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Storia Medievale, Provero/Vallerani, riassunti Seconda Parte, Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunti della seconda parte del libro Provero-Vallerani

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 16/01/2022

annapaola-tucci
annapaola-tucci 🇮🇹

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Scarica Storia Medievale, Provero/Vallerani, riassunti Seconda Parte e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Storia Medievale - Provero/Vallerani - Il parte Il sistema di dominazione altomedievale Introduzione Periodo fra VII e X secolo + segnato da profonde trasformazioni degli assetti di potere (costruzione dell'Impero carolingio e la sua divisione in nuovi regni) ed economici (accresciuta pressione sulle risorse agrarie e apertura di nuove reti di scambio). Ma anche importanti caratteri di stabilità: fine dell'intensa mobilità di popoli dei secoli V e VI e fine del processo di rielaborazione dell'eredità romana. Delicato equilibrio tra poteri regi e aristocrazia + non ci fu mai un potere monarchico assoluto né una totale libertà d'azione dell’aristocrazia. Struttura portante dei regni + dinamica tra regno e aristocrazia, con centralità del re ma costruita coordinando la seconda. “Dominazione” altomedievale + non solo potere regio, ma anche ricchezza, controllo degli uomini e delle risorse, controllo delle loro anime. Ruolo centrale era ricoperto dai legami personali e clientelari > vero fondamento delle dominazioni altomedievali. Capitolo 1 , chiese e re: ricchezze e poteri Nol Tra VI e VIII secolo + geografia politica stabile; la mobilità dei popoli germanici rallenta e la fisionomia territoriale dei principali regni appare definita. Funzionamento di regni maturi che hanno superato la fase generativa. Tre chiavi di lettura fondamentali per i funzionamenti sociali: l'equilibrio politico tra le aristocrazie e i re; lo sfruttamento delle ricchezze agrarie; l'apertura di nuove reti di scambio. Nobili e re Regni altomedievali + non domini assoluti dei sovrani, né libera e anarchica azione aristocratica: equilibrio tra la capacità regia di coordinamento e l’azione politica autonoma dell’aristocrazia. Elementi comuni a tutti i regni di questi rapporti + processi di redistribuzione clientelare e nel fondamentale carattere militare del potere regio. Per quanto ricche e potenti, le famiglie aristocratiche dovevano conservare il legame con la corte e partecipare al circuito di solidarietà e redistribuzione che faceva capo al re + circuito che offriva grandi opportunità economiche e politiche. Questo circuito era fondato sul carattere militare del potere regio — la principale funzione dei re restò sempre quella di capi militari + doppia connotazione dell’esercito come esercito di popolo e come seguito del re. Inizio VII secolo, regno visigoto in piena fase di consolidamento + completamento della conquista della penisola iberica; conversione al Cattolicesimo e cancellazione dell’Arianesimo dal regno; processo di centralizzazione del potere; redazione delle leggi. Il modello efficace per il regno visigoto era l'Impero cristiano, fondato sulla cooperazione tra il sovrano e i vescovi + espressione strutturata nei concili di Toledo, assemblee ecclesiastiche ed organi di governo. Come nel regno franco + rapporto di vera simbiosi tra potere regio e vescovi. Le isole britanniche nel VII secolo invece restarono caratterizzate dall'alta frammentazione politica, ma emersero alcune tendenze al mutamento riguardo l'organizzazione ecclesiastica in monasteri. La stessa pluralità di regni si ritrova in Britannia, ma più chiara tendenza alla gerarchizzazione > completamento del processo di conversione al cristianesimo; rimase invece debole il livello di urbanizzazione, con uno sviluppo delle città portuali. Modelli politici analoghi sull'intera isola, senza però perfetta omogeneità di sistemi sociali né unità politica, ma pluralità di regni: alcuni più definiti e stabili come i due principali di Mercia e Northumbria e altri come l’East Anglia, il Wessex, il Sussex, l’Essex e il Kent; tra VII e VIII secolo si affermò in modo discontinuo un'egemonia dei regni di Mercia su tutti gli altri (eccetto la Northumbria). Regno franco, VII secolo + spazio politico nell'attuale Francia e la parte occidentale della Germania. Controllo e presenza dei re diversificai itineranti tra i diversi palazzi regi; la mobilità dipendeva dalle contingenze ed emergenze militari. i Merovingi, privi di una capitale stabile, furono sempre Fondamento del potere merovingio era il legame forte con l'aristocrazia, tale per cui quest'ultima non era disposta ad accettare un re non di questa dinastia. I Merovingi erano molto più ricchi di qualunque altra famiglia, si legavano matrimonialmente con dinastie regie esterne, compivano atti rituali per riaffermare simbolicamente la loro differenze + erano i soli possibili re e questa diversità era costantemente riaffermata. Fu invece dall'interno dell’aristocrazia franca, quella del regno di Austrasia, che crebbe la famiglia dei Pipinidi/Carolingi + nei primi anni del VII secolo, durante le lotte per il potere interne alla stirpe merovingia, Arnolfo di Metz e Pipino di Landen (i due leader dei due clan principali dell’Austrasia), si allearono per appoggiare l'ascesa al trono di Clotario Il e ne furono ricompensati: Arnolfo con la carica di vescovo di Metz e Pipino con quella di maestro di palazzo del regno di Austrasia. Dal matrimonio tra la figlia di Pipino e il figlio di Arnolfo nacque un sistema parentale potentissimo. Il maestro di palazzo era, in ogni regno franco, il punto più alto di potere al di sotto del re: era il capo della corte regia, che coordinava la vita politica attorno al re e metteva in atto le decisioni regie. Obiettivo della famiglia pipinide fu quello di ottenere il titolo di maestro di palazzo negli altri regni franchi (cosa che avvenne con Carlo Martello nel VIII secolo). Non era possibile invece prendere direttamente il controllo del regno (quando Grimoaldo ci provò finì per essere sconfitto e giustiziato). | Pipinidi si mossero dall'interno dell’aristocrazia, legando a sé per via clientelare le maggiori famiglie austrasiane + questo coordinamento dell'aristocrazia fu la forza dei Pipinidi. La loro capacità di coordinamento si tradusse direttamente in forza armata, in capacità di agire militarmente in modo autonomo, non sempre e non necessariamente al servizio dei re merovingi. Centralità della componente militare si vede nella vicenda di Carlo Martello, maestro di palazzo di Austrasia, Neustria e Burgundia + nella battaglia di Poitier del 732 Carlo sconfisse una spedizione proveniente dalla Spagna islamica + nonostante non fosse stata una battaglia di grande rilievo militare, venne vissuta come un momento determinante per salvare il regno dalla minaccia islamica. Carlo Martello non fu mai re + il figlio Pipino III (o Pipino il Breve) prese la corona nel 751 deponendo gli ultimi Merovingi. | re dell'VIII secolo erano già indeboliti: probabilmente il consolidato e indiscusso controllo della corona attenuò l'impegno dei Merovingi a costruire consensi e rapporti (mentre i Pipinidi costruivano la loro base clientelare e il consenso aristocratico). Non fu una moneta di uso correnti per gli scambi quotidiani, ma destinata al commercio e agli acquisti di terra + le azioni economiche quotidiane venivano fatte attraverso scambi di oggetti e servizi. Capitolo 2 regno longobardo Nuovi quadri pol Il regno longobardo fu la prima dominazione germanica in Italia a porsi in netta contrapposizione con l'Impero; ma furono al contempo una dominazione esclusivamente italiana, prima dell’egemonia del regno franco. Infine il regno longobardo convisse con le ambizioni egemoniche del papato, in una contrapposizione politico-territoriale che assunse anche connotati religiosi, tra Longobardi ariani e Romani cattolici. I Longobardi in Italia Nella penisola italiana del VI secolo si affermò un nuovo regno, quello dei Longobardi + definibile come un regno romano-germanico di “seconda generazione”, che si impose un secolo più tardi degli altri regni. Esso si mosse in un contesto profondamente mutato dei regni di “prima generazione”, in una situazione di egemonia franca sull'Europa occidentale e di ridefinizione dell'Impero orientale. Probabile origine scandinava, con vari spostamenti e stanziamenti, prima nella Germania e poi nella Pannonia (attuale Ungheria) + qui ebbero i primi rapporti con l'Impero, con cui stipularono un foedus e per cui combatterono occasionalmente come mercenari, senza però integrarsi nei quadri imperiali. La migrazione nacque probabilmente dalle crescenti tensioni militari con gli Avari e dalle possibilità di bottino che offriva l’Italia, regno ricco ma debole politicamente e militarmente (in cui la ricostruzione del dominio imperiale dopo la guerra greco-gotica non era consolidata). | Longobardi erano un popolo-esercito, la cui attività principale era combattere + al contempo si trattò sia di conquista, azione militare violenta, ma anche di migrazione di un intero popolo poiché al seguito degli armati scesero anche donne e bambini. Processo di etnogenesi accelerato + continua costruzione e di identità etnica, in quanto quando parliamo di “Longobardi” intendiamo l'insieme delle persone che in un dato momento si riconoscevano come tali, che aderivano a quel nesso politico e identitario. L'iniziativa dei Longobardi e del loro re Alboino fu una grande opportunità di arricchimento + perciò all'avvio della spedizione si unirono all'esercito molti gruppi esterni, che di fatto divennero parte del popolo longobardo. Alboino e i longobardi varcarono le Alpi nel 568 e avviarono una conquista lunga, violenta e discontinua che divise l’Italia in due parti, il regno longobardo e i domini imperiali. | primi controllavano la pianura padana, la Tuscia e i ducati di Spoleto e Benevento; all'Impero governavano il Lazio, l’area di Ravenna, la laguna veneta, le Marche, la Liguria, Puglia, Calabria e le grandi isole. Confine complesso e discontinuo. Discontinuità, disorganicità territoriale + rappresentava la struttura di potere interna all'esercito e al popolo + il re non era l’unico potere alla guida dei Longobardi, si trattava di un potere molto limitato e condizionato. Il popolo longobardo era un popolo-esercito, attraversato da reti di fedeltà e organizzato in corpi militari, chiamati farae + questi erano gruppi uniti da una solidarietà militare e attivi quando il popolo- esercito andava in spedizione. A capo delle farae vi erano dei capi, chiamati duces, guide militari ma anche coloro che guidavano e comandavano l'intero popolo longobardo + il potere regio nasceva dal coordinamento delle farae e dei duchi. L'espansione longobarda in Italia si ebbe anche grazie alle iniziative autonome dei duchi (come successe per i ducati di Benevento e Spoleto) + essi si stanziarono nelle diverse regioni e individuarono delle sedi fisse + non erano circoscrizioni e capoluoghi definiti dal regno, ma espressione diretta e ampiamente autonoma dello stanziamento dei singoli duchi e del loro seguito armato. Per questo non si può parlare di ducati e circoscrizioni territorialmente definite, ma di sedi ducali, città in cui i singoli duchi si insediavano. Su questa struttura si innestava il potere regio + il re garantiva la capacità bellica del suo popolo; esso era un re elettivo, scelto dall'assemblea degli esercitali ma di fatto nominato dai duchi. Tuttavia, non era il re a nominare i duchi. Re Alboino, che aveva guidato la conquista dell’Italia tra 568 e 569, fu ucciso nel 572; a lui succedette Clefi che fu anch'egli ucciso due anni dopo. Dal 574 al 584 Longobardi rimasero senza un re + finita la fase di conquista e di aperto conflitto con l'Impero i duchi ritennero che un re non fosse necessario. Con il ritorno delle esigenze militari, tornò anche l'esigenza del potere regio + le pressioni dei Franchi convinse i duchi a scegliere un nuovo re nel 584, che fu Autari, figlio di Clefi. Da qui in avanti l'elezione dei re si basò o su un principio elettivo o su uno dinastico. “Principio dinastico” non necessariamente di ad Autari successe la vedova Teodolinda che sposò il duca Agilulfo e ne fece il nuovo re. ica rilevante fin dai primi anni + identificazione di una capitale: essi scelsero Pavia, già residenza di Teoderico. In generale, i longobardi si insediarono in misura importante nelle città, che scelsero come centri politici e militari. Longobardi e Romani La coppia regia di Teodolinda e Agilulfo era costituita da un turingio e da una bavara: nessuno era longobardo per ascendenza + fluidità etnica del popolo longobardo, continuo processo di etnogenesi. L'identità longobarda non era un dato stabile, definito, ma soggetta a un continuo processo di costruzione + i segni di questo processo si colgono nella redazione, nella metà del VII secolo, della cosiddetto Origo gentis Langobardorum (“l'origine del popolo dei Longobardi”), un racconto delle vicende del popolo dalle origini fino alla costruzione del regno in Italia + modo per rafforzare l’identità e la coesione. Un aspetto importante dell'identità collettiva longobarda è la religione + al momento della discesa in Italia essa comprendeva credenze pagane tradizioni e Cristianesimo ariano. La loro conversione parziale al cristianesimo, nella versione ariana, è una manifestazione della loro romanizzazione debole. La fede ariana divenne un punto di consolidamento della propria identità etnica distinta da quella dei Romani: la presenza all’interno delle città di vescovi e sacerdoti ariani, al fianco di quelli cattolici, contribuì a delineare due comunità affiancate, con riti e punti di riferimento religiosi distinti. Fluidità di questa identità longobardo-ariana emerge con chiarezza nell'età di Teodolinda + essa era anche cattolica; mentre il re Agilulfo restò ariano, ma acconsentì al battesimo cattolico del figlio Adaloaldo e appoggiò l’opera missionaria del monaco irlandese Colombano e la sua fondazione dell'importante abbazia di Bobbio. Lentamente si avviò una tendenza alla conversione dei Longobardi al Cattolicesimo, che prese piede in modo contrastato alla corte regia + solo nei primi decenni dell’VIII secolo il regno longobardo fu pienamente cattolico. Questa convivenza di due fedi ridusse la potenzialità dell'arianesimo come fattore di consolidamento dell'identità longobarda. Inoltre non si realizzò mai quel processo di simbiosi tra il regno e i vescovi che invece ebbe grande rilievo nei regni franco e visigoto. Le stesse cariche vescovili non divennero come altrove un obiettivo politico per l'élite del regno. L'identità ariana e la lenta e contrastata conversione al cattolicesimo contribuirono anche all’ostilità che oppose il regno al vescovo di Roma + ostilità che ebbe origine politico-territoriale. Papa Gregorio Magno, discendente di una famiglia dell’aristocrazia senatoria fu pienamente espressione del gruppo sociale dei vescovi + egli e i suoi successori dovettero rifondare su nuove basi il ruolo politico della città di Roma: la debolezza dell'Impero in Italia era sicuramente un problema, ma per i vescovi di Roma era anche un'opportunità interessante, un vuoto di potere che permetteva di agire sui piani politici e amministrativi. Egli contrattò con i Longobardi, definendo forme di equilibrio tra due dominazioni che erano profondamente intrecciate territorialmente + Gregorio e i suoi successori si proposero come vertici politici dell’Italia centrale, a sostituire un potere imperiale lontano e spesso assente. Crescita e fine del regno Fonte scritta principale per lo studio di questa età è rappresentata dalle leggi promulgate dai re longobardi a partire dall’editto di Rotari (emanato nel 643). Rotari estese il dominio longobardo verso alcune aree imperiali (la Liguria e parte del Veneto) e avviò la trasformazione delle strutture interne al regno, con un progressivo indebolimento del potere ducale e una nuova capacità regia di governo. La scrittura delle leggi fu parte di questo processo di rafforzamento regio + non si tratta di una passiva trascrizione delle consuetudini ma di un'azione innovativa, di cui Rotari si proclama autore + l’editto pone in piena evidenza l’inviolabilità del re e vede nell'attentato alla sua vita il primo e più grave delitto; al contempo individua nella volontà regia la differenza tra violenza lecita e illecita: nessuno potrà scagionare colui che il re ha condannato, nessuno potrà condannare chi ha agito su ordine regio. Importante connotazione politica, identificazione del popolo come insieme delle persone sottomesse allo stesso re. Condizioni dell’Italia longobarda a metà del VII secolo + società impoverita, in larga parte rurale, il cui principale fondamento della ricchezza era costituito dalla terra; era un mondo dominato dall’élite militare, che articolava la propria capacità di azione grazie all'uso delle fedeltà personali: compaiono i cosiddetti gasindii, persone al servizio dei duchi o di altri potenti, con compiti specificamente militari; ma l’unica distinzione giuridicamente rilevante era quella tra servi e liberi. L'attività legislativa, durante il VII secolo e quello seguente, divenne un'azione normale dei re, espressione di una loro prerogativa riconosciuta. Tuttavia, questo rafforzamento dovette sempre convivere con l'egemonia ducale sulla società, in un equilibrio tra duchi e re. Seconda metà del VII secolo: di fatto la crescita militare longobarda e la declinante capacità di intervento dell'Impero lasciarono spazio a un quadro politico italiano polarizzato attorno a due protagonisti: il regno longobardo e il papato.
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