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Europa moderna: Rinascimento, Riforma Protestante e Conflitti politici, Sintesi del corso di Storia Moderna

Storia Filosofica EuropeaStoria del RinascimentoStoria della Riforma ProtestanteStoria Politica Europea

Delle caratteristiche del rinascimento e della riforma protestante in europa, inclusi il ritorno ai valori classici, la volontà di ristabilire l'autenticità del messaggio cristiano, e la nascita di nuovi movimenti politici e intellettuali. Vengono trattati temi come la definizione dello stato moderno, la nascita del capitalismo, la guerra dei trent'anni, e la contrapposizione tra nobiltà e borghesia. Una panoramica dettagliata di questi eventi storici e filosofici, e illumina la loro importanza per la storia europea.

Cosa imparerai

  • Come la contrapposizione tra nobiltà e borghesia si è sviluppata in Europa?
  • Come la guerra dei Trent'anni ha influenzato l'Europa?
  • Che caratteristiche definiscono lo Stato moderno secondo i giuristi posthegeliani?
  • Come la Riforma Protestante ha influenzato la società europea?
  • Come il Rinascimento ha influenzato la filosofia, la politica, e la letteratura europee?

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 15/06/2019

Giovanni3214
Giovanni3214 🇮🇹

4.3

(60)

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Scarica Europa moderna: Rinascimento, Riforma Protestante e Conflitti politici e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! RIASSUNTO di “STORIA MODERNA. 1492-1848" - Carlo Capra PARTE PRIMA Capitolo 1: La popolazione e le strutture familiari 1) Nell’ultimo mezzo secolo a causa dei timori per una crescita demografica incontrollata, è tornato l’interesse per gli studi sulla popolazione e sulla famiglia. Thomas Robert Malthus a fine 1700 esplica la popolare preoccupazione per lo squilibrio tra popolazione e risorse alimentari: infatti la popolazione se non controllata cresce in progressione geometrica (1,2,4,8...) mentre le risorse in progressione aritmetica (1,2,3,4...). A frenare l’aumento incontrollato della popolazione intervengono freni repressivi: carestia, epidemie, guerre. L’unica alternativa ad i freni repressivi, sono i quelli preventivi, cioè la limitazione cosciente di matrimoni e fecondità, la quale “deve riguardare la parte più povera della società, poiché al banchetto della vita, per i poveri non c’è posto” (Malthus). Tale problema torna oggi su scala globale. La statistica, muove i suoi primi passi in epoca moderna, un contributo significativo agli studi demografici venne in Inghilterra dagli “aritmetici politici” del ‘600, in particolare Petty e King. Al 1700 risalgono i primi censimenti moderni, prima c’erano censimenti di fuochi o nuclei familiari, uno dei più celebri è il Domesday Book, nell’Inghilterra post invasione normanna. Rilevazione eccezionale per precisione e ricchezza è il catasto fiorentino del 1427, con dati su sesso, età, occupazione, redditi di 60.000 famiglie. Altri dati giungono dalle fonti ecclesiastiche, in fonti relative allo “stato” (elenchi di abitanti di una parrocchia redatti casa per casa, utile per dimensioni, sviluppo, composizione per sesso ed età delle comunità) o al “movimento” (libri in cui sono registrati eventi religiosamente cruciali: battesimo, matrimonio, sepoltura) della popolazione. Siamo qui nell’Europa pre-industriale ed anche molti registri parrocchiali sono datati spesso prima del Concilio di Trento (1545-1563): essi ci consentono di determinare per i relativi anni gli indici di natalità, mortalità e nuzialità, divenendo una fonte privilegiata per lo studio della popolazione, in seguito all’elaborazione di un metodo di spoglio da parte di alcuni demografi francesi, noto come “ricostruzione nominativa delle famiglie”. Questo consiste in: intestazione di una scheda di famiglia ad ogni matrimonio celebrato e trascrizione su di esse di tutti gli eventi demografici, così da poter ricostruire i comportamenti demografici delle popolazioni del passato ma non solo, anche notizie riguardo alle nascite illegittime, concepimenti prenuziali, onomastica e perfino alfabetizzazione. Le famiglie “chiuse” cioè di cui conosciamo data di inizio del matrimonio, di chiusura (per morte di uno dei due consorti), date di nascita di tutti i figli, sono sempre una minoranza, ecco perché i demografi dopo un periodo di entusiasmo per il metodo nominativo, hanno rielaborato tecniche diverse, tra queste ricordiamo la costruzione di piramidi d’età. Di particolare interesse è la speranza di vita alla nascita che nell’Antico Regime è di solito molto inferiore a quella dei giovani, inoltre dati come gli indici di natalità, mortalità, nuzialità, possono essere ricavati dall’uso di formule matematiche se si dispone di un censimento, il problema riguarda ovviamente la rarità e l’attendibilità di tali dati. 2) Dati demografici attendibili dal tardo Quattrocento: Europa Asia Africa America Oceania Mondo 1400 65 201 68 39 2 375 1500 84 245 87 42 3 461 1600 111 338 113 13 3 578 1700 125 433 107 12 3 680 1750 146 500 104 18 3 771 1800 195 631 102 24 2 954 Molto più della popolazione mondiale è sempre stata asiatica, notiamo una crescita regolare in tutti i continenti con alcune eccezioni: la deportazione degli schiavi africani dal 1600, il genocidio dei nativi americani dal 1500, il tardo sterminio dei nativi australiani. Le popolazioni europea ed asiatica triplicano in quattro secoli, per la prima identifichiamo tre grandi periodi di sviluppo: il primo tra metà ‘400 e gli inizi del ‘600, un forte rallentamento nel ‘600, una rinnovata tendenza espansiva nel ‘700. Si è discusso se le crisi del 1300 e del 1600 fossero originate da uno squilibrio tra crescita della popolazione e produzione di risorse, oppure da cause esterne tra i quali virulenza ed epidemie, clima sfavorevole o guerre. La crescita non esponenziale della popolazione nel passato è fortemente dipendente dall’alta mortalità, infatti se gli indici di natalità si attestano sul 35-40%, quelli di mortalità sul 30-35%. Il metodo di ricostruzione nominativa di cui abbiamo parlato ha consentito di penetrare nel comportamento di coppie matrimoniali, e ci consente di postulare la totale assenza di pratiche contraccettive, diffusesi solo nel tardo 1700 ma i parti non erano così tanti come ci aspetterebbe: le donne avevano la tendenza a sposarsi tardi, 24-26 anni, gli intervalli fra i parti duravano talvolta 2-3 anni poiché il prolungato allattamento rende momentaneamente non fertili, inoltre la rottura dell’unione matrimoniale era frequente, a causa dell’alto tasso di mortalità. La sopravvivenza in media era di 2,5-3 figli, su una nascita media di 5-6 a donna. 3) Riguardo alla classificazione di aggregati familiari, ha avuto particolare fortuna quella del gruppo di Cambridge diretto da Peter Lanslett che ha distinto 5 tipi di aggregati: 1) la “famiglia nucleare” formata da due coniugi più i rispettivi 2) la “famiglia estesa”, cioè con almeno un altro convivente 3) la “famiglia multipla”, comprendente almeno due nuclei 4) la “famiglia senza struttura”, alla cui base non c’è un rapporto matrimoniale (Es. Madre vedova e figlia nubile) ed infine 5) i “solitari”. Lanslett avanza la tesi che nell’Antico Regime fosse predominante il tipo nucleare, successivamente distingue due modelli matrimoniali e familiari. Il primo, tipico di molti Paesi dell’Europa del nord scandiva, britannica, si basava su tre consuetudini: matrimoni in età avanzata, residenza neolocale e quindi famiglia nucleare, e “stage familiare” prematrimoniale dei ragazzi in altre famiglie. Il secondo, tipico dell’Europa orientale e meridionale prevedeva: matrimonio precoce, residenza patrilocale e quindi famiglie multiple, ed escludeva il servizio prenuziale (un esempio di questi schemi sono le famiglie dell’Italia centro-meridionale, basti vedere i Medici). La famiglia era unità di consumo, dal punto di vista economico, ma anche un’unità di produzione, agricola od artigianale. Anche i meccanismi ereditari, delle successioni e delle doti, potevano condizionare la struttura dei nuclei familiari così come della frammentarietà dell’aree coltivate. La conservazione della ricchezza era una delle preoccupazioni maggiori dell’èlites, che tra 1500 e 1600 adottarono strumenti giuridici con lo scopo di non disperdere le ricchezze accumulate. Parliamo di fedecommesso, disposizione di ultima volontà secondo cui gli eredi erano vincolati a proseguire la trasmissione dei beni per via di discendenza, oppure la primogenitura, cioè l’uso di concentrare nel primogenito il grosso dell’eredità, con questa si parla anche di cariche civili e politiche. La dote era invece commisurata alla ricchezza della famiglia d’origine e del marito, era un’eredità anticipata, ricordiamo che solo una figlia era solitamente data in sposa, le altre seguivano la via del chiostro, per la quale serviva comunque una ridotta “dote spirituale”, o rimanevano nubili. Quindi, limitazione dei matrimoni, trasmissione dei beni per linea maschile, destinazione di figli cadetti alla carriera militare o ecclesiastica, e delle secondogenite al nubilato o alla monacazione, costituivano gli assi di una strategia familiare che dava molta importanza ad alleanze matrimoniali e reti allargate di parentela. Secondo Philippe Ariès, l’amore coniugale e la considerazione dell’infanzia come fase della vita avente bisogno di attenzioni speciali, non esistevano fino all’età moderna, e fu conseguenza della cultura umanistica e della scolarizzazione. Lawrence Stone distingue tre tipi di aggregato domestico: la “famiglia a lignaggio aperto” (1450-1630) con formalismo, freddezza dei rapporti tra coniugi, tra genitori e figli, stretto controllo del parentado, la “famiglia nucleare patriarcale ristretta” (1550-1700) con l’accentuazione dell’autorità del pater familias, riflesso del potere monarchico assoluto della società contemporanea, accompagnato dallo sviluppo di legami affettivi tra i coniugi e risalto dell’educazione cristiana e la “famiglia nucleare domestica chiusa” in cui vi è individualismo affettivo, con l’attenuarsi del divario gerarchico ed una nuova tenerezza, tra marito e moglie. Capitolo 2: L’economia dell’Europa preindustriale 1) I secoli dopo l’anno Mille, portano innovazioni in campo agricolo, come l’aratro pesante dotato di avantreno, coltro e versoio, la ferratura degli zoccoli, una nuova tecnica di bardatura, la rotazione triennale. Si estendono così le colture anche a terreni umidi ed argillosi, mentre nei paesi mediterranei la scarsità di piogge ostacolarono molte delle precedenti innovazioni. Tra il 1450 e il 1750 non si verificarono grandi innovazioni, ciò nonostante aumentò la domanda di generi alimentari, soprattutto di cereali visto che la carne da dopo il ‘400 fu fuori budget per la maggior parte delle famiglie fino al ‘900. Circolavano modeste quantità di lardo, pece salato, uova, latticini, vino e birra, ma come riuscì l’agricoltura a sfamare una popolazione in così forte crescita? Attraverso la risposta estensiva, e quella intensiva, l’una volta ad accrescere la superficie coltivabile, l’altra ad accrescerne la resa. Parliamo di grandi bonifiche in Veneto, Friuli, nell’area dei fens a nord di Londra (grazie all’intervento dell’ingegnere Cornelius Vermuyden), che andarono talvolta a far contrarre aree adibite al pascolo. Il clima influì negativamente a partire da metà ‘400 con l’inizio della piccola glaciazione, non sorprende quindi che i rendimenti dei cereali diminuissero, nonostante nella quasi totalità del continente europeo dai tre quarti ai quattro quinti della popolazione fosse impegnata sulla terra e per la terra, mentre solo paesi ad alta produttività agricola (Inghilterra ed Olanda) potevano permettersi che una quota della popolazione fosse dedita ad altre occupazioni. In queste aree si ebbe un rendimento superiore anche del 100% superiore ad altre aree, grazie a due fattori legati alla fertilità, l’abbondanza d’acqua e la presenza di concime. Le piante foraggere oltre a restituire l’azoto alla terra, rendo possibile l’allevamento e quindi la presenza di bestiame bovino, quindi l’alternanza di queste con la coltivazione di cereali portò un aumento della produttività, così come l’incremento dell’industria casearia. L’associazione di agricoltura e allevamento, così come le rotazioni, sono l’essenza della rivoluzione agricola che si ebbe prima nei Paesi Bassi e poi in Inghilterra. 2) I secoli del basso Medioevo videro in Europa la disgregazione della feudalità come sistema di governo e l’erosione del potere dei signori per effetto della crisi demografica e della loro tendenza a monetizzare dalle prestazioni a loro dovute. Vanno ad aggiungersi le rivolte contadine, ciò nonostante la feudalità non scomparve: rimanevano la giurisdizione ed il potere di banno, traducibili nella competenza del giudice signorile sulle cause civili e penali minori, esercito di poteri di polizia e regolamentazione lavori agricoli, così come alcuni obblighi dei proprietari di terre comprese nel feudo: pagare al signore un censo annuo, per lo più in denaro, a cui si aggiungeva una parte del raccolto 1) Fino alla diffusione delle idee illuministiche la visione della società dominante in Europa era corporativa e gerarchica, l’individuo non contava per sé, a me non fosse re o papa, contava in quanto membro di una famiglia. I corpi di mestiere sono una delle numerose societates, altre erano i collegi professionali, le confraternite, le congregazioni parrocchiali, gli ordini ecclesiastici. A questi corpi si riferivano le franchigie, le immunità, i privilegi. Gli storici moderni ridimensionano l’azione livellatrice dello stato “moderno” e sottolinea la lunga durata delle pratiche sociali e degli schemi mentali medioevali, come il concepimento della società come tripartita tra oratores, bellatores e laboratores. Pensiamo che ancora nel 1766 il parlamento di Parigi scriveva. “il clero deve assolvere le funzioni relative all’istruzione ed al culto religioso (…) il nobile consacra il suo sangue alla difesa dello stato (…) l’ultima classe della nazione che non può rendere allo Stato servizi così distinti, assolve al suo debito verso con tributi, industria e lavoro manuale”. Il terzo stato era molto vario, più che il concetto moderno di classe, applicabile a quanti esercitano la stessa funzione economica, è più idoneo il termine “ceto”. Determinanti per il rango sociale erano i fatti di nascita, il ruolo nella vita pubblica, prestigio e privilegi: la scala gerarchica era fondamentale e ben ordinata, vi era chi ordinava e chi obbediva. Generalmente la giustificazione di tale uguaglianza è la chiatta che risponde ad una gerarchia naturale di tutte le creature, voluta dalla Provvidenza divina ed implicata nella visione tolemaica dell’universo in cui l’uomo occupava una pozione intermedia tra il regno minerale e Dio, ed esemplificava il tutto essendo un “microcosmo”. Una delle componenti fondamentali del tragico mondo shakesperiano è la minaccia di sovversione, il crollo della struttura gerarchica e la ricaduta nel caos. Si legge così nel Troilo e Cressida: “(…) Provate a eliminare la gerarchia, mettete fuor di tono quella corda unica e sentirete che stonatura ne seguirà; tutto sarà solo e sempre in conflitto (…) la forza si farà diritto (…)”. La visione gerarchica era così radicata nell’Inghilterra del cinque-seicento che anche un rivoluzionario come Cromwell veniva a far coincidere l’interesse del paese con la distinzione tra “un lord, un gentiluomo, un coltivatore”. Questo era ben distante dalla tradizione opposta della civiltà comunale del ‘200-’300 di cui si era fatto portavoce Cavalcanti (vedi “al Cor gentil rempaira sempre Amore”) così come lo stesso Dante, attivo politicamente e socialmente, sostenitore (nel Convivio) di una comune discendenza biblica da Adamo, per negare l’esistenza di un’aristocrazia di sangue. Tale motivo egualitario affiorò spesso nelle rivolte popolari del basso Medioevo e nella prima età moderna. La società dell’Europa preindustriale, era tutt’altro che statica, la sua stratificazione sociale non si presa né ad una lettura dicotomica (poveri vs ricchi, nobili vs plebei) né ad una interpretazione organicistica, era la risultate dell’interazione di fattori diversi, tra cui quelli di nascita, il denaro, la funzione sociale e la fama. 2) Clero e nobiltà, primo e secondo stato, differenziati internamente per ricchezza, pregio e potere. Sono vari ed interconnessi i fattori d’origine della configurazione delle élites nobiliari europee, da ricercare nella tradizionale distinzione classica tra patrizi e plebei, o tra uomini liberi e schiavi. Da considerare anche le profonde tracce dei legami feudali vassallatici (anche dopo la loro dissoluzione) e l’etica cavalleresca, così come l’importanza della professione bellica. Anche lo sviluppo della civiltà comunale ha influenzato l’evoluzione di una classe nobiliare con caratteristiche proprie, più in generale ed altrove, pesa lo scontro-confronto con i nascenti apparati statali della ex classe dirigente- nobiliare. Nobiltà significa ricchezza, basata per lo più sulle proprietà della terra, a cui seguono l’esercizio di giustizia e polizia. Una notevole differenza c’è tra l’Europa occidentale, dove il nobile vive di rendita grazie ai contadini, e l’Europa orientale, dove invece si trova invece a sfruttare il lavoro gratuito di essi, per poi vendere i prodotti ai mercati nazionali o internazionali. Ovunque i proventi della terra sono integrati da entrate di natura diversa: estrazione mineraria, vetrerie, fabbriche di terraglie o altre pratiche di trasformazione dei prodotti agricoli e caseari. I pregiudizi sulla classe nobile, vista come oziosa e nullafacente sono veri solo in parte, in ogni caso, per evitare che i patrimoni fossero dispersi eccessivamente, vengono introdotti i già citati meccanismi del fedecommesso e la primogenitura. Dove la classe nobiliare è molto numerosa, è più frequente il fenomeno del nobile impoverito celebre è il caso dell’hidalgo in Castilla, privo di mezzi e ossessionato dalla difesa dell’onore con il mito della cavalleria, immortalato perfettamente dal Don Chisciotte di Cervantes (1605-1615). Pensiamo invece che Inghilterra la nobiltà titolata contava ancora nel 1700 appena duecento persone, mentre erano 25-30.000 gli appartenenti alla gentry, una sorta di piccola nobiltà rurale. In Francia c’era grande distanza fra la solida nobiltà di corte (o quella di toga) e i così detti hoberaux, cioè nobili di campagna di pochi possedimenti. In altre aree come L’Italia, la Svizzera, i Paesi Bassi e la Germania, la classe nobiliare era cittadina, legata all’attività di banca o mercantile, all’oligarchia comunale o alle corti. Le repubbliche di Venezia, Genova e Lucca, restavano tra sei e settecento fiori nel deserto in uno scenario quasi interamente monarchico, nonostante le differenze tra una monarchia assoluta come la Francia di Richelieu o di Luigi XIV, ed una in balia dei capricci della nobiltà. Tra fine ‘400 ed inizio ‘600, in contemporanea al rafforzamento degli apparati statali, alle conseguenze della crescita economica e della rivoluzione dei prezzi, vi fu una crisi di identità dei ceti nobiliari, di fronte alla crescita di nuovi agguerriti gruppi di origine mercantile-borghese. Vediamo come un gruppo storicamente privilegiato, venga con il tempo a sentirsi biologicamente superiore, sfociando in una sorta di razzismo storicamente giustificato, identificandosi magari come discendente da gruppi specifici (come i primi conquistatori franchi). Tale carattere razzista è in contrasto con il rapido ricambio nelle file della nobiltà. Come si diveniva nobili? In Italia ad esempio, vi era un sistema di cooptazione basato sull’antica residenza in città, ricchezza, astensione da “arti meccaniche” e da lucri illeciti (per lo più attività mercantili), altre invece vigeva il principio secondo cui era nobile chi veniva scelto dal monarca, sovente dietro versamenti di denaro. I nuovi nobili, ottenuto il titolo attraverso un compenso, erano disprezzati dalle antiche aristocrazie. Tra ‘600 e ‘700 le aristocrazie europee non erano più minacciate nel primato economico, ringiovanite con l’assorbimento di elementi borghesi, pronte a integrarsi nelle strutture dello stato, formate attraverso viaggi di istruzione, dirozzate dal linguaggio delle usanze, vivono un momento di splendore fra corti e salotti, ricchezza ed eleganza. Il termine borghesia è improprio per identificare una classe intermedia fra popolo e nobiltà poiché sembra postulare una coscienza di classe ed un’uniformità di condizioni che non corrisponde alla realtà. Molti hanno voluto caratterizzare lo spirito borghese-capitalistico sul piano degli atteggiamenti mentali (sete di ricchezza, disponibilità al rischio, calcolo razionale ecc.) ma queste caratteristiche sono proprie solo di piccoli gruppi di operatori economici, inoltre anche i più ricchi mercanti o banchieri aspiravano ad uscire dalla propria condizione ed acquistare cariche nobiliari. Queste categorie sociali hanno un carattere indubbiamente urbano, sono ceti “cittadineschi”, rifiutavano il lavoro manuale e possedevano risorse. 3) Un’utile distinzione è fatta per i concetti di povertà strutturale (che colpisce coloro i quali anche in condizioni di normalità, sono dipendenti da una qualche forma di elemosina) e di povertà congiunturale (la quale invece colpisce coloro che sono in uno stato di povertà ma provvedono alla propria sussistenza con il proprio lavoro). Il numero dei poveri poteva variare da qualche unità percentuale fino ai due terzi di popolazione ma ci concentriamo qui sulla prima categoria cioè i poveri in senso stretto. L’immagine del povero cambia molto, se nel medioevo in cui il peso della religione cristiana era enorme, il povero era associato alla condizione ed all’immagine di cristo, circondato quindi da un’aura sacrale, nell’epoca moderna vi è un mutamento di valori (legata al Rinascimento, alla Riforma protestante, alla laicizzazione, alla condanna dell’ozio, ed egli è considerato un pericolo per l’ordine e la salute pubblica). L’aumento di povertà estrema è una conseguenza dell’incremento demografico e dell’allargarsi della forbice tra prezzi e salari: in seguito a questo aumento, prima le città, poi gli stati nazionali, corrono ai ripari con divieti di accattonaggio od espulsione dei forestieri. In Francia a metà ‘600 è sancito in un provvedimento che ogni città e borgo debba aprire uno spazio per rinchiudervi gli accattoni ed educarli alla religione cristiana, così da togliere dalla strada gli ex soldati disperati che minacciavano la pace sociale. Si videro rinchiusi in case di lavoro anche prostitute, zingari e protestanti. Sull’utopia della grande reclusione scrisse Michel Foucault e continuò nel ‘700, mentre in Inghilterra nascevano le work-house, su cui invece scrisse nell’800 Charles Dickens, parliamo del celebre Oliver Twist. Ovviamente tali misure repressive non funzionarono, anzi, le schiere degli indigenti si allargarono con il processo di proletarizzazione tra il ‘500 ed il ‘700. Con lo sviluppo del sistema di fabbrica tra Sette e Ottocento, questa massa fu in parte convertita in classe operaia, in parte portò alla formazione del nuovo Lumpenproletariat (proletariato straccione). 4) Non abbiamo considerato finora il gruppo sociale più ampio, le donne, che nell’ultimo mezzo secolo ha conosciuto un enorme sviluppo grazie a movimenti femministi che hanno portato alla (presunta) parità dei sessi. Il ruolo della donna nella cura della prole e più in generale nella vita familiare non ha bisogno di dimostrazioni, è stata per tal motivo a lungo identificata con la funzione di sposa e di madre tanto da sacrificarne ogni altra aspirazione. “Le donne esistono per l’unico scopo di servire e assistere gli uomini” scriveva Martin Lutero. L’attrazione che esse esercitavano sui maschi ne facevano oggetto di critica e sospetto da parte dei padri della chiesa. Il modello supremo era la madonna, vergine e madre. La condizione di inferiorità era sancita dal diritto vigente, il quale considerava le donne inferiori, incapace di intentare cause, soggette alla volontà del padre prima, e del marito poi. Il loro tempo, era assorbito dai lavori domestici e se esercitavano attività lavorative all’esterno, si trattava di mestieri umili e mal pagati come le cucitrici. Mestiere tipicamente femminile è quello della levatrice che solo dal tardo ‘700 inizierà ad avvalersi di una formazione teorica. Il caso delle donne d’affari è eccezionale e ridottissimo. L’istruzione femminile fu a lungo trascurata. Ciò nonostante ricordiamo alcune sovrane come Elisabetta I di Inghilterra, Elisabetta I e Caterina II di Russia, Maria Teresa sotto gli Asburgo, Caterina de’ Medici e Maria de’ Medici in Francia, Maria Carolina (moglie di Ferdinando IV di Borbone) regina di Napoli. In Italia durante il rinascimento ricordiamo celebri figure femminili come Isabella d’Este (descritta nell’Orlando Furioso di Ariosto, influenzata culturalmente da Castiglione, accolse alla sua corte il Mantegna e Raffaello Sanzio), Giulia Gonzaga e Vittoria Colonna (anche lei in contatto con l’Ariosto e con Sannazaro, l’umanista autore dell’Arcadia). Condizioni meno favorevoli si manifestarono durante la Controriforma e con l’accentuazione delle tendenze assolutistiche-patriarcali del tardo ‘500 e divenne molto difficile per le donne, anche di classi medio-superiori, uscire di casa. In Francia da metà ‘600 si inaugurò la moda dei salotti tenuti da dame di alta condizione che riunivano attorno a sé letterati e uomini politici (qualcosa in comune troviamo in altri periodi ed altri luoghi, pensiamo alla diffusa pratica del mecenatismo, o alla corte di Elisabetta Gonzaga dove Castiglione scrisse il suo Cortegiano ad inizio ‘500, oppure al salotto di Emilia Peruzzi dove si formò culturalmente De Amicis nel secondo ‘800). La massiccia presenza francese in Italia nel periodo della guerra di Successione spagnola portò anche negli Stati italiani alla fine della segregazione femminile, aumentarono donne letterate, scienziate, poetesse, pittrici ed alcune conquistarono il diritto di farsi accompagnare e servire da un cicisbeo (figura di un cavalier servente che sarà argomento di satira nel Giorno di Parini). Capitolo 4: le forme di organizzazione del potere 1) Tra 1200 e 1800 vi è una progressiva affermazione di un potere che si proclama superiore a tutti, il potere dello Stato, incarnato in un primo momento in un individuo (il monarca) si sarebbe col tempo configurato come un’unità a sé stante finché la Rivoluzione francese porterà a termina tale spersonalizzazione con lo Stato liberale. Dal ‘400 il monarca tenta di emanciparsi da ogni autorità esterna, papa o imperatore che sia, e contemporaneamente si impone all’interno l’esigenza d’obbedienza. Tale necessità di indipendenza, su fronte interno ed esterno, coincide con il concetto di sovranità, la quale risiede nel “dar legge ai sudditi in generale e in particolare, senza il loro consenso” (Jean Bodin). I giuristi posthegeliani elaborano un’autorevole definizione dello Stato moderno che comprende le seguenti caratteristiche: un popolo e un potere sovrano, il quale possiede all’interno il monopolio legittimo della forza fisica, all’esterno l’indipendenza giuridica. Questo stato è esistito solo tra fine ‘700 ed inizio ‘800. La potestà assoluta, non significa potestà illuminata, un primo limite è costituito dal dovere del sovrano di rispettare la legge divina e le leggi che ne derivano, come il mantenimento dei patti ed il rispetto della proprietà, un secondo è l’esistenza di “leggi fondamentali” del regno che anche il monarca deve rispettare. Tali limiti fanno differire una monarchia da un regime dispotico. Lo “stato per ceti” (standesaat) è quella formazione configuratasi tra 1200 e 1400 in cui alla autorità del principe si oppongono diverse assemblee (Diete, Stati generali, Cortes, Parlamenti), le quali si atrofizzano subito in Francia ed in Castiglia, mentre continuano ad operare fino al ‘700 in centro Europa. Solo in Inghilterra ed in Svezia i Parlamenti si trasformano da istanze cetuali a rappresentanze nazionali. Non si può parlare di rapporto diretto tra monarca e cittadini nemmeno là dove non vi erano i Parlamenti (come in Italia) ma di un rapporto mediato da corpi. Il termine “monarchia assoluta” può andare bene se si parla di un programma, ma nel concreto ricordiamoci che anche Luigi XIV dovette scendere a patti nell’attuazione di ciò che desiderava, anzi, rafforzò i privilegi di territori e di corpi. La Rivoluzione farà piazza pulita delle istituzioni dell’Antico Regime. Si può parlare di “stato nazionale” prima dell’epoca rivoluzionaria? Sicuramente no per le monarchie multietniche come quella spagnola del ‘500 e quella austriaca del ‘600, ma anche in Francia o in Inghilterra lo stato precede la nazione (basata su unità di lingua, cultura, tradizioni, valori). Saranno la Rivoluzione ed il movimento romantico a porre all’ordine del giorno la costruzione degli Stati nazionali. 2) Un precursore dell’assolutismo monarchico fu la Chiesa di Roma con la struttura piramidale e l’accentramento, con il corpus giuridico, una simbologia ed un cerimoniale di corte e con il coincidere dell’autorità spirituale e di quella temporale. Ancora più stretta fu tale associazione nella Russia ortodossa erede della tradizione bizantina, mentre in occidente anche dopo la Riforma protestante vi fu questa simbiosi, anzi, si andò verso una subordinazione della Chiesa allo Stato (per lo più nei principati tedeschi e nei regni scandinavi dove si afferma la dottrina luterana). La laicizzazione machiavelliana della politica, la raffigurazione dello stato come un fine di sé, non è accolta nell’Europa in guerra fra fedi contrapposte. Machiavelli aveva una visione laica dello stato in cui il principe è autorità indiscussa, deve garantire il bene duraturo dello stato, e quest’ultimo, demolendo l’etica di riferimento, non rendendo necessaria la “giustifica” di alcun mezzo nell’agire politico (andando così a contestare il detto “il fine giustifica i mezzi” erroneamente attribuito al saggista). La subordinazione del monarca a Dio (e alle sue leggi) è invece pilastro della teoria dello Stato di Bodin. Nel ‘600 vacillano i fondamenti religiosi della sovranità con lo sviluppo della teoria contrattualista, poggiante sul postulato dell’esistenza di un diritto di natura universale, a cui gli uomini sono soggetti, secondo cui ogni obbligo per essere vincolante deve essere accordato dalle parti contraenti. Quindi anche la delega dei poteri al monarca deve avere un’origine contrattuale: in tal caso poteva essere giustificata sia l’autorità assoluta del monarca, sia l’esistenza di vincoli alla sua volontà. Nella prima direzione si muove Hobbes nel Leviatano, secondo cui l’uomo è amorale, dominato dalla ricerca di piacere, che necessita della privazione di tutti i diritti in favore di un potere supremo in grado di esercitare coercizione di ogni tipo. Tale visione era inconcepibile per Spinoza, il quale interpreta la concessione del monopolio della forza al monarca come una garanzia per il godimento della libertà di coscienza. La svolta in senso liberale venne da Locke, il quale argomentò che i diritti alla vita, alla libertà ed alla proprietà privata sono anteriori al costituirsi della società, e quindi la loro tutela deve essere l’obiettivo del contratto tra sovrano e sudditi, i quali hanno il diritto di ribellarsi se tale obiettivo non è correttamente perseguito. Nel 1700 torna sull’argomento Rousseau con una svolta in senso democratico, ma avranno più successo la teorizzazione della “monarchia temperata” di Montesquieu e l’esaltazione del dispotismo illuminato di Voltaire. Dopo la caduta dell’Antico Regime, in Francia vi furono diversi esperimenti politici, tutti formalmente basati sui principi della sovranità popolare e sulla distinzione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. 3) Nell’Antico Regime, la polizia, l’istruzione, la sanità, l’assistenza erano funzioni che non affidate alla pubblica autorità ma a corpi (come la Chiesa), mentre ai governi erano riconosciuti i diritti-doveri della difesa territoriale ed il mantenimento dell’ordine, la guerra e la giustizia. Ricordiamo la battaglia di Richelieu contri i duelli nella ricerca dell’acquisizione del monopolio della violenza legale. Il luogo dove la potenza del re è più manifesta è la corte che già in età rinascimentale era un’istituzione molto complessa: a Versailles dove Luigi XIV si trasferisce nel 1680 si accalcavano in 10 mila tra cortigiani, ministri, funzionari, tutto questo per raccogliere intorno al re la nobiltà più ricca e separarla dei propri territori. Grande fortuna ebbe il Cortegiano di Castiglione (1528), primo modello rappresentante la vita di corte. Il re è generalmente circondato da corpi, grande importanza ebbero, accanto ai consiglieri, i segretari del principe dai quali hanno avuto poi origine i ministri. Le diete o gli Stati erano istituzioni locali che costituivano un forte ostacolo all’esigenza di accentramento negli stati europei: maggiormente erano radicati, maggiore era il potere contrattuale. Notevole importanza avevano i commissari regi (detti in Francia e Piemonte “intendenti”) che vigilavano su tributi e giustizia. Il diritto del principe cercava di avere supremazia sugli altri ma lasciava spesso scoperte ampie banchieri, ed investitori, che furono la base sociale della monarchia orleanista in Francia dopo il 1830. Si nota un generale peggioramento delle condizioni ambientali ed abitative, l’emigrazione di masse di contadini nei nuovi centri, la vita alienante di fabbrica, i bassi salari e la mancanza di previdenza sociale: da qui nasce l’esigenza di autoorganizzazione e di difesa, attraverso movimenti come il luddismo ed il cartismo, oppure in direzione del boicottaggio o lo sciopero. Nasceva il pensiero socialista, quello più utopico di Saint-Simon e Fourier, e quello di Marx ed Engels, autori del Manifesto del partito comunista del 1848. 3) Altrettanto rapide furono le trasformazioni oltre oceano: la guerra di Indipendenza (1775-1783), la convocazione degli Stati generali autoproclamatisi Assemblea Nazionale Costituente, la transizione della sovranità dal monarca al popolo, l’approvazione della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” (26 agosto 1789), basata su: libertà e uguaglianza, la soppressione dei diritti feudali e dei privilegi nobiliari, la confisca dei beni alla Chiesa, la creazione di un sistema giudiziario a tre istanze e la riforma della legislazione civile e penale. L’età rivoluzionaria, d’America e napoleonica, promosse negli altri stati la nascita di un sentimento nazionale e la diffusione di idee liberali, in reazione alle politiche d’occupazione napoleoniche, alla crescente tassazione e alla coscrizione militare. La costituzione, intesa non come insieme di regole poste in essere da secolare processo ma come documento fondativo di un nuovo ordine politico, diventa uno strumento di propaganda ideologica delle forze anti-rivoluzionarie. Il Congresso di Vienna del 1814-15 dovette dare un nuovo assetto all’Europa post-napoleonica e cercò di ripristinare i governi pre-rivoluzionari, ma non quando si trattavano di repubbliche e si cercò di organizzare funzionalmente quelli che erano gli stati “cuscinetto” intorno alla Francia, andando a prevenire una riapertura dei conflitti, senza tenere in conto le aspirazioni di indipendenza e libertà dei popoli: questo sarà un fattore scatenante dei moti del 1820-21 e del 1848-49 in cui si manifestarono agitazioni di tendenze radicali, pulsioni democratiche ed egualitarie. 4) Fino a metà ‘700 non si può parlare di supremazia europea sugli altri continenti, la bilancia dei commerci pende verso le grandi civiltà asiatiche. La moda dell’orientalismo alimenta la letteratura odeporica e le narrazioni di viaggio, influenza la politica e l’ostilità verso il dispotismo orientale scemerà, trasformandosi in apprezzamento in personaggi come Voltaire. L’esotismo tipico del secolo dei Lumi portò alla rivalutazione di altri angoli di mondo, rivalutati sotto il profilo paesaggistico e naturalista. Troviamo orientalisti come Chateaubriand, ma anche Montesquieu e Saint-Pierre. La world-history mette in discussione la convinzione di un’innata superiorità intellettuale. I principali indicatori economici, dalla densità alla produzione agricola-industriale, all’economia monetaria o al consumo, alla speranza di vita ai traffici, non evidenziano alcuna superiorità di Inghilterra ed Olanda (gli stati più avanzati) rispetto alle potenze asiatiche. Vediamo allora come l’ascesa del capitalismo industriale fu dovuta a fattori contingenti come le risorse minerarie e lo sfruttamento coloniale, in combinazione all’involuzione dei paesi asiatici dovuta ad una crescita demografica eccedente rispetto allo sviluppo economico. Il colonialismo è il fattore scatenante della supremazia occidentale, il movimento per l’abolizione della tratta degli schiavi è decretata solo nel 1807 in Gran Bretagna e si allargò negli stati americani con il doloso prezzo della guerra civile. Capitolo 7: Monarchie ed imperi tra XV e XVI secolo 1) Vediamo ora come concretamente erano organizzate le potenze europee all’inizio dell’età moderna. La Francia, sotto Carlo VIII (1483-1498), Luigi XII (1498-1515) e Francesco I (1515-1547) (i primi due Valois, il terzo Orleans) continuò l’accentramento del potere già avviato, rafforza l’amministrazione finanziaria (basata su una taglia, cioè un’imposta sui redditi da cui erano esclusi nobili e clero) e divide il territorio in circoscrizioni fiscali, le generalitès. Cresce l’autorità del Consiglio del re mentre diminuisce quella degli Stati Generali, si affermano il Gran Consiglio, i Parlamenti e i tribunali d’appello. Viene sancita la legalità della vendita di cariche pubbliche nel 1522 con cui lo stato si arricchiva e costruiva un ceto di officiers numeroso. Le cariche più elevate conferivano titoli nobiliari e si creò di conseguenza una nobiltà di toga, osteggiata dall’antica nobiltà di spada. Vennero fatti valere i privilegi della Chiesa gallicana sancita dalla Prammatica sanzione del ‘400 mentre nel 1516 Francesco I stipula con Leone X il concordato di Bologna in cui decade la superiorità del Concilio sul pontefice in cambio della concessione del diritto di nomina ai vescovati sul suolo francese. Il potere feudale è aumentato con la concessione del titolo di governatori mentre le province di recente annessione avevano assemblee dei tre stati in cui contrattavano le tasse con il re. La legislazione regia non copriva l’intero campo legislativo, condizione sopperita dall’appello al diritto consuetudinario o a quello romano. In Spagna fu rilevante il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona nel 1469, seguito dall’unione dei due regni dieci anni dopo anticipata da guerre civili. La Castiglia era la regione di traino, in tutto il regno furono repressi il banditismo e l’anarchia feudale con la creazione di una confederazione di città, la Santa Harmadad. L’amministrazione era affidata ai corregidores, funzionari reali mentre le Cortes furono convocate di rado e sottomesse dalla corona la quale non ebbe problemi nel fare lo stesso con la nobiltà attraverso la concessione di privilegi da un lato, e la proclamazione al titolo di gran maestro di potenti ordini militari, disponendo così di ricche commende. Ottenne inoltre la concessione dal papa di conferire i seggi episcopali. La Mesta, la corporazione degli allevatori di pecore, fu protetta dalla corona a discapito della produzione agricola. I tre regni della provincia d’Aragona, dove venne designato un vice-re ed il consiglio d’Aragona, mantennero notevoli autonomie grazie alle Cortes più efficienti e combattive. Gli elementi in comune ai due regni erano la tradizione della Reconquista, la guerra contro i mori, la difesa dell’ortodossia. L’inquisizione spagnola creata nel 1478 era sottoposta a differenza di quella romana, al potere reale. Nel 1492 con la conquista del Regno di Granada e con l’espulsione degli ebrei si confermava la tendenza alla difesa dell’ortodossia, sfociata in più occasione nel razzismo, il quale potrà all’espulsione dei mori che rifiutavano la conversione. La morte di Isabella nel 1504 apre una crisi dinastica poiché la corona avrebbe dovuto tornare alla figlia dei re cattolici, cioè Giovanna, che ne frattempo aveva sposato Filippo d’Asburgo. La morte di quest’ultimo e la pazzia di Giovanna, permisero al vedovo Ferdinando di mantenere il potere fino alla sua morte (1516), avvenuta non prima di aver portato a temine le conquiste italiane e l’annessione della Navarra. In Inghilterra al termine della guerra delle Due Rose (1455-1485), la fazione dei Lancaster esce vincitrice ed Enrico VII Tudor consolida il potere stroncando ribellioni, amministrando le finanze, rafforzando il Consiglio della corona da cui esclude l’alta nobiltà, a cui si affiancano i consigli territoriali (del Nord e del Galles), il Tribunale della camera stellata (che si occupa della giurisdizione non contemplata dal common law) ed il Parlamento, convocato molto di rado. L’indirizzo assolutistico è portato avanti dal figlio, Enrico VIII che come vedremo porterà al distacco dalla Chiesa di Roma con l’Atto di supremazia nel 1534. Per ciò che concerne l’Impero germanico, alla morte di Federico III d’Asburgo, resta solo un amalgama ingovernabile di Stati territoriali, principati ecclesiastici e città libere, con lingue diverse e zone massicciamente rurali. A complicare la situazione c’era il fatto che ad ereditare il trono imperiale, Dieta ristretta permettendo, doveva essere anche a titolo ereditario il sovrano degli Stati d’Asburgo, cioè l’Alta e la bassa Austria, la Stiria, la Carinzia, la Carniola, il Tirolo e la Gorizia. Il regno di Massimiliano I (1493-1519) si apre con il successo della pace di Senlis con la Francia con cui otteneva i Paesi Bassi, la Franca Contea e l’Artois. Mancavano i mezzi per una crociata e la riaffermazione del potere in Italia: ne consegue una dieta a Worms nel 1495 con l’obiettivo di compattare l’Impero e di trovare le finanze necessarie ma ebbe scarso successo. Il compromesso prevedeva la creazione di un tribunale imperiale e di un consiglio, con il versamento di un soldo comune nelle casse dell’Imperatore, che presto cessò di essere pagato. L’accentramento desiderato fu ottenuto solo negli stati asburgici e l’opposizione alle mire espansionistiche francesi in Italia rimase velleitaria. Inoltre con la disfatta di 1499 si rinunciò a sottomettere i cantoni elvetici sancendo di fatto l’indipendenza della Svizzera. 2) Tra ‘400 e ‘500 si svolgono le guerre d’Italia con molti mutamenti sui campi di battaglia, è una vera e propria rivoluzione militare con lo sviluppo dell’artiglieria, di nuove tecniche costruttive, delle fortificazioni all’italiana, di bastioni per rispondere al fuoco d’assediamento e l’aumento degli effettivi. Il tutto si porta dietro una rivoluzione finanziaria a causa di guerre prolungate ed eserciti permanenti. I nuovi protagonisti sono le fanterie a discapito della cavalleria pesante, già rese fragili dagli archi lunghi degli arcieri inglesi. I fanti svizzeri costituivano un’eccellenza e consentirono a Carlo VIII di conquistare il Ducato di Milano, ebbero reputazione di imbattibilità fino alla battaglia di Melegnano (1515) dove furono sconfitti dall’artiglieria e dai lanzichenecchi tedeschi che sfruttavano la formazione a quadrato di 6.000 uomini, protetta sui fianchi da soldati armati di lunghe picche. Le falangi svizzere erano vulnerabili all’attacco degli archibugieri e dell’artiglieria. Il generale Fernandez da Cordoba, detto Gran Capitano, utilizzò contro i francesi uno schieramento flessibili di 3.000 uomini, erano le terracios, composte da picchieri e archibugieri. Queste formazioni dominano in Europa fino alla battaglia di Rocroi (1643). La cavalleria resta importante per le scorrerie e per rincorrere i nemici in fuga, con un equipaggiamento molto più leggero. L’ascesa di artiglieria e fanteria manifesta la nuova potenza finanziaria dello Stato e lascia in secondo piano la nobiltà, lo stesso vale per le grandi mura, i terrapieni ed i bastioni difensivi. Nei terracios erano numerosi gli hidalgos, i nobili impoveriti di mentalità cavalleresca ed ortodossia religiosa, con disciplina e tolleranza alle fatiche 3) L’Italia trova un periodo di pace dopo la pace di Lodi (1454) ma nel 1492 scomparvero due protagonisti della nostra storia, Innocenzo VIII e Lorenzo de Medici, l’ago della bilancia della politica italiana. La stabilità minacciata dall’espansionismo degli Sforza (Ludovico il Moro) e di Venezia. Non compresero il rischio di accogliere potenze straniere per raggiungere i loro scopi, obliando l’interesse della nazione tanto sentito da Machiavelli e Gucciardini. Il re di Francia Carlo VIII vuole far valere i suoi diritti sul Regno di Napoli, a questo scopo aveva firmato la pace con l’Impero sopracitata in modo da non avere due fronti aperti. Incoraggiamenti per l’impresa vennero da Venezia e Milano e nel 1494 Carlo passò le alpi, l’anno seguente entrò a Napoli: solo ad allora gli Stati italiani compresero il pericolo e strinsero una Lega antifrancese (Venezia, Firenze, Milano, Spagna, Impero e Stato pontificio). Non riuscì l’impresa di tagliare a Carlo il ritorno in Francia, con la sconfitta della Cisa. Ferdinando II d’Aragona recuperava intanto il Regno di Napoli, i medici venivano cacciati da Firenze (dove il prete Savonarola ed i suoi “piagnoni” imponevano un governo popolare con la ferrea opposizione alla corruzione della curia romana, da cui giungerà la scomunica fatale seguita dalla fine della coraggiosa esperienza) e l’impresa di Carlo si chiudeva senza risultati. Venezia conquistava alcuni porti pugliesi, aizzava la rivolta di Siena, stringeva con Luigi XII appena succeduto a Carlo un trattato: in campo di alcuni territori, Venezia si impegnava ad aiutare la corona nella conquista di Milano, in cui Ludovico il Moro fu fatto prigioniero e portato in Francia. La Spagna riottiene il Regno di Napoli, oltre a Sicilia e Sardegna che non aveva mai perduto, soprattutto grazie al Gran Capitano. Si allarga il dominio pontificio sotto Cesare Borgia, nella Romagna e nelle Marche, mentre sotto papa Giulio II (1503-1512) si tenta il restauro del dominio temporale della Chiesa. Partono spedizioni contro Perugia e Bologna, in risposta al rifiuto di Venezia di cedere Rimini e Faenza, viene stipulata un’alleanza con l’imperatore Massimiliano, il re di Francia ed il Re di Spagna, con il nome di Lega di Cambrai, a cui segue la sconfitta veneziana ad Agnadello (1509). Sorge il disaccordo tra gli alleati ed il papa toglie la scomunica che aveva scagliato contro la Repubblica, si ritira dalla Lega e ne fonda un’altra, la Lega santa nel 1515, contro la Francia (in cui entrano l’Inghilterra, la Spagna e la Svizzera). Ne conseguì il ritorno a Firenze dei Medici e la pace tra la Francia e Venezia (quest’ultima ripresasi i propri territori). Lo scontro decisivo fu a Melegnano, vinto dalla Francia e da Venezia, Francesco I (1515-1547) entrò a Milano e cacciò gli svizzeri. La pace di Noyon tra Francia e spagna segna il definitivo equilibrio sul suolo italico, alla 4) In Spagna, alla morte di Ferdinando il Cattolico (1516) che aveva riunito le corone di Castiglia ed Aragona, la corona sarebbe dovuta passare alla figlia, Giovanna la Pazza, moglie di Filippo d’Asburgo (morto precocemente), figlio a sua volta di Massimiliano I l’imperatore. A causa delle condizioni di salute di Giovanna, la corona passò nelle mani del figlio Carlo che ereditò tre anni più tardi anche la corona imperiale, eletto dalla Dieta di Francoforte nonostante la candidatura del re di Francia Filippo, appoggiato dal papa Leone X (Medici) ma osteggiato dagli elettori tedeschi. Di cultura cavalleresca e aristocratica, di fede profonda, non a caso il suo precettore diventerà papa Adriano VI, subisce gli influssi di Erasmo da Rotterdam che per lui scrisse l’Institutio principis christiani, mantiene la convinzione di dover guidare l’impero sotto fede e giustizia e assume come gran cancelliere Mercurino di Gattinara. Durante il suo soggiorno in spagna, Carlo V concesse molte cariche ecclesiastiche a signori borgognoni e fiamminghi al suo seguito ed impose nuove tasse: una volta lasciata la Spagna scoppiò una rivolta che invocava autonomia, inizialmente appoggiata dai nobili, che però assunse caratteri anti feudali, obbligando questi ultimi a passare dalla parte della corona e ad infliggere ai comuneros la sconfitta a Villar (1521). Da questo momento in poi Carlo imparò ad avere rispetto e cura dei territori spagnoli in cui soggiornò a lungo duranti i suoi 40 anni di regno tanto da sposare l’infanta del Portogallo (stato su cui la Spagna aveva mire espansionistiche), Isabella d’Aviz. La Castiglia sopportò il peso fiscale maggiore ma fu la regione che più guadagnò dalle imprese del Nuovo Mondo e dai possedimenti europei di Carlo: tale peso diventerà insostenibile solo con il suo successore Filippo II. 5) In Germania si presenta subito a Carlo V il problema luterano ma dal 1520 la priorità andrà alle questioni italiane. La Francia era preoccupata dall’accerchiamento imperiale mentre a Carlo sembrava giunto il momento di ottenere il Milanese e la Borgogna. Il primo viene ottenuto subito, inoltre passarono dalla parte imperiale il nuovo papa Adriano VI, la Repubblica di Venezia e L’Inghilterra di Enrico VIII. Con una nuova battaglia presso Milano, la Francia fu nuovamente sconfitta, Francesco primo fu fatto prigioniero e costretto a firmare il trattato di Madrid con cui oltre a Milano, abbandonava anche la Borgogna. Patti non mantenuti poiché con il nuovo papa Clemente VII (Medici), stipulò un’alleanza difensiva comprendente anche Venezia. Nonostante gli attacchi all’impero da parte dei turchi sul fronte ungherese, la Francia tarda l’ingresso in Italia e Carlo V inviò 12.000 lanzichenecchi alle porte di Roma. Rimasti senza capi, i lanzichenecchi di fede luterana entrarono e saccheggiarono Roma, mettendo sotto assedio Castel Sant’Angelo dove si era rifugiato il papa. Il saccheggio di Roma ebbe una risonanza immenso, vista come giudizio divino contro la Chiesa corrotta, i fiorentini ne approfittarono e cacciarono i Medici per ristabilire una repubblica. La Francia tenta la conquista del regno di Napoli passando dall’occupazione di Genova. Qui Andrea Doria, prima alleato dei francesi, passa sul versante imperiale ed impone una riforma costituzionale privando i conquistatori della flotta navale. La guerra si stava concludendo in un nulla di fatto, Carlo V preoccupato dal versante orientale, firmò nel 1529 a Cambrai una pace con il Papa e si riconcilia anche con Francesco I. L’anno successivo ci fa a bologna l’ultima cerimonia di incoronazione imperiale in San Petronio, mentre sul trono di Milano fu messo Francesco II Sforza con la promessa che alla sua morte i possedimenti milanesi, sarebbero stati annessi alla corona imperiale. L’imperatore ottiene l’impegno da Clemente VII di riunire un concilio per sanare lo scisma religioso in cambio della forza imperiale per riportare i Medici a Firenze. Il periodo successivo vede Carlo V impegnato nel Mediterraneo contro gli ottomani ed in Germania contro i Protestanti: ne approfittò Francesco I che in seguito all’annessione di Milano da parte dell’imperatore, occupò la Savoia 6) L’impero ottomano prende il nome dalla dinastia iniziata nel ‘300 da Osman I, i suoi territori furono ampliati in Asia Minore e sui Balcani fino al 1453 quando anche Costantinopoli cadde sotto Maometto II. L’espansione ottomana fu ostacolata nel ‘500 dalla ricostituzione dell’Impero persiano ad opera della dinastia safawide di fede sciita (sostenitori di Alì, cugino di Maometto) opposti ai sunniti che erano sostenitori del principio elettivo. Shah Ismail alla guida persiana, occupa il golfo Persico e assume il titolo di re dei re dell’Iran. Per tutta risposta il sultano Selim I fece sterminare i propri sudditi sciiti e muove contro i persiani. La battaglia a Cialdiran nel 1514 vede la vittoria schiacciante dei turchi seguita dall’annessione di Armenia e Curdistan. Segue la conquista dell’Egitto e della Siria, fondamentali sia dal punto di vista religioso (con Medina e La Mecca) e per via dei traffici mercantili. Riprese l’avanzata sui Balcani e Solimano il Magnifico giunse a Buda in Ungheria dove sconfisse ed uccise Luigi II Jagellone. La corona venne rivendicata da Ferdinando, cognato del re defunto, così i turchi giunsero fin sotto le mura di Vienna dove però conobbero la sconfitta (1532) e concessero possedimenti territoriali, non restituendo però la corona di Buda. Il Mediterraneo era teatro di scorrerie barbaresche, soprattutto di Barbarossa, signore di Algeri che prese Tunisi. Carlo V mandò una spedizione per riprenderla ma durò poco poiché gli ottomani arrivarono presto e sconfissero la flotta ispanico-veneziana. Sotto Solimano il Magnifico l’impero era vastissimo, in gran parte formato da cristiani o ebrei: lungimirante fu la tolleranza ottomana che risolveva l’adozione di una fede diversa con una semplice tassa. Grande fu il contributo dei cristiani al rafforzamento del regime attraverso il sistema detto devshirme, una leva forzata di bambini 1) I decenni delle guerre d’Italia coincidono con la massima fioritura del Rinascimento italiano. Tale movimento culturale abbraccia i due secoli che vanno da Francesco Petrarca (1304-1374) ad Erasmo da Ro�erdam (1469-1535). Il termine Rinascimento fu coniato nel 1800 per indicare il ritorno ai valori e ai modelli dell’età classica, in filosofia, poli�ca e le�eratura, con l’adozione di un nuovo e posi�vo a�eggiamento verso la natura e l’uomo, posto al centro dell’universo. Il conce�o di Rinascimento si può considerare inclusivo di quello di Umanesimo, i cui aderen�, cultori delle humanae li�erae si dedicavano alla riscoperta delle opere an�che, tra cui Platone, trado�o in la�no da Marsilio Ficino che raccolse a se un cenacolo de�o Accademia Platonica. Gli umanis� insegnavano ad esprimersi in la�no colto modellato sul mito di Cicerone, tu�avia da fine ‘400 i le�era� ripresero a servirsi più spesso del volgare, arricchito con la�nismi. Fun in volgare l’opera dell’umanista filologo Angelo Poliziano, “Stanze per la giostra”. Quest’opera si colloca alla fine del “secolo senza poesia” in cui era già stata avviata la ripresa del volgare, bas� pensare al “certame coronario” inde�o da Leon Ba�sta Alber� nel 1441, siamo già nel così de�o “Umanesimo volgare”. Anche i capolavori di Boiardo, Ariosto, Machiavelli, Cas�glione e Guicciardini furono in volgare. Nelle ar� figura�ve si segnala un’analisi a�enta della realtà messa a punto dalla prospe�va, ci�amo solo Piero della Francesca e Filippo Brunelleschi. Al culmine di tale sviluppo troviamo il genio di Leonardo, pi�ore, archite�o, ingegnere idraulico, inventore di macchine. Il primato di Firenze in campo intelle�uale cede il passo al fiorire di altri centri culturali, tra cui ovviamente la corte papale di Donato Bramante, Michelangelo Buonarro� e Raffaello Sanzio. Anche le altre cor� italiane si diedero al mecena�smo, dagli Sforza ai Gonzaga, dai Montefeltro agli Este. Un discorso a parte andrebbe fa�o per il ruolo della stampa a Venezia in cui spiccano le figure di Aldo Manuzio e Pietro Bembo. Con il “Principe” Machiavelli fonda una nuova scienza poli�ca basata sulla scissione dalla morale e dai modelle classici impernia� sulla virtù. 2) Questa cultura rinascimentale era piu�osto indifferente alle dispute religiose, nei confron� della Chiesa si andava dall’ossequi formale all’an�clericalismo. Ciò non vuol dire che in Italia non vi fossero spiri� che ponessero al centro delle loro preoccupazioni, la purificazione della fede, il problema della salvezza ultraterrena ed il rapporto con Dio. L’a�esa di una riforma ecclesias�ca che riportasse alla purezza ed alla povertà si era acuita davan� al grande scisma d’Occidente (1378-1415), al prevalere sempre più ne�o degli interessi poli�ci e mondani della corte di Roma. Alle origini del movimento protestante stava anche la volontà umanis�ca di ristabilire l’auten�cità del messaggio cris�ano a�raverso lo studio dei tes�: questa esigenza è rispecchiata in movimen� come la Devo�o Moderna nei Paesi Bassi e in opere come l’Imitazione di Cristo di Kempis. Il rappresentante più autorevole dell’Umanesimo cris�ano fu Erasmo da Ro�erdam, che lasciò la vita del chiostro per seguire gli studi, a Parigi, Inghilterra, Venezia e Basilea, dove acquistò pres�gio per l’eleganza e lo s�le la�no. Tra le sue opere più celebri: Elogio della pazzia, Dialoghi, Ins�tu�o principis chris�ani, Educazione del principe cris�ano, opere talvolta sa�riche in cui riprende la pedanteria, l’intolleranza, il fana�smo, le astrusità teologiche, gli eccessi di devozione, la supers�zione. Il tenta�vo di conciliare le influenze del mondo classico con l’insegnamento di Cristo prevedeva la liberazione dai ri� fini a sé stessi e dalle supers�zioni. Grande contributo fu l’edizione cri�ca del testo greco e la�no del Nuovo Testamento (1516) su cui poi Lutero si baserà per la traduzione della Bibbia in tedesco. Le sue opere compariranno nell’Indice dei libri proibi� e nel clima della Controriforma non ci sarà più spazio per la sua proposta che tornerà culturalmente dopo il ‘600. 3) Mar�n Lutero (1483-1546) nasce in Germania, zona in cui vi era ancora una religiosità medioevale, da una famiglia di piccoli imprenditori. Dopo gli studi adolescenziali inizia lo studio della giurisprudenza ma all’improvviso sceglie di farsi monaco a causa di una crisi interiore: era tormentato dalla paura del peccato e dalla dannazione eterna. Ordinato sacerdote, cerca risposte negli studi teologici, conseguito il grado di do�ore, inizia l’insegnamento teologico in Sassonia. Dall’interpretazione di un passo paolino di una delle sue lezioni nasce ciò che sarebbe diventata la do�rina della “gius�ficazione di fede”. Secondo egli, la gius�zia di Dio è rivelata nel vangelo, dove è scri�o “il giusto vivrà di fede”, con il Vangelo è rivelata la gius�zia divina, cioè la gius�zia “passiva”, quella che riceviamo e a�raverso cui Dio ci rende gius� a�raverso la fede. La gius�zia divina non andava più intesa come giudizio, ma come gius�ficazione, come dono della grazia offerto dal sacrificio di Gesù. Secondo la chiesa l’uomo poteva meritarsela con le buone opere portando sé alla salvezza, ma per Lutero l’indole umana è intrinsecamente malvagia dal peccato originale e da sola nulla può. Il giusto fa del bene per amore di Dio, ma ciò non sarà causa della sua grazia, bensì è già conseguenza di essa. Il pessimismo sulla natura umana e la predes�nazione lo pongono in contrasto con Erasmo da Ro�erdam autore del “Sul libero arbitrio”. L’autorità a�ribuita esclusivamente alla Rivelazione contenuta nei tes� sacri cancella di colpo il magistero della Chiesa, e la do�rina della “gius�ficazione per fede” ne annullava il ruolo di intermediario tra uomo e dio. D’altro canto erano eliminate le scorciatoie mis�che, l’illuminazione dire�a dei creden� da parte dello Spirito. Dei se�e sacramen� solo due a de�a di Lutero erano fonda� sui tes� sacri, il ba�esimo e l’eucares�a. Andava soppresso prima di tu� il sacramento dell’ordine, a cui succedeva l’idea che tu� potessero celebrare le funzioni religiose, e poi l’eliminazione degli altri sacramen�. La Chiesa ne sarebbe uscita distru�a nel suo esercizio e nel suo peso sociale. Persino i vo� monas�ci furono mal vis�, Lutero infa� li abbandonerà per sposare una ex monaca. La ro�ura con Roma avverrà in un contesto poli�co e sociale. 4) Alberto di Hohenzollern, già �tolare di due vescova�, aspirava anche all’arcivescovo di Magonza. Papa Leone X acce�ò dietro il pagamento di 10.000 duca� e per consen�gli di raccogliere tale somma gli concesse l’appalto per la vendita delle indulgenze, bandita per costruire la basilica di San Pietro. L’indulgenza sarebbe servita per accorciare i pa�men� del purgatorio, ma non si andava molto per il so�le e si arrivò a prome�ere il Paradiso a chi avesse offerto grandi somme. Il 31 o�obre 1517 Lutero inviò ad Alberto di Hohenzollern le 95 tesi, tradizionalmente affisse alla chiesa di Wi�enberg, in cui era s�gma�zzata la vendita delle indulgenze la possibilità della Chiesa di rime�ere le pene ai peccatori pen��. Le tesi furono stampate e diffuse in tu�a la Germania ma a Roma si tardò ad apprendere il pericolo e solo nel 1520 fu emanata da Leone X la bolla “Leva�, o Signore” che lasciava a Lutero 60 giorni per ritra�are prima che venisse colpito dalla scomunica. Per tu�a risposta il tedesco bruciò la bolla insieme al diri�o canonico. La scomunica giunse l’anno successivo ma il nuovo imperatore Carlo V aveva promesso all’ele�ore di Sassonia, prote�ore di Lutero, che avrebbe consen�to a quest’ul�mo di gius�ficarsi alla sua presenza. Il celebre incontro avvenne alla dieta di Worms il 17 e 18 aprile 1521: “a meno che io non sia convinto con la Scri�ura (…) la mia coscienza è vincolata alla parola di Dio. Non posso e non voglio ritra�are nulla perché non è giusto né salutare andare contro la coscienza. Iddio mi aiu�. Amen”. L’Imperatore bandiva con l’edi�o di Worms Lutero dall’Impero, ciò voleva dire che chiunque poteva ucciderlo impunemente, ma riuscì comunque a nascondersi in Turingia dove lavorò al Nuovo Testamento. Lutero aveva fa�o appello ad un an�clericalismo diffuso e a un nascente nazionalismo germanico, così mol� principi, a cominciare dall’ele�ore di Sassonia, cominciarono a me�ere le mani sui beni della Chiesa per rafforzarsi nei confron� dell’autorità imperiale. I cavalieri, piccoli feudatari che la rivoluzione militare aveva messo in crisi, con mercenari ed ar�glieria, videro nella Riforma luterana l’opportunità per una rivolta contro Roma. Nelle ci�à iniziarono le riforme liturgiche e l’abolizione di conven� e monasteri, all’elezione di ministri del culto luterano, tu�o questo grazie ai consigli municipali e alle corporazioni ar�giane. 5) Nelle campagne furono i mo�vi evangelici dell’uguaglianza fra gli uomini e della polemica contro i ricchi ad avere successo sulle masse. Mol� seguaci di Lutero iniziarono ad aizzare le folle contro il clero e le is�tuzioni romane, ma anche contro ingius�zie ed oppressione. Mol�, pensavano che sì, Dio si fosse rivelato a�raverso le Sacre Scri�ure, ma che con�nuasse a rivelarsi a�raverso l’illuminazione interiore, tra ques�, Thomas Muntzer: nel 1525 egli si pose alla testa di una sollevazione popolare in Turingia e diete vita ad un governo ci�adino basato sull’uguaglianza universale e sulla condivisione di beni. Già da mesi imperversava una sollevazione nota come “guerra dei Contadini” con numerosi focolai, in Svevia, Turingia, Sassonia e Tirolo. Gli insor� erano spin� dalla miseria e dalla tendenza signorile all’appropriazione di beni comuni, le rivendicazioni economiche portarono molte classi urbane disagiate ad unirsi alla protesta. Le violenze ed i saccheggi spinsero i principi ad unirsi per porre fine alla rivolta e così accadde: Muntzer fu ca�urato e messo a morte dopo terribili torture, almeno 100.000 furono i contadini mor�. Lutero prenderà le distanze da tali proteste condannandole con inaspe�ata violenza, gius�ficata solo dalla paura che la sua riforma potesse essere compromessa dall’iden�ficazione con lo spirito di rivolta e di anarchia. La corrente più radicale sopravvisse a Muntzer grazie all’azione dei gruppi anaba�s� che iniziarono a somministrare il ba�esimo da adul� sostenendo l’adesione consapevole per rendere valido il sacramento. Gli anaba�s�, diffusisi anche in Svizzera e Paesi Bassi, avevano la tendenza a separarsi dal resto dell’umanità formando comunità basate sull’aiuto reciproco e sulla fede nell’illuminazione dire�a da parte dello Spirito Santo, disconoscendo le autorità religiose. Evitarono il ricorso alla violenza ed in Ves�alia si impadronirono di una ci�à introducendo comunione di beni e poligamia. Resiste�ero all’assedio delle forze sia luterane sia ca�oliche ma l’esperienza fu conclusa con un terribile massacro. Si diffusero poi all’Este Europa ed in Nord America. 6) Carlo V nonostante l’edi�o di Worms sembrò res�o all’impego della forza contro i protestan�, sperando che un concilio universale appianasse le divergenze di fede e convocò nel 1530 la Dieta di Augusta, dove Filippo Melantone redasse una professione di fede, la prima dei principi del protestantesimo luterano, ma frenato dall’intransigenza ca�olica. Carlo V in�mò ai protestan� di so�ome�ersi che per tu�a risposta cos�tuirono la Lega di Smalcalda. L’ul�mo tenta�vo di riconciliazione fu nel 1541 a Ra�sbona ma si concluse con un maggiore allontanamento e nemmeno la schiacciante vi�oria di Carlo contro la Lega di Smalcalda nel 1547 portò alla risoluzione del problema, anzi: la Francia con Enrico II allacciò i conta� con i principi protestan� e con il sultano turco per me�ere in difficoltà l’Asburgo. Nel 1551 ci fu un tra�ato ed Enrico si impegnò a difendere i principi protestan� in cambio di alcuni vescova�. Carlo, preso alla sprovvista, fu costre�o alla fuga da Innsbruck. Le tra�a�ve di pace portate avan� dal fratello di Carlo portarono alla Pace di Augusta nel 1555 in cui veniva riconosciuta la coesistenza di due fedi diverse, ado�abili entrambe dai principi ed imponibili nel proprio territorio. Da quell’anno, i pre� conver�� al luteranesimo avrebbero dovuto rinunciare ai loro possedimen�. L’applicazione di tali regole doveva essere controllata dai principi, provvedimento che indebolirà la corona imperiale. I vincitori della lo�a erano i principi i quali vedevano riconosciuto il diri�o di fede ed un maggior potere sui territori che avrebbe cara�erizzato a lungo ques� luoghi. La corona imperiale passò da Carlo V a suo fratello Ferdinando ed i territori asburgici acquisirono una prima unità poli�ca a�raverso la creazione di diversi organi: il Consiglio segreto, la Cancelleria aulica, il Consiglio aulico della guerra. La decisione di Carlo di spar�re il suo immenso regno tra il fratello Ferdinando ed il figlio Filippo II divenne effe�va nel 1556 con la sua abdicazione. Insieme alla corona di Spagna andavano le colonie ed i Paesi Bassi, la Franca Contea, i Regni di Napoli, Sicilia, Sardegna e Milano. 7) L’esperienza di Zwilingi fu parallela a quella di Lutero ma con cara�eri diversi lega� alla sua cultura umanis�ca e svizzera: egli si staccò dalla fede tradizionale e nel 1525 convince il Consiglio ci�adino di Zurigo ad abolire la messa e a riformare la liturgia, imponendo la Bibbia come unica autorità religiosa. Presto la Riforma si estese a Basilea, Berna e Sciafusa ma non permea nei cantoni “originari” perché vivevano spesso di servizio militare mercenario, fortemente condannato da Zwilingi. Nell’incontro di Marburgo del 1529 con Lutero, si verificò impossibile un accordo sul problema dell’eucares�a, poiché Zwilingi lo riteneva un semplice rito commemora�vo dell’ul�ma cena mentre il riformatore tedesco credeva nella presenza reale di Cristo nel pane e nel vino. Nel 1531 un esercito imperiale mosse contro Zurigo e Zwilingi morì in ba�aglia. La sua eredità ed il cara�ere militante verranno raccol� da Calvino, nato a Noyon nella Francia del nord, agiato funzionario della locale curia vescovile con ampi studi umanis�ci porta� avan� a Orleans, Bourges e Parigi. Dopo un’ondata di persecuzione contro gli ere�ci fuggì a Strasburgo e poi a Basilea dove pubblicò nel 1536 l’Ins�tu�o chris�anae religionis, una guida alla le�ura della Bibbia. Della riforma luterana condivide alcuni pun� come l’autorità della Sacra Scri�ura e la “gius�ficazione per fede”, ma il Dio calvinista è più simile a quello del Vecchio Testamento, maestoso e tremendo, che ha predes�nato gli uomini alla salvezza o al peccato. La do�rina della predes�nazione non elimina la responsabilità del peccatore: è il paradosso di Calvino. Se per Lutero la fine del mondo era imminente, lo stesso non è per Calvino, mo�vo per cui il conce�o di “vocazione” esteso a tu�e le professioni, assume importanza rilevante in quanto segnale di un disegno provvidenziale. Il calvinismo ha forte impronta a�vis�ca, la fede è un indizio di far parte degli “ele�” predes�na� alla salvezza, così come la partecipazione ai sacramen� e la re�tudine. Max Weber descrive come il perseguimento della vocazione e la ricerca della buona riuscita delle proprie inizia�ve, che si esprimono nell’e�ca del lavoro, offrono terreno di coltura ideale per una mentalità imprenditoriale ed una tendenza all’accumulazione �piche del capitalismo moderno. Storici marxis� pensano invece che l’e�ca protestante sia un effe�o dello spirito capitalista, c’è in effe� ben poco nei tes� di Calvino che ci possa spingere a pensare la sua predicazione come una concausa di uno sviluppo economico capitalista, sopra�u�o alla luce della sua condanna al “pres�to con interesse”. Bisogna riconoscere che il calvinismo penetrò in aree come i Paesi Bassi e l’Inghilterra cara�erizzate da un precoce sviluppo economico. Un’altra differenza tra luteranesimo e calvinismo sta nella concezione del rapporto tra Chiesa e Stato: secondo Calvino lo Stato deve promuovere il bene spirituale dei suddi�, deve nutrire e mantenere il servizio esteriore di Dio e custodire la Chiesa, questo in accordo con la “Chiesa visibile” (congregazione dei fedeli lega� dalla comune pra�ca del culto e dalla comune appartenenza ad uno Stato). Si tra�a di un trasferimento nelle mani dell’autorità civile del potere di controllo dei comportamen� priva�, solitamente svol� dalla Chiesa: ne emerge come nella visione calvinista sia legi�ma la resistenza contro un sovrano malvagio. Stabilitosi defini�vamente a Ginevra, la Chiesa locale venne organizzata sulla base delle ordinanze del 1541 con una suddivisione dei compi� tra i pastori (adde� all’esercizio del culto, alla predicazione della parola, all’insegnamento), i diaconi (occupa� nell’assistenza ai poveri o agli infermi) e i presbiteri (che vigilavano sulla disciplina). L'organo supremo della Chiesa era il Concistoro, formato da 12 presbiteri ed alcuni pastori, fu introdo�a una disciplina ferrea, proibite le osterie, i balli, i nomi non presen� nella Bibbia. I dissiden� furono costre� ad andarsene. 8) Venne creata un’Accademia per la formazione di pastori, Ginevra diventava così centro di irradiazione di una fede eroica ed intransigente. La diffusione fu rapida, dalla Francia ai Paesi Bassi, alla Gran Bretagna, all’Europa orientale. Sia in Inghilterra che nei Paesi scandinavi i mutamen� religiosi sono inscindibili da quelli poli�ci. Nel 1528 Enrico VIII Tudor (sovrano in carica 1509-1547), alleato della Francia contro L’impero nella lega di Cognac, chiese al pontefice l’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona che non gli aveva dato l’erede tanto richiesto. Clemente VII rifiuta così Enrico VIII, innamorato di Anna Bolena, convocò un Parlamento con cui o�enne l’annullamento del matrimonio e la ro�ura di tu� i vincoli con roma: è l’A�o di supremazia del 1534. Do�rina e stru�ura gerarchica non furono inizialmente toccate ma gli ordini regolari furono sciol� ed i beni fondiari passarono alla corona che iniziò a venderli favorendo la formazione di una nuova classe di medi proprietari, la gentry. Artefice dello scisma anglicano fu il segretario di Enrico, Thomas Cromwell che riordinò il Consiglio della corona e rafforzò l’apparato amministra�vo (imparentato con il futuro Oliver Cromwell del secolo successivo) prima di essere gius�ziato. La vera riforma si ebbe nel regno di Edoardo VI (1547-1553), figlio di Enrico VIII, e la do�rina calvinista si diffuse largamente in Inghilterra. Invano Maria Tudor (1553-1558) tentò di ristabilire la fede ca�olica si a�raverso il matrimonio con il re di Spagna Filippo II, sia grazie a molteplici condanne a morte che le costarono il soprannome di “Sanguinaria”. Anche in Scozia il calvinismo divenne religione dominante grazie alle predicazioni del ginevrino John Knox, a cui si dove�e però una Chiesa presbiteriana cara�erizzata da una stru�ura assembleare su più livelli. Nei Paesi scandinavi fu invece il luteranesimo a diventare invece religione di stato grazie agli intensi scambi culturali e commerciali con il mondo tedesco. Nel 1521 la nobiltà svedese elesse come proprio capo Gustavo Vasa che in due anni si fece proclamare re ed uscì dall’Unione di Kalmar s�pulata con gli altri sta� scandinavi. Riformò lingua e culto in senso luterano secolarizzando le ricchezze delle Chiese. Nel 1544 la corona di Svezia diventava ereditaria per la dinas�a dei Vasa e diventava ufficialmente un paese luterano, lo stesso succedeva in Finlandia, so�oposto alla sovranità svedese. In Danimarca Cris�ano III proclamò negli stessi anni il luteranesimo unica religione di Stato, imponendola agli sta� suddi� (Norvegia e Islanda). Capitolo 10: La Controriforma e l’Italia del pieno e tardo Cinquecento 1) Per Controriforma si intende un insieme di movimen� messi in a�o dalla Chiesa ca�olica romana sia in risposta alla Riforma protestante, sia per esigenze interne di rinnovamento. Per opporsi alla visione di tale processo come una risposta meccanica alla Riforma protestante, mol� hanno chiamato tale fenomeno “Riforma Ca�olica”. In ogni caso, sia la Riforma protestante che la Controriforma avvengono in un periodo in cui in tu�a Europa i fedeli avver�vano una forte necessità di rinnovamento religioso. 2) Tali esigenze si percepivano anche in Italia dove furono spesso le�ere le opere di Erasmo da Ro�erdam come un’alterna�va al complesso di dogmi, is�tuzioni e ridi della religione tradizionale. Accanto all’influsso erasmiano troviamo l’an�clericalismo diffuso, le sofferenze per le guerre d’Italia, nuove profezie ed a�ese apocali�che: in questo scenario molte furono le figure spirituali di influenza, da Contarini a Gilber�, da Valdes a Reginald Pole. Comuni a tu� ques� uomini erano la preghiera e le opere di carità, l’accento posto sulle massime evangeliche e sull’amore per il prossimo, in risposta alle preoccupazioni mondane della Chiesa. L’espressione più nota è il tra�ato “del beneficio di Gesù Cristo crocifisso” di Benede�o da Mantova. Le speranze di un’inizia�va dall’alto, invocate da Carlo V pagò le conseguenze della Riforma protestante, furono accolte da Paolo III Farnese che fece nominare cardinali di diverse corren� riformatrici e cos�tuì una commissione da cui uscì nel 1537 il “Proge�o per la riforma della Chiesa” che rimase però ineseguito. Anche il Concilio convocato a Mantova lo stesso anno poté riunirsi effe�vamente solo nel 1545. 3) Vennero crea� nuovi ordini regolari come i cappuccini, con l’ideale di povertà assoluta e l’impegno dell’assistenza agli umili. La scelta della vita a�va cara�erizza anche altre congregazioni formate da chierici regolari, cioè pre� che sceglievano di vivere secondo una regola, parliamo di tea�ni, barnabi� e somaschi. Tra gli obie�vi vi erano la formazione del clero, l’evangelizzazione della plebe, l’assistenza ai mala� e l’insegnamento. Anche le donne non 3) L’impegno militare più consistente per il governo di Filippo II fu la rivolta dei Paesi Bassi, la così detta guerra degli 80 anni, la prima rivoluzione borghese. Essenzialmente riconosciamo tre fattori: religioso (i Paesi Bassi erano un paese fertile al Calvinismo, la Spagna era fortemente intollerante), politico (il regime veniva visto come straniero, l’Inquisizione era irrispettosa e vi si opposero anche i nobili e i patriziati pur fedeli in maggior parte al cattolicesimo) ed economico (forte fu la crisi dovuta sia al trasferimento da Anversa ad Amburgo del fondaco inglese, da cui acquistavano panni semilavorati, sia alla temporanea chiusura del baltico per una guerra tra Svezia e Danimarca). Il conflitto (1568-1648) fu anticipato dall’irruzione dei fiamminghi in armi nel palazzo della governatrice con la richiesta di abolizione dell’Inquisizione e di nuove leggi di tolleranza per i protestanti, nonché la devastazione di chiese e distruzione di immagini sacre. Filippo II rispose inviando il duca d’Alba che fece arrestare i capi dell’opposizione e condannò a morte un migliaio di persone: il conflitto era iniziato. I metodi spietati del duca d’Alba e nuove tasse sul commercio per mantenere l’esercito invasore, spinsero Guglielmo d’Orange, aristocratico poi convertito al calvinismo, ad allestire una flotta, occupare le regioni del nord e privare l’esercito spagnolo dei rifornimenti via mare. Venne aiutato dai protestanti tedeschi e inglesi, dagli ugonotti francesi e dall’indebolimento spagnolo a causa degli altissimi costi per il rifornimento via terra: Filippo II fece banca rotta ed i soldati senza paga saccheggiarono terribilmente Anversa ponendo per sempre fine alla sua prosperità. A quel punto fu stipulata un’intesa tra tutti i cattolici e i protestanti olandesi per cacciare l’invasore ma l’aggressività dei calvinisti fece rompere subito l’accordo: avveniva la scissione del paese nel 1579, le sette province nordiche continuarono la lotta, le dieci del sud tornavano all’obbedienza (l’attuale Belgio). Nel 1584 fu assassinato Guglielmo d’Orange ma la guerra sarebbe perdurata ancora per decine di anni 4) In Inghilterra, dopo la morte di Maria Tudor (figlia di Caterina d’Aragona, la moglie di Enrico VIII per cui avverrà l’Atto di Supremazia), seconda moglie di Filippo II, salì al trono la sorella Elisabetta I (figlia invece di Anna Bolena, fatta giustiziare da Enrico) (1558-1603). Se da subito cercò di limitare il potere del Parlamento accentrando i poteri decisionali nel suo Consiglio privato, il problema più urgente era quello religioso: fissò in maniera definitiva i trattati della Chiesa anglicana, riaffermò la supremazia del sovrano in materia religiosa e accolse i motivi fondamentali della teologia calvinista ma mantenne l’episcopato e sancì l’Atto di uniformità, con cui impose il “Libro delle preghiere comuni”, largamente tollerante della liturgia tradizionale. Il dissenso religioso fu tollerato fino a che non sopraggiunse la scomunica di Pio V e con essa la rivolta dei “conti del nord” ultimo soprassalto dell’Inghilterra cattolica. Tuttavia i calvinisti più intransigenti, detti puritani, erano insoddisfatti e invocando l’abolizione dei vescovi diventeranno una forza di opposizione alla monarchia. Grande preoccupazione destava il fatto che Elisabetta non si fosse sposata e non avesse eredi. Maria Stuart regina di Scozia poteva vantare una discendenza da Enrico VII ma era cattolica e destava forte preoccupazione in Inghilterra. Nel 1568 fu dichiarata decaduta dalla nobiltà scozzese e fuggì in Inghilterra per complottare contro la regina, la quale, si decise a firmare la sua condanna a morte soltanto 20 anni dopo, facendo di colpo riaccendere il conflitto con la Spagna. L’educazione protestante impartita al figlio di Maria Stuart, il futuro Giacomo I, tranquillizzò gli animi. Elisabetta procedette da subito alla stabilizzazione della moneta, alla moderazione dei tributi, alla vendita dei beni residui della corona, alla compartecipazione ai profitti del commercio e della guerra di corsa. Crebbe la popolazione e la mobilità sociale, di conseguenza anche la gentry, i gruppi mercantili e gli uomini di legge, mentre si impoveriva la nobiltà titolata, indotta spesso a trasferirsi a corte. I nuovi proprietari si ingrandivano e recintavano le proprietà spingendo molti contadini al vagabondaggio e alla mendicità. Elisabetta promulgò le prime leggi sui poveri, fece fare notevoli progressi all’estrazione del carbone, diede inizio ad una nuova era del commercio e della navigazione: fondò la prima Compagnia di Moscovia nel 1553, seguita dalla Compagnia del Levante (1581) e la Compagnia delle Indie orientali (1600). Esse erano società per azioni che avevano il privilegio esclusivo del commercio in una certa area del globo, in cambio di prestiti o compartecipazioni. L’apertura ai corsari è nota, come le imprese di circumnavigazione del globo con Francis Drake, che poi comandò l’esercito contro l’Invincibile Armada, fu inoltre raggiunta l’impresa di impiantare colonie in Virginia (chiamata così per la regina “virgin”). Se i rapporti con la Spagna erano già tesi, nel 1585 l’Inghilterra appoggia la rivolta dei Paesi Bassi e due anni dopo condanna a morte Maria Stuart. Dalla Spagna partirono 130 navi con 30.000 soldati ma con l’ausilio delle tempeste, la piccola, rapida ma ben armata flotta di Elisabetta con l’ausilio degli olandesi sconfisse l’Invicibile Armada e le aspirazioni di Filippo II di stroncare la nascente potenza navale britannica. Il popolo si stringeva intorno alla sua regina e fioriva dal punto di vista intellettuale, era il periodo di Bacone, Christopher Marlowe, Shakespeare, Spencer e Sidney. 5) In Francia, dopo la morte di Enrico II di Volois, e del suo primogenito Francesco II, il potere fu retto dalla moglie Caterina de’ Medici (poiché gli altri due figli che succedettero al trono furono incapaci). Nel frattempo era in atto un conflitto religioso tra i calvinisti, che erano non più del 7-8% ma quasi tutti nobili. Alla testa delle fazioni nobiliari in lotta troviamo tre grandi casate: i Guisa (cattolici intransigenti), i Borbone (del partito ugonotto) ei Montmorency- Chatillon (il cui membro più autoritario era l’ammiraglio de Coligny, anch’egli calvinista). Per reagire alla violenza dei Guisa, Caterina aprì con l’editto di San Germano agli ugonotti, ma un’assemblea di protestanti fu massacrata nel 1562 dai Guisa iniziando una prima fase di guerra civile conclusa con la seconda pace di San Germano. Divenne preponderante l’autorità di Coligny e la sua influenza sul sovrano (figlio di Caterina), tanto da spingere Caterina a dare mano libera ai Guisa. Nella notte di San Bartolomeo del 1572 più di 2000 ugonotti vennero trucidati nelle loro case tra cui lo stesso Coligny. Gli stati del sud strettamente protestanti iniziarono a funzionare come stati indipendenti e trovarono un capo prestigioso, Enrico di Borbone, salvato grazie all’abiura dalla strage di San Bartolomeo. Lo scontro si inasprì di nuovo con la morte dell’ultimo figlio di Enrico II (il duca d’Angiò). Iniziò una guerra tra il re Enrico III (penultimo figlio di Enrico II e di Caterina), Enrico di Borbone (capo delle forze protestanti) e il giovane Enrico di Guisa (capo della Lega cattolica). La guerra grazie all’appoggio della Spagna volse a favore della Lega cattolica di Enrico di Guisa ma il re, Enrico III lo attirò a corte e con un tranello lo fece assassinare, spingendosi verso un’alleanza con Enrico di Borbone e designandolo poco prima della morte imminente, come futuro re. La corona passava quindi ad Enrico IV di Borbone ma non veniva accettato dalla fazione cattolica della Lega che entrava con l’esercito spagnolo in Francia. Enrico IV diventava il protettore della Francia contro l’invasore e contro la lunga guerra che andava avanti da anni. Con la pubblica conversione Enrico IV e con l’assoluzione pronunciata da Clemente VIII le sorti della guerra erano scritte, e si concluse nel 1598 con la pace di Vervins, mantenendo il cattolicesimo religione di Stato ma concedendo agli ugonotti libertà religiosa con l’editto di Nantes. 6) Nell’Europa dell’Est, nella seconda metà del ‘500 era tutto di viso tra il Regno polacco-lituano e quello della Russia moscovita. La Polonia era un crogiolo di popoli e religioni, quella cattolica, greco-ortodossa, luterana, calvinista, conventicole anabattiste e antitrinitarie e comunità ebraiche. Benché fosse in atto una controffensiva cattolica, la libertà religiosa era stata ribadita: la Polonia era un’oasi di libertà in un Europa di intolleranza. Tuttavia la monarchia faticava ad imporsi e la nobiltà straordinariamente numerosa era attaccata ai propri privilegi. Vi fu in questo periodo una fioritura intellettuale ed artistica, in cui spicca la figura di Copernico, e produttiva, specialmente nel settore cerealicolo, in grado di esportare verso occidente. Tuttavia il progresso non fu accompagnato né da un miglioramento delle condizioni dei contadini, oppressi dalle corvées, né da un potenziamento della monarchia. Nel 1572 moriva l’ultimo Jagellone, venne affermato il carattere elettivo e non ereditario della corona e si procedette con l’elezione di principi stranieri: diventava una sorta di repubblica aristocratica incapace di tenere il passo delle monarchie assolute. Nella Russia moscovita del ‘400 le condizioni economico-sociali erano simili, con ridottissima vita cittadina e pochi traffici accompagnati da grande sfruttamento dei servi della gleba. L’evoluzione politica operò al contrario che in Polonia, non in direzione “democratico-oligarchica” ma in direzione monarchica. Il potere fu talmente accentrato che i nobili erano in uno stato di soggezione servile, avevano minor forza ed erano in minor numero rispetto ai vicini polacchi e la chiesa ortodossa contribuì a rendere sacra la figura dello zar inculcando l’obbedienza incondizionata. Tra metà ‘400 e metà ‘500 la Russia vide una grande espansione territoriale, uno stretto connubio fra Chiesa e Stato, la creazione di una nuova nobiltà grazie alla concessione di terre in cambio di servizio militare. Queste tendenze videro il massimo successo con Ivan IV (1533-1584) che, una volta incoronato zar diede inizio ad una politica di accentramento alleata con i ceti inferiori in funzione antinobiliare. Convocò il primo Zemskij Sobor, assemblea nazionale opposta alla Duma, creò il primo nucleo di esercito professionale e combatté la corruzione riordinando l’amministrazione. Aprì scambi commerciali con le potenze occidentali ed espanse il territorio fino al Mar Caspio con numerose campagne contro i tartari finché non cominciò a dare segni di squilibrio abbandonandosi a ferocia gratuita, stragi e stermini fino al massacro della popolazione di Novgorod. Iniziò una lunga guerra con la Polonia e la Svezia conclusa nel 1582 con la sconfitta e la rinuncia allo sbocco sul Baltico. Alla sua morte gli succedette il figlio Fedor e a lui, suo cognato, Boris Gondunov. Questi portò avanti la politica antinobiliare, la colonizzazione della Siberia e cercò di combattere lo spopolamento delle campagne con una consentendo ai nobili di riprendere i fuggiaschi. Alla sua morte nel 1605 la Russia sprofondò in uno stato di anarchia, la così detta “epoca dei torbidi” conclusa quando un nuovo Zwmskij Sobor elesse zar Michele Romanov nel 1613, aprendo le porte ad una dinastia che sarebbe rimasta al potere sino al 1917. Capitolo 12: L’Europa nella guerra dei Trent’anni 1) Si parla solitamente di una crisi generale del ‘600. Si tratta in effetti di una simultaneità di movimenti rivoluzionari, che riguardarono numerose aree europee: le isole britanniche, la Catalogna, il Portogallo, la Francia, l’Italia meridionale, l’Olanda, la Svezia e la Polonia-Lituania. Si tratta di una fase complicata del passaggio da feudalesimo al capitalismo che si risolve in alcuni paesi con l’affermazione del “nuovo” (Inghilterra e Olanda) mentre in altri si riconferma il “vecchio”. C’è chi parla di generali reazioni all’accentramento burocratico, all’inasprimento fiscale, ad uno squilibrio tra crescita della popolazione e crisi di produzione agricola, anche a causa della piccola glaciazione. In ogni caso vediamo che la popolazione cessa di crescere nel secondo ventennio del 600’ ma solo nell’area mediterranea si giungerà a fine secolo con un effettivo calo di popolazione. Nello stesso periodo si arresta l’aumento dei prezzi che aveva caratterizzato il “lungo ‘500”, dovuto dall’attenuarsi della domanda e al calo di afflusso di argento dall’America. Se notiamo la crisi di alcuni settori, come le manifatture fiamminghe e italiane, l’industria ed il commercio nell’Europa meridionale, dobbiamo anche segnalare la crescita del centro laniero di Leida e delle new draperies inglesi: più che una crisi fu una ridistribuzione a vantaggio delle regioni del nord come la Scandinavia e dei paesi Atlantici, ne fecero invece le spese i paesi mediterranei e del centro Europa. Le tendenze del vecchio secolo perduravano, l’esproprio dei coltivatori diretti da parte dei ceti urbani, l’aumento dei gravami feudali e il crescente peso delle imposte statali: solo in Olanda Inghilterra vi era un mercato interno ed una fetta consistente della popolazione non impegnata in agricoltura che potesse dare vita ad un cambiamento. Mentre in Spagna tramontava il secolo d’oro, in Inghilterra, in Olanda ed in Francia troviamo una notevole crescita culturale e fermento intellettuale, curioso che questo sia accompagnato, sul continente, da un periodo di forte intolleranza ed oscurantismo. 2) Quando nel 1609 di fatto la Spagna aveva riconosciuto l’indipendenza alle Province Unite, essere erano già protagoniste di un grande sviluppo economico che ne avrebbe fatto la potenza marittima e commerciale più grande d’Europa, preludio del ruolo di primo piano che avrebbero avuto nella rivoluzione scientifica e filosofica. L’Olanda, grazie all’importanza crescente degli scambi atlantici, grazie alla posizione nevralgica, allo sbocco di numerosi fiumi e vicina ai nuovi mercati baltici, ereditò anche il ruolo di grande emporio e di centro finanziario, che passò da Anversa ad Amsterdam, mentre Leida divenne la maggiore produttrice di pannilani in Europa attirando il mercato inglese. A ciò si aggiunse il nuovo mercato delle aringhe, monopolizzato ed ampliato, e la costruzione di una flotta mercantile che da sola superava quelle di tutta Europa messe insieme. Le rotte del Baltico prevedevano l’importazione di cereali, legname, ferro, rame, pece e pellicce, e l’esportazione di spezie, vini e manufatti. I movimenti verso i continenti extra- europei consistettero nella presa di Ceyon, dell’isola di Giava e delle Molucche, l’insediamento in Brasile e fondarono la Nuova Amsterdam (New York). Protagoniste di questa espansione furono le Compagnie delle Indie Orientali e quella delle Indie Occidentali, fondate nel primo ventennio del ‘600. Rispetto ai portoghesi ai quali spesso si sostituirono procedettero con il controllo della produzione delle spezie, non più solo del commercio, con la resa in schiavitù della popolazione indigena e controllarono anche il commercio di intermediazione fra stati asiatici. Scoprirono inoltre l’Australia (1606) e la Nuova Zelanda (1642). Vista la facilità di rifornimenti di cereali via mare, si specializzarono nell’orticoltura, nella produzione di latticini e nella coltivazione di piante tintorie. Con sofisticate rotazioni aprirono la strada alla rivoluzione agricola, anche grazie a ingeneri idraulici che costruirono dighe, crearono canali e bonificarono paludi. Ruolo chiave affianco al commercio ebbero le manifatture, la lavorazione dei prodotti, che andava dalla distillazione di birra alla produzione di vetri e maioliche fino a quella di armi, carta ed editoriale. Senza pari erano le istituzioni finanziarie di Amsterdam, dove venne creata la Banca dei cambi nel 1609 sul modello dei banchieri italiani, dove si effettuavano pagamenti con semplici versamenti su conti altrui. In Borsa non si trattavano solo merci ma anche titoli come le azioni della Compagnia delle Indie orientali. In questo clima di fiorente crescita economica troviamo una grande tolleranza religiosa, nonostante le Province Unite fossero ufficialmente calviniste: il potere del soldo offuscava quasi quello religioso. Ciascuna delle sette province aveva i propri Stati, dominati dai rappresentanti delle città e nei consigli cittadini sedeva per lo più un patriziato mercantile. Gli Stati generali, comprendenti i deputati delle sette province avevano poteri limitati e le decisioni dovevano essere prese all’unanimità, situazione che avrebbe creato stallo se non fosse stato per il peso specifico della provincia d’Olanda, il cui statolder era la massima autorità militare ed era quasi sempre della famiglia Orange. Nella dialettica tra statolder olandesi e Stati Generali si riassume la dialettica politica delle Province. Le province unite erano una felice eccezione in uno scenario europeo monarchico ed intollerante, avevano una civiltà essenzialmente cittadina e borghese con una notevole vita intellettuale ed artistica. 3) Dopo la guerra “dei tre Enrichi” la Francia trovò una guida ferma in Enrico IV di Borbone (1589-1610) e riguadagnò in fretta la posizione di predominio che gli conferiva la popolazione (18 milioni, 10 volte quella delle Province Unite). La rinascita ruotò intorno allo sviluppo agricolo, agli sgravi fiscali, alla soppressione di molti dazi e al programma di costruzioni stradali avviato dal primo ministro, l’ugonotto duca di Sully. La nobiltà fu tenuta buona con favori ma anche regolata da numerose condanne, i governatori furono affiancati da commissari straordinari che preannunciavano i futuri intendenti. Con l’istituzione della paulette fu riconosciuto il diritto di trasmettere ereditariamente la carica ai detentori di uffici venali. Alcune cariche conferivano direttamente il titolo nobiliare, si andò alimentando così la formazione di una nuova nobiltà “di toga”, osteggiata dalla più antica “di spada”. Con una breve guerra con il Piemonte sabaudo, la Francia ottenne la Bresse e il Bugey in cambio del Marchesato di Saluzzo. Nel 1610 Enrico IV veniva assassinato da un frate fanatico. L’erede al trono Luigi XIII (1610-1643) era solo un bambino e la reggenza fu affidata, come era già successo, a sua madre, Maria de’ Medici. Questa iniziò una politica filospagnola e si fece affiancare da Concino Concini (dedicatorio per altro della prima edizione del Vocabolario della Crusca). La politica filospagnola portò forte dissenso fra i nobili e furono riuniti gli ultimi Stati Generali (1614) fino alla Rivoluzione. Maria affidò le redini del governo a Concini che però fu assassinato per volere del giovane re, stanco di dover governare sotto reggenza. Nei contrasti fra Luigi XIII e la madre si era inserito un vescovo, Richelieu. Nel 1622 Luigi ottenne per lui la nomina a cardinale e lo inserì nel Consiglio della corona, in cui assunse una posizione dominante. Vi erano due strade che la Francia poteva prendere, quella sostenuta dai “devoti” e dalla madre del sovrano, consistente nell’appoggio alla politica di restaurazioni degli Asburgo d’Austria e Spagna, la seconda, una contrapposizione al disegno egemonico asburgico, scelta di Richelieu. Per il ritorno alla guerra serviva un rafforzamento monarchico, l’eliminazione di opposizione interna, portata avanti con una vera propria guerra e la presa di La Rochelle, roccaforte calvinista nel 1628, e una pace religiosa. Se Enrico IV aveva abbassato le tasse, ora Luigi IV era costretto ad alzarle enormemente, e così fece, partendo dalla taglia, che gravava per lo più sulle campagne. Ciò sfociò in un’ondata di rivolte popolari, spesso guidate dai nobili contro gli agenti del fisco. Il grande sforzo di accentramento anticipava quello di Luigi XIV. In campo culturale Richelieu fondò nel 1635 l’Accademia di Francia con il compito di fissare i caratteri della lingua francese, mentre diede impulsi al commercio, alle costruzioni navali, alla penetrazione coloniale in Senegal, nelle Antille ed in Canada, il tutto subordinato al grande confronto con la potenza asburgica. finanziario e un esercito permanente. I burocrati non erano che un migliaio e la giustizia era amministrata da volontari come i giudici di pace. Se le ricchezze della gentry e del ceto mercantile erano cresciute, l’aristocrazia feudale si era indebolita e senza l’ausilio di essa, il re non poteva esercitare un potere assoluto. Laud spinse ad una riforma religiosa riorganizzando la Chiesa di Inghilterra secondo linee gerarchiche e autoritarie, preferendo i seguaci della do�rina arminiana, reintroducendo pra�che di devozione e liturgia �piche del ca�olicesimo, e perseguitando i predicatori puritani. Si temeva un ritorno al ca�olicesimo, considerato il matrimonio con Enriche�a Maria, ca�olica. Loud tentò di imporre le novità religiose anche alla Chiesa presbiteriana di Scozia, dove però sfociò una rivolta nel 1638 per la quale fallirono i tenta�vi di riconciliazione. Nel 1640 Carlo convocò un nuovo parlamento per o�enere i mezzi necessari a soffocare la rivolta scozzese: fu il “Breve Parlamento” poiché di fronte all’opposizione fu sciolto in poche se�mane, ma l’esercito fu comunque messo in ro�a. Con il riaffiorare delle difficoltà economiche il Parlamento fu riconvocato, e questo fu il “Lungo Parlamento” in cui si vide un’opposizione ancora più massiccia. Stafford e Laud furono imprigiona�, vennero soppressi i tribunali so�o l’influenza del monarca, venne decretata l’inamovibilità dei giudici, fu dichiarata illegale la ship money insieme ad altre tasse, caddero le restrizioni sulla libertà di stampa, i vescovi furono estromessi dalla Camera dei lord e il re fu privato della facoltà di scogliere il Parlamento. Scoppiò un’insurrezione in Irlanda e con essa la diatriba di chi dovesse comandare l’esercito tra Parlamento e re. Carlo I allora reagì cercando di arrestare i parlamentari dell’opposizione ma con una soffiata si misero in fuga, decidendo così di lasciare la ci�à e di organizzare un esercito per porre risolvere la par�ta con la forza. La guerra civile iniziò nel 1642 e sembrò volgere a favore del re ma le finanze parlamentari e l’aiuto scozzese portarono alla vi�oria della cavalleria di Oliver Cromwell. Ques�, abilissimo comandante di fede calvinista, cos�tuì il New Model Army, di ferrea disciplina con la precedenza al merito e non alla nascita. La guerra civile finiva l’anno dopo e Carlo I si arrese ma in pochi pensavano che si potesse prescindere da un’autorità monarchica. Nel parlamento dominava la corrente presbiteriana che abolì l’episcopato nel 1646 e riorganizzò la Chiesa gerarchicamente con un sistema di consigli, imponendo il rigido credo calvinista. Ad essi si opposero gli “indipenden�” sostenitori di una larga tolleranza religiosa (tranne che verso i ca�olici). In questo clima di fermento nacquero se�e e conven�cole religiose che parevano me�ere in pericolo i fondamen� dell’ordine sociale e del cris�anesimo, così come nascevano forme di radicalismo poli�co, tra i cui il movimento dei “levellers”, desiderosi di cancellare le dis�nzioni sociali ed allargando a tu� i maschi il diri�o di voto, senza tu�avia me�ere in discussione la proprietà privata. La propaganda di ques� si concentrò sul New Model Army il quale entrò in ci�à e si impadronì con la forza della persona del re. Cromwell vedeva il pericolo di un sovver�mento nell’allargamento del suffragio ma le discussioni su di essi furono interro�e dalla fuga del re in Scozia che con l’aiuto dei locali cercò di riaccendere la guerra. Il Parlamento decretò l’is�tuzione di un’Alta commissione di gius�zia che dichiarò a morte il re: Carlo I fu processato il 30 gennaio 1649. Era la prima volta nella storia che un sovrano veniva processato in nome della sovranità del popolo, ma il gesto fu troppo rivoluzionario ed il re passò come un mar�re agli occhi proprio del popolo, per via sopra�u�o delle difficoltà incontrate dalle is�tuzioni repubblicane nel decennio a seguire. 4) L’esecuzione fu seguita dalla creazione di un Consiglio di stato, dalla soppressione della Camera dei lord e dalla proclamazione della Repubblica unita del Commonwealth mentre il figlio di Carlo, Carlo II, si era rifugiato nei Paesi Bassi ed era stato riconosciuto sia dagli scozzesi che dagli irlandesi. Nel fra�empo i capi del movimento livellatore erano sta� arresta� e l’ammu�namento di alcuni repar� dell’esercito fu represso sanguinosamente da Cromwell che non esitò a massacrare i ca�olici considera� “spregevoli barbari”. L’insurrezione irlandese fu teatro di numerosi orrori, un vero e proprio genocidio (di ca�olici) che dimezzò la popolazione a cui seguì la confisca delle terre, affidate ai protestan�. Qui nasce forse l’odio ines�nguibile tra ca�olici irlandesi e dominazione inglese. Anche la guerra in Scozia fu breve e si apriva per la prima volta una via per una unificazione poli�ca. So�o Cromwell ci fu la ripresa dell’espansione mari�ma iniziata da Elisabe�a e venne inaugurata l’era dell’imperialismo britannico. Nel 1651 fu promulgato l’A�o di navigazione che riservava alla madrepatria il commercio con le colonie nordamericane ed amme�eva nei por� inglesi solo navi britanniche o dai Paesi da cui provenivano le merci: era un colpo dire�o agli olandesi che portò presto alle 3 guerre navali anglo-olandesi che finirono per sancire la supremazia mari�ma britannica. Cromwell dichiarò guerra alla spagna e le strappò la Giamaica, fulcro della tra�a degli schiavi. Meno soddisfacen� i risulta� in poli�ca interna dove una volta sciolto il “Lungo parlamento” nel 1653 fu insediata un’assemblea di 144 membri scel� dai capi dell’esercito, il “parlamento barebone” che durò pochi mesi. Nello stesso anno Oliver Cromwell fu proclamato lord prote�ore del Commonwealth il quale scelse i membri del Consiglio di Stato: il potere militare si fondeva con quello poli�co e finiva la libertà di stampa. La di�atura militare non corrispondeva ai desideri della gentry che vedeva mantenersi alta la pressione fiscale. Alla morte di Cromwell gli succede�e il figlio Richard, molto debole, che abdicò aprendo l’unica strada possibile, il ritorno di Carlo II che con la dichiarazione di Breda nel 1660 si impegnava a mantenere il governo condiviso con il Parlamento. 5) Lo spietato aumento delle tasse imposto da Richelieu aveva portato in Francia alcune rivolte popolari. I disordini della Fronda ebbero cara�ere diverso e videro protagoniste le classi dirigen� sia nella capitale con in molte altre ci�à. Alla morte di Luigi XIII nel 1643 preceduta da quella di Richelieu, la reggenza del giovane re Luigi XIV (figlio di Anna d’Austria, sorella del re di Spagna Filippo IV) fu affidata a Mazzarino, un cardinale formato da Richelieu e fedele ai suoi indirizzi poli�ci ma capace di far cadere la sua durezza obliandola con l’arte del compromesso. Eredità l’impopolarità del predecessore anche perché di origine straniera, cosa che portò i principi di sangue a complo�are. Gli officiers che detenevano uffici venali protestavano per i poteri concessi agli intenden�, i ren�ers che detenevano cartelle di debito pubblico lamentavano enormi ritardi nei pagamen�, tu� inveivano contro l’arricchimento dei finanzieri. Nel 1648 finiva la guerra dei Trent’anni ma alcune misure fiscali tra cui il rinnovo della paule�e portarono il Parlamento di Parigi a porsi alla testa di un movimento di protesta. Venne presentata una rivendicazione in 27 ar�coli simile con alcune analogie con quelle avanzate dal Parlamento inglese, in cui compariva l’abolizione degli intenden�, la diminuzione delle imposte, il rifiuto del sistema d’appal� e l’invalidità di ogni tassa non approvata dal Parlamento. La regina e Mazzarino fecero arrestare Broussel, il più popolare esponente della magistratura ma la piazza si ribellò a Parigi dove sorsero le barricate: la corte si piegò alle richieste e lasciò la ci�à. Nel 1649 con la pace di Saint-Germain si chiudeva la Fronda “parlamentare”. Le ambizioni dei nobili avrebbero da lì a poco portato alla Fronda “dei principi”, a pagare il prezzo di tale anarchia feudale furono come sempre le campagne. La corte vinceva gli scontri nel 1652 e Mazzarino tornò a corte insieme alla reggente: la Fronda aveva fallito ed era chiaro a tu� i francesi che la monarchia era l’unica forza in grado di evitare l’anarchia. Dopo Ves�alia restava ancora aperto il fronte con la Spagna e grazie all’intervento di Cromwell, Mazzarino fu in grado di imporre a Madrid la pace dei Pirenei nel 1659 con cui si appropriò di alcuni territori di confine. Veniva s�polato il matrimonio tra Luigi XIV e la figlia del re di Spagna (suo zio) Maria Teresa, matrimonio che avrà gravi conseguenze durante il regno del giovane re Sole. 6) La guerra tra Province Unite e Spagna si era risolta con la vi�oria della prima ed una delle cause fu l’insurrezione scoppiata sia in Catalogna che in Portogallo. Quando nel 1640 Olivares si trovava in Catalogna con l’esercito volle convocare le Cortes per imporre i mutamen� che desiderava, la regione tu�avia insorse chiedendo l’appoggio francese. Anche il Portogallo insorse nello stesso anno e proclamò l’indipendenza ponendo sul trono il duca di Braganza Giovanni IV. La monarchia era impotente, filippo IV licenziò Olivares e dichiarò bancaro�a, seguirono inoltre rivolte in Andalusia, Napoli e Sicilia, Messico e Aragona mentre una terribile pes�lenza sterminò la popolazione cas�gliana. Alla fine degli anni ‘40 la Catalogna fu riconquistata ma lo stesso non avvenne sul versante occidentale dove dopo una lunga guerra veniva riconosciuta l’indipendenza del Portogallo nel 1668: la Cas�glia usciva da 50 anni di guerre. Capitolo 14: L’Italia del Seicento 1) Nel 1600 hanno in Italia tendenze involu�ve sia la demografia che la vita economica, nel nord fu colpita la produzione e l’esportazione di tessu� e ar�coli di lusso, sopra�u�o nel se�ore laniero sia a Milano che a Venezia che a Firenze. Restano ar�coli di forza come le carrozze a Milano o i vetri a Murano ma in generale vi è una contrazione complessiva delle lavorazioni industriali e con essa la perdita del commercio ed il depotenziamento bancario: l’Italia era un paese so�osviluppato. Le manifa�ure pa�scono la concorrenza del nord-est Europa, delle new draperies, e sopra�u�o del costo della manodopera. In maniera minore pesarono le esigenze fiscali dei governi ma tu�avia non si può prescindere dagli effe� devastan� della guerra dei Trent’anni in cui si comba�é per Mantova, per il Monferrato ma non solo. A ciò si aggiunsero le pes�lenze su tu�a la penisola anche sei vuo� demografici si colmarono in fre�a. Le uniche ci�à in crescita erano Torino per il ruolo centrale nel Regno sabaudo ed il nuovo porto di Livorno. L’agricoltura mutò si abbassò la richiesta di grani e salì di conseguenza la vite, il riso, il gelso. Quest’ul�mo era legato alla produzione di seta, se�ore meno in crisi, che s�molò le prime fasi di lavorazione, tra�ura e torcitura, sempre più spesso con mulina “alla bolognese”. Si sviluppò la lavorazione del lino, della canapa, della lana, la produzione di chiodi ed a�rezzi di ferro, per lo più nelle regioni se�entrionali, dove possiamo vedere il lontano inizio di un’industrializzazione, a cui rimase totalmente estraneo il mezzogiorno spagnolo. 2) Aumentò il divario tra ricchi proprietari che inves�vano nell’acquisto di altre terre e le classi subalterne. La preferenza per gli inves�men� fondiari rifle�eva una mentalità aristocra�ca che considerava disonoran� le a�vità intese al guadagno anche non meccaniche, in cui regnavano il culto del casto, l’onore ed i duelli. La concezione gerarchica era imposta anche dalla chiesa che deteneva la nomina dei vescovi, la giurisdizione sul clero, un grande ruolo culturale e uno degli Sta� più grandi sulla penisola. Il clero ed i membri degli ordini si consideravano suddi� del papa, non dei poteri secolari, e quindi non pagavano le imposte ed avevano tribunali priva�, infa� spesso i malfa�ori si rifugiavano nei luoghi di culto. L’autorità morale si era rafforzata dopo il Concilio di Trento, i focolai di eresia furono quasi tu� es�rpa� ma restavano diverse comunità, quella valdese su tu�e. La Chiesa era agli occhi delle classi dirigen� un garante dell’ordine sociale ed un u�le sbocco per i figli cade�. Alla conclusa stagione umanis�ca e rinascimentale si era aperta un’epoca di impoverimento culturale e per non fare la fine di Bruno e Galilei gli intelle�uali piegavano la testa anche in ambito scien�fico. Le università vissero un periodo di decadenza, sos�tuite dalle scuole dei gesui� e barnabi�, ma si mol�plicarono le accademie, palestre di esercitazione poe�ca e sterile erudizione. Se si guarda alle scienze fisico-matema�che Galileo ebbe discepoli con�nuatori quali il Cavalieri, il Torricelli ed il Borelli. Nelle ar� figura�ve l’Italia mantenne il primato raggiunto in età rinascimentale, con il Caravaggio, il Carocci, il Bernini ed il Borromini, lo stesso si può infine dire della musica ed il melodramma. 3) Gli inizi del governo spagnolo a Milano e Napoli avevano inizialmente avuto effe� posi�vi come il rafforzamento dell’autorità statale ma dal 1620 iniziò un forte aggravamento della pressione tributaria e le classi dominan� ne approfi�arono per riaffermare il controllo sulle is�tuzioni locali. Tra il 1628 e il ‘58 Milano fu più volte trasformata in un campo di ba�aglia da truppe spagnole, imperiali, francesi e piemontesi, tu�avia la posizione strategica che ricopriva portò la Spagna ad avere un occhio di riguardo e questo spiega l’assenza di rivolte paragonabili a quelle scoppiate in sud Italia. Nell’episodio dei Promessi sposi del tumulto di San Mar�no non mostra una volontà eversiva ma una protesta per il prezzo del pane, la crisi colpì molto più duramente Napoli che dopo Parigi e Londra era la metropoli più grande d’Europa. Il Regno di Napoli era un gigantesco contado su cui il potere regio era limitato ed il potere feudale si estendeva a macchia d’olio. I baroni o�ennero un ampliamento di gius�zia e polizia, una sostanziale impunità, il bandi�smo fu sos�tuito da una forma di terrore baronale. Nella capitale risiedeva il viceré, il Consiglio collaterale e numerose magistrature. Nel Regno di Sicilia la popolazione crebbe così come crebbe l’esportazione cerealicola finché non aumentò eccessivamente la richiesta interna. Qui troviamo un Parlamento ma ciò nonostante si assiste�e comunque ad un rafforzamento del baronaggio. La Sardegna era meno popolata ma le condizioni erano simili a quelle dell’isola maggiore, anche se più povera e meno popolata, colpita da cares�e, pes�lenze, prelievi fiscali eccessivi ma con due università a Sassari e Cagliari. 4) Nei decenni centrali del ‘600, oltre alla Francia, l’Inghilterra e la Spagna, anche il Mezzogiorno fu colpito da rivolte rilevan�. A Palermo vi fu una rivolta in risposta ad una cares�a ed all’alto fiscalismo spagnolo, nel 1646, con saccheggi ed incendi: il viceré fu costre�o ad abolire le odiate gabelle e concedeva le corporazioni di mes�ere, il controllo dell’annona e della polizia, concessioni poi nel tempo ri�rate, quando piovvero condanne a morte per gli insor�. Nel 1646 anche Napoli insorse per una gabella e la direzione del movimento fu assunta da un pescivendolo de�o Masaniello dietro il quale si muovevano i borghesi. Dopo 10 giorni Masaniello fu ucciso dai suoi stessi seguaci ma il dissenso non fu soffocato e si spostò nelle province, contro i baroni e gli sgherri. Gli insor� napoletani proclamarono la repubblica ed invocarono la protezione del re di Francia, ma Mazzarino era impegnato, quindi discese il duca di Guisa speranzoso di o�enere il Regno. I suoi contras� con il par�to popolare e l’arrivo della flo�a spagnola segnarono la fine della Real Repubblica napoletana e l’inizio di un periodo di crisi ancora peggiore. Ciò nonostante da quel momento in poi, i viceré applicarono un’azione di contenimento nei confron� della prepotenza baronale, di caccia al bandi�smo e di promozione di un ceto civile e ministeriale, sarà proprio quest’ul�mo che porterà Napoli alla rinascita culturale e a diventare la ci�à intelle�ualmente più sviluppata di Italia. In Sardegna si arrivò addiri�ura all’omicidio del viceré mentre Messina insorse cercando di instaurare una repubblica indipendente con l’aiuto delle forze francesi di Luigi XIV, tu�avia il resto dell’isola rimase spagnolo e con il tempo anche Messina tornò nei ranghi. 5) Carlo Emanuele I, figlio di Emanuele Filiberto che aveva restaurato il Ducato sabaudo, rafforzò lo stato e costruì un apparato militare e fiscale tanto da rendere il Piemonte una potenza europea. Con il tra�ato di Lion nel 1601, o�eneva il Marchesato di Saluzzo cedendo altri territori. Sterile fu la prima guerra per il Monferrato, mentre la seconda con l’aiuto di forze spagnole e francese, vide la presa di alcuni territori del Monferrato ma la cessione alla Francia della fortezza di Pinerolo. Le grandi spese e la peste ge�arono il Piemonte in crisi, che divenne anche dinas�ca alla morte del sovrano successivo. Nel Granducato di Toscana i progressi in direzione del rafforzamento dello stato ad opera di Cosimo I furono porta� avan� dai suoi figli ma si arrestarono ad inizio ‘600 poiché le ar� ci�adine subivano un lento declino e le campagne non portarono avan� una rivoluzione agricola mentre la Maremma era quasi spopolata. A questo periodo di crisi si so�rassero Pisa, grazie all’Università ed il porto franco di Livorno. 6) So�o l’influenza del par�to “dei giovani” crebbe la tensione con la Santa Sede che contestava il monopolio veneziano nell’Adria�co e considerava una privazione le nuove leggi sulla costruzione di chiese, che doveva essere approvata dal governo veneto. L’arresto di due religiosi colpevoli di rea� comuni a�rò l’ira di Paolo V che di fronte al rifiuto di consegnare i due, scomunicò i governan� e scagliò l’interde�o nel 1606 cioè la proibizione di celebrare le funzioni ecclesias�che in terra veneta. Il clero non ubbidì a parte i gesui� che vennero espulsi e la Repubblica trovò un difensore molto efficace, il frate Paolo Sarpi. Intervennero le potenze di Francia e Spagna e Venezia ne uscì a testa alta. Veniva raggiunto inoltre l’obie�vo di indurre gli Asburgo a togliere l’appoggio agli uscocchi, pira� slavi dell’Adria�co. Creta venne a�accata dall’Impero o�omano e Venezia dove�e procedere alla difesa ma l’isola fu evacuata. Importante ripercussione della perdita di Creta fu l’aggregazione di un cen�naio di famiglie della Terra ferma al patriziato veneziano dietro al versamento di for� somme. Venezia era rido�a alla dimensione di un porto regionale ed insidiata dalla concorrenza di Ancona e Dubrovnik ma conservava ancora un tessuto ar�gianale ricco. Lo Stato pon�ficio che aveva già annesso Ferrara, annesse anche il Ducato di Urbino quando si es�nse la dinas�a dei Della Rovere, tu�avia il versante adria�co dello Stato e ancor più le legazioni di Bologna e Ferrara rimasero economicamente ed amministra�vamente separate dal resto delle regioni. Con la desolazione del centro Italia, contrastava lo splendore archite�onico di Roma, meta di pellegrini da tu�a Europa. Per far fronte alle spese richieste dalla corte sfarzosa, la Camera apostolica ricorse ai proven� delle imposte ed alla vendita dei �toli del debito pubblico. Nel secondo ‘600 il pres�gio del papato cominciò a declinare con la fine delle guerre di religione. Capitolo 15: Imperi e civiltà dell’Asia tra XVI e XVIII secolo 1) I popoli dell’Asia avevano dato vita a civiltà millenarie, profondamente diverse da quelle occidentali per stru�ure economico-sociali, religione e cultura. La più an�ca era quella del Celeste Impero cinese, che nel 1600 aveva raddoppiato la sua popolazione arrivando a 160 milioni di abitan�, crescita permessa dalla perfezione del se�ore agricolo, all’irrigazione, alla fer�lità nelle regioni del fiume giallo e del fiume azzurro, e alle grandi col�vazioni di riso. Accanto al riso troviamo cotone tè, frumento, soia ma poco bes�ame, per lo più suini e pollame. All’economia agricola si aggiungono sofis�cate capacità tecniche ed ar�gianali che portarono alla scoperta dell’ago magne�co, carta, stampa, povere da sparo. Di al�ssimo livello la fusione del ferro, la produzione di porcellane e la tessitura serica che portò all’espansione del commercio dal ‘300 in poi, sia interno che verso Giappone, India ed Indonesia. Il potere era concentrato nelle mani dell’Imperatore, accentramento favorito dalla do�rina di Confucio che esaltava come prima virtù l’obbedienza, ciò nonostante l’esecuzione degli ordini era affidata in tu�e le 15 province ad una classe di le�era�- burocra�. La dinas�a dei Ming (1368-1644) trasferì la capitale a Pechino, in un periodo in cui gli eunuchi di corte esercitavano influsso crescente sulla conduzione degli affari e presero a funzionare come una polizia segreta accumulando immense ricchezze. L’incremento demografico e l’aumento del prelievo fiscale portarono ad un peggioramento delle classi rurali a cui si aggiunsero grandi cares�e durante il ‘600 che portarono a numerose rivolte contadine. Di questa anarchia approfi�arono i manciù, abitan� della Manciuria, per invadere la Cina e Pechino, dove l’ul�mo Ming si dava alla morte nel 1644, dando inizio alla dinas�a Q’ing che regnerà fino al 1911. I manciù imposero la propria superiorità, cercando di discriminare i cinesi, che erano in maggioranza, con le celebri capigliature (teste indagare sugli illeci� arricchimen� di finanzieri, appaltatori e ricevitori: a forza di multe e confische rastrellò milioni di lire e piegò il debito pubblico, grazie a cui poté ado�are metodi più reddi�zi per l’erario come la concentrazione degli appal� nella ges�one delle imposte indire�e. L’incremento delle entrate e la lo�a agli sprechi consen�rono di ridurre la taglia di un terzo e di trovare il pareggio di bilancio, ovviamente fino all’inizio dei confli� bellici. Nella visione mercan�lista di Colbert il risanamento finanziario doveva servire a trovare i mezzi per iniziare un intervento Statale a sostegno dell’economia, mentre riservava all’agricoltura il ruolo di fornire viveri a basso prezzo, grazie sarebbe stato possibile mantenere la manodopera ad un costo contenuto. Lo sforzo statale si concentrò su manifa�ure ed esportazioni all’estero. Per raggiungere tali obie�vi Colbert si impegnò a: controllare la qualità dei prodo� con regolamen� ed ispezioni, controllare la manodopera con ferrea disciplina, sovvenzionare gli imprenditori dispos� a introdurre nuovi rami d’industria, creazione di imprese con capitale pubblico, protezionismo doganale e scoraggiamento dell’importazione, costruzione di compagnie privilegiate (come la Compagna delle Indie nel 1664), favorire la colonizzazione di zone come il Canada, la Louisiana e le An�lle, lo sviluppo di una marina mercan�le e da guerra, fino ad arrivare alla costruzione di infrastru�ure come strade, canali, por� e servizi postali. L’a�vità del ministro delle finanze non registrò nell’immediato il grande successo che mostrerà negli anni a seguire. Si vedrà poi il notevole ruolo che avranno i progressi in campo commerciale, coloniale e dei traspor�. 4) Il regno di Luigi XIV è cara�erizzato dallo sforzo vano di de�are regole valide per tu�, ordine ed uniformità di idee e gus�, così si spiegano le numerose accademie reali. La vita religiosa aveva importanza cruciale, così come la compenetrazione tra potere civile e potere religioso. I problemi principali in ambito religioso furono la diffusione della corrente giansenista, i contras� con Roma e la ques�one ugono�a. I giansenis� ponevano l’accento sull’interiorità della fede e svalutavano l’apparato delle devozioni esteriori. Una roccaforte giansenista era il monastero di Port-Royal a�orno a cui si radunarono prela� ed intelle�uali tra cui Pascal e in cui fu pubblicata la Gramma�ca di Lancelot. La condanna defini�va da parte della Santa Sede, sollecitata dai gesui�, avvenne nel 1711 con la bolla Unigenitus, a cui seguirono la dispersione dei fedeli e la distruzione del convento. Il giansenismo poté gode di una tregua poiché si schierò con il monarca nel confli�o che lo oppose alla chiesa di Roma a proposito della régale, cioè il diri�o regio sancito dal concordato di Bologna del 1516 di percepire le rendite dei seggi vescovili vacan� in a�esa del successore. Nel 1673 Luigi allargò tale diri�o a tu�e le diocesi e successivamente ribadì l’autonomia della chiesa gallicana e la superiorità del Concilio sul pontefice. Una ques�one più grave riguardava la minoranza protestante, i calvinis� francesi, cioè gli ugono� che erano circa un milione. Quanto sancito dall’edi�o di Nantes venne col tempo disobbedito fino ad arrivare all’edi�o di Fontainebleau del 1685 che in sostanza lo cancellava, obbligando tu� al culto ca�olico. Furono 200.000 gli ar�giani, mercan� e professionis� che per tale ragione scelsero la strada dell’esilio verso l’Olanda, l’Inghilterra o la Prussia. 1) La coesione interna, la prosperità, erano solo una necessaria premessa per il raggiungimento di un disegno egemonico di guerra e diplomazia. La seconda portò a�raverso l’uscita di ingen� somme, all’alleanza con principi tedeschi, Sta� bal�ci e con lo stesso re d’Inghilterra Carlo II. L’esercito sistema�camente riorganizzato, vide un consistente aumento degli effe�vi, alle vecchie forme di reclutamento volontario fu affiancata la coscrizione obbligatoria per formare la “milizia” con scopo difensivo. I solda� di Luigi, ves�� con uniformi e ben arma�, trovavano l’ausilio di moderni corpi di ar�glieria e di numerose piazzefor�, costruite grazie all’archite�o Sébas�en Le Prest de Vauban. La poli�ca di espansione militare si diresse per lo più verso le Fiandre, l’Olanda, la Germania e l’Italia del Nord. La prima occasione si presentò con la guerra di Devoluzione contro la Spagna cioè la rivendicazione da parte di Luigi XIV di parte del regno in nome della madre Maria Teresa, figlia del defunto re Filippo IV. A seguire, l’occupazione della parte meridionale dei Paesi Bassi, preoccupò Olanda ed Inghilterra che, insieme all’imperatore Leopoldo I esercitarono for� pressioni sul re francese. Con la pace di Aquisgrana nel 1668 furono riconosciu� i vantaggi territoriali richies� da Luigi, ma il risen�mento nei confron� dell’Olanda per essersi opposta, a�raverso ritorsioni commerciali, alla guerra tariffaria ingaggiata da Colbert, doveva ancora essere placato. Nel 1672 la Francia siglò un’alleanza con l’Inghilterra e la Svezia ed a�accarono le Province Unite che risposero con l’azione disperata di aprire le dighe e trasformare l’olanda in un’isola difficilmente accessibile. Al fianco del giovane Guglielmo III d’Orange scesero in guerra la Spagna e l’Impero, mentre l’Inghilterra firmava la pace con le Province e la Svezia veniva sconfi�a. In tali condizioni Luigi XIV dove�e firmare la pace di Nimega nel 1678 ma a farne le spese fu come sempre la Spagna che dove�e cedere la Franca Contea. Luigi riprese nuovamente la poli�ca di espansione ma in direzione dell’Impero occupando Strasburgo e Casale Monferrato: in poco tempo si riaprì il confli�o con la Spagna e, Genova, sua alleata, fu bombardata dal mare. Si ricos�tuì inevitabilmente una Lega europea nel 1686, s�pulata ad Augusta, a cui aderirono Spagna, Impero, Svezia e Olanda. Nel 1688 Luigi invase il Pala�nato e alla lega si aggiunsero Inghilterra e Savoia, la flo�a francese fu distru�a da quella inglese e l’esercito francese fu fermato nei Paesi Bassi. Ad eccezione della pace separata con il Ducato di Savoia con cui Luigi perse la fortezza di Pinerolo, furono ripris�na� nel 1697 i confini preceden� all’ul�mo confli�o. 6) Il peso della guerra divenne intollerabile per i suddi� francesi, nonostante la vendita di cariche, �toli nobiliari e la manipolazione della moneta, vennero is�tuite nuove imposte. La guerra e le tasse peggiorarono le condizioni di miseria, le cares�e diedero il colpo di grazia: Versailles si incupiva, la prima moglie di Luigi perdeva la vita e sorgevano le prime sommosse popolari spontanee, così come le rivendicazioni da parte dell’alta aristocrazia. Anche il pensiero e la filosofia prendevano le distanze dalla corte, sulla strada ormai che porterà all’Illuminismo. La scomparsa della moglie, del Gran Delfino (primogenito di Luigi XIV), e di suo figlio l’anno dopo (nipote di Luigi XIV) an�ciparono quella del despota, che arrivò tra fuochi di gioia il 1° se�embre del 1715. Il successore, Luigi, ereditava quindi la corona del suo bisnonno all’età di 5 anni: si prospe�ava per la Francia l’ennesima reggenza. Capitolo 17: I nuovi equilibri europei tra Sei e Se�ecento 1) La monarchia Stuart era stata restaurata nel 1660 a�raverso un compromesso tra il Parlamento e Carlo II (1660-1685). Nonostante ciò, il monarca gode�e di libertà di manovra grazie all’incremento naturale delle entrate, dovuto allo sviluppo dei traffici ed al tra�ato di Dover (1670) con Luigi XIV, cui si impegnava ad aiutarlo contro i Paesi Bassi in cambio di un grande sussidio annuo. Le inclinazioni filoca�oliche suscitarono os�lità: nel 1673 il Parlamento votava un Test Act che subordinava l’assunzione di cariche a una professione di fede anglicana. A destare ancora più preoccupazione era il fa�o che Carlo II non aveva figli e l’erede naturale, il fratello Giacomo era fermamente ca�olico. Si crearono due schieramen� poli�ci: i tories (che rappresentavano gli interessi della gentry, fautori della monarchia di diri�o divino, del legi�mismo dinas�co e della chiesa anglicana) e i whigs (portavoce dei ce� commerciali, urbani, sostenitori del Parlamento e di un vasto fronte protestante). Dopo il 1680 la poli�ca regia si sviluppò in senso assolu�s�co, il Parlamento fu ripetutamente sciolto per impedirgli di sbarrare la strada ad un successore al trono ca�olico. Giacomo II (1685-1688) rafforzò l’esercito, per lo più formato da ca�olici, annullò le disposizioni del Test Act a�raverso una Dichiarazione di indulgenza ed ebbe un figlio maschio. I due par�� si accordarono e rivolsero un appello allo statolder d’Olanda, Guglielmo III, che aveva sposato la figlia di Giacomo II: ques� organizzò una spedizione militare e Giacomo senza opporsi fuggì in Francia rinunciando al trono mentre la corona fu data congiuntamente a Guglielmo e sua moglie. Essi so�oscrivevano una Dichiarazione dei diri� in cui veniva riaffermata l’illegalità di ogni a�o legisla�vo non approvato dal Parlamento. Fu pubblicato l’A�o di tolleranza che consen�va tolleranza del culto, ad esclusione di quello ca�olico, il Triennal Act che imponeva l’elezione di un Parlamento ogni tre anni, l’abolizione della censura e l’Act of Se�lement che escludeva dalla successione gli eredi ca�olici. La Gloriosa Rivoluzione del 1688-89 non aveva portato ad una restaurazione della monarchia bensì aveva aperto la strada verso la monarchia cos�tuzionale. Il teorico di questa svolta fu John Locke che nelle sue opere si schierò contro la monarchia assoluta a favore di un contra�o sociale, in direzione però opposta rispe�o ad Hobbes: se quest’ul�mo aveva presupposto una rinuncia dei suddi� di tu� i diri� a favore del monarca, Locke gius�ficava una delega solo di alcuni poteri per una migliore salvaguardia dei diri� fondamentali, sostenendo la legi�mità d’insurrezione. Il mutamento della monarchia inglese portò ad un ingresso immediato nei confli� europei contro Luigi XIV che si protrassero fino al 1713. L’accisa, imposta indire�a is�tuita da mol� anni, fu allargata a nuovi generi di consumo, fu introdo�a una nuova imposta fondiaria proporzionale al reddito, misure comunque non sufficien� a fermare l’aumento del debito pubblico. L’amministrazione delle finanze e della flo�a richiese la costruzione di una burocrazia che l’Inghilterra non aveva mai posseduto. La poli�ca estera aggressiva e le misure fiscali prese per sostenere la spesa bellica, ricadevano sui proprietari terrieri e portò all’os�lità della gentry e dei tories. L’aumento del debito pubblico non impedì all’Inghilterra di con�nuare a crescere, sia a livello agricolo che manifa�uriero e commerciale, il ribasso dei prezzi inoltre, aumentò il potere d’acquisto dei ce� inferiori ed un allargamento del mercato interno. 2) Se la guerra dei Trent’anni il disegno di restaurazione ca�olica degli Asburgo era andato in fumo, la so�omissione dei ce� e la sos�tuzione di gran parte della nobiltà con un’aristocrazia maggiormente fedele alla dinas�a, l’opera di rica�olicizzazione ad opera dei gesui�, avevano dato agli Sta� ereditari una compa�ezza nuova basata sul sen�mento religioso della Controriforma e sulla fedeltà dinas�ca. Seguì un rafforzamento degli organi di governo e la cos�tuzione di un esercito permanente che sconfisse gli o�omani in marcia verso Vienna. Da questa comunità era esclusa l’Ungheria, in parte perché so�o il dominio o�omano, ma anche la parte imperiale rivendicava libertà religiosa e poli�ca. Una vasta ribellione scoppiò quando Leopoldo I nel 1678 sospese le libertà cos�tuzionali avviando la persecuzione dei protestan�. I manifestan� richiesero l’intervento dell’Impero o�omano che giunse alle porte di Vienna con 100.000 uomini. Solo il re di Polonia rispose all’appello del papa per salvare la cris�anità. I due eserci� vinsero nella ba�aglia del Kahlenberg il 12 se�embre 1683 e l’Impero riprese tu�a la pianura ungherese e la Transilvania, per poi distruggere l’ul�mo grande esercito o�omano mentre Venezia cacciava i turchi dal Peloponneso. La pace di Carlowitz nel 1699 confermava tali conquiste. Dopo la guerra di Successione spagnola, la monarchia austriaca acquisì i possedimen� spagnoli in Italia e Belgio che si aggiunsero al Banato e a Belgrado. Vienna diventava capitale di un grandissimo Impero in cui tu�avia l’economia stendava a prendere il via e ad indirizzarsi verso la modernità. Il nuovo imperatore Carlo VI si rivolse al Parlamento per far riconoscere la Pramma�ca sanzione che nel 1713 definiva i possedimen� asburgici come indivisibili. L'Impero era molto più grande della Francia e con una popolazione non di molto inferiore, tu�avia traeva dai suoi domini un quinto delle ricchezze francesi 3) Il 1° novembre 1700 si spegneva senza eredi l’ul�mo Asburgo di Spagna. Per evitare guerre civili fu s�pulato un accordo tra le maggiori potenze e la corona di Spagna con i Paesi Bassi e le colonie andavano a Carlo, figlio di Leopoldo I, mentre a Filippo d’Angiò, nipote di Luigi XIV sarebbero dovu� spe�are i possedimen� italiani. L’idea di una divisione del regno non piaceva a Madrid e prima di morire il re si convinse a designare come ul�mo erede proprio Filippo che diventava re di Spagna con il �tolo di Filippo V. Il comportamento di Luigi XIV fu però tale da far credere che la divisione fra le due corone fosse illusoria poiché il nuovo governo spagnolo fece molte concessioni a quello francese, sia commerciali che territoriali. L’imperatore Leopoldo I inviò un forte esercito in Italia e strinse la nuova Grande alleanza con Inghilterra, Danimarca ed Olanda. Con i francesi si schierarono Il duca di Savoia e il re del Portogallo ma entrambi passarono presto all’altra sponda. La Grande alleanza poteva contare sulla superiorità mari�ma, su grandi risorse finanziarie, sulla capacità militare dei propri generali: la flo�a inglese occupò Gibilterra, Minorca e la Sardegna, mentre l’esercito imperiale prendeva Milano, Napoli e Mantova. Gli anglo-olandesi infine penetrarono in Francia fino a minacciare Parigi. In Inghilterra cadde il ministero dei whigs ed il successivo governo tory fu sensibile alle lamentele di chi non voleva più confli�. All’imperatore appena morto, Giuseppe I succede�e Carlo III che si era nel fra�empo insediato a Barcellona e si era proclamato re di Spagna. Si stava per venire a ricreare un accerchiamento Asburgico della Francia, simile a quello che era stato di Carlo V. Di conseguenza gli anglo-olandesi uscirono dal confli�o, firmando la pace di Utrecht con la Francia e la monarchia austriaca, rimasta da sola, fu costre�a a firmare la pace di Rasta� nel 1714. La Spagna rimase al legi�mo ereditario, Filippo V nipote di Luigi XIV, Carlo divenne imperatore con il �tolo di Carlo VI e come rimborso della mancata successione, prese i possedimen� spagnoli nei Paesi Bassi e in Italia, eccezion fa�a per la Sicilia che passò al ducato di Savoia insieme al Monferrato. L’Olanda si accontentò di alcune roccafor� al confine con la Francia mentre l’Inghilterra ebbe Minorca, Gibilterra, Nuova Scozia e Terranova, oltre ad alcuni privilegi commerciali. La sos�tuzione dell’egemonia austriaca a quella spagnola in Italia e la defini�va affermazione della supremazia mari�ma inglese furono le due conseguenze della guerra di Successione spagnola. Il regno di Filippo V che durò fino a metà ‘700 inaugurò la dinas�a dei Borboni in Spagna operò nel risanamento delle finanze, nelle riforme ed una ripresa dell’inizia�va in campo internazionale. Notevole influenza sulla poli�ca estera di Filippo V la moglie, Elisabe�a Farnese, e una serie di esuli italiani, fra tu� Giulio Alberoni, primo ministro e cardinale. Di fronte alle inizia�ve d’espansione si formò una Quadruplice alleanza composta da Inghilterra, Francia, Olanda e Austria: la flo�a spagnola fu distru�a a Capo Passero e le truppe imperiali intervennero in Sicilia. Con la pace dell’Aja nel 1720 le cose tornarono come prima ma al ducato di Savoia fu so�ra�a la Sicilia (che passava all’Austria) e data la Sardegna. 4) La Russia di fine ‘600 era immensa, i Romanov sali� dopo l’epoca dei torbidi, prima con Michele, e poi con Alessio portarono a termine l’espansione in Siberia, a cui si aggiunse l’annessione dell’Ucraina, ribellatasi al regime polacco- lituano nel 1648. Tu�avia gli inasprimen� fiscali prova� dalla guerra peggiorarono le condizioni di vita dei contadini, le pes�lenze e lo scisma religioso peggiorarono la situazione. Vennero introdo�e delle innovazioni liturgiche dal patriarca di Mosca Nikon e i “vecchi creden�” si separarono dalla chiesa ufficiale ed affrontarono le persecuzioni. Il tradizionalismo religioso e le condizioni economiche portarono a movimen� insurrezionali quali quello di Sten’ka Razin, concluso nel 1671. Nel 1689 divenne zar Pietro, figlio di Alessio, temprato dagli esercizi militari, deciso a modernizzare il paese secondo i modelli occidentali; compì viaggi in Olanda, Germania ed Inghilterra, si informò su armamen�, costruzioni navali, lavorò come ar�gliere e carpen�ere. Tornato a mosca per una ribellione dei mosche�eri al servizio dello zar, si abbandonò a feroci repressioni e decapitò con le sue mani alcuni prigionieri obbligando la corte a fare lo stesso: arrivò a torturare ed uccidere suo figlio perché non condivideva la sua poli�ca. Vennero abbandonate le tradizionali cerimonie religiose, mol� giovani furono spedi all’estero per studiare e imparare le scienze, mentre mol� tecnici olandesi, tedeschi e italiani furono impiega� nelle costruzioni. Fu imposta la rasatura del viso ed i ves�� alla tedesca. Il rafforzamento militare era mirato alla conquista di uno sbocco sul bal�co, reso impossibile dalla potenza Svedese. Pietro il Grande scese in guerra nel 1700 con la Danimarca e la Polonia contro il re di Svezia Carlo XII, il quale riportò folgoran� vi�orie che non spezzarono però il sogno di Pietro. Nel 1703 impadronitosi di uno sbocco sul mare iniziò la costruzione di Pietroburgo, poi per fermare Carlo XII lanciato verso la Mosca usò la ta�ca della terra bruciata, cioè il con�nuo ripiegamento, tagliando i rifornimen� al nemico. Carlo fu costre�o dall’inverno a piegare verso sud ma a Potkova fu accerchiato e distru�o dai russi nel 1709. Con la pace di Nystadt lo zar acquisì la Livonia, l’Estonia, l’Ingria e la Carelia. La Danimarca prendeva il Ducato di Schlewing-Hols�n e la Prussia la Pomerania: la Svezia aveva perso il suo predominio sul bal�co e alla morte di Carlo entrava nell’”era della liberà” basta su equilibrio tra Parlamento e monarchia. Solo la Francia aveva un esercito simile a quello di Pietro, che aveva introdo�o l’obbligo del servizio militare ed aveva dato di conseguenza impulso alla siderurgia e metallurgia, a manifa�ure tessili e a costruzioni navali: si tra�ò per lo più di imprese statali con tecnici stranieri e manodopera servile. Anche il commercio con i Paesi occidentali nei nuovi por� del Bal�co ebbe un certo sviluppo ma l’economia russa rimaneva fortemente agricola e la pressione fiscale per finanziare il grande esercito ricadde sui contadini. La vecchia Duma dei boiari cessò di riunirsi, al suo posto si cos�tuì un Consiglio nominato dallo zar che prese il nome di Senato mentre per la direzione degli affari ecclesias�ci fu creato il Santo Sinodo. Pietro voleva spezzare sorda opposizione del clero. In mancanza di una borghesia colta, per l’amministrazione si ricorse alla nobiltà, ma fu accentuata la dipendenza dell’aristocrazia nei confron� del monarca in quanto detentore della possibilità di conferire e revocare le cariche. La mancanza di un’organizzazione corpora�va rendeva più semplice l’operato di Pietro. Venne da lui promossa l’istruzione e l’a�vità editoriale, fino alla creazione dell’Accademia delle scienze a Pietroburgo. I risulta� si sarebbero vis� con il passare del tempo, ma nell’immediatezza fu riscontrata la grande potenza militare russa. 5) Il Brandeburgo fu ingrandito con la Pomerania ed alcuni vescova� per l’effe�o della pace di Ves�alia, tu�avia erano territori molto eterogenei con i propri ce�. Dopo lunghi negozia� l’ele�ore Federico Guglielmo di Hohenzollern de�o il Grande Ele�ore o�enne dai nobili della Dieta i mezzi per la cos�tuzione di un esercito permanente. Nel 1660 o�enne la piena sovranità sulla Prussia. Nelle campagne prussiane i grandi proprietari (junker) videro salvaguarda� i loro privilegi e furono inoltre u�lizza� come ufficiali dell’esercito, accresciuto grazie alle maggiori entrate della corona, mentre il Commissariato della guerra diventava l’organo più importante del governo prussiano. Per servire la coalizione an�francese nella guerra di Successione spagnola, il figlio di Federico Guglielmo riceve�e il �tolo di re di Prussia dall’imperatore. Il suo successore, Federico Guglielmo I, de�o il re sergente (1713-1740), il primo a portare abitualmente l’uniforme, dirigeva l’esercito in prima persona, ridusse al minio le spese di corte e dedicò le finanze al raddoppiamento degli effe�vi dell’esercito, temprato con ferrea disciplina. I mezzi finanziari per il mantenimento dell’esercito furono forni� in buona parte dalle terre di proprietà dello stato date in affi�o, furono inoltre riorganizzate le imposte, cioè la tassa fondiaria e l’accisa, cioè una tassa sui consumi. Nuovi commissari regi furono introdo� nelle ci�à e nelle campagne per la riscossione delle tasse, in generale la burocrazia a differenza dei quadri ufficiali dell’esercito era reclutata tra la borghesia colta, quella che mancava in Russia, ed era so�oposta all’autorità dispo�ca del re. Questo assolu�smo burocra�co-militare sarà cara�eris�co dello stato Prussiano fino all’unificazione della Germania nel 1870. La Prussia provvide a ripopolare la sua parte orientale, colpita dalla peste e a promuovere scambi ed immigrazione, spesso di ugono� francesi. Alla morte di Federico Guglielmo I, il regno aveva un potente esercito ed un’amministrazione efficiente: la Prussia era un paese in via di sviluppo e nel 1721 anne�erà anche la Pomerania Svedese. Capitolo 19: La civiltà dei Lumi 1) Tra le tante definizioni di Illuminismo la più persuasiva è di Kant: “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelle�o (…) essa non dipende da dife�o di intelligenza ma di mancanza di decisione e coraggio di far uso del proprio intelle�o (…) Abbi il coraggio di servir� della tua propria intelligenza!” Qui si appella al rifiuto del principio di autorità e all’uso dello spirito cri�co, tu�e cara�eris�che del “philosophe”, uno spregiudicato indagatore del vero. L’unica sua verità è quella percepibile dall’osservazione dire�a dei fa� e questa convinzione vale anche in ambito religioso e per lo studio delle Sacre Scri�ure. Vengono demolite supers�zioni e credenze, dogmi, misteri della fede, miracoli, sopra�u�o in Olanda ed Inghilterra, dove infa� troviamo pensatori come Spinoza, Bayle e Locke. Proprio John Lock Si sforza di conciliare fede e ragione me�endo al primo posto l’osservanza dei prece� morali. Altri si spinsero nel rifiuto di ogni verità non rivelata dai tes� sacri ed elaborarono un orientamento religioso noto come deismo. I deis� non negavano l’esistenza di un Dio creatore, né dell’immortalità dell’anima ma sostenevano che a tali conclusioni si dovesse arrivare con la ragione che cos�tuissero l’essenza di tu�e le religioni rivelate. Più problema�co si presentava il rapporto tra ragione e fede in ambito ca�olico dove sopravvivevano forme di devozione supers�ziose, cola pretesa del clero di dirigere le coscienze. Anche qui si tentò di conciliare fede e ragione con Muratori e Galiani. Il venir meno delle an�che certezze, la cri�ca del principio di autorità e l’affermazione delle nuove teorie scien�fiche furono al centro di una crisi di coscienza europea: per questa svolta nella storia intelle�uale si è usato il nome di Illuminismo radicale che avrebbe trovato i suoi fondamen� filosofici nel panteismo e materialismo di Spinosa e nello sce�cismo di Bayle. L’illuminismo radicale è una cultura che assorbe il razionalismo seicentesco e riprende mol� temi della cultura liber�na combinandoli con i grandi conce� di democrazia, tolleranza e libertà di coscienza. Chi più autorevolmente fu in grado di orchestrare la campagna contro lo spirito di intolleranza della Chiesa di Roma fu Voltaire, poeta, drammaturgo, storico, romanziere, filosofo, divulgatore di grande ironia ed eleganza. Voltaire non si stanca di so�olineare l’esistenza del male, ma proprio per questo gli uomini dovrebbero sme�erla di uccidersi e torturarsi: emblema�co l’episodio del “caso Calas”, protestante condannato a morte per il presunto omicidio del figlio, poi rivelatosi un suicidio, per il quale Voltaire si ba�é ed o�enne gius�zia. Egli non me�eva in discussione l’esistenza di Dio, mentre altri si spinsero fino all’ateismo. Diderot, collaboratore di d’Alembert nell’impresa dell’Enciclopedia approdò ad una sugges�va visione della natura come creazione e modificazione con�nua di organismi e forme di vita, an�cipando così la teoria evoluzionis�ca di Lamark. 2) Nel Discorso preliminare all’Enciclopedia, d’Alembert dice “tu�e le nostre conoscenze dire�e si riducono a quelle che riceviamo a�raverso i sensi”. Egli si rifaceva alla teoria della conoscenza di Locke, secondo cui l’intelle�o umano è all’origine come un foglio bianco su cui solo le impressioni sensoriali sono in grado di lasciare il segno, mentre la riflessione ricava da queste idee semplici, delle idee complesse: ne nasceva il rifiuto della metafisica. Altri come David Hume svilupparono l’empirismo lockiano in una direzione che portava alla negazione del conce�o di sostanza (noi conosciamo solo le nostre sensazioni ma non le cose reali di cui ignoriamo la vera essenza), fino alla negazione del conce�o di legge causale (se osserviamo che ad un fenomeno ne segue regolarmente un altro, nessun principio razionale ci suggerisce che questo accadrà anche in futuro). In stre�a correlazione con l’empirismo e il sensismo è un altro filone del pensiero illuminis�co, l’u�litarismo secondo il bene non può essere astra�o, ma deve coincidere con ciò che colpisce gradevolmente i sensi, con l’appagamento de bisogno. L’evidenza ci dice che il perseguimento anarchico del piacere distruggerebbe i presuppos� stessi del vivere sociale e sarebbe quindi controproducente. Alcuni presuppongono l’esistenza nell’uomo di un innato senso morale che induce alla simpa�a e alla compassione, altri riducono la morale ad un calcolo matema�co dei piaceri affermando che tu�o l’edificio della società deve essere cos�tuito in modo di garan�re la massima felicità per il maggior numero, una formula che ebbe grande fortuna con il Beccaria. L’insieme di tu�e queste idee ovviamente sfociò nell’esaltazione della scienza, figura in cui spiccò Isaac Newton, non solo in campo matema�co, ma anche meccanico, dell’astronomia, dell’o�ca. Le sue opere imposero un metodo scien�fico basato sul rifiuto delle ipotesi astra�e e sull’indagine sperimentale. L’autorità di Newton rimase indiscussa per tu�o il ‘700, la botanica e la zoologia fecero decisivi passi avan� con la classificazione delle specie e fu an�cipata per cer� aspe� la teoria sulla selezione naturale, notevole fu il ruolo di Levoisier nella chimica, scopritore dell’ossigeno, e quello di Volta nei fenomeni ele�rici. Tra le scoperte chiave c’è sicuramente la macchina a vapore di Wa� e la fabbricazione della soda: per tu�o il ‘700 la scienza e gli scienzia� gode�ero di un pres�gio senza preceden� all’interno delle is�tuzioni e nelle accademie dello Stato. 3) Come in filosofia, anche in poli�ca l’illuminismo non fu un movimento unitario seppur ebbe premesse condivise: il tramonto della ragion di Stato e della teoria del diri�o divino, la delimitazione di una sfera di libertà privata invalicabile, la convinzione che il potere andasse esercitato nell’interesse dei suddi�, al fine di raggiungere la pubblica felicità. Gli orientamen� fondamentali possono essere rappresenta� da Montesquieu, Voltaire e Rousseau. Montesquieu afferma che le leggi sono i rappor� necessari che derivano dalla natura delle cose, definizione che condivide con gli scienzia� ma che applica alle scienze umane. Il suo interesse verteva sui principi e i meccanismi che regolavano i vari ordinamen� poli�ci e ques� si riducono a tre �pi fondamentali: il dispo�smo, ispirato alla paura, ada�o a territori vas�ssimi, la monarchia poggiata sul senso d’onore e ada�a ad aree intermedie, ed infine la democrazia, che regge sulla virtù dei ci�adini ed è ada�a ad aree piccole. Montesquieu predilige le monarchie temperate, come quella inglese, in cui viga la separazione dei poteri giudiziario, legisla�vo ed esecu�vo. Se il livellamento delle condizioni sociali è �pico sia del dispo�smo (in cui sono tu� sono suddi�) sia della democrazia (dove tu� sono uguali) mentre non è previsto con la monarchia. Il dispo�smo illuminato trovò tra i suoi sostenitori Voltaire, grande ammiratore della Cina. Rousseau è il maggior esponente di un terzo orientamento, democra�co, secondo cui il passaggio da stato di natura a stato sociale dell’uomo, accompagnato dall’is�tuzione della proprietà privata, aveva dato inizio ad un processo di degenerazione morale e la nascita di disuguaglianze sociali, lusso per pochi e corruzione. Per uscire da questa situazione, serviva che i suddi� diventassero ci�adini, gli schiavi, uomini liberi. L’unione delle volontà par�colari in una generale a cui tu� saranno so�opos�, non limi� la libertà dell’individuo rendendo impossibili le sopraffazioni. La sovranità che risiede nel popolo non può essere delegata in permanenza, nonostante il governo debba essere di �po monarchico o aristocra�co, esso si deve infa� limitare ad eseguire la volontà generale, tenendo in considerazione il bene comune e l’interesse individuale debbano coincidere. Il collante indispensabile fra ques� due poli avrebbe dovuto essere l’educazione, dispensatrice di virtù, tu�avia il Rousseau poli�co, pedagogista e scri�ore avrà grande popolarità solo durante la Rivoluzione francese ed an�ciperà per alcuni aspe� l’atmosfera del Roman�cismo. 4) Nelle isole britanniche, sopra�u�o in Scozia, vi era un avanzato sistema educa�vo in grado di formare personalità come Hume, Robertson e Adam Smith, ma ricordiamo anche scri�ori inglesi come Defoe, Richardson e Fielding. Era assente altrove, il ruolo unificatore esercitato dalle grandi capitali di Parigi e Londra. L’incontro fra Herder e Goethe nel 1770 fu uno degli even� che portò alla nascita del movimento de�o Sturm und Drang in cui si mescolano mo�vi illuminis�ci e tra� preroman�ci, rappresenta� da Schiller. Nella figura di Goethe e nella filosofia di Kant è sinte�zzato il contributo tedesco alla transizione tra illuminismo e Roman�cismo. Gli illuminis� italiani non si occuparono di filosofia bensì di riforme: oltre al Caffè di Verri, di risonanza mondiale fu sopra�u�o il tra�ato Dei deli� e delle pene (1764) di Beccaria in cui denunciava l’assurdità delle procedure giudiziarie in uso, l’uso della tortura e la pena di morte. Al linguaggio dei doveri tese a sos�tuirsi il linguaggio dei diri�, rilanciato presto dall’insurrezione delle colonie nordamericane e dalla Rivoluzione francese. 5) Fino alla metà del ‘700 le idee economiche prevalen� erano mercan�liste. Si con�nua a pensare che fossero i governi a dover operare per lo sviluppo della popolazione e dell’economia nazionale. Nella seconda metà del secolo prese forma una concezione della vita economica come un sistema di rappor� tra gli uomini e le classi sociali, che i governi non possono violare, regolato dalle leggi naturali: idee queste, affermate dalla scuola fisiocra�ca in Francia. Due sono i presuppos� della do�rina fisiocra�ca: la convinzione che solo l’agricoltura sia produ�rice di nuova ricchezza, mentre le altre pra�che si limitano a trasformare quella esistente, e l’idea che il surplus derivato dalle o�me condizioni dell’a�vità agraria cos�tuisca la rendita fondiaria che i fi�avoli devono ai proprietari del suolo. Quali erano le conseguenze della teoria fisiocra�ca sulla poli�ca economica dei governi? In primo luogo ques� non dovevano danneggiare l’agricoltura con tasse e balzelli, dovevano lasciare libero il commercio delle derrate, l’import e l’export. Secondo questa teoria solo il libero mercato consente ai prodo� agricoli di arrivare al “giusto prezzo” che spinga gli agricoltori a produrre di più. La tendenza liberista dei fisiocra�ci fu elaborata da Adam Smith secondo cui accanto all’alta percentuale di lavoratori produ�vi, era necessaria la divisione del lavoro, secondo cui l’operaio imparava a ripetere a grande velocità un’operazione in cui si era specializzato. Si riduceva così il tempo di produzione e si abbassava il prezzo, poiché per Smith la misura fondamentale per valutare una merce era la quan�tà di lavoro in esso incorporata. Nella determinazione del prezzo entrano anche il salario dei lavori, la remunerazione del capitale inves�to dagli imprenditori e la rendita dovuta ai proprietari del suolo. Secondo Smith ed i fisiocra�ci, tu� gli operatori economici agiscono per il proprio tornaconto ma senza saperlo promuovono l’interesse generale della società. La necessità che lo Stato lasci agire e non intralci l’economia con dazi, vincoli e privilegi fu condivisa anche da Smith. 6) Due fenomeni dell’illuminismo furono la circolazione delle idee in stra� sociali molto più ampi e la formazione di un’opinione pubblica permeata dalla fede nella ragione. L’opinione si forma a�raverso la le�ura di libri e giornali, la conversazione e lo scambio epistolare. Dominate dalla tradizione rimasero le università, tu�avia si fondarono nuove ca�edre e si ammodernarono i contenu� ed i metodi dell’insegnamento. L’interessamento dello stato per l’istruzione primaria fu tardivo, ciò nonostante fece progressi l’alfabe�zzazione. Crescevano i le�ori e quindi anche il mercato del libro e le opere di divulgazione come L’Enciclopedia di d’Alembert e Diderot, opera di stampo prevalentemente poli�co e scien�fico che superò le crisi interne alla produzione, coinvolse autori come Montesquieu, Rousseau e mol� altri. Accanto alle gazze�e si mol�plicarono i giornali le�erari, tra i più famosi, l’inglese The Spectator, La frusta le�eraria del Bare�, Il Caffè di Verri e Beccaria. Nuovi centri di trazione culturale ed aggregazione sociale erano i salo�, mentre le accademie orientarono i propri interessi sempre più verso ogge� di pubblica u�lità. Di questo periodo anche la prima vera associazione massonica, la Grande Loggia di Londra fondata nel 1717 da due pastori protestan� con i simboli del compasso, la squadra e il martello che richiamavano alla tradizione delle corporazioni. L’obbligo del segreto e la dis�nzione gerarchica erano i pilastri di questa organizzazione per la quale arrivò la condanna dalla Chiesa di Roma. Della massoneria fecero parte ciarlatani come i migliori ingegni del secolo e persino sovrani come l’imperatore Francesco I e Federico II di Prussia, persino Mozart. Le logge massoniche e altre forme di socialità sono anch’esse espressione dell’Illuminismo di cultura borghese, si mescolavano nobili, borghesi ed ecclesias�ci con gli stessi gus� le�erari e le stesse le�ure e traevano i modelli di gusto e comportamento dalle cor�, mentre a�accavano duramente l’ozio. Capitolo 20: Francia e Inghilterra nel Se�ecento: un duello secolare 1) Si è parlato più volte di “seconda guerra dei Cento anni” parlando dei numerosi confli� che hanno visto la monarchia francese a quella inglese tra il 1689 e il 1815. Gli anni della guerra sono sta� circa la metà, intervalla� da più o meno lunghi peridi di pace (ad esempio 1713-1744 e 1763-1793). La linea seguita dall’Inghilterra e dopo il 1707 dalla Gran Bretagna fu quella di cercare allea� sul con�nente per tenere occupata la Francia ed ampliare indisturbata il proprio domino sui mari. La monarchia dei Borbone non seppe contrapporre una poli�ca estera efficace anche per l’incapacità di riformarsi economicamente e socialmente. Alla morte di Luigi XIV, gli succede�e Luigi XV per cui servì un’altra reggenza, affidata a Filippo d’Orleans, nipote del monarca defunto, che res�tuì al Parlamento la facoltà di avanzare rimostranze prima di registrare gli edi� reali. La grande aristocrazia, mor�ficata dall’assolu�smo di Re Sole puntava ad avere un ruolo governa�vo ma, se in un primo periodo il reggente accolse rivendicazioni facendo spazio ai nobili di toga e di spada, successivamente fece ritorno al sistema di ministri e segretari is�tui� durane la monarchia precedente. Durante la reggenza fu ampliata la libertà di parola e di opinione, si vedano le pubblicazioni di Montesquieu e Voltaire. Le entrate della corona erano provate da mol� anni ed il debito pubblico era alle stelle, il primo problema era quindi sicuramente finanziario. In tale ambito il reggente si affidò a John Law che avviò proge� di risanamento, e allo stesso tempo cercò di sviluppare un’economia monetaria che avrebbe secondo lui s�molato la circolazione del denaro e quindi aumentato la produzione. Egli creò una banca ed o�enne il monopolio del conio, fondò una compagnia di commercio e assunse nel 1719 la denominazione di Compagnia delle Indie: le sue azioni giunsero a quotazioni al�ssime, superiori al valore nominale. O�enne anche l’appalto delle imposte indire�e e venne nominato controllore delle finanze. L’interò sistema Law tu�avia si basava sulla fiducia, e questa venne meno quando ci si accorse che la Compagnia delle indie non distribuiva gli u�li spera�: i possessori iniziarono a venderli e Law fu costre�o a sospendere i pagamen�, non gli restava che abbandonare il paese. In mol� furono rovina� ma il Tesoro, liberandosi a�raverso la carta moneta dei propri debi� ne trasse mol� vantaggi. Terminata la Reggenza, Filippo d’Orleans divenne primo ministro ed alla sua morte lo sos�tuì il duca di Borbone. Luigi XV accordò la sua fiducia al suo prece�ore Hercole de Fleury pur senza farlo ministro. Il governo fermo e prudente di Fleury assicurò un lungo periodo di pace interro�o dalla breve e vi�oriosa campagna contro l’Austria nella guerra di Successione polacca con cui o�enne la Lorena. La moneta fu stabilizzata, le finanze risanate, l’economia fu rilanciata in campo agricolo e commerciale grazie a buoni raccol� e grande importazione di zucchero. Tu�avia dal 1730 quando fu proclamata legge la bolla Unigenitus contro i giansenis�, si aprì uno scontro fra corona e Parlamen�. 2) Al governo di Maria II e Guglielmo d’Orange, succede�e quello del solo Guglielmo, poiché la moglie era morta, con il nome di Guglielmo III. A lui succede�e Anna che nel 1702 divenne regina di Inghilterra e nel 1707 riuniva anche le corone di Scozia ed Irlanda per la prima volta. Alla sua morte nel 1714, terminava la casa degli Stuart sul trono e succedeva Giorgio I, ele�ore dell’Hannover, come previsto dall’A�o di successione. I giacobi�, pensavano che la deposizione di Giacomo II fosse stata illegi�ma e cercano di riportarlo al potere senza alcun successo. Giorgio I ed il successore Giorgio II, di lingua tedesca, lasciarono le redini del paese in mano a uomini capaci di manovrare il Parlamento, poiché più interessa� alle vicende del Paese d’origine: su queste basi nacque il governo di gabine�o in cui veniva assegnata ad un primo ministro di governare in nome del re. Il governo, avendo bisogno della maggioranza parlamentare, faceva il possibile per influenzare i deputa�. Per lo stesso mo�vo si elargivano favori e pensioni, so�o gli Hannover si a�enuarono le differenze ideologiche fra tories e whigs finendo per favorire la corruzione. I deputa� mantennero comunque notevole indipendenza e la pubblica amministrazione fu depurata dalle influenze poli�che. Tra il 1721 e il 1742 fu primo ministro Robert Walpole, grande mediatore e conoscitore degli affari, che si dis�nse per i buoni rappor� con la Francia e per la riduzione del debito pubblico, così come per la protezione di commercio ed industria. La stabilità poli�ca e sociali si fondava sull’indiscussa egemonia dei grandi proprietari terrieri, che detenevano 4 quin� dei terreni col�vabili e controllavano la vita locale a�raverso l’ufficio dei giudici di pace e la ges�one dei poteri di gius�zia e polizia. La ferocia delle leggi penali a difesa della proprietà prevedeva la pena di morte anche per rea� minori ed a�orno a questa nobiltà terriera, la gentry, ruotavano gli esponen� dei ce� professionali, gli ufficiali dell’esercito e della marina così come la Chiesa d’Inghilterra, aliena da ogni slancio mis�co. Era lecito appartenere a Chiese protestan� e fu tollerato anche il ca�olicesimo. I mercan� più ricchi, i finanzieri e banchieri, aspiravano a interarsi nella gentry a�raverso l’acquisto di terre. Lo sviluppo economico ed il ristagno dei prezzi, favorirono un miglioramento del tenore di vita delle masse, con maggior consumo di generi ed alcolici. Le sommosse e le agitazioni furono frequen� nel ‘700 ma erano indirizzate al mantenimento dei diri� riconosciu� più che alla conquista di ulteriori privilegi. La società britannica fino alla vigila della Rivoluzione industriale, fu un peculiare miscuglio di libertà e dipendenza, di mobilità sociale e di solidità delle gerarchie di gruppo. Rispe�o all’Europa con�nentale risaltavano per lo più i pregi: le garanzie legali contro gli arres�, il radicamento delle is�tuzioni parlamentari, l’efficienza della burocrazia statale, la libertà d’espressione e di fede. Il modello poli�co inglese a�rò l’a�enzione e divenne il pilastro dell’opposizione alle monarchie dispo�che del centro Europa. 3) La guerra di Successione polacca interrompe per la Francia il periodo di pace iniziato dopo la morte di Luigi XVI. Alla morte del re di Polonia, la Dieta scelse suo successore il nobile Stanislao, padre della consorte del re di Francia. L’Austria e la Russia si opposero con la minaccia delle armi fece eleggere il principe di Sassonia Federico Augusto (Augusto III). Il governo francese vendicò l’oltraggio, fondò una coalizione an�austriaca con la Spagna e con il re di Sardegna cui venne permesso l’intero Stato di Milano. La monarchia austriaca era impreparata e Milano fu occupata nel 1733, e nell’anno seguente lo stesso accadde ai Regni di Napoli e Sicilia. La pace di Vienna del 1738 sanciva la res�tuzione di Milano in cambio della cessione al Regno di Savoia si Novara e Tortona, mentre a Carlo di Borbone che aveva condo�o l’esercito spagnolo andavano Napoli e Sicilia. La fine della dinas�a de Medici portava ad uno scambio, il Granducato al duca di Lorena e la Lorena a Stanislao, con la promessa che alla sua morte il territorio sarebbe stato annesso alla Francia. Grazie alle concessioni fa�e dalla Spagna durante la pace di Utrecht, gli inglesi dominavano i mari, comprese le coste dell’America la�na, e pra�cavano il contrabbando. Quando le autorità coloniali si intensificarono e ispezionarono le navi inglesi sequestrano la merce illegale, Walpole fu costre�o a dichiarare guerra alla Spagna nel 1739 ma le operazioni furono senza risultato e confluirono nel più ampio scontro della guerra di Successione austriaca. Questo confli�o fu scatenato nel 1704 dall’aggressione lanciata dal nuovo re di Prussia Federico II contro la Slesia degli Asburgo. La monarchia austriaca, guidata da Maria Teresa, figlia dell’imperatore Carlo VI, non era solita in quanto si trovavano tra gli ele�ori di Baviera e di Sassonia altri pretenden� al trono. I Borbone di Francia e di Spagna volevano cogliere l’occasione per schiacciare defini�vamente gli Asburgo. L’incontro sarebbe stato impari ma con la conquista della Slesia la Prussia uscì dal confli�o, con la caduta di Walpole entrò nel confli�o l’Inghilterra e fece confli�o si concluse o�enendo l’accesso al mar Nero ed il libero passaggio per il Bosforo. Nel fra�empo con la prima spar�zione della Polonia nel 1772 (tra Prussia, Austria e Russia) la Russia o�enne la metà orientale e fu successivamente annunciata l’annessione della Crimea. Durante il regno di Caterina l’immenso Stato aveva aumentato la propria popolazione fino ad arrivare a 37 milioni, superando ogni altra nazione europea. 4) La grande guerra del Nord (1700-1721) aveva sconvolto le sor� della Polonia, aggravate da regresso demografico ed economico. Il ricorso alla pra�ca del liberum veto da parte dei nobili aveva ge�ato il Parlamento nell’immobilità. Alla morte di Augusto III di Sassonia, la Russia appoggiò l’elezione di Stanislao, educato in Francia dal movimento dei Lumi. Egli lanciò un programma di riforme in cui era inclusa la soppressione del liberum veto, inizia�va che provocò l’intervento di Caterina II. Nel 1772 dopo un periodo di lo�e, le grandi potenze si accordarono per smembrare la Polonia: la Russia prese la Bielorussia, all’Austria andarono la Galizia e la Lodomiria, e a Federico il Grande la Prussia occidentale, o�enendo la desiderata saldatura del regno. Pur indebolito Stanislao non abbandonò la sua poli�ca di riforme, e mise mano all’istruzione e ad una nuova Cos�tuzione con cui il trono diventava ereditario e veniva abolito il liberum veto. I solda� di Caterina II allora invasero di nuovo il Paese provocandone una seconda spar�zione nel 1793, questa volta a vantaggio solo di Prussia e Russia. Ciò che restava della Polonia fu spazzato via da una terza spar�zione nel 1795 che seguì ad una insurrezione nazional-libere. La cancellazione di un grande Stato a opera di tre monarchie è il più chiaro indice dei limi� dell’esperienza dell’assolu�smo illuminato. Mentre la Polonia veniva dilaniata la Svezia visse la sua era della libertà (1720-1772): il principe tedesco a cui fu offerto il trono, dove�e impegnarsi a rispe�are una Cos�tuzione che a�ribuiva alla Dieta (che rappresentava persino i contadini) mol� poteri. Le guerre intraprese contro Prussia e Russia per riprendersi l’impero bal�co fallirono ma senza comprome�ere il progresso economico, il quale riguardò anche le masse contadine e fu accompagnato dall’es�nzione dell’analfabe�smo. Nel 1772 il re Gustavo III restaurerà l’assolu�smo monarchico con un colpo di Stato, abrogò la cos�tuzione, iniziò una serie di riforme illuminate in campo amministra�vo e giudiziario (abolizione della tortura e della venalità delle cariche) con una decisa azione livellatrice per privare i nobili di tu� i loro privilegi. In Danimarca l’assolu�smo si era già affermato da metà ‘600, tu�avia la nobiltà aveva trovato un compenso del perduto governo, con l’esercizio della piena autorità sulle campagne, su contadini e servitù. A metà ‘700 se procede�e con l’abolizione del servaggio ed una serie di riforme da cui trassero vantaggio sia l’agricoltura che l’allevamento. 5) Come nella monarchia austriaca, anche nei paesi Ca�olici il rafforzamento dei poteri statali, l’a�uazione di riforme e il giurisdizionalismo, comportavano uno scontro con la Chiesa. Il ca�olicesimo era una stru�ura sovranazionale so�oposta al pontefice a cui tu� dovevano obbedienza, perfino i laici. La gius�zia civile trovava un grave limite nell’immunità personale del clero e nel diri�o di asilo, mentre i beni ecclesias�ci erano esen� dalla tassa tassazione e non potevano essere rivendu� senza il consenso papale. In tale contesto il clero regolare divenne bersagli di a�acchi violen� da parte degli illuminis�, accusato sia per la vita oziosa sia perché sogge�o solo a Roma e non ai vescovi locali. La Chiesa fu percorsa da corren� rinnovatrici come il giansenismo ed a�ecchirono idee che contestavano l’autorità assoluta dei pontefici e rivendicavano l’autonomia dei vescovi. I pontefici Clemente XII e Benede�o XIV parvero disponibili ad un compromesso con le nuove corren� poli�che e s�pularono concorda� con i Regni di Sardegna, Napoli e Spagna, disciplinando la tassazione e perme�endo la diffusione di corren� gianseniste e della nuova scienza newtoniana. Tu�avia con il rigido Clemente XIII i rappor� tra Roma e le potenze ca�oliche tornarono a peggiorare, negli stessi anni si sviluppava una grande campagna an�ca�olica da parte di Voltaire e dei philosophes e cominciò a realizzarsi una convergenza fra illuminis�, giansenis� e sovrani riformatori per la ba�aglia contro i gesui�. Nella seconda metà del ‘700 furono caccia� da Portogallo, Francia, Spagna, Regno di Napoli e Ducato di Parma tanto che Clemente XIV dove�e decretare lo scioglimento della Compagnia di Gesù (1773). Accanto all’a�acco contro i gesui� si affiancarono diversi provvedimen� come l’imposizione dell’autorizzazione regia sulle nomine provenien� da Roma, la rivendicazione dell’autorità civile di se�ori come la censura e l’istruzione, l’abrogazione del foro ecclesias�co e dell’Inquisizione così come del diri�o d’asilo e dell’immunità fiscale del clero, la soppressione di conven� e monasteri e l’incameramento dei loro beni. Il Portogallo era economicamente arretrato e culturalmente immobile. La situazione cambiò con Giuseppe I ed il suo onnipotente ministro Carvalho Melo marchese di Pombal, protagonista della ricostruzione di Lisbona dopo il terremoto del 1755. Sospe�oso, autoritario, repressivo nei confron� di nobili e gesui�, riformò gli studi e rafforzò l’esercito, ricorse ad un maggiore sfru�amento delle colonie e diede impulso a manifa�ure e commercio. In Spagna l’avvento dei Borbone con Filippo V aveva segnato una svolta in senso assolu�s�co. I tenta�vi di riforma di Ferdinando VI (1746-1788) si videro più organici so�o Carlo III, circondato da ministri illuminis�: espulse i gesui�, limitò le immunità ecclesias�che e l’Inquisizione, riformò le università liberalizzò il commercio, operò per rinnovare la cultura. La Spagna vide un grande incremento demografico accompagnato dal risveglio economico sopra�u�o in Catalogna: anche l’agricoltura ne trasse vantaggio sopra�u�o grazie all’eliminazione dei secolari privilegi della Mesta, la secolare corporazione degli allevatori di pecore in Cas�glia. Uno sviluppo anche più rapido conobbero le colonie, dove gli sforzi della madrepatria di riordinare l’amministrazione comba�ere la corruzione si scontrarono con le richieste d’autonomia dei creoli. Capitolo 22: L’Italia del Se�ecento 1) Il quadro poli�co italiano era rimasto immobile per oltre 150 anni ma fu trasformato dalle guerre di Successione. Gli unici sta� che non subirono contraccolpi furono lo Stato pon�ficio e le Repubbliche di Venezia, Genova e Lucca. Fin dal 1706-1707 i domini spagnoli, Milano, Napoli, Sicilia e Sardegna erano passa� agli Asburgo di Vienna. Nel 1714 la Sicilia fu presa dai Savoia ma fu scambiata nel 1720 con la Sardegna. La guerra di Successione polacca portò alla temporanea occupazione di Milano da parte del re di Sardegna che poi si dove�e accontentare di Novara e Tortona, la monarchia austriaca perse Napoli e Sicilia, conquista� nel 1734 da Carlo di Borbone figlio del re di spagna Filippo V, ma o�enne Parma e Piacenza mentre Francesco Stefano di Lorena prese il Granducato di Toscana. La guerra di Successione austrica vide l’indipendenza di Parma e Piacenza. L’indebolimento dell’influenza della Chiesa cara�erizzò l’Italia del ‘700, nella controversia tra papato ed Impero mol� furono gli intelle�uali a schierarsi con l’impero, tra cui Muratori, l’intelle�uale italiano più significa�vo del primo ‘700. L’an�-curialismo divenne il terreno privilegiato per l’incontro tra monarchia austriaca e ceto intelle�uale del Mezzogiorno, il più moderno d’Italia, fra cui ricordiamo Giamba�sta Vico e Paolo Ma�a Doria. Tra ‘600 e ‘700 aumentarono gli scambi culturali con l’Europa e la percezione dell’arretratezza della penisola. In Piemonte oltre all’espansionismo ed al rafforzamento poli�co-militare, le energie di Vi�orio Amedeo II (1682-1730) si concentrarono in un programma di riforme: un nuovo catasto permise una migliore distribuzione dell’imposta, a cui si accompagnò una riduzione dell’immunità di cui godevano gli ecclesias�ci, i privilegi della chiesa furono ristre�, rilanciata l’Università di Torino, potenziata la burocrazia e l’amministrazione con l’estensione a tu�e le province degli intenden�, ed infine la creazione di un sistema statale di scuole secondarie. L'a�uazione di provvedimen� mercan�lis�ci, come dazi sulle importazioni e agevolazione dell’esportazione, favorì lo sviluppo di manifa�ure, sopra�u�o nel se�ore laniero e cotoniero. In Savoia si giunse nel 1771 all’abolizione della feudalità. 2) Nel Regno di Napoli, dopo aver riacquistato l’indipendenza so�o un “re proprio”, cioè Carlo Borbone dal 1734, venne ripresa la poli�ca di limitazione delle giurisdizioni baronali, il giurisdizionalismo, la riforma degli studi dell’Università di Napoli, la catastazione delle terre. Viva e ricca era la vita intelle�uale di Napoli, si vedano le pubblicazioni di Galiani, di Genovesi, di Galan� e Filangieri. L’interesse della classe intelle�uale verteva sulla realtà delle province, sulle condizioni di vita dei ce� produ�vi e delle masse contadine: la feudalità era senza dubbio il nodo da sciogliere. Quando Carlo di Borbne divenne re di Spagna fu Bernardo Tanucci la figura più autorevole del Consigli di reggenza, formato vista l’età del successore Ferdinando IV. Tanucci fu un difensore dei diri� dello Stato nei confron� della Chiesa, promosse l’espulsione dei gesui�, la legge sulle manimorte, tu�avia rimase alieno da riforme radicali sul piano economico e sociale e non prese provvedimen� per limitare il baronaggio. Il giovane Ferdinando IV sposò Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d’Austria e l’orientamento filoaustriaco portò al licenziamento di Tanucci e spinse il sovrano all’azione riformatrice a�raverso la collaborazione con numerosi intelle�uali. Iniziò con riforme liberalizzatrici in campo commerciale, favorì il credito per i col�vatori e fondò manifa�ure regie e arrivò a confiscare i beni ecclesias�ci per finanziare tali inizia�ve. Anche in Sicilia vi furono importan� inizia�ve come l’abolizione dell’Inquisizione, l’avvio di un catasto, poi fallito per l’opposizione della nobiltà. Tu�avia né in Sicilia né nel Mezzogiorno le riforme giunsero a me�ere in discussione le stru�ure feudali. 3) Dopo la pace di Aquisgrana del 1748 la monarchia austriaca rimaneva in possesso dello Stato di Milano e del Fucato di Mantova, che insieme formavano la Lombardi austriaca. Nell’orbita rientravano anche il Granducato di Toscana, poiché Francesco Stefano di Lorenza era marito di Maria Teresa, ed i Duca� di Modena e Reggio. Una prima ondata di riforme che inves� Milano riguardò l’amministrazione delle finanze, venne abolita la vendita di cariche, gli appal� dei dazi furono concentra� in un’unica Ferma generale, fu is�tuito un banco per la ges�one del debito pubblico, fu portato a compimento un nuovo catasto. Un decennio di duro lavoro e di aspri confli� con il patriziato, schierato per la difesa dei privilegi, portò a risulta� consisten� come la redistribuzione dell’imposta fondiaria, ora proporzionale al valore d’es�mo delle terre e dei fabbrica�. Un contributo notevole alla diffusione dei Lumi venne dall’Accademia dei Pugni di Pietro Verri e Beccaria, giovani nobili in polemica con il sapere ed il costume dei padri, dal 1762. L’opera fagocitata dall’Accademia fu l’esperienza giornalis�ca del Caffè e nel 1764 fu reda�o dal Beccaria il celebre Dei deli� e delle pene che ebbe successo planetario. Ma anche intelle�uali estranei al gruppo come il Parini, autore delle Odi e del Giorno. La ristru�urazione milanese culminò con la separazione degli affari giudiziari, riserva� al Senato, da quelli amministra�vi e finanziari, affida� al Magistrato camerale. Venne unificato il mercato interno, smantellato il sistema di proibizioni e di vincoli della vendita dei cereali e furono sciolte le corporazioni. So�o Giuseppe II fu soppresso il Senato ed is�tuito un moderno sistema giudiziario ar�colato in tre istanze e vennero insedia� in ogni provincia gli intenden� poli�ci. Anche la trasformazione religiosa arrivava a conclusioni estreme come l’avocazione al principe della facoltà di conferire benefici ecclesias�ci e con la sos�tuzione dei seminari vescovili con dei seminari regi. Le scuole superiori di Milano e l’Università di Pavia furono dotate di nuove ca�edre, biblioteche, strumen� scien�fici e laboratori, mentre vennero ad insegnarvi personaggi come il Beccaria, Parini, Volta, Tissot e Spallanzani. 4) Il nuovo granduca di toscana Francesco Stefano era marito di Maria Teresa ed anche imperatore del Sacro Romano Impero: risiedendo a Vienna egli si faceva rappresentare da un Consiglio di reggenza. Al sovrano stava a cuore assicurarsi le entrate e per questo nei primi anni si concentrò sul sistema finanziario. Una linea di fermezza venne seguita nei rappor� con la Chiesa dove venne rivendicato dallo stato il controllo della censura e fu emessa una legge sulle manimorte. Gli ul�mi anni della Reggenza lorenese in Toscana videro una grande cares�a. Tu�avia fu favorita la libera circolazione delle derrate in modo da incen�vare sia la produzione che il commercio di grani: questo orientamento liberista si affermò pienamente so�o Pietro Leopoldo, figlio di Maria Teresa e Francesco Stefano. Appena dicio�enne, nel 1767 dichiarò libera la compravendita dei cereali, diventando il primo paese a realizzare integralmente questa parte del programma fisiocra�co, indusse alla soppressione delle corporazioni e all’eliminazione di tu�e le dogane. Cercò di migliorare le condizioni di vita delle classi subalterne, bonificando le paludi in Valdichiana ed in Maremma, aggiungendo ques� territori alle manimorte e procedendo con la loro divisione in piccoli lo� da assegnare ai col�vatori dire�, in cambio essi avrebbero dovuto pagare un canone moderato e fisso con anche il diri�o di vendita. Tu�avia l’operazione fallì poiché ques� terreni finirono per essere acquista� dai grandi proprietari terrieri. Il documento più celebre della tendenza riformatrice leopoldina è il Codice penale del 1786 con il quale furono umanizzate e razionalizzate le procedure, eliminata la tortura e per la prima volta in Europa, la pena di morte. Il proge�o di una Carta cos�tuzionale volta a limitare i poteri del sovrano venne defini�vamente messo da parte una volta che Pietro Leopoldo lasciò Firenze per succedere al fratello Giuseppe come sovrano austrico ed imperatore. Tra stato e Chiesa i proposi� più radicali non poterono essere realizza�: era prevista una riforma elaborata da vescovi giansenis� che proclamava la superiorità del Concilio sul pontefice e puntava a sos�tuire il la�no con la lingua volgare. Avrebbe provocato un vero e proprio scisma ma un’assemblea di vescovi si dichiarò per lo più contraria. Nonostante ques� insuccessi la legislazione leopoldina fu una delle più coeren� e produ�ve in tu�a l’Europa se�ecentesca e si differenzia da quella giuseppina per l’enfasi posta sulle libertà e i diri� dei suddi� 5) Solo marginalmente furono tocca� dal movimento delle riforme lo Stato pon�ficio e le Repubbliche di Venezia, Genova e Lucca, ma ciò non significò la mancanza di s�moli intelle�uali. Roma rimaneva una grande capitale con pellegrini da tu�a Europa e anche qui si applicarono i nuovi indirizzi di poli�ca economica, si eliminarono i dazi interni e si prosciugarono le paludi Pon�ne. Venezia fu per tu�o il secolo il maggiore centro editoriale italiano e a�rò mol� ar�s� come Goldoni. L’azione riformatrice dei governi e l’ampia diffusione delle nuove corren� di pensiero, modificarono la cultura e lo s�le di vita. Il generale moto di laicizzazione si tradusse in una contrazione numerica del clero e nel diminuito ossequio per l’autorità della Chiesa. Il grande pres�gio delle scienze pure ed applicate portò alla cri�ca delle credenze magiche e supers�ziose, mentre andarono di pari passo i mutamen� del costume sociale e familiare, più libero e sciolto, che si esprimevano tra l’altro nel cicisbeismo (fenomeno complesso, pensiamo che Giovanni Verri era il cicisbeo di Giulia Beccaria, e fu il presunto padre naturale di Alessandro Manzoni). La nobiltà si spinse verso l’operosità per gius�ficare i propri privilegi e si mescolò al ceto civile nelle accademie, nei teatri, nelle logge. Appariva in ne�o declino l’uso di des�nare al chiostro le figlie nubili e di sacrificare i cade� al primogenito nella trasmissione ereditaria. L’onore e il culto del casato perdono terreno di fronte alla ricerca della felicità mentre si affermano i nuovi valori dell’operosità, della competenza e del merito individuale. Da queste evoluzioni rimasero escluse le masse popolari, massicciamente analfabete e a�accate alla fede. Anche in Italia fu consistente l’aumento demografico, in maniera crescente spostandoci a sud, si diffusero il mais, il frumento e la segale. Non mancano aree di grande produ�vità e di specializzazione, è il caso della pianura lombarda. Tu�avia il quadro generale è contrassegnato da arretratezza tecnica e dall’accresciuto sfru�amento del contadino. La forte ascesa dei prezzi che si verificò in Italia come altrove a par�re dalla metà del secolo andò a tu�o beneficio dei proprietari fondiari, i contadini poveri ne furono colpi� a causa dell’immobilità dei salari di fronte all’aumento dei prezzi e perché aumentavano le quan�tà di prodo� richies� dai proprietari. Capitolo 23: Nascita di una nazione: gli Sta� Uni� d’America 1) Le colonie inglesi del Nord America nate in periodo diversi tra il 1600 ed il secolo successivo, non erano uniformi dal punto divista sia geografico, sia economico-sociale. Le colonie del nord (New England) furono cara�erizzate dall’iniziale immigrazione di minoranze religiose puritane, iniziate nel 1620 con il viaggio sulla Mayflower. L’economia era legata ai circui� commerciali atlan�ci, con una produzione agricola non limitata all’autoconsumo a cui si aggiungevano l’ar�gianato e l’impresa edile-mercan�le. La grande disponibilità di terre aveva impedito la nascita di un’aristocrazia vera e propria ma le colonie video comunque la formazione di diverse élite sociali, compensata dalla grande mobilità interna. Le colonie centrali, (middle colonies) di più recente formazioni, erano maggiormente urbanizzate e diversificate dal profilo linguis�co-culturale. Economicamente simili a quelle del nord, avevano tu�avia un maggior sviluppo delle a�vità finanziarie e commerciali Le colonie meridionali rappresentavano invece una realtà molto diversa: dal punto di vista religioso erano variegate con un gran numero di protestan� e di ca�olici mentre economicamente si dis�nguevano per la produzione agricola di �po la�fondis�co, con piantagioni di tabacco, cotone, riso e indaco. I grandi proprietari erano una vera e propria aristocrazia, sull’orma della gentry inglese, non a caso l’economia di ques� luoghi era molto integrata con quella della madrepatria ai quali forniva i prodo� agricoli in cambio di manufa� e generi di lusso. Nel centro-nord invece le colonie erano abitate da col�vatori dire�, ar�giani e pescatori, commerciavano con le Indie occidentali esportando carne, grano, legname ed importando zucchero e melassa per la fabbricazione del rum, meno sviluppato il commercio con la Gran Bretagna. La popolazione coloniale ebbe un grande sviluppo favorito anche dall’immigrazione di inglesi, scozzesi, irlandesi, olandesi e tedeschi, giun� per lo più per povertà o per mo�vi religiosi. Gli schiavi neri erano ormai il 40% della popolazione, importa� sia dai caraibi sia dall’Africa e venivano tra�a� come animali da lavoro o come domes�ci. Ad inizio ‘700 le colonie avevano is�tuzioni poli�che simili, in tu�e vi era un governatore nominato dal re, assis�to da un consiglio da egli scelto, nominava i giudici e aveva diri�o di veto sulle decisioni del potere legisla�vo esercitato da un’assemblea con ampio suffragio. Ampie erano le autonomie delle ci�à, inevitabili visto le grandi distanze e le numerose problema�che legate alla guerra contro gli indiani e alla distribuzione di terre. Molto meno popolata era la Nuova Francia, nell’odierno Canada dove erano state fondate Montréal, Québec e successivamente Nuova Orléans, con is�tuzioni simili a quelle di una provincia francese, con un governatore ed un intendente, il solo culto ca�olico e l’autorità dei gesui�. Ques� territori in cui si viveva per lo più di caccia, agricoltura e pesca, la popolazione poteva contare sull’alleanza di alcune popolazioni indiane e rappresentavano un limite all’espansione delle colonie britanniche verso occidente. 2) Durante la guerra dei Se�e anni (1756-1763) le colonie britanniche, con l’aiuto della madrepatria, avviarono l’inizio delle operazioni militari contro quelle francesi, la così de�a guerra franco-indiana (1754-1763). I coloni inglesi si accorsero dell’incapacità dei comandan� della madrepatria e la vi�oria servì sia ad eliminare la presenza francese, sia ad una presa di coscienza da parte delle colonie. Alla convinzione di non avere più bisogno del sostegno poli�co, alle e militare della madrepatria, sia aggiunse il malcontento per gli A� di navigazione che vietavano il commercio dire�o delle colonie con Paesi terzi, inserivano dazi eleva� sull’importazione, proibivano la produzione dei manufa� in concorrenza con la produzione inglese. Ciò portò a un grande fenomeno di contrabbando e le assemblee legisla�ve ampiamente democra�che cominciarono a sen�re come oppressivi i poteri di veto ed intervento dei governatori. La per i raccol� rido� e crebbe la disoccupazione. In questo clima si riunirono a Versailles gli Sta� generali il 5 maggio 1789 e buona parte del clero e della nobiltà appoggiava le rivendicazioni del Terzo Stato, tra le cui fila era stato ele�o l’abate Seyès. Tra ques� nobili, vi era La Faye�e, reduce dalla guerra d’Indipendenza americana. Il Terzo Stato propose agli altri due ordini di riunirsi in una sola assemblea, ques� inizialmente rifiutarono, ma il clero si dimostrò aperto a tale proposta. Il re, fedele alla nobiltà ordinò la chiusura della sala ma i deputa� del Terzo Stato su proposta di Sieyès assumevano il nome di Assemblea nazionale e si radunavano in locale des�nato al gioco della pallacorda. Qui il 20 giugno si giurarono solennemente di non sciogliersi finché la Francia non avesse avuto una nuova Cos�tuzione. Alla fine di giugno il clero e la fazione più illuminata della nobiltà si erano uni� al Terzo Stato e l’Assemblea da nazionale diventò cos�tuente. La corona era disposta a risolvere la situazione con un colpo di forza e fece arrivare a Parigi forze mercenarie straniere mentre des�tuiva Neker. Di fronte al pericolo di un’invasione nemica, la municipalità semiclandes�na deliberò la formazione di una milizia borghese. Il popolo minuto esasperato dal carovita si mosse per conto proprio ed il 12 e 13 luglio si cercarono armi dappertu�o. Il 14 luglio una folla composta da ar�giani e bo�egai si presentò di fronte alla Bas�glia, la prigione di Stato. Il governatore della fortezza aprì il fuoco sulla massa facendo un cen�naio di mor�, nel pomeriggio però giunsero i rinforzi con i cannoni e le forze monarchiche furono massacrate. Luigi XVI in�morito ordinò la ri�rata dei reggimen� stranieri e richiamò Necker. In tu�a Francia si cos�tuirono nuovi organismi municipali fedeli all’Assemblea e si armarono delle milizie chiamate Guardia nazionale. A questa rivoluzione municipale si aggiunse una serie di disordini nelle campagne, note con il nome di Grande Paura, vere e proprie ondate di panico provocate da voci su invasioni dall’estero in cui contadini finivano per dirigersi contro i castelli per dare fuoco agli archivi: l’agitazione nelle campagne aveva chiaro cara�ere an�feudale. L’Assemblea si vide così costre�a ad affrontare lo spinoso problema dei diri� signorili di cui godevano anche mol� borghesi: si optò per la distruzione di quanto restava del regime feudale e l’abolizione di ogni privilegio che si opponeva all’uguaglianza, venne soppressa ogni servitù. I diri� reali, cioè i prelievi di natura pecuniaria, erano sogge� a risca�o, cioè sarebbero sta� aboli� solo dietro pagamento ai �tolari, tu�avia i piccoli col�vatori reagirono con il rifiuto di massa di pagare decime e censi: l’agitazione an�feudale durerà fino al 1793. L’Assemblea nazionale passò ad elaborare una Dichiarazione dei diri� dell’uomo e del ci�adino e fu approvata il 26 agosto 1789, la più solenne affermazione delle libertà fondamentali e dell’uguaglianza dei ci�adini di fronte alla legge. La sovranità popolare in realtà era garan�ta da un suffragio solo maschile. Per acquistare vigore di legge, i decre� avevano bisogno della sanzione del re. L’a�eggiamento evasivo di Luigi, alcuni movimen� di truppe, l’emigrazione di mol� nobili, finirono per convincere i patrio� che un’altra prova di forza era necessaria. Si venne a sapere che il durante un banche�o a Versailles alcuni ufficiali avevano calpestato la coccarda tricolore, simbolo della Rivoluzione: crebbe la tensione ed una folla composta in prevalenza da donne si mise in marcia per Versailles, seguita dalla Guardia nazionale parigina comandata da La Faye�e. Luigi diede allora la sua approvazione ai decre� senza però spostarsi a Parigi, gli appartamen� reali allora furono invasi dai manifestan� e la regina venne insultata, vi furono anche alcuni mor�, così Luigi prese la strada per Parigi, accolto dalla folla festante. 4) Il primo responsabile del fallimento del nuovo ordine monarchico cos�tuzionale era proprio il re, profondamente a�accato alle gerarchie sociali, teneva fronte alle richieste dell’Assemblea con comportamento ambiguo e confidava nell’intervento delle potenze straniere. Assai scarsa era l’influenza degli aristocra�ci nell’Assemblea, sostenitori dell’assolu�smo, e in ribasso anche i sostenitori di una soluzione “all’inglese”. Nell’assemblea prevalse inizialmente l’influenza di nobili liberali come La Faye�e. Alla sinistra di questo schieramento si collocavano gli elemen� più radicali e sensibili alle rivendicazioni popolari, tra cui Robespierre. Le ques�oni del giorno erano discussi oltre che nella sala del Maneggio anche nei circoli tra cui si dis�nse la Società degli amici della cos�tuzione, che dal luogo in cui si trovavano prese il nome di club dei giacobini e col tempo giungerà a esercitare una sorta di tutela sulla rappresentanza nazionale. Il più popolare nel reclutamento e più radicale nelle opinioni era il club dei cordiglieri. Le masse parigine andarono in contro ad una rapidissima poli�cizzazione. Nel 1790 la capitale fu divisa in 48 sezioni per la formazione di club popolari, per lo scambio di no�zie e delle opinioni. Prendeva forma la figura del sanculo�o, il popolano di Parigi, ferocemente a�accato all’eguaglianza dei diri� e alla solidarietà tra lavoratori, os�le ai nobili e ai ricchi, pronto all’insurrezione e alla violenza. Il territorio nazionale fu diviso in 83 dipar�men� e di nuovo suddiviso in distre�, cantoni e comuni: ad ogni livello vi erano consigli ele�vi ed autorità esecu�ve ristre�e con la Guardia nazionale composta da borghesi. Prese l’avvio in molte regioni il movimento della federazione, una sorta di proclamazione dal basso dell’unità nazionale che cancellava gli an�chi par�colarismi. Dopo la soppressione degli aspe� più inumani della procedura penale dell’An�co Regime fu decretato lo scioglimento dei Parlamen� e nuove regole per l’amministrazione della gius�zia: il popolo doveva eleggere un giudice di pace in ogni cantone e un tribunale civile e criminale in ogni distre�o mentre nei processi penali il giudizio di colpevolezza era affidato ad una giuria composta da 12 ci�adini so�ra�. Una Corte di cassazione parimen� ele�va sarebbe intervenuta in caso di vizio di forma. Veniva sancita la separazione del potere giudiziario da quello legisla�vo ed esecu�vo, segnando al contempo l’abolizione della venalità delle cariche. Rimaneva irrisolto il problema finanziario. L’assemblea aveva decretato la confisca dei beni della Chiesa e deciso l’emissione degli “assegna�”, buoni del tesoro u�lizzabili per il loro acquisto, tu�avia ques� iniziarono ad essere stampa� con tagli sempre più piccoli e diventarono una moneta inflazionata che danneggiò le classi lavoratrici. Alle vecchie imposte furono sos�tuite una contribuzione fondiaria proporzionale al valore delle proprietà, una tassa sulla ricchezza mobile ed una patente per l’esercizio delle professioni. Gli orientamen� liberis� si espressero con la soppressione delle corporazioni, mentre si proclamava la libertà di inizia�va e si proibivano le associazioni operari. Non si ebbe il coraggio di abolire gli usi colle�vi del suolo né di togliere il divieto all’esportazione dei cereali. All’avvocazione dello Stato dei beni del clero, seguì l’approvazione da parte dell’Assemblea nazionale della Cos�tuzione civile del clero. Questa portava ad una radicale riorganizzazione della Chiesa, le diocesi episcopali furono ridisegnate per corrispondere agli 83 dipar�men�, i vescovi dovevano essere ele� dai ci�adini mentre i parroci erano designa� dalle assemblee ele�orali dei distre�: ad entrambe le categorie furono assegna� s�pendi statali. Fu imposto a tu�o il clero un giuramento di fedeltà alla Rivoluzione ma la maggior parte dei chierici si oppose e vennero quindi sos�tui�. La presenza di un prete cos�tuzionale ed uno refra�ario alimenterà le spinte controrivoluzionarie. 5) Da tempo la famiglia reali aveva preso conta� con le potenze straniere, la no�e del 20 giugno del 1791, Luigi XVI lasciò il palazzo di nascosto per espatriare ma fu fermato alla fron�era e riportato a Parigi. La fuga introdusse un’ulteriore divisione tra forze rivoluzionarie: Robespierre chiedeva la deposizione del re, ma la maggioranza dell’Assemblea finse di credere ad un rapimento del re e non ad una fuga. Una grande manifestazione che chiedeva la Repubblica fu dispersa dai fucili della Guardia Nazionale, episodio ricordato come la Strage di Campo di Marte. Nei giacobini c’era stata inoltre una separazione interna, si era allontanata l’ala moderata di La Faye�e, nota come i “foglian�”. Giun� al termine i lavori dell’Assemblea per una nuova Cos�tuzione, an�cipata dalla Dichiarazione dei diri� e votata a se�embre del 1791. Alla base di questa c’era la dis�nzione tra ci�adini a�vi, cioè che pagavano un minimo di imposte, e passivi. Solo i primi avevano diri�o di voto, ma la soglia era così bassa da non rappresentare un problema per mol�. Il cara�ere censitario della Cos�tuzione si esprimeva piu�osto nel doppio grado delle elezioni per l’Assemblea legisla�va, composta da un’unica camera: gli aven� diri�o votavano degli ele�ori, quest’ul�mi con un censo necessariamente più alto, i quali a loro volta avrebbero votato i deputa�. La Cos�tuzione del 1791 manteneva alla monarchia il potere esecu�vo che però era limitata alla nomina dei ministri, di diploma�ci e generali. Prima di sciogliersi, l’Assemblea votò una legge in base alla quale i suoi membri non potevano far parte dell’Assemblea legisla�va. La nuova rappresentanza nazionale, de�a Assemblea legisla�va, conteneva 250 foglian� (destra moderata) 136 giacobini (sinistra) su un totale di 745 deputa�, tu�avia la sinistra impose la sua egemonia sull’Assemblea per tre ragioni: era meglio organizzata, disponeva di elemen� abili, era spalleggiata all’esterno dai club giacobini di Robespierre. Nel 1791 si fece risen�re la crisi per un raccolto mediocre, a cui si aggiunse la svalutazione degli assegna�, la penuria dei generi coloniali: ci fu la ripresa delle sommosse popolari. Tra i giacobini in Assemblea il più influente era Brissot, da qui la fazione “brisso�ni”, intransigen� sostenitori della fierezza rivoluzionaria, sostenitori della volontà di voler affrontare di pancia un eventuale confli�o con le potenze straniere. Luigi e la corte speravano che ciò avvenisse così che alla sconfi�a della Francia sarebbe stato più semplice riprendersi il potere, infa� sos�tuì i ministri foglian� con quelli brisso�ni e propose un’Assemblea per dichiarare guerra all’Imperatore Francesco II. Il fallimento dell’offensiva non fece che accrescere i contras� nell’Assemblea e una folla di manifestan� sfilarono davan� al re obbligandolo ad indossare il berre�o frigio, simbolo della Rivoluzione. Giunsero a Parigi federa� da tu�a la Francia ed il 10 agosto del 1792 insieme alle sezioni parigine fu creata una nuova municipalità (la Comune insurrezionale) e fu dato l’assalto al palazzo del re. L’Assemblea legisla�va votò la deposizione del monarca, riconobbe la Comune insurrezionale e la creazione di un nuovo Consiglio esecu�vo provvisorio in a�esa che si eleggesse a suffragio universale maschile la nuova assemblea. Per la prima volta dal 1789 la rappresentanza nazionale si era vista soverchiata da una sollevazione popolare, si apriva una fase nuova della Rivoluzione cara�erizzata dallo scontro tra potere legale e quello dei sanculo�. Capitolo 25: Dalla Repubblica giacobina al Dire�orio. 1) Il 10 agosto 1792 segna una svolta nella storia della Rivoluzione, la monarchia era stata abba�uta ma la stessa rappresentanza nazionale era stata scavalcata dalla piazza e la Cos�tuzione promulgata l’anno prima fu abrogata. L’ossessione per il complo�o aristocra�co e l’avanzata dell’esercito prussiano gius�ficano le misure di rigore ado�ate dall’Assemblea legisla�va e dalla Comune di Parigi: furono arresta� tu� gli elemen� sospe�, espulsi i pre� refra�ari, sequestra� i beni agli emigra�, requisi� i grani per l’approvvigionamento delle ci�à. Tra il 2 ed il 6 se�embre folle di sanculo� invasero le carceri parigine trucidando un migliaio di detenu� sospe�a� di tramare contro la Rivoluzione. Il Consiglio esecu�vo non intervenne. Si svolsero le elezioni dei deputa� che avrebbero composto la nuova Convenzione nazionale alla quale sarebbe andato il compito di scrivere una nuova Cos�tuzione: sebbene furono a suffragio universale votò solo 10% degli aven� diri�o. L’avanzata prussiana fu fermata dall’ar�glieria francese che riacquisì fiducia e occupò la riva sinistra del Reno, il Belgio, Nizza e la Savoia. La nuova assemblea dal punto di vista poli�co era spostata a sinistra, i foglian� erano scomparsi, lo schieramento brissolino (de�o girondino) era dominante, un cen�naio erano i deputa� della “Montagna”, più sensibile alle rivendicazioni dei sanculo�. La distanza tra girondini e montagnardi si andò approfondendo sull’a�eggiamento da dover assumere con il re. Robespierre e Saint-Just, un deputato della Montagna, sostenevano che il re andasse tra�ato come un nemico del popolo. Prevalse tu�avia la proposta di processarlo di fronte alla stessa Convenzione. La Gironda sostenne la tesi dell’appello al popolo ma venne rige�ata e la condanna a morte del re passò di stre�a misura. Il 21 gennaio 1793 cadeva la testa di Luigi XVI. La sua morte e l’annessione di Nizza, Savoia, Belgio e sponda sinistra del Reno allargarono la coalizione an�francese. Nel 1793 la Convenzione dichiarò guerra ad Olanda ed Inghilterra, poco dopo alla Spagna e a questa coalizione si aggiunsero tu� gli sta� tedeschi ed italiani. A causa di una grande disorganizzazione il confli�o vide gravi sconfi�e delle forze rivoluzionarie alle quali si aggiunse la ripresa delle agitazioni per il carovita. Esplose una rivolta nel dipar�mento della Vandea, in occasione delle operazioni di leva: erano contadini mossi da una serie di mo�vazioni, dalla difesa della religione tradizionale all’odio verso la ci�à. Questa si concluse con una strage di contadini. Fu is�tuito in risposta un Tribunale rivoluzionario per il processo sommario ai sospe�, si formò un Comitato di salute pubblica che doveva vigilare il Consiglio esecu�vo di cui facevano parte i ministri. Lo scontro più aspro riguardò l’economia: l’assemblea era os�le ad ogni restrizione della libertà di commercio ma i montagnardi a differenza dei girondini erano dispos� a venire incontro alle richieste dei sanculo� per conquistarne l’appoggio: fu votato il calmiere dei grani e delle farine poiché il pane costava troppo e il valore degli assegna� era sceso so�o il 50% del valore dei nominali. I girondini non avevano rinunciato alla lo�a e molte municipalità giacobine furono rovesciate. In questo clima i sanculo� fecero nuovamente sen�re il loro peso e fecero votare so�o la minaccia delle armi una mozione che disponeva l’arresto domiciliare per 29 deputa� girondini e due ministri. Al sud in risposta ai sanculo� si eresse l’insurrezione federalista. La montagna aveva vinto ma ad un caro prezzo: la capitale, la loro roccaforte, aveva vinto, ma si era creata una profonda spaccatura con le province. 2) Nell’ estate del 1793 Parigi sembra una ci�à assediata, il territorio francese è invaso a nord dagli austriaci e a sud dai piemontesi, il porto di Tolone si consegna agli inglesi, la Grande Armata ca�olica e reale degli insor� vandeani assedia Nantes mentre si diffonde l’insurrezione federalista. A Parigi i sanculo� chiedono riforme sempre più spietate contro gli aristocra�ci ed i ricchi. Da un lato si diede ascolto alle richieste di maggiore democrazia approvando una Cos�tuzione preceduta da una Dichiarazione dei diri� che alle libertà fondamentali sancite da quella del 1789 aggiungeva il diri�o alla sussistenza, al lavoro, all’istruzione e all’insurrezione. Tu� i poteri legisla�vi erano nelle mani di un’unica assemblea ele�a a suffragio universale con il sistema nominale. Questa cos�tuzione fu so�oposta a plebiscito ma la sua promulgazione fu rinviata a tempi più tranquilli e non entrò mai in vigore. Il Comitato di salute pubblica venne ampliato ed entrarono Saint-just e Robespierre, entrambi montagnardi. Questo organi eserciterà alla fine del 1794 una sorta di di�atura. Essa riorganizzerà l’esercito e la direzione dell’economia di guerra, la lo�a senza quar�ere contro nemici esterni ed interni, abolirà senza indennizzo tu� i diri� signorili, avvierà la vendita dei beni nazionali confisca� agli emigra� a piccoli lo�. L’esigenza dell’accentramento di potere per realizzare tali obie�vi era in contraddizione con la richiesta di democrazia delle masse popolari. Il ricorso alla ghiglio�na fu sistema�zzato. I sanculo� protestavano per il ca�vo funzionamento del calmiere, infa� i merca� ci�adini erano sguarni� a causa del contrabbando. Finirono per invadere di nuovo la Convenzione ma furono intelligentemente devia� da Robespierre facendogli votare una cos�tuzione di un esercito rivoluzionario per la requisizione dei grani. Il Tribunale rivoluzionario prese a funzionare a pieno ritmo e furono ghiglio�nate cen�naia di persone tra qui la moglie del defunto re, Maria Antonie�a e mol� deputa� girondini. La campagna di scris�anizzazione procedeva, si chiudevano le chiese e si trasformavano in luoghi di riunione, i pre� venivano spin� a sposarsi, il culto dei san� veniva sos�tuito con quello dei mar�ri della Rivoluzione. Il calendario fu riformato secondo le manifestazioni della natura, diviso in mesi uguali da 30 giorni con l’aggiunta di 5 giorni chiama� “sanculo�di”. La nuova era si faceva cominciare con la proclamazione della Repubblica. Il radicato senso religioso ne fu offeso, d’altronde anche Robespierre era molto os�le all’ateismi e intervenne per frenare il processo in a�o. Venne introdo�o il sistema metrico decimale. Nell’autunno del 1793 ci fu un miglioramento sui fron�: Marsiglia fu ripresa, così come Lione, Tolone (grazie a Bonaparte), finiva l’insurrezione di Vandea dove i res� dell’Armata ca�olica furono massacra�. Era stata promossa la leva di massa e si erano fusi i vecchi con i nuovi ba�aglioni e numerosi erano i generali di grande valore. Gli austriaci furono respin� a nord, i piemontesi e gli spagnoli caccia� oltre Alpi e Pirenei. Cresceva la popolarità di Robespierre, soprannominato l’incorru�bile, molto vicino a poveri ed oppressi. Molto diversa era la personalità del suo rivale in popolarità, Danton, uomo venale amante della vita e dei piaceri. Nel 1794 Robespierre era abbastanza forte per lanciare l’a�acco poli�co, contro la sinistra di Hébert, che rica�ava il Comitato con la forza dell’intervento popolare, e contro gli indulgen�, come Danton, che volevano la fine del Terrore ed il ripris�no delle libertà. Hébert e Danton furono ghiglio�na�: questo taglio delle ali rafforzò nell’immediato il Comitato di salute pubblica ed il potere di Robespierre, ma portò ad un’erosione del consenso. La guerra con�nuava, fu occupato il Belgio ma il Terrore interno si intensifica, in tu�a la nazione furono decapitate 50.000 vi�me. L’opposizione dell’opinione pubblica ormai era al�ssima e sfociò in un complo�o contro Robespierre. Venne arrestato insieme a Saint-Just e fu trascinato sulla ghiglio�na, al loro passaggio gli operai esclamarono “il maximum è fo�uto”. 3) La caduta di Robespierre fu accolta come una liberazione, le prigioni si svuotarono e alla borghesia tornò la gioia di vivere, mentre per le strade la gioventù dorata, cioè i giovani di buona famiglia arma� di randello, in�midiva i giacobini. I responsabili del Terrore e i sanculo� diventarono bersaglio d’odio del Terrore bianco, che fece cen�naia di vi�me. Per fermare queste violenze la Convenzione procede�e per via is�tuzionale: Il Tribunale rivoluzionario fu soppresso, i poteri del Comitato di salute pubblica furono rido� all’osso, i giacobini supers�� furono riammessi nella Convenzione. Nel 1794 fu abolito il maximum, i prezzi aumentarono ver�ginosamente, ci furono una serie di raccol� ca�vi ed i contadini furono come sempre i più colpi�, dovendo rifornire anche le ci�à. Esaspera� i sanculo� e le donne dei sobborghi invasero la Convenzione invocando “pane e Cos�tuzione del ‘93” ma dove�ero ri�rarsi. Nel 1795 una commissione incaricata di stendere la nuova Cos�tuzione doveva garan�re il predominio delle classi abbien� ed impedire un’eccessiva contrazione dei poteri: la Dichiarazione dei diri� che l’an�cipò fu più restri�va rispe�o alla precedente e fu aggiunta una Dichiarazione dei doveri. Il diri�o di voto era concesso ai contribuen� ma le elezioni di rappresentanza nazionale erano a doppio grado con uno sbarramento di censo molto alto, erano previste due camere rinnovabili ogni anno per un terzo. Il Consiglio dei 500 poteva presentare le leggi, il Consiglio degli anziani, approvarle o respingerle. Il potere esecu�vo spe�a invece ad un Dire�orio di 5 membri, uno dei quali era sos�tuito ogni anno. L’evoluzione in senso moderato dell’opinione pubblica era tanta da far temere la vi�oria di una fazione monarchica: per evitare ciò venne approvato un decreto secondo cui due terzi dei componen� delle nuove camere dovevano essere ele� tra i membri della Convenzione. Le sezioni parigine filomonarchiche insorsero ma furono schiacciate da Napoleone che prese a cannonate gli insor�. Le elezioni furono favorevoli ai monarchici ma gli ex convenzionali imposero per il Dire�orio i nomi di 5 regicidi (coloro che avevano votato per la condanna a morte di Luigi). Il Dire�orio si trovò davan� ad enormi problemi, la crisi finanziaria, la conduzione della guerra, la divisione religiosa. Un episodio circoscri�o fu la congiura degli eguali, organizzata da Babeuf, compilatore di un giornale, con la collaborazione di Buonarro� e di alcuni ex montagnardi. Il loro programma prevedeva l’abolizione della proprietà privata, la messa in comune dei beni: era comunismo della distribuzione. La congiura, una volta scoperta dal Dire�orio, fu ripagata con la condanna a morte di Babeuf e l’esilio di Buonarro�. Il deprezzamento dell’assegnato era da record, il potere d’acquisto era meno dell’1% del suo valore nominale, nel 1797 si tornò alla moneta metallica. L’avventura finanziaria della Rivoluzione si concludeva con una bancaro�a gigantesca. Il marasma finanziario accrebbe la dipendenza del Dire�orio dai banchieri e dai generali vi�oriosi, mentre la corruzione dilagava e le elezioni del 1797 vedevano il trionfo delle “Bonaparte l’An�cristo”. La guerriglia fu spietata, organizzata da clero e nobiltà, faceva leva sulla religiosità degli spagnoli durò per anni. Nel 1808 col pretesto di applicare il blocco con�nentale, Napoleone aveva preso lo Stato Pon�ficio ed il Papa Pio VII che lo aveva scomunicato fu incarcerato. L’Austria invase la Baviera (stato vassallo dell’Impero francese a cui era stato concesso il Tirolo) ma l’esercito napoleonico vinse ed entrò a Vienna per la seconda volta: con la pace di Vienna l’Austria perdeva anche la Galizia, la Carinzia, la Carniola, Fiume e Trieste (queste ul�me andarono a formare con l’Istria e la Dalmazia le Province Illiriche). Il cancelliere austriaco per ammorbidire Napoleone gli offrì la mano della figlia, e dal matrimonio nacque il tanto a�eso erede che ebbe il �tolo di “re di Roma”. La potenza di Napoleone sembrava più salda che mai ma in realtà si stava già disgregando: l’os�lità inglese era implacabile e lo zar di Russia si era allontanato dalle posizioni napoleoniche. 4) Con le annessioni del 1809-1810 (Stato pon�ficio, Province Illiriche, Olanda, regioni tedesche a nord) l’Impero conobbe il suo massimo sviluppo, arrivò ad avere 40 milioni di abitan�. Alla is�tuzione della Legion d’onore per premiare i servizi resi allo Stato, fu creata una nobiltà imperiale nella quale entrarono ministri, senatori, arcivescovi e vescovi. A differenza che nella Francia prerivoluzionaria, il conferimento della nobiltà era stre�amente legato al censo, cioè al possesso di una rendita, la proprietà fondiaria accanto alla funzione pubblica era un requisito fondamentale per l’élite. Napoleone con il supporto di ques� nobili con�nuò a governare e scomparve ogni traccia di opposizione, il Tribunato fu soppresso, il Corpo legisla�vo ed il Senato vennero so�omessi. L’asservimento della stampa fu completato con l’is�tuzione della Direzione di stampa. Fu curata l’istruzione, la propaganda, is�tuita l’Università imperiale. La religione doveva essere un pilastro del regime: venne imposto un catechismo imperiale che inculcava la venerazione del sovrano e l’ubbidienza. La conquista dello Stato pon�ficio e la deportazione di Pio VII diminuirono la popolarità di Napoleone, compromessa dalla crisi economica dopo il 1810: ca�vo raccolto, calo dell’industria tessile, aumento disoccupazione e dei prezzi. Il malcontento non diminuirà di certo con l’inasprimento dei dazi, le imposte sul consumo ed il reclutamento militare. 5) I Paesi Bassi, l’Italia, la Spagna, la Germania e la Polonia erano entra� a far parte di un sistema con�nentale: alcuni sta� erano sta� ammessi dire�amente all’Impero (Riva sinistra del Reno, Belgio, Olanda, coste ansea�che, parte dell’Italia del nord), altri erano so�opos� alla sovranità di Napoleone (come il Regno d’Italia) altri ancora erano Sta� Vassalli (Spagna, Regno di Napoli, Ves�alia, Baviera, Sassonia). Dovunque furono impos� i codici e l’amministrazione napoleonica e centralizzata. In Italia tu� i territori non facen� parte del Regno di Italia o di quello di Napoli erano sta� annessi all’Impero francese: Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio (al di fuori rimasero la Sicilia e la Sardegna). La Repubblica Cisalpina si era trasformata nel 1802 in Repubblica italiana con una nuova Cos�tuzione modellata a Lione. La presidenza della Repubblica fu assunta dallo stesso Napoleone che nominò un vicepresidente, favorì i ce� abbien� con la distribuzione di cariche, avviò l’accentramento amministra�vo, introdusse la coscrizione militare, riorganizzò gli studi, riordinò l’imposta fondiaria. La Repubblica Italiana venne trasformata nel Regno di Italia nel 1805, la corona andò a Napoleone, rappresentato da un vice re: il Regno si dis�nse dalla Repubblica per una più decisa opera di ammodernamento, con l’impulso alla scuola elementare, ristru�urazione del sistema giudiziario, adozione dei Codici napoleonici, costruzione della strada del Sempione, il canale tra Milano e Pavia. Milano venne assumendo il ruolo di grande capitale, in cui soggiornavano numerosi intelle�uali: Foscolo, Mon�, Melchiorre Gioia, Cuoco. Il regno fu ingrandito nel 1806 con l’annessione dell’Istria, Dalmazia e Veneto ma nel 1809 i primi due andarono a formare le Province Illiriche, compensate però dall’annessione di Tren�no e Alto Adige. L’agricoltura rimase il se�ore trainante, sebbene in crisi per la tassazione eccessiva fu compensata dalla richiesta di alimentari proveniente dall’esercito. Gli altri se�ori dell’economia presentavano ombre e luci, in declino i por� e l’a�vità serica, mentre si espandeva la produzione laniera e l’estrazione mineraria. Le condizioni di vita non conobbero mutamen� vista la durezza della legislazione sul lavoro. Più forte fu l’incidenza della dominazione napoleonica nel Regno di Napoli. Giuseppe Buonaparte conferì i ministeri più importan� ai francesi ma fece largo posto anche alla nobiltà illuminata napoletana. Al posto di Giuseppe, chiamato a cingere la corona di Spagna, fu chiamato Gioacchino Murat, che piacque subito ai napoletani. Venne favorito lo sviluppo di centri provinciali come Salerno e Bari, fu dichiarata la soppressione della feudalità con l’abolizione delle giurisdizioni baronali, monopoli da forni e da mulini. Non favorì la distribuzione dei terreni ai poveri, anzi, furono i benestan� ad o�enere vantaggi dal suo governo. Alle tensioni sociali del mondo rurale e al persistere di sen�men� fideis� e legi�mis� era legata la pra�ca del brigantaggio che imperversava sopra�u�o in Calabria. Accanto al con�ngente francese di stanza nel Mezzogiorno fu cos�tuito, come nel Regno di Italia un forte esercito nazionale. 6) Le regioni dell’aria tedesca più sogge�e all’influenza francese furono quelle a sinistra del Reno (Confederazione del Reno): la riorganizzazione dell’asse�o poli�co territoriale dell’Impero germanico portò i principa� ecclesias�ci, le ci�à libere ed i piccoli feudi ad essere so�opos� alla sovranità degli Sta� territoriali maggiori, venne sciolto dopo un millennio il Sacro Romano Impero nel 1806 e la “protezione” dell’imperatore comportava l’allineamento della poli�ca estera e la recluta di un esercito. Dopo la sconfi�a della Prussia entrarono a far parte della Confederazione anche la Sassonia ed il Regno di Ves�alia. Dopo il 1807 conservarono la loro autonomia in centro Europa solo la Prussia e l’Impero austriaco. Se l’Austria si mantenne apparentemente fedele alla Francia, la Prussia di Federico Guglielmo III iniziò la ristru�urazione degli organi centra, delle amministrazioni lovali, la soppressione della servitù della gleba anche nelle proprietà private, la formazione di poderi contadini autosufficien�, alla compravendita di terre e persino l’esercito venne parzialmente democra�cizzato. Alla rinascita prussiana diedero notevole impulso il nazionalismo di Fichte e l’ispiratore della riforma dell’istruzione, Humboldt. La Prussia si accingeva a respingere l’egemonia francese a proporsi come guida poli�ca della Germania alla caduta di Napoleone. Più effimera si rivelò la rinascita della Polonia so�o forma di Granducato di Varsavia cos�tuito da Napoleone, dove le riforme e la modernizzazione furono più superficiali. La Confederazione elve�ca poté godere di semilibertà durante tu�o il regno Napoleonico, meno fortunata fu la Repubblica Batava, trasformata nel Regno d’Olanda, la cui corona fu affidata a Luigi, altro fratello di Buonaparte, e nel 1810 fu annessa all’Impero: gravi furono le ripercussioni del blocco con�nentale per questo stato mari�mo. Il sistema con�nentale che avrebbe dovuto opporsi all’Inghilterra, di cui facevano parte anche Danimarca e Svezia, si rivelò presto fragile non appena decadde il mito dell’invincibilità napoleonica (dopo la sconfi�a in Russia). Napoleone rappresentò per la Francia un ritorno all’ordine, per l’Europa uno sconvolgimento delle gerarchie sociali e degli a�eggiamen� mentali. I principi di uguaglianza giuridica, riforma fiscale e razionalità delle leggi si affermarono pienamente solo come conseguenza dell’invasione napoleonica, d’altra parte c’era scarso riguardo da parte dei conquistatori per le tradizioni, la fede e le is�tuzioni degli sta� conquista� e questo, sommato al prezzo pagato per mantenere un con�nente in armi, portò a crescen� os�lità. 7) Il giovane zar Alessandro I, educato alla corte cosmopolita di Caterina II, aveva dimostrato tendenze riformatrici, dal rafforzamento dei poteri di controllo del Senato, all’impulso all’istruzione pubblica. Tu�avia dopo la sconfi�a e la pace di Tilsit, i proposi� più rivoluzionari furono messi da parte e la Carta cos�tuzionale rimase ina�uata. Nel 1809 con la conquista della Finlandia si ebbe una ripresa dell’espansionismo russo, il quale riguardò vi�oriosamente anche la Persia. Queste espansioni, sommate alla riapertura dei merca� con l’Inghilterra ed il raffreddamento del rapporto con Napoleone, portarono a firmare un’alleanza con la Svezia: il tradimento dello zar me�eva a repentaglio il blocco con�nentale e la guerra fu inevitabile. Nel 1812 il più grande esercito mai visto (700.000 uomini), reclutato da oltre 20 paesi, varcò il Niemen, ma i generali russi arretrarono compostamente distruggendo i raccol� e privando il nemico di rifornimen�. Questa ta�ca mise in crisi la strategia di Napoleone che tu�avia sconfisse l’esercito russo e giunse a Mosca dove Napoleone perse se�mane preziose in a�esa dei messaggeri di Alessandro mentre un incendio al Cremlino rendeva precaria la sopravvivenza dell’esercita. Il 19 o�obre fu dato l’ordine di ri�rata ma le intenzioni di dirigersi a sud furono previste dai russi che sbarrarono la strada all’esercito costringendo i francesi a rifare la strada dell’andata. Il ritorno fu un calvario, tra incursioni dei cosacchi, perdite, prigionieri e cares�a, fecero ritorno meno di 200.000 uomini. Tornato a Parigi, il generale si trovò di fronte un’Europa in subbuglio, Federico Guglielmo III strinse un’alleanza con lo zar ed iniziò la guerra di liberazione. Gli inglesi ripresero l’a�acco in Spagna, la Sicilia scacciava i Borboni e approvava una Carta cos�tuzionale: l’arma ideologica della libertà dei popoli usata della Francia, veniva ora usata contro di essa. Napoleone, riunito un esercito con mezzo milione di effe�vi, par� per la “ba�aglia delle nazioni”, a Lipsia, in cui gli allea� Sassoni passarono dalla parte del nemico e lo sconfissero: contemporaneamente la Germania, la Svizzera e l’Olanda si sollevarono contro il dominio straniero. L’offensiva del duca di Wellington e la guerriglia obbligarono i napoleonici ad abbandonare la Spagna e Ferdinando VII fu riportato sul trono. Perfino Murat sul trono di Napoli tra�ava con l’Austria per restare al potere. Alla fine del 1813 tre eserci� allean� varcavano il reno mentre gli inglesi penetravano da sud. Napoleone fu defini�vamente sconfi�o nel 1814 e Parigi accolse gli invasori, lo zar di Russia, l’imperatore d’Austria ed il re di Prussia. Il Senato proclamò la decadenza dell’imperatore e Napoleone abdicò senza condizioni a pa�o di essere designato re dell’isola d’Elba mentre sul trono di Francia si insediava Luigi XVIII vincolato però da una cos�tuzione su modello inglese. I confini tornavano a coincidere con quelli dell’’89 con la sola annessione della Savoia e di Avignone, il nuovo asse�o europeo fu rinviato al Congresso di Vienna. Sul trono del Regno di Italia rimase il viceré ma ques� fu costre�o a lasciare il paese in seguito a delle sommosse, così il potere fu preso da Annibale Sommariva in nome dell’Austria. Il papa Pio VII, il re di Sardegna Vi�orio Emanuele I, il granduca di Toscana Ferdinando III tornavano al potere. L’ul�mo a�o del dramma si consumò nel 1815 quando i ministri delle grandi potenze, riuni� a Vienna stavano decidendo i des�ni d’Europa: in Francia il sollievo per il ritorno della pace si era già smorzato a causa delle larghe concessioni ai nobili filoborbonici per l’assunzione di impieghi e gradi militari e per l’inondazione di merci inglesi. Napoleone informato di tu�o questo tornò in patria e la popolazione lo accolse con gioia, l’esercito venuto per arrestarlo passò dalla sua parte. Napoleone alla testa di 125.000 solda� a�accò le forze della coalizione ma non riuscì ad evitare che esse si riunissero: era la defini�va sconfi�a di Napoleone, il 18 giugno 1815 a Waterloo. L’8 luglio, a 100 giorni dalla effimera resurrezione dell’Impero, Luigi XVIII rientrò nella capitale. Napoleone si consegnò agli inglesi e fu confinato su un’isola sperduta nell’Atlan�co, Sant’Elena, dove morì nel 1821. Gioacchino Murat, nel �more di essere spodestato, improvvisamente dichiarò guerra all’Austria cercando l’appoggio degli italiani: l’appello cadde nel vuoto e fu sconfi�o. Tentò di nuovo lo sbarco in Calabria ma venne ca�urato e fucilato. CARLO VIII 1483 1498 VALOIS LUIGI XII 1498 1515 VALOIS-ORLEANS FRANCESCO I 1515 1547 VALOIS-ANGOULEME ENRICO II 1547 1559 VALOIS-ANGOULEME FRANCESCO II 1559 1560 VALOIS-ANGOULEME CARLO IX 1560 1574 VALOIS-ANGOULEME ENRICO III 1574 1589 VALOIS-ANGOULEME ENRICO IV 1589 1610 BORBONE LUIGI XIII 1610 1643 BORBONE LUIGI XIV 1643 1715 BORBONE LUIGI XV 1715 1774 BORBONE LUIGI XVI 1774 1792 BORBONE REPUBBLICA 1792 1814 / LUIGI XVII 1814 1815 BORBONE LUIGI XVIII 1815 1824 BORBONE
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