio VI, l’imperatore fu spinto dai suoi consiglieri a sciogliere alla radice il nodo che soffocava la funzione pontificia: a Sutri, nel 1046, fece deporre i 3 papi e impose il vescovo di Bamberga, papa Clemente II → inizio di una lunga serie di papi tedeschi, tutti impegnati a diffondere una profonda riforma del clero, impostata soprattutto sulla lotta alla simonia e al concubinato del clero. La simonia era un peccato grave che riguardava la vendita o l’alienazione di cose sacre. La volontà di comprare o di vendere cose spirituali cn un mezzo materiale, il denaro. Era quindi condannata xke valutava cn un metro umano un oggetto invalutabile cm lo spirito santo. Il campo ideologico dello scontro verteva così sul potere di valutare le cose, di distinguere ciò che aveva un prezzo e poteva essere valutato da ciò che nn aveva un prezzo e nn poteva essere scambiato. Quindi le cose sacre – dagli oggetti alle chiese e le funzioni sacerdotali, erano senza prezzo. Bisogna ricordare che pagare x la carica era una forma di ringraziamento x chi l’aveva assegnata e di investimento x chi l’aveva comprata. X il partito riformatore quindi criminalizzare la simonia era un passo obbligato x riaffermare il valore sacrale della funzione sacerdotale, l’unicità della Chiesa e la necessità della sua funzione salvifica. Teologia, diritto e politica convergevano in sta opera di rifondazione delle istituzioni ecclesiali. Un 2° campo id tensione si creò intorno al celibato del clero. X buona parte del dell’alto medioevo, gli esponenti del clero potevano, in alcuni casi, avere una moglie: dp aver preso gli ordini nn era possibile sposarsi, ma se si accedeva al sacerdozio dp il matrimonio, la situazione del prete sposato si tollerava. Il legame matrimoniale era sacro e nn poteva essere sciolto senza commettere sacrilegio. Inoltre molti ecclesiastici si rifiutavano di scioglierlo solo x obbedire a un mandato moralistico dei riformatori privo di un saldo fondamento nelle Scritture. Ancora più diffuso era il concubinato (convivenza cn una donna al di fuori del matrimonio). Sta prassi fu severamente censurata dal partito imperiale e riformatore che dipinse a tinte fosche il clero cm corrotto → gran parte del clero indicato cm corrotto dai riformatori era altrettanto severo e impegnato nella lotta vs gli abusi locali; apparteneva xò al partito avverso ai riformatori e x questo fu accusato di ogni nefandezza. Ste pratiche furono condannate dal concilio di Pavia del 1046. Si ponevano così le basi di un primato del papa di Roma sulla sorte dei vescovi, che potevano essere rimossi x indegnità e immoralità. Le tensioni che interessavano le istituzioni ecclesiastiche nn riguardavano solo il vertice del papato, ma anche la base dei fedeli, chiamati spesso in causa dalle frequenti lotte fra vescovi di opposti schieramenti. Milano in particolare fu sede di un conflitto molto aspro tra i riformatori, chiamati patarini, e l’alto clero locale → lo scontro fu aperto dalla contestazione del clero corrotto da parte di un chierico del clero <, Arialdo, che riuscì a trascinare una parte di fedeli in una violenta sollevazione vs i preti giudicati indegni: prima vs i preti sposati o concubinati e poi vs quelli accusati di sodomia. I patarini tennero in sacco la Chiesa milanese x 10enni, contrapponendosi al clero >, cacciando i preti giudicati indegni dp aver confiscato i loro beni, e costringendo cn la forza gli ecclesiastici milanesi a giurare un <<editto di castità>> redatto da Arialdo. Anche dp la sua uccisione il movimento continuò, ricevendo l’appoggio dei papi riformatori che inviarono il vessillo di san Pietro a Erlembaldo, un nobile cavaliere che si era posto alla guida dei laici armati. Il radicalismo dei riformatori fu eccessivo sul piano politico e pericoloso sul quello teologico. Le mediazioni tentate dai pontefici romani fallirono, mentre le violenze vs le chiese suscitarono una reazione dell’alto clero milanese, che nn risparmiava un uso deciso della violenza armata. Gradualmente venne meno anche l’appoggio della Chiesa di Roma. In particolare la negazione del valore dei sacramenti impartiti dai preti indegni era una posizione ambigua, xke implicava una svalutazione della natura divina dei sacramenti che potevano essere “macchiati” dalla persona fisica del prete. Una visione così terrena del sacro nn era accettabile dal papato e fu condannata cm eresia pochi anni dp. La conclusione ingloriosa del movimento dei patarini mostra la natura contraddittoria della riforma: da un lato le spinte verso una religiosità più vicina al messaggio evangelico trovavano un appoggio presso i fedeli laici che volevano un clero più puro; dall’altro lato sti interventi dei laici, anche se mosse da buone intenzioni, erano sempre più spesso respinti dalle istituzioni ecclesiastiche cm indebite intrusioni nei dogmi della fede e cm minaccia all’autonomia del clero. Anche se in difetto, i chierici dovevano essere giudicati solo da altri uomini di Chiesa, non da laici; in ogni caso i peccati del clero nn intaccavano la natura divina dei sacramenti. La Chiesa, cm istituzione, doveva essere superiore e indipendente rispetto Parte della Chiesa romana NON era considerato cattolico. L’idea di Christianitas emerge da sto documento Cm un corpo compatto sotto la guida unica del papato. Mai il papato di Roma aveva definito in termini così perentori la propria superiorità politica nei confronti degli altri poteri laici ed ecclesiastici del tempo. Dei vari canoni che compongono il Dictatus uno in particolare pare essere stato inserito proprio da Greg: il potere di deporre l’imperatore. Dp la deposizione del vescovo di Milano, il simoniaco Goffredo, Greg aveva nominato cm unico vescovo legittimo Attone. Incurante di sta scelta, Enrico IV nominò invece il suddiacono Tedaldo, aprendo un contenzioso lunghissimo e molto violento, che coinvolse l’episcopato dell’Impero e i potentati laici del regno italico. Nei 2 anni seguenti infatti Greg e Enrico IV usarono tutti gli strumenti possibili x deporre, scomunicare il proprio avversario. Nel concilio di Worms del 24 gennaio 1076, Greg VII fu deposto dai vescovi dell’Impero. Nel sinodo romano del febbraio 1076 fu invece scomunicato e deposto Enrico IV. La risposta di Enrico fu ancora più audace: il re dipendeva solo dalla volontà di Dio (e nn del papa) che gli aveva conferito il compito di difendere la cristianità. Sulla base di sto rapporto cn Dio, l’imperatore doveva agire x liberare la Chiesa dal tiranno. Dalla sua Enrico IV aveva nn solo la forza militare ma anche il sostegno di una grossa parte dell’episcopato. Così elessero novo papa, Guiberto, che x circa 10 anni governò cm pontefice legittimo. Dp una tregua raggiunta cn la mediazione di Matilde di Canossa nel 1077 – Enrico chiese perdono e dp 3 giorni Gregorio lo concesse – il conflitto riprese più violento. Nel concilio di Roma del 1080 Greg scomunicò nuovamente l’imperatore. Enrico scese a Roma insediando Giuberto e facendosi incoronare imperatore. Gregorio fu salvato dai Normanni ma dovette abbandonare Roma. Lo scontro divise le chiese locali in partiti e sottopose le popolazioni urbane a un difficile esercizio di equilibrio tra fazioni del clero. Da sti scontri le 2 autorità uscirono indebolite; tra gli effetti del conflitto emerse il ruolo assunto dalle popolazioni locali: a condizionare la vita delle chiese furono le scelte prese dai laici nelle città e nelle diocesi dell’impero. Si affermò una nuova coscienza nei laici sull’importanza di intervenire, sulla natura e la trasmissione del messaggio religioso. X qnt riguardava le investiture i papi seguenti continuarono a sostenere la visione di Greg VII: tutte le investiture, senza distinzione tra <<spirituale>> di competenza ecclesiastica, e il <<temporale>> che poteva dipendere anche da donativi dell’imperatore. Il papa Pasquale II aveva raggiunto accordo cn i re di Francia e Inghilterra che rinunciarono a eleggere i vescovi cn anello e pastorale, limitandosi alla conferma dell’eletto. Ma in Germania le cose andarono diversamente → qnd il papa cercò un accordo nel 1111 cn Enrico V, in cui tutti i vescovi del regno dovevano rinunciare ai poteri temporali, furono gli stessi vescovi italiani e tedeschi a protestare vs ste decisioni tanto più che Enrico V aveva sconfessato il patto col papa. Pasquale II sospese allora l’incoronazione dell’imperatore, ma fi arrestato e poi dp 2 mesi prigionia riconobbe il potere del re di investire i vescovi. Questo sollevò altre proteste → Pasquale fu costretto ad annullare quest’ultimo privilegio e confermò la condanna di Enrico. Era chiaro che il dissidio nn poteva essere risolto cn un atto di separazione delle sfere spirituale e temporale dell’azione dei vescovi. I 2 piani dovevano coesistere: si doveva tener conto sia della profonda implicazione politica dei vescovi, sia della natura sacrale del loro potere spirituale. Così a Worms, Enrico V e papa Callisto II trovarono accordo che rispettava queste complesse relazioni fra sacro e profano: al papa spettava l’investitura cn l’anello e pastorale; al re l’investitura dei regalia cn lo scettro. In Germania le elezioni dei vescovi e abati erano fatte alla presenza dell’imperatore, mentre nelle altre parti dell’Impero veniva prima la consacrazione e dp 6 mesi l’investitura. 3. Pretese universali e definizione istituzionale della Chiesa Il papato aveva trovato una soluzione al conflitto ma ne ara uscito molto indebolito sul piano politico. Lo sconto cn Enrico IV aveva dimostrato che nn era difficile deporre un papa, convocando un concilio di vescovi fedeli. La conquista di un episcopato compatto e fedele alla Chiesa di Roma rimase a lungo, x i papi, poco più di un miraggio. Cmq divenne un papato diverso quello che emerse dp ste crisi: il papa di Roma si presentava alla fine del XI cm un’istituzione nuova, un centro di potere spirituale e politico in grado di condizionare nn solo i contesti locali ma anche la politica dei regni europei. Già dagli anni 60 del XI sec il raggio d’intervento dei pontefici verso i re europei si era esteso moltissimo. Tuttavia il papa rivendicava un ruolo di guida delle anime che prescindeva dai confini territoriali dei regni e si sovrapponeva alle fedeltà locali. La Chiesa aveva un altro fine, la salvezza delle anime, usava l’ordine sacramentale consegnato da Dio, aveva un nuovo esercito e un nuovo popolo che coincideva cn tutti i fedeli abitanti nei regni. Su sta visione ideologica di una Christianitas la Chiesa elaborò un immenso edificio istituzionale e religioso in grado di condizionare x secoli la vita religiosa, sociale e politica delle società europee. La crescita della complessità istituzionale della Chiesa andava di pari passo cn la lenta costruzione di un sistema di inquadramento dei fedeli e cn la definizione di un’ortodossia dottrinale. L’intensa produzione normativa della Chiesa di Roma si nutriva di una più ampia e capillare attività dei concili provinciali delle chiese cristiane. Gli stessi temi (simonia, celibato ec) ritornavano da un concilio all’altro, assumendo ogni volta una forma più precisa. X mettere ordine su ste materie complesse un maestro di nome Graziano mise insieme una raccolta di canoni chiamata Decreto: riuniva concili, lettere papali, passi biblici intorno alle materie del diritto ecclesiastico affrontate cn metodo dialettico: Graziano voleva rendere coerenti passi diversi in aperta contraddizione. Il Decreto rimase x molto tempo la principale compilazione di diritto ecclesiastico studiata e commentata dai giuristi di Chiesa che presero il nome di decretisti. Lo sviluppo di un ceto di giuristi esperti in materie ecclesiastiche fu evento cruciale x la storia della Chiesa, xke sempre di più l’organizzazione delle istituzioni ecclesiastiche fi sottoposta a regole giuridiche: elezioni, sinodi, concili ec. I canonisti intervenivano su tutto, partendo sempre xò dal <<caso concreto>>: x il diritto della Chiesa nn ci sn leggi umane assolute da applicare a tutti, ma casi da risolvere secondo equità, tenendo conto delle specifiche circostanze. La decisine finale poteva quindi distaccarsi dal rispetto rigoroso della legge. Questo sistema xò aveva bisogno di alcune linee guida. In 1° luogo emerse la necessità di un rafforzamento della gerarchia interna della Chiesa → Da un lato i vescovi furono sempre più incaricati nelle proprie diocesi; dall’altro lato invece i papi avevano cercato di creare una rete di controllo sui vescovi locali, attraverso propri rappresentati, i legati apostolici, incaricati di giudicate i conflitti locali. Quindi il potere locale era se nn ridimensionato, certo sottoposto a quello del pontefice in caso di conflitto. L’attribuzione della facoltà di conoscere e decidere sui casi più imp fu a lungo una prerogativa rivendicata dei papi di Roma x affermare il proprio ruolo di guida spirituale della Chiesa. I vasi da decidere furono così distribuiti in base alla gerarchia dei gradi interni alla Chiesa. Negli ultimi XII si affermò anche una nuova procedura giudiziaria x conoscere e perseguire i reati del clero: l’inchiesta d’ufficio, che divenne presto utile x imporre la supremazia politica del papa attraverso l’esercizio di un potere giurisdizionale superiore. L’inchiesta partiva dalla <<fama>>: una voce collettiva su una persona o un fatto, suscitata dal comportamento riprovevole di un chierico. X i giudici ecclesiastici sto delitto creava uno scandalo. In sto caso, qnd il reato era noto, l’ecclesiastico doveva essere processato e punito. La novità consisteva proprio nel far diventare la fama il motore dell’inchiesta, mentre la <<difesa della Chiesa>> diventava la ragione ultima del processo: nn si trattava solo di accusare o difendere, ma di valutare se e qnt il comportamento di una persona potesse danneggiare la Chiesa. ↓ In sto modo si potevano controllare tutti i gradi della gerarchia. Ad es papa Innocenzo III si distinse x il grande numero di vescovi rimossi o trasferiti nel corso del suo pontificato → il papa riusciva a imporsi sui vescovi nn xkè comandava, ma xkè aveva il potere di giudicare le cause che lo riguardavano, scegliendo i rimedi da prendere. In sti ultimi anni del XII si modificò anche la titolatura del papa: gradualmente di iniziò a usare un titolo più ambizioso rispetto a “vicario di San Pietro”: “vicario di Cristo” in modo tale che la diretta rappresentanza del divino qualificava in senso sacro la figura del papa. Lo sviluppo del primato si tradusse anche in una diversa e più ragionata articolazione istituzionale della curia romana: intorno al papa si formò un <<sacro collegio>> formato dai cardinali. Gli affari di governo venivano invece affidati alla curia, cn uffici, tribunali e la Camera apostolica, che gestiva le finanze della Chiesa di Roma. Roma e la curia papale divennero nel corso XII uno degli enti più ricchi e potenti sul piano finanziario di tutto l’Occidente medievale. Nello stesso tempo si definirono meglio sul piano giuridico e istituzionale le presenze ecclesiastiche locali: andavano definite e sottoposte a una regola comune → nelle città episcopali si cercò di ristabilire una disciplina della vita del clero. I canonici, cioè i chierici adibiti al servizio della cattedrale, furono nuovamente chiamati negli anni della riforma a condurre una vita di penitenza, rinunce e castità, e proprio nella <<vita in comune>> nelle canoniche fu la risposta a sta tensione organizzativa nuova: un dormitorio comune, tavola comune e il possesso comune di tutti i beni. Così nelle varie diocesi europee si iniziò la costruzione di nuovi edifici collettivi x ospitare il clero cittadino, chiamate <<canoniche>>. Nel corso XI le canoniche adottarono la regola di sant’Agostino x organizzare la loro vita religiosa e economica. Intorno alle cattedrali si costituirono i <<capitoli>> formati dai canonici del vescovo. Il capitolo cattedrale acquisì presto una personalità giuridica autonoma, cn propri beni immobili e una mensa (datazioni economiche) separata da quella del vescovo. I capitoli costituirono un centro imp di concentrazione del potere politico: erano articolati in uffici diversi e molto gerarchizzati, avevano proprio tribunale e si ponevano, a volte vs il vescovo, alla guida della vita religiosa cittadina. L’organizzazione in capitoli nn coinvolse solo i vescovi, ma anche i sacerdoti di tutte le chiese imp (nn cattedrali); sorsero così i capitoli di collegiate, cn i canonici in servizio presso quella chiesa. Ogni capitolo entrava in un sistema governato dal vescovo, ma assumeva una personalità giuridica autonoma. ↓ Fu un processo a 2 facce: da un lato un ordine Gerarchico imposto dal papato, dall’altro Una diffusione di istituti diversi sparsi in tutta la Società cristiana. Il risveglio della vita religiosa coinvolse anche le istituzioni monastiche. Fra XI-XII nacquero nuovi movimenti di ispirazione monastica, cn una netta accentuazione della natura ascetica a pauperistica. CISTERCENSI Presero il nome dal luogo della 1° congregazione, nata a CÎteaux, in Borgogna, in latino Cistercium. Il monastero di CÎteaux venne fondato da Roberto, che poi insieme ad altri 21 monaci lasciò il monastero x Morte → cn i riti dell’estrema unzione e della sepoltura benedetta fu interpretata cm una soglia di entrata in una nuova vita ultraterrena che continuava e prolungava la vita dell’anima. Proprio nel XII il culto dei morti si rivelò uno strumento potentissimo si tenuta della società. Cn l’invenzione del purgatorio si aprì un canale diretto di comunicazione fra i vivi e i morti: le preghiere nn solo aiutavano a mantenere il ricordo dei morti ma potevano anche abbreviare le pene. Lo sviluppo di una complessa <<contabilità dell’aldilà>> si riflette nelle pratiche testamentarie dei laici: nelle loro ultime volontà i fedeli dovevano pensare nn solo agli eredi, ma anche alle istituzioni ecclesiastiche che avrebbero assicurato la celebrazione delle messe in suffragio del defunto, aiutando l’ascensione della sua anima vero paradiso. Prese forma così una nuova <<economia religiosa>> - donazioni x assicurare sepoltura in luoghi prestigiosi e celebrazione delle messe ec – che trasformò nn solo i costumi funerari, ma anche gli spazi sacri delle città. Il fedele così si trovò inquadrato in una duplice vita, cn un rimando continuo fra ciò che compiva sulla terra e ciò che si sarebbe subito nell’aldilà. Eresie → Sta pretesa di dominio assoluto degli uomini di Chiesa sulla vita dei laici si scontrò cn numerose altre forme di vita religiosa, classificate cm eresie. La nascita delle eresie segnò un punto imp della costruzione della Chiesa cm istituzione. Le eresie erano le idee, le dottrine e i comportamenti che negavano le basi di sta missione divina della Chiesa. Il problema è che ste eresie erano ricostruite nn tanto secondo le reali parole delle persone condannate, ma secondo gli schemi culturali e le fonti di chi indagava e di chi scriveva. I termini x definire sti eretici erano diversi: pauperisti, evangelici, manichei ec. È difficile collegare ste dottrine condannate cn la realtà religiosa del tempo, che doveva essere molto più varia e multiforme di qnt le fonti lasciano trasparire. Di certo nel XI comparvero una serie di movimenti religiosi di ispirazione pauperistica, che contestavano le strutture ecclesiastiche in nome di un ritorno allo spirito e alla lettera del vangelo. Altri eretici erano invece <<popolani rozzi>> che predicava l’abbandono del mondo, la castità, carità, lavoro manuale. Sti fenomeni di ascetismo religioso testimoniano l’ampia circolazione, negli anni vicini alla riforma della Chiesa, dei temi monastici della povertà, del rifiuto della carne e del ritorno a un modello di vita evangelico; ma mostrano anche la pericolosità di ste ricerche di una purezza originaria, una volta slegate dai riti ufficiali della Chiesa. Questi movimenti attaccavano la Chiesa in qnt istituzione, la sua funzione di dispensatrice del potere di salvare gli uomini, non la dottrina cristiana in sé. Numerosi furono infatti i movimenti scoperti e condannati cm eretici che rivendicavano la loro natura di <<veri cristiani>> vs la Chiesa corrotta e potente. Così fecero gli eretici a Soissons, ricordati cm manichei; il movimento di Pietro di Bruys, impostato sulla povertà assoluta e sulla predicazione itinerante. Ste posizioni furono condannate nel concilio di Pisa del 1135. Erano eretici tutti quelli che rifiutavano la mediazione della Chiesa, rivendicando un rapporto diretto cn Dio e cn lo Spirito Santo. Ma eretici furono soprattutto quelli che si rifiutavano di obbedire ai precetti della Chiesa, continuando a praticare scelte di vita religiosa vietate. IL CATARISMO Diverso è il caso delle sette dualiste conosciute sotto il nome di catari (che forse significa “puro”). A ste sette si attribuiva una dottrina apertamente NON cristiana: un dualismo di fondo, che riconosceva 2 principi, il bene e il male cm coesistenti e in conflitto continuo tra di loro. Il dualismo cataro intendeva la vita terrena cm una forma di purificazione continua dalla materialità del corpo fino all’autoconsunzione e al suicidio assistito. Ai catari si attribuisce una natura istituzionale di vera antichiesa. C’erano chiese catare locali, organizzate sul modello cattolico, cn vescovi e preti divisi x diocesi, e un <<papa>> venuto dall’Oriente. La provenienza orientale del culto e il collegamento incerto cn sette dualistiche orientali aumentavano la dimensione misteriosa e minacciosa del catarismo, visto da estirpare. La diffusione del credo cataro sembra sia stata particolarmente intensa nei ceti urbani, tra artigiani e lavoratori che contestavano la Chiesa cattolica. Era un’adesione apparentemente massiccia che tuttavia nn trova riscontro al di fuori degli scritti degli stessi inquisitori → non è mai stato trovato un solo testo dottrinale riconducibile a un gruppo cataro e nn agli inquisitori. Cmq la repressione fu violenta e colpì migliaia di persone classificate cm eretiche. La legislazione anticlericale fu gradualmente inasprita: si colpirono tutte le eresie senza grandi distinzioni (catari, patarini) → l’eresia è in 1° luogo disobbedienza. Contro ste persone nn erano necessarie prove certe: bastava un semplice sospetto. La ricerca dei sospetti spettava al vescovo che doveva indagare nelle parrocchie, 1-2 volte l’anno, x scoprire i possibili eretici. Il dovere di denunciare i sospetti ricadeva su alcune persone degne della parrocchia, che dovevano portare all’attenzione del vescovo eretici noti, le persone che si riunivano in segreto e tutti quelli che avevano comportamenti diversi dal normale. Sotto la categoria di eresia veniva così ricompresa qualsiasi forma di nn conformismo religioso. Infine le autorità laiche erano incaricate dell’esecuzione materiale delle sentenze: re, baroni, città dovevano rispondere alla chiamata del vescovo e punire i colpevoli. Pochi anni dp, in un’altra bolla papale del 1199, l’eresia fu equiparata e un reato di lesa maestà, severamente punita cn la morte. L’eresia dunque segnò la linea di confine fra il gregge dei fedeli e i <<lupi>> che li minacciavano, li ingannavano cn le false credenze. L’eretico andava sterminato da parte dell’autorità pubblica. Si doveva così legittimare la violenza e disciplinare gli uomini armati che monopolizzavano l’arte della guerra.
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