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Storia Medievale - Provero, Vallerani - Prima parte, Sintesi del corso di Storia Medievale

Sintesi della prima parte del testo Storia Medievale di Provero/Vallerani

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 16/01/2022

annapaola-tucci
annapaola-tucci 🇮🇹

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Scarica Storia Medievale - Provero, Vallerani - Prima parte e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Storia medievale La trasformazione del mondo romano Introduzione L'idea di medioevo nasce nel XV secolo dal pensiero degli umanisti che individuarono un periodo di mezzo, media aetas, che si frapponeva fra loro e l'età classica + intento di affermare la propria discendenza dalla cultura classica e connotare il secolo precedente come un periodo di barbarismi e declino linguistico e culturale; questa visione negativa si estese poi anche alle forme politiche e della società, dal momento per gli umanisti lo Stato era il modello politico più alto, essi guardavano con disprezzo il medioevo con la sua altissima frammentazione dei poteri. Il medioevo è quindi una convenzione, non esprime una civiltà omogenea e compatta + tuttavia è utile poiché indica un periodo che si colloca tra due fasi di profondo mutamento della vita associata: la trasformazione del mondo romano tra IV e VI secolo e la formazione dell'Europa moderna un migliaio di anni dopo. Transizione dall'antichità al medioevo + IV-VI secolo, complessiva fase di trasformazione + fase segnata da numerosi cambiamenti: non solo le invasioni barbariche ma anche una trasformazione delle forme di vita, un mutamento che iniziò già prima della caduta dell'Impero romano. Cambiarono: Le fedi religiose + il cristianesimo si era diffuso progressivamente nell'Impero, poi dal IV secolo ottenne la libertà di culto concessa da Costantino nel 313, il riconoscimento come religione ufficiale nel 380 + trasformazione da religione minoritaria e illecita a culto dominante. i sistemi politici, la distribuzione dei popoli, le forme della circolazione economica. Capitolo 1 L'impero cristiano Il sistema imperiale tardoromano: potere e prelievi Secoli finali dell'età romana, il cosiddetto tardoantico + non è più visto come una lunga fase di decadenza dell'Impero ma come un periodo con suoi connotati. Fine del Il secolo d.C. + inizio del tardoantico + terminò l'espansione militare dell'Impero che si stabilizzò nei confini segnati dal limes del Reno e del Danubio. L'Impero non era uno spazio di civiltà omogeneo, anzi riuniva popolazioni diverse per tradizioni, lingue e religioni. Ma queste popolazioni erano coordinate da una straordinaria macchina statale, fiscale e militare. Questo apparato subì una profonda crisi durante la seconda metà del III secolo, con una serie di lotte per il trono. Il potere imperiale fu ripristinato con forza sotto Diocleziano che riaffermò il controllo sul territorio in seguito all'anarchia militare derivata dalle lotte, condividendo il potere dal 285 con Massimiliano + chiamata diarchia, non una divisione territoriale dell'Impero, ma una condivisione delle responsabilità (ma superiorità di Diocleziano). > si inizia a prendere atto di una complessità dello spazio politico- militare dell'Impero, con crescente importanza di altri poli diversi da Roma: Diocleziano operò in Oriente e Massimiliano in Gallia + Roma inizia a perdere funzione di unica capitale. Inizio polarizzazione tra Oriente e Occidente + due passaggi fondamentali nel IV secolo: la fondazione di Costantinopoli e il regno di Teodosio e la sua successione. Costantinopoli fu fondata sull’antica città di Bisanzio per volere dell’imperatore Costantino nel 330 > nacque come residenza imperiale ma non come capitale (che era sempre Roma) e si affermò come punto di riferimento forte del potere imperiale nel Mediterraneo orientale. Ulteriore anomalia di Costantinopoli fu la presenza di un Senato + nella prima fase il Senato di Costantinopoli era solo una sorta di appendice di quello di Roma, l'assemblea di quei senatori che per origine o patrimonio erano attenti alle aree orientali dell'Impero e avevano per questo seguito Costantino nella sua nuova residenza. Solo a partire dal V secolo Costantinopoli divenne una vera capitale, residenza stabile dell’imperatore e sede di un vero Senato + questo avvenne perché si ebbe un mutamento fondamentale della struttura del potere imperiale: la divisione stabile fra una parte orientale e una occidentale che si realizzò nel 395 con Teodosio 1 + egli realizzò che per avere un efficace controllo di territori così diversificati e minacciati militarmente, fosse necessaria la presenza diretta dell'imperatore possibile solo con una spartizione in territori di dimensioni più contenute. Quindi si può parlare di Impero orientale a partire dai decenni tra IV e V secolo. Per mantenere la macchina statale vi era bisogno di un afflusso costante di denaro per sostenere i tre grandi costi dello Stato: la burocrazia (sistema di controllo diffuso), la capitale (per la burocrazia centrale e il rifornimento di cibo gratuito agli abitanti liberi di Roma) e l'esercito (stipendiato). Queste spese erano sostenute da un prelievo fiscale capillare, principalmente ottenuto dall’annona, imposta sulle popolazioni rurali in base all'estensione di terra e al numero di contadini presenti su di esse. | curiales (i membri dell'assemblea cittadina) avevano l’incarico di riscuotere l'imposta nel territorio circostante e di girarla all'apparato imperiale + essi erano responsabili dell'imposta (dovevano intervenire in caso di riscossione insufficiente o tardiva), quindi il loro era un ruolo di potere ma anche di responsabilità. Questo meccanismo fiscale era la struttura portante di un sistema di circolazione economica polarizzato attorno alle città + espressione della capacità romana di integrare province così lontane e diverse: le imposte non restavano nella singola provincia, ma sostenevano i costi complessivi dell'Impero. Si trattava quindi prima di tutto di circolazione fiscale + su di essa si sviluppò lo scambio commerciale: il sistema fiscale aveva garantito le infrastrutture necessarie per questa circolazione (strade, porti, ma anche sicurezza nella navigazione). Inoltre, le regioni dell'Impero erano economicamente interdipendenti. Sulla base di queste dinamiche, ci furono delle specifiche evoluzioni nel tardoantico + la fine dell'espansione militare (Il secolo) determinò la fine di un'espansione economica che era stata accelerata dalle conquiste, che avevano garantito afflusso di bottino e manodopera servile + declino delle funzioni economiche della schiavitù che non rappresentò più la base del sistema produttivo. Inoltre, poiché le spese economiche non erano comprimibili (a causa della continua pressione dei popoli barbari sul limes), portò gli imperatori nel IV secolo a una politica inflazionistica (meno metallo prezioso nella singola moneta) + ciò colpì i ceti più poveri. elaborata dal prete Ario secondo la quale il Figlio è sottoposto al Padre e non eterno + fu stabilito che il Figlio era coeterno e fatto della stessa sostanza del padre. Per funzionare come collante ideologico di supporto all'ideologia imperiale, il cristianesimo doveva essere unitario e coerente. Il concilio affermò la centralità dell'assemblea dei vescovi (concilio) per l'elaborazione teologica e mise in evidenza il ruolo dell'Impero come tutore dei conflitti interni alla Chiesa. L’Arianesimo però si diffuse nei territori al di fuori del limes e si creò una bipartizione religiosa tra mondo romano cattolico-niceano e mondo germanico ariano. 3) Editto di Tessalonica del 380 + pieno consolidamento a livello imperiale del cristianesimo con la sua adozione come religione ufficiale, da parte dell'imperatore Teodosio. Vescovi e monaci La Chiesa del IV-V secolo non era una organizzazione unitaria e universale + la struttura portante era costituita dalla diocesi, la comunità cristiana di una città e del suo territorio, raccolta attorno al vescovo. Centralità del vescovo nella società cittadina + funzione religiosa, come mediatore verso il sacro e guida verso la salvezza ultraterrena. Ma si arricchì con il progressivo inserimento nella Chiesa cristiana della grande aristocrazia senatoria, che era la candidata naturale per il ruolo vescovile (per tradizione politica, capacità intellettuali e forza economica) + il prestigio dei vescovi derivò dalla loro funzione religiosa, dall’identità sociale e familiare. Nei vescovi andarono ad addensarsi le tradizioni istituzionali, culturali e religiose del tardo Impero, ed essi furono in grado di trasmettere tali tradizioni ai regni romano- germanici. Non esisteva una struttura unitaria al di sopra dei vescovi + tra IV e V secolo alcune città divennero maggiormente importanti a livello di prestigio e furono definite come sedi patriarcali (Roma, Antiochia, Alessandria d'Egitto, Gerusalemme, e Costantinopoli). Roma era per alcuni aspetti la più prestigiosa di tutte per la sua tradizione imperiale e perché il vescovo di Roma era il successore di Pietro. Per questo è più corretto parlare di “chiese” lungo l'alto medioevo, per sottolineare le differenze teologiche e la frammentazione gerarchica. | culti pagani non erano certamente stati cancellati, sia nelle città che nelle campagne + a partire dalle sedi vescovili si avviò il processo di evangelizzazione delle campagno attraverso la creazione di una rete di chiese dipendenti dal vescovo. Fu un processo di acculturazione, di scambio e sviluppo, dove il culto cristiano assunse anche connotati nuovi con la rielaborazione di forme, oggetti di culti precedenti, dando vita a santi, santuari e reliquie che in alcuni casi erano riproposizioni di una religiosità pagana in chiave cristiana. Secondo livello di evangelizzazione — oltre il limes + in Irlanda, estranea alla tradizione romana e priva di città, assunsero una fortissima importanza i centri monastici e una grande spinta missionaria + sviluppo di una diversa forma di religiosità, quella monastica: una fuga dal mondo finalizzata alla purificazione e all'avvicinamento a Dio, attraverso alla rinuncia; una forma di ascesi che il cristianesimo valorizzò con la penitenza, al fine di raggiungere l’ascesi personale e il perfezionamento spirituale. Differenza fra eremiti (scelta di compiere il percorso di ascesi in solitudine) e cenobiti (scelta di riunirsi in una comunità). | primi monaci cristiani furono degli eremiti, tra la Siria e l'Egitto, -personaggi estremi e appariscenti, “atleti di Dio equilibrata e meno esibita + prime comunità cenobitiche; fondamentale la creazione di una regola che ; in reazione a queste esperienze, la ricerca di un’ascesi più intima, definisse comportamenti e doveri dei monaci e desse vita a una gerarchia. Capitolo 2 Barbari e regni Mutamento radicale nella transizione dall'antichità al medioevo, che si distese dal IV al VI secolo > ma mutamento non solo a livello dell'espansione militare germanica (che fu in ogni caso di grande rilievo), ma anche a livello dello forme di vita religiosa e dei sistemi di circolazione economica. Mobilità degli eserciti Momento di svolta: crollo del limes del Reno nell'inverno 406-407 + non un casuale incidente militare ma espressione di uno squilibrio strutturale, legato alla difficoltà imperiale nel tenere sotto controllo gli eserciti: il sistema fiscale romano non riusciva a sostenere i costi della guerra e spesso non vi erano risorse sufficienti per pagare regolarmente gli eserciti, che cercavano quindi bottino con iniziative non controllate dall'Impero. Spostamenti degli eserciti germanici + furono una delle cause della caduta dell’Impero, ma al contempo anche la conseguenza di un indebolimento già avviato. e coesi, popoli che costruirono e mantennero la propria identità collettiva, fino a costruire dei regni duraturi con una Alcuni di questi spostamenti furono l’espressione militare e politica di gruppi più defini chiara fisionomia territoriale. | Visigoti, guidati dal re Alarico, si erano ribellati più volte al potere imperiale fino ad assediare e saccheggiare Roma nel 410 + la morte del re non comportò la fine del popolo, che si allontanò dall'Italia per costruire prima tra 414 e 418 un regno nel sud della Francia e per spostarsi poi in Spagna creando una delle maggiori dominazioni dell'Europa che durò per tre secoli. | Vandali attraversarono la Gallia e si insediarono nel 417 nella penisola iberica temporaneamente, poichè si spostarono poi nel 429 nella parte occidentale dell’Africa romana + il primo popolo germanico ad attuare un potere politico strutturato, territorialmente definito e pienamente autonomo. Gli Unni avevano una grande solidarietà etnica e politica poco strutturata, con un potentissimo esercito che trovò una forte unità sotto la guida del re Attila, che prese il potere nel 445. Diversamente da Vandali e Visigoti, la forza militare unna non si tradusse mai in una struttura politica in quanto il potere era direttamente collegato alla capacità di guida militare del suo re. I decenni centrali del secolo furono segnati da un ulteriore declino del potere imperiale + si alternarono sul trono degli imperatori-fantoccio controllati da generali barbari. Fino a che nel 476 il generale sciro Odoacre depose l'ennesimo debole imperatore, Romolo Augustolo, e rinunciò a insediarne uno nuovo, rinviando invece le insegne imperiali a Costantinopoli. Fine effettivo dell'Impero d'Occidente + un generale dell'esercito romano, di origine barbara, con le sue truppe, depose un imperatore privo di potere e prese atto che non ne sarebbe servito un altro + quindi momento effettivo della deposizione non fu legato a nessuna invasione. Odoacre inviò le insegne imperiali a Costantinopoli poiché mirava a ricomporre l’unità imperiale + presa d’atto che un imperatore d'Occidente non serviva, era solo una complicazione per un mondo romano che si stava polarizzando attorno all'unico imperatore con effettivo potere, quello d'Oriente. Odoacre quindi non propose il proprio dominio come una dominazione autonoma né come un tentativo di egemonizzare la parte occidentale dell'Impero; egli voleva probabilmente integrare un'ampia autonomia militare con il riconoscimento dell'Impero + ma l'imperatore Zenone non lo ritenne un alleato affidabile e pochi anni dopo passò l’Italia in mano degli Ostrogoti di Teodorico. Bisogna sottolineare che Odoacre si impadronì solo dell’Italia e non di tutto l'Impero occidentale, in quanto già da tempo l’imperatore d'occidente aveva perso il controllo delle altre province + la Gallia era nelle mani dei Franchi, ad eccezione della Borgogna (controllata dai Burgundi) e del sud (controllata dai Visigoti); la penisola iberica era sotto il controllo dei Visigoti e degli Svevi; i Vandali erano emigrati dalla penisola iberica per controllare l’attuale Tunisia, la Sicilia, la Sardegna e la Corsica; le isole britanniche infine erano divise in dominazioni autonome, tra popolazioni celtiche, angli e sassoni. I nuovi regni Tra V e VI secolo, fondamentale divaricazione + da un lato si nota una netta semplificazione archeologica (oggetti, insediamenti più semplici e modesti + impoverimento della società europea sul piano delle risorse e delle competenze tecniche); dall'altro vediamo una forte continuità sul piano culturale, e nello specifico nella cultura politica e nei modelli istituzionali che erano riproposizioni su scala regionale dei meccanismi dell'età imperiale, con una società politica polarizzata attorno alla corte regia. Crollo del sistema politico-militare romano, con il passaggio del potere nelle mani della minoranza armata costituita dai Germani + prima l'élite politica controllava l’esercito, ora era l’esercito a costituire l'élite, a dominare la società di queste regioni. Furono conservate però le forme di organizzazione sociale e istituzionale, si mantennero l'apparato amministrativo e i sistemi legislativi di tradizione romana + conservazione, ma anche semplificazione poiché andarono perse molte funzioni. Questo avvenne perché il modello romano era forte e presente + era la memoria di un potere statale forte ed efficace, in grado di prelevare grandi risorse e redistribuirle (+ sistema tuttora vivo nell'Impero d'Oriente); inoltre era vivo perché ad affiancare e consigliare i re erano presenti vescovi e funzionari di origine e cultura romana, portatori di questa tradizione politica e amministrativa. Sistema politico nuovo, comune a tutti i regni romano-germanici, con forti variazioni + i modelli amministrativi imperiali erano affiancati da una nuova centralità poli riunioni delle aristocrazie attorno ai re. La fine del prelievo + le tasse in età imperiale servivano per sostenere la capitale, la burocrazie e l'esercito: i regni romano-germanici spesso non avevano una capitale (almeno non come Roma), la burocrazia era un apparato molto più leggero e l'esercito non era più costituito da professionisti stipendiati ma dall'insieme del popolo e della sua élite, ricompensati dal re con concessioni di terre anziché con stipendi. Passaggio dagli stipendi alle concessioni di terra + chiaro superamento dei funzionamenti romani, ma al contempo affermazione di un ideale sociale ed economico romano (l’idea che possedere terre significava essere ricchi derivava da modelli romani). Tra V e VI secolo quasi tutti i regni rinunciarono a prelevare le tasse e si interruppe quindi il principale motore della circolazione economica dell'età imperiale + conseguenze rilevanti a livello di grandi sistemi di scambio, con la rottura della circolazione interna al Mediterraneo, dell'interdipendenza strutturale tra regioni lontane e generale crisi delle città e di molti settori produttivi. ica attribuita alle assemblee, le Non ci fu però un'analoga solidità sul piano politico-militare a causa della mancata integrazione fra popoli. Tre fasi nel processo di insediamento dei Visigoti: ® Vsecolo+sistanziaronotra il sud della Gallia e la pensiola iberica: Si stabilirono nei presso di Tolosa e Narbona; i re visigoti rielaborarono i modelli politici romani e commissionarono una precoce redazione di leggi scritte: non le leggi del popolo visigoto, distinte a quelle romane, ma norme territoriali, destinate a tutti i sudditi del re visigoto, a prescindere dalla loro etnia. e Prima metà VI secolo + si ridusse il loro dominio a nord dei Pirenei a favore dei Franchi: Battaglia di Vouillé nel 507 quando il re franco Clodoveo sconfisse il visigoto Alarico Il e ridusse il loro dominio a nord dei Pirenei. ® Seconda metàVI secolo + si consolidarono nella penisola iberica ed elaborarono nuove forme di governo: Regno di Leovigildo segnò in consolidamento territoriale e politico + l’intera penisola iberica entrò sotto il controllo regio. | Visigoti di religione ariana vissero un rapporto di separazione con la maggioranza cattolica + solo sotto il regno di Reccaredo, figlio di Leovigildo, venne promossa una conversione del popolo Visigoto al cattolicesimo, con un successo relativamente rapido. Capitolo 3 La simbiosi franca Differenze tra i Franchi e gli altri regni romano-germanici: ® Essirealizzarono una vera e propria simbiosi con le popolazioni di tradizione romana; un'unione profonda che fu in grado di integrare e sviluppare diverse culture politiche è Comediretta conseguenza di ciò, nel giro di due secoli riuscirono ad affermarsi come il regno più potente d'Europa Clodoveo Clodoveo fu il re che tra V e VI secolo affermò il proprio dominio su gran parte della Gallia, diventando una figura centrale nella memoria collettiva del regno franco e poi francese + il suo potere nacque da una lenta ascesa all’interno dei territori franchi. Nel tardo Impero, la Gallia era stata prima luogo di integrazione fra Romani e Celti, poi luogo di affermazione dell’aristocrazia senatoria, che era attirata in particolare dalle cariche vescovili (circolo virtuoso + ricchezza, prestigio e potere vescovile attirava le famiglie aristocratiche, che a loro volta accrescevano il rilievo delle cariche vescovili). Nel V secolo prese il potere il popolo dei Franchi su questa regione; essi non erano un popolo compatto ma una confederazione di tribù che seguirono processi diversi di avvicinamento alla romanità. Anche dal punto di vista religioso essi non erano un insieme compatto + prevalenza del paganesimo, con elementi dell’arianesimo. Tra IV e V secolo, lento processo di romanizzazione + i Franchi erano una delle componenti fondamentali dell'esercito romano e si affermarono come i principali attori politici della regione durante il declino del potere imperiale. Furono due figure, Childerico | e Clodoveo, padre e figlio, che completarono l'unione dei Franchi in un solo regno e la sottomissione di gran parte della Gallia. Childerico | seppe costituire un proprio specifico ruolo politico durante la campagna contro i Visigoti, connotando l’azione militare del suo popolo in senso religioso, contro i Visigoti ariani + legittimazione agli occhi dei Gallo-romani e dei vescovi. Il processo di consolidamento fu completato dal figlio Clodoveo, che operò un'espansione militare che permise di sottomettere i Burgundi (a sud-est, nella Borgogna) e di ridurre il dominio dei Visigoti (nel meridione) con la battaglia di Vouillé nel 507 + segnò piena affermazione del gruppo parentale dei Merovingi. Nel giro di pochi anni + conversione di Clodoveo e del popolo al Cristianesimo cattolico + un fatto religioso ma con importanti implicazioni politiche + fu la rapidità di conversione che non fece innescare i meccanismi di contrapposizione religiosa come negli altri regni. Centralità dei vescovi + trasmisero ai Franchi la religiosità e la cultura cristiana di tradizione romana, e assimilarono Clodoveo a Costantino, primo imperatore cristiano + ideologia che gli diede fortissima legittimazione. Solidarietà tra regno ed episcopato + si sviluppò un’ideologia che attribuiva a re e vescovi un fine comune, la pace sociale e la salvezza del popolo cristiano, perseguito con mezzi diversi. L'integrazione fra Franchi e Gallo-romani si sviluppò anche per l'integrazione delle due aristocrazie, la creazione di un gruppo sociale dominante unitario, con uno stile di vita che fuse i vari modelli di comportamento: - L'aristocrazia senatoria era attenta al latifondo, al radicamento in città e all'occupazione delle cariche ecclesiastiche - 1 gruppi dominanti franchi erano connotati dalle capacità militari, dalla vicinanza al re e dal sistema di legami clientelari Durante il VI secolo si creò un'aristocrazia che sapeva basare il proprio potere su tutte queste azioni. Le chiese franche e la diffusione del monachesimo in Occidente Affermazione di un modello di vescovo aristocratico, ricco e potente, che assommava nelle mani vescovili una molteplicità di risorse e funzioni + era innanzitutto il vertice della diocesi, centro della vita religiosa regionale (compito di “cura delle anime”, l'insieme delle azioni pastorali e sacramentali per garantire la salvezza dopo la morte); i vescovi erano anche portatori di cultura, letteraria, politica e istituzionale + affiancando i re a corte orientarono il sistema politico franco verso funzionamenti romani; i vescovi erano ricchi, sia personalmente che come vescovi (accumulavano beni donati in cambio di benevolenza, protezione, preghiere); infine erano i centri della cultura e della memoria del popolo franco. Gli altri enti religiosi importanti nella società franca del VI secolo furono i monasteri + mondo monastico e mondo vescovile non erano separati: condividevano la fondamentale funzione della preghiera e del culto, ma soprattutto i monasteri furono importante luogo di reclutamento per i vescovi. L'Italia del V-VI secolo fu il terreno di affermazione di una varietà di esperienze monastiche, come quella dei benedettini. Benedetto da Norcia impose una forma monastica basata sulla Regola che si impose come modello dominante nell’Europa occidentale. Benedetto visse prima delle esperienze ascetiche come eremita, e poi come cenobita + in seguito queste esperienze culminarono nel 529 con la fondazione dell'abbazia di Montecassino, dove scrisse la Regola + nota come Regola del maestro, è fondata su semplici principi che propongono una forma di ascesi moderata, senza estremismi. Essa prevedeva che la principale attività dei monaci fosse la preghiera, mentre il lavoro aveva un posto marginale. Dal punto di vista organizzativo si trattava di una comunità semplice, in cui la solidarietà orizzontale tra i monaci si integrava con l'obbedienza all'abate, che doveva controllare i sottoposti e interpretare la Regola, adattandola alle esigenze specifiche. Vi erano alcuni principi ispiratori come l'isolamento dal mondo, la centralità della preghiera e la moderazione nel cibo, ma l'abate doveva adattarli alle specifiche condizioni. Un'altra importante influenza per il monachesimo europeo fu quella irlandese + accentuata attenzione per la dimensione penitenziale e da una forte spinta missionaria. Come per il modello benedetino, non si trattò di un ordine monastico unitario e coordinato, ma di una molteplicità di esperienze distinte, unite da alcune scelte fondamentali comuni. Tutti i monasteri ebbero una relazione intensa con la società circostante, in particolare con l'aristocrazia, tramite azioni diverse: donazioni di terra dai laici ai monasteri (per avere preghiere e la salvezza della propria anima); monacazioni di esponenti di grandi famiglie aristocratiche; reclutamento di nuovi vescovi. I regni e l'aristocrazia Ripresa di forme e strumenti di governo di tradizione romana + Clodoveo promosse la redazione scritta delle leggi franche, la cosiddetta lex Salica, nel 510 (scelta tipica della cultura romana, assente nella tradizione germanica) > ma nel testo il re non è presentato come autore e promulgatore della norma, che è invece il popolo con i suoi aristocratici + il potere regio infatti era costruito tramite l’efficace coordinamento dell'aristocrazia. I Franchi organizzarono un controllo del territorio attraverso la sua suddivisione in distretti, affidati ognuno a un comes (conte) responsabile della giustizia, dell'esercito e del prelievo. Nesso tra i re e l'aristocrazia + rete di rapporti di tipo clientelare, fondata sulla capacità regia di organizzare e guidare il proprio seguito armato, la cosiddetta trustis. La delega di funzioni territoriali e il rapporto personale sono elementi integrati fra di loro + il re affidava funzioni alle persone di cui si fidava, ovvero ai suoi fedeli, alla sua trustis. Per questo, di fondamentale importanza era la ricchezza e la capacità redistributiva del re, la sua possibilità di ricompensare i fedeli. Il prelievo delle tasse divenne un’amministrazione difficile e nel complesso superflua, che incontrò crescenti resistenze, fino ad essere abbandonata tra VI e VII secolo > per questo, rispetto agli imperatori romani, i re germanici erano molto più poveri e avevano meno possibilità di redistribuzione + ciò li rendeva più deboli e più dipendenti dal consenso aristocratico. consenso del popolo + su questo si era innestata una visione cristiana che collegava l'ascesa al trono alla volontà divina. Di fatto, non vi era mai stata alcuna norma o prassi stabile nelle successioni imperiali. Questa fluidità di meccanismi si riprodusse lungo tutto l'alto medioevo orientale, con una continua instabilità politica: a Costantinopoli non esisteva una dinastia imperiale e la lotta politica di vertice si espresse anche nei ripetuti tentativi di occupare il trono, che non era precluso anche a figure di origine relativamente umile. Proprio Giustiniano salì al trono nel 527 perché vi fu associato dallo zio Giustino, che era un militare di famiglia contadina asceso ai vertici dell'esercito. Questa instabilità politica era compensata però dalla stabilità dell'apparato burocratico + in questa fase si conservò la separazione tra incarichi militari e civili, che impedì fenomeni di eccessiva concentrazione di potere nelle mani di un singolo funzionario. Continuità fiscale + si prelevavano regolari tasse (di cui la fondamentale annona) sulle persone (capitatio) e sui loro beni (iugatio) + ciò richiedeva la produzione di catasti e di un complesso sistema documentario. Questa organizzazione complessa di sistema burocratico e fiscale richiedeva la presenza di percorsi di formazione scolastica, in particolare in campo giuridico + fu alla base della grande riforma legislativa di Giustiniano che si espresse nella redazione del Corpus iuris civilis, per dare vita ad un codice legislativo unitario e coerente + nato per un'esigenza di funzionalità, per eliminare testi ormai anacronistici, risolvere le contraddizioni e le sovrapposizioni. Giustiniano tentò di riconquistare l'Occidente e di riunificare l'Impero + portò alla riconquista della Tunisia, dell’Italia e di gran parte delle coste mediterranee della Spagna. Fu l'esito di una serie di processi + la relativa tranquillità del limes persiano (consenti di alleggerire questo fronte), l'ampia riflessione giuridica e politica (condusse ad un rafforzamento ideologico della centralità dell'Impero) > ciò portò ad un consolidamento finanziario. Il primo obiettivo fu il regno vandalo di Tunisia > facile conquista. Le truppe imperiali, guidate dal generale Belisario conquistarono il regno tra 533 e 534. Più faticose furono le campagne militari in Spagna e in Italia. In particolare l’Italia ostrogota fu oggetto di una campagna militare lunghissima, che durò quasi vent'anni, dal 535 al 553 e che riportò la penisola sotto il dominio imperiale + guerra greco-gotica. Le armate bizantine guidate da Belisario conquistarono prima la Sicilia per poi risalire la penisola e conquistare Ravenna nel 540. L'avanzata imperiale indusse le due parti a una trattativa e a una spartizione, riservando agli Ostrogoti la regione a nord del Po. L'anno dopo salì sul trono italico Totila che condusse ad una parziale riconquista dei territori imperiali + Giustiniano sostituì Belisario con Narsete e avviò una nuova campagna che portò nel 553 alla piena conquista dell’Italia. Fu una conquista lunga e difficile che provocò grandi danni e colpì in particolare la grande aristocrazia senatoria + Giustiniano emanò la Prammatica sanzione (554), una norma per ristabilire le condizioni precedenti al regno di Totila, soprattutto riguardo i possesso. L'imperatore ricostruì il quadro di governo imperiale, organizzato attorno a un grande funzionario, l'esarca di Ravenna. La fragilità del dominio imperiale però emerse pochi anni dopo (568) quando i Longobardi valicarono le Alpi e diedero vita a una conquista lunga, violenta e discontinua + si impadronirono prima del Friuli e poi dell'intera pianura padana; ma ebbero difficoltà nella conquista di Pavia e rimasero sempre esclusi dalla zona di Ravenna + da questo nucleo centrale (chiamata Langobardia) si sarebbero indirizzati verso la Toscana, il centro e il sud, ma anche oltre le Alpi nelle zone dei Franchi. Si crearono così due Italia: i Longobardi dominavano la pianura padana, la Tuscia e i ducati di Spoleto e Benevento; all'Impero restarono il Lazio, Ravenna, la laguna veneta, le Marche, la Liguria, Puglia, Calabria e le grandi isole. Il confine non era una linea netta e semplice, ma una trama fitta e complessa di territori e confini. Dibattiti teologici e identità locali Un ulteriore piano di azione di Giustiniano fu quello teologico ed ecclesiastico, nel tentativo di ricostruire un'unità religiosa. Tra V e VI secolo il dibattito teologico si era spostato dal piano trinitario a quello cristologico: la questione riguardava la convivenza nella figura di Cristo di una natura divina e una natura umana. Cristo deve essere pienamente Dio per garantire l'efficacia salvifica dell’incarnazione e della morte, ma deve essere al contempo anche uomo perché solo così gli si può riconoscere la reale sofferenza della carne. Questo lungo conflitto non fu un dibattito chiuso in un ristretto gruppo di intellettuali ma coinvolse l'insieme di fedeli. Nestorio, un sacerdote di Antiochia, sosteneva la presenza in Cristo di due persone distinte (umana e divina) e di conseguenza rifiutava Maria come “madre di Dio”, che era invece “madre di Cristo” + il Nestorianesimo fu condannato nel concilio di Efeso nel 431 su iniziativa dell’imperatore Teodosio Il. In opposizione al Nestorianesimo fu il cosiddetto Monofisismo, elaborato in ambito alessandrino > umanità e divinità si fondono in una sola natura, in grado di soffrire concretamente come uomo e di operare la redenzione in quanto Dio + posizione che fu condannata pochi anni dopo nel concilio di Calcedonia nel 451. Il concilio di Calcedonia propose una soluzione, il Diofisismo + sostenne la presenza di due nature distinte e integre unite in modo indissolubile nella persona di Cristo (tuttora adottata). La questione in realtà non era puramente teologica, ma anche politica ed ecclesiastica + la posizione diofisista fu sostenuta da Roma, Antiochia e Costantinopoli contro Alessandria. Centralità e superiorità di Costantinopoli in quanto sede imperiale. Obbedire o no ai decreti conciliari significava anche aderire più o meno solidamente al sistema di potere imperiale + era quindi prioritario per l’imperatore sanare questi conflitti e ricondurre l’unità teologica ed ecclesiastica. Per questo Giustiniano condannò i cosiddetti Tre capitoli, testi diofisiti le cui formulazioni spinte portarono all'accusa di Nestorianesimo + tentativo di avvicinare i monofisiti d'Egitto. Dopo la conquista delle regioni sudorientali da parte dei popoli islamici, la divisione teologica non minava più l’unità imperiale e il suo superamento non fu più un obiettivo politico rilevanti.
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