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Storia Moderna - Appunti dal XIV Secolo al XVIII, Appunti di Storia Moderna

Preparazione universitaria ad un esame di Storia Moderna basata sul manuale di Capra

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 19/01/2016

Loren.Cole
Loren.Cole 🇮🇹

4.5

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Scarica Storia Moderna - Appunti dal XIV Secolo al XVIII e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Le potenze europee all’inizio della storia moderna Inghilterra - Enrico VII Tudor, dopo essere uscito vincitore dalla guerra delle Due Rose tra Lancaster e York (1433-1485), consolidò il proprio potere stroncando varie congiure e ribellioni nobiliari, amministrando le finanze e rafforzando gli organi centrali del governo: il Consiglio della corona, i Consigli del nord e del Galles e il tribunale della Camera Stellata. In sede locale furono rafforzate le funzioni amministrative e giudiziarie dei giudici di pace nominati dal re. Il Parlamento fu convocato da Enrico VII solo una volta in dodici anni di regno. Suo figlio e suo successore Enrico VIII (1509-1547) continuò questa forma assolutistica e pose in primo piano la politica estera lasciando l’amministrazione interna al suo cancelliere Thomas Wolsey. Germania - Alla morte di Federico III d’Asburgo (1493), l’impero germanico rimase un ammasso di stati territoriali ingovernabili. Erano forti i contrasti tra le aree più urbanizzate e più sviluppate e le zone rurali che avevano ancora un modo di vita medievale. Il sovrano aveva una duplice qualità in quanto reggeva a titolo ereditario gli stati della Casa d’Asburgo (Austria, Stiria, Carinzia, Carniola e Gorizia) e doveva la dignità imperiale alla proposta della Dieta composta da sette elettori. Durante il primo anno del regno di Massimiliano I (1493-1519) ci fu la pace di Senlis con la Francia che riconosceva agli Asburgo il possesso dei Paesi Bassi, dell’Artois e della Francia Contea. Venne creato un tribunale imperiale e un consiglio composto da 17 membri e inoltre il versamento all’imperatore di un “soldo comune” era subordinato all’approvazione annuale della Dieta. Francia - Sotto Carlo VIII (1483-1498) e i suoi successori, Luigi XII (1498-1515) e Francesco I (1515-1547), la monarchia francese volle accentrare il potere nelle mani del re e dei suoi collaboratori. Si rafforzò l’amministrazione finanziaria basata sulla riscossione della taglia, un’imposta sui sudditi da cui erano esenti la nobiltà e il clero, e sulla suddivisione del Paese in circoscrizioni fiscali. Inoltre crebbe l’autorità del Consiglio del re e si affermarono in ambito giudiziario l’azione del Gran Consiglio e dei Parlamentari. I funzionari e i magistrati erano nominati attraverso il meccanismo della vendita delle cariche pubbliche. Con questo meccanismo lo Stato acquisiva introiti supplementari e si costituiva un ceto burocratico numeroso e potente. Nei confronti del papato furono fatti valere i privilegi della Chiesa gallicana, nel 1516 Francesco I stipulò con papa Leone X un concordato a Bologna, che lasciava cadere la superiorità del concilio sul pontefice, ma in cambio il re aveva i diritto di nomina dei vescovati e arcivescovati. La monarchia francese del ‘500 non esercitava ancora l’autorità assoluta su tutto il territorio in quanto i grandi feudatari mantenevano il potere locale. Le province di recente annessione furono: Linguadoca, Provenza, Borgogna e Bretagna, avevano le loro assemblee di stati e avevano un autogoverno. Spagna - Il matrimonio di Isabella di Castiglia con Ferdinando d’Aragona nel 1469 portò all’unione dei due regni. La Castiglia era la regione più ricca e popolosa. Vennero repressi i feudatari ribelli e il banditismo grazie all’operato della Santa Fratellanza, una confederazione di città che svolgeva compiti di polizia. La sottomissione della nobiltà fu agevolata dalla politica di concessioni e di favori di Ferdinando che, oltre a farsi proclamare Gran Maestro degli ordini militari di Santiago, Calatrava e Alcàntara, ottenne dal papa la facoltà di conferire seggi episcopali e altri benefici ecclesiastici. Le tre province del Regno d’Aragona erano: Aragona, Catalogna e Valenza, esse mantennero inalterati i propri privilegi e le proprie autonomie. Gli elementi in comune tra i due regni erano l’attiva partecipazione alla Reconquista e la difesa dell’ortodossia religiosa. L’Inquisizione spagnola, nel 1478, era l’unico organo la cui giurisdizione si estese alla Castiglia e all’Aragona. La tradizione spagnola di sostegno alla fede cattolica fu confermata nel 1492 con la conquista del Regno di Granada e con l’espulsione degli ebrei. Successivamente anche i mori rifiutarono la conversione al cristianesimo e furono costretti ad emigrare. Alla morte di Isabella, 1504, succedette Ferdinando d’Asburgo, fino alla sua morte avvenuta nel 1516. Le guerre d’Italia (1494-1516) In Italia l’equilibrio sancito dalla pace di Lodi (1454) non durò molto in quanto nel 1492 morirono i due protagonisti di quella fase politica: Papa Innocenzo VIII e Lorenzo dei Medici. La stabilità del Paese era minacciata dalle mire espansionistiche di Venezia e di Milano con Ludovico Sforza detto il Moro. Il re di Francia Carlo VIII voleva fare valere sul regno di Napoli i diritti della discendenza angioina e aveva firmato nel 1493 la pace di Senlis con l’Impero germanico cedendo alla Spagna alcune regioni di confine con aiuti da Venezia e da Milano. Nel 1494 Carlo passò le Alpi con un forte esercito e l’anno successivo entrò a Napoli accolto come un liberatore dai nobili. A Venezia venne stipulata una Lega che comprendeva la Serenissima, Milano, Firenze, lo Stato pontificio, la Spagna e l’Impero germanico. Nel maggio del 1495 Carlo VIII fece ritorno in Francia ma l’esercito della Lega cercò di chiudergli il passaggio. In Toscana Piero dei Medici, successore di Lorenzo il Magnifico, era stato cacciato dai fiorentini a causa della sua condiscendenza alle richieste di Carlo VIII. In questa situazione ebbe grande successo la predicazione del domenicano Gerolamo Savonarola che si scagliava contro la corruzione della Chiesa e invocava una riforma costituzionale e morale per fare di Firenze la nuova Gerusalemme. I seguaci di Savonarola detti piagnoni, imposero l’adozione di un sistema di governo popolare il cui perno fu l’istituzione di un Consiglio composto da 3000 cittadini. Prontamente il Papa scomunicò il frate; approfittando del malcontento dell’aristocrazia fiorentina e con una tempestiva contropropaganda dei monaci francescani, Savonarola fu catturato e giustiziato nel 1498. Intanto a Venezia il doge concluse con Luigi XII di Francia un trattato di alleanza che gli garantiva Cremona e la Ghiara d’Adda in cambio del suo appoggio alla conquista francese dello stato di Milano. L’afflusso di metalli preziosi dalle Americhe fu considerata la causa della “rivoluzione dei prezzi”, ossia della tendenza inflazionistica che portò nel VI secolo ad una moltiplicazione dei prezzi di cereali e altre derrate. In buona parte i metalli preziosi furono utilizzati per pagare l’importazione di spezie e altre merci dall’oriente. Non venne influenzata dal colonialismo solo la vita economica ma anche le abitudini alimentari e la vita sociale furono trasformate dai prodotti importati dai nuovi mondi. Basta pensare all’importanza del mais, della patata (sebbene d’utilizzo alimentare nella dieta umana solo ‘700 a causa della diceria che il tubero portasse la lebbra), del pomodoro, dello zucchero, del caffè e del cacao. Ci fu un enorme ampliamento della conoscenze geografiche e scientifiche, la dimostrazione della sfericità della terra, la percezione esatta delle sue dimensioni, la consapevolezza della falsità di alcune leggende sull’esistenza di terre inabitabili e di uomini di forma mostruosa. Il confronto con civiltà diverse contribuì alla definizione di un identità europea, di fatti John Elliott (1930, in vita), uno storico britannico, affermò: < Scoprendo l’America, l’Europa aveva scoperto se stessa >. La riforma protestante e la nascita della chiesa anglicana Martin Lutero era figlio di un piccolo imprenditore minerario, è nato nel 1483 ad Eisleben (Germania). Nel 1505 Lutero decise di farsi monaco, ma era tormentato dalla sensazione inadeguatezza di fronte ai comandamenti divini, dalla paura del peccato e della dannazione eterna. Nel 1507 divenne sacerdote e dopo aver conseguito il grado di dottore insegnò teologia in Sassonia. Cominciò a maturare un pensiero decisamente poco ortodosso ai canoni della chiesa di Roma: se per il cattolicesimo le opere posso portare alla salvezza, per Lutero, che ebbe una visione decisamente negativa dell’umanità che per lui era malvagia e corrotta dal peccato originale, questo non era accettabile. Secondo Lutero la Santa Scrittura doveva essere letta e spiegata senza tener conto delle interpretazioni ufficiali. L’autorità attribuita alla Rilevazione contenuta nei testi sacri cancellava il magistero della Chiesa in materia teologica e la dottrina della giustificazione per fede annullava la funzione intermediaria tra l’uomo e Dio. Indignato dalla corruzione mondana del clero di che ebbe modo di vedere a Roma, e dalla vendita spregiudicata delle indulgenze, Lutero nel 1517 spedì al vescovo Alberto di Hohenzollern le 95 tesi del suo pensiero religioso. Come risposta a Roma solo nel 1520 venne emanata da Papa Leone X la bolla “Exsurge domine” che lasciava a Lutero 60 giorni per ritrattare prima che contro di lui fosse scagliata la scomunica, ma Lutero bruciò la bolla pubblicamente. Egli venne scomunicato nel 1521, ma il nuovo imperatore Carlo V aveva promesso a Federico il Saggio, protettore di Lutero, che avrebbe consentito al monaco di giustificarsi a Worms. Lutero non cambiò idea, e rimase fermo nelle sue decisioni, provocando le ire dell’imperatore e del Papa, e venne promulgato l’editto di Worms, che bandì lo bandì dall’impero, rendendo legale il suo omicidio nelle terre tedesche. Una volta ritiratosi sotto la protezione dei principi protestanti, alcuni agitatori della dottrina luterana decisero di coinvolgere le masse. I contadini, che già erano stati protagonisti di sommosse contro i feudatari, si mossero, capeggiati dal prete Thomas Muntzer, e rovesciarono i proprietari terrieri. Queste sommosse vennero denunciate dallo stesso Lutero, che contava più che altro sull’appoggio dell’aristocrazia, esortando gli stessi principi a massacrare i contadini, cosa che, guarda caso, avvenne nel 1525 in Turingia. L’imperatore Carlo V convocò nel 1530 una dieta ad Augusta per cercare di risanare la ferita tra cattolici e protestanti, ma l’intransigenza dei teologi cattolici rese impossibile l’accordo, Carlo V intimò i protestanti di sottomettersi e stipularono un’alleanza difensiva: la Lega di Smalcalda. L’ultimo tentativo di riconciliazione avvenne nel 1541 a Ratisbona in cui non si riuscì a trovare una soluzione riguardante il problema della giustificazione per fede. *** Nel 1528 il re d’Inghilterra Enrico VIII Tudor chiese al pontefice Clemente VII l’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona (zia di Carlo V) che non gli aveva dato un erede maschio, ma il pontefice non accolse la richiesta per cui egli decise di fare da sé. Nel 1528 convocò il Parlamento da cui ottenne l’annullamento del matrimonio e anche la rottura di tutti i vincoli di dipendenza con Roma e successivamente ebbe anche l’approvazione dell’Atto di supremazia che lo dichiarava vertice supremo della Chiesa inglese. Thomas Cromwell fu l’artefice dello scisma anglicano e del riordinamento del Consiglio privato della corona e il rafforzamento dell’apparato amministrativo, ma nel 1540 venne accusato di tradimento e giustiziato. Dal punto di vista religioso la vera riforma ebbe luogo durante il breve regno di Edoardo VI, nato dalla terza moglie di Enrico VIII, in cui la dottrina calvinista si diffuse in Inghilterra. Maria Tudor, che succedette ad Edoardo, tentò di riportare l’Inghilterra alla fede cattolica ma senza risultati. Il concilio di Trento e la Controriforma Dopo il fallimento di Ratisbona, venne creata a Roma, per dirigere e coordinare la repressione dell’eresia, la Congregazione del Santo Uffizio (Inquisizione). Questo spinge i protestanti italiani al nicodemismo o alla fuga nei che si sono distaccati dalla chiesa romana. Nel 1542 fu indetto un Concilio ecumenico a Trento, ma a causa delle guerre tra Carlo V e la Francia il Concilio si potè riunire solo nel 1545. L’imperatore voleva che si affrontassero in primo luogo questioni disciplinari, invece ebbe la priorità la definizione dei punti dogmatici più controversi come gli effetti del peccato originale (cancellati dal battesimo) e il principio di giustificazione per sola fede. Il concilio si sciolse e si riunì più volte per opera di ben due Pontefici, Paolo IV (1555-1559) e Pio IV (1559-1565), finchè non viene sancito il suo termine nel 1563. Le conseguenze del Concilio di Trento: • Fu rafforzato il carattere monarchico del Pontefice e la sua superiorità al Concilio • Fu riaffermato il valore delle buone opere ai fini della salvezza • La Chiesa doveva essere l’unica fonte di verità, accanto alle scritture • Fu riaffermata la sacralità della figura del prete • Fu ribadita l’esistenza del purgatorio • Fu riaffermata la validità delle indulgenze, quindi legittimità del culto prestato ai Santi e alla Madonna. Per quanto riguarda la formazione e i doveri del clero: • Istituzione di seminari, collegi appositi per la preparazione dei sacerdoti • Divieto del cumulo di cariche • Obbligo del vescovi di risiedere nella propria diocesi e di visitarla tutta ogni due anni, tenendo scrupolosamente registri di battesimi, matrimoni, sepolture. *** Il termine Controriforma venne coniato in Germania alla fine del XVIII secolo, alcuni storici preferiscono chiamarla “Riforma cattolica” per sottolineare l’autonomia e la spontaneità del modo di rinnovamento. La Riforma cattolica viene distinta tra: L’esame di coscienza della chiesa cattolica alla luce dell’ideale di vita cattolico, mediante il rinnovamento interno, • L’affermazione di sé compiuta dalla Chiesa in lotta contro il protestantesimo, è una fase successiva caratterizzata da un atteggiamento dogmatico e repressivo. • Altri ancora parano di “evangelismo” per indicare il bisogno di una vita religiosa più vicina agli insegnamenti di Cristo e degli apostoli. Le istanze di rinnovamento religioso furono avvertite anche in Italia, dove c’erano diversi stimoli in questa direzione: • Circolavano ampiamente le opere di Erasmo, che venivano lette spesso in chiave luterana, cioè di alternativa globale al complesso di dogmi e istituzioni in cui si identificava la religione tradizionale. I fuochi della guerra si riaccesero quando nello stesso 1635 ll cardinale Richelieu mosse guerra alla Spagna e all’Impero, a fianco dei protestanti di Germania, per impedire il consolidamento della potenza imperiale in Germania. Le province unite sconfissero la Spagna, ed i francesi ebbero la meglio sull’Impero. Nel 1648, per terminare la guerra, fu proclamata la pace a Westfalia, e le sue conseguenze furono: • Il riconoscimento spagnolo dell’indipendenza delle Province Unite. • La Svezia ottenne il dominio sul Baltico • L’Impero ammise nei suoi domini anche il calvinismo accanto al cattolicesimo e al luteranesimo e venne spostato al 1624 l’anno “normale” delle scolarizzazioni dei beni ecclesiastici. • I principi ottennero il diritto di stringere alleanze e fare guerre per proprio conto. La guerra tra Francia e Spagna rimase fino al 1659 conclusa con la pace dei Pirenei. La Germania perse in 30 anni il 30% della popolazione, molti villaggi rimasero disabitati, molte terre incoltivate, la diffusione di epidemie. L’Italia del Seicento La prosperità di molte città dell’Italia settentrionale si era basata sulla produzione di articoli di lusso soprattutto di tessuti e sulla loro esportazione verso mercati lontani in Europa e nel Levante. Il declino fu grave nel settore laniero e la situazione dell’industria serica portò un calo drastico della produzione a Venezia, Milano e Genova, invece a Firenze aumentò. Le piccole economie urbane sprofondarono ma riuscì a sopravvivere un alto livello artigianale nella fabbricazione di alcuni articoli di lusso come le carrozze a Milano e i vetri di Murano. Anche la Serenissima subì una crisi nel ‘600, trasformandosi “…da paese sviluppato importatore di materie prime ed esportatore di manufatti e servizi d’Italia, era diventato così un paese sottosviluppato importatore di manufatti ed esportatore di materie prime.” (Carlo M. Cipolla) Il settore primario invece ne usci migliorato in quanto la diminuzione della richiesta del grano, causata dal calo demografico, favorì la diffusione di colture come la vite, il riso e il gelso. Dal Veneto cominciò a propagarsi il mais. Vi era un forte distacco tra i detentori della ricchezza fondiaria, nobiltà e clero, e le classi subalterne dedite al lavoro manuale nei campi o nelle botteghe artigianali. Gli ecclesiastici godevano di vari privilegi. Le organizzazioni ecclesiastiche detenevano una parte importante della ricchezza fondiaria questi beni immobili erano inalienabili. I preti, frati e le monache erano considerati sudditi papali, e avevano l’esenzione dalle tasse, l’immunità politica ed il diritto di asilo. Le classi dirigenti vedevano nella Chiesa un garante dell’ordine sociale e conseguentemente della docilità del popolo, oltre che un conveniente rifugio per figli cadetti e figlie zitelle. Questo periodo storico in Italia fu caratterizzato da un impoverimento culturale in quanto la maggioranza degli intellettuali professò obbedienza ai dettami della Chiesa non solo mi campo religioso ma anche in campo filosofico e scientifico, poiché l’Inquisizione era particolarmente attenta a questioni del genere (Giordano bruno, Tommaso Campanella) Le università furono spopolate in favore delle scuole gesuite. Nelle arti figurative e nell’architettura l’Italia mantenne il suo ruolo d’avanguardia e il prestigio europeo. Luigi XIV Luigi XIV, figlio di Luigi XIII e di Anna d'Austria aveva appena 5 anni quando ereditò la corona nel 1643; ne aveva 23 quando alla morte del cardinal Mazzarino assunse il potere. Egli preferì servirsi di ministri di nascita modesta, più docili ai suoi voleri; la direzione delle finanze fu presa da un mercante, Jean-Baptiste Colbert, che insieme al titolo di controllore delle finanze, assommerà quello di "superministro" dell'economia e degli affari interni. Il paese era suddiviso in generalitès, preposti a intendenti, a loro autonomia si estendeva nei settori più svariati: dalla giustizia alla fiscalità, dalle forniture militari ai lavori pubblici. Diverse le funzioni anche degli officièrs, cioè i detentori di uffici venali, ereditati o acquistati per denaro. Essenziale dunque era assicurarsi la fedeltà degli officièrs per il funzionamento del sistema anche perchè il concetto di stato che il sovrano francese aveva in mente era "lo Stato sono io”. A partire dagli anni Ottanta, Luigi XIV trasferì la sua corte nella splendida reggia di Versailles; lì vi regnava insieme alla sua famiglia e tutta la cerchia nobiliare francese. Si assicurò la lealtà assoluta degli aristocratici costringendoli indirettamente a seguire la moda vestiaria che lui stesso dettava ogni giorno, indebitandoli fino all’osso, per poi portarli a chiedere favori alla sua persona. Nel pensiero di Luigi XIV c'era la coesione interna necessaria per l'attuazione di un disegno egemonico su larga scala reso possibile con la diplomazia e la guerra. Ingenti furono le spese per assicurarsi l'alleanza dei principati tedeschi, degli stati baltici e del sovrano inglese Carlo II. L'esercito fu riorganizzato e i soldati regi furono messi alla prova in occasione della "guerra di devoluzione" contro la Spagna (così chiamata perchè basata sulla rivendicazione al trono del sovrano francese in nome di sua moglie, figlia del re Filippo IV). Le truppe francesi occuparono la parte sud dei Paesi Bassi (1667) ma ricevettero pressioni olandesi e inglesi per fermare l'avanzata militare: pace di Acquisgrana (1668) alla Francia riconosciuti i territori occupati nelle Fiandre. Quattro anni dopo Francia e Inghilterra insieme alla Svezia dichiararono guerra alle Province Unite; l'entrata in guerra di Spagna e Impero costrinsero la Francia alla pace di Nimega (1678), ma il sovrano non si diede per vinto e riprese la sua espansione ai danni di Strasburgo e Casale nel Monferrato italiano. Nel luglio 1686 venne stipulata una lega difensiva tra Spagna, Impero, Olanda e Svezia contro gli stessi francesi; nel corso dell'anno vi aderirono anche gli inglesi e il duca di Savoia Vittorio Amedeo II. Dopo iniziali successi gli eserciti francesi furono respinti nei Paesi Bassi e si firmò la pace di Ryswick nell'autunno 1697). Le vicende militari a sfavore e una crescente opposizione nei confronti del Re Sole (sommosse popolari, contestazioni operaie e rivendicazioni nobiliari e aristocratiche) lo accompagnarono nei suoi ultimi anni di vita fino alla morte nel 1715, anche se riuscì a mettere sul trono di Spagna suo figlio Filippo V, assicurandosi che i Borboni rimanessero comunque al potere. Il successore era un bambino, Luigi d'Angiò, secondo figlio del duca di Borgogna: per la nazione francese si prospettava perciò un'altra reggenza, la terza in poco più di un secolo. Illuminismo: Ragione, Fede, Natura La definizione d'Illuminismo più convincente è quella del filosofo Immanuel Kant: "L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso". Il philosophe è uno spregiudicato indagatore del vero, in qualunque campo del sapere; l'unica verità per lui è quella che deriva da un'osservazione diretta dei fatti o da testimonianze superiori a ogni dubbio, da vagliare, gli uni e le altre, al "lume" della ragione. In quest'epoca si distinguono scrittori come Spinoza, Bayle, Locke (che si sforzò di conciliare fede e ragione, rendendo quest'ultima arbitra dei problemi morali). Anche personaggi come Voltaire ("Candido" 1759), Diderot insieme a d'Alembert autori dell'Enciclopedia e lo scienziato Lamarck (anticipatore della teoria evoluzionistica). Alcuni filosofi si spinsero fino ad un materialismo integrale, cioè alla riduzione di tutto ciò che esiste, compreso l'uomo e le sue facoltà mentali, a pura materia. Altri ancora come lo scozzese Hume svilupparono l'empirismo lockiano in una direzione diversa, che portava alla negazione del concetto di sostanza. La figura dominante però del panorama scientifico europeo è senza dubbio l'inglese Isaac Newton(1642-1727) che impose un metodo scientifico basato sul rifiuto delle ipotesi astratte e sulla sintesi tra indagine sperimentale e procedimento matematico. L'autorità newtoniana rimase indiscussa per tutto il diciottesimo secolo; fecero passi avanti botanica e zoologia, come anche la chimica rinforzata dagli studi di Lavoisier (scopritore dell'ossigeno e della composizione dell'acqua. Vennero studiati i fenomeni elettrici da Franklin e dagli italiani Galvani e Volta. Due fenomeni dell'età dei lumi furono la circolazione delle idee e delle conoscenze in strati sociali molto più ampi che non per il passato e la formazione di un'opinione
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