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Storia medievale - Riassunto - UOMINI E CASE NEL MEDIOEVO TRA ORIENTE E OCCIDENTE - Galetti, Sintesi del corso di Storia Medievale

Appunti di Storia Medievale. Galetti - UOMINI E CASE NEL MEDIOEVO TRA ORIENTE E OCCIDENTE<br />

Tipologia: Sintesi del corso

2010/2011

Caricato il 16/01/2011

ilariaM
ilariaM 🇮🇹

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Scarica Storia medievale - Riassunto - UOMINI E CASE NEL MEDIOEVO TRA ORIENTE E OCCIDENTE - Galetti e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! UOMINI E CASE NEL MEDIOEVO TRA ORIENTE E OCCIDENTE Cap.I Modelli insediativi a confronto nei primi secoli del Medioevo - Le stirpi germaniche 98 a.C. De origine et situ Germanorum, Tacito :testimonianza dagli scopi politici e con intenti moralistici sulle popolazioni barbare (che non avevano cultura scritta). Giulio Cesare indica con il termine “germani” le numerose popolazioni stanziate al di là del Reno, distinti dai Celti e dagli Sciti. Tra IV e V secolo nuovi nomi definiscono le tribù, raggruppatesi: Goti, Franchi, Burgundi, vandali, Alemanni, Bavari, Longobardi….non avevano coscienza di appartenere ad un’unica stirpe. Si dedicavano alla guerra di razzia, alla caccia, all’allevamento di bestiame, all’agricoltura, gli uomini validi erano i guerrieri. Erano gruppi seminomadi; agricoltura elementare costringeva ad abbandonare con regolarità le terre divenute improduttive. Condizione socio-politica basata sui clan, che formavano la tribù(gruppo di famiglie discendenti da un antenato comune, cui erano affidate le terre. Non esiste proprietà individuale). Assenza di città e presenza di villaggi a maglie larghe, con abitazioni in legno, al max ricoperte all’esterno con argilla; “abitano isolati e sparsi dove li attrae una fonte, un campo, un bosco […]. No adoperano pietre e mattoni ma legname grezzo. [..] Scavano anche spelonche sotterranee, che ricoprono con un alto strato di letame”. Contro il freddo…. Sfruttamento delle risorse ambientali, materiali destinati a durare breve tempo. Vita quotidiana caratterizzata da divisione dei compiti tra uomini validi, vecchi, donne e bambini scandita anche dalle stagioni. Si cibano di cereali, frutti selvaggi, selvaggina fresca o latte rappreso; prediligevano le occasioni conviviali___ vita comunitaria ha ruolo imp.,non ci sono ancora rigide stratificazioni sociali. Sono circondati da foreste ma si adattano e sfruttano l’habitat; foresta domina anche l’immaginario e la religione (tradizione perdura fino a Carlo Magno). - I nomadi delle steppe Tacito, parlando di Peucini, veneti e Fenni è incerto se considerarli Sarmati, cioè popolazione di cavalieri nomadi delle steppe, che vivono sul carro o a cavallo (diverso dai germani); di stirpe iranica o mongolica, vivendo tra Cina e Ungheria, vengono in contatto con le stirpi germaniche occidentali e le influenzano (es. i Goti assimilati agli Sciti. Popolazioni nomadi che si sostentavano con l’allevamento e si muovevano frequentemente alla ricerca di nuovi pascoli, ripetutamente lungo un’orbita fissa all’interno di determinati territori, che però potevano variare nel tempo. CAVALLO essenziale per spostamenti e combattimenti. Ottica bizantina elabora immagine ideologicamente orientata, di contrapposizione con la romanità: inferiorità civile dei popoli nomadici… semplificazione storica e sociale del nomadismo: tutte le popolazioni nom., nelle fonti, ricadono sotto l’etichetta antiquata di “Sciti”. Nell’ultimo trentennio del IV sec. Si impongono gli Unni (Attila metà V sec)___la loro migrazione dà il via alla prima grande ondata migratoria da est verso ovest dell’impero romano. Prisco descrive corte multietnica di Attila; Ammiano Marcellino, nel IV sec descrive minuziosamente i loro costumi: aspetti ferini e subumani del modo di vivere e del loro aspetto animalesco. Non praticano l’agricoltura, non abitano in edifici ma vagano nelle selve. Non hanno sedi fisse, né legge, né stabile tenore di vita. Gli uomini vivono praticamente in sella-----il loro modo di vivere era considerato fonte di disordine sociale e politico. Alani, popolazione iranica che compenetra Unni, Goti e Vandali: secondo A.M. erano meno selvaggi nel tenore di vita e nell’aspetto. Sono allevatori nomadi senza sedi fisse. Carri/abitazioni presentati come città dallo storico. Circa un secolo dopo si affermano gli Avari (sconfitti definitivamente da Carlo Magno), i Bulgari che danno vita a regno autonomo nel VII sec, e i Turchi, a ovest e nord-ovest della Cina, che danno vita a un regno durato fino al 744. Fonti cinesi contemporanee ci parlano dei loro stili di vita. Da memorie dei Chou :abitano sotto tende di feltro (carro-tenda), allevano e cacciano. Da Vita del pellegrino buddista Hsuan-tsang descrizione del principe barbaro. Khazari, nel VII sec danno vita ad un vasto dominio fino X sec, adottano modi di vita sedentari: da primavera ad autunno vivono nella steppa, in inverno vivono nelle abitazioni in città, e hanno capitale. -Slavi, Ungari, Normanni Nelle fonti occidentali, tra VII e XI sec nuovi barbari, indicati genericamente come “pagani” e diverse dalle antichi stirpi. Gli slavi, caduti sotto gli Unni e sotto la spinta dei goti dal V sec si spostano in varie direzioni: fanno incursioni nella penisola balcanica nel Vi sec creando problemi all’impero d’oriente dal VII sec insediamenti stabili, trasformazioni sociali. Confine tra area germanica7area slava su linea ideale tra Amburgo e Trieste. Identità differenziate: Slavi occidentali (Polacchi, Slavi, Sorbi, cechi, Slovacchi), Slavi orientali (russi, Ucraini, Russi bianchi) e meridionali (sloveni, Croati, Serbi, Macedoni, Bulgari). Praticavano essenzialmente l’agricoltura, oltre che pastorizia e caccia, pesca etc. Nel IV sec Procopio di cesarea distingue due formazioni preponderanti. Sclaveni e Anti: abitano in miserabili capanne e occupano molto spazio. Abitano nelle foreste e vivono da nomadi. Scavi archeologici riconoscono tre tipologie costruttive che ebbero lunga vita: nelle foreste l’Isba (1), nella steppa la chata (2), nella steppa boschiva la zemljanka (3). 1) costruita con tronchi scortecciati, non fatta per durare nel tempo. Pochi vani, con un focolare 2) fatta di argilla, sassi e sabbia, rami d’albero o canne e poggiava sul suolo 3) per metà interrata e di forma rettangolare. Molto ampia dapprima, per famiglie allargate, poi si ridice. Tre elementi comuni: affumicatoio, silos sotterraneo, sauna. Il fuoco veniva acceso su focolai aperti, a volte forni a cupola. Luce proveniva da porta d’ingresso. Attorno alle abitazioni c’erano granai, stalle e magazzini, sempre in legno e anche strutture per svolgervi artigianato domestico. Mancanza di brocche e anfore data dalla facilità di approvvigionamento idrico. Fine del IX sec: etnia dei Magiari o Ungari; provenienti originariamente dalla Siberia occidentale si stabilirono in Pannonia nel corso del X sec.. Sconfitti da Ottone primo nel 955 si convertono al cristianesimo e formano regno autonomo. All’inizio erano nomadi e simili nella vita quotidiana agli altri popoli nomadi della steppa. Gradualmente abbandonano la tenda e costruiscono villaggi e coltivano campi. Abilità di cavalieri messa a frutto nelle razzie e saccheggi verso regni occidentali. Ricerca archeologica: presenza di villaggi nel X sec, con coesistenza di tende ed abitazioni fisse. Casa monofamiliare più diffusa, di modeste dimensioni e con un solo locale. Modi abitativi assai simili agli Slavi, ma esistevano anche case interamente in superficie. Diffusa la produzione di ceramiche e metallurgica. Furono impiegati anche altri sistemi di copertura dei tetti: copertura vegetale, presentava diversi svantaggi, fu sostituita solo nel tardo ME ma non nell’edilizia più povera; nelle zone adatte c’era copertura con lastre di pietra. - Arredi e suppellettili Vani polifunzionali nella casa elementare o a corte; unica vera separazione era tra animali e uomini. Nel pieno ME perfezionamento delle tecniche costruttive permise edificazione di case più grandi e complesse, ma non sempre nella parte + bassa delle popolazione  unica stanza era quella del focolare, del riposo, della conservazione di alcune scorte, di custodia degli attrezzi. Edificio “salariato”: a piano terra i servizi, al piano superiore la parte abitativa, oppure, se + piccolo, focolare al di sotto e ricovero notturno sopra. Oscurità comune a tutte le abitazioni. Poche aperture per preservare la temperatura e perché la vita si svolgeva sopratt all’esterno. Raramente ci si serviva di candele di sego o lucerne. Il focolare dava rischio di incendi e era difficile la fuoriuscita del fumo. La soluzione + semplice, sopratt x la casa a corte era porlo all’esterno, come cucina, oppure al centro del locale o lungo le pareti o in un angolo, isolato ambiente pieno di fumo. Miglioramento con l’introduzione, in età tarda, delle stufe da riscaldamento e costruzione di camini. Stube: locale riscaldato libero dal fumo con calore costante, stufa posta in un vano esterno. Sembra essersi sviluppata nel XII sec nell’area tedesca meridionale. Dove fu introdotta divenne centro della vita domestica. Non erano previsti servizi igienici all’interno né strutture apposite all’esterno. Esistevano luoghi appositi ma non sempre appartati. Vi era luogo destinato a raccogliere escrementi di uomini e animali, riutilizzati in una logica di autosufficienza. Alcune costante negli arredi e suppellettili in situazioni molto diverse: pochi oggetti e arredi utili (al max distinti per qualità ma sempre essenziali); oggetto erano solo utili per sopravvivenza, non per bellezza; presenza promiscua di suppellettili. Principali pezzi del mobilio costruiti in legno: letto, tavolo, sgabelli, panche, cassoni e cassapanche. Ganci nella parete servivano per appendere i vestiti. Tra le suppellettili: utensili per il fuoco, recipienti per cuocere i cibi contenitori per le vivande, taglieri di legno. Potevano essere di legno, ceramica, raramente di metallo. Cap. III. Nelle campagne medievali: la residenza signorile. - La “villa” tardo-antica Posta sotto la soprintendenza di un villicus, controllato a sua volta da un conductor, e aveva centro direttivo che costituiva insediamento, con nucleo edile complesso (villa urbana + villa rustica). Villa urbana, destinata al dominus, si avvicina nel corso del tempo alle domus di città, anche se era + grande. Costruita con pietre, mattoni e leganti secondo la tecnica dell’opus incertum o reticulatum, si articolava in diversi locali decorati disposti intorno all’atrio scoperto e al peristilio. Poteva comprendere giardini, portici, terme… es. villa di Sette bassi tra Via latina e Via Tuscolana iniziata metà II sec. d.C. Grandi dimore di campagna descritte per l’antica Gallia da Siconio Apollinare nel V sec d.C. e sono state oggetto di scavi archeologici. Fra Iv e V sec molte ville furono fortificate. I franchi ereditano il sistema della villa nella forma dell’azienda curtense, che si diffonde a partire dall’alto ME. - Dalla curtis alla villa rinascimentale Curtis era centro di aggregazione insediativa, sociale, politica, oltre che economica: base dello sviluppo di veri e propri poteri signorili. A partire dal XI sec per l’Italia e da prima per l’area franco-tedesca fu sistema + diffuso per l’organizzazione della terre  sistema curtense: divisione dell’azienda in due parti, complementari tra loro: domenica e massaricia. Il rapporto tra signore e contadini è rapporto di potere e di lavoro che pian piano ha carattere pubblicistico. Ogni curtis aveva centro direttivo con residenza del dominus, a volte la dimora dell’amministratore, le abitazioni dei servi prebendarii, servizi e rustici, come edifici agricoli e adibiti alle attività di allevamento e artigianali. Il proprietario generalmente aveva più aziende e si spostava tra esse con il suo seguito. In Italia nell’area romanica il modello curtense si impone dopo l’età altomedievale e con una diversa connotazione schemi antichi e di derivazione romana. Situazione italiana nel suo complesso diversa da Oltralpe. Spesso le residenze signorili all’interno delle grandi curtes assomigliavano agli altri esempi di edilizia rurale minore nello schema organizzativo e nella scelta dei materiali, con differenza solo sull’ampiezza e la complessità dei servizi accessori: dalla fine del IX sec, periodo di grande insicurezza e instabilità di dotano di elementi difensivi, anche simbolo di prestigio e controllo sugli uomini castello. Carattere di rozzezza, semplicità ed essenzialità nell’arredo domestico anche nelle corti regie. Stretta commistione tra attività produttive e vita domestica. Forte grado di precarietà dell’economia domestica e difficili condizioni di vita per tutta la popolazione delle campagne europee medievali. Dopo il Mille aumento demografico, crescita agricola, rinascita delle città, maggiore dinamismo dei traffici commerciali profonde trasformazioni nella vita delle campagne, sopratt dove le città avevano grande influenza sul territorio: si ricercano nuove forme di organizz produttiva: frazionamento progressivo e lottizzazione del dominico e nel massaricio, scomparsa delle corvèes, e alleggerimento dei servizi contadini e diffusione sempre + estesa del censo in denaro  curtis organismo diverso dal passato, insieme di poderi giustapposti senza riferimento a un centro dominicale preciso( che si presentava, se no era incasellato, come grande fattoria strutturata a corte e autonoma rispetto alle aziende minori) La dissoluzione della vecchia organizzazione fondiaria si attua lentamente, resistendo ancora + a lungo nelle zone marginali. Influenza sulle trasformazioni operata dalle città dove i ceti urbani investono capitali in proprietà terriere e dove i Comuni si impongono ai signori del contado riorganizzate le proprietà in strutture diverse, risistemata in forme più compatte la grande frammentazione fondiaria e introdotti nuovi contratti agrari che miravano a criteri di gestione economica e razionale delle terre + che diritti di possesso/proprietà. Contratti di breve durata, ricchi di clausole relative allo sfruttamento e al miglioramento del fondo sul piano colturale e dell’allevamento. Per assicurare a sé ua quantità di prodotti diversi direttamente commerciabili e vendibili e alla famiglia colonica i mezzi di sussistenza. Es. la mezzadria, comporta creazione di nuove unità di conduzione tendenzialmente compatte e la diffusione di un insediamento sparso di tipo poderale. I nuovi proprietari destinavano fondi per migliorare l’insediamento poderale ricorrendo speso al lavoro di manodopera edile. Spesso si recavano nelle campagne per controllare il lavoro: creazione di una casa “da signore”, a metà strada tra la fattoria e la villa dell’ozio, molto simile alla casa contadina. Trattato della agricoltura del bolognese Pier de’ Crescenzi, terminato nel 1305 ca. influenzò fortemente la pratica agraria e la teoria dei secoli XIV-XVI. Il primo libro è dedicato alle caratteristiche della “corte” che doveva essere sicura, recintata. L’interno doveva essere diviso in due parti. La parte del padrone doveva essere circondata da un giardino/frutteto/orto, per utile e per ozio. Il settore dei contadini doveva comprendere attorno ad un cortile centrale le case per i lavoratori, le stalle, la fossa per il letame, il pollaio,il pozzo,il forno,i granai,il fienile,la cella per il vino, la colombaia. Le case e gli altri edifici dovevano essere fatti di mura e di legname. Questa struttura ebbe grande applicazione nella realtà. Pier de Crescenzi individua anche altra struttura padronale per più ricchi proprietari terrieri che ha meno a che fare con la concreta organizzazionepreludio alla villa signorile fuori città, luogo di riposo e villeggiatura e improntata al lusso e fondata sul prestigio sociale ed economico. Si inseriva in campagna ben ordinata, paesaggio che rispondeva a gusto estetico (che trova piena espressione nella villa italiana del Rinascimento). Il bel paesaggio veniva considerato attributo materiale del potere. - Le residenze fortificate Dall’età tardo antica case isolate, villaggi rurali e residenze signorili si sono circondate di recinzioni per proteggersi e delimitare fisicamente gli spazi abitati dai boschi e le campagne. C’erano anche i castra sul confine tra territori longobardi e bizantini citati da Paolo Diacono. Ma fra XI e X sec in seguito a crisi impero carolingio e invasioni di Ungari, Normanni, Saraceni si sviluppa struttura difensiva organizzata. Nuove fortificazioni su strutture preesistenti determinano profonda rottura con sistema curtense. Nella generale debolezza del potere centrale, la società trova forme di aggregazione attorno a locali nuclei di potere. I signori si spostavano da una all’altra delle loro residenze fortificate promuovendo la creazione di rete di castra di minore o maggiore imp, e rete di relazioni signorili gerarchiche. Grande varietà nell’aspetto materiale delle fortificazioni a seconda delle epoche, del rango e della fortuna economica del signore, degli ambiti territoriali. La realtà incastellata italiana dei sec X-XI è diversa da Inglese ed E. continentale. Prevale castrum come villaggio fortificato, dove abitava popolazione civile oltre al signore e al suo corpo di armati rispetto a struttura principalmente militare. Dal duecento i due tipi di strutture si differenzino sempre più e si affina la tecnica militare e difensiva. Il castello signorile aveva due funzioni: struttura concepita per essere razionalmente difesa e abitazione del signore e del suo seguito, a volte popolazione allargata. “Motta”: dal X sec in Francia, Gran Bretagna, Germania, Sicilia, accumulo artificiale di terra battuta, circondato da fossato e palizzata, sul quale si ergeva una torre (donjon). Nel corso del tempo la struttura si perfezionò. Non ha grande diffusione in Italia. Il castello/villaggio, tipico della realtà italiana, constava di: posizione favorevole, apparato fortificatorio (fossati, terrapieni etc inizialmente in legno e terra, poi in muratura), una torre. Quattro classi di ampiezza dell’area racchiusa nel giro delle fortificazioni, dovute a differenti fattori. Spazio interno occupato da case ed edifici rustici sopratt in legno e affiancati da orti, vigne, alberi,spazi non edificati, disposti su una via principale o su viottoli secondari. Castello piuttosto povero nella sua struttura e dalla difesa precaria. Nei secoli successivi si sviluppano i mezzi d’attacco e perfezionamento i quelli di difesa. Cerchia muraria + interna per proteggere la zona residenziale tre ordini concentrici. Residenza civile del dominus nucleo + munito e protetto. Dimora doveva anche garantire comfort ed evidenziare il prestigio. Netta distinzione tra alta corte e bassa corte. Pubblico e privato si compenetravano. Tra gli spazi pubblici a volte c’era la cappella e sempre la grande sala, che faceva tutte le funzioni. Prodotti tessili erano elementi importanti dell’arredo. La parte privata era caratterizzata da promiscuità. Parte più imp era il letto guarnito. Ma anche i signori vivevano essenzialmente all’aperto. Si ritagliavano spazio verde all’interno del castello, imp anche per la donna. Cap.III Nella città medievale In età romana: civis parola connessa a civitas e a civilis, civilitas  fondazione e sviluppo della città come centro della vita associata e dell’organizzazione di un territorio; elemento propulsivo al processo di civilizzazione. Roma le controllava con l’imposizione delle proprie strutture di organizzazione economica, sociale, politica. Essenziali per lo sviluppo dei territori dell’impero. Civitas = civilitas. - Il periodo tardo-antico e altomedievale Differenze, nel II sec d.C., periodo di massima espansione dell’impero romano, tra area mediterranea (presenza di una rete di numerose città) e altre aree europee, asiatiche e africane (insediamenti rurali, seminomadi e nomadi). Romanizzazione dell’impero grazie allo sviluppo urbano. Città romane avevano tratti comuni: conformazione generale e dotazione di servizi e di edifici e spazi per la vita pubblicasi cercava di realizzare una forma ideale di città basata su pianta bidimensionale e su un sistema stradale ortogonale. Nelle insulae vari edifici civili e religiosi; all’interno dell’abitato potevano essere individuate o meno particolari destinazioni funzionali delle aree.
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