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STORIA MODERNA - appunti + slide, Appunti di Storia Moderna

Storia moderna dalla scoperta dell'America al congresso di Vienna appunti e slide delle lezioni 2018/2019 (il testo è stato integrato con parti del manuale e permette un voto più che buono)

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 03/10/2019

andrea-lara-cucchi
andrea-lara-cucchi 🇮🇹

4.6

(60)

34 documenti

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Scarica STORIA MODERNA - appunti + slide e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! PROPOSTE DI PERIODIZZAZIONE E PROBLEMI DI METODO Per riuscire a parlare di storia moderna, è necessario operare una periodizzazione. Il Medioevo viene identificato come epoca di barbarie, e precede l’“Historia Moderna”, intesa come categoria di periodizzazione. La categoria storiografica di età moderna viene fondata dallo storico tedesco Cristoph Keller, autore nel 1696 di una storia universale in tre volumi. Tale periodizzazione aveva una valenza religiosa. La Historia moderna del luterano Keller era infa� la storia della rigenerazione spirituale dell’Europa in seguito alla Riforma protestante. Per la scuola italiana l’epoca moderna andava dal 1313 (anno di morte di Arrigo VII) al 1748 (data dell’avvio dell’epoca contemporanea, che termina nel 1818). Successivamente è stata scelta una nuova data spartiacque: il 1453, anno simbolico perché cadde l’Impero Romano d’Oriente (Costantinopoli cade nelle mani dei turchi ottomani, concezione europocentrica). Il 1492 è un’altra data significativa per le prime importanti scoperte geografiche, quali la circumnavigazione dell’Africa. Inizia così un’economia-mondo che rende l’Europa marginale. Il 1492 è una data simbolo perché cadde l’ultimo avamposto arabo in Spagna (che durava da secoli), attraverso la Reconquista (con la quale gli arabi vennero rispediti in Africa). La frontiera degli spagnoli era mobile ed avanzava: conquistarono il porto di Granada ed eliminarono progressivamente l’elemento “arabo”, estraneo all’Europa. Nel mondo tedesco i manuali indicano come data d’inizio il 1517, data della divulgazione delle 95 tesi di Wi�enberg da parte di Mar�n Lutero. Dall’epoca di Keller in poi, la modernità ( Neue Zeit) è infa� iden�ficata nella storiografia della Germania (paesi nordeuropei) con l’età della Riforma protestante, gesto di rottura molto importante che sancirebbe l’inizio della modernità. Il termine dell’epoca moderna però qual è? I manuali italiani parlano del 1789, anno della Rivoluzione Francese, nel 1997 si passa al 1815 (Congresso di Vienna, età napoleonica compresa). Le opinioni tuttavia sono numerose e discordi: alcuni sposano la tesi socioeconomica dello storico americano Arno J. Mayer che indica come data di fine dell’an�co regime della grande proprietà terriera nobiliare il 1918 (tra�a� di Versailles), e come data di inizio della sua defini�va crisi il 1848. La tesi di Mayer sos�ene che economicamente, fino ai primi del ‘900 in Europa prevale la grande proprietà terriera nobiliare, mentre la piccola manifa�ura è più diffusa della grande industria. Altri invece sostengono che sia il 1870-71 con la proclamazione della III Repubblica in Francia e la guerra franco-prussiana. In UK Con il termine “Modern History” identifichiamo l’età della storia contemporanea (1918-1982): si tratta di un’eccezione dell’uso terminologico. Bisogna infatti distinguere la “early modern age” da quella contemporanea. L’antico regime finisce nel 1789 : il termine “ old order/ antico regime” viene utilizzato dopo la rivoluzione francese ed identifica il momento di egemonia del clero. Nel Novecento, una delle opere più significa�ve sull’an�co regime è quella dello storico francese Pierre Goubert, L’ancien régime (1973), che presenta un ar�colato quadro della società francese del secolo di Luigi XIV, so�olineando il ruolo della proprietà nobiliare ed ecclesias�ca, mentre lo stato risulta essere un apparato di potere inteso al mantenimento di una stru�ura sociale fondata sull’ineguaglianza e sulla predominanza del ceto ecclesiastico e nobiliare. Problemi metodologici Fon� primarie per il lavoro dello storico sono i documen�. Il DOCUMENTO è la tes�monianza scri�a di un fa�o giuridicamente rilevante, compilata con l’osservanza di determinate forme, des�nate a procurarle fede, tutto ciò che ci insegna e ci può insegnare qualcosa del passato. Tutte quelle testimonianze su cui si può aprire una causa. Il lavoro dello studioso consiste nella raccolta, nell’esame e nell’interpretazione delle fonti. Il tipo di fonte dipende dalla ricerca storiografica che viene fatta. Il lavoro di documentazione può essere dis�nto in tre fasi: ■ Raccolta delle fon� documentarie; Tra i problemi ineren� alla prima fase troviamo perdita o distruzione dei documen�, intenzionale o accidentale (terremoto di Lisbona del 1755, che distrusse l’archivio delle esplorazioni portoghesi in Africa ed Asia nei secoli XVI-XVII, o i danni al patrimonio archivis�co romano dopo la piena del Tevere del dicembre 1870). Assenza di documenti crea problemi nella raccolta (causa dell’analfabetismo e della comunicazione prevalentemente orale). ■ Esame cri�co delle fon� prevede qua�ro processi interdipenden�: 1. Interpretazione le�erale dei tes� (decifrazione); ci può anche essere un problema di datazione, visto che i sistemi di conteggio degli anni variavano di luogo in luogo, si possono avere diverse date). 2. Interpretazione contenu�s�ca richiede familiarità con la mentalità e il lessico dell’epoca: problemi riguardanti numeri o cifre, il numero aveva un valore descrittivo, non indicava con precisione assoluta un dato. L’uso preciso delle cifre si ebbe solo alla fine del 1700. 3. Determinazione della loro auten�cità, falsificazioni frequen�. Bisogna determinare se un documento è vero oppure falso. 4. Specificazione del loro grado di a�endibilità, se mente o se dice la verità. La storiografia posi�vista nutriva una cieca fiducia nei confron� del documento: tale a�eggiamento ha condo�o ad una supervalutazione delle fon� documentarie e ad una svalutazione delle fon� narra�ve, troppo viziate da elemen� sogge�vi (personalità del cronista, sue predilezioni morali o poli�che). Jacques LeGoff dice che ogni documento è menzogna. Non è facile stabilire il rapporto tra verità e menzogna. Anche lavorando su fon� primarie, lo storico può trovarsi di fronte a: • Una fonte falsa - contenuto falso; “La donazione di Costantino” con cui l’Imperatore nel 315 avrebbe concesso al papa la sovranità temporale sulla parte occidentale dell’Impero, legi�mando il potere temporale del vescovo di Roma: il latino usato dal redattore non corrispondeva al periodo costantiniano (viene anche menzionata Costantinopoli, che al tempo non esisteva). La falsità del documento venne provata nel 1440 da Lorenzo Valla. • Una fonte falsa - contenuto veri�ero sono paradossali; • Una fonte vera - contenuto falso sono ad esempio le denunce dei redditi “ridimensionate” che nascondono la verità per interesse (dichiarazioni fatte per i propri interessi); • Una fonte vera - contenuto vero sono una minoranza. Questa classificazione vero-falso può essere considerata un po’ riduttiva perché in realtà ci sono diverse gradazioni di verità e falsità. ■ Interpretazione e u�lizzazione delle fon�, processo più complesso perché dobbiamo percepire la personalità dell’artista da ciò che vediamo. La capacità di interpretazione e di ricezione dello storico si affina con l’esperienza: egli deve selezionare i dati ed estrapolare teorie attendibili ed originali. Il senso storico è il senso della tremenda complessità della vicenda medici al tempo non comprendevano il nesso logico tra eritemi, disturbi intestinali e perdita del senno (la morte, nei più gravi dei casi), e consumo di mais: il nuovo alimento, divenuto la base principale della dieta dell’epoca, era la causa di malattie (monofagismo, dieta basata su un solo alimento). La stessa cosa accadde anche con la patata, un alimento che entrò nella dieta inizialmente solo in Europa settentrionale. La patata apportava un livello di calorie doppio rispetto al frumento, (mantenendo coltivazioni uguali): inizialmente venne consumato dalle classi umili, a causa dei pregiudizi che si formularono. Infatti la patata, che cresce sottoterra, non era “ben vista” da tutti; la Bibbia non ne fa menzione, e questo portò ad avere delle incertezze sul suo valore; infine i germogli filamentosi del tubero ricordano gli arti di un corpo umano deformato e mostruoso. Per questo motivo iniziò a dilagare la convinzione che chi assimilava le patate diventava difforme. Questi alimenti si diffondono soprattutto in Irlanda (che era il Paese europeo massimo coltivatore di patate) perché riuscivano a soddisfare molte più persone. Il vantaggio for�ssimo che la patata presentava rispe�o al grano era che la stessa estensione col�vata forniva un prodo�o almeno doppio e talora triplo in termini di calorie disponibili. Il consumo della patata, vincendo for� pregiudizi, passò nel 700 e 800 dalle bes�e ai poveri, alle classi borghesi urbane e ai ricchi. (Van Gogh I mangiatori di patate è del 1885). In Irlanda i raccolti però iniziarono a risentire degli attacchi dei funghi che provocarono morte e carestie (per questo motivo nel ‘800 gli Irlandesi emigrarono in America). In Europa venne introdotto dalle colonie anche il caffè, una bevanda energizzante che assunse importanza nel periodo dei Lumi. Anche il tabacco modificò i gusti degli individui: le foglie polverizzate venivano annusate (nel ‘700) e la pianta iniziò lentamente a diffondersi in tutta Europa. Anche lo zucchero di canna, all’inizio veniva utilizzato come medicinale, poi come dolcificante. Lo zucchero di barbabietola si diffuse dall’ ‘800, quando Napoleone costituì il blocco continentale contro gli inglesi (i quali non riuscivano a commerciare la canna da zucchero): come conseguenza gli Europei si ingegnarono per estrarre lo zucchero da altri prodotti. Vi è un ben preciso intreccio fra col�vazione della canna da zucchero e impiego del lavoro schiavile. La produzione di zucchero richiedeva una manodopera numerosa, perché il processo di estrazione implicava un’a�vità ininterro�a, gli schiavi venivano obbligati ad un lavoro continuo di estrazione sia uomini che donne). La coltivazione dello zucchero in Brasile fece crescere notevolmente il livello di manodopera schiavile e anche la domanda. A causa della loro denutrizione, la mortalità degli schiavi in Brasile crebbe: divenne necessario per i conquistatori importare schiavi Africani per lavorare (in America Latina c’erano state numerose epidemie e malattie, tra cui il vaiolo ed il morbillo, che provocarono numerose morti). Il diba�to sul numero di schiavi deporta� dall’Africa nelle Americhe è tu�ora assai vivace. Philip Cur�n nel 1969 propose il numero di circa 11 milioni imbarca� in Africa e di 9,5 milioni di individui giun� in America tra 1492 e 1870. Da successive indagini emergono cifre più alte. In ogni caso, si tra�a di uno dei più grandi spostamen� forza� di esseri umani nella storia: una vera deportazione di massa (12-17 milioni deportati in 4 secoli). Questa “deportazione” venne definita “il commercio triangolare” poiché coinvolgeva tre poli: Europa, Africa ed America. Dall’Europa le navi partivano per sbarcare in Africa, dove venivano vendute le armi europee agli Stati Africani in cambio di schiavi. Dall’Africa le navi, cariche di persone, si dirigevano verso le Americhe, dove gli schiavi venivano fatti sbarcare (in cambio di prodotti alimentari, zucchero, cotone, che venivano poi riportati in Europa). Nel 1815 il congresso di Vienna abolì formalmente la tratta dei neri: tuttavia Spagna e Portogallo non sottoscrissero l’accordo. Tuttavia, né le leggi di soppressione della schiavitù, né le tardive condanne ecclesias�che (la prima si ebbe da Gregorio XVI nel 1839) valsero a sradicare tale fenomeno. Nell’800 si svolse infa� circa il 33% del traffico complessivo, e le condizioni degli schiavi peggiorarono. Ci furono però solo alcune condanne isolate da parte degli ecclesiastici, niente di più. C’era l’idea infatti che alcuni passaggi della Bibbia (o di opere patristiche) giustificassero lo schiavismo. Il fenomeno dello schiavismo nel corso dei secoli peggiorò notevolmente perché la fame di schiavi e di manodopera continuava ad aumentare (anche nelle coltivazioni di cotone). Alcune scene drammatiche accadevano frequentemente, come chi lasciava morire gli schiavi in mare per evitare le sanzioni dei controlli. La nostra conoscenza delle condizioni degli schiavi a bordo delle navi è stata assai incrementata dal ritrovamento, nel 1972, della Henrie�a Marie, una nave negriera affondata nel 1700 a largo della Florida, su cui erano s�pa� almeno 160 africani. Secondo i registri del tragitto la nave affondata dopo aver scaricato gli schiavi in America, le catene mostrano le condizioni pessime che gli individui legati a due a due passarono per un mese intero. Solo con l’avvento dell’illuminismo ritroviamo una prima forma di lotta contro lo schiavismo (lotta sostenuta dall’ideologia liberista): si riteneva infatti che il mercato del lavoro avesse subito una deformazione a causa della manodopera a costo zero. Ci furono massicce campagne abolizioniste in Inghilterra, sorte in seguito all’ Asientos de Negros nel 1715, che aveva permesso all’Inghilterra di commerciare e fare uso di schiavi (quindi ha molte responsabilità). La campagna an�schiavis�ca nacque nel contesto delle corren� di pensiero illuministe. Le immagini furono un elemento chiave della propaganda. Nel 1787, la London Aboli�on Society diffuse la causa an�schiavista. LA RIFORMA PROTESTANTE La riforma fu un evento traumatico in Europa perché la comunità religiosa venne a spezzarsi. Il fatto che la Chiesa si “frantumi” al suo interno è dovuto a cause remote: l’accumulazione di chiese periferiche, la corruzione del papato principesco e il nepotismo. In realtà i fenomeni di corruzione sono sempre esistiti, quindi possiamo dire che la vera causa scatenante della riforma protestante è stata la speculazione di Martin Lutero. Lutero era nato in Sassonia nel 1483, e nel 1505 aveva conseguito il grado di magister presso l’Università di Erfurt, intraprendendo per volontà del padre lo studio della giurisprudenza. Nello stesso anno, interrompe tale percorso di studi e entra in convento. Una diffusa tradizione a�ribuisce questo cambiamento di ro�a allo spavento provato per un fulmine che gli cadde a pochi metri di distanza (fece un voto). Egli era un monaco scomunicato nel 1520, con elevate capacità di proselitismo, che riuscì a guadagnare consensi diffondendo la sua interpretazione personale delle Scritture. Dopo l’elezione di Carlo d’Asburgo a imperatore, nel 1521 venne convocata la dieta di Worms, un'assemblea degli stati dell’impero che doveva rendere esecutiva la scomunica. Lutero si presentò per compiere atto di sottomissione, ma si rifiutò e fu bandito. I suoi seguaci interpretarono le sue parole in senso politico, dando avvio a numerose rivolte. Ciò che Lutero contestava era la questione delle indulgenze, vale a dire la liberazione di una pena spirituale da scontare grazie al pagamento di elemosine (la pena purgatoriale ultraterrena ed i peccati commessi venivano scontati e perdonati grazie ad un’elemosina indulgenziale). La vendita delle indulgenze si era trasformata in una grande speculazione finanziaria, in cui concorrevano prela�, banchieri, affaris�. Predicatori senza scrupoli svolgevano intense campagne propagandis�che per convincere i fedeli che il versamento di denaro, per intercessione della Chiesa, avrebbe procurato la remissione dei pecca� e abbreviato il tempo della espiazione in Purgatorio. La vendita delle indulgenze era un abuso commesso anche in Sassonia: Lutero si ribellò a questa pratica nel 1517, affiggendo le sue 95 tesi (quell’anno Leone X concesse l’indulgenza plenaria). Queste tu�avia non contenevano nulla di propriamente ere�co. Professavano anzi ossequio alla chiesa e alla gerarchia ecclesias�ca, contenendo tu�avia una vibrante protesta contro la rapacità dei predicatori di indulgenze e dei loro commi�en�. La tesi 50 ad esempio diceva che era necessario accettare la dottrina del Purgatorio e salvaguardare il Papa da ciò che facevano gli ecclesiastici. La rivolta luterana dunque conteneva elementi di critica contro gli stessi dogmi cattolici. Lutero non espose le sue tesi in modo sistematico, ma scrisse in modo torrenziale (infatti non c’era un testo istituzionale della dottrina luterana, differentemente dal Calvinismo). Egli tuttavia scrisse molte opere dalle quali è possibile ricavare i fondamenti del suo pensiero (scarsamente coerente a livello dottrinale): “La cattività Babilonese della Chiesa”, “La libertà del Cristiano”, “Alla nobiltà Cristiana di nazione tedesca”. I principi cardine del pensiero luterano sono: sola scrittura (principio formale) e sola fede (principio sostanziale), nel senso che l’uomo si salva solo per mezzo della fede. I comportamenti umani, per Lutero, non erano mai autenticamente “sani "perché l’uomo è intrinsecamente corrotto. Tuttavia egli poteva salvare se stesso compiendo un atto di fede. Questa visione prende il nome di monergismo, nel senso che le buone opere subiscono una svalutazione e non c’è più un rapporto contrattualistico tra Dio e l’uomo. Per “sola scrittura” invece nega l’esclusivo ruolo della Chiesa di interpretare la Scri�ura , di custodirne e spiegarne il significato ai fedeli, ma a�ribuisce ad ogni cris�ano il diri�o/ dovere di leggere la Bibbia: solo la Bibbia era fonte di fede. Egli stesso tradusse il Nuovo Testamento in tedesco, creando un’opera che rimane unica per precisione espressiva ed efficacia linguis�ca. Bisogna dire che Lutero ebbe sempre un atteggiamento selettivo, perché enfatizzò il valore dei testi che andavano incontro alle sue interpretazioni (ma negò i deuterocanonici, li considerava apocrifi): come la “Lettera ai Romani di San Paolo”, il Vangelo di Giovanni e la epistola di San Pietro. Il principio “sola scriptura” veniva applicato in modo selettivo. Dal principio sola scriptura discendono le conseguenze più dirompen� del Luteranesimo: 1. Il rifiuto della do�rina del Purgatorio; L’aldilà cattolico prevede un Inferno ed un Paradiso permanenti ed un Purgatorio temporaneo. La dottrina del Purgatorio venne proclamata nel 1264, sancita ufficialmente dalla Chiesa. Per Lutero invece il Purgatorio non esisteva. 2. La teoria del sacerdozio universale; sosteneva l’inesistenza di una legittima divisone tra fedeli (perché con il Battesimo tutti diventavano “sacerdoti”). 3. La riduzione dei sacramen� a due (o a tre), vale a dire il Battesimo e l’Eucarestia. Inoltre il sacramento risultava efficace solo se c’era una giusta disposizione da parte del fedele. Lutero, a differenza degli anabattisti che battezzavano solo agli adulti (quindi capaci di capirlo), ritenne che fosse necessario battezzare gli infanti, perché nel bambino c’era una fede implicita. Per quanto riguarda l’Eucarestia, Lutero disse che: “ il pane resta pane ed il vino rimane vino”. Si trattava del concetto di consustanziazione, nel senso che il corpo di Gesù affianca pane e vino, ma non si trasformava in essi (a differenza della visione cattolica che invece sostiene la transustanziazione, e quindi la trasformazione del pane in corpo e del vino in sangue). Lutero invece non prese mai una posizione per quanto riguardava la confessione, che considerò un “mezzo Sacramento”. 4. L’abolizione del culto della Vergine e dei san�; icone dovevano essere cancellate perché Cristo era l’unico mediatore (riteneva che il culto dei santi fosse idolatrico, così com’era inutile compiere pellegrinaggi). 5. L’abolizione della regola del celibato ecclesias�co, riteneva che i sacerdoti potessero sposarsi perché fedeli esattamente come tutti gli altri. Lutero, sposando una ex suora dalla quale ebbe dei figli, proclamò la vanità e la povertà dei voti di castità: egli ebbe sempre un atteggiamento ed intento iconoclastico e polemico perché il suo scopo era quello di “dare uno schiaffo” alla dottrina della chiesa cattolica. Quando un artigiano di Magonza inventò la stampa a caratteri mobili, i testi di Lutero iniziarono a diffondersi, dando il via ad una Rivoluzione silenziosa che attecchì in tutta Europa. Anche in Svizzera ed in Francia le teorie luterane incontrarono un grande successo. Le conseguenze sociali della riforma furono la guerra dei cavalieri e dei contadini, che avevano lo scopo di rivendicare spazi di autonomia, di ribellarsi contro la Chiesa e le autorità. Enrico, a causa di questa sfortunata vicenda “ereditaria”, chiese dunque al Papa di revocare il permesso del matrimonio 1526. La concessione non gli venne elargita perché Caterina d’Aragona era zia di Carlo V imperatore ed il Papa era succube (1527 Sacco di Roma). Nel fra�empo, le tra�a�ve con il papa per o�enere l’annullamento delle nozze con Caterina erano ad un punto morto. Crebbe dunque l’ostilità inglese nei confronti del Papa ed Enrico VIII iniziò a limitare le prerogative ecclesiastiche, eliminando ufficialmente il diritto di appellarsi al Papa ed emanando un atto che impediva che le rendite di un beneficio ecclesiastico andassero al Pontefice (dopo aver cambiato il proprietario). Nel novembre 1532 pertanto, Enrico sposò segretamente Anna Bolena, una dama di corte di cui si era invaghito e da cui sperava di poter avere il sospirato erede al trono. In questo momento il Papa scomunicò Enrico VIII ma egli nel 1534 emanò L’ “Act of Supremacy”, affermando di essere l’unico capo della chiesa Anglicana. La corona inglese venne ad assumere tutti gli onori e la supremazia reale venne riconosciuta come un dato di fatto (dovuto al totale controllo del re): si può parlare per questo motivo di “Cesaropapismo”, perché il sovrano dello stato veniva a corrispondere con anche quello della Chiesa. La frattura con Roma era ormai consolidata. Enrico VIII era appassionato di ques�oni teologiche, proponendosi come “difensore della fede” (in realtà egli confutava anche alcune dottrine Luterane, provocando l’ira di Lutero) e aveva composto nel 1521 un tra�ato che rifiutava le tesi luterane e che gli era valso, da parte del papa Leone X, il conferimento del �tolo di fidei defensor. Il sovrano emanò i “Six Articles” nel 1539 confermando la validità della transustanziazione, negando il calice ai laici e ribadendo la castità per i religiosi (un manuale dunque dallo spiccato orientamento cattolico). Il regno di Enrico VIII comprendeva al tempo ancora molti cattolici: egli voleva tranquillizzarli, rimanendo fedele ai dogmi di Roma. Nel 1536-37, lo scontento popolare prese forma nel Pilgrimage of grace, un insieme di rivolte localizzate nel Nord dell’Inghilterra. Alla luce del numero di suddi� coinvol�, e delle potenzialità destabilizzan� che il movimento concentrò in sé, il Pellegrinaggio di grazia può reputarsi la maggior minaccia interna che Enrico dove�e fronteggiare in tu�o il suo regno: qui infatti venne fortemente rivendicata la dottrina cattolica, con la richiesta esplicita di espellere i luterani. I rivoltosi comprendevano nobili e borghesi. Il nome della rivolta, “Pellegrinaggio”, volva riferirsi alla sua natura prettamente spirituale: Enrico VIII mostrò di accettare il dialogo e promise il perdono ma poi fece arrestare i rivoltosi, giustiziandoli. La sua divenne una vera e propria macchina repressiva, che condannò a morte molti ribelli. Gli effetti di questa politica furono tanti: i monasteri si dissolsero e vennero confiscate molte terre. Lo scopo del re era quello infatti di mettere le mani sui possedimenti ecclesiastici inglesi. Uno degli effe� di lungo periodo della Riforma fu la dissoluzione dei monasteri e la confisca delle loro terre. I provvedimen� che condussero al loro scioglimento in Inghilterra furono de�a� anche da considerazioni di indole religiosa, ma la ragione più auten�ca fu il desiderio della corona di me�ere le mani sui loro beni. Venne fatto un catasto, un censimento dei beni della chiesa: il clero, con una rendita di 270 Mila sterline all’anno aveva una rendita decisamente maggiore rispetto alla corona inglese. Venivano controllati i monasteri da persone ostili nei confronti del clero e soppressi quelli che non risultavano conformi alle indicazioni di Enrico: egli arrivò ad incamerare numerosi beni della Chiesa, operando delle vere e proprie secolarizzazioni. Questi provvedimenti vennero estesi anche all’Irlanda dove anche qui vennero “spogliate” le rendite ecclesiastiche: la Chiesa subì, come istituzione, un forte indebolimento perché le proprietà che venivano incamerate dal sovrano furono poi rivendute alla borghesia (fattore questo che garantì un consenso decisamente allargato). So�o l’aspe�o edilizio, solo un cen�naio di chiese monas�che sopravvissero e furono trasformate in chiese parrocchiali. Altre stru�ure furono conver�te in granai, stalle e magazzini. Poiché il piombo di cui erano fa� i canali di scolo e i te� era par�colarmente richiesto sul mercato, mol� edifici conventuali furono sbriga�vamente da� alle fiamme per ricavare tale metallo. L’abbazia benede�na di Glastonbury, ad esempio, era una delle più an�che e maestose del Regno, una delle più an�che tes�monianze del culto mariano in Europa, che avevano valso all’Inghilterra il �tolo di Mary’s dowry, dote di Maria. Il suo ul�mo abate Richard Whi�ng, per essersi rifiutato nel 1539 di cedere l’abbazia agli agen� del re, fu impiccato e squartato. Non tutti giurarono fedeltà al sovrano, con la conseguenza di pagare questo rifiuto con la vita (ad esempio Thomas Moore) perché era stato emanato il Treason act. Tra le poche abbazie che furono conver�te in chiese diocesane anglicane, va ricordata la splendida ca�edrale go�ca di Gloucester con il suo magnifico chiostro, che è il più bello e il meglio conservato di tu�a l’Inghilterra. Tantissimi testi vennero distrutti (le risorse culturali perse sono numerose). Venne meno inoltre la funzione di sovvenzione delle abbazie-conventi, che fino ad allora avevano distribuito pasti e dimore nel caso di epidemie o carestie ai più poveri. La poor’s Law garantiva una minima assistenza ai miserabili. L’affermazione della riforma in Inghilterra fu un processo tortuoso che provocò una recisione unilaterale con Roma. Edoardo VI, figlio di Enrico VIII, fu l’erede (il sovrano non ebbe figli di Anna Bolena, che per questo venne decapitata). Egli salì al trono a soli nove anni, nel 1547, a capo di un regno effimero (morì a soli sedici anni). L’ascesa al trono nel 1547 di Edoardo VI, educato nella fede protestante e circondato da consiglieri protestan�, provocò mutamen� profondi nella poli�ca religiosa. So�o il suo regno, si ebbe la trasformazione della Chiesa in un’is�tuzione riconoscibilmente protestante. Sebbene infa� Enrico VIII avesse reciso ogni legame con Roma, egli non aveva mai permesso deviazioni dalla do�rina ca�olica. Fu durante il regno di Edoardo che il protestantesimo fu stabilito per la prima volta in Inghilterra, sebbene le scelte a tal riguardo vennero prese dal duca di Somerset che, con un atto parlamentare, sancì la dissoluzione delle cappelle (in direzione di secolarizzare i beni ecclesiastici), che vennero vendute. Le rendite dovute alla dissoluzione delle “countries” servivano per finanziare le scuole. Somerset venne condannato a morte nel 1549 per un abuso di carica ed il suo posto venne preso da Nostamberland (il nuovo comandante religioso), che promosse un programma di riforma. Egli nel 1550-51 attaccò ufficialmente il cattolicesimo, deturpando gli altari, smantellando le immagini e muovendo una guerra iconografica (i danni al patrimonio artistico furono notevoli). Book of common prayers. Venne emanato nel 1549 un “Libro della preghiera comune”, un testo liturgico in cui furono definiti i riti e i modi di celebrazione dei sacramenti, inserendosi in una posizione di compromesso tra dogmi cattolici e protestanti. Nel 1552, venne riscritto il “Libro della Preghiera comune” attraverso i “42 articles”, in cui venne abolita la Comunione. Nel 1553 Edoardo VI morì: egli venne succeduto da Mary Tudor (figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona). Si trattò di un regno breve, che durò dal 1553 al 1558, ma che promosse una “svolta”: la nuova regina cercò di riportare il paese alle condizioni preceden� alla riforma enriciana. Nello stesso anno in cui Maria salì al trono, il parlamento abrogò il Treason Act. In seguito, gli altari nelle chiese vennero nuovamente ere�, i pre� sposa� furono dichiara� decadu�, e si consacrarono nuovi vescovi in conformità all’ an�co rituale. Lei abrogò l’Act of Supremacy, giurando fedeltà al Papa e alla Chiesa Cattolica, ripristinò la messa in latino e il celibato del clero . Solo pochi monasteri furono riportati in vita perché risultò estremamente difficile chiedere la restituzione dei beni ai nuovi proprietari terrieri (e dunque la regina rinunciava a chiedere indietro le terre conquistate). La sua fama si circondò di un alone sinistro perché lei fu “antipatica”. Mary sposò il re di Spagna Filippo II, nemico dell’Inghilterra, perché mirava ad inglobare la Spagna nel suo impero (l’Inghilterra era stata un suddito della Spagna). Tuttavia, perse la piazzaforte francese di Calais, un importante snodo strategico e simbolico. La sua politica religiosa inoltre fu decisamente intollerante: lei si dedicò alla persecuzione sistematica dei protestanti (gli eretici venivano messi al rogo, insieme anche all’arcivescovo di Canterbury). La severità della sua politica rientrava pienamente all’interno della mentalità del XVI secolo (la tolleranza non veniva contemplata, e la pratica di mettere a morte gli eretici era estremamente diffusa). Non bisogna dimenticarsi che anche Elizabeth I, la sorella di Mary, aveva messo a morte tantissimi cattolici. Mary, per la sua politica intransigente, venne ricordata come la “sanguinaria”, (l’epiteto venne generato dalla dinastia Stuart) tuttavia la sua morte avvenuta nel 1558 non le permise di portare a compimento la conversione totale dei suoi sudditi al cattolicesimo. Da quel momento salì al trono Elizabeth, aprendo un nuovo capitolo religioso e particolarmente tortuoso della storia dell’Inghilterra. Giacomo II fu l’ultimo cattolico a mettere piede sul trono inglese, perché dopo questo momento i credenti cattolici vennero “criminalizzati”, nel senso che non potevano più ricoprire cariche pubbliche fino al 1829 (vennero accusati dell'incendio di Londra del 1666) fino all’Emancipazione ca�olica. GUERRE D’ITALIA E FORMAZIONE DEGLI STATI TERRITORIALI La pace di Lodi del 1454 avrebbe dovuto inaugurare un'epoca di tranquillità ed equilibrio tra diversi Sta� italiani. In realtà quello che si aprì fu un periodo di congiure des�nato di generare dopo il 1492, quando scomparvero i due principali protagonis� poli�ci di questo periodo Papa Innocenzo 8 e Lorenzo dei medici. Gli ul�mi decenni del 400 in Italia furono contrassegna� da una crescente instabilità poli�ca, che si tradusse in congiure i rovesciamen� di potere all’interno di vari sta�. Oltre alle turbolenze interne bisogna poi aggiungere le pressioni di francesi e aragonesi che, per mo�vi strategici e dinas�ci, miravano a conquistare o mantenere possedimen� in Italia. La situazione precipitò quando Carlo VIII re di Francia entrò in Italia alla testa dei suoi esercito. La discesa di Carlo VIII (1494) in Italia incontro così pochi ostacoli da spaventare gli sta� italiani , che si allearono tra loro in funzione an�francese: Carlo VIII fu sconfi�o e rientro rapidamente in Francia. Re Carlo VIII si tra�enne solo un anno in Italia: venne sconfi�o in ba�aglia dall’alleanza di Sta� ma riuscì a conservare il controllo sul Ducato di Milano. A Firenze, la signoria medicea che gli aveva aperto le porte della ci�à fu deposta e venne instaurata una Repubblica popolare guidata da Girolamo Savonarola. Alla morte di Carlo VIII nel 1498 sale al trono il nuovo re Luigi 12 che si sen� tenuto a proseguire la poli�ca di espansione della Francia. Le mire delle potenze straniere sull’Italia non cessarono e anzi il re di Francia e quello di Aragona (Ferdinando il ca�olico) si accordarono per spar�rsi il regno di Napoli, a scapito del legi�mo sovrano Federico III. La guerra che seguì al fallimento di questa intesa (sconfi�a della Francia) ria�vò gli intrighi dei diversi Sta� italiani, in par�colare del Papa Alessandro VI Borgia e di Venezia. Nel 1516 con la pace di Noyon promossa dal leone X si giunse a una fase di distensione, ma presto nuovi eserci� stranieri invasero l’Italia dando il via a un ulteriore trentennio di devastazioni. Nel 1516 i due principali protagonis� delle guerre d’Italia erano cambia�: sul trono di Francia sedeva ora Francesco I e su quel unificato di Spagna Carlo I da Asburgo e del 1519 quest’ul�mo fu anche ele�o imperatore del sacro Romano impero della nazione tedesca con il nome di Carlo V, si trovò così a regnare su territori vas�ssimi. La Francia doveva cercare di rompere l’accerchiamento in cui ora si trovava e Carlo V doveva riconquistare il Ducato di Milano. Alla morte del duca di Milano, Carlo V occupò quella regione scacciando i francesi, e ciò riaccese la lunga lo�a con la Francia. Francesco I marcia quindi su Milano, e assedia Pavia. Tu�avia viene sconfi�o e costre�o a rinunciare al ducato e cedere la Borgogna. Tornato in Francia convinse gli sta� Italiani a riunirsi nella lega di Cognac per contrastare l’eccesivo potere di Carlo V. Fu così che un esercito di lanzichenecchi nel 1527 invase Roma e la so�opose a un feroce saccheggio. Dopo il Sacco iI papa e Carlo V giunsero a un compromesso. Dopo l’ennesima pace la guerra riprese con il nuovo re di Francia Enrico II, che sposto l’asse del confli�o dall’Italia alla Germania (dove ebbe l’appoggio dei principi luterani) finché non si concluse con la pace di Cateau-Cambresis 1559 che regolò gli equilibri poli�ci europei per circa mezzo secolo. Non fu però Carlo V a firmare questa pace nel 1556 egli infa� abdicò dividendo l’impero tra il fratello Ferdinando I ( domini imperiali, austria, boemia, ungheria) e il figlio Filippo II (domini spagnoli, italiani, paesi bassi) , con questo a�o riconosceva l’irrealizzabilità dell’impero universale. L’impero germanico era formato da cen�naia di territori rela�vamente autonomi rispe�o al potere imperiale. il potere poli�co era esercitato congiuntamente dall’imperatore e dall’assemblea dei ce� (la dieta). Anche nei regni iberici Carlo V aveva che fare con delle assemblee rappresenta�ve dei ce� (le Cortes), nonostante qui la stru�ura poli�co is�tuzionale era meno frammentata. Il bisogno di denaro, legato alle guerre, spinse le monarchie europee a cercare di rafforzare il controllo sui loro a�uare una riforma del Ca�olicesimo a�raverso nuove forme organizza�ve, e di intervenire nella società con azioni di supporto delle fasce più deboli ed emarginate era già emersa prima del Concilio di Trento, con la fondazione di una serie di ordini religiosi ed is�tuzioni carita�ve ed assistenziali. Nacquero infatti i celebri ordini dei cappuccini (1528), dei somaschi (1532) e dei barnabiti (1533)dediti alla cura di orfani, all’educazione dei ceti urbani e rurali . Anche l’ordine di San Camillo si dedicava all’assistenza ospedaliera, assistendo i malati. Tutti questi ordini emisero i voti di: povertà, castità ed obbedienza, mentre differivano per il quarto voto perché questo vedeva il compendiarsi della specifica missione dell’ordine (per i carmelitani era l’assistenza dei malati, per gli scolopi era l’istruzione dei bambini). La più importante di queste is�tuzioni fu la Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola, un ufficiale spagnolo che trasfuse nell’Ordine, approvato nel 1540, mol� aspe� della sua precedente esperienza di vita. Egli si dedicò ad un intenso apostolato e si convertì alla fede cattolica (andò a Parigi e studiò teologia). Il ruolo centrale era l’apostolato educativo sostenuto da missioni. Ignazio non voleva rinnegare la sua esperienza di soldato, anzi, il suo obiettivo era quello di mettere la sua esperienza al servizio di Cristo. Il nome stesso dell’is�tuzione, Compagnia, appare preso in pres�to dal mondo militare. Analogamente, l’enfasi posta negli scri� del fondatore sulla virtù dell’obbedienza, ed espressa dal quarto voto, appare almeno in parte un’eredità della sua originaria professione. Il IV voto dei Gesuiti era la totale obbedienza al Papa: tutte le meditazioni devono essere concentrate su un oggetto, perché la vita spirituale veniva concepita come una battaglia contro il capo dei Nemici, Lucifero. Le caratteristiche di questa compagnia erano: un apostolato attivo e l’impegno messo nella realizzazione di opere concrete (Ignazio infatti svincolò i suoi seguaci dalla recita del breviario, per permettere loro di concentrarsi maggiormente sugli aspetti più concreti della quotidianità). L’apostolato educativo consisteva nell’istituzione di collegi di educazione: il metodo di studio era rivolto a nobiltà e ceti dirigenti, e si basava sull’insegnamento di latino, filosofia e teologia. Sebbene l’apostolato educa�vo non rientrasse fra i compi� previs� dal fondatore per i gesui�, essi si conver�rono presto in un Ordine insegnante (non di primi rudimen�), al punto che i loro collegi di educazione si diffusero in tu�a Europa. Questo apostolato ebbe un ruolo importantissimo per lo sviluppo della scuola. L’istituzione scolastica venne intesa come un ciclo di 5 anni (il quinquennio inferiore) che comprendeva tre anni di grammatica, uno di retorica ed uno di dialettica, a cui seguiva un triennio superiore (in cui si insegnavano filosofia o le arti). Si trattava di un sistema che influenzò la nostra concezione di “scuola”: il modello proposto da Loyola fu poi sottoposto a cambiamenti, soprattutto nel 1600 in seguito alle scoperte scientifiche. In ambito cattolico, la Compagnia di Loyola si impegnò molto nelle missioni, con lo scopo di cristianizzare le aree rurali: azioni celebri di diffusione ed esportazione della fede nel mondo, vennero svolte in Cina, in India, in Africa ed in Paraguay. LA CACCIA ALLE STREGHE Allo scontro tra ca�olici e protestan� si accompagnarono una rinnovata persecuzione di entrambi contro gli ebrei di una capillare repressione e i cul� popolari. Par�colarmente cruenta fu il fenomeno della caccia alle streghe. In Europa, l’età della persecuzione legale delle streghe ebbe luogo in un arco temporale ben definito: iniziò intorno al 1430 e finì intorno al 1780. La persecuzione ha avuto pertanto il suo fulcro nei secoli dell’età moderna, e non, come generalmente si crede, nel Medioevo. Il punto di massima intensità nella caccia alle streghe si toccò tra il 1560 e il 1630, con picchi assolu� nel 1580 e tra 1626-1630. Il primato nel numero di streghe messe a morte spe�a alla Germania, con 25.000 esecuzioni capitali, segue la Polonia con 10.000, Svizzera. Circa l'80% degli accusa� era di sesso femminile. Solo in alcune isolate aree vi fu una predominanza maschile: fra queste l’Estonia (60%), la Russia (68%) e l’Islanda (90%). La strega era una donna vecchia nella grande maggioranza dei casi, aveva raggiunto l’età di 50 anni. Proveniva quasi sempre dai più bassi livelli della società, e spesso per sopravvivere doveva dipendere dall’assistenza pubblica o privata. La strega era frequentemente una persona li�giosa, che a causa della povertà e della dipendenza economica si trovava al centro di dispute con i vicini. Talora era una persona anche poco femminile: era aggressiva, arrogante e indipendente dallo stre�o controllo maschile. Qualche volta le guaritrici avevano anche il ruolo di levatrici: all’epoca la mortalità infan�le era molto alta, esse erano spesso bersaglio di sospe�. In periodi di for� tensioni, le levatrici servirono da capri espiatori dell’intera comunità. Gostanza da Libbiano era una donna anziana e sola, ed esercitava il mes�ere di ostetrica e guaritrice. Nata a Firenze, nel 1594 fu so�oposta a processo inquisitoriale in Valdarno, con l’accusa di aver provocato la morte di alcuni bambini e di pra�care la medicina con il concorso di ar� magiche. In alcuni processi per stregoneria svol� a Tolosa nel 1330-40 apparve per la prima volta il nome “sabba”. Emerge cioè dagli a� processuali la visione (per mezzo di confessioni estorte so�o tortura) di un’an�-Chiesa no�urna che adora Satana, rinnega Cristo, profana l’os�a e la pace dei cimiteri. Nel 1486, due inquisitori tedeschi, i fra� domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Kramer, compilarono il tra�ato Malleus maleficarum, che riscosse i consensi della quasi totalità degli inquisitori e di autorevoli ecclesias�ci. Esso rimase, fino alla metà del XVII secolo, il più consultato manuale sulla caccia alle streghe, sia da parte dei ca�olici che dai protestan�. La strega fu l’incolpevole capro espiatorio delle tensioni emo�ve e dell’isteria di massa serpeggiante nella società di an�co regime. Come “sovversiva” e come capro espiatorio, la strega ha con�nuato ad esistere, molto dopo la fine della caccia alle streghe. IL MONACHESIMO FEMMINILE A ridosso del concilio di Trento venne riorganizzato il mondo monastico femminile. Fino a quel momento le donne, che potevano rivestire solo pochi ruoli (tra cui appunto quello di monache), hanno vissuto all’interno del mondo monastico in modo disordinato. I monasteri infatti erano aperti verso l’esterno, cosa che provocò la reazione di Papa Bonifacio VIII che sancì di conseguenza l’obbligo di una rigida clausura: attiva, nel senso che le donne non potevano più uscire dal monastero, e passiva (nessun estraneo poteva più entrarvi). Tale obbligo tuttavia non venne rispettato perché le strutture monastiche continuavano ad intrattenere rapporti e contatti con l’esterno e le donne non rispettavano le norme stabilite di vita comunitaria. Le monache infatti abitavano nelle loro celle (quasi appartamenti), intrattenendo rapporti con i familiari e parenti (che andavano a trovarle). Da tempo, in mol� is�tu� non si osservava più il sistema, prescri�o dalle regole canoniche, della “vita comune”. Le monache cioè non consumavano più i pas� insieme in refe�ori comuni, né riposavano in grandi dormitori, bensì vivevano in “celle” organizzate su base clientelare e familiare. Agli inizi dell’età moderna, i casi di genuina e volontaria vocazione della monacanda cos�tuivano un’eccezione. La scelta dello stato monas�co delle ragazze spe�ava per lo più ai maschi delle loro rispe�ve famiglie, padri o fratelli maggiori, e dipendeva da mo�vazioni esclusivamente connesse con quelle strategie familiari finalizzate, oltre che a sistemare figlie inada�e al matrimonio per eviden� dife� fisici, a conservare ed accrescere il patrimonio domes�co, senza intaccarlo con l’erogazione di ricche do� coniugali o con lasci� testamentari. Non tutte le ragazze infatti potevano sposarsi: il matrimonio era un episodio particolarmente dispendioso perché prevedeva il pagamento di una dote, vale a dire di quella somma di denaro di o beni versati al marito, da parte della famiglia della ragazza. La dote era una sorta di “compensazione” economica al fatto che la famiglia del marito si assumeva l’onore di dover sfamare una bocca in più. Anche il trasferimento di una ragazza in un monastero in realtà prevedeva il versamento di una dote spirituale (decisamente meno gravosa di quella maritale). Erano due i criteri che stabilivano di mandare una ragazza al monastero: ■ La discriminante anagrafica, le primogenite venivano spesso destinate al monastero perché per accumulare le ricchezze necessarie al matrimonio c’era bisogno di più tempo (il monastero si rivelò una “via di fuga” meno dispendiosa) ■ La discriminante estetica: la più bella viene fatta sposare, mentre più brutte, con difetti fisici evidenti (ad esempio lo strabismo o zoppia), venivano mandate al monastero. Il fatto che la comunità familiare si perpetuasse nel chiostro (i legami affettivi non venivano recisi) provocò una specie di osmosi tra monastero e mondo esterno. Il vescovo spesso non aveva potere di controllo sulle monache, che rispondevano agli ordini religiosi. Nel mondo dei chiostri si era prodo�o il singolare fenomeno delle “sante vive”: donne di intensa vita spirituale e di forte carisma personale, a cui erano a�ribuite do� profe�che, sia a livello popolare, sia da parte degli stessi poten�, i quali si contendevano la loro presenza a corte e nei monasteri dei propri domini assumendo un ruolo poli�co. Il culto di queste sante ebbe un cara�ere eminentemente ci�adino, in numerosi casi cor�giano, e svolse un importante ruolo poli�co in funzione del consolidamento del potere, a�raverso il trasferimento al principe del carisma sacrale che le circondava. Il 1520 è una data di svolta perché nel monastero iniziarono ad esserci dei cambiamenti: iniziò infatti ad essere esercitato un controllo serrato del patrimonio monastico e delle rendite legate ai latifondi, unito ad un severo controllo della disciplina. Fu infatti il concilio ad imporre una rigida forma di controllo, richiamando in vigore la clausura in tutti i monasteri. Nel 1566, papa Pio V Ghislieri estese l’obbligo della rigida clausura a tu� i monasteri femminili, compresi quelli “aper�” (o sin dalla loro fondazione, o da tempi immemorabili). Ques� decre� vennero poi interpreta� e integra� in senso rigorista sia dagli stessi pontefici, sia dai loro successori. Le monache si opponevano e si ribellavano in modo esplicito a queste imposizioni (fenomeni di rivolta vennero registrati a Napoli, a Pisa e a Roma), ma la loro resistenza risultò perdente. Vennero prese decisioni anche per quanto riguardava l’ubicazione del monastero: esso doveva essere “messo” lontano dalle grandi vie di comunicazione, appartato, in una posizione isolata. Precise norme regolavano l’altezza delle mura esterne, le dimensioni e le cara�eris�che della “ruota” (il cilindro girevole che consen�va di introdurre ogge� dentro la clausura) e dei fori nelle grate, sia anche la collocazione di doppie grate poste a debita distanza l’una dall’altra, e l’eliminazione di loggia�, balconi e ballatoi. L’unico modo per sostenere contatti con il mondo esterno erano i “parlatori”, colloqui svolti in certi periodi precisi del calendario alla presenza di una monaca anziana attraverso le grate. Queste non permettevano di vedere il volto dell’interlocutore della monaca, unito a pesanti tendaggi. Inoltre le monache potevano assistere alla messa solo attraverso pesanti grate. Venne esercitato un rigido controllo anche della corrispondenza epistolare. Le tribune nelle chiese monas�che aperte al pubblico dovevano essere chiuse da fi�e inferriate, imposte e pesan� tendaggi neri. Con il Concilio si regolamentò l’accesso degli estranei: chi doveva entrare veniva accompagnato da monache anziane (e prima doveva confessarsi con religiosi). Furono emanate anche delle norme estetiche: i capelli dovevano essere tenuti corti e non uscire dal velo, gola e seno dovevano essere coperti da veli. Le monache non potevano possedere nulla e venne vietato loro di utilizzare denaro e gioielli. Le celle venivano ispezionate al fine di eliminare tutti gli oggetti superflui (come un modello carcerario). Venne proibito anche tenere oggetti personali . Le monache non potevano più leggere “libri” di evasione, che vennero censurati. La massima carica cui aspirare era quella della badessa, che doveva essere rieletta ogni tre anni. Le recluse subirono un processo di “spersonalizzazione”, che non trovava un corrispettivo nella regolamentazione del mondo maschile dei religiosi. La condizione delle donne anzi rifletteva una concezione misogina della Chiesa Cattolica. La rigida clausura non coinvolse in modo così severo il clero maschile. Spersonalizzazione delle recluse, a�raverso la ro�ura dei loro legami familiari e affe�vi. So�o la parvenza dell’uguaglianza, fu imposto il passaggio dal regime “per celle” al regime “a vita comune” con dormitori, nei quali ogni monaca avrebbe dormito in un le�o tu�o suo, refe�ori, locali per la preghiera comune a tu�e le monache, dis�nte, eventualmente, solo sulla base del grado. A causa della dissoluzione delle celle, i legami familiari ed affettivi si ruppero, e la dimensione privata venne sentita sempre più come irrimediabilmente perduta. . Anche i luoghi per l’educazione si differenziavano: le converse infatti assolvevano alle necessità “materiali” del convento (sono le serve); poi c’erano sono le educande, ragazze giovani collocate in Le concezioni politiche di Machiavelli si fondano su una antropologia negativa e quindi da un’opinione negativa dell’uomo. Credeva che l’azione umana fosse spinta da un interesse materiale ed egoistico. L’uomo politico deve agire su questo terreno. Per questo Machiavelli propone per il politico ideale l’immagine del centauro: mezzo uomo e mezzo bestia, rievocando il mito di Chirone che fu dato come precettore ad Achille, dotato di un’erudizione umana ma con una doppia natura, sia umana che ferina, da utilizzare all’occorrenza. Il principe assumeva quindi un volto “bestiale”: egli era sia volpe che leone, simboli di astuzia e di violenza. Nei capitoli centrali de “Il Principe” (XV-XXIII) Machiavelli disse che il sovrano doveva saper combinare entrambe le sue nature ferine. La semplice astuzia e la forza bruta non sono sufficienti, da sé sole, a conquistare e mantenere gli stati, ma è necessaria una combinazione di entrambe. L’autore si chiese se fosse meglio essere temuti o amati. Sicuramente amati, ma tenendo a mentre la natura approfittatrice dell’uomo, l’autore arrivò a concludere che per il principe risultasse conveniente essere temuto. Il principe inoltre doveva essere un politico sapiente di scienze, capace di applicarle, utilizzando forza e coraggio. La virtù del politico ha precisi limiti, poiché deve fare i conti con una serie di fattori esterni che non dipendono dalla sua volontà. Questi limiti assumono il volto capriccioso della fortuna, ossia del combinarsi di forze casuali, accidentali, prive di un disegno trascendente. L’uomo può contrastare questa forza cieca e imprevedibile contando sulla sua prudenza. L’individuo di fronte al “caso” poteva solo provare a contenere e a contrastare i suoi effetti. Machiavelli individuò anche la funzione della religione: essa divenne uno strumentum regni, che dava agli uomini le regole del vivere civile (in questo senso poteva essere “un collante”). Egli affrontò anche il tema delle milizie mercenarie: per lui i soldati dovevano essere reclutati solo nei territori di provenienza, perché i mercenari non erano mossi da un vero sentimento patriottico. Nel capitolo finale Machiavelli inserì un’esortazione a liberare l’Italia dagli stranieri: il lessico e lo stile sono molto diversi da quelli delle pagine precedenti (il trattato fino a questo momento ha avuto un aspetto “analitico”). L’appello era rivolto ad un signore italiano capace di liberare la penisola dagli eserciti stranieri. “Il principe” contiene anche elementi utopistici: nel finale Machiavelli assunse le vesti di un sognatore ottimista (perché le condizioni dell’Italia all’epoca erano disastrose), prefigurando un’Italia libera dagli stranieri. Destino dell’opera: il dedicatario Lorenzo de’ Medici non la degnò di attenzione. Nel 1531 comparve la prima edizione a stampa, e a partire dal 1550 un intenso dibattito si sviluppò attorno all’opera. Vi furono condanne pressoché unanimi, sia da parte cattolica che protestante. Nel 1557 fu incluso nell’Indice dei libri proibiti. Solo successivamente il suo libro subì una rivalutazione: Rousseau disse che il trattato non aveva come scopo l’esaltazione della tirannide, bensì la volontà di mostrare al grande pubblico come si comportava il Tiranno. Bodin nacque in Francia nel 1530 e morì nel 1596, inserito nel contesto delle guerre di religione che vedevano schierati i cattolici contro i protestanti. Jean Bodin fu un esponente della fazione dei politici e sostenne il “re come garante della pace”: egli formulò teorie sull’origine divina del potere monarchico, che però contrastavano con l’idea dilagante al tempo, che il potere regio potesse essere controllato dal popolo. Jean Bodin (1530 – 1596) uomo d’azione non rifulse, fu una figura di secondo piano, deputato del terzo stato di Vermandois agli Stati generali provinciali. Fu tuttavia il più importante teorico di questo movimento, avendone scritto il manifesto, cioè i Six livres de la République (1576). Egli si oppose al concetto monarcomachia, vale a dire del diritto dei sudditi di uccidere il re se questo si rivelasse un tiranno. Bodin contrastò l’idea di sovrano visto come un capo temporaneo (la sovranità apparterrebbe di fatto all’assemblea) e del potere fondato sui sudditi (che possono deporre il principe). Il suo intento era quello di agire sulla realtà politica della Francia, individuando un metodo, una molla che fosse applicabile per le leggi. La SOVRANITA’ è la forza coesiva della comunità politica, senza la quale essa si sfascerebbe. È il potere PERPETUO e ASSOLUTO. Perpetuo perché i sovrani lo esercitano a vita, succedendosi senza interruzione sul trono; assoluto perché i sovrani sono sciolti dall’autorità delle leggi. Il sovrano non è vincolato alle leggi dei suoi predecessori, e neppure alle proprie. Il principale attributo della sovranità è la facoltà di fare e abrogare le leggi, senza il consenso dei sudditi. Tutti gli altri attributi della sovranità sono compresi in quello. Bodin predilige la monarchia per tre diverse ragioni: è il regime più conforme alla natura; soltanto nella monarchia la sovranità trova un organo degno di lei e una garanzia di durata; la monarchia assicura maggiori garanzie alla “scelta delle competenze”. La monarchia preferita da Bodin non è la monarchia TIRANNICA, perché al di sopra del sovrano ci sono le LEGGI DI NATURA, riflesso della ragione divina. Le principali leggi di natura sono il rispetto per la LIBERTA’ naturale dei sudditi e per la loro PROPRIETA’. I sudditi devono obbedire alle leggi del monarca, e il monarca alle leggi di natura. “Demonomanie delle streghe” invece era un’analisi della stregoneria: si pensava che le donne potessero stipulare un patto con il diavolo, assumendo comportamenti malefici. Venivano adottati comportamenti repressivi per abbattere la stregoneria (e altrettanti severi erano i mezzi giuridici). In questo senso esaltava il potere dei giudici. Il libro “Risposta di Bodin al pensiero di Malestroit” aveva un tema economico e parlava dell’afflusso dei metalli provenienti dalle Americhe, che causò l’inflazione in Europa. L’Europa non aveva miniere sufficienti per la coniazione delle monete in oro ed argento e per questo importò i metalli preziosi dall’Africa e dal Perù. Enormi quantità di argento affluivano in Europa (e la moneta si comportava come merce, il suo valore si svilì, provocando l’inflazione). Queste sono tutte tesi rintracciabili ne “La repubblica”, un’opera vastissima dalla quale emerge il concetto centrale di “sovranità”. Il titolo “repubblica” veniva inteso come “Stato”, richiamando Platone. Bodin e Machiavelli erano molto diversi: il primo si pose sul piano del diritto, concependo lo stato in astratto. Egli pensava che la sovranità fosse una forza coesiva, un potere perpetuo e assoluto: i sovrani sciolti dalle leggi, si succedevano sul trono. La sovranità risiedeva in una persona sola: la monarchia era la forma di governo preferita da Bodin perché si mostrava conforme alla natura (secondo lo schema dell’ape regina, che controlla il suo alveare) e c’era una garanzia di durata. In tutto questo il monarca era però assoggettato alle sole leggi di natura (dunque non si poteva parlare di monarchia arbitraria). VITTORIE E SCONFITTE DELLE MONARCHIE EUROPEE Le guerre di religione in Francia ed evoluzione della teoria poli�ca: Queste opposizioni erano causate dal protestantesimo sempre più dilagante, soprattutto del calvinismo penetrato in modo interclassista nei territori del sud (i seguaci calvinisti francesi venivano chiamati “ugonotti”). Quella degli Ugonotti era una minoranza agguerrita (venivano anche chiamati “federati” perché legati a Ginevra, centro propulsore del calvinismo). Il calvinismo si diffuse nel Sud e (con l'eccezione di Tolosa) soprattutto nel Sud–Ovest, dove erano forti le tendenze all'autonomia e dove operava una borghesia commerciale che vedeva in esso l'ideologia che premiava lo spirito dell'iniziativa e del successo. Poco sviluppo ebbe invece nel Nord, a eccezione, in parte, della Normandia, più industrializzata. Dopo il 1535 il calvinismo si diffuse rapidamente, tanto che l’inizio l’a�eggiamento di tolleranza della corona fu abbandonato già negli anni 40. Con la morte di Francesco I e l’ascesa al trono di Enrico II la lo�a all’eresia si intensificò. Nel 1559 però Enrico II morì e gli successe il figlio quindicenne Francesco II. Nel 1560 in Francia c’era Caterina de’Medici (italiana in territorio francese): figlia di Lorenzo de’Medici, proveniva da una famiglia che aveva accumulato notevoli fortune. Caterina aveva sposato il re di Francia (ma lui morì presto, quindi toccò a lei reggere il potere). Con un re così giovane e l’influenza di una donna, la monarchia si trovava ad a�raversare un momento di debolezza, per cui i protestan� decisero di venire allo scoperto riunendo il primo sinodo nazionale della Chiesa riformata. La debolezza della corona Aveva un corrispe�vo nel rafforzamento dei grandi casate nobiliari. La regina madre che assunse il ruolo di reggente si mostrò abile nel cercare di sedare i confli� ed evitare che uno dei due par�� si rafforzasse troppo. Intanto la diffusione del calvinismo creava tensioni sempre più for�. Caterina scelse di fare da mediatore tra ca�olici e protestan� in un colloquio di religione che fallì. Vennero ado�ate allora misure di compromesso concedendo libertà di culto agli ugono� al di fuori delle grandi ci�à. Le guerre di religione che in questo momento stavano imperversando in Francia, provarono ad essere attenuate dalla politica di mediazione di Caterina con l’Editto di Amboise 1563, che concedeva privilegi tutelati direttamente dal re. La ques�one aveva immediatamente raggiunto una dimensione poli�ca internazionale: a fianco dei ca�olici si era schierato Filippo II di Spagna e dalla parte degli ugono� Elisabe�a I di Inghilterra e alcuni principi tedeschi. Dopo un periodo di pace si arriva nuovamente alla guerra aperta trasformandosi in un confli�o religioso vere proprio. Il confli�o aveva perso il cara�ere di scontro tra due fazioni aristocra�che e stava diventando una rivolta degli ugono� contro la corona. La dramma�ca sconfi�a degli ugono� avvenne in occasione delle nozze della sorella del re Margherita di Valois con l’ugonotto Enrico di Borbone: nella no�e di San Bartolomeo (23-24 agosto 1572) gli ugono� riuni� a Parigi per festeggiare le nozze furono stermina� in maniera pianificata e sistematica. I primi furono i nobili riuniti a corte, poi la popolazione parigina, in larga prevalenza cattolica, attaccò e massacrò tutti i sospetti di eresia e saccheggiò le loro case. Le stragi si estesero anche alle campagne circostanti, provocando 10 mila vittime. Dopo essere venuta al corrente del massacro, si pensava che fosse stata Caterina a voler fare piazza pulita di Ugonotti. Questa è una specie di leggenda nera su di lei, dovuta al fatto che innanzitutto al tempo c’era una forte carica di misoginia (pensare che una donna reggesse una carica era qualcosa di abominevole), inoltre lei era italiana (ed i Medici non erano completamente nobili), conosciuta anche per le sue “qualità di avvelenatrice” (frequentava anche una veggente-negromante di corte). Nel frattempo morto Francesco II al trono il fratello Carlo IX. Ciò che pose momentaneamente fine alla guerra e aprì un periodo di rela�va libertà di culto fu l’elezione del duca di Angiò, fratello di Carlo IX a re di Polonia a condizione che si impegnasse a mantenere la pace tra le due religioni. Alla morte di Carlo IX nel 1574 torna in Francia con il nome di Enrico III il Duca di angio, E questo provocò nuovi scontri (la guerra dei 3 Enrichi). Il nuovo re fa pace con gli ugono� scatenando la reazione dei ca�olici che si uniscono nella lega ca�olica, Capo militare era Enrico di guisa, insieme anche a Enrico di Borbone primo nella linea di successione al trono di Francia. Enrico di Borbone inizialmente scomunicato dal Papa venne assolto dopo una sua conversione al ca�olicesimo: in questo modo egli poteva considerarsi legi�mo re di Francia col nome di Enrico IV. Enrico IV regnò dal 1594 al 1610: fu un re particolarmente popolare e lodato. Enrico IV sancì un periodo di pace con gli spagnoli (pace di Vervins) e firmò nel 1598 l’Editto di Nantes, con il quale riconobbe agli ugonotti il diritto di professare il loro culto, di accedere alle cariche e di ottenere privilegi fiscali, di avere milizie e 200 fortezze (si trattava di privilegi accordati). Nei Paesi Bassi, Mentre la Spagna era lacerata dalle guerre di religione anche l’impero spagnolo dove�e affrontare la rivolta di alcune province. Durante il regno di Filippo II il confli�o più violento riguardo la poli�ca da tenere nei Paesi Bassi. Anche qui sopra�u�o nelle regioni se�entrionali si erano diffuse le do�rine riformate, ivi erano state durissime repressioni. Il disegno di rafforzare la stru�ura della Chiesa e l’intromissione del re degli affari locali allarmo la popolazione. Si forma in quest’occasione una coalizione tra grande e piccola nobiltà che costrinse il reggente a resistere ai suoi proposi� e a ri�rare tu� i provvedimen� contro riforma�. Questa prima vi�oria fece uscire allo scoperto anche fasce protestan� più radicali. Filippo II preparò la sua rivincita inviando un esercito capitanato dal Duca di Alba. I capi della rivolta organizzare una resistenza grazie agli allea� ugono� francesi ai principi protestan� tedeschi e Elisabe�a d’Inghilterra. Nel 1576 gli Sta� generali delle 17 province decisero quindi di accordarsi con Guglielmo d’Orange e con i ribelli, e di unirsi contro Filippo II nella Pacificazione di gand. Cercando di cambiare poli�ca dei Paesi Bassi fu inviato Alessandro Farnese pronto ad affermare gli an�chi privilegi delle province riuscì a convincere quelle ca�oliche a staccarsi dall’alleanza con i protestan� e a proclamarsi nuovamente fedeli al re. Le se�e province del Nord tra cui l’Olanda con�nuarono invece nella guerra finché nel 1581 proclamarono la propria indipendenza, affidando a Guglielmo d’Orange la carica di governatore. Solo nel 1609 si arrivò a una tregua tra Repubblica delle province unite e impero spagnolo, mentre l’indipendenza venne ufficialmente riconosciuta nel 1648. Le tensioni accumulate portarono alla guerra (1585-1604): la guerra Anglo-Spagnola fu provocata dalla decisone estrema di Elizabeth di far decapitare Mary Stuart nel febbraio 1587, perché coinvolta in un complo�o mirante a rovesciarla dal trono, Filippo reagì armando contro l’Inghilterra una flo�a enorme, con circa 130 navi e 30.000 uomini (di cui circa 20.000 solda�). Si tra�ava indubbiamente della maggiore flo�a a vela che si fosse mai messa in campo nell’età moderna (chiamata “invincible” o “Gran” Armada). In realtà il termine “invincibile” venne coniato dagli inglesi per irridere i nemici spagnoli. Giugno 1588 ro�a verso uk : Filippo II voleva che le navi da Lisbona passassero dalla Manica e sbarcassero nelle Fiandre e qui imbarcassero soldati del duca di Parma, per poi dirigersi verso l’Inghilterra e penetrare a Londra. L’aspirazione massima era quella di invadere l’isola, di restaurare il cattolicesimo e di detronizzare Elizabeth. Gli obiettivi minimi” erano: lasciare Elisabetta al trono ma sotto tutela spagnola (assumere atteggiamenti remissivi), rinuncia a guerra e pirateria, ri�ro truppe nelle Fiandre, cessazione sostegno ribelli olandesi, e libertà di culto ai ca�olici. Ta�camente, si tra�ò di un inseguimento della flo�a inglese di Drake nei confron� dell’Armada, inseguimento intervallato da ripetu� scontri. Le due flo�e, cioè, si muovevano nella stessa direzione. Sebbene alquanto logorata nel corso degli scontri, la flo�a spagnola pervenne alla fine del canale della Manica ancora sostanzialmente integra: aveva perso solo o�o navi, ma non riuscì ad approdare nelle Fiandre (e dunque non recuperò le truppe preparate da Alessandro Farnese). La decisione forzata di circumnavigare Inghilterra e Irlanda per tornare in patria , si rivelò esiziale. I venti tuttavia erano contrari, e Prive dell’appoggio di un porto amico dove fermarsi e rifornirsi di acqua e viveri questa decisione “forzata” provocò la distruzione della flotta (a causa di tempeste e malattie). Quando la flo�a tornò in Spagna, contava meno della metà delle navi con cui era par�ta e appena un terzo degli uomini. Flo�a inglese senza perdite, si decise di preparare la “Drake Expedition” per dare alla Spagna il colpo di grazia: lo scopo era quello di annientare definitivamente il resto del Armada, di detronizzare Filippo II dal Portogallo che aveva invaso nel 1580 (e di sostituirlo con rivale Don Antonio) e di conquistare le Azzorre per minacciare il commercio-afflusso dei beni spagnoli. La Counter armada inglese andò incontro al disastro: 1589 flo�a prende mare da Plymouth con al comando Drake, con 140 velieri e 13.500 uomini. Respinta subito, vanno verso Lisbona ma anche qui sollevazione popolare non c’è, conquistano le Azzorre, ma A questo punto gli inglesi furono costretti a ritornare in patria, cosa che sancì il fallimento sia militare che economico dell’impresa. Per quanto riguardava i rapporti che interessarono l’Irlanda, gli irlandesi furono sostenitori del cattolicesimo. Irlanda, isola non acce�a riforma di Enrico, focolai di insurrezioni con appoggio finanziario papa e Spagna, for� opposizioni a sistema di amministrazione territoriale per contee, diverso dai clans. Qui nel 1595 prese piede una dilagante rivolta: Rivolta nel Ulster, nord del Irlanda che si propaga, dando vita alla Guerra dei Nove anni (1594-1603). Elisabe�a manda il conte di Essex Robert Devereux a reprimerla, ma le sue mire e bramosie personali provocarono il suo arresto, da parte di Elizabeth. LA SPAGNA DI FILIPPO II Filippo II fu l’antagonista di Elizabeth I. Per effe�o di una serie di successive e dis�nte abdicazioni, emesse dal 1554 al1556, l’imperatore Carlo V lasciava al figlio Filippo una vas�ssima compagine territoriale. Si tra�ava, ad esclusione dell’impero di Carlo V, del più grande impero che l’Europa avesse conosciuto dal tempo dei mongoli. Dal 1580 comprendeva anche colonie portoghesi, la Penisola iberica, Paesi Bassi, Milano, regno Napoli e Sicilia e Sardegna, costa africana, America centro meridionale, filippine (dal nome del sovrano), … territori però non erano compa�. All’interno di questo immenso territorio non c’era coesione, anzi, sembrava una federazione slegata (gli Stati erano spesso anche giustapposti). Filippo governa impero stando in Cas�lla, vuole prendere decisioni in Spagna per prima cosa. Tendenza a una stabilizzazione massima, Fare i con� con tecnologia del tempo, comunicazione tra centro e periferia dell'impero prevedevano tempi lunghi. Ordine sovrano raggiunge province in se�mane, ma comunicazione verso nuovo mondo impiegava sei mesi/ un anno. Problemi di comunicazione e di ges�one del potere. Capacità di controllo e di governo limitata. Filippo rappresentava la massima centralizzazione del potere (faceva capo a Madrid) perché egli non delegò mai ad altri compiti e funzioni. Dalla corona dipendevano diversi consigli collegiali, competenti talora per aree geografiche, talora per materie. Il regno di Filippo II fu cara�erizzato dalla tendenza a prendere in prima persona un'enorme quan�tà di decisioni. Questo sistema di governo polisinodale si basava sulla forte amministrazione centrale imperniata sul monarca: dal re dipendevano i “consejos asensores, ministeriales e territoriales” (si trattava di consigli competenti per materia o per territorio, e per questo potevano crearsi incongruenze). Le competenze spesso si sovrapponevano. Controversie di competenze. Sistema difficoltoso, Eredi infa� non avevano capacità di Filippo, impero fragile. Punto focale era affidamento di cariche alla piccola nobiltà, per bilanciare eccessivo potere clero e grandi. Sovrano dovere di con�nuare controllare amministrazione. Massima concentrazione del potere al ver�ce. In questo contesto emerse la piccola nobiltà degli hidalgos. Filippo visse prima nei Paesi Bassi, ma 1561 torna in Spagna presso Madrid, ai tempi villaggio insignificante. La preferenza accordata a Madrid rispe�o a un centro come Toledo, sede della corte al tempo di Carlo V, va individuata probabilmente nel fa�o che Madrid (rimasta da allora in poi capitale della Spagna, salvo che nel periodo 1601-1606, quando la corte fu spostata a Valladolid) era più vicina al sito dove il monarca aveva deciso di erigere l’Escorial, l’imponente edificio ad un tempo palazzo reale, mausoleo e convento dove Filippo stabilì la sua residenza. Vincoli alla sua autorità, impero era federazione di regni separati con leggi e usanze proprie. Cortes podestà tributaria. Forze armate spezzate. Il potere di Filippo II appare vincolato: il potere centrale e l’autorità degli Asburgo potevano essere messe in discussione dalle assemblee locali. Politica interna: Problema dei moriscos, erano i mussulmani conver�ti, dopo 1492 cancellato ul�mo avamposto arabo in Spagna a Córdoba e presenza mussulmani teoricamente cancellata, mol� arabi restano in Spagna, imposto obbligo di conver�rsi, ma conversione solo formale, ma latente fede mussulmana. Con Filippo c’erano 400.000 moriscos che erano una ricchezza per Spagna, ceto che spesso aveva a�vità imprenditoriali economiche in vari campi fonte ricchezza per territorio. Nel 1567 Filippo II, che era persuaso del fatto che tutte le minoranze andassero eliminate o convertite al cattolicesimo, impose dei provvedimenti restrittivi sulla libertà di culto dei musulmani (la loro assimilazione culturale era stata forzata, nomi Cris�ani, ba�esimo, educazione Ca�olica, lingua araba non poteva essere usata), provocando fenomeni di rivolta e repressione e combattimenti. L’obbiettivo di Filippo era quello di rompere i vincoli comunitari dei Moriscos per sradicarli e disseminarli per la Spagna. Solo dopo due anni di accani� comba�menti, guida� dal fratellastro di Filippo, don Giovanni d’Austria, la rivolta poté dirsi sedata, ma per scongiurare in futuro il ripetersi di simili even�, Filippo ordinò la dispersione di 80.000 moriscos per tu�o il territorio della penisola, in modo da rompere così i loro vincoli comunitari e liquidare la loro indipendenza economica. A livello finanziario, Filippo II doveva far fronte ad un grosso debito e ad una situazione estremamente fragile. Il sovrano infatti dipendeva fortemente dai prestiti dei banchieri genovesi. Le miniere in Perù e in Messico, utilizzare per l’estrazione dei metalli, facevano arrivare in Spagna argento, utilizzato per finanziare le imprese belliche. Il denaro veniva utilizzato per pagare le imposte e per coprire le spese di guerra (tra cui anche il mantenimento delle truppe), e per questo motivo Filippo sì indebitò, dichiarando il fallimento per tre volte con la conseguente rinegoziazione del debito (che aveva però un tasso sfavorevole per Filippo). Questa situazione di deficit era preoccupante, e generò una specie di spirale negativa. Non ci fu una riforma fiscale perché le assemblee locali si opposero (solo Castiglia e le colonie fornivano il 65 % di entrate fiscali, il resto del territorio non riusciva ad imporre tassazioni). Per quanto riguardava l’argomento religioso, il regno di Filippo era caratterizzato da un forte sentimento e fervore cattolico. Egli infatti veniva visto come “difensore” della chiesa Cattolica, combattendo contro i nemici (quali i turchi ottomani). Il sovrano “non voleva governare eretici”: il Mediterraneo divenne un fronte di battaglia, dove i turchi erano i nemici da sconfiggere (tra l’altro rappresentavano una potenza vigorosa e in espansione). Gli Ottomani avevano assediato Vienna: la loro minaccia incuteva timore all’Occidente perché compivano azioni e incursioni continue contro i cattolici. Nel 1558, l’imperatore turco conquistò le Baleari per assediare la Spagna. Filippo II fu costretto a chiedere l’aiuto del Papa: si formò una “Lega Santa”, che comprendeva Spagna, Venezia, Genova, i cavalieri di Malta, il ducato di Savoia e lo stato pontificio. Essa si pose come obbiettivo di conquistare l’isola (strategica) di Gerba ma in questa battaglia i turchi ebbero la meglio. Il punto di arrivo di queste tensioni con i turchi si ebbe con l’assedio di Cipro da parte degli ottomani: un’impresa che fu un successo per gli invasori, che si impadronirono dell’isola nel 1570. Nel 1570 i Turchi a�accarono l'isola di Cipro ponendo so�o assedio le fortezze veneziane; questo spinse la Lega ad agire armando una nuova potente flo�a che, affidata al comando di don Giovanni d’Austria, il 7 o�obre 1571 inflisse una sconfi�a ai turchi nella ba�aglia di Lepanto. Celebrata in tu�o il mondo ca�olico, la ba�aglia fu un duro scacco per gli o�omani e il primo segnale di indebolimento dell'impero turco che nel 1585 firmò un tra�ato di pace con la Spagna e le altre potenze cris�ane. Poiché sempre nel 1571 Filippo ebbe un figlio, Ferdinando. Fra i successi di Filippo, va annoverata l’annessione del Portogallo, la cui unione con Madrid era des�nata a protrarsi fino al 1640. Alle origini di tale evento vi fu la circostanza che nel 1578, il giovane re del Portogallo Sebas�ano I era morto nella ba�aglia di Alcazarquivir (in Marocco), non lasciando alcun erede dire�o. Si aprì in tal modo la crisi di successione portoghese. Due erano i possibili successori al trono: Don Antonio e Filippo II. Quest’ultimo invase il Portogallo, sconfiggendo il suo esercito e (facendo fuggire don Antonio) ed impossessandosi delle ricchezze. I due Stati, che formalmente risultavano separati, vennero “unificati simbolicamente” dalla presa di possesso di Filippo. Anche i rapporti con la Francia non furono facili da gestire: Filippo infatti appoggiava i cattolici (e voleva deporre l’ugonotto Enrico IV). Con l’Inghilterra Filippo aveva un comportamento ambiguo: infatti, se in un primo periodo non voleva inasprire i rapporti, in un secondo tempo le sue mire economiche lo spinsero ad organizzare spedizioni che crearono tensioni e scontri. Nel 1587 la condanna a morte di Maria Stuart fece fallire la speranza di porre sul trono d'Inghilterra un sovrano ca�olico e così Filippo a�uò il proposito, già da tempo concepito, di inviare contro l’Inghilterra una spedizione mirante ad invadere il paese. L’impresa, tu�avia, si risolse in un fallimento: una parte della flo�a fu danneggiata negli scontri con gli inglesi avvenu� nella Manica, mentre il grosso fu distru�o dalle tempeste durante il viaggio di ritorno. Anche con i Paesi Bassi i rapporti non furono facili, per questioni religiose: il monarca spagnolo, fortemente cattolico, non riusciva a tollerare che nei Paesi Bassi il calvinismo e l’anabattismo avessero trovato una tale diffusione.I due paesi si scontrarono militarmente: Filippo II inviò armi ed affidò la gestione delle Fiandre a personaggi repressivi (la conclusione fu un nulla di fatto). L’epilogo di questa vicenda corrispose alla presa di coscienza da parte dello stratega Alessandro Farnese che le divisioni interne avevano fatto emergere un fronte cattolico ed uno protestante. Il successo della poli�ca del Farnese portò, il 6 gennaio 1579, alla formazione della Confederazione di Arras da parte delle province ca�oliche meridionali, cui quelle protestan� opposero, il 23 gennaio dello stesso anno, l’Unione d’Utrecht, comprendente Zelanda, Olanda, Utrecht, Gheldria, Overijssel, Frisia, Groninga e la ci�à di Anversa (l’Olanda era protestante, a differenza del Belgio, cattolico). Il conflitto fu caratterizzato da alterne fasi. Nonostante i successi militari di Alessandro Farnese (1582 e 1584) e l’uccisione di Guglielmo I (1584) le Province Unite riuscirono a trovare in Maurizio di Nassau una salda guida poli�ca e o�ennero l’appoggio militare inglese sul mare contro gli spagnoli. Dopo la morte del Farnese (1592), fossero di loro gradimento. Dissenso religioso e confli�ualità poli�ca, 1629 scioglie la camera e governa senza parlamento per 11 anni, re ricorre a stratagemmi, tassa “ship money” applicata su abitan� di luoghi mari�mi per sostenere cos� della flo�a nazionale, per incrementare i proven� estende obbligo del pagamento anche alle contee nell'interno. Magistratura os�le, allora Carlo esautora e crea magistrature completamente so�o volontà del re Carlo I conferì potere anche alla Camera Stellata, formata da organismi alternativi al Parlamento (i conti). Egli si circondò di un Consiglio Privato, con il Conte di Stratford e l’arcivescovo di Canterbury William Lord (che divennero i suoi collaboratori). Arcivescovo succube del sovrano, minoranze religiose preferiscono emigrare, ca�olici e puritani lasciano Inghilterra 1620-30 nelle colonie americane. La politica di Carlo provocò una rivolta armata in Scozia: il malcontento religioso e civile era dovuto al fatto che venne imposto il Common Prayer Book al popolo scozzese (che era calvinista) quanto agli espropri ai nobili dei beni già ca�olici acquisi� al tempo della dissoluzione dei monasteri. Si cos�tuì pertanto una lega armata, il Na�onal Covenant, con lo scopo di respingere il libro di preghiere e di abolire i vescovi. Carlo fu dunque obbligato a chiamare il Parlamento, che gli era ostile: venne richiesta la revoca la politica assolutista, con la conseguente abolizione degli organismi e dei provvedimenti del monarca. Messa in stato d’accusa di Stafford e Lord , condanna� a morte e la Legislazione fiscale abolita . Quando anche l’Irlanda si rivoltò al dominio di Carlo per i provvedimenti anticattolici, il sovrano non sapeva più dove trovare i soldi e con un colpo di mano entrò in Parlamento, tentando di imprigionare alcuni parlamentari, ma ne nasce una guerra civile che vide schierati l’esercito regio e quello Parlamentare in battaglie campali: non fu una vera e propria rivoluzione perché non implicò il cambiamento totale delle strutture e degli assetti del potere. In Inghilterra anni 40-50 Gli schieramenti erano ben delineati: da una parte il re, con la nobiltà e l’aristocrazia, dall’altra il Parlamento con la Gentry, la gente e la classe in ascesa. Questa contrapposizione si manifestò anche a livello territoriale. Gli schieramen� in campo erano delinea� abbastanza ne�amente, sia geograficamente che socialmente. In generale, le regioni del Nord e del Sud-Ovest si schierarono con il sovrano, mentre l’area di Londra, l’Est e il Sud-Est si allinearono con il Parlamento. Il trionfo delle zone parlamentari fu graduale, ma ad esso contribuirono anche Londra e le aree costiere, giungendo anche ad un successo militare, dal 1642-45 aree realis� erano il nord del Inghilterra, Galles e Cornovaglia. Dopo ba�aglia 1644 Marston Moor parte realista si restringe a Galles e Cornovaglia, resto forze parlamentari. Prime fasi guerra favorevoli al re, però emerge tra parlamentari figura di un leader che concentra a�orno a sé consensi era Oliver Cromwell, do� di organizzatore e comba�ente, carisma e capacità di suscitare entusiasmi, membro della camera dei comuni che guida l’esercito nella Ba�aglia Naseby 1645. “round heads” Teste rotonde chiama� i parlamentari per dis�nguersi dai nobili, esercito parlamentare era il New model Army, differente da eserci� tradizionali. Cos�tuito sulla base di una partecipazione volontaria, retribuita, esso era permeato da un forte senso di corresponsabilità e di impegno in una missione che mol� credevano voluta da Dio. La rido�a presenza nobiliare nei ranghi eleva� contribuiva inoltre al riconoscimento delle qualità individuali , e alla promozione dei piccoli proprietari e degli ar�giani a ruoli di comando 1645 esercito regio sconfi�o, deve rinunciare a qualsiasi pretesa episcopalista, Carlo I cercò rifugio in Scozia ma venne consegnato al Parlamento dai nobili. Cromwell colpo di mano nel dicembre 1648 espulse membri sfavorevoli e fa gius�ziare Carlo I. In Irlanda, la rivolta fu stroncata con una brutale repressione eseguita dall’esercito, di cui sono ancora vivi nella memoria degli irlandesi episodi come l’assedio di Drogheda (1649), in cui furono uccise circa 3.500 persone, fra militari e civili e il massacro di Wexford, dove i solda� irruppero nella ci�à mentre erano in corso le tra�a�ve della resa, uccidendo 2.000 fra solda� e civili irlandesi. Molte chiese ca�oliche furono profanate, come la ca�edrale di Kilkenny, adibita a stalla. Cromwell non fu ben visto dagli irlandesi perché operò la profanazione di chiese cattoliche e represse la rivolta in modo violento (con anche massacri). I prigionieri vennero trattati in modo brutale e anche in Scozia si diede al saccheggio (la Scozia divenne subordinata all’Inghilterra). Azione poli�ca di Cromwell, detentore massimo dei poteri, senza creare trauma�ca ro�ura del asse�o is�tuzionale del paese, assume �tolo di Lord Protector, che saliva al potere nel caso di una transitorietà del potere regio (infatti non poté accettare il potere regio perché in realtà lui era un parvenu e solo i nobili potevano divenire sovrani). Offerto il �tolo regio ma non acce�a. Il suo regno durò 10 anni, e venne chiamato “Commonwealth” (comprendeva Irlanda, Scozia e Inghilterra): si trattava di un’autocrazia (di un governo teocratico spietato, che promosse una campagna di pubblica moralizzazione), perché Cromwell governava da monarca assoluto (si sbarazzò dell’opposizione in Parlamento). Vi era regime simile a quello di Savonarola in Firenze. Principali acquisizioni in poli�ca estera: 1652-54 guerra con rivale Olanda, per dominio su mare del nord, e anche per commercio internazionale. Era anche in corso guerra tra Francia-Spagna (1635-59) lui Si allea con cardinale Mazzarino contro la Spagna fino 1660 o�enendo conquiste territoriali come porto di Dunkerque sulla Manica e isola di Jamaica. Nel 1657 egli rifiutò il titolo regio. Prote�orato era forma ambigua, perché di fa�o riceve inves�tura a Westminster, luogo dei re. Alla sua morte, il figlio Richard Cromwell per due anni gli successe, sebbene avesse rinunciato all’eredità del titolo: questo determinò una situazione di ambiguità, perché Cromwell in realtà aveva accettato alcuni elementi regali, negandone altri. il pensiero di Thomas Hobbes Nel 1651, mentre l’Inghilterra è sogge�a al potere di Oliver Cromwell, Thomas Hobbes pubblica a Londra un libro in�tolato Leviathan, (Materia forma e potere di uno stato ecclesias�co e civile). il Leviatano era un mostro biblico potente, che simboleggiava la potenza della natura che sfuggiva al controllo umano (si trattava di un male indomabile) Citato nel libro di Giobbe. Leviatano è Immagine dello stato. Per Hobbes il potere del monarca deve essere come quello del leviatano, deve avere campo libero in tu� i se�ori dello stato, intervento illimitato. Dualismo tra spada potere civile e pastorale potere ecclesias�co. Le argomentazioni di Hobbes partivano da una concezione antropologica negativa: gli esseri umani sono egois�, avidi e costantemente bramosi di potere, concezioni antropologiche simili a quelle di Machiavelli. Ciò ha per effe�o la guerra perpetua di tu� contro tu� . Finché c’è libero spazio al dispiegarsi di queste pulsioni innate nell’uomo, prevalgono gli is�n� di reciproca sopraffazione. No diri�o di proprietà nello stato di natura. È la forza che determina il diri�o, per evitare distruzione della specie umana. Deve uscire da questo stato. Leggi di natura sono 19 leggi che perme�ono di uscirne. “Non fare agli altri ciò …” riassunte. Uomini devono accorparsi, ma pa�o così non sarà mai osservato senza forza coerci�va che imponga il rispe�o. Pa�o per la propria salvaguardia . A�ribuire più poteri al sovrano. Dedi� fanno pa�o tra loro di dare potere a un terzo che li comanda, assegnatario del potere. Teologi medievali individuano due Pa�: quello societario e quello per assogge�arsi a sovrano. Hobbes introduce una nuova concezione contra�ualis�ca. Egli rifiuta il dualismo anteriore e fa, dei due contra�, uno solo. Con un solo a�o, gli uomini naturali si cos�tuiscono in società poli�ca e si so�ome�ono ad un padrone. Essi non fanno pa� con lui, ma TRA LORO, rinunciando ad ogni diri�o e libertà, che nuocerebbe alla pace. Ognuno devolve al sovrano il proprio DIRITTO NATURALE ASSOLUTO sopra ogni cosa. Tra�ato non dà legi�mità potere regio da inves�tura divina. Per effe�o di ciò, gli uomini hanno rinunciato alla libertà di giudizio su bene e male, giusto ed ingiusto. Essi devono considerare BUONO ciò che il sovrano ordina, e CATTIVO ciò che egli proibisce. Non è concepibile alcun ricorso contro la legi�mità degli ordini del sovrano. Sovrano sciolto dalle leggi. Proprietà no diri�o ma concessione del sovrano. Doveri del sovrano: • Garan�re certa libertà ai suddi�, leggi devono non intralciare ma guidare uomini • Uguaglianza dinnanzi a alle leggi • Garan�re assistenza a suddi� inabili al lavoro per condizioni par�colari. • Sovrano costantemente fortunato nella sua azione di governo, saggezza, da far sì che azione abbia successo. Se azione non ha successo, il potere dei suddi� e quello di sos�tuire il sovrano con uno più capace, me�e in discussione ereditarietà del �tolo regio. Suddi� hanno potere di des�tuire re. Legi�mazione postuma della detronizzazione degli Stuart di Cromwell, consacrazione di quel potere, per forse ingraziarsi Cromwell. Hobbes pensa che non debbano esservi un GOVERNO SPIRITUALE e un GOVERNO TEMPORALE (separazione=debolezza). Lo Stato e la Chiesa sono la stessa cosa, e si iden�ficano nel sovrano. Elogio del sistema is�tuzionale dopo act of supremacy. LA GLORIOUS REVOLUTION INGLESE La di�atura militare di Cromwell fu rapidamente rovesciata dopo la sua morte. L’impressione che solo un ritorno della monarchia potesse riportare stabilità nel paese si stava ormai facendo generale. Nel 1660 con l’approvazione del parlamento fu dunque restaurata la dinas�a degli Stuart nella persona di Carlo II Stuart, il 4 aprile 1660, emise una dichiarazione con cui si impegnava a garan�re libertà di coscienza e a lasciare al parlamento la ques�one delle proprietà confiscate e passate di mano nel corso della rivoluzione. La restaurazione degli Stuart fu seguita da un periodo di pacificazione poli�ca e religiosa durato oltre un decennio. Ma preoccupato per la poli�ca filofrancese di Carlo II e temendo un possibile ritorno all’assolu�smo di una restaurazione ca�olica, il parlamento stabilì l’esclusione di tu� i non anglicani dalle cariche pubbliche. L’epidemia di peste del 1665, che provocò la morte di 68.000 persone nella sola Londra, fu seguita l’anno seguente dal grande incendio che devastò la capitale, distruggendola quasi completamente. Membri della Commissione per gli Affari esteri furono: Thomas Clifford, lord Arlington (principale segretario di stato), il duca di Buckingham, lord Ashley e il conte di Lauderdale (consigliere per gli affari scozzesi). In questo clima a�ecchì la leggenda del popish plot, un finto complo�o contro il re, in realtà inventato da due personaggi: Titus Oates e Israel Tonge. Essi denunciarono al re un immaginario complo�o dei gesui� mirante ad assassinarlo e a compiere un massacro di protestan� In questo momento di debolezza del par�to whig, Carlo II morì (1685). Sul problema della successione si determinarono due oppos� schieramen� poli�ci: i tories favorevoli alla successione del fratello Giacomo Stuart e i whigs Che invece erano contrari. Nel 1685 Giacomo II salì al trono , ma la sua poli�ca filoca�olica gli alieno ogni simpa�a, era il primo monarca ca�olico dopo Mary Tudor. Gli oppositori del re avevano due preziosi allea� nelle sue due figlie, Maria e Anna. La prima aveva sposato Guglielmo d’Orange, stadhouder d’Olanda, che inizialmente aveva mantenuto un a�eggiamento riservato e prudente, ma che, di fronte ai sempre più eviden� contras� accesi dalla poli�ca religiosa di Giacomo, non esitò ad entrare in conta�o con sta�s� e poli�ci di orientamento an�ca�olico. Nel 1688 il parlamento offri la corona a Guglielmo d’Orange e alla moglie Maria Stuart, chiedendogli di intervenire a difesa dell’Inghilterra protestante. Ad o�obre la flo�a di Guglielmo si mosse dai por� olandesi: era pertanto grande più del doppio dell’Armada spagnola messa in mare a suo tempo da Filippo II. Il 5 novembre 1688 la flo�a olandese raggiunse il porto di Torbay. Quando Guglielmo sbarcò in suolo inglese Giacomo fuggito a Londra perme�endo al parlamento di des�tuirlo. I due salirono così al trono grazie a quella che fu definita una grandiosa rivoluzione incruenta a pa�o che acce�assero il Bill of rights un a�o solenne del quale si sanciva la libertà di parola e di discussione o di stampa in parlamento e si definivano i limi� dei poteri del re. La seconda rivoluzione inglese portò a una monarchia cos�tuzionale fondata sulla preroga�va del parlamento e sui limi� del potere monarchico. il pensiero di John Locke In tu�e le vicende fin qui percorse, John Locke fu profondamente coinvolto, dato che nel 1667 divenne medico e uomo di fiducia del conte di Sha�esbury, uno dei leaders del par�to whig. Sha�esbury fu accusato di complo�o (1682) e costre�o a fuggire in Olanda, e Locke lo seguì volontariamente nell’esilio. Restò in Olanda per 5 anni, fino al 1689, quando, dopo la glorious revolu�on poté tornare in patria al seguito dell’Orange l’Asia del Sud Est. VOC, che era il braccio armato dell’Olanda, Oltre 75 navi vennero inviate nell’oceano Indiano per trattare con gli Stati al fine di conquistare le varie parti dell’India e creare così un monopolio. Questo interesse commerciale non si tradusse nei termini di “penetrazione”, bensì di “espansione”. Venne a crearsi una colonia di olandesi anche in Sud Africa e a Città del Capo: si trattò della più prestigiosa compagnia commerciale olandese, oggetto di numerosi tentativi di imitazione. L’equivalente della VOC per le Indie occidentali cercò in primo luogo di impiantarsi nell’America del Nord e nelle An�lle (creando, fra l’altro, la ci�à di Nuova Amsterdam nell’isola di Manha�an. Ma questa WIC (compagnia delle Indie Occidentali) non raggiunse mai lo sviluppo della sua omologa orientale (inoltre perse alcune città a favore dell’Inghilterra). Le compagnie erano grandi organizzazioni che gestivano una rete commerciale molto organizzata ed erano sostenute dalla Banca di Cambio con sede ad Amsterdam attraverso operazioni di credito. Amsterdam ebbe un ruolo centrale europeo a livello bancario nel ‘600 (grazie allo sviluppo della finanza). Il miracolo olandese fu quello di aver fatto un giusto utilizzo delle fonti di energia, unito ad un grande sviluppo nell’attività mercantile e finanziaria (anche l’agricoltura era inoltre un settore molto sviluppato). I rapporti di produzione erano ottimi ed anche la classe di piccoli proprietari agricoli era abbastanza forte: essi erano esenti dalla servitù della gleba e non c’erano, a differenza del resto d’Europa, i vincoli di subordinazione che legavano il contadino. La resa dei terreni inoltre era vantaggiosa, in un rapporto di 1:6 grazie alla progressione delle tecniche di rotazione e canalizzazione, arrivando a rese doppie o triple rispetto agli altri Paesi europei. La posizione dell’Olanda, sul mare, concorreva a favorire il progresso: poteva infatti importare il grano (perché non ne produceva in modo sufficiente) dall’Oriente europeo (come la Polonia), dove i terreni coltivati erano numerosi mentre la popolazione poca. Erano soprattutto le materie prime agricole ad essere importate. Nella storia olandese, la floricoltura era tra le produzioni più importanti, in par�colare quella del tulipano. Introdo�o in Olanda alla metà del ‘500, si diffuse con rapidità, a causa di una domanda molto sostenuta presso le classi medio-alte, presso le quali il fiore era considerato una specie di status-symbol, divenendo un ornamento alla moda negli abi� femminili. Dagli anni ’30 essi divennero anche prodotto di esportazione, insieme al giglio, alle aringhe e ai formaggi, alimentando anche una bolla speculativa. La produzione casearia invece era legata all’allenamento bovino. Per quanto concerne le is�tuzioni poli�co-amministra�ve della Repubblica, va de�o anzitu�o che ogni provincia aveva un’organizzazione autonoma, a capo della quale vi erano il pensionario e lo statolder, affianca� da un’assemblea de�a degli sta� provinciali. Al di sopra delle province vi era tu�avia un’autorità federale, formata dall’assemblea degli Sta� generali, dal Gran pensionario e dallo Statolder generale. Le competenze del governo federale riguardavano le questioni estere, l’esercito e le imposte. L’Olanda era la più ricca delle province e per questo motivo le due autorità olandesi che avevano la carica di Gran Pensionario e Statolder lo erano anche delle Province. Le due autorità tuttavia erano espressione di due diverse classi sociali e per questo potevano generarsi dei contrasti. Il quadro istituzionale, che apparentemente sembrava armonico, in realtà era agitato da conflitti che vedevano coinvolti da una parte coloro che volevano le province autonome, e dall’altra coloro che desideravano un potere maggiore del governo federale (togliendo le prerogative alle province). Furono questi ultimi ad avere la meglio. Nel 1747 la carica di Gran Pensionario divenne ereditaria, avviando l’Olanda verso la monarchia costituzionale. Per quanto riguarda il quadro religioso, l’Olanda raggiunse un livello di tolleranza che non c’era negli altri stati d’Europa, questo favorì il ceto intelle�uale, che gode�e di una libertà d’espressione che non aveva riscontro in nessun altro paese europeo. Tes�moniano ciò la grande produzione libraria e la presenza più o meno ampia di intelle�uali come ad esempio Descartes e Spinoza, che altrove sarebbero sta� sogge� a dure persecuzioni. Inizialmente i cattolici non erano ben visti e la predicazione del culto venne interdetta fino al 1648 perché si pensava che la comunità cattolica fosse pericolosa, per possibili alleanze strette con la Spagna . Da quella data tuttavia l’atteggiamento nei confronti dei cattolici si ammorbidì. 1685 Luigi XIV abolì il culto di Nantes provocando l’esodo degli ugonotti che si rifugiarono in Olanda. Fu importantissima l’impronta intellettuale tollerante che Erasmo da Rotterdam diede all’Olanda, sostenendo che ciascuno fosse libero di professare la propria religione. Questo valore si sviluppò in modo più maturo soltanto un secolo dopo, nel 1700. Quando in Olanda c’era la minoranza religiosa o culti minori, si preferì adottare un atteggiamento tollerante perché questa forte minoranza poteva provocare lo scoppio della guerra: il Governo non poteva imporre una linea che avrebbe causato conflitti e tensioni. La conseguenza più rilevante legata a questa politica di tolleranza fu la cessazione della caccia alle streghe anticipata di un secolo rispetto al resto d’Europa (qui terminò alla fine del 1600). La vitalità degli olandesi si manifestò anche nel loro carattere “diasporico”: essi migrarono esportando creatività e genialità. Alcuni furono consulenti del Granduca di Toscana (come nel caso del prosciugamento in Maremma), altri in Russia, in Brasile, in Cina o nell’Adriatico per proteggere la Repubblica di Venezia da possibili attacchi spagnoli. Altri infine si potevano trovare in Giappone, che mantenne aperti i rapporti con l’Olanda. Gli olandesi nel ‘600 erano personaggi importanti e conosciuti in tutto il mondo: il secolo dell’espansionismo olandese va al di là dei confini professionali e vedeva coinvolte personalità quali Rembrandt, Spinoza, Cartesio e Grozio. Mentre i mercan� olandesi erigevano una talassocrazia di dimensioni mondiali, l’università di Leida si affermava come il più importante centro d’Europa per lo studio della medicina, Cartesio ge�ava le basi per l’applicazione ad ogni campo del sapere di un metodo di conoscenza basato sul rigore delle scienze matema�che, mentre nel diri�o internazionale Grozio elaborava quella teoria della libertà del mare aperto e delle acque territoriali che ancora oggi è il fondamento del diri�o vigente in materia. LA CRISI DEL 600 IN ITALIA La storiografia poli�ca ha molto insis�to sulle rivolte popolari che cara�erizzarono spesso la storia dei vari paesi europei verso la metà del secolo: le due rivoluzioni inglesi, la Fronda, la rivolta in Catalogna, in Portogallo e a Napoli. Con la pace di Cateau – Cambrésis del 1559, la Spagna, che già possedeva la Sicilia, la Sardegna e Napoli, aveva o�enuto il ducato di Milano e lo stato dei Presidi, e la sua influenza sul resto della penisola era divenuta ancora più forte. La poli�ca espansionis�ca dei Savoia consen� l’acquisto del marchesato di Saluzzo, di parte del Monferrato e infine del regno di Sardegna. Lo Stato pon�ficio riconquistò i territori di Ferrara ed Urbino, rispe�vamente nel 1598 e 1631. Il Seicento vide la storia dei solda� italiani fuori d’Italia . Non vi fu assedio o grande ba�aglia in Europa che non vedesse la partecipazione di reggimen� italiani, recluta� in quasi tu� gli sta�. Nel corso del ‘600 l’Italia da paese sviluppato, prevalentemente esportatore di manufa� e servizi ed importatore di materie prime si convertì in un paese so�osviluppato, che importava manufa� ed esportava sopra�u�o prodo� agricoli. Alla crisi del grande commercio tradizionale e dell’industria, Genova rispose con lo sviluppo sempre più perfezionato dei suoi sistemi di credito e di finanza internazionale, che prosperarono ancora per tu�o il Sei-Se�ecento. Così, la piccola Repubblica ligure con�nuò a finanziare tu�a l’Europa: dal semplice privato al pontefice romano, ai grandi sta� europei. La crisi ebbe invece conseguenze assai più gravi nelle province meridionali dello Stato della Chiesa, nel quale si verificò un sostanziale ritorno al grande pascolo e all’allevamento non specializzato del bes�ame, a scapito della produzione cerealicola. Ma tale regione era stata sempre una regione povera, cara�erizzata già dal ‘400 dal grande la�fondo feudale. IL RE SOLE - LA FRANCIA DI LUIGI XIV Alla morte del cardinale Giulio Mazzarino, che aveva re�o le sor� della Francia dal 1642 al 1661, Luigi XIV decise di porre fine al regime ministeriale, e di assumere personalmente la responsabilità e la direzione della poli�ca interna ed estera. I ministri Richelieu e Mazzarino avevano retto la Francia concretamente fino a quel momento, ma Luigi XIV iniziò a prendere decisioni, a regnare e governare eliminando i membri della famiglia e della nobiltà. L’epurazione dei membri di nobile origine dalla corona avvenne perché il re scelse collaboratori borghesi di umili origini. In questo momento si ritrovarono a convivere due tipi di nobiltà: quella di spada (di antica origine) e quella di toga, che raccoglieva in sé tutti quei borghesi di stato economico abbiente che avevano acquistato il titolo nobiliare. Lo scopo di Luigi fu quello di esautorare la nobiltà dai posti di governo: si trattò di un’azione politica che mirava a svuotare i nobili del loro potere. Versailles era sede di tu�o il potere della Francia, in quanto non solo il re vi visse con la sua corte a par�re dal 1682, ma qui avevano sede tu� i ministeri e i principali organi di governo (ad esclusione del parlamento che non a caso era stato lasciato a Parigi): egli scelse questa località perché voleva proteggere la corte dalle insurrezioni che avvenivano a Parigi (ricordiamoci che fu solo nel 1700, nel contesto magmatico della rivoluzione francese che la reggia venne invasa). La Residenza di Versailles è circondata da giardini, dotata di residenze fastose che danno il senso del potere: il palazzo era un “condominio” per i nobili (c’erano infatti ben 350 appartamenti che potevano essere affittati anche ad amici e parenti della nobiltà) mentre il sovrano viveva nella zona centrale. Il fatto che Luigi XIV legasse l’aristocrazia alla corte aveva lo scopo di controllare direttamente i nobili e di assoggettarli al suo potere. I nobili in realtà ambivano a mansioni di servizio per il sovrano. Le mansioni seguivano una specie di gerarchia, tutte inserite in un sistema di complessa e rigorosa etichetta. Per quanto concerne l’organizzazione del potere centrale, Luigi XIV diede vita a ristre� organi collegiali con poteri per lo più consul�vi, denomina� Consigli del re. Nella sua azione di governo, il sovrano era inoltre affiancato da un cancelliere, che presiedeva le cor� di gius�zia, un controllore generale e qua�ro segretari di stato, responsabili della guerra, della casa del re e della marina. Una delle cara�eris�che più �piche di questo modello, des�nato a diventare esemplare per altri sta� europei di formazione più recente, come l’Italia, fu infa� il dire�o controllo del potere centrale su tu�e le province in cui era ripar�to il territorio nazionale. Decisiva importanza acquistò a tale riguardo la figura degli intenden�, già presen� al tempo di Richelieu e Mazzarino, ma divenu� con Luigi XIV uno dei cardini della nuova stru�ura statale : era emanazione del potere centrale, nominato direttamente dal sovrano, amministravano anche la giustizia. Gli Stati Generali non vennero convocati da Luigi XIV (a differenza dell’Inghilterra, che invece aveva un Parlamento). Nel contesto della riorganizzazione legisla�va e amministra�va del Regno, si colloca la pubblicazione di dis�n� codici di leggi. Ordinanze emanate dal re che unificavano in sostanza la legge francese (che si differenziava da nord a sud). Nel 1670 anche la Riforma della procedura penale venne unificata, mentre un anno dopo (1671) toccò all’unificazione del codice di commercio. Nel 1675 “Le code Noir” limitava e regolava la schiavitù (lo schiavo rimaneva sempre una “res” che non poteva possedere cose, ma il trattamento degli schiavi veniva regolamentato attraverso l’introduzione di prime forme di tutela). Anche la poli�ca culturale fu improntata ad uno spirito di accentramento e ad una volontà di controllo analoghi a quelli che venivano esercita� negli altri campi. Riconducibile a ragioni di pres�gio e di grandeur culturale fu la protezione accordata ad ar�s� e intelle�uali, nonché la promozione di is�tuzioni deputate a diffondere l’arte e la cultura. Idea del sovrano che la cultura potesse portare prestigio alla casa regnante. La corona doveva essere concepita come un incoraggiamento alla fioritura di scienze ed arti. Dalle Sacre Scritture intanto venivano estrapolati elementi che concorrevano a sostenere che la monarchia assoluta fosse la manifestazione di Dio. La politica economica venne affidata a Jean Baptiste Colbert che si impegnò, per il risanamento dell’enorme deficit del bilancio lasciato da Mazzarino, su due dire�rici: da un lato si sforzò di riorganizzare il sistema fiscale, incontrando però non poche resistenze da parte dei detentori di privilegi, sopra�u�o della nobiltà di spada. Dall’altro, cercò di potenziare la ricchezza del Paese, promovendo lo sviluppo della produzione agricola e manifa�uriera, e l’intensificazione del commercio. Le ricchezze prima di allora erano detenute dal clero e dall’aristocrazia ma sfuggivano grande ele�ore di o�enere il �tolo di re di Prussia nel 1700. Con tale guerra la Svezia acquisì il controllo del Bal�co e dei commerci che Dalì si stabilivano con il resto di Europa. Alla fine del secolo si affermò in Svezia il potere assoluto del sovrano, ma la seconda guerra del nord (1700-21) contro Danimarca Polonia e Russia segno il ridimensionamento della potenza svedese. LA RUSSIA DI PIETRO IL GRANDE Le condizioni della Russia nel secolo XVII erano segnate da una pesante arretratezza. So�o il profilo is�tuzionale, la forma di governo era simile all’assolu�smo di mol� sta� dell’Europa occidentale, ma l’esercizio del potere era ancora più oppressivo. Lo zar esercitava una sovranità assoluta e illimitata, tanto in poli�ca interna che estera. Al di so�o dello zar vi era un consiglio chiamato la Duma dei Boiardi, che aveva poteri solo consul�vi e fungeva da corte d’appello in alcuni procedimen� giudiziari. Nel cinquantennio successivo alla morte dello zar Michele (fondatore della dinas�a dei Romanov 1645) e sopra�u�o durante il regno del figlio Alessio si prendono accentuando alcuni tra� cara�eris�ci dell’organizzazione sociale russa. Il codice del 1649 sancì un irrigidimento della società che provocò episodi di ribellione. Par�colarmente grave fu la rivolta dei cosacchi 1670. Nello stesso periodo la riforma della Chiesa russa porto ad uno scisma tra vecchi creden� e fedeli della Chiesa ufficiale. Alla fine del secolo lo zar pietro il grande è influenzato dal conta�o con l’Occidente si volse la creazione di un governo assoluto e autocra�co. Fu cos�tuita una marina da guerra e fu potenziato l’esercito. Lo Stato potenziò l’economia e promosse rinnovamento dell’educazione. Pietro il grande non riuscì tu�avia ad organizzare la sua successione, il che avrebbe portato numerosi complo� dopo la sua morte avvenuta nel 1725. In quell’anno la Russia aveva ormai acquisito ai danni della Svezia le terre sul Bal�co; nei decenni successivi avrebbe orientato la sua espansione verso sud ovest. La Russia era caratterizzata da una divisione rigida della società in classi sociali che avevano obblighi nei confronti del sovrano. Il Paese non possedeva uno slancio imprenditoriale, guardato con sfavore, tuttavia i proprietari terrieri ed i contadini erano coloro che componevano, nella sua complessiva totalità, la struttura sociale, pra�camente senza stra� intermedi. La gran parte dei contadini, inoltre (caso molto raro in Europa) si trovava in condizione servile, cioè non poteva liberarsi delle proprie obbligazioni né lasciare la terra senza il permesso del padrone, ed era sogge�a ai suoi poteri giudiziali e di polizia. Inoltre il sistema agrario era sia improduttivo che dispendioso (riusciva a malapena a soddisfare le condizioni primarie di bisogno). Ciò che nella rara eventualità, veniva prodotto in eccesso, era destinato alla nobiltà. Queste condizioni furono la causa di grandi movimenti di ribellione (che vennero tutti repressi). Nella élite russa iniziò improvvisamente a dilagare una sorta di fascinazione per l’Occidente (visto come un pericolo dai tradizionalisti), perché sentirono la necessità di modernizzazione. Fu solo l’ascesa al potere di Pietro il Grande (allora diciasse�enne), nel 1689, a portare a maturazione le istanze di rinnovamento presen� nella élite del paese. Il giovane Pietro aveva avver�to un’immensa a�razione per i progressi tecnici e culturali e per lo s�le di vita che aveva potuto osservare nella nemetckaia sloboda (o quar�ere tedesco) di Mosca, in cui vivevano persone provenien� da tu�a l’Europa occidentale: decise così di stimolare la formazione di salotti in cui venivano discusse teorie politiche e filosofiche. L’operato di Pietro si distinse per la sua decisione di conquistare lo sbocco sul Mar Nero , a scapito dei Turchi, per avere un punto di comunicazione (attraverso lo stretto di Dardanelli) con il Mar Mediterraneo. Tuttavia, i Turchi stabiliti in Crimea bloccarono l’accesso al Mar Nero. I russi reagirono stringendo un’alleanza diplomatica antiturca: venne istituita una Grande Ambasceria che andò per le corti europee (fece un viaggio di un anno e mezzo) in cerca di un sostegno militare, per osservare la cantieristica navale e per riportare in Russia le tecniche ed il capitale umano esperto. Questo viaggio lo portò in Inghilterra, dove convinse tecnici esperti ad andare in Russia, ed infine visitò Vienna. Gli austriaci tra l’altro nel 1683 avevano appena sconfitto i turchi. In Olanda Pietro si tra�enne per cinque mesi, impegnandosi in modo par�colare ad osservare (e a lavorare personalmente) nei rinoma� can�eri navali di quel paese. La sua curiosità era insaziabile. Voleva vedere tu�o con i propri occhi; visitò fa�orie, segherie, filande, car�ere, bo�eghe di ar�giani, musei, giardini botanici e laboratori. Tale ambizioso programma era collegato ad una prospe�va espansionis�ca in poli�ca estera, rivolta tanto al mar Bal�co, sede di intensi e lucrosi traffici commerciali, quanto al mar Nero. Pietro, tornato in Russia, dovette reprimere la rivolta degli “Strelizi” (le guardie armate dello zar). Egli tornò in patria con la convinzione di rinnovare la Russia, intraprendendo anche una politica espansionistica che mirava al Mar Baltico e al Mar Nero (in realtà quest’ultimo obiettivo non venne raggiunto). Pietro ottenne l’Eangiapka e il territorio svedese sul Mar Baltico (questo sbocco marittimo inoltre ospitava i traffici olandesi, inglesi e polacchi). Questa conquista Russa fece sì che il resto d’Europa prendesse in considerazione anche questa nuova potenza emergente. Da qui in poi si ebbe la formazione di un sistema centralizzato e verticale del potere, al cui vertice c’era lo zar, coadiuvato da un’Assemblea di funzionari. Nel 1720 inoltre venne a crearsi un sistema di codici di funzionari dell’esercito e della burocrazia. Il tenta�vo più importante di introdurre criteri meritocra�ci nell’amministrazione è cos�tuito dall’adozione della Tavola dei ranghi (1722), des�nata a contrassegnare durevolmente la fisionomia della burocrazia statale russa, essendo rimasta in vigore fino al 1917: questa regolava gli accessi alle cariche e agli “scatti” di carriera, stabilendo inoltre che dall’ottavo grado si assumeva il titolo nobiliare. *Venne mantenuta l’esenzione dalle imposte per nobili e sacerdoti. Sorsero industrie che sfruttavano miniere di ferro: per abbattere i costi di produzione venne utilizzata manodopera a costo zero, favorendo quel fenomeno della “servitù della gleba” anche nel contesto industriale. Per quanto concerne la poli�ca monetaria, fino ad allora circolava in Russia un'enorme quan�tà di monete straniere con sovrimpressa la le�era M che voleva dire Moscovia mentre le uniche monete russe regolari erano delle monete d’argento de�e copeche. Essendo convinto che per incrementare il commercio, fosse necessario coniare una grande quan�tà di denaro statale, emesso e prote�o dal governo, quindi ordinò la produzione di un grande numero di monete di rame, argento e oro che sos�tuissero le copeche (sistema monetario biminerario?). Egli istituì anche scuole laiche, statali: all’inizio solo professionali ma poi anche di grammatica. La cultura era favorita dalla diffusione di giornali, gazzette, musei e traduzioni di libri. Portò anche le donne ad emanciparsi, spingendole alla conoscenza della cultura e delle abitudini occidentali. Lo s�le di vita libero e raffinato della nemetckaia sloboda aveva sempre a�ra�o Pietro, e la conoscenza dire�a dell’Europa fece crescere in lui il desiderio di modificare la rozza vita sociale russa. Egli emanò un decreto e costrinse i suoi suddi� a tagliarsi la barba (ad esclusione dei contadini e dei sacerdoti), giudicata segno esteriore dell’arretratezza dei costumi russi. In caso contrario avrebbero dovuto pagare una tassa (molti in realtà preferirono pagarla) Scenario di elezione della nuova cultura fu la nuova capitale, San Pietroburgo, che lo zar fece iniziare a costruire nel 1703. La posizione geografica è di per sé indica�va: la ci�à, posta alla foce del fiume Neva sul Bal�co, doveva essere (secondo l’incisiva definizione di Francesco Algaro�) una “finestra sull’Occidente”, costruita in un territorio dove non c’era assolutamente nulla (territorio poco salubre e paludoso, molto indietro perché strappato alla Svezia durante la guerra). Questa città doveva essere una nuova base Marina attraverso cui la Russia si sarebbe imposta sull’Europa. A ideare l’impianto urbanis�co di quella che sarebbe divenuta la nuova capitale fu chiamato l’archite�o svizzero Domenico Trizzini, più altri archite� italiani. Si volle fare in modo che il nuovo centro avesse cara�eri di eleganza e razionalità. Gli edifici furono principalmente in pietra, a differenza di quelli di Mosca, che erano in gran parte in legno. A complemento di questo piano urbanis�co emula�vo delle grandi monarchie occidentali, vi fu la creazione nel 1725 di una fastosa residenza regale a Peterhof, nei pressi di San Pietroburgo, edificata dall’archite�o francese Jean-Bap�ste Le Blond, e presto divenuta celebre con il nome di “Versailles russa”. La poli�ca religiosa di Pietro risen� più che altri campi delle sue personali inclinazioni. Sebbene egli considerasse la religione come un u�le strumento di controllo sociale ed il clero come un corpo in grado di svolgere funzioni u�li, quali l’educazione e la cura dei mala�, fu anche decisamente os�le alle tradizioni, ai ri� e al cerimoniale. Il santissimo sinodo era invece un organo collegiale che prendeva decisioni in campo ecclesiastico: ad esempio non potevano essere eletti sacerdoti al di sotto dei 45 anni, obbligandoli a svolgere prima La leva militare. l calendario giuliano (in vigore solo in Inghilterra) fu attivo fino al 1917. Pietro colpì i Vecchi creden� con una serie di misure, sempre più vessatorie: dapprima previde che dovessero pagare una tassa doppia in caso di mancato taglio della barba, e portare un medaglione che ne a�estasse il pagamento. Pietro umiliò i patrimoni liturgici della Chiesa Bizantina, costringendo i fedeli e i sacerdoti a cerimonie blasfeme. Sorsero a questo punto numerosi movimenti di opposizione per contrastare l’invadenza dello zar nelle tradizioni, nei costumi e nella cultura della Russia. Nel 1716 il figlio dello Zar Aleksej Petrovic dovette fuggire dalla Russia perché accusato di complotti contro il padre riparando prima a Vienna e poi a Napoli. Convinto dagli emissari dell’imperatore a ritornare in patria nel 1718, con la promessa di immunità, fu invece condannato e so�oposto a processo di fronte ad una corte formata dagli al� gradi dell’esercito e dell’amministrazione civile: in realtà venne ucciso durante gli interrogatori attraverso torture. Lo zar dunque istituì un regolamento che gli permetteva di designare come erede chiunque avesse voluto e pretendeva di essere chiamato “imperatore”. LA POPOLAZIONE EUROPEA IN ETA’ MODERNA Le fon� per la demografia storica sono molto poche e imprecise. Ancora nel 1700, in nessuna parte del mondo non esisteva un servizio di sta�s�ca demografica. Il primo stato ad is�tuirne uno fu la Svezia, che nel 1748 creò un ufficio statale con lo scopo di elaborare i da� raccol� dai pastori protestan� nei loro registri dei ba�esimi e delle mor�. L’esempio svedese fu seguito dalla Norvegia (1797), dalla Francia (1798) e dalla Prussia (1805). Uniche rilevazioni dell'en�tà di un paese contenute o in fon� ecclesias�che o in fon� di materia fiscale. Nelle prime relazioni alle congregazioni, �tolari delle diocesi danno numero di anime, interessava autorità per organizzare servizio ecclesias�co in maniera proporzionata. Fon� fiscali per imporre tasse, conoscere popolo, largamente usate come fon�. Deducibile da fon� fiscali, ma non sempre a�endibili, spesso so�os�mate per imposte. A�orno all’anno 1000, l’Europa contava circa 30-35 milioni di abitan�, che giunsero a circa 80 milioni nella prima metà del Trecento (basso medioevo, ma non ci sono cambiamen� tecnologici per creare boom demografico). L’aumento si verificò grazie all’urbanesimo e alla ripresa dei commerci. Nel 1348-49 vi fu una spaventosa pandemia di peste, che eliminò circa 25 milioni di persone in soli 3 anni. La ripresa fu molto lenta. Nuovi incremen� vi furono nel 1470-1500, e, dopo la stagnazione (o addiri�ura il decremento a causa dell'irrigidimento del clima e la peste 1630-65) del ‘600, nel corso del XVIII secolo. 1720 epoca di espansione, incremento della popolazione europea. Concezione numerica distorta. Popolazione europea età moderna. Complessiva uniformità della stru�ura demografica europea, no oscillazioni par�colari, perché ci furono cause di vario �po fa�ori che limitarono la natalità e aumentarono la mortalità : Cause limitano la natalità • elevato numero di persone che non si sposavano: fra il clero, secolare e regolare, e all’interno del ceto nobiliare vi era la tendenza a non far sposare i figli cade�, per non dover suddividere (e quindi disperdere) il patrimonio familiare. In obbedienza alla stessa logica, le figlie venivano mandate in convento. • Diffusione di primi�ve pra�che an�concezionali, (prolungamento dell’alla�amento) Come terapie alterna�ve, per la cura della peste, si ricorreva alla diffusione di profumi negli ambien�, e all’inalazione di sostanze odorose, infatti il costume dei medici prevedeva un becco con incenso sulla punta per fare respirare gli odori al malato ed evitare il contagio nonché ad interven� chirurgici sui bubboni. Interven� portavano a alleggerimento dell'infezione dei linfonodi, qualche volta conduceva alla guarigione. Fortemente raccomandato dagli stessi medici era il rimedio preven�vo (non terapeu�co) espresso dai tre avverbi cito, longe, tarde (fuggi presto, va’ lontano, torna più tardi che puoi). Pra�che venivano eseguite dai barbieri, perché i medici erano di ceto medio alto, studiosi accademici, parlavano la�no. Durante le epidemie medico osservava il malato e dava diagnosi. Terapia prescri�a ed effe�uata dai barbieri/cerusico, mansione più bassa, no ha compiuto studi ma apprendeva pra�camente. La peste si legava anche ad aspetti “devozionali” e all’interpretazione che coinvolgeva l’intervento del soprannaturale: gli uomini, invocavano con maggior frequenza i santi (San Sebastiano primo mar�re di Diocleziano, morto trafitto da frecce, viste come la metafora della peste, e San Rocco, morto nel 1327 dopo aver contratto la peste, veniva raffigurato con un bastone, accompagnato da un cane e con un bubbone sulla coscia, e infine San Carlo Borromeo, protagonista dell’epidemia di peste milanese, anche San Francesco Saverio e Madonna. Altre mala�e in regresso in quella epoca erano la lebbra, la sifilide e il vaiolo ma non ebbero influenze paragonabili alla peste. L’EUROPA E IL MONDO Le origini della supremazia europea, le cui basi si posero tra seicento e se�ecento e chi sarebbe durata fino alla prima guerra mondiale, possono individuarsi in tre ordini di fa�ori, che mancarono invece nei grandi imperi asia�ci: lo sviluppo di un mercato libero e del capitalismo commerciale, la tutela dei diri� di proprietà, la superiorità tecnologica. Dalla metà del 500 iniziò la decadenza dell’impero o�omano. La crisi emerse anzitu�o sul piano is�tuzionale, con un indebolimento del potere centrale, mentre, per quanto riguardava le a�vità economiche, l’impero con�nuò invece a mostrare una notevole vitalità. Nella seconda metà del seicento furono tentate alcune riforme e vi fu una ripresa dell’espansionismo, che portò a un periodo di guerre des�nato a protrarsi Fino alla fine del se�ecento (proprio le sconfi�e subite in Europa determinarono la crisi del sistema militare o�omano). Una riorganizzazione is�tuzionale tentata al principio del se�ecento finito il provocare una sanguinosa rivolta, e per tu�o il secolo la crisi dell’impero con�nuò ad aggravarsi. Tra 15º e XVII secolo India, Cina e Giappone subirono importan� trasformazioni poli�che. Nel 1526 gli afghani invasero l’India dando vita all’impero mogul, con una stru�ura sociale di �po feudale (le a�vità ar�gianali vi erano tu�avia molto sviluppate) e una capillare Stru�ura amministra�va e militare. La convivenza tra la cultura islamica e quella indù fu piu�osto difficile, che portò alla disgregazione dell’impero e alla formazione di Sta� regionali Indù in con�nua os�lità tra di loro. Dopo un lungo periodo di dominazione straniera (10º XIV secolo), si affermò in Cina la dinas�a nazionale Ming. A metà del seicento l’ul�ma invasione di nomadi, provenien� dalla Manciuria, de�e inizio a lungo periodo della dinas�a Qing. Nel periodo Qing si verificò un grande sviluppo demografico in una notevole prosperità nelle campagne. La Cina è un paese autosufficiente. Verso la metà del 500, la situazione interna giapponese (cara�erizzata da un’infinità di domini e dal parallelo indebolimento del loro legame con l’imperatore e lo shogun) si modificò grazie all’introduzione delle armi da fuoco, che favorirono un processo di concentrazione del potere. Tale processo culminò nel 1600 con la nomina a shogun di Tokugawa, Che diede vita a una dinas�a che avrebbe governato in Giappone per 250 anni. In questo periodo fu colpita la vecchia stru�ura feudale, furono garan�� la pace e l’ordine interni, furono elimina� quasi interamente i conta� con il mondo esterno (si ebbe tu�avia un notevole sviluppo economico). Fino al XIX secolo la presenza dell’Europa in oriente fu sopra�u�o commerciale. Alla metà del seicento l’olandese compagnia unificata delle Indie orientali, che agiva anche come rappresentante dello Stato olandese, soppiantò egemonia commerciale portoghese, controllando per mezzo secolo il traffico delle spezie. Nel corso del XVIII secolo l’inglese compagnia delle Indie orientali scalzò a sua volta l’egemonia commerciale olandese e, dopo un lungo confli�o con la Francia, trasformò le basi commerciali in India in un possedimento coloniale (detenuto per conto della corona inglese). Nell’America spagnola il consolidamento del dominio coloniale avvenne prima che in quella portoghese. L’impero coloniale della Spagna era governato da viceré, cui si affiancavano le audiencias. L’organizzazione amministra�va del Brasile portoghese fu più tarda, iniziato nel seicento sul modello spagnolo. Nel corso del seicento e se�ecento il Brasile mostrò un notevole dinamismo, espandendo i suoi confini. Una esperienza unica nella colonizzazione americana fu quella realizzata dai gesui� del Paraguay dove, nel seicento, cos�tuirono comunità di indiani, le riduzioni, organizzate su principi di eguaglianza sociale al fine di dar corpo ad una repubblica cris�ana. Il tenta�vo terminò a metà del se�ecento, quando le comunità sono chiusa dal Portogallo. Alle colonie spagnole era permesso commerciare solo con la madrepatria, ma questo sistema economico chiuso era costantemente incrinato dal contrabbando e dalla pirateria, che avevano il loro centro nelle An�lle. In queste isole si installarono nel corso dei 600 olandesi francesi e inglesi per aggirare il monopolio commerciale spagnolo. Dello stesso secolo gli inglesi unificarli loro possedimen� dell’America del Nord, mentre la Francia fondo le sue prime importan� basi in Canada. Dopo la guerra franco inglese, che riproduceva in America lo scontro in a�o in Europa per la successione spagnola, la Francia perse alcuni territori conservando però Canada e Louisiana. Nel se�ecento si affermò la supremazia inglese nell’America del Nord e nel commercio Atlan�co. Nel 1713 l’Inghilterra chi era diventata la prima potenza commerciale o�enne il monopolio del commercio degli schiavi con le colonie spagnole. Con la guerra dei se�e anni gli inglesi acquisivano Canada e parte della Louisiana dalla Francia e la Florida dalla Spagna. I possedimen� francesi in America si riducevano così alle An�lle. Il contributo delle economie periferiche allo sviluppo europeo va individuato sopra�u�o nel fa�o che esse fornirono un mercato mondiale alla produzione industriale europea. GUERRE ED EGEMONIA NELL’EUROPA DEL 700 Fra il 1700 e il 1763 si verificò tra Francia e Inghilterra un confli�o su scala mondiale des�nato a durare fino agli anni dell’impero napoleonico chiamato la seconda guerra dei cent’anni. Un confli�o per il predominio commerciale, nel corso del secolo si trasformò progressivamente in lo�a per i possessi territoriali in America se�entrionale e in India. Alla sconfi�a francese e all’affermarsi dell’egemonia coloniale inglese si accompagnarono l’emarginazione degli Sta� iberici e loro inserimento nel sistema commerciale britannico. La Spagna aveva dovuto cedere all’Inghilterra Gibilterra, posizione chiave per il controllo del passaggio tra Atlan�co e Mediterraneo. L’Inghilterra infa� perseguì una poli�ca europea mirante sostanzialmente a difendere la situazione consolidatasi dopo la guerra di successione spagnola e tutelò quindi il principio dell’equilibrio tra potenze. La Francia invece, pur impegnata oltre mare, cerco sopra�u�o di mantenere e consolidare il suo ruolo di principale potenza con�nentale e si inserì, quindi, in tu�e le occasioni di confli�o. Le guerre verificatesi in Europa dopo il 1714 Trovano una spiegazione in un contesto geopoli�co se si esaminano i rappor� di forza determinato dalla posizione geografica e dal sviluppo raggiunto dalle varie regioni. Un arco di aree for� (cioè di comunità statali definite e consolidate: Spagna Portogallo province unite Francia Inghilterra Sta� scandinavi e Russia) chiudeva due grandi aree deboli: il bassopiano tedesco-polacco e la penisola italiana, deboli sopra�u�o perché segnate da una notevole frammentazione. Profondamente legata a queste due ul�me aree, l’Austria non era però in grado di esercitarvi pienamente il proprio controllo: per la sua notevole debolezza stru�urale dovuta alla diversità e lontananza dei suoi domini, poi per la difficoltà di scegliere una linea poli�ca ben definita tenendo contemporaneamente aper� tre fron� di intervento. I grandi confli� europei del Se�ecento sono dunque solo superficialmente spiegabili Alla luce dei problemi di successione dinas�ca che, in realtà sono solo pretes� per gius�ficare le inizia�ve delle grandi potenze. Per evitare ciò anche se invano, già dal 1713 L’imperatore Carlo VI si adoperò per o�enere il riconoscimento della pramma�ca sanzione che assicurava la successione anche alle figlie femmine. In realtà il problema della successione in assenza di eredi dire� cos�tuì sopra�u�o un pretesto per scatenare confli� di egemonia in Europa a spese di organismi poli�ci non sufficientemente for� e organizza�. GUERRE E SPARTIZIONI Già nel 1720, pochi anni dopo la conclusione della guerra di successione spagnola, si registrarono i primi mutamen� di sovranità territoriale. Essi fecero seguito alle tra�a�ve diploma�che resi indispensabili per arginare il dinamismo poli�co e militare della Spagna che, insoddisfa�a degli asse� europei, so�o la guida di Giulio Alberoni aveva avviato un nuovo confli�o. Nel 1717-718 la Spagna aveva invaso la Sardegna austriaca e la Sicilia sabauda. Ma l’intervento della flo�a inglese si rivelò decisivo. Gli spagnoli furono sconfi� e l’accordo fra le potenze riconfermo sostanzialmente i termini della pace di Utrecht. In Italia i Savoia dove�ero cedere la Sicilia all’Austria, avendo in cambio la Sardegna su cui spostarono il �tolo Reggio. Una nuova confli�o internazionale ebbe inizio nel 1733, legata al problema della successione in Polonia. In Polonia i re venivano ele� Dall’assemblea dei nobili. Le lezioni a grande maggioranza di Stanislao Leszczynski, candidato della Francia il suocero di Luigi e 15, determinò l’intervento russo che impose l’ele�ore di Sassonia Federico Augusto (sostenuto anche dall’Austria). La guerra che ne seguì tra Francia, Spagna e Savoia, da una parte, e Austria, dall’altra, si svolse prevalentemente in Italia. Conclusasi con una pace che comportò importan� modifiche in Francia e in Italia: il Ducato di Lorena fu assegnato a detronizzato sovrano polacco Stanislao Leszczynski con la clausola che alla sua morte sarebbe passato alla Francia: il gran ducato di toscana fu assegnato al duca di Lorena Francesco Stefano (sposo della futura imperatrice d’Austria); Carlo di Borbone riceve�e il regno di Napoli e la Sicilia; l’Austria o�enne il Ducato di Parma; i Savoia ingrandirono con Novara e Tortona i loro territori. Nel 1740 poco dopo la morte di Carlo VI d’Asburgo e l’ascesa al trono della figlia Maria Teresa , il giovane re di Prussia Federico II invase e occupò la Slesia, una ricca provincia asburgica. La successione austriaca, Che sembrava ormai garan�ta e tutelata, fu così occasione di un’altra guerra. Il fa�ore nuovo sull’espansionismo prussiano, ma presto si aggiunsero le pretese alla successione delle ele�ore di Baviera, imparentato con gli Asburgo, sostenuto dalla Francia. Nel blocco an� austriaco entrarono anche Spagna e Prussia, mentre allea� dell’Austria furono Inghilterra, Olanda e in seguito i Savoia. La guerra non vide vi�orie o sconfi�e decisive. Poco dopo, la guerra di successione austriaca termino (pace di Aquisgrana 1748) con il riconoscimento della pramma�ca sanzione (e dunque dell’ascesa al trono di Maria Teresa d’Austria) e con la cessione, da parte dell’Austria, della Slesia alla Prussia e del Ducato di Parma a Filippo Borbone fratello del re di Napoli. La Francia invece uscita la guerra a mani vuote. Per l ’Italia iniziò un lungo periodo di pace e di stabilità poli�ca. Tu�avia la situazione rimase aperta ad ulteriori sviluppi dell’Europa centrale. Qui l’Austria non si era rassegnata alla perdita della Slesia E allo smacco subito: obie�vo primario era costruire un fronte che abba�esse la nuova potenza prussiana. Con la promessa della cessione dei Paesi Bassi, l’Austria riuscì ad allearsi con la Francia, e con la Russia, mentre la Prussia si alleava con l’Inghilterra. Per Francia e Inghilterra il confli�o ebbe dimensioni mondiali e si concluse con il riconoscimento della supremazia inglese (pace di Parigi 1763). Sul con�nente europeo fu la Prussia, sentendosi accerchiata, a dare inizio a quella che sarebbe stata chiamata la guerra dei se�e anni (1756-63). Il confli�o fece emergere il nuovo ruolo della Prussia come potenza europea. La guerra ebbe a lungo un andamento incerto. Nel 1762 una pace separata fu s�pulata con la Russia. Pochi mesi dopo nel 1763 venne firmata anche la pace fra Austria e Prussia . Nulla era cambiato: la Slesia rimase infa� alla Prussia. Nell’Europa centrale la Prussia non solo trasse vantaggio dell’inizia�ve militari di Federico II e dalle debolezze interne ed internazionali dell’Austria, ma poté ulteriormente avvantaggiarsi a scapito della Polonia. La Polonia non era riuscita a sviluppare una stru�ura statale di �po moderno. Era dunque organismo poli�co più fragile in consistente di Europa. Nel 1772 Federico Secondo concluse con Russia e Austria un accordo che il privò la Polonia di un terzo del suo territorio (prima spar�zione). Un tenta�vo di trasformare il paese in una monarchia cos�tuzionale e la redazione di una cos�tuzione del 1791 suscitarono for� opposizioni interne e fornirmi il pretesto per una seconda spar�zione fra Russia e Prussia a�uata nel 1793. Nonostante una sollevazione popolare insor� furono sconfi�. Si giunse così nel 1795 alla terza spar�zione fa Russia Prussia e Austria e alla scomparsa della Polonia come stato autonomo. Dopo la gloriosa rivoluzione e l’avvento di Guglielmo III d’Orange la società inglese a�raverso un periodo di slancio economico e culturale. La vita parlamentare fu dominata dal 1714 al 1760 dai whigs interpre� dei principi della gloriosa rivoluzione e di un governo svincolato dagli arbitri del sovrano. Nessun gruppo forza poli�ca aveva interesse a ostacolare lo sviluppo delle a�vità commerciali e finanziarie, né mise mai in discussione alcuni capisaldi del sistema inglese come il predominio del parlamento in materia fiscale. Entrambi avevano una medesima origine nella aristocrazia terriera. Le divergenze tra i due par�� stavano delle differen� tradizioni poli�che e religiose, e nella contrapposizione di fazioni parlamentari avverse. La variabilità delle circoscrizioni genovesi e Galliani) e Milano: qui gruppo milanese si organizzò per inizia�va di Pietro Verri. Lo strumento per la diffusione delle loro idee fu dapprima un sodalizio di intelle�uali, l’Accademia dei pugni, e poi un giornale, il “Caffè” (1764-66). Da questo piccolo ma a�vissimo laboratorio intelle�uale scaturirono sia il capolavoro di Beccaria (propugnatore di una nuova visione della gius�zia e della pena) Dei deli� e delle pene (1764), sia le Riflessioni sulla felicità (1763) di Pietro Verri. ASSOLUTISMO ILLUMINATO Vi è oggi un ampio accordo fra gli studiosi nel considerare l’assolu�smo illuminato (o dispo�smo illuminato) del XVIII secolo come la risposta a specifiche esigenze di rafforzamento militare e di riorganizzazione amministra�va e finanziaria piu�osto che come il fru�o di una piena adesione dei sovrani alle idee illuministe. Il movimento illuminista elaborò anche un disegno poli�co riformatore che si incontrò con l’azione dei sovrani assolu� (circa 1750-1780). Il problema nodale dei regimi assolu�, quello dell’amministrazione finanziaria e fiscale, appariva in Francia sostanzialmente risolto in virtù della centralizzazione regia. Le altre monarchie assolute avver�rono, l’esigenza di introdurre maggiore efficienza e razionalità dell’amministrazione e di allargare i poteri dello Stato. Esigenza che portava a scontrarsi con quel sistema di privilegi, fiscali e giuridici, di cui godevano la nobiltà e il clero che cos�tuivano il fondamento del consenso alla monarchia da parte dei ce� dirigenti tradizionali, ma anche un limite essenziale allo sviluppo della società civile e dell’economia. Gran parte della storia poli�co is�tuzionale del se�ecento ruota a�orno all’asse rafforzamento dello Stato-riduzione e ridefinizione dei privilegi. In questo periodo abbiamo una congiunzione tra le inizia�ve dei sovrani e i programmi riformatori degli illuminis�: una breve stagione tra gli anni 50 e 80 comunemente definita assolu�smo (o dispo�smo) illuminato. Protagonis� di questo periodo furono innanzitu�o i sovrani: Maria Teresa e Giuseppe II in Austria, Federico II in Prussia, Caterina II in Russia; in Italia Carlo III del regno di Napoli e Pietro Leopoldo in Toscana. Il più deciso intervento riformatore inves� nei paesi ca�olici i poteri della Chiesa e degli ordini religiosi. Uno dei risulta� di questa azione fu l’espulsione dei gesui� dei vari paesi europei. La loro disciplina, la dipendenza da Roma e un �po di reclutamento estraneo alla tradizionale commis�one codice di nobiliari gli aveva resi non molto acce�a�. Fu proprio la loro strenua difesa delle missioni del Paraguay dai tenta�vi di occupazione del governo portoghese (che voleva impadronirsene per le miniere), che indusse il ministro portoghese Sebas�ano di Pombal a montare contro di loro l’accusa di un complo�o contro il re del Portogallo Giuseppe I, e ad espellerli dal paese nel 1759. Nel 1764 anche la Francia ne seguì l’esempio, e anche Carlo III di Spagna ado�ò lo stesso provvedimento. La dilagante polemica an�gesuita e la pressione dei sovrani costrinsero del 1773 il Papa Clemente XIV a sopprimere la compagnia di Gesù (che verrà tu�a via restaurata nel 1814). In Italia furono gli sta� che rientravano nella sfera d’influenza borbonica ad espellere i gesui� prima dello scioglimento della Compagnia, e cioè Napoli nel 1767 e Parma nel 1768. L’altro se�ore dell’a�vità riformatrice fu quello amministra�vo dove si mirò a rendere più razionale la macchina statale. Si venne così formando quella stru�ura organizzata in dipar�men� o ministeri con cui ancora oggi iden�fichiamo l’amministrazione pubblica. Le finanze rimangono al centro della preoccupazione dei governi così come la riorganizzazione del sistema fiscale. In poli�ca economica la maggior a�enzione fu rivolta all’agricoltura, la terra rimaneva il principale se�ore produ�vo ed era necessario rispondere a una crescente domanda di generi alimentari legata allo sviluppo demografico e alla necessità di evitare il pericolo delle cares�e. Questo fu accompagnato dal tenta�vo di ridurre Le servitù personali. L’assolu�smo illuminato si colloca cronologicamente in una congiuntura favorevole per l’economia europea. Un limite invalicabile al riformismo se�ecentesco fu quello posto dalla stru�ura del privilegio nobiliare contro il quale le monarchie illuminate non potevano spingersi senza me�ere in discussione le loro stesse basi di legi�mazione. L'azione riformatrice si esercitò sopra�u�o in Austria e Prussia. Durante il lungo regno di Maria Teresa (1740-1780) furono realizzate le principali riforme nell’impero asburgico. Non si tra�ava di una monarchia sul modello europeo occidentale, ma di una “unione monarchica di sta� per ce� ”, ciascuno dei quali manteneva non solo la sua individualità etnica e linguis�ca, ma le sue leggi e i suoi ordinamen� interni. L’amministrazione fu accentrata in sei dipar�men� e fu conferito a un consiglio di Stato di sei membri ruolo decisivo di coordinamento. Principale consigliere della sovrana e ispiratore della sua poli�ca fu il conte Wenzel Anton von Kaunitz, ministro degli Esteri e cancelliere, carica quest’ul�ma che gli dava la presidenza del Consiglio di Stato. Con Maria Teresa si venne formando quell’apparato statale che cos�tuì percento cinquant’anni la stru�ura portante del composito impero asburgico. Vienna divenne una capitale vivace e cosmopolita. La redazione del catasto consen� di tassare anche le terre dei nobili, seppure in misura inferiore a quella dei contadini. Nel 1774 vennero fissa� i criteri per l’istruzione primaria obbligatoria sollecitando a is�tuire scuole locali e is�tu� per la formazione dei maestri. Diede avvio a una serie di interven� nei confron� delle preroga�ve del clero: la censura passa lo Stato e venne progressivamente abolita l'inquisizione. Non vi sono differenze sostanziali fra gli obie�vi che si era posta Maria Teresa e il programma di Giuseppe; il cambiamento è piu�osto nelle forme e nei metodi, di governo, nella radicalità delle decisioni, che risen�rono dell’impronta cara�eriale del sovrano. Il giurisdizionalismo riceve�e un impulso con il figlio Giuseppe II (salito al trono 1780) che accentuò anche in altri campi la poli�ca della madre. La sua poli�ca ecclesias�ca era volta a unificare nelle mani dello Stato i poteri sul clero nazionale so�raendoli al pontefice. Furono soppressi i conven� e gli ordini contempla�vi ossia quelli non degli all’assistenza e all’insegnamento. Furono abolite le discriminazioni nei confron� dei protestan� e greco-ortodossi, e vennero emancipa� gli ebrei. Papa Pio VI prese la decisione senza preceden� di recarsi personalmente a Vienna per dissuadere l’imperatore da seguire la via intrapresa. Il viaggio del “pellegrino apostolico” (marzo-aprile 1782) ebbe vas�ssima risonanza, ma sul piano poli�co si risolse in un ne�o insuccesso. Con il codice penale Giuseppino del 1787 (il primo veramente moderno), furono rido� i casi puni� con la pena di morte e soppressa la tortura. I suoi cara�eri dis�n�vi erano la caduta di ogni discriminazione in base alla nascita o condizione sociale, la limitazione dell’arbitrio del giudice, la completezza e l’autonomia della norma�va. Sono ques� aspe�, a fare del codice un monumento dell’illuminismo. Giuseppe introdusse il matrimonio civile, la libertà di stampa e chiedo interiore impulso all’istruzione statale. Nel 1781-1782 furono abolite dei territori dell’Austria e della Boemia le servitù personali dei contadini. Il tenta�vo di estendere tu� ques� provvedimen� all’Ungheria suscitò una vigorosa opposizione da parte della nobiltà locale. Un’analoga posizione si manifestò nei Paesi Bassi austriaci (Belgio). Così il breve regno di Giuseppe Secondo (che morì nel 1790) finito il segno delle ribellioni autonomis�che. Le ribellioni suscitate insieme allo scoppio della rivoluzione in Francia indussero il fratello Leopoldo II (1790-92) (già Granduca in Toscana) ad una poli�ca più moderata. In Prussia l’azione di Federico II Hohenzollern (1740-86) rappresentò la più compiuta personificazione del sovrano illuminato, Questo dualismo fra principi illumina� e poli�ca di potenza cara�erizza lui e la Prussia, che era al tempo stesso potenza militare e stato della filosofia e della scienza. Fra i primi e più significa�vi interven� riformatori di Federico vi furono la semplificazione del sistema giudiziario con l’apprestamento di un codice di procedura e di un codice civile, e la formazione di una magistratura di carriera e l’istruzione elementare obbligatoria. Pilastri dello stato prussiano rimanevamo l’esercito e la burocrazia. Fu potenziato l’esercito e sopra�u�o venne creata una aristocrazia militare legata al sovrano. In Russia l’azione riformatrice di Caterina II (1762-96) fu assai limitata. Il programma riformatore era improntato ad a�enuare il predominio aristocra�co, era favorevole alla libertà di stampa e alla tolleranza, e os�le alla servitù dei contadini. Erano tu�avia affermazione di principio piu�osto che obie�vi da perseguire completamente. La requisizione dei beni della Chiesa greco-ortodossa, l’abolizione dei monopoli e dei vincoli alle a�vità commerciali e manifa�uriere furono significa�vi provvedimen� a favore dello sviluppo economico, così come la riforma amministra�va e provinciale del 1775. L’arretratezza e le resistenze della Russia fecero sì che gli interven� si muovessero verso la definizione e l’organizzazione di una società per ce�, Allargando le dimensioni del privilegio, Che era messa in crisi, invece, nel resto d’Europa. Nonostante alcuni cau� incen�vi allo sviluppo, le condizioni delle campagne restavano precarie, a�raversate da rivolte, esposte alle crisi dovute ai ca�vi raccol�. Il malcontento emerse in par�colare nella rivolta organizzata tra il 1773 e il 1774 da Emel’jan Pugacëv, un cosacco del Don che raccolse un esercito di servi sfuggi� alla schiavitù, denunciando gli abusi dei padroni, predicando la libertà per i contadini e la spar�zione delle terre. LE RIFORME ILLUMINISTICHE IN ITALIA All’inizio del Se�ecento, il termine “riforma” si sposta significa�vamente a definire la volontà poli�ca che tende ad apportare negli ordinamen� statali e nell’economia correzioni ed aggiustamen�. Con la pace di Aquisgrana (1748), l’Italia trovò una sistemazione all’interno di un equilibrio che si sarebbe rivelato molto stabile e che per quasi mezzo secolo avrebbe tenuto lontano il paese dalle guerre. In Italia l’a�vità riformatrice fu sostanzialmente limitata al regno di Napoli, alla Lombardia e alla toscana. Talora le riforme avvengono al di fuori del contesto dell’assolu�smo illuminato come nel regno di Sardegna, dove un rafforzamento della stru�ura e delle preroga�ve statali si realizzò nella prima metà del secolo. Nel regno di Napoli l’azione riformatrice di Carlo di Borbone si limitò alla redazione di un catasto, all’interven� a favore degli scambi commerciali e a misure giurisdizionaliste. A Napoli, i primi anni del regno di Carlo di Borbone furono contrassegna� da un’intensa (sebbene non sempre efficace) azione riformatrice. Fu is�tuito il Supremo magistrato di commercio con compi� di promozione delle a�vità produ�ve. La Lombardia di Maria Teresa fornì un migliore esempio di poli�ca economica mirante a due (non sempre compa�bili) obie�vi: risanare le finanze ed incen�vare la produzione. Nel Ducato di Milano, dominio austriaco, vennero realizzate le stesse riforme che erano state avviate negli altri territori dell’impero (sopra�u�o il catasto). Nel 1749 fu creata una giunta presieduta da Pompeo Neri, che in dieci anni portò a termine quello che è considerato il proto�po dei catas� moderni. Il catasto venne considerato come un potente incoraggiamento dell’a�vità agricola, un incen�vo alle migliorie e alla messa a coltura di terreni incol�. L’importanza dei catas� sta sopra�u�o nell'aver fornito allo Stato un efficace strumento fiscale e ai proprietari la certezza dei loro diri� e la possibilità di valutare l'en�tà della tassazione. In Toscana, salvo che per il catasto, si sperimentarono so�o Pietro Leopoldo (figlio secondogenito di Maria Teresa d’Austria) tu� gli interven� più �pici dell'assolu�smo illuminato. In campo economico fu avviata una poli�ca liberista e si cercò senza successo di favorire un ceto di piccoli proprietari contadini. La toscana fu il primo paese ad accogliere nel codice penale del 1786 I principi di Beccaria: la tortura e la pena di morte vennero abolite e fu riconosciuto all’imputato il diri�o alla difesa. Venne migliorata l’agricoltura. La più audace delle sue riforme fu il proge�o cos�tuzionale basato sulla necessità di fondare un rapporto contra�uale dei poteri del sovrano, ma le opposizioni interne unite a quelle di Vienna e la sua scesa nello stesso anno al trono imperiale invece l’abbandonare questo proge�o. Le ragioni profonde che mossero i governan� a pra�care delle scelte poli�che di cara�ere riformatore si spiegano solo tenendo conto di due elemen� che furono determinan� nella storia italiana ed europea del Se�ecento: il consolidamento dello stato e il confli�o is�tuzionale ed ideologico fra stato e Chiesa. ALLE ORIGINI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Si dà il nome di rivoluzione industriale Al complesso di profondi mutamen� nelle forme di produzione che si verificò in Inghilterra tra il 1780 e inizio 800. Mutamen� che successivamente si sarebbero afferma� anche nel con�nente europeo. In un arco di tempo rela�vamente breve un asse�o economico-sociale stabile e sostanzialmente stagnante fu sos�tuito da una fase di sviluppo economico senza preceden�, cara�erizzata da una crescita gradualmente accelerata. Il passaggio da un’economia agricolo-ar�gianale a un’economia industriale, fondata sulla fabbrica, si affermò gradualmente in tempi successivi e con differen� modalità, avviando quella trasformazione Dell’organizzazione sociale, dei sistemi poli�ci, dei modelli culturali e degli stessi comportamen�. La rivoluzione industriale ha assunto, con la Rivoluzione francese, il valore periodizzante di inizio di una nuova età: quella contemporanea, contrassegnata nonostante i profondi squilibri, da raggiungimento del benessere economico nei paesi più sviluppa�. L’economia dell’Inghilterra preindustriale presentava alcune peculiarità che spiegano perché proprio lì avrebbe preso avvio la rivoluzione industriale. Alla fine del 600 l’Inghilterra presentava per cer� versi cara�eris�che simili a quelle di altri paesi europei: l’a�vità economica prevalente era l’agricoltura, le a�vità industriali, fra quelle predominan� quelle tessili, erano organizzate prevalentemente su scala domes�ca e l’unità �pica di produzione era cos�tuita dalla famiglia. Una quota notevole del prodo�o, in tu� rami di a�vità, era des�nata all’autoconsumo, e anche quella parte che veniva commercializzata entrava in un mercato assai ristre�o, a base locale o al massimo regionale. Tanto i reddi� individuali che la ricchezza distruggevano o danneggiavano telai. Le agitazioni Luddiste che raggiunsero l’apice nel 1811-12 lasciarono il posto a nuove forme di organizzazione sindacale, cominciarono ad avanzare richieste di riconoscimento dei diri� poli�ci. Le trasformazioni legate all’ industrializzazione sollecitarono, nell’ambito del radicalismo inglese, una nuova riflessione sui temi della partecipazione poli�ca e della riforma sociale. Bentham, principale teorico dell’u�litarismo, individuò nel conce�o di u�le il criterio fondamentale cui deve conformarsi l’azione poli�ca. La rivoluzione industriale inglese, inoltre, diede l’avvio a un nuovo sistema produ�vo che si sarebbe esteso al resto d'Europa E agli Sta� Uni�. Il quadro dell’economia dell’Europa con�nentale dal 1815 alla metà dell’o�ocento si presenta contraddi�orio, per la compresenza di elemen� di arretratezza e di fa�ori dinamici. Tale economia era dominata dalle a�vità agricole, che rimanevano tecnicamente arretrate. LA RIVOLUZIONE AMERICANA La rivoluzione americana fu infa� il primo esempio di lo�a di liberazione condo�a vi�oriosamente da un paese extra europeo contro una potenza del con�nente; segno la nascita di un nuovo organismo statale des�nato a svolgere un ruolo da protagonista nel mondo contemporaneo; apri una stagione di grandi rivolgimen� – L’età delle rivoluzioni liberali e democra�che, o delle rivoluzioni borghesi-. La rivoluzione americana si sviluppò infa� in un contesto geografico, sociale e culturale molto diverso. La colonizzazione inglese del Nord America, iniziata al principio del Seicento e costantemente legata ad un’aspra lo�a contro gli indiani, fu il prodo�o dell’inizia�va di compagnie commerciali e dell’emigrazione di minoranze poli�che e religiose, anzitu�o i puritani. Nel contesto economico dell’impero britannico, le colonie americane avevano il ruolo primario di fornitrici di materie prime agricole. Il tabacco cos�tuiva il prodo�o principale, ma grande importanza avevano anche l’indaco e il riso delle Caroline, le pellicce canadesi e del New York, il grano delle colonie centrali, i prodo� navali (legname, catrame, resina, canapa) del New England e il pesce della stessa regione. A�orno alla metà del 700, il territorio controllato dalla Gran Bretagna si estendeva su una vasta fascia di cos�era atlan�ca limitata a nord dalla regione dei grandi laghi, a sud dalla Florida spagnola, a ovest dalla catena degli Appalachi. In questo territorio vivevano circa 1 milione mezzo di coloni che lo�avano contro le tribù indiane, I quali opposero una strenua resistenza alla colonizzazione. La colonizzazione inglese del Nord America si era svolta in tempi piu�osto len�, fra l’inizio del 600 e la metà del se�ecento. Le inizia�ve erano assecondato dalla corona britannica. La prima colonia britannica fondata sul suolo americano fu la Virginia, nata nel 1607 per inizia�va di una compagnia commerciale. Fra il 1620 e il 1640 erano sta� invece gruppi di puritani perseguita� dalla corona e della Chiesa anglicana a dar vita A insediamen� più a nord, nella regione del Massachuse�s : grazie ai padri Pellegrini sbarca� nel dicembre del 1620 dalla nave Mayflower. La colonizzazione della costa fu completata dopo il 1730 con l’acquisizione della regione che prese il nome di Georgia. Le 13 colonie differivano profondamente fra loro, e si potevano individuare tre zone dis�nte. Il Nord: nelle qua�ro colonie della nuova Inghilterra, si sviluppo un’agricoltura fondata essenzialmente Sulla col�vazione dei cereali e di organizzate in piccole e medie aziende familiari raccol� a�orno a villaggi rurali, orientata principalmente dal sull’autoconsumo, Che si integrava bene con l’economia dei centri urbani della costa dove fiorivano commerci dell’industria can�eris�ca. Nelle cinque colonie del sud i grossi centri urbani erano pressoché assen� e tu�a l’economia era incentrata sulle piantagioni (di tabacco e di riso Des�na� al esportazione) nelle quali si sfru�ava il lavoro degli schiavi africani. Le qua�ro colonie del centro risen�vano dell’estrema varietà delle loro componen� etniche, tu�avia erano più simili al nord. Nel complesso, l’economia delle colonie era stre�amente integrata con quella della madrepatria, che in base agli a� di navigazione si riservava il monopolio sui commerci. Sono le navi inglesi potevano accedere ai por� del Nord America. La quasi totalità della produzione coloniale era des�nata ai merca� britannici, mentre l’industria locale era ostacolata per evitare la concorrenza con quella della madrepatria. A questa stre�a dipendenza economica, a�enuata dalla sviluppo di un fiorente commercio clandes�no, faceva riscontro una notevole autonomia sul piano poli�co. Dall’inizio del 700 le colonie furono poste so�o il controllo di un governatore di nomina regia, affiancato da consigli a cui si aggiungeva però assemblee legisla�ve ele�e dai ci�adini. Nel corso del tempo, le assemblee legisla�ve assunsero poteri sempre maggiori nella conduzione degli affari delle colonie, realizzando così esperienze di governo rappresenta�vo che non avevano allora riscontro in nessun altra colonia, nei alcun paese sovrano del resto del mondo. Forme molto ampio di autogoverno si realizzavano anche a livello delle comunità locali, che godevano ovunque di larghissime autonomie. Il pluralismo, la tolleranza, la difesa delle autonomie locali erano valori condivisi, in modi e in gradi diversi, dall’intera società coloniale. Fino agli anni 60 del XVIII secolo il problema dell’indipendenza rimase estraneo. I coloni di origine inglese non cessavano di sen�rsi innanzitu�o suddi� della corona britannica. Troppo for� erano i vincoli con la madrepatria e troppo deboli i legami reciproci fra le 13 colonie perché un'iden�tà americana potesse svilupparsi spontaneamente. Anche i contras� col governo britannico erano resi meno dramma�ci Dalle larghe autonomie di cui le colonie godevano. Il sostegno militare della madrepatria era inoltre considerato indispensabile per proteggere la sicurezza delle colonie contro le insidie delle due potenze ca�oliche Francia e Spagna e contro la minaccia degli indiani. La guerra dei se�e anni che vide i coloni impegna� in uno scontro contro i francesi e le tribù indiane loro alleate, Pose le premesse per un contrasto che si sarebbe presto rivelato insanabile. Dopo la pace di Parigi del 1763, la Gran Bretagna si trovò padrona di un vasto impero nord americano. Per consolidare e difendere questo impero dove�e per aumentare la sua presenza militare sul con�nente: impegno che gravava non poco sulle finanze inglesi. Di qui il tenta�vo del governo di esercitare un più stre�o controllo sulle colonie E di addossare sulle loro spalle una parte crescente delle spese necessarie al loro sicurezza. Nel 64 re Giorgio III emana una nuova legge sul commercio degli zuccheri che colpiva con un forte dazio le importazioni dai Caraibi francesi. Di fronte ai sempre più impellen� bisogni finanziari del governo, il primo ministro George Grenville fece approvare nel 1765 una legge sul bollo (lo Stamp Act) sugli a� ufficiali e sulle pubblicazioni con lo scopo di mantenere le truppe stanziate nelle colonie americane. Nel 1766 di fronte alle proteste dei coloni e alle cri�che mosse, il parlamento inglese decise di revocare l’a�o. Al tempo stesso però riaffermo una serie di provvedimen� che imponevano alle colonie dazi di entrata su numerose merci importate dalla madrepatria. A ques� provvedimen� di coloni agirono allargando intensificando le azioni di protesta. Furono organizzate manifestazioni di piazza sopra�u�o opera di associazioni segrete (i Sons of liberty). Una intensa opera per orientare l’opinione pubblica verso l’indipendenza e per la formazione di una coscienza nazionale svolse anche Benjamin Franklin, il quale fu inviato come delegato delle colonie presso il parlamento inglese, ed ebbe in seguito una funzione di primissimo piano nello svolgimento di tu�a la vicenda rivoluzionaria. In alcuni centri fu a�uato il boico�aggio delle merci provenien� dalla madrepatria. Vengono pubblica� opuscoli polemici in cui si faceva appello, per difendere il buon diri�o dei coloni, alla stessa tradizione del parlamentarismo britannico: in par�colare al principio secondo cui nessuna tassa poteva essere imposta senza l’approvazione di un’assemblea in cui diri� dei tassa� trovassero adeguata rappresentanza. In base a questo principio (no taxa�on without representa�on ) il parlamento, dove i coloni non erano rappresenta�, non aveva diri�o a imporre tasse ai territori d’oltre mare. A dare nuovo slancio alle corren� radicali fu un provvedimento del 1773 che assegnava la compagnia delle Indie il monopolio del commercio del tè nel con�nente americano, danneggiando gravemente i commercian� locali. Il 16 dicembre 1773 un carico di tè, trasportato da tre navi inglesi, fu ge�ato in mare nel porto di Boston da un gruppo di Sons of freedom traves�� da pellirosse. Il governo inglese rispose con dure misure di ritorsione, chiudendo nel 1774 il porto di Boston e privando il Massachuse�s delle sue autonomie. Da questo momento in poi, la ribellione divenne aperta e generalizzata. Nel se�embre 74, in un primo congresso con�nentale tenutosi a Philadelphia , i rappresentan� di tu�e le colonie si accordarono per portare avan� le azioni di boico�aggio. Nell’aprile 1775 i primi scontri arma� tra le milizie dei coloni e l’esercito inglese ebbero luogo a Lexington e a Concor nei pressi di Boston. In maggio un secondo congresso con�nentale, sempre a Philadelphia, decideva la formazione di un esercito comune (Con�nental Army) e ne affidava il comando a George Washington, proprietario terriero e capo delle milizie della Virginia. La protesta sfociava così in un avere propria guerra. Lo scontro fra la Gran Bretagna e le colonie del Nord America si presentava in partenza come una lo�a impari. La stessa opinione pubblica delle colonie, pressoché compa�a quando si è tra�ato di sostenere la protesta contro le tasse e dazi doganali, si dimise nel momento in cui si passa allo scontro armato. Mol� coloni assunsero un a�eggiamento lealista e comba�erono al fianco degli inglesi, dando così alla guerra di indipendenza anche il cara�ere di una guerra civile. Le tesi indipenden�ste erano sostenute sopra�u�o da intelle�uali e dei ce� inferiori. Vi era poi la posizione intermedia tra lealis� e indipenden�s�, una corrente moderata che, anche os�lità iniziate, con�nua cercare una soluzione di compromesso. L’a�eggiamento intransigente di Giorgio III fece fallire ogni ipotesi di soluzione. Il 4 luglio 1776 dopo lungo acceso diba�to, il congresso con�nentale approvò una dichiarazione d’indipendenza stesa da Thomas Jefferson, che può essere considerato il vero a�o di nascita degli sta� uni� d’America. Nella premessa si richiamavano i principi cardine del pensiero illuminista. Le prime fasi del confli�o non furono favorevoli agli americani. Gli americani riuscirono a evitare la sconfi�a defini�va e la disgregazione dell’esercito grazie sopra�u�o a Washington. Nell’o�obre 1777, gli inglesi subirono a Saratoga la loro prima seria sconfi�a. La posizione degli insor� restava comunque precaria. E non meno grave era la situazione finanziaria. La forte ondata inflazionis�ca provocata dall’eccessiva emissione di cartamoneta, autorizzato dal congresso per coprire le spese di guerra, danneggiò operai e salaria� agricoli. A favore degli indipenden�s� agivano però alcuni importan� fa�ori esterni. Il primo fu la solidarietà dell’opinione pubblica europea e l’appoggio di numerosi volontari provenien� dai paesi europei. Ma l’aiuto decisivo e i degli americani venne dall’intervento il loro favore delle potenze europee rivali dell’Inghilterra, che videro l’occasione propizia per rifarsi delle sconfi�e subite o per rime�ere in discussione la superiorità navale mercan�le della Gran Bretagna. Francia, Spagna e Olanda fornirono ingen� pres�� agli esordi e si sos�tuirono all’Inghilterra nel ruolo di partner commerciale. Alla fine del 1777 la Francia riconobbe l’indipendenza delle colonie e nel gennaio del 78 firmo con esse un pa�o di alleanza militare. L’intervento della Francia, cui seguì l’anno successivo la Spagna, creò grosse difficoltà la Gran Bretagna. Nell’estate dell’81 in coincidenza con l’arrivo di una flo�a francese, gli americani passarono al contra�acco e posero l’assedio a Yorktown, in Virginia, dove si era concentrato il grosso delle forze britanniche. Con la resa di Yorktown (o�obre 81) la guerra poteva dirsi virtualmente conclusa. Nell’autunno dell’82 furono avviate le tra�a�ve di pace, che si conclusero con il tra�ato di Versailles del se�embre 1783 . Col tra�ato la Gran Bretagna riconosceva l’indipendenza alle colonie, ma mantenne il Canada, salvo alcune concessioni alla Francia e alla Spagna. Una volta o�enuta l’indipendenza, l’ex colonie dove�ero affrontare i problemi rela�vi alla formazione di un nuovo organismo statale. Per tu�a la durata della guerra i futuri Sta� dell’unione si erano governa� da soli. Le cos�tuzioni si spiravano tu�e ai principi del governo rappresenta�vo e alla tutela delle libertà fondamentali e del diri�o di proprietà, ma per mol� aspe� rifle�evano le diverse situazioni poli�co-sociali e le diverse tradizioni delle colonie: la schiavitù ad esempio fu abolita in nuova Inghilterra mentre rimase in vigore nel sud. A guerra conclusa i problemi derivan� dall’assenza di un forte potere centrale si fecero sen�re. C’erano contras� con�nui tra Stato e Stato per ques�oni di confine di spar�zione dei nuovi territori. I merca� erano nel caos dell’assoluta precarietà dei mezzi di pagamento, dopo che la moneta nazionale era stata distru�a dall’inflazione. Le difficoltà economiche inaspriva le tensioni sociali lasciando spazio al sorgere di movimen� di protesta azzi�a radicale ed egualitaria. Si giunse così, nonostante i contras� e resistenze, alla convocazione di una convenzione cos�tuzionale che aveva lo scopo limitato di emendare gli ar�coli di confederazione e che si aprì il 15 maggio 1787 A Philadelphia so�o la presidenza di Washington. Venne creata un’archite�ura cos�tuzionale completamente nuova ispirandosi al principio della divisione del reciproco equilibrio dei poteri, la cos�tuzione dava vita a nuovi organi federali, con una propria autorità, trasformando così la confederazione in unione, acquistando la fisionomia di un vero e proprio Stato. Ma l’approvazione larghissima maggioranza del testo cos�tuzionale non chiude la discussione sulla forma di governo della nuova Repubblica. La cos�tuzione per diventare operante doveva essere approvata dalle assemblee dei singoli sta�. Fu appunto in Questa fase che il diba�to cos�tuzionale sviluppo in termini più aper� e vivaci. Favorevoli alla soluzione federalista erano sopra�u�o i gruppi lega� al commercio e all’industria, mentre le idee an�federaliste avevano maggiore ascolto fra i ce� medio bassi. Le tesi federaliste finirono comunque col prevalere quasi dappertu�o tra l’87 e 88, la cos�tuzione fu approvata da 11 Sta� su 13, Per poi essere ra�ficata dal congresso con�nentale nel se�embre dell’88. Nel febbraio 89 furono tenute le prime elezioni legisla�ve che portarono Washington alla carica di presidente. Fra l’89 91 il congresso approvò 10 ar�coli aggiun�vi o emendamen� alla cos�tuzione chiama Ivan lo scopo di ribadire di tutelare i diri� individuali e le preroga�ve dei singoli stati. Il governo federale fu organizzato in dipar�men�, ossia il ministeri. Il dipar�mento del tesoro affidato ad Aleksander Hamilton che ebbe un ruolo importante nel risanare le finanze dell’unione. Gli avversari di Hamilton trovarlo un punto di riferimento autorevole in Thomas Jefferson ora �tolare del dipar�mento di Stato (ministero degli esteri). Si formarono così due veri e propri par��: il repubblicano-democra�co, che faceva capo a Jefferson e a James Madison, e il federalista, che emigrazione nobiliare che si organizzava all’estero in previsione di un ritorno dell’an�co regime. Episodi di ribellione contro rivoluzionaria erano già venu� in varie par� della Francia. Dopo la requisizione dei beni della Chiesa apparve inevitabile che spe�asse allo Stato il mantenimento degli ecclesias�ci, equipara� a funzionari pubblici dalla cos�tuzione civile del clero votata nel 90. La nomina dei vescovi e dei parroci era a�ribuita alle assemblee ele�orali locali, e come tu� gli altri funzionari anche gli ecclesias�ci furono obbliga� a giurare fedeltà alla nazione, al re, alla cos�tuzione. Questa profonda modifica venne condannata da Papa Pio VI nel 1791. Il basso clero si divise tra favorevoli (cos�tuzionali), e contrari (refra�ario) alla cos�tuzione civile del clero. Si sarebbero fronteggia� fino al Concordato napoleonico (1802), che avrebbe portato pace nella Chiesa ca�olica francese. Il gravissimo scisma che si venne così apprendo della Chiesa di Francia ebbe come conseguenza lo schierarsi di una parte consistente del clero tra le file della controrivoluzione. Nello stesso arco di tempo, tra il 90 e 91, l’assemblea proseguì la grande opera di edificazione delle nuove stru�ure amministra�ve. La Francia fu suddivisa in 83 dipar�men�. Fu instaurato un compiuto decentramento che rovesciava il sistema accentrato della monarchia. Parigi fu divisa in 48 sezioni. L’assemblea ispirata da principi liberist i, soppresse tu�e le corporazioni di mes�ere e vietò le coalizioni operaie e gli scioperi. Il regime poli�co che si veniva definendo era un regime liberale, fondato sulla separazione dei poteri. Fu previsto un parlamento composto da una sola camera, l’assemblea legisla�va, della durata di due anni. Il sistema previsto dalla cos�tuzione del 91, approvata il 3 se�embre, era congegnato in modo da richiedere, per un suo corre�o funzionamento, uno stabile accordo tra potere esecu�vo e quello legisla�vo, fra sovrano e assemblea. Ma l’equilibrata realizzazione di una monarchia cos�tuzionale, fu spazzata via dalla fuga del re da Parigi il 20-21 giugno 1791. Il gesto del re mostrava la sua chiara adesione ai programmi degli emigra� e della controrivoluzione. Il disegno era quello di guidare dall’estero una restaurazione armata. Riconosciuto e fermato a Varennes il re fu ricondo�o a Parigi con la sua famiglia, scortato dalle guardie nazionali e il popolo. LA SVOLTA 1792 Lo scisma religioso e la fuga del re minavano gli elemen� portan� del consenso e dell’iden�tà colle�va del popolo francese. La nazione veniva privata del suo tradizionale punto di riferimento unitario: il re. In questo contesto si svilupparono ipotesi di un regime poli�co alterna�vo, democra�co e repubblicano. La divaricazione fra rivoluzione liberale e rivoluzione democra�ca sarebbe divenuta insanabile. Il 30 se�embre del 91 si sciolse l’assemblea nazionale e il 1 o�obre si riunì nuovo parlamento, l’assemblea legisla�va (cos�tuita da deputa� modera�, cos�tuzionali, giacobini fra cui anche i girondini). Nessuno di ques� gruppi era in grado di esercitare un’egemonia poli�ca, mentre la corte e gli emigra� con�nuavano ad organizzare la controrivoluzione, appoggia� dall’Austria alla Prussia. Il 20 aprile 1792, fu dichiarata guerra all’Austria, sopra�u�o per volere dei girondini, cer� che una vi�oria avrebbe rinsaldato la rivoluzione. Il duca di Brunswick, comandante delle truppe nemiche, diffuse un manifesto che minacciava, nel caso fosse recato oltraggio al re, una vende�a esemplare, l’inizia�va fu ripresa dal popolo parigino (dai sanculo�) che insorse. Adesso gli si aggiunsero i federa�: sanculo� federa� chiedevano apertamente la sospensione del re. Il 3 agosto del 92,47 sezioni su 48 chiesero la deposizione del re . Alla mezzano�e del 9 agosto nacque una nuova insurrezione popolare. La ma�na del 10 agosto sanculo� e patrio� arma� giunsero davan� al palazzo delle Tuileries abbandonato dalla guardia nazionale. L’assemblea legisla�va, presso la quale si era rifugiato il re, decretò la sospensione del sovrano e decise nuove elezioni a suffragio universale. Era il trionfo della rivoluzione popolare e la rivincita dei ci�adini passivi. LA REPUBBLICA E LA GUERRA RIVOLUZIONARIA 92-93 La convenzione nazionale (questo è il nuovo nome dell’assemblea) fu ele�a ai primi di se�embre del 1792, ma il potere esecu�vo in Francia fu esercitato di fa�o fino al novembre del 95 da organismi straordinari. Uno di ques�, il comune insurrezionale di Parigi, Ebbe un ruolo rilevante. Fu il Comune a tenere il prigioniero Luigi 16 e organizzare la vigilanza rivoluzionaria. In questa atmosfera si diffuse la voce di un complo�o contro rivoluzionario che avrebbe avuto inizio nelle carceri. Nel 92 i sanculo� Diedero assalto alle prigioni massacrando i prigionieri. I massacri di se�embre, che le is�tuzioni subirono senza poterli arginare, dimostrarono il radicalismo dei sanculo�. La componente violenta unita all’entusiasmo rivoluzionario fu uno dei fa�ori che consen�rono alle truppe francesi di volontari, di ba�ere i prussiani a Valmy il 20 se�embre del 92: una vi�oria più importante per il suo significato simbolico. Per la prima volta un popolo in armi sconfiggeva una grande potenza. Il giorno dopo la convenzione dichiarò abolita la monarchia dando vita alla Repubblica. L'assemblea fu egemonizzata dai girondini ai quali si contrapposero i deputa� della montagna ( i Montagnardi come Robespierre, Danton e Marat) Che sedevano in alto a sinistra (dalla posizione rispe�o al presidente dell’assemblea ebbero origine i termini sinistra e destra). Al centro i deputa� modera� cos�tuivano una pianura-palude. La lo�a tra girondini e montagnardi contrassegno la convenzione dal se�embre 92 a giugno 93. I due gruppi erano formate da esponen� della media borghesia ed erano guida� entrambi da avvoca� e giornalis�. Ma le vere differenze tra i due schieramen� erano di natura poli�ca e ideologica, ed è possibile misurarle sulle due maggiori ques�oni del momento: il processo a Luigi 16 e il ruolo da a�ribuire a Parigi, al Comune rivoluzionario e al movimento dei sanculo�. Durante il processo al re, celebrato alla comprensione del 10 dicembre 92 al 20 gennaio 93, i girondini tennero un a�eggiamento meno intransigente. La colpevolezza fu decretata quasi all’unanimità , Mentre l’appello al popolo venne respinto. Luigi 16 fu condannato a morte e decapitato il 21 gennaio del 93. L’esecuzione accentuò l’os�lità delle potenze europee. La Francia aveva sconfi�o gli austriaci e conquistato il Belgio. La guerra diveniva così sempre più guerra rivoluzionaria e di propaganda. Dopo la conquista del Belgio, gli inglesi e gli olandesi si sen�rono minaccia� e questo riaprì an�che rivalità Commerciali. Il 1 febbraio del 93 la convenzione dichiarò guerra all’Inghilterra e all’Olanda, il mese successivo alla Spagna. Contemporaneamente avveniva la ro�ura con gli sta� italiani. La Francia si trovò in guerra con tu� gli sta� europei. Tu�e le conquiste delle armate repubblicane si trasformarono in annessioni. Nel mese di marzo del 93 una grande rivolta contadina esplose nella Vandea, una regione del ovest, a sud della Loira. L’insurrezione nacque dal rifiuto della coscrizione, ma fu alimentata sopra�u�o dall’opposizione e estraneità di una parte del mondo rurale alla rivoluzione, vissuta come il predominio della borghesia urbana. La rivolta vandeana sconfisse sistema�camente le spedizioni inviate a reprimerla. La convenzione dove�e affrontare anche le difficoltà suscitate dal malessere economico e della agitazione del popolo parigino: i sanculo� chiesero un maximum ovvero un prezzo fisso massimo degli alimentari e la tassazione dei ricchi. La situazione Spinse i modera� a trovare un accordo con i Montagnardi. La nuova maggioranza della convenzione ado�ò una serie di provvedimen�: furono crea� un tribunale rivoluzionario contro i sospe� e comita� di vigilanza rivoluzionaria, fu stabilito un massimo per cereali farina. Sopra�u�o venne is�tuito il comitato di salute pubblica. Tu�e queste misure apparvero ai girondini come un cedimento ai sanculo� e come inizio di una di�atura. Il contrasto con i Montagnardi divenne sempre più insanabile. DITTATURA GIACOBINA E TERRORE 93-94 Il nuovo successore dei sanculo� apri la strada all’egemonia dei giacobini (che, dopo la sconfi�a dei girondini, si iden�ficavano interamente con i Montagnardi) e del loro leader Robespierre, interprete di una provvisoria convergenza tra movimento popolare e borghesia rivoluzionaria. La sua austerità intransigenza lo avvicinavano all’universo simbolico dei sanculo�. Estranei e os�li a questa ideologia, i girondini ruppero con il movimento popolare e con il dinamismo rivoluzionario dei sanculo�. I girondini furono sconfi� proprio da ciò che avevano potentemente contribuito a suscitare. All’inizio del 93 il governo poggiava sull’alleanza di due minoranze, giacobini e militan� rivoluzionari. L’ideologia poli�ca dei giacobini discendeva dalle teorie democra�che degli illuministi, in par�colare di Rossoau . Auspicavano una società cara�erizzata da un insieme di piccoli produ�ori, contadini e ar�giani, proprietari dei mezzi di produzione. I giacobini e Robespierre si posero come interpre� del popolo espressione della volontà generale, inaugurando un modello di democrazia totalitaria. Gli strumen� delle egemonia giacobina furono il governo rivoluzionario e il terrore, ossia la sistema�ca eliminazione fisica degli avversari poli�ci. La cos�tuzione democra�ca del 93 (preceduta da una nuova dichiarazione dei diri�) non entrò mai in vigore. Furono invece progressivamente sospese le garanzie dei ci�adini e fu instaurata una di�atura in nome del popolo e della libertà. I giacobini iniziarono il loro governo mentre in gran parte della Francia dilagava L’insurrezione federalista. So�o la guida di girondini e realis� la rivolta si era estesa. Ma nel giro di sei mesi le truppe della convenzione riuscirono tu�avia a reprimere l’insurrezione. Nello stesso periodo l’esercito venne profondamente riorganizzato e rafforzato. Nell’agosto 93 fu decretata la leva in massa e portò fra novembre e dicembre A nuove vi�orie. Contemporaneamente il radicalismo rivoluzionario celebrò i suoi trionfi, da un lato con misure a favore dei più poveri, dall’altro con trasformazioni delle tradizioni civili e religiose. Dopo una nuova sollevazione dei sanculo� (qua�ro-5 se�embre 93) Venne imposto il maximum nazionale dei cereali, dei prezzi e dei salari. Il controllo rigido dell’economia risponde all’esigenza di evitare sommosse urbane e di provvedere alle forniture per l’esercito. So�o la pressione dei sanculo� la convenzione mise il terrore all’ordine del giorno, decidendo l’avvio immediato di una poli�ca repressiva. A Parigi, in o�obre furono processa� decapita� l’ex regina Maria Antonie�a i capi girondini, tra cui Brissot. Il 5 o�obre 93 fu introdo�o il calendario repubblicano, che rimase in vigore fino al 31 dicembre 1805. Una modifica che intendeva so�olineare l’inizio di una nuova età e promuoveva una laicizzazione della società. L’inizio dell’anno viene ad esempio fa�o coincidere con l’equinozio d’autunno. Le “feste rivoluzionarie” nella storia della Rivoluzione francese hanno una notevole importanza culturale e poli�ca. Furono celebrazioni curate da regis� e scenografi quali il pi�ore Jacques-Louis David. Con sfilate che celebravano una serie di valori umani e is�tuzional i (la Gioventù, il Popolo, l’Amicizia, l’Agricoltura), ma anche nuove divinità filosofiche (la Dea Ragione, l’Essere Supremo). La scris�anizzazione ebbe anche aspe� più radicali: furono distru� simboli religiosi, statue dei san� campane. 20.000 pre� abbandonarono la condizione sacerdotale, mentre si diffuse il culto della dea ragione e dei mar�ri rivoluzionari come Marat, assassinato nel luglio da una realista Charlo�e Corday. La scris�anizzazione non ebbe l’appoggio di Robespierre che vi scorgeva i rischi dell’ateismo e che per questo sostenne impose, nel maggio del 94, il culto dell’essere supremo, espressione delle concezioni deiste. Mol� aspe� della ventata scris�anizzato dice vanno ricondo� alle componen� di fondo della mentalità rivoluzionaria che necessitava un rovesciamento totale del passato io la distruzione simbolica dell’an�co regime . Un rovesciamento come esaltazione della eguaglianza e della fratellanza. A par�re dal marzo 1794, il comitato comincio ad eliminare i fa�ori di instabilità e di opposizione interni alle forze rivoluzionarie. L’eliminazione delle fazioni di sinistra di destra ridusse la base poli�ca e popolare del consenso proprio mentre con la spietata legge del 94 veniva intensificata la repressione e inaugurato il cosidde�o il grande terrore . La vi�oria riportata dalle armate francesi sul fronte belga a Fleurus sembro togliere l’ul�ma gius�ficazione alla poli�ca del terrore. Cresceva l’os�lità all’autocrazia di Robespierre. In questa atmosfera maturò una congiura: il colpo di stato del nove termidoro. Il nove termidoro (27 luglio) Robespierre e i suoi sostenitori vennero messi so�o accusa dalla convenzione e arresta�. Dichiara� fuorilegge il giorno dopo vennero gius�zia�. In meno di un anno i condanna� a morte furono circa 17.000. CONTINUITÀ RIVOLUZIONARIA E TENTATIVI DI STABILIZZAZIONE 94-97 La caduta di Robespierre non segnò la fine della rivoluzione, ma l’inizio di una nuova fase cara�erizzata all’interno da fa�cosi tenta�vi di stabilizzazione vol� a garan�re la sopravvivenza del ceto poli�co rivoluzionario, e all’esterno dall’espansione francese in Europa. In breve tempo fu smantellata la stru�ura di potere giacobina, tu� i club vennero chiusi. Contro il movimento popolare e le sue organizzazioni si scatenò la “gioventù dorata” protagonista di sanguinose cacce al giacobino e a sanculo�o. Nel mezzogiorno e nel sud-est infuriò il terrore bianco (degli estremis� monarchici) con vende�e, massacri e le pressioni nei confron� dei giacobini e dei pre� cos�tuzionali. Fra aprile e luglio 1795, i tra�a� di pace con la Prussia e l’Olanda vennero firma�. Ma la guerra rimaneva aperta con l’Austria e l’Inghilterra. La convenzione si dedicò all’elaborazione di un nuovo testo cos�tuzionale che doveva conferire stabilità al nuovo asse�o poli�co borghese della Francia. La cos�tuzione dell’anno terzo (95) riprese in mol� pun� quella del 91. Il potere esecu�vo fu affidato a un dire�orio di cinque membri che nominava i ministri. Negli stessi mesi si riaffacciò la minaccia monarchica con lo sbarco di emigra� in Bretagna e con l’organizzazione a Parigi di un’insurrezione realista. Il 13 vendemmiaio (5 o�obre) 1795 le truppe governa�ve comandate da Napoleone Bonaparte repressero la sommossa. Mentre gli eserci� della Repubblica avevano ripreso vi�oriosamente l’offensiva in Europa, nuove difficoltà interne si presentarono costringendo la maggioranza del dire�orio ad a�uare un colpo di stato nel se�embre del 97. Decisivo per il colpo di Stato era stato l’appoggio delle truppe dei comandan� militari impegna� all’estero. L’EUROPA Gli avvenimen� francesi furono costantemente segui� dall’opinione pubblica e dei governi di tu�a Europa. L’influenza della rivoluzione fu par�colarmente forte nei paesi limitrofi . Tali furono i cavi del Belgio e dell’Olanda: il Belgio fu annesso alla Francia (nel 93 e poi 95), l’Olanda si trasformò in una Repubblica batava. In Italia i club giacobini furono duramente comba�u� dall’autorità. BONAPARTE E LE CAMPAGNE DI ITALIA 96-97 Il dire�orio con�nuò nella poli�ca di espansione con la cos�tuzione di repubbliche sorelle seguendo il proge�o di una liberazione dei popoli. La realizzazione di questo disegno era legata alla sconfi�a dell’Austria che doveva essere inves�ta da una linea di a�acco principale sul territorio tedesco in direzione di Vienna, mentre altre truppe avrebbero tenu� impegna� gli austriaci in Italia, mirando alla conquista del Piemonte e della Lombardia. Il comando dell’armata d’Italia fu affidato nel 96 al generale Napoleone Bonaparte. Bonaparte era nato nel 69 in Corsica ad Ajaccio, da una famiglia della piccola nobiltà. Come suddito francese (Genova ci de� diri� sulla Corsica alla Francia nel 68) poté frequentare le scuole militari. par�to monarchico. Un giovane duca, estraneo alla congiura, fu rapito condo�o a Parigi e condannato a morte illegalmente. Due mesi dopo buona parte vuole cancellare ogni ipotesi di restaurazione borbonica facendosi nominare imperatore dei francesi, dando così inizio ad una nuova dinas�a. Il Papa Pio VII fu obbligato a partecipare alla cerimonia dell’incoronazione il 2 dicembre 1804, della ca�edrale di Notre-Dame. Occorreranno cinque anni per far acce�are a tu�a l’Europa il nuovo impero. Nell’Europa una progressione di grandi vi�orie militari (Come quella di Austerliz sugli austro-russi del 2 dicembre 1805) costrinsero alla pace Austria, Prussia e Russia. All’Austria umiliata Napoleone impose la soppressione del sacro Romano impero (1806); in Olanda, in Germania, in Polonia is�tuì una serie di Sta� satelli�. Con il giovane zar Alessandro I fu stabilita nel 1807 una pace che comprendeva il riconoscimento degli interessi espansionis�ci della Russia. In Italia la Repubblica italiana fu trasformata in regno d’Italia del 1805: Napoleone decise la corona e nominò come viceré il figlio di Giuseppina. La Toscana e parte dello Stato pon�ficio furono annessi alla Francia. Il Papa che aveva scomunicato Napoleone fu arrestato. Il regno di Napol i, depos� Borbone, fu concesso prima il fratello di Napoleone (Giuseppe) poi al cognato Gioacchino Murat. Anche la Spagna fu so�omessa al dominio francese: il trono su affidato a Giuseppe Bonaparte. In tu� paesi del con�nente Napoleone aveva imposto nel 1806 il divieto di mantenere relazioni commerciali con l’Inghilterra. Il blocco con�nentale mirava o�enere a�raverso una crisi economica indo�a la distruzione della potenza inglese Che sembrava impossibile da raggiungere sul piano navale dopo la sconfi�a di Trafalgar (21 o�obre 1805) dove la flo�a francese fu distru�a da quella di Nelson. Fra il 1810 e il 1812 il grande impero (Francia e Sta� vassalli) raggiunse la sua massima estensione. Un dominio che Napoleone volle legi�mare sposando la figlia dell’imperatore d’Austria, la granduchessa Maria Luisa. Annullato il legame con Giuseppina,NO FIGLI DA LEI, il nuovo matrimonio fu celebrato a Parigi nel 1810. TRASFORMAZIONI L’impero napoleonico era fondato sulla supremazia sul dominio militare ma poggiava anche su un esercito di ci�adini ideologicamente e poli�camente mo�va�. Le leva in massa del 93-94 avevano introdo�o il principio della coscrizione obbligatoria. Il sistema francese, secondo il quale ogni ci�adino era anche un soldato, dimostra nonostante le numerose diserzioni, buona capacità di funzionamento, nonostante i più agia� potevano pagarsi un sos�tuto (favorendo i ce� borghesi). Era un esercito che offriva molte possibilità di carriera rimaneva la principale via di ascesa sociale. La creazione di un ceto nobiliare servì a creare un legame personale con l’imperatore. La nobiltà divenne automa�camente un a�ributo delle più elevate cariche civili, si fecero ereditaria e legata a ben defini� livelli di ricchezza. Questa nuova gerarchia fu estesa tendenzialmente tu�o il grande impero. Nei paesi conquista� o annessi Napoleone si appoggiò assai più a quei se�ori delle forze tradizionali che mostrarono la loro disponibilità a inserirsi nel nuovo sistema di potere. Tu� gli Sta� vassalli ado�arono il modello francese dello Stato accentrato. Dell’insieme il dominio napoleonico rappresenta un potente strumento di svecchiamento delle is�tuzioni e di mobilizzazione della società civile. Ciò fu par�colarmente importante Per le zone più arretrate, come il regno di Napoli. I ce� contadini, influenza� dalla Chiesa, si mantennero s�ri ad ogni brusco mutamento delle condizioni del mondo rurale. Le nuove stru�ure amministra�ve, poli�che e militari allargarono e modificarono le forme di partecipazione E fecero maturare aspirazioni di indipendenza nazionale. Tu� gli sta� su cui si estendeva l’egemonia napoleonica dove�ero acce�are il blocco con�nentale e ada�are la propria economia all’esigenza della Francia. Gli effe� generalmente depressivi del blocco con�nentale scontentarono tu� gli Sta� e accrebbero l’os�lità contro la Francia, che non era in grado, nonostante le ingen� sforzi, di controllare l’intero con�nente. La guerriglia in Spagna, sostenuta dalla popolazione locale e dall’Inghilterra, divenne endemica, e, con atrocità e massacri commessi da entrambe le par�, contribuì a logorare le truppe francesi, finendo per cos�tuire una costante minaccia nel sistema napoleonico LA CAMPAGNA DI RUSSIA E IL CROLLO DELL’IMPERO L’inesausta os�lità inglese, il confli�o con il Papa, la ribellione spagnola e l’opposizione delle forze nazionali avevano creato ostacoli insormontabili. La Russia si era sganciata dall’alleanza con la Francia, rivendicando una poli�ca autonoma e libera di commercio. Nel 1811 Napoleone cominciò preparare la guerra contro la Russia. L’imponente esercito di 600.000 uomini inizio le operazioni contro la Russia all’inizio dell’estate del 1812. Era composto da un insieme eterogeneo di forze di cui solo poco più della metà erano francesi, A cui va aggiunto il male equipaggiamento. I russi misero in difficoltà l’esercito indietreggiando e facendo terra bruciata. L’esercito ebbe subito difficoltà di approvvigionamento. I russi in ba�aglia furono sconfi� a Borodino e Mosca venne conquistata, e distru�a da un gravissimo incendio. Il rifiuto dello zar a tra�are il pericolo di rimanere tagliato fuori dal resto d’Europa costrinsero Napoleone a ordinare la ri�rata (o�obre). La ri�rata si rivelò catastrofica per la mancanza di viveri, la rigidezza dell’inverno precoce e sopra�u�o per i con�nui a�acchi delle truppe russe e dei cosacchi, appoggia� dalla resistenza popolare. Nel dicembre 1812 Napoleone rientrò precipitosamente a Parigi, dove era appena fallito un colpo di stato, con poco più di 100.000 uomini. Nel 1813 tu�a l’Europa era in armi contro la Francia. Si cos�tuì una coalizione tra Inghilterra, Russia e Prussia, cui si aggiunse anche l’Austria. Napoleone, che era riuscito ad ammassare una nuova grandiosa armata, fu sconfi�o in un’epica ba�aglia (“la ba�aglia delle nazioni” che si svolse a Lipsia tra il 16 e il 19 o�obre 1813, e dove�e subire l’invasione della stessa Francia, ormai sfinita, da parte degli eserci� allea� che entrarono a Parigi nel marzo 1814. Il Senato francese proclamò decaduto l’imperatore, che abdicò e si ri�rò sull’isola d’Elba; sul trono di Francia fu chiamato Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI, che concesse una Cos�tuzione con un sistema ele�orale a suffragio ristre�o Il congresso di Vienna avviò contemporaneamente la ridefinizione dei confini dei Europa. In mal contento degli stra� popolari nei confron� dei Borbone e il malessere dei solda� convinsero Napoleone a un suo ritorno in Francia. Sbarca sulle coste francesi il 1 marzo 1815 e riformò la cos�tuzione imperiale. Le potenze europee nemiche puntano sulla Francia. A Waterloo in Belgio, il 18 giugno, la resistenza degli inglesi consen� ai prussiani di intervenire e sconfiggere i francesi. Fu l’ul�ma ba�aglia di Napoleone. Si consegnò livello di portato sull’isola di Sant’Elena nell’Atlan�co, dove morì il 5 maggio 1821. LA RESTAURAZIONE Con l’espressione età della Restaurazione viene definito, nella storia europea, quel periodo che corre dalla fine del regime napoleonico (abdicazione di Napoleone, 6 aprile 1814) alla abdicazione di Carlo X di Borbone (2 agosto 1830) in conseguenza della “rivoluzione di luglio”. Il termine più appropriato sarebbe quello di ristru�urazione: risponde a aspirazioni e bisogni della borghesia che cercava un compromesso tra an�co e nuovo Dopo la caduta di Napoleone si aprirono alcuni problemi molto gravi. Occorreva fare in modo che, fra le varie potenze, si stabilisse un certo equilibrio; occorreva cioè evitare che, abba�uta la supremazia francese, si affermasse una nuova egemonia da parte di qualche altra potenza (fu questo il principio ispiratore dell’azione svolta a Vienna dal rappresentante inglese Castelreagh) Il congresso di Vienna 1814-1815 apre l’età della restaurazione la quale, In opposizione alla rivoluzione, si propone di ritornare al passato, al vecchio ordine sociale e poli�co messo So�osopra dalla Rivoluzione Francese e da napoleone. Aperto ufficialmente il 1° novembre 1814 e firmato il 9 giugno 1815 (poco prima della ba�aglia di Waterloo). I protagonis� furono austria, russia, prussia, Inghilterra due pun� vale a dire le potenze europee che hanno sconfi�o napoleone. Tra i protagonis� ruolo importante svolse il cancelliere austriaco Me�ernich che si può considerare il regista del congresso, molto abile si dimostra anche Talleyrand il rappresentante della Francia che con grande intelligenza viene invitato a partecipare Affinché anche la Francia sia coinvolta nel mantenimento del nuovo ordine stabilito dal congresso e non possa invece cos�tuire un elemento di contrapposizione e di minaccia. I principi ispiratori del congresso sono quello dell’equilibrio e quello della legi�mità. Con il primo si intende bilanciare le forze le zone di influenza tra le potenze europee, al fine di impedire l’egemonia di una di esse. Con il secondo si intende res�tuire sui territori la sovranità ai monarchi legi�mi, cioè che regnavano prima di napoleone. Il principio dell’equilibrio porta a ridisegnare la carta Geopoli�ca con i criteri �pici della diplomazia se�ecentesca, senza tener conto delle esigenze e delle iden�tà dei popoli europei, operando solo Nella logica dell’interesse dinas�co e dell’equilibrio di potenza. Ciononostante l’ordine stabilito a Vienna garan�rà all’Europa 100 anni di pace, fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Assicurato alla Gran Bretagna il predominio sui mari, l’equilibrio al centro del con�nente viene garan�to circondando la Francia con sta� cuscine�o sopra�u�o sul confine orientale che ne impediscono un eventuale espansionismo. Pertanto Belgio e Olanda vengono Uni� nel regno dei paesi bassi, il Regno di Sardegna viene amplificato con i territori della Repubblica di genova. Importante anche il ruolo della Svizzera neutrale. Quanto alla confederazione germanica, erede del Sacro Romano impero, essa cos�tuisce un’en�tà abbastanza forte da essere un fa�ore di equilibrio e al tempo stesso non troppo forte da poter aspirare all’egemonia. L’Austria viene appagata con la presidenza della confederazione germanica e con il predominio dire�o e indire�o dell’italia. La Russia viene soddisfa�a nella sua volontà di espansione a Occidente con il dominio sulla polonia a scapito dei Prussiani. Il principio della legi�mità comporta un generale ritorno alla monarchia assoluta, escludendo Come pericolosa qualsiasi ipotesi di moderazione cos�tuzionale del potere sovrano. La restaurazione è più efficace nei paesi non inves�� dalla dominazione Napoleonica e cara�erizza� da una situazione economico sociale più arretrata, come in russia, dove lo zar governa in modo autocra�co. Monarchie assolute restano anche quella prussiana e quella austriaca. Caso a parte è quello della Francia moderata in cui ritorna la dinas�a dei Borbone con Luigi xvi ii, il quale però deve concedere una cos�tuzione, la quale viene elargita dall’alto e non presentata dal basso al sovrano. Luigi XVIII deve anche mantenere la legislazione civile e penale napoleonica. Regimi monarchici modera� da cos�tuzioni Si affermano anche in svezia, nei paesi bassi e in alcuni sta� tedeschi. Trionfo dell’assolu�smo in Spagna con Ferdinando 7 e repressione dei liberali. n una situazione is�tuzionale del tu�o par�colare si trova invece la Gran Bretagna, in quanto essa ha, da un lato le cara�eris�che di uno stato cos�tuzionale molto più avanzato di quelli del con�nente; dall’altro conserva ancora molte delle cara�eris�che degli sta� di an�co regime. Santa alleanza e poli�ca di concertazione. Poiché la rivoluzione e le sue guerre rappresentavano il Terribile nemico, si sviluppa tra le potenze europee una poli�ca basata sulla concertazione, Cioè sulle tra�a�ve e sulle consultazioni, finalizzata a mantenere l’equilibrio internazionale, la pace e la stabilità dei troni. In tale prospe�va viene s�pulata la santa alleanza, un pa�o stre�o in nome della religione cris�ana, che impegni i contraen� a intervenire in reciproco aiuto laddove il potere della monarchia sia minacciato. La prima santa alleanza, nata per volontà dello zar Alessandro I viene so�oscri�a tra austria, Russia e prussia. Il pa�o fu seguito da quello della quadruplice Alleanza 1815, cui aderì anche l’Inghilterra in funzione an�francese su incen�vo del ministro inglese Calright. Si arriverà poi alla quintuplice Alleanza con la francia. Quanto all’italia, essai raccon� derata un territorio privo di iden�tà e unità poli�ca, perciò fu gravemente penalizzata al Congresso di vienna. Il principio di legi�mità confermo sostanzialmente la frantumazione poli�ca precedente all’età Napoleonica e l’egemonia dell’austria. Sul piano dei rappor� sociali, la restaurazione non interruppe quel processo di crescita della borghesia e di emancipazione dai vincoli feudali. Ritardo del processo di emancipazione nelle aree arretrate, persistenza del la�fondo e delle proprietà ecclesias�che. La piccola proprietà contadina fu danneggiata dalla legislazione napoleonica, anche se lentamente si stava formando una massa di lavoratori non più lega� alla terra e alle comunità rurali, pronta a spostarsi verso i centri urbani grazie alle nuove opportunità offerte dall’industria. Dopo la chiusura del congresso, Klemens von Me�ernich comprese che per l’Austria era impensabile (data anche la sua dissestata situazione finanziaria) proge�are nuovi piani espansionis�ci. Per quanto riguarda l’Italia, Me�ernich avrebbe voluto creare una lega fra gli sta� italiani, la cui direzione, ovviamente, sarebbe spe�ata all’imperatore d’Austria. Lo zar Alessandro I riteneva che i compensi o�enu� dalla Russia fossero del tu�o inadegua� rispe�o a quanto essa aveva fa�o per abba�ere Napoleone; ed a�ribuiva in par�colare a Me�ernich la responsabilità di quanto era stato operato a Vienna ai danni della Russia. Perciò la diplomazia zarista cominciò ben presto a soffiare sul fuoco di tu� i malconten� che serpeggiavano in Europa.
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