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STORIA MODERNA - CAPRA, Appunti di Storia Moderna

Riassunto libro, escluso ultimo capitolo

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 29/01/2021

ggggggiiiuulia
ggggggiiiuulia 🇮🇹

4.3

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Scarica STORIA MODERNA - CAPRA e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA: 1482-1848 CAP.1 ''La popolazione e le strutture familiari'' Thomas Robert Malthus diede voce col suo ''Saggio sul Principio di Popolazione'' (1798) a una diffusa preoccupazione per lo squilibrio tra popolazione e risorse alimentari. tale squilibrio nasce, dal fatto che la popolazione ''se non controllata cresce in progressione geometrica'' (es. da 1 a 2, 4, 8) mentre le risorse necessarie per la sopravvivenza crescono solo in ''progressione aritmetica'' (da 1, 2, 3, 4). A frenare l'aumento incontrollato della popolazione intervengono dei ''freni repressivi'' (carestia, epidemia, guerra) che ristabiliscono temporaneamente l'equilibrio. l'unica alternativa a questi periodici ''salassi'' è l'adozione di 'freni preventivi'', cioè la limitazione cosciente dei matrimoni e quindi della fecondità, che deve naturalmente riguardare la parte più povera della società. Un contributo al progresso degli studi demografici venne in Inghilterra dai cosidetti ''aritmetici politici'' del '600: in particolare, William Petty e Gregory King e successivamente da scrittori del '700 francesi e tedeschi: Johann Peter Sussmilch, inventore del termine Statistik (statistica: raccolta sistematica di dati relativi alla popolazione, alla produzione, prezzi, salari ecc.) Al 18°, inizi 19°sec appartengono i primi censimenti demografici moderni. In precedenza si avevano numerazioni di fuochi o nuclei familiari. TESTIMONIANZA CENSIMENTO CELEBRE: Domesday Book, compilato in Inghilterra, dopo l'invasione Normanna, 1066. TESTIMONIANZA CELEBRE PER PRECISIONE E RICCHEZZA: Il Catasto fiorentino del 1427, da cui si ricavano la composizione per sesso e per età, le occupazioni e i redditi di circa 60.000 famiglie residenti nella città e nel suo dominio. TESTIMONIANZA CELEBRE EUROPEA: è rappresentata dalle Fonti Ecclesiastiche, distinguibili a loro volta in Fonti Relative allo Stato e in Fonti Relative al Movimento della popolazione. Le prime consistono negli ''stati delle anime'', gli elenchi degli abitanti di una parrocchia redatti casa per casa dal rettore della stessa al fine di controllare l'adempimento del precetto pasquale. Norme precise furono dettate dalla Santa Sede nel 1614. Per il movimento della popolazione la documentazione di base è costituita da libri in cui erano registrati gli eventi fondamentali, dal punto di vista religioso, della vita dei parrocchiani. Anche i Registri Parrocchiali risalgono a prima del Concilio di Trento. Quando questi registri non presentano lacune ci permettono di ricostruire l'andamento dei diversi eventi (nascita, battesimo, matrimoni, decessi), sia di studiarne la stagionalità. I registri parrocchiali sono divenuti una fonte privilegiata per lo studio della popolazione a partire dagli anni '50 del 20°sec. quando i demografi francesi avevano elaborato un metodo di spoglio chiamato ''ricostruzione nominativa delle famiglie''. Consiste: · nell'intestazione di una ''scheda di famiglia'' ad ogni matrimonio celebrato nella parrocchia studiata in un dato arco di tempo. · nella trascrizione su ciascuna di queste schede di tutti gli eventi demografici desunti dai libri dei battesimi e delle sepolture riguardanti la coppia cui essa è intestata: date nascita, morte. Un procedimento tradizionale consiste nella costruzione di tavole di mortalità, che si applicano a schiere di nati in uno stesso anno. Di particolare interesse è la speranza di vita alla nascita, che in Antico Regime è di solito molto inferiore a quella degli adolescenti e dei giovani, dato l'alto livello di mortalità infantile. Dati come gli indici di natalità, mortalità e nunzialità possono essere ricavati attraverso calcoli matematici. Si delineano, per quanto riguarda il nostro continente e i secoli dell'età modena, tre fasi: 1) una crescita demografica generale e continua - metà del '400 e gli inizi del '600 (crescita che supera i livelli di popolamento già raggiunti prima della pestilenza del 1348-1349) 2) un rallentamento nel 17°sec, che è la risultante di comportamenti demografici diversificati per grandi aree. 3) una rinnovata tendenza espansiva nel '700, che si prolunga e rafforza nel 19°sec. E' ancora discussa su quale misura le congiunture avverse del 14° e 17°sec siano espressione di squilibrio tra popolazione e risorse (Malthus). Ciò che è certo sono i tassi medi d'incremento annuo e la lentezza della crescita della popolazione è dovuta all'alta mortalità, i cui indici medi sono pericolosamente vicini a quelli di natalità, elevata. Dopo la pestilenza o la carestia, tutti gli indici si invertivano: la mortalità scendeva al di sotto dei suoi livelli normali, giacché erano stati falcidiati sopratutto bambini e vecchi: e poiché, per contro, era più elevata la percentuale degli uomini e delle donne in età di riproduzione, aumentavano in corrispondenza gli indici di nunzialità e di natalità. Il metodo della ricostruzione nominativa delle famiglie, ha consentito di penetrare più addentro nel comportamento delle coppie matrimoniali e nei meccanismi di riproduzione. Nell'età moderna erano pressoché sconosciute, salvo che da gruppi ristretti, le pratiche contraccettive, che cominciarono a diffondersi solo nel tardo '700 a partire dalla Francia. In queste condizioni ci si aspetterebbe che ogni coppia di coniugi mettesse al mondo un gran numero di figli. In realtà così non avveniva per tre ragioni: 1) età avanzata delle spose 2) lunghi intervalli tra i parti 3) morte di un coniuge --> mortalità giovanile e infantile traducevano nella competenza del giudice signorile sulle cause civili e penali minori, nell'esercizio di poteri di polizia e di regolamentazione dei lavori agricoli. Rimaneva l'obbligo, per i proprieteri di terre comprese nel feudo, di pagare il signore un censo annuo, locamente al censo di aggiungeva una quota da parte del raccolto, una sorta di decima feudale chiamata in Francia ''champart''. Altri diritti (laudemi) spettavano al signore in occasione della vendita o della trasmissione ereditaria di beni fondiari. Altre prestazioni dovute per legge o per tradizione si aggiungevano poi gli ''abusi'' feudali, cioè le pretese e le estorsioni legate all'uso o alla minaccia della violenza da parte del signore e dei suoi sgherri. Le ''corvées'' (prestazioni di lavoro gratuite) erano limitate a poche giornate l'anno per carriaggi (il trasporto dei prodotti) o per lavori di manutenzione delle fortificazioni o delle strade. All'evolversi nel tempo nasce la proprietà contadina. Il forte aumento della popolazione registrato nel 16° e 18°sec si accompagnò a processi di proletarizzazione, cioè alla diminuzione in percentuale dei coltivatori autosufficienti o addirittura provvisti di eccedenze di derrate da vendere sul mercato, alla moltiplicazione dei contadini poveri nullatenenti e alla riduzione del potere d'acquisto dei salari. I coltivatori del suolo erano soggetti alla decima ecclesiastica, alle imposte statali e comunitarie e quando non erano proprietari anche al gravoso prelievo rappresentato dalla rendita fondiaria. Ne consegue che, i medi e i grandi proprietari terrieri trovavano più conveniente acquistare nuove terre e accrescere il prelievo sui coloni, costretti ad accettare le condizioni più dure. Questo spiega perché solo in aree particolarmente favorite dal punto di vista ambientale o dove era minore la pressione sul suolo dei contadini poveri fu possibile nell'età moderna adottare quelle pratiche agricole e quelle attività che facevano accrescere la produttività dei terreni. 3. Il regime fondiario dell'Europa orientale Le regioni situate a est di una linea immaginaria tracciata dalle foci del fiume Elba a Trieste comprendevano enormi estensioni di terreno pianeggiante e potenzialmente fertile, regioni scarsamente popolate (Prussia, Polonia, Ungheria, Russia). Il problema era rappresentato dalla scarsità di forza lavoro, dalla debolezza delle città, delle comunità di villaggio e delle istituzioni statali. In queste condizioni la diffusione dell'economia di mercato apriva nuove possibilità di esportazione dei cereali (Polonia, Prussia) e spingeva i grandi proprietari a procurarsi con ogni mezzo il denaro necessario per l'acquisto di prodotti di lusso. Ciò si tradusse in un rafforzamento della coercizione extra-economica nei confronti dei contadini. La servitù della gleba venne dunque aggravata e introdotta anche in quelle aree dell'Europa orientale. Tra il 16° e 17°sec le loro condizioni di vita andarono peggiorando. Il grande ciclo di rivolte popolari e contadine iniziato nella seconda metà del 14°sec ebbe un'ultima spinta nei primi decenni del 500 con la grande Rivolta Ungherese nel 1514, con la ribellione dei comuneros in Castiglia (1520-1521) e con la guerra dei Contadini in Germania (1524-1525). 4. L'economia urbana Accanto all'attività agricola nelle campagne, l'industria, il commercio ed i servizi diretti al consumo familiare si afferma, in molte zone, un'industria rurale. (lavori extra-agricoli: artigianato). Molte città ospitavano un numero rilevante di agricoltori e orticoltori; tutti quei manufatti che richiedevano una superiore capacità artigianale e che dovevano essere acquistati all'esterno del nucleo familiare provenivano da botteghe cittadine o da organizzazioni produttive che avevano nella città il loro centro motore. I settori predominanti erano la lavorazione del legno, dei metalli, del cuoio e dei pellami, i diversi rami del tessile, la confezione di indumenti, l'alimentazione e l'edilizia. La maggiore novità che presentano i sec 15°-18° rispetto al Medioevo, per quanto riguarda l'organizzazione produttiva, sta nella grande diffusione del sistema noto come ''industria a domicilio'' o ''protoindustria''. Tale sistema era imperniato sulla figura centrale del mercante- imprenditore, il quale acquistava la materia prima e la affidava a operai che la lavoravano nella propria abitazione, venivano retribuiti a cottimo (cioé un tanto per ogni unità di produzione). Il settore tessile fu quello che rimase più a lungo dominante nell'industria europea. Accanto alla lana, aveva importanza il lino, prodotto in grande quantita nella Francia settentrionale. Nel suo complesso, l'epoca tra il 1500 ed il 1750 viene considerata un periodo di sviluppo tecnologico, ma non di rivoluzioni tecnologiche. Nel campo della meccanica: l'orologeria, costruzione di strumenti nautici e di armi da fuoco, i congegni per la trasmissione del movimento. Nell'estrazione mineraria, l'introduzione di pompe idrauliche e di altre tecniche per il drenaggio delle gallerie e dei pozzi permise di sfruttare giacimenti posti anche a grande profondità. 5. Moneta, prezzi, mercato Nonostante le forme di autoconsumo, importante fu l'economia monetaria, ormai universalmente diffusa. A partire dal 13°sec vigeva ovunque un regime di bimetallismo, nel senso che erano l'oro e l'argento a determinare valori di scambio. Il quadro era complicato a causa dell'esistenza di diverse monete da conto nei Paesi, ad esempio: sterlina in Inghilterra, lira torinese in Francia etc. che non erano effettivamente coniate. La svalutazione delle monete divisionali, che erano concepite come frazioni delle monete di conto, trascinava con sé la svalutazione di queste ultime, in cui erano espressi di norma i pagamenti. Un procedimento normale degli studiosi di storia economica, per eliminare gli effetti delle manipolazioni monetarie, è la trasformazione dei prezzi nominali in prezzi espressi in grammi d'argento. Ma anche cosi depurate, le serie dei prezzi mostrano una spiccata tendenza all'aumento tra la fine del 15° e i primi decenni o la metà del 17°sec. Perché? Formula di FISHER, MV=PQ (dove M è la massa monetaria in circolazione in una determinata area e in una determinata epoca, V è la velocità di circolazione, P è il livello dei prezzi, Q è la quantità di beni acquistabili. IL PREZZO E' CIOE' UN RAPPORTO TRA IL PRODOTTO DELLA MASSA E DELLA VELOCITA' DI CIRCOLAZIONE DELLA MONETA E LA QUALITA' DI BENI DISPONIBILI. Se quest'ultima aumenta in misura minore di M o di V o di tutte e due assieme, è chiaro che i prezzi saliranno. Alla pressione esercitata sui prezzi da questo squilibrio, si aggiunse nel ''lungo Cinquecento'' il rapido aumento della massa dei mezzi di pagamento e della loro velocità di circolazione. La disponibilità di oro e d'argento fu sensibilmente accresciuta dalle importazioni di questi metalli nel Nuovo Mondo. L'aumento della produzione industriale e la crescente richiesta di generi di prima necessità portarono tra il tardo 400 e gli inizi del 600 ad una grande espansione dei traffici. Il trasporto per via d'acqua, continuò ad essere preferito sopratutto per le merci ingombranti, nonostante i pericoli rappresentati sul mare. (fluyt olandese; veliero messo a punto alla fine del 16° che univa alla velocità e manovrabilità una grande capacità di carico e una ridotta esigenza in termini di equipaggio). Il Mediterraneo mantenne scambi tra Oriente e Occidente e tra Europa e Africa. Un'importanza crescente vennero assumendo gli scambi tra Europa centro-occidentale e orientale attraverso gli stretti che mettono in comunicazione in Mare del Nord col Baltico. (nuovo tipo di imbarcazione: buizen, era possibile salare e mettere in barile il pesce appena pescato - monopolio olandese) Accanto a questi scambi vennero acquistando sempre maggiore importanza i rapporti commerciali col Nuovo Mondo scoperto da Colombo. I Paesi Iberici cercarono di riservare a se stessi i benefici di questi traffici, ma nel 17° e 18°sec, si fece sempre più aggressiva la presenza di mercanti e pirati. Carattere diverso ebbe l'interscambio tra l'Europa e l'Asia, dominato nel 16° dai portoghesi. L'impero portoghese non si basava sulla colonizzazione di grandi territori, ma sul possesso di scali e feitorias (una via di mezzo tra empori commerciali e fortezze militari) e su accordi coi potenti locali. Nel 17°sec ai portoghesi subentrarono gli olandesi che si impadronirono delle Isole della Sonda e delle Molucche, dove organizzarono con metodi schiavistici anche la produzione della cannella, noce moscat e dei chiodi di garofano. Protagoniste assolute dei traffici con l'Oceano Indiano furono Inghilterran Province Unite e Francia. Con questo nome si designano due diversi tipi di organizzazione commerciale. Il primo consiste sonstanzialmente in una corporazione dei mercanti, che godono collettivamente del monopolio di un certo genere di traffico, ma operano individualmente o associati in piccole imprese: ''mercanti avventurieri'' inglesi - nel 1564 monopolio dell'esportazione di pannilana nei Paesi Bassi e ad Amburgo. Le Compagnie delle Indie orientali costituite a Loandra nel 1600 e ad Amsterdam nel 1602 erano società per azioni, il cui capitale era diverso in quote possedute da mercanti e finanzieri i quali percepivano ogni anno dividendi, ovvero utili proporzionali alla rispettiva quota del capitale sociale. un'infermità, dalla disoccupazione, dalla vecchiaia o da catastrofi naturali come una carestia. L'immagine del povero: da controfigura del Cristo, provvisto di aura sacrale a delinquente potenziale. Questa evoluzione è in parte da ricondurre al più generale mutamento di valori e di prospettive proprio nel periodo del Rinascimento o della Riforma Protestante. Al povero residente, tende a sostituirsi il vagabondo, che vive di espedienti e non disdegna la frode o il furto, che è sospettato di portare la peste o altre malattie e di fomentare tumulti e rivolte. Nei confronti di questi indesiderabili prima le città, poi addirittura gli Stati, prenderanno provvedimenti di crescente severità. Nella prima metà del 16°sec almeno 60 città europee adottarono tali misure: nel 1670 venne creato a Parigi l'Hotel des Invalides, un'istituzione che aveva lo scopo di togliere dalla strada ex soldati disperati e impoveriti che minavano la pace sociale; parallelamente gli zingari, le prostitute ed i protestanti. Il ruolo centrale della donna nella generazione e nella cura della prole e più in generale nella vita familiare non ha bisogno di dimostrazione. La donna è stata a lungo identificata come possesso di un'anima. ''Le donne esistono per l'unico scopo di servire e assistere gli uomini'' replica Martin Lutero. La loro inferiorità e subalternità rispetto all'altro sesso era argomentatta da teologi, medici e scienziati in base a molti passi biblici. L'attrazione stessa che esercitavano sui maschi ne facevano oggetto di sospetto e di critica da parte dei padri della Chiesa e delle autorità spiriturali. Il modello supremo e ineguagliabile era la Madonna. Tale condizione di inferiorità era ''garantita'' da una concezione di incapacità stessa, di far fronte alle questioni che caratterizzano la vita. Il loro tempo, era assolto in lavori domestici, se svolgevano attività lavorative all'esterno, si trattava di mestieri umili e mal pagati - ma anche, attività protoindustriali, manodopera. Eccezionale era il caso delle donne d'affari, vedove, impegnate nel commercio all'ingrosso o nell'amministrazione di vaste proprietà. CAP.4 ''LE FORME DI ORGANIZZAZIONE DEL POTERE'' L'esercizio del potere inteso come facoltà di impartire ordini e imporne l'esecuzione preesiste ai moderni organismi politici. Nell' Europa tra il 13° ed il 19°sec, sarebbe rappresentata dalla progressiva affermazione di un potere che si proclama superiore a tutti gli altri, il potere dello Stato. Tale potere, si sarebbe via via configurato come un'entità a sé stante, in un processo di spersonalizzazione destinato a culminare con la Rivoluzione Francese e con lo stato liberale. Fin dal 15° e 16°sec il monarca si emancipa da ogni autorità esterna e al tempo stesso si impone all'interno come suprema istanza nei confronti degli individui e dei corpi che rientrano nella sua sfera d'influenza. Uno scrittore francese del primo 600, Chalers Loyseau, chiarisce che la sovranità: ''consiste nella podestà assoluta, cioè affatto perfetta e totale, che i canonisti chiamano plenitudo potestatis. E per conseguenza essa non ha grado di superiorità: giacché chi ha un superiore non può essere supremo e sovrano; non ha limitazioni di tempo, o altrimenti non sarebbe né podestà assoluta, e neppure signoria, ma podestà data in custodia, o deposito.'' Rifacendosi sopratutto ad affermazioni di questo genere, i giuristi tedeschi posthegeliani, elaborarono un'altra definizione di Stato moderno: ''conprende le seguenti caratteristiche o esigenze: 1) un territorio, come esclusivo ambito di dominio; 2) un popolo, come stabile unione di persone legate da un solido sentimento di appartenenza; 3) un potere sovrano che all'interno significa monopolio leggittimo della forza fisica - all'esterno significa indipendenza giuridica da altre istanze. La sovranità ha dei limiti. Un primo limite è costituito dal dovere del sovrano di rispettare la legge divina, dunque le leggi naturali che ne sono emanazione, come il mantenimento dei patti e il rispetto della proprietà; La seconda limitazione deriva dall'esistenza di ''leggi fondamentali'' del regno (ordine di successione, l'inalienabilità del demanio territoriale). La presenza di qeusti limiti è ciò che nella tradizione di pensiero europea distingue la monarchia dai regimi dispotici. Il potere sovrano, non pretende di sostituirsi alle preesistenti strutture di autorità e di potere, ma soltanto di sovrapporsi ad esse. Standerstaat, o Stato per Ceti, è il termine impiegato per definire quelle formazioni politiche, configuratesi nel 13° e 14°sec, in cui all'autorità del principe si contrappongono assemblee dette variamente Diete, Stati Generali, Cortes, Parlamenti, ecc. EVOLUZIONE DEI CRITERI DI LEGITTIMAZIONE Il potere esercitato da un monarca o da un governo aristocratico, rimase, fino al 18°sec l'idea di un'origine provvidenziale dell'autorità politica, istituita da Dio per mantenere l'ordine. Secondo l'interpretazione di Paolo Prodi, una precoce affermazione dell'assolutismo monarchico è opera della Chiesa di Roma, con la sua struttura piramidale e accentrata, con la sua elaborazione del corpus giuridico organico. La simbiosi tra autorità religiosa e potere secolare rimase salda anche dopo la Riforma protestante, si trasformò in una vera e propria subordinazione della Chiesa allo Stato nei principati tedeschi e nei regni scandinavi, dove si affermò la dottrina luterana. La laicizzazione machiavelliana della politica, la raffigurazione dello Stato come un fine in sé, non poteva trovare accoglienza favorevole in un'Europa trasformata in campo di battaglia tra fedi contrapposte. La responsabilità del monarca di fronte a Dio. (Bodin) Fu solo nel 17°sec, in cui pure la teorizzazione del diritto divino dai re raggiunse il culmine con opere come ''La politica tratta dalle parole stesse della Sacra Scrittura'' del vescovo francese Bossuet (1679) dove i fondamenti religiosi iniziarono a vacillare, ad opera di una dottrina contrattualista, poggiante a sua volta sul postulato dell'esistenza di un diritto di natura universale. Di queste leggi a cui gli uomini sono soggetti, faceva parte il principio che un obbligo, per essere vincolante, deve essere stato liberamente assunto dalle parti contraenti. Il passaggio dall'originario ''stato di natura'' alla vita associata, deve essere avvenuto sulla base di un patto comune e la stessa origine contrattuale deve avere la delega dei poteri a un monarca. In base a queste premesse era possibile sia giustificare l'autorità assoluta del monarca, sia postulare l'ìesistenza dei limiti e vincoli alla sua volontà. Nella prima direzione la voce più influente e innovatrice fu quella dell'inglese Thomas Hobbers, autore del ''Leviatano''. Secondo Hobbes lo stato si configura come una guerra incessante di tutti contro tutti: l'uomo, per lui, è infatti un essere amorale, dominato dalla ricerca del proprio piacere e tornaconto. Per uscire da questa condizione di precarietà e di pericolo, l'unica strada è la stipulazione di un patto generale che comporti la rinuncia a tutti i diritti a favore di un potere supremo in grado di costringere tutti all'osservanza delle leggi da esso stesso promulgate: visione strettamente materialistica e utilitaristica, che scludeva la tradizione legittimazione del potere in termini religiosi. Nel 18°sec, Rosseau: la più originale interpretazione del contratto sociale in senso strettamente democratico. Ebbe luogo la teorizzazione della ''monarchia temperata'', sul modello inglese e l'esaltazione del dispotismo illuminato e di una scuola fisiocratica. La concentrazione di tutti i poteri nelle mani di un monarca saggio e illuminato si giustificava con l'esigenza di combattere i particolarismi e i privilegi dei territori e dei ceti. Il crollo delle istituzioni d'Antico Regime in Francia fu seguito da una sperie di esperimenti sociali che si rifacevano comunque tutti, ai principi ormai acquisiti della sovranità popolare e della distinziine tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. I poteri dello Stato: nella società dell'Antico Regime, ai governi erano riconosciuti il diritto- dovere delle difesa del territorio e quello del mantenimento dell'ordine e della pace al suo interno: il primo coincideva con gli strumenti della diplomazia e della guerrra, il secondo era concepito soprattutto come amministrazione della giustizia, cioè come composizione delle vertenze che potevano nascere tra i singoli o tra i gruppi, in modo da evitare il ricorso alla violenza privata. Il luogo dove la potenza del re si rende più manifesta è la corte. [es. Versailles: si accavallavano quasi 10.000 persone tra cortigiani, ministri, funzionari etc. Una delle funzioni principali di questo apparato era accogliere intorno alla persona del re la nobiltà più ricca e prestigiosa, separandola così dai propri territori e garantendone la fedeltà attraverso una distribuzione di favori accuratamente graduata. La corte è anche, almeno nel 16° e 17°sec il cetro di elaborazione di una raffinata cultura artistica e letteraria e delle norme che regolano i rapporti sociali, destinate a diffondersi per un meccanismo di imitazione in tutta la società.] Uno dei maggiori problemi per i regnanti e per i loro collaboratori era il controllo del territorio o dei territori soggetti, la cui aggregazione risaliva spesso, a dedizioni e capitolazioni che prevedevano esplicitamente la conservazione di autonomie e privilegi risalenti a un lontano passato e venivano riconfermati ad ogni successione. Di tali privilegi facevano parte forme di imperniata su un patrimonio di idee, di conoscenze, di consuetudini e pratiche sociali che si trasmettevano per imitazione e sentito dire da una generazione all'altra. Lo studio di questa cultura, presenta molteplici difficoltà, legate in primo luogo alla natura delle fonti. (''popoli senza storia''). Tra i più noti documenti del genere c'è l'autobiografia di Jacques Ménétra, un vetraio parigino del 700. Più in generale possiamo sentire le voci dei poveri e soprattutto attraverso i verbali dei processi: un processo dell'Inquisizione di Udine ha consentito a Carlo Ginzburg di ricostruire l'universo mentale e la visione del mondo di un mugnaio friulano del 500. ''Il formaggio e i vermi''. L'approccio folcloristico tende inevitabilmente a privilegiare le manifestazioni collettive, a sottolineare la continuità e quasi l'immobilità di un mondo contadino o popolare fissato nei suoi gesti e nelle sue espressioni stereotipe. Per wuanto riguarda la cultura scritta, la novità di gran lunga più importante agli inizi dell'età moderna fu l'invenzione della stampa, considerata da Francesco Bacone: ''la novità che più aveva cambiato l'aspetto e la condizione del mondo intero''. Fin dal 14°sec era nota in Europa la tecnica della xilografia, di origine cinese: incidere immagini o brevi testi su tavolette di legno che poi venivano inchiostrate e utilizzate per la riproduzione su carta o seta. Verso la metà del 15°sec, Gutemberg ebbe l'idea di utilizzare per la stampa le lettere ed i caratteri singoli ottenuti mediante il versamento di piombo fuso in matrici metalliche in cui il disegno della lettera era impresso in incavo con punzoni. Una delle prime opere di Gutemberg e una delle più famose fu, la Bibbia detta delle ''42 righe'', composta in 4 anni dopo il 1450. Dalla Renania, l'invenzione si diffuse rapidamente in tutta la Germani, in Italia, in Francia e nel resto d'Europa, grazie anche alla semplicità e all'esiguo costo delle attrezzature richieste. Elemento imporante fu il ''torchio'': oltre alla cassa dei caratteri, c'era il torchio - telaio di legno munito di un carrello scorrevole su cui veniva posata la formariempita di caratteri; questa forma veniva inchiostrata con rulli o tamponi e sospinta sotto la platina, un piano sovrastante su cui era fissato un foglio di carta bianca; a questo punto bastava un colpo di barra per ottenere l'impressione. I primi volumi stampati, vengono detti incunaboli, si modellavano sui manoscritti, ma ben presto comparvero tutte le principali caratteristiche del libro come oggi conosciamo. I caratteri vengono acquistando varietà ed elenganza. Dalle oltre 300.000 edizioni (le cosidette ''cinquecentine'') a cui si valuta la produzione europea nel 16°, il 29% fu stampato in Germania, il 26,5% in Francia, il 25% in Italia. La potenzialità eversiva della stampa fu per tempo intuita dalla Chiesa, che fin dagli inizi del 500 introduzse le prime forme di censura preventiva e a partire dal 1559 pubblicò periodicamente indici di opere proibite; e accanto alla censura ecclesiastica venne organizzata dappertutto anche una censura statale; l'una e l'altra si rivelarono impotenti a bloccare la circolazione delle idee eterodosse e libertine, che prese sempre più spesso la via dei libri stampati dalla macchia e diffusi clandestinamente. Nell'Età dei Lumi, 700, abbiamo una crescita quantitativa della stampa, questa corrispose ad una diversificazione del prodotto, un arretramento dei liri di devozione a favore della scienza, storia, geografia e dei nuovi generei letterari, primo fra tutti il romanzo. Ci fu lo sviluppo della stampa periodica, delle gazzette, dei giornali letterari, etc. Le università, una delle più originali creazioni culturali del Medioevo europeo, continuarono ad espandersi nella prima età moderna. Queste, strettamente controllate dal potere religioso e politico, cessarono di essere centri di elaborazione di una ultura d'avanguardia e si ridussero per lo più alla funzione di cittadelle di un sapere tradizionale, finalizzato alla formazione professionale di teologi, uomini di legge e medici. Un notevole risveglio si maniestò nel 18°sec in alcuni atenei di nuova istituzione oppure oggetto di profonde riforme. Nei Paesi Cattolici, le famiglie aristocratiche preferivano affidare la formazione dei loro figli ai collegi gestiti da ordini religiosi, dove la loro condotta era più sorvegliata e dove accanto a un'istruzione imperniata sullo studio del latino essi potevano apprendere le lingue straniere e le ''scienze cavalleresche'' (danza, scherma, equitazione). La domanda d'istruzione, cioè la convinzione di molte famiglie che un'istruzione elementare fosse utile per il futuro della prole, era molto più sviluppata nelle città, dove i genitori erano più disposti a pagare una modesta retta a maestri privati o a sfruttare le possibilità offerte da fondazioni pie finalizzate all'istruzione gratuita dei poveri, esse erano più vicine al sesso maschile che a quello femminile. Quest'ultime rimasero massicciamente analfabetizzate fino al 19°sec. L'alta cultura in genere e la ricerca scientifica in particolare avevano nel 18°sec le loro roccheforti nelle accademie. Terra di elezione delle accademie era l'Italia, dove tra il 16° ed il 18°sec sono state costruite circa 2000 istituzioni del genere. CAP.6 ''LA FINE DELL'ANTICO REGIME'' Le basi della ''civiltà dei Lumi'', erano già state gettate nel 17°sec, con la rivluzione scientifica e filosofica. Fu solo quando queste idee vennero fatte proprie da un numero crescente di scrittori e giornalisti e divulgate con strumenti di grande efficacia come ''l'Encyclopédie'' di Diderot e d'Alambert, Parigi, 17 volumi di testo e 11 illustrazioni tra il 1751 - 1772, che poté sorgere un vero e proprio movimento d'opinione ispirato al culto della ragione e della libertà di critica, al rifiuto del principio d'autorità, allo sperimentalismo in campo scientifico, alla fede nel progresso e alla ricerca della felicità su questa terra come principio giuda dei comportamenti umani. Ma la maggior parte degli studiosi sembra oggi non condividere lo scetticismo di quanti negano che si possa parlare di un carattere unitario dell'Illuminismo, sottolineando piuttosto la diversità delle correnti intellettuali (utilitarismo, sensismo, deismo, materialismo etc). Fin dagli ultimi decenni del 700, alla idee dell'Illuminismo maturo vennero intrecciandosi orientamenti che esaltavano il sentimento e la fantasia sopra la fredda ragione. Agli entustiasmi della Rivoluzione Francese, subentra la denuncia dell'astrattezza e della disumanità di misure che erano viste come il risultato di una radicale rottura col passato e di un'applicazione schematica delle idee dei ''philophes''. Il Romanticismo, non fu un movimento solo conservatore o reazionario, soprattutto nell'Europa occidetale si caratterizzò per l'opposizione al cesarismo napoleonico e per l'adozione delle idee politiche liberali (Benjamin Costant - Madame de Stael - Stendhal - Manzoni). Alla rivoluzione culturale dell'Illuminismo si erano aggiunte nel frattempo altre spinte rivoluzionarie ugualmente tendenti al superamento dell'Antico Regime. Gli anni intorno al 1780, vennero segnati anche dall'Industrializzazione in Gran Bretagna, con la quale sono in un rapporto causa/effetto una serie di trasformazioni più settoriali. La precocità della crescita industriale inglese rispetto a quella di altri Paesi europei si spiega con una serie di vantaggi, tra cui la presenza di ricchi giacimenti di ferro e di carbone; gli incrementi produttivi dell'agricoltura, l'inventiva e la capacitàtecnica favorirono l'introduzione delle macchine in molte lavorazioni, la stabilità del quandro politico-istituzionale, l'iunificazione del mercato interno e il diffuso favore per la libertà d'iniziativa, la protezione dei diritti di proprietà e dei brevetti, la disponibilità di un mercato coloniale virtualmente illimitato. La Gran Bretagna era divenuta ''l'officina del mondo''. L'importanza crescente dell'industria, riflette l'ascesa di una nuova classe dominante, formata da imprenditori, banchieri e detendori di capitali. Più controversi sono gli effetti sul tenore di vita delle masse lavoratrici; ci fu in peggioramento netto delle condizioni abitative e ambientali. Tra gli effetti negativi dell'industrializzazione si segnalarono ovunque l'emigrazione di masse di contadini verso i nuovi centri industriali, orari interminabili, dura disciplina ed il carattere ripetitivo e alientante del alvoro in fabbrica, seguite dal basso salario. Queste problematiche, stimolarono l'insorgere di un pensiero socialista, che invoca l'associazione tra capitalisti e lavoratori o la creazione di cooperative di produzione e di consumo, o addirittura l'abolizione della proprietà privata. Profonde furono le trasformazioni del quadro politico e istituzionale determinate oltre oceano dalla guerra d'Indipendenza americana (1775-1783), in Francia e poi in gran parte dell' Europa continentale dalla grande Rivoluzione iniziata nel 1789. La convocazione degli Stati generali, autoproclamatisi Assemblea Nazionale Costituente, diede l'approvazione alla ''Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino'' basata sui principi di libertà e di uguaglianza (26 agosto 1789) -> nascita di una nuova forma di Stato, che più delle monarchie dei secoli scorsi, merita il nome di Stato Moderno. Non fu solo questa la rivoluzione, fu anche frutto di una reazione contro la ferrea disciplina imposta da Napoleone e dai suoi rappresentanti e collaboratori. E' significativo il tema della Costituzione, non più intesa come un insime di istituizioni, regole, ordinamenti e di pratiche - viene vista come documento fondativo di un nuovo ordine politico e sociale promulgato da un scomparsa di quest'ultimo (1506) e la conseguente pazzia di Giovanna permisero a Ferdinando di riprendere in mano le redini del potere che tenne filo alla morte (1516). Inghilterra: Qui Enrico VII Tudor, vincitore della Guerra delle Due Rose tra le case di Lancaster e di York (1455-1485), consolidò gradualmente il proprio potere stroncando varie congiure e ribellioni nobiliari, amministrando oculatamente le finanze e rafforzando gli organi centrali del governo: il Consiglio della Corona - i Consigli del nord e del Galles - il Tribunale della camera stellate. In sede locale vennero rafforzate le funzioni amministrative e giudiziare dei giudici di pace, nominati dal re. Il Parlamento, fu convocato da Enrico VII sempre più raramente. Questo indirizo assolutistico venne proseguito dal figlio e successore Enrico VIII (1509-1527). Nel suo primo ventennio di regno questi pose in primo piano la politica estera, lasciando l'amministrazione interna nelle mani del suo cancelliere, Thomas Wolsey. Il distacco da Roma della Chiesa d'Inghilterra e l'Atto di suoremazia del 1534 coincideranno con un rafforzamento delle strutture di governo e con una riaffermazione del ruolo del Parlamento. Germania: Alla morte di Federico III d'Asburgo (1493), l'Impero germanico rimaneva un coacervo ingovernabile di Stati territorialim principari ecclesiastici, libere città, feudi immediati (cioè non soggetti ad altra autorità che a quella dell'imperatore) di popoli e di lingue diverse. Molto forti erano i contrasti tra le aree più urbanizzate e le zone interne, rurali. A complicare la situazione si aggiungeva la duplice qualità del sovrano, che reggeva a titolo ereditario gli Stati della casa d'Asburgo, mentre doveva la dignità imperiale alla designazione della Dieta ristretta - composta da sette grandi elettori, quali: quattro laici, il re di Boemia, i principi di Sassionia, di Brandeburgo e del Palatinato, tre ecclesiatici, gli arcivescovi di Magonza, di Treviri e di Colonia. A questo nucleo ristretto si contrapponeva la Dieta allargata a tutti gli ''ordini'' dellì'Impero, che comprendeva di diritto sei elettori, circa 120 prelati, 30 principi laici, 140 feudatari e i rappresentanti di 85 città. Il regno di Massimiliano I (1493-1519), che aveva sposato Maria di Borgogna, si aprì con un notevole successo diplomatico:: la pace di Senlis con Francia (1493) riconosceva infatti agli Asburgo il possesso dei Paesi Bassi, dell'Artois e della Franca Contea. A Massimiliano mancavano i mezzi per sostenere i suoi progetti, che comprendevano l'organizzazione di una crociata contro i turchi e la riaffermazione della potenza imperiale in Italia. Il tentativo fallito della Dieta di Worms (1495) di dare maggiore compattezza all'Impero germanico e di estrarne le risorse finanziarie ebbe un successo parziale. Il compromesso raggiunto al termine di lunghe trattative comprendeva la ceazione di un tribunale imperiale e di un consiglio composto da 17 membri; il versamento all'imperatore di un ''soldo comune'' sarebbe stato subordinato all'approvazione annuale della Dieta. Il sistema, si dimostrò incapace di funzionare e il soldo comune cessò ben presto diessere pagato. Un centro di accentramento del potere fu cconseguito solo negli Stati ereditari asburgici, con la creazione di un Consiglio aulico e di una Camera aulica per l'amministrazione delle finanze. La volontà di Massimiliano, con queste premesse, di opporsi alle mire italiane dei re di Francia rimase puramente illusoria, e il suo tentaivo di ridurre all'obbediemza la Svizzera, nel 1499 con la disfatta di Dornach, segnò l'effettiva indipendenza della Svizzera dall'Impero. Il periodo a cavallo tra il 400 e 500, è stato un periodo caratterizzato dalla ''rivoluzione militare'' poiché ci furono numerosi cambiamenti nel campo dell'arte della guerra. La fortuna del termine si deve a Geoffrey Parker, il quale ha ipotizzato che lo sviluppo dell'artiglieria, delle nuove tecniche costruttive, delle fortificazioni cosidette ''all'italiana'' ed un generale aumento degli effettivi degli eserciti, avrebbe provocato un circolo vizioso capace di favorire a sua volta una rivoluzione finanziaria e l'affermazione delle grandi monarchie europee. Protagoniste dei campi di battaglia saranno le fanterie. Il declino della cavalleria pesante era già iniziato durante la Guerra dei Cent'Anni (1337-1453), dove gli arceri inglesi dotati di un arco lungo fecero strage dei cavaglieri francesi. Successivamente i fanti svizzeri costituivano una oarte importante dell'esercito di Carlo VIII e furono in grado di conquiatre nel 1512 il Ducato di Milano; la loro reputazione di invincibilità venne infranta a Melegnano nel 1515, grazie all'impegno dell'artiglieria ed alla contrapposizione dei mercenari tedeschi, i lanzichenecchi. Il segreto di questi combattenti stava nella loro formazione, un quadrato di 6.000 uomini. Tuttavia, le falangi svizzere erano vulnerabili al fuoco dei cannoni e degli archibuchi. Il generale spagnolo Gonzalo Fernandez de Cordoba, detto il Gran Capitano ,mise a punto uno schieramento più flessibile: i fanti spagnoli erano raggruppati in unità da 3.000 uomini, dette ''tercios''. La cavalleria conservò la sua importanza come arma ausiliaria. Questa evoluzione dell'arte militare si può considerare insieme causa ed effetto di più profondi mutamenti nella società e nello Stato. Il guerriero medievale era espressione di un ordine sociale che riservava la professione della guerra a una classe di milites in grado di trarre dai propri possedimenti feudali le risorse e gli uomini necessari; ciò funque era legato ad un ethos aristocratico e cavalleresco. Nei tercios spagnoli, erano assai numerosi gli hildagos, nobili poveri che si arruolavano non solo per denaro, ma perché quella delle armi eri ritenuta l'unica professione onorevole e per un senso di fedeltà alla monarchia e all'ortodossia religiosa da questa incarnata. LA PRIMA FASE DELLE GUERRE D'ITALIA (1494-1516) In Italia, l'equilibrio sancito dalla pace di Lodi (1454) durò fino all'ultimo decennio del secolo. Nel 1492 scomparvero: papa Innocenzo VIII cui succedette lo spagnolo Rodrigo Borgia col nome di Alessandro VI e Lorenzo de' Medici. La stabilità della penisola era inoltre minacciata dalle misure espansionistiche della Repubblica di Venezia e dalle ambizioni del Signore di Milano Ludovico Sforza (detto il Moro), che puntava a consolidare il potere usurpato al nipote Gian Galeazzo - pur di raggungere i loro scopo, erano pronti ad invocare l'aiuto di potenze esterne - il loro errore fu, quello di aver anteposto il proprio tornaconto nazionale italiano e non aver tenuto sufficiente conto della propria fragilità interna, si aver sottovalutato Francia e Spagna. Il re di Francia Carlo VIII intendeva far valere sul Regno di Napoli i diritti che gli derivano dalla discendeza angioina e per preparare tali condizioni favorevoli aveva firmato, nel 1493 la pace di Senlis con l'impero e aveva ceduto alla Spagna alcune province di confine. Carlo VIII ebbe l'appoggio di Venezia e di Milano, desiderosi di vedere il re Ferrante d'Aragona, re di Napoli, umiliato. Nell'agosto 1494 Carlo passò le Alpi con un forte esercito - Febbraio 1495, Carlo entrò a Napoli, accolto come liberatore dei nobili, che pochi anni prima si erano sollevati contro l'Aragonese. Gli Stati italiani si resero conto del pericolo: a fine marzo venne stipulata una Lega antifrancese che comprendeva, oltre alla Repubblica di Venezia, Milano, Firenze, lo Stato pontificio, la Spagna e l'impero. Nel maggio 1495 Carlo VIII, prese la via del ritorno; l'esercito della Lega cercò invano di chiudergli il passo in uno scontro - Fornovo (6 luglio) - attualmente noto come passo della Cisia. Intanto Ferdinando II d'Aragona, nipote di Ferrante, riusciva a recuperare il Regno con l'appoggio degli spagnoli e dei veneziani. I contraccolpi dell'impresa furono sensibili soprattutto in Toscana dove, Piero De' Medici, era stato cacciato dai fiorentini sdegnati per la sua condiscendenza alla richieste di Carlo VIII. Pisa, cercava l'indipendenza dal dominio fiorentino. A Firenze, la lotta politica tra varie fazioni minacciava di degenerare in guerra civile. In questa situazione grande successo ebbe la predicazione di Girolamo Savonarola, si scaglia contro la corruzione della Chiesa e invocava una riforma costituzionale e morale, destinata a fare di Firenze la nuova Gerusalemme. I seguaci di Savonarola (piagnoni) imposero l'adozione di un sistema di governo popolare, il cui perno fu l'istituzione di un Consiglio grande, circa 3.000 cittadini. Ma l'ostilità del papa, che nel 1497 giunse a scomunicare il frate, portò presto alla fine di questa esperienza. Nel 1498 Savonarola venne processato e giustiziato. A Venezia - aprile 1498, la Repubblica di San Marco concluse con Luigi XII re di Fancia un trattato d'alleanza che le garantiva Cremona e la Ghiara d'Adda in cambio del suo appoggio alla conquista francese del Ducato di Milano. 1499 - occupazione di Milano. Un altro conflitto regolò il destino del Regno di Napoli - la sorte delle armi fu favorevole alla Spagna, che nel 1503 rimase unica padrona del Mezzogiorno in Italia, come già lo era della Sicilia e della Sardegna. Negli stessi anni Cesare Borgia, giunse a ritagliarsi un dominio personale nella Romagna e nelle Marche. La morte di Alessandro VI fece abortire l'impresa (1503). Il nuovo papa Giulio II (1503-1512) aveva il proposito di restaurare il dominio temporale della arrivando, oltre l'Asia Minore, nei Blacani meridionali. Finché nel 1453 Costantinopoli, cadde al potere di Maometto II, che ne fece la capitale, ribattezzata Istanbul. Se inizialmente l'espansione ottomana non aveva incontrato difficoltà, venne contrastata fin dagli inizii del 16°sec, dalla ricostruzione dell'impero persiano a opera della dinastia safawide, che aveva abbracciato la fede sciita, una variante della religione musulmana che riconosceva l'autorità politico-religiosa dei discendenti di Alì, cugino e genero di Maometto - al contrario dei sunniti, sosteitori della tradizione (sunna) che ammettevano il principio elettivo. Il sulatano Selim I,fece massacrare migliaia di sudditi sciiti e mosse contro Ismail (guida della setta safawide) un grande esercito - Battaglia di Cialdarin (1514) Selim I, sottomise la Siria e l'Egitto, abbattendo il regime dei mamelucchi (milizie dell'esercito egiziano). Conquista d'importanza economica. Il suntano di Costantinopoli diveniva così il capo riconosciuto di tutto l'Islam sunnita. L'avanzata dei turchi nei Balcani riprese nel 1526, sotto Solimano il Magnifico (1520-1566) risalì il corso del Danubio, penetrando il territorio ungherese. Il re d'Ungheria e di Boemia, Luigi II Jagellone, fu sconfitto e uccido a Mohacs, 29 agosto 1526. Entrato a Buda il 10 settembre, Solimano decise di rendere l'Ungheria uno stato vassallo, sotto la sovranità del principe di Transilvania Giovanni Szapolyai. Ma la successione era rivendicata dall'arciduca Ferdinando, cognato del defunto sovrano ungherese, che nel 1521 aveva ottenuto dal fratello maggiore Carlo V, il governo dei domini ereditari asburgici. I turchi assediarono Vienna nel 1529 e nel 1532, fallirono. Ciò costrinse Solimano a stringere la pace con Ferdinando - a quest'ultimo veniva riconosciuta una parte del territorio ungherese (Ungheria imperiale), la Transilvania restava a Giovanni Szapolyai. Rimase la minacchia ottomana nel Mediterraneo, da parte di Khayr al-Din detto Barbarossa, signore di Algeri - Tunisi cadde nelle mani di quest'ultimo nel 1534, Carlo V guidò un esercitò che mirò alla sua riconquista, nel luglio 1535. Durò poco, in quanto nel 1538 gli ottomani confissero a Prevesa le flotte riunite di Spagna e Venezia. Solimano estese i propri domini - nel 1530 l'impero ottomano contava 30 milioni di abitanti - la convivenza pacifica di razze e religioni era allora una caratteristica della civiltà islamica, l'unica discriminazione a danno dei non musulmani era il pagamento di una tassa. Fondamentale fu il tributo offerto dai cristiani al rafforzamento dei regime ottomano col ''devshirme'' una sorta di leva forzata di bambini che venivano educati alla fede musulmana e addestrati al servizio di corte. Elementi costitutivi dell'esercito ottomano: giannizzeri: la fanteria ottomana, temuta - sipahi: cavalieri che in cambio del servizio militare ricevevano concessioni di terra. Nell'impero ottomano, tutta la terra, tranne quella adibita al servizio religioso, era proprietò del sultano, che esercitava un'autorità assoluta e dispotica sugli uomini e sulle cose. Gli aspetti arbitrari e dispotici del sistema di governo ottomano, erano spesso ingigantiti dalle fonti occidentali, non incidevano però sulla vita dei sudditi, le cui condizioni erano per certi aspetti migliori di quelle dei loro analoghi europei: non esisteva la servitù della gleba e il prelievo operato sui contadini dai titolari (timarioti; i kadi, i giudici che applicavano la legge islamica, amministravano una giustizia pronta e imparziale; la protezione dello Stato era assicurata ai mercanti e agli artigiani, riuniti in corporazioni a sfondo religioso. CAP.8 ''I NUOVI ORIZZONTI GEOGRAFICI'' Alla fine del Medioevo i rapporti diretti degli europe con gli altri continenti erano sotanzialmente limitati agli scambi economici tra le varie sponde del Mediterraneo. I viaggi verso oriente, fatti all'età di Marco Polo, tra il 13° e 14°sec, dopo l'avvento della dinastia Ming in Cina (1368) e con l'espansione ottomana nei Balcani. I mercanti veneziani, che avevano il monopolio per la fornitura delle spezie, dovettero rivolgersi agli intermediari arabi nei porti di Beirut e Alessandria. Le nozioni geografiche del primo Rinascimento erano, per quanto riguardava gli altri continenti, vaghe e imprecise. Si era impostata, la concezione sferica della Terra (grazie a Tolomeo, II sec d.C). Ma qual era la realtà dell'Africa e dell'Asia? Africa nera: ''continente senza storia'' - la popolazione poteva aggirarsi, alla fine del 15°sec sui 40-50 milioni - distribuiti irregolarmente. Vario era lo sviluppo dell'economia. La penetrazione araba aveva portato con sé l'espansione dei traffici, a tale processo appare legata la fioritura, tra il 14° ed il 16°sec, di formazioni statalei complesse, quali Mali, Songhai, Karem-Borno, oltre all'Impero etiopico, dove all'influenza islamica si opponeva quella cristiana. Negli altopiani dell'America centrale e lungo la catena delle Ande nell'America meridionale, arrivarono gli spagnoli. In queste zone era praticata un'agricoltura sedentaria - mais, tuberi, altre piante nutritive. Minor importanza aveva l'allevamento, limitato al lama peruviano. Varie erano le attività artigianali, sconosciuto l'uso del ferro e della ruota. Caratteristiche delle civiltà centro- americane e andine era poi l'importanza delle opere pubbliche, destinate ai fini di comune utilità, sia a scopi cerimoniali e di culto. Nel 15°sec, il primo paese ad intraprendere l'esplorazione dei nuovi mondi fu il Portogallo - favorevole posizione geografica, alleanza stabilita dalla dinastia Aviz col ceto mercantile e marinaresco, interesse da parte di Enrico Il Navigatore (1394-1460). [*caravella portoghese] L'espansione marittima portoghese ebbe inizio con la presa di Ceuta, a sud dello stretto di Gibilterra, e proseguì nel 15°sec con l'occupazione dell'isola di Madera e delle Azzorre (1420- 1430), la scoperta di Capo Verde e del Golfo di Guinea. Oltre alla curiosità scientifica, le loro caravelle, dopo le razzie, si rimpirono di schiavi neri e d'oro che l'attuale tratto costiero dell'attuale Ghana venne chiamato ''Costa d'Oro'' - fu al fine di agevolare questi traffici che vennero costruite le prime fortezze portoghesi lungo le coste africane. Il re del Portogallo Giovanni II (1481-1495) si pose con l'obiettivo di circumnavigare l'Africa in direzione dell'oriente e di ottenere informazioni riguardo l'oceano Indiano. Il primo traguardo fu di Bartolomeo Diaz, fine 1487 - Capo di Buona Speranza. A Giivanni II, si era rivolto il genovese Cristoforo Colombo (1451-1506). In Portogsllo era maturata l'idea di raggiungere l'Oriente circumnavigando la Terra verso occidente, a tale concezione contribuìil disegno, rivelatosi poi errore, di Paolo dal Pozzo. La corte portoghese si dimostrò scettica, dunque Colombo confidò le proprie speranze nella monarchia spagnola, che in quegli anni si accingeva a concludere la Reconquista con la presa di Granada - vennero firmate dai ''re cattolici'' le capitolazioni di Santa Fé (17 aprile 1492) - oltre ad una somma di denaro necessaria per i finanziamenti, la regina Isabella conferiva a Colombo il titolo di ''ammiraglio del mare Oceano'', la carica di viceré e governatore delle terre attualmente scoperte. Il 3 agosto 1492 tre velieri partirono dal porto atlantico di Palos - 12 ottobre 1492, isola di Watling, Bahamas - ribattezzata da Colombo, San Salvador. Il 14 marzo 1493, rientrarono a corte, convincendo Isabella a finanziare un secondo viaggio. Questo secondo viaggio (Cuba, Haiti), invece di portate ricchezze, produsse solo un carico di schiavi e accuse di malgoverno contro l'ammiraglio. Contemporaneamente alle scoperte di Colombo, si mossero il veneziano Giordano Caboto (1497-1498) a Terranova, verso il Labrador e le coste nord-occidentali degli Stati Uniti, per conto della corona iglese - Amerigo Vespucci, ricognizione della costa altlantica dell'America meridionale, al servizio prima della Spagna (1499-1500) poi del Portogallo (1501-1502). Vespucci fu uno dei primi a comprendere che non si trattava dell'Asia, ma di un nuovo continente, che in suo onore venne chiamato America, su proposta del cartografo tedesco Martin Waldseemuller (1507). Un'altra importante conseguenza del primo viaggio di Colombo fu la disputa tra Spagna e Portogallo per l'appartenenza dei territori scoperti. Giovanni II stipulò con la corte spagnola il trattato di Todesillas (7 giugno 1494) - con ciò era possibile rivendicare la proprietà del Brasile al Portogallo, scoperto da Cabral nel 1500. La rivalità con la Spagna affrettò i preparativi portoghesi per la decisiva spedizione nelle Indie Orientali - Vasco Da Gama (1497). Il 20 maggio 1497 arrivarono a Calicut, lungo la costa del Malabar indiano - Vasco da Gama riuscì a caricare le navi di spezie e pietre preziose, ripartì i primi di ottobre. Ritorno burrascoso, 2 su 4 navi tornarono. Successivamente partì una nuova flotta, Pedro Alvares Cabral, prese possesso del Brasile in nome del re del Portogallo (24 aprile 1500). La squadra di Cabral raggiunse poi l'India, nel settembre del 1500. L'obiettivo nuovo imposto era quello di andare oltre l'America e di trovare la rotta per l'Asia - colui che vide per primo il grande oceano oltre il continente americano fu Nunez De Balboa, nel 1513 attraversò l'istmo di Darien, oggi Panama. Ferdinando Magellano - servizio del re di Spagna - partito da Siviglia, 10 agosto 1519, trovò in fondo alla Patagonia, il 21 ottobre dell'anno seguente, lo stretto destinato a prendere il suo nome. Fece la traversata del Pacifico e dopo tre mesi, giunse nelle Filippine e ne prese possesso in nome del re di Spagna. (1516) descrizione di una società immaginaria basata sull'amore tra gli uomini e sulla comunione di beni. Il rappresentante più autorevole dell'umanesimo cristiano fu l'olandese Erasmo da Rotterdam (1469ca.-1536) - contribuì al ritono delle fonti del cristianesimo con l'edizione critica del testo greco e latino del Nuovo Testamento (1516), servirà a Lutero per la sua traduzione della Bibbia in tedesco. Il cristianesimo di Erasmo era tuttavia un ideale di vita pratica piuttosto che un insieme di dogmi - le sue opere verranno messe nell'Indice della Chiesa di Roma. Martin Lutero (1483) - 1501, si iscrive all'università presso la facoltà di Giurisprudenza, successivamente nel 1505 scelse di farsi monaco. La decisione verrà da lui stesso attribuita a un voto fatto durante un temporale, quando un fulmine cadde a pochi passi da lui, in realtà fu l'effetto di una profonda crisi interiore; forte inedeguatezza di fronte ai comandamenti divini, la paura del peccato e della dannazione eterna. Ordinato sacerdote nel 1507, assunse a partire dal 1513 l'insegnamento teologico a Wittemberg, Sassonia. Nel 1515-1516 tenne un corso sull'Epistola ai Romani di San Paolo, fu proprio l'interpretazione del passo paolino a fornirgli la chiave oer la soluzione all'angoscioso problema della salvezza - ''giustificazione per fede''. La giustizia divina andava intesa non come giudizio e punizione, ma com giustificazione, come il dono della grazia offerto al peccatore che riconosca la propria indegnità e si affidi alla sua misericordia. [la natura umana è intrisecamente malvagia, corrotta dal peccato originale - il giusto farà naturalmente il bene, per amore di Dio e del prossimo, ma ciò sarà una semplice conseguenza e non causa del suo stato di grazia.] Alla luce di ciò tutta la Sacra Scrittura acquistava un nuovo significato: Sola Scriptura e Sola Fide - cancellava di colpo il magistero della Chiesa in materia teologica. Dei sette sacramenti cristiani, ne rimasero due per Lutero : il battesimo, l'inizio alla vita cristiana e l'eucarestia, presenza reale del Cristo nel pane e nel vino offerto ai fedeli. Particolare soppressione ebbe il sacramento dell'ordine: ne conseguiva il cosidetto ''sacerdozio universale dei credenti'' l'idea cioè che chiunque potesse essere chiamato a celebrare le funzioni religiose. Era una negazione ulteriore al ruolo della Chiesa come corpo separato dalla società. Alberto di Hohenzollern - aspirava a diventare arcivescovo di Magonza. Papa Leone X accettò di conferirgli la nomina dietro il pagamento di 10.000 ducati. Per metterlo in grado di raccogliere l'ingente somma, il pontefice gli concesse l'appalto di una vendita di indulgenze, bandita in tutta la Germania con lo scopo di finanziare la costruzione della Basilica di San Pietro. La raccolta delle indulgenze era bsata sul presupposto dell'esistenza di un tesoro di meriti accumulati dalla Vergine e dai santi, al quale la Chiesa poteva attingere per rimettere le pene ai peccatori pentiti e anche per abbreviare le pene del Purgatorio. Il 31 ottobre 1517 Lutero inviò ad Alberto 95 tesi, affisse alla porta della chiesa di Wittemberg. Queste dimostravano l'incapacità del pontefice di rimettere le pene e denuncia il traffico delle indulgenze. Le tesi vennero stampate e fecero successo in tutta la Germania, segno dell'esasperazione ormai suscitata dalla rapacità della Chiesa. Roma: venne emanata nel 1520, da papa Leone X la bolla ''Exsurge Domine'' che lasciava a Lutero 60 giorni per ritrattare prima di essere scomunicato. Lutero bruciò la bolla. La scomunica giunse nel 1521, ma il nuovo imperatore Carlo V (1519) aveva promesso a Federico il Saggio, elettore di Sassonia e protettore di Lutero, che avrebbe consentito a quest'ultimo di giustificarsi alla sua presenza. L'incontro avvenne alla Dieta imperiale di Worms, 17 e 18 aprile 1521 - l'Editto di Worms dichiarava Lutero al bando dell'Impero, chiunque avrebbe potuto ucciderlo. Venne imprigionato nel castello di Wartburg, dove lavorò alla traduzione in tedesco del Nuovo Testamento. Le sue scritture fecero un enorme successo in tutta la Germania - l' ''età dello spirito''. Fin dal 1520 alcuni seguaci di Lutero cominciarono ad aizzare le folle non solo contro il clero e le istituzione romane ma anche contro tutte le ingiustizie e le forme di oppressione. Thomas Muntzer: parroco visionario che nella primavera del 1525 si pose alla testa di una sollevazione popolare che diede vita a un govero cittadino basato sull'uguaglianza universale e sulla comunione di beni. In Germania infuriava in varie regioni uno stato di ribellione noto come ''guerra dei Contadini''. Essa si estendeva dal 1524 in Svevia, lungo il Reno fino ad arrivare alla Carinzia e al Tirolo. Erano masse contadine spinte dalla miseria - il carattere di fondo era moderato dalle loro rivendicazioni economiche, da un utopismo e millenarismo religioso. Costrinsero i prelati, i principi, la nobiltà ad armarsi per indebolire il movimento, stroncato dalla mancanza di unità delle bande contadine. Decisiva fu la sconfitta di Frankenhausen, 15 maggio 1525. Fortissima fu la repressione. La concorrente più radicale della Riforma sopravvisse alla disfatta dei contadini soprattutto graie all'azione dei gruppi anabattisti; ''ribattezzatori'', si riferisce all'uso di somministrare il battesimo agli adulti, giacché secondo costoro solo l'adesione consapevole del soggetto rendeva valido il sacramento. (Svizzera) Sebbene Carlo V avesse messe al bando Lutero con l'Editto di Worms, si dimostrò piuttosto restio ad impiegare forza nella risoluzione del conflitto con i protestanti. Rimase a lungo fiducioso nella possibilità che un Concilio universale calmasse le divergenze in materia della fede - La Dieta Augusta, 1530 Carlo V intimò ai protestanti di sottomettersi, per risposta essi stipularono un'alleanza difensiva, la Lega Smalcalda (dicembre 1530). L'ultimo tentativo di conciliazione ebbe luogo nel 1541 a Ratisbona, dove un compromesso tra protestanti e cattolici parve delinearsi. Ma le loro posizioni tornarono subito ad allontanarsi lasciando posto allo scontro armato. Neppure la vittoria di Carlo V sulla Lega Smancalda a Muhlberg nel 1547 riuscì a porre fine al conflitto - il nuovo re Enrico II allacciò i contatti con i protestanti tedeschi e con il sultano turco per mettere in difficoltà l'Asburgo. Nell'autunno 1551 - accordo segreto in base al quale Enrico II avrebbe garantito il suo appoggio diplomatico e militare ai principi protestanti in cambio dell'acquisto dei vescovati di Metz, Toul e Verdun. Carlo V fu costretto a fuggire da Innsbruck, aprile 1552 di fronte all'avanzata dell'esercito protestante. Le trattative in merito furono condotte dal fratello di Carlo V, Ferdinando e sfociarono nella Pace di Augusta (25 settembre 1555) - con essa venne riconosciuta l'esitenza in Germania di due diverse fedi religiose: cattolica e luterana. Sanciva la scissione religiosa e un indebolimento dell'autorità imperiale - i veri vincitori erano i principi he consolidarono il loro potere all'interno dei rispettivi territori e conferirono gradualmente ai propri Stati quel volto paternalistico e poliziesco che caratterizzerà la Germania. La decisione di Carlo V di spartire i territori tra suo fratello Ferdinando e suo figlio Filippo II divenne effettiva nel 1555 ed il 1556 con la sua abdicazione. Mentre Ferdinando diveniva imperatore del Sacro Romano Impero col titolo di Ferdinando I ed ereditava le corone di Boemia e Ungheria - Filippo II ereditava la Spagna, colonie dei Paesi Bassi ed in Italia il Regno Di Napoli, Sicilia e Sardegna, oltre al Ducato di Milano. Sia in Inghilterra che nei Paesi Scandinavi i mutamenti in campo religioso sono indiscutibilmente legati al processo di costruzione di un'unità nazionale e di forte potere monarchico. Nel 1528 il re d'Inghilterra Enrico VIII Tudor (1509-1547), alleato della Francia attraverso la Lega di Cognac contro l'imperatore, chiese al pontefice l'annullamento del matrimonio con Caterina D'Aragona, zia di Carlo V che, non gli aveva dato un erede maschio. Clemente VII non si sentì di accogliere la domanda - Enrico fece da sé, per diverse ragioni, compresa l'infatuazione di una dama di corte quale Anna Bolena. Nel 1529 convocò un Parlamento da cui ottenne l'annullamento del matrimonio, la rotura di tutti i vincoli di dipendenza da Roma e l'approvazione nel 1534 dell'Atto di Supremazia, che lo dichiarava Capo Supremo della Chiesa d'Inghilterra. Artefice principale dello ''scisma anglicano'' fu Thomas Cromwell - a lui si dovette il riordinamento del Consiglio privato della corona e il rafforzamento dell'apparato amministrativo. Cromwell venne accusato di tradimento e giustiziato nel 1540. Dal punto di vista religioso, Edoardo VI - nato dalla terza moglie di Enrico VIII, Jane Seymour - con lui si ebbe la vera riforma. La dottrina calvinista si diffuse largamente in Inghilterra e aspirò la redazione di un libro ''Libro di preghiere comuni'' e la formulazione dei ''Quarantadue articoli di fede''. Invano Maria Tudor, che succedette Edoardo e si sposò il re di Spagna, Filippo II - si sforzò di riporate l'Inghilterra con numerose condanne a morte inflitte ai protestanti, che le meritarono il nome di Maria la Sanguinaria. Dopo la sua morte, assumerà una forma definitiva la Chiesa anglicana, separata da Roma. CAP.10 ''LA CONTRORIFORMA E L'ITALIA DEL PIENO E TARDO 500'' Col termine ''Controriforma'' si designa un complesso insieme di movimenti, istituzioni e iniziative messe in atto tra 500 e 600 nella Chiesa Cattolica romana, sia in risposta al dilagare della Riforma protestante, sia come conseguenza delle esigenze di riforma interna e rinnovamento religioso emerse già a partire dai concili del 15°sec. Il termine fu coniato dal giurista tedesco Johann Stephan Putter. ''convertire'' plebi assai superficialmente cristianizzate. La pace di Cateau-Cambrésis, stipulata tra Francia e Spagna (1559) sancì un'egemonia spagnola destinata a durare fino agli inizi del 18°sec. La Spagna controllava direttamente metà del territorio italiano, Regno di Napoli, Sicilia, Sardegna, Ducato di Milano e lo Stato dei Presidi (Toscana). Solo Venezia poteva considerarsi veramente indipendente. Quanto allo Stato Pontificio, la sua sbordinazione, anche finanziaria, alla funzione universale della Chiesa ne rendeva inevitabile l'alleanza alla monarchia spagnola. Va ricordato che, nel corso del 500 l'Italia affronta un periodo lungo di ripresa demografica ed economica - successivamente, proprio per questa ristabilizzazione dell'assetto politico - territoriale conseguente alla vittoria della Spagna sulla Francia favorì un'opera di rafforzamento e ammodernamento delle strutture istituzionali e di ricomposizione delle classi dirigenti. L'autorità sovrana era rappresentata da un viceré (Napoli, Palermo, Cagliari)o da un governatore (Milano) e dai comandanti dell'esercito, generalmente provenienti dall'alta nobiltà spagnola. Le magistrature giudiziare e finanziare erano formate da elementi indigeni - con l'esperienza e con la loro lunga carica, e con l'appoggio di ''reggenti'' di estrazione locale, facevano da contraltare al potere di rappresentanti del sovrano e da mediatori tra la corte madrilena e i territori italiani, gestendo l'intreccio di interessi tra élites autoctone e monarchia, che garantiva la tenuta del sistema. Al monarca, si riconoscevano la suprema autorità legislativa e giurisdizionale ed il diritto-dovere della difesa e quindi del prelievo delle risorse necessarie; Se nelle campagne meridionali e nelle isole, assai grave era il peso economico e sociale della feudalità, il governo spagnolo nel 500 riuscì tuttavia a spezzarne la forza politica e a limitarne i peggiori abusi con l'intervento sia pur lento e macchinoso della giustizia regia. Veloce fu l'evoluzione verso un modello di governo assolutistico in Toscana e Piemonte - ai Medici, riportati a Firenze dalle armi spagnole, venne riconosciuto nel 1530 il titolo ducale e nel 1569 quello di granduchi di Toscana. Nel 1532 fu attuata una riforma costituzionale che sovrapponeva ad esse due consigli formati dagli esponenti delle famiglie più ragguardevoli: il Consiglio dei duecento e il Consiglio dei quarantotto (o Senato). Cosimo I (1537-1574) a sviluppare il regime in senso assolutistico, svuotando questi organi di ogni potere effettivo e governando attraverso i propri segretari, di origine sociale spesso modesta - 1545 ''Pratica Segreta'' un nuovo consiglio di carattere informale. Un successo del Principato Mediceo fu l'annessione di Siena nel suo territorio (1557). Lo stato sabaudo - venne ricostituito sotto il duca Emanuele Filiberto (1553-1580) dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559) trasferendo la capitale da Chambéry a Torino. Il successore Carlo Emanuele I (1580-1630) cercò di sfruttare questa nuova compattezza del Ducato per una serie di iniziative espansionistiche - fallì nel tentativo di sottomettere Ginevra (1589) ma ottenne nel 1601 dalla Francia il Marchesato di Saluzzo in cambio di alcuni territori in Savoia. Repubbliche oligarchiche: Genova; i tradizionali contrasti tra le fazioni nobiliari sfociarono nel 1575 in gravi disordini - i vecchi nobili dovettero abbandonare la città e portarono in primo piano gli strati popolari che esigevano sgravi fiscali e provvidenze a favore delle arti. Nel 1576 si giunse ad un accordo che modificava i meccanismi di elezione e sorteggio - diede il via a una effettiva ricomposizione del ceto dei ''magnifici'' (nobiltà genovese). Qualche parallelo con la situzione genovese si ebbe con la contrapposizione tra i due partiti ''vecchi'' e dei ''genovani'' all'interno del patriziato veneziano. Dunque: gli interlocutori principali del potere sovrano (Repubbliche di Venezia, Genova e Lucca) erano i ceti nobiliari; nel Mezzogiorno e nelle isole spadroneggiava un'aristocrazia di tipo feudale, nelle aree centro-settentrionali dove più si era sviluppata la civiltà comunale erano invece i patriziati a dare tono alla vita sociale. CAP.11 ''L'EUROPA NELL'ETA' DI FILIPPO II'' Tra il 1555-1556 Carlo V abdicò tutti i suoi titioli e rese effettiva la divisione dei suoi domini. Il fratello Ferdinando diveniva imperatore (Ferdinando I) ed ereditava cogli Stati asburgici le due corone di Boemia e Ungheria - al figlio, Filippo II toccava la corona di Spagna con i possedimenti nel Nuovo Mondo e in Europa. Il nuovo re di Francia, Enrico II, succeduto a Francesco I, sconfitto a San Quintino (1557) dovette rassegnarsi e firmare la pace di Cateau-Cambrésis (1559), che assicurava alla Spagna supremazia in Italia e il possesso della Franca Contea e dei Paesi Bassi. Federico II aveva un complesso di risorse quale nessun altro governo europea poteva neppur lontanamente vantare. Eredita dal padre Carlo V la totale dedizione al mestiere del re - senso di missione da compiere dove bisognava rendere conto a Dio. A imporre l'ortodossia religiosa castigliana, dunque intensa ma angusta e intollerante, furono le rivolte. Tra il 1558 e 1560 fu rafforzata l'Inquisizione in Spagna - la repressione abbattè con la stessa forza sui moriscos dell'Andalusia che, nonostante la convenzione al cristianesimo, avevano mantenuto la loro lingua e le loro usanze. Le persecuzioni li indussero nel 1568 a ribellarsi - con una vera e propria campagna militare la loro resistenza fu vinta e i sopravvissuti furono portati nelle regioni settentrionali della Castiglia. Le restrizioni alla libertà di pensiero e di espressione non ebbero in Spagna gli eventi soffocanti sulla vita intellettuale che si registrarono in Italia; il periodo che va dalla metà del 500 alla metà del 600 è noto come ''Secolo d'Oro'' - Miguel De Cervantes, Pedro Calderon de la Barca, El Greco. Tornato dai Paesi Bassi nel 1559, Federico II non si mosse quasi mai dalla Castiglia. Da Valladolid, la sede della corte e del governo du trasferita a Madrid - il sovrano fece costruire una residenza, l'Escorial - metà palazzo, metà monastero. Tale accentramento del potere decisionale nella persona del monarca non deve essere confuso col centralismo politico e istituzionale al quale tenderanno le monarchie assolute del 17° e 18°sec. Venne esteso e perfezionato durante il suo regno il sistema dei Consigli - oltre al Consiglio di Stato, competente per la politica estera, al Consiglio dell'Inquisizione e al Consiglio di Azienda (finanza) vi erano i Consigli preposti ai diversi complessi territoriali. Ai rappresentanti del sovrano, viceré o governatori, si opponevano le magistrature locali, che godevano di ampia autonomia. In seguito alla dinastia regnante del Portogallo, per la morte del re Sebastiano I d'Aviz (1578) e del suo successore Enrico I (1580), Filippo IIvenne riconosciuto erede della corona lusitana. Il Portogallo entrò a far parte dei regni controllati dalla corte di Madrid. Rimase separata l'amministrazionedell'Aragona, dove nel 1591 Filippo II fu costretto a intervenire militarmente per sedare una sivolta fomentata dai signori feudali. Il separatismo aragonese e soprattutto catalano, rimarrà sempre una spina nel fianco del governo spagnolo. L'indiscussa egemonia spagnola in Italia, garantiva a Filippo II una posizione dominante nel Mediterraneo occidentale, ma lo rendeva allo stesso tempo più esposto agli attacchi dei corsari barbareschi e dellapotenza ottomana. Dopo un tentativo fallito di prendere Malta (1565), la flotta ottomana al comando del successore Solimano il Magnifico, Selim II sferrò nel 1570 un attacco contro l'isola di Cipro - mentre Tunisi, espugnata a Carlo V nel 1535, cadeva nelle mani del bey di Algeri, vassallo del sultano. Papa Pio V (1566-1572) fece istituire la ''Lega Santa'' in cui entrarono, oltre Venezia e Spagna, la Repubblica di Genova, il duca di Savoia e l'ordine di Malta. Il 7 ottobre 1571 - la flotta cristiana al comando di Don Giovanni D'Austria e quella ottomana si affrontarono nei pressi di Lepanto (oggi Nefpaktos), all'imboccatura del golfo di Corinto. Lepanto fu l'ultima grande battaglia della storia che vide protagoniste le navi a remi e che fu combattuta con la tecnica dell'abbordaggio - spaventosa fu la carneficina, si delineò però la vittoria delle forze cristiane. La vittoria di questi apparve come una sanzione divina degli ideali della Controriforma e fu esaltata da letterati, poeti, artisti. Venezia, preoccupata per i suoi possedimenti nel Mediterraneo orientale e al fine di salvaguardare gli scambi commerciali, preferì firmare una pace separata (1573), rinunciando a Cipro e tornando alla sua tradizione politica di buon vicinato con Istanbul. Negli anni successivi, il re di Spagna ed il sultano, dovettero rivolgere la loro attenzione l'uno alle vicende nord- europee, l'altro al rinnovato conflitto con la Persia - la tregua fu stipulata nel 1578. Il Mediterraneo, rimase per tutto il 500 un crocevia di scambi e di traffici. Proprio questa prosperità rendeva più aggressiva e intensa l'attività piratesca; lo storico Alberto Tenenti, definisce il periodo successivo a Lepanto ''è quello in cui l'insicurezza della navigazione raggiunge la fase più acuta''. Nell'ultimo ventennio del 16°sec si registra la penetrazione in forze del Mediterraneo degli olandesi e degli inglesi - oltre al tradizionale scontro tra cristiani e ottomani va ricordato adesso, quello tra protestani e cattolici. Preparati, i velieri nordici si aggiudicano subito gran parte dei profitti del commercio nel Mediterraneo, riuscendo a violare anche le Assai numerosi erano anche i mercanti che agivano individualmente - Francis Drake, saccheggiò al passaggio le coste occidentali dell'America del Sud. Fallì il tentativo di impintare colonie inglesi nel Nord America, raggiunto nel 1585 da una spedizione al comando di Walter Raleigh, che battezzò quelle terre Virginia, in onore della ''regina vergine''. I rapporti con la Spagna giunsero al punto di rottura quando Elisabetta, nel 1585, decise di appoggiare la rivolta dei Paesi Bassi r wuando, avvenne l'esucuzione di Maria Stuart. Una gigantesca flotta di 130 navi allestita nei cantieri spagnoli prese il mare nel lulio 1588 con l'obiettivo di sbarcare sulle coste britanniche. Ma l''invencible armada'' di Filippo II fu sconfitta dalle tempeste e aggredita nalle acque della Manica dalla piccola flotta di Elisabetta. Gli spagnoli decisedo di rinunciare allo sbarco e di circumnavigare con le forze residue le isole britanniche - la guerra in Spagna doveva trascinarsi fino al 1604. Anche in Francia tra le causs dei conflitti interni, abbiamo il motivo religioso - intrecciato a movimenti di ordine politico e sociale aggravato dai probleimi dinastici tipici dei periodi di reggenza. In seguito alla morte di Enrico II (1559) e di Francesco II - Caterina de Medici ebbe il compito di reggere il timone dello Stato. Nel frattempo il calvinismo si era diffuso soprattutto nelle regioni del sud e dell'ovest, meno nel regno di Francia. Alla testa delle fazioni nobiliari, c'erano tre grandi casate che esercitavano estesi poteri nelle province: 4. GUISA: capi naturali dei cattolici intransigenti. 5. BORBONE: i cui domini erano concentrati nel sud-ovest, esponenti del partito ugonotto (calvinisti). 6. MONTMORENCY-CHATILLON: il cui membro più autorevole, l'ammiraglio Gaspard de Coligny, convertito al calvinismo. Per reagire alla strapotenza dei Guisa, Caterina de Medici fu indotta a fare concessioni ai calvinisti con l'Editto di San Germano (1562) - ma nello stesso anno i partecipanti a una riunione protestante a Vassy furono massacrati dai seguaci del duca di Guisa. Questo segnò l'inizio della prima fase di guerre civili, conclusa nel 1570 dalla seconda pace di San Germano, che ribadiva e allargava le precedenti concessioni agli ugonotti (calvinisti). L'ammiraglio Coligny, che riuscì a conquitare la fiducia di Carlo IX e a ottenere per Enrico di Borbone, divenuto re di Navarra nel 1572, di fede calvinista, la mano della sorella del re, Margherita de Valois. Durante le nozze, Caterina De Medici diede mano libera alla fazione di Guisa e alla plebaglia parigina, violentemente antiprotestante. La notte tra il 23-24 agosto 1572, la notte di San Bartolomeo, più di duemila ugonotti, tra cui lo stesso Coligny, vennero trucidati nelle loro stesse case, e il massacro si estese anche nelle province. Molti calvinisti fuggirono all'estero - la salda organizzazione protestante delle regioni sud-occidentali tenne duro e prese a funzionare come una confederazione di Stati indipendenti. Essa trovò come capo Enrico di Borbone, che si era salvato a stento con l'abiura dalla strage di San Bartolomeo, riuscì a fuggire dalla corte e annunciò il proprio ritorno alla fede calvinista (1576). All'organizzazione protestante si oppose la Lega Santa, capeggiata dai Guisa e sostenuta dalla nobiltà cattolica di Parigi. Il precario equilibrio tra questi schieramenti si ruppe quando con la morte del Duca d'Angiò, ultimo figlio di Enrico II (1584), divenne erede Enrico di Borbone. Iniziò la ''guerra dei tre Enrichi'': il re Enrico III, Enrico di Borbone, Enrico di Guisa. La Lega venne rafforzata dall'appoggio del re di Spagna (1587-1588) - la Lega sostituì di fatto la propria autorità a quella del monarca, che nel 1588 si era rifugiato a Blois - vi attirò con un tranello il duca di Guisa e il cardinale di Lorena e li fece assassinare. Gli restò l'alleanza col Borbone e strinse d'assedio Parigi (1589). Lo stesso anno morì Enrico III, il successore di Enrico di Borbone fu delineato prima della morte di quest'ultimo - Enrico IV. Il nuovo sovrano non venne riconosciuto dai leghisti, che gli contrapposero la candidatura di una figlia di Filippo II di Spagna, Isabella. Nel suo programma di pacificazione e di restaurazione dell'autorità monarchica non poteva non riconoscersi il partito dei cosidetti politiques, cattolici moderati che ponevano l'interesse dello Stato al di sopra di quello delle fazioni religiose e che appartenevano in larga parte alla magistratura e alla borghesia degli uffici; autorità assoluta del monarca - temperata dal rispetto delle ''leggi fondamentali'' del regno. Con la pubblica conversione di Enrico IV (1593), con il suo ingresso a Parigi (22 marzo 1594) e con l'assoluzione pronunciata l'anno seguente da Papa Clemente VIII si può dire che le sorti della lotta fossero ormai segnate. Il vecchio Filippo II, riconobbe la propria sconfitta firmando il 2 marzo 1598 la pace di Vervins - dopo un mese dopo, l'Editto di Nantes promulgato da Enrico IV sanciva la pace religiosa mantenendo agli ugonotti il diritto di praticare il loro culto e la facoltà di presidiare militarmente un centinaio di piazzeforti a garanzia della libertà religiosa. POLONIA E RUSSIA: Al di là della linea ideale tra il Baltico occidentale e il mar Nero troviamo il Regno polacco-lituano e la Russia moscovita. Oltre che un crogiolo di popoli, la Polonia era un crogiolo di fedi religiose: cattolica, greco-ortodossa, luterana, calvinista, anabattista e antitrinitarie e ebrei. Benché una controffensiva cattolica, diretta dai gesuiti fosse in atto dalla metà del 500, il principio di libertà religiosa venne ribadito ancora nel 1573, facendo della Polonia un'oasi all'interno di un'Europa dominata dall'intolleranza. Oltre il punto di vista religioso, un ostacolo maggiore era costituito dalla presenza di una nobiltà numerosa e attaccata ai propri privilegi e alle proprie tradizioni militari. Questo ceto fu protagonista della notevole fioritura intellettuale e artistica dell'età rinascimentale e del forte aumento della produzione di cereali che alimentava una massiccia esportazione verso occidente. Tali progressi ebbero come conseguenza un forte sfruttamento dei contadini, costretti a lavorare gratuitamente - e ci fu, inoltre, un indebolimento della monarchia, i cui poteri erano limitati dalla presenza di un Senato e di una Camera dei Deputati (Sejm) entrambi espressione esclusiva della nobiltà. Nel 1572 ci fu la morte dell'ultimo re Jagellone, Sigismondo II - venne definitivamente affermato il carattere elettivo della corona e non ereditario - la nobiltà polacca elesse sistematicamente i principi stranieri. La confederazione polacco-lituana era una repubblica aristocratica. Nella Russia moscovita le condizioni economico-sociali erano per molti versi simili a quelle del Regno polacco-lituano. L'evoluzione politica, fu opposta e andò verso una concentrazione di tutti i poteri nelle mani di un monarca - tra i motivi di ciò dobbiamo considerare la minor forza numerica e compattezza della nobiltà russa e il ruolo cruciale della Chiesa ortodossa, legata alla trdizione bizantina, nel rendere sacra la figura dello zar e nell'inculcare ai sudditi l'obbedienza incondizionata. La Moscovia ebbe una grande espansione territoriale sotto Ivan III il Grande (1462-1505) e Basilio III (1505-1533); questi posero le basi della stretta associazione Stato Chiesa e alla creazione di una nuova nobiltà, che in cambio della concessione delle terre assicurava alla corona il servizio militare e civile. Tale processo raggiunse il punto più alto con Ivan IV, fatto incoronare zar (dal latino ''Caesar) nel 1547 - diede inizio ad una politica di rafforzamento del potere monarchico e di alleanza coi ceti inferiori in funzione antinobiliare - grande sviluppo commerciale, rapporti con l'Inghilterra. 1560: Ivan IV cominciò a dare segni di squilibrio, anche a causa della morte della moglie, e si abbandonò ad atti di gratuita ferocia. Il terrore raggiunse l'apice nel 1570 con il massacro della popolazione di Novgorod - si aggiunsero fughe di massa provocate dalla paura delle persecuzioni e agli oneri sempre più gravi di una lunga guerra contro la Polonia e la Svezia che si concluse nel 1582 con la sconfitta della Russia e la rinuncia allo sbocco sul Baltico. A Ivan IV succedette il figlio Fedor (1584-1598) - il potere effettivo fu esercitato dal cognato Boris Godunov, che riuscì poi a farsi riconoscere zar nonostente fosse sospettato dell'assassinio del nipote Dimitri - eglì continuò la politica antinobiliare di Invan IV - ma gravi carestie e pestilenze funestarono gli ultimi anni del suo regno (1598-1605). Alla sua morte, la Russia sprofondò in uno stato toale di anarchia, la cosidetta ''epoca dei torbidi'', che ebbe fine solo nel 1613 quando un nuovo Zemskij Sobor elesse zar Michele Romanov, la dinastia regnò fino al 1917. CAP.12 ''L'EUROPA NELLA GUERRA DEI TRENT'ANNI'' Il dibattito storiografico sulla crisi generale del 600: ''Crisi generale del Seicento'' - il dibattito prese vita dalla costatazione della simultaneità di una serie di movimenti e rivoluzioni e di crisi politiche che si manifestarono in questo secolo. La tesi proposta da storici marxisti com Eric Hobsbawn e Christopher Hill vedeva in queste scosse il riflesso di una fase acuta della transizione dal feudalesimo al capitalism: in alcuni Paesi (Inghilterra e Olanda) la crisi si sarebbe risolta con lavittoria dei nuovi rapporti di produzione e degli ordinamenti poliici che ne erano esrpessione, altrove con la riaffermazione delle vecchie strutture economico-sociali e del regime monarchico- feudale. si colloca l'eccezionale sviluppo della vita intellettuale e artistica. LA MONARCHIA FRANCESE DA ENRICO IV A RICHELIEU: la Francia sotto la guida di Enrico IV di Borbone (1589-1610) riguadagnò rapidamente quella posizione dominante sulla scene europea. La grande nobiltà fu blandita con una politica di favori e di elargizioni finanziarie, ma anche intimidita con alcune condanne esemplari; ai governatori delle province cominciarono ad essere affiancati per compiti specifici dei ''commissari'' straordinari, preannuncio dei futuri intendenti. I detentori di uffici venali, un ceto potente e numeroso in Francia, si videro riconoscere nel 1604, dietro pagamnto di una moderata tassa annua (paulette), il diritto di trasmettre ereditariamente la loro carica. Tale concessione fu ricca di conseguenze: poiché le più elevate cariche giudiziarie o finanziarie conferivano automaticamente la nobiltà; ne ricevette grande impulso la formazione di una nobiltà di toga che rivaleggiava con la nobiltà di spada. Col trattato di Lione (1601) - Enrico IV ottenne la Bresse e il Bugey in cambio della cessione del Marchesato di Saluzzo. Si accingeva a muovere una guerra agli Asburgo d'Austria e di Spagna quando cadde vittima di un frate fanatico, Francois Ravaillac, che lo assassinò mentre transitava in carrozza per le vie di Parigi (14 maggio 1610). L'erede al trono, Luigi XIII, era un bimbo. La reggenza fu assunta dalla vedova di Enrico IV, Maria de Medici, che inaugurò una politica filospagnola e si appoggiò ad alcuni favoriti venuti con lei dalla Toscana, principalmente Concino Concini. La sudditanza alla Spagna, suscita il risentimento dei principi di sangue reale e delle grandi casate aristocratiche. Un punto centrale delle loro rivendicazioni fu la richiesta di una convocazione degli Stati generali del regno, furono riuniti, ma con scarsi risultati, tra il 1614- 1615. Furono questi gli ultimi Stati generali nella storia della Francia prima del 1789. Nel 1616 Maria de Medici poté affidare le redini del governo a Concino Concini, che l'anno seguente fu però assassinato per ordine del giovane re, stanco di regnare sotto tutela. Si impose, come mediatore di Luigi XIII e la madre, Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu (1585-1642). Nel 1622 Luigi XIII ottenne per lui la nomina a cardinale; nel 1624 lo inserì nel Consiglio della corona, all'interno del quale Richelieu assunse una posizione dominante accentrando nelle proprie mani la direzione della politica francese interna ed estera. Due erano le linee di condotta: la prima, sostenuta dalla regina madre e dal partito dei ''devoti'', consisteva nell'appoggio alla politica di restaurazione cattolica degli Asburgo di Spagna e d'Austria; ciò avrebbe evitato alla Francia gravosi impegni militari e avrebbe consentito di concentrarsi sul risanamento delle finanze e sulle riforme che tutti invocavano. La seconda, considerava una contrapposizione al disegno egemonico degli Asburgo e subordinava a questo obiettivo ogni esigenza di politica interna. Fu quest'ultima la linea scelta con inflessibile coerenza da Richelieu. Il ritorno della Francia ad una politica estera aggressiva presupponeva innanzi tutto il rafforzamento dell'autorità monarchica all'interno del Paese e l'eliminazione di ogni potenziale focolaio d'opposizione. Vennero stroncate le trame nobiliari, le manifestazioni d'anarchia feudale - una vera e propria guerra (assedio e presa di La Rochelle, roccaforte calvinista, 1628) fu debellata l'organizzazione politico-militare degli ugonotti. Ai protestanti venne concessa una ''pace di grazia'', che manteneva la libertà di culto nei limiti sanciti dall'editto di Nantes. La campagna contro gli ugonotti e il progressivo coinvolgimento della Francia nei teatri di guerra tedesco e italiano ebbero come conseguenza un rapido aumento della pressione fiscale e in particolare della taglia, che gravava quasi esclusivamente sulle camopagne. Fu questa la causa principale della grande ondata di rivolte popolari che scosse la Francia a partire dal 1625 - estendendosi: sud-ovest nel 1636-1637 o la Normandia nel 1640. Ma il bisogno di mantenere l'ordine, di garantire la riscossione delle imposte, di amministrare una pronta e severa giustizia e di assicurare all'esercito i necessari approvvigionamenti e i servizi logistici fu a sua volta all'origine della guaduale estensione a tutto il Paese dei ''commissari'' istituiti da Enrico IV. LA SPAGNA DA FILIPPO III AL DUCA DI OLIVARES: Filippo III (1598-1621) non era in grado di regnare. Cpon egli si inaura in Spagna l'era dei ''privados'' o ''validos'', cioè dei favoriti onnipotenti, a cui sovravi incapaci di governare delegano tutti i poteri di decisione e di comando. Il ''privados'' di Filippo III era Francisco Gomez de Sandoval y Rojas, Duda di Lerma. Egli pose fine alle guerre in corso, stipulando la pace con l'inghilterra (1604) e la tregua dei Dodici anni con le Province Unite (1609). Nello stesso tempo, nel 1609 prese la grave decisione di espellere della panisola iberica i ''moriscos'', sudditi di origine araba convertiti al cristianesimo che costituivano una parte importante per la manodopera. Col nuovo sovrano, Filippo IV (1612-1665) si affermò l'onnipotenza di Gaspar de Guzman, conte di Olivares e poi duca di Sanlùcar - Olivares era un uomo energico, pieno i zelo per il bene pubblico, ed era intimamente persuaso della necessità di introdurre profondi mutamenti nelle strutture economiche e politiche della monarchia. Egli però appoggiava la causa cristiana e non poteva assistere al saccheggio del dominio coloniale iberico - Così, oltre che appoggiare militarmente la controffensiva degli Asburgo di Vienna contro gli insorti boemi, fu deciso a Madrid di non rinnovare la tregua dei Dodici anni con le Province Unite, che scadeva nel 1621. Nel 1626 l'Olivares presentò al re un progetto noto come ''Union de las armas'' che assegnava a ciascuna provincia un contingente di soldati da reclutare ed equipaggiare a proprie spese, in modo da raggiungere un totale di 140.000 effettivi. Per un momento alla iniziative di Olivares parve arridere una possibilità di successo. Nel 1627 ci fu una nuova bancarotta. Nel 1628 l'apertura di un altro fronte in Italia e la cattura da parte degli olandesi della flotta che trasportava l'argento americano portarono al tracollo delle finanze spagnole, mentre l'Union de las armas incontrava, una crescente opposizione. Negli anni seguenti l'affannosa ricerca di denaro, il peggioramento della situazione militare e il crescente malcontento delle province porteranno a una serie di rivolte e avvieranno il declino della monarchia spagnola. L'IMPERO GERMANICO E L'ASCESA DELLA SVEZIA: Alla morte di Ferdinando I (1564), la dignità imperiale era andata con le corone di Boemia e Ungheria e con i ducati austriaci al figlio Massimiliano II (1564-1576), cui succedette Rodolfo II (1576-1612): quest'ultimo rigido assertore del cattolicesimo - verso il 1580 la grande maggioranza della nobiltà nei domini asburgici aveva abbandonato la Chiesa Cattolica. Rodolfo II pose la sua residenza a Praga, dove si circondò di scienziati e artisti: cominciò a manifestare segni di squilibrio mentale. Nel 1609 i nobili del Regno di Boemia lo costrinsero a firmare la Lettera di maestà, che concedeva loro piena libertà religiosa. Nel 1611 Rodolfo venne deposto e la corona di Boemia venne cinta dal fratello Mattia. La debolezza della suprema autorità politica aveva acuito i contrasti tra cattolici e protestanti. Nel 1608 i principi luterani e calvinisti conclusero un'alleanza difensiva (l'unione evangelica) cui si aggregarono anche molte città imperiali; a quest si contrappose l'anno seguente una Lega cattolica, la cui anima fu il Duca di Baviera Massimiliano di Wittelsbach (1597-1651). Nel 500 nessuno poteva competere per estensione con la Polonia-Lituania - un'aggregazione di territori ancora più vasta parve delinarsi nel 1592 quando Sigismondo Vasa, già eletto re di Polonia ereditò anche la corona di Svezia. Lo zio, Carlo si pose alla testa di un movimento di opposizione aristocratica, facendo leva sui tinori di una restaurazione cattolica, al termine di una guerra civile fece deporre il rivale dalla Dieta svedese; nel 1604 egli assunse anche formalmente la corona col nome di Carlo IX. Egli mostrò mire espansionistiche - per quanto sfortunati, questi conflittie rivolti alla Polonia e alla Danimarca di Cristiano IV, essi aprirono il via alle imprese imprese del figlio e successore Gustavo Adolfo (1611-1632) che in vent'anni riuscirà a imporre la supremazia svedese su tutto il Baltico. Ma, oltre alle qualità personali, quali furono le cause di questa ascesa, in Paese che agli inizi del 600 contava poco più di un milione di abitanti e viveva ancora in un regime di economia naturale? La Svezia possedeva estesi giacimenti di ferro e rame - tali ricchezze da un lato alimentavano un grande flusso di esportazione e dall'altro fornivano materiali per lo sviluppo di armamenti in rapido sviluppo. Nelle campagne esisteva una massa di piccoli proprietari terrieri liberi, che avevano rappresentanza nella Dieta. Questo ceto costituiva un vivaio ideale di ottimi soldati. L'aristocrazia infine, aveva nel Consiglio di Stato la propria roccaforte, stabilì con la monarchia un rapporto di collaborazione, sancito nel 1612, all'inizio del regno di Gustavo Adolfo, da una specie di carta costituzionale. Con l'aiuto del cancelliere Axel Oxenstierna, GUstavo Adolfo organizzò l'amministrazione interna, creò una flotta da guerra, potenziò l'esercito creando un sistema di coscrizione obbligatoria. La flotta spagnola venne distrutta dagli olandesi nel canale della Manica con la battaglia delle Dune (21 ottobre 1639). I negoziati di pace, sfociarono nel 1648 in una serie di trattati - Pace di Vestfalia. Ciò riconosceva da parte della Spagna, l'indipendenza delle Province Unite - la Francia otteneva il possesso dei vescovati di Metz, Toul e Verdun, parte dell'Alsazia e di piazzeforti sul Reno e nel Piemonte. La situazione religiosa dell'impero fu modificata: rispetto alla pace di Augusta, nel senso di ammettere anche il calvinismo - oltre al cattolicesimo e al protestantesimo. Dal punto di vista politico, i principi ottenevano il diritto di stringere alleanze e fare guerre per proprio conto, purché non dirette contro l'imperatore. Ne usciva sconfitta ogni ambizione da parte degli Asburgo di Vienna di trasformare la dignità imperiale in monarchia distesa in tutta l'Europa. Restava accesa la guerra tra Francia e Spagna, concluse nel 1659 con la Pace dei Pirenei e restavano drastiche le conseguenze economiche - principalmente in Germania, che perse tra il 20 ed il 30% della popolazione. CAP.13 ''RIVOLUZIONI E RIVOLTE'' Giacomo I Stuart (1603-1625) re di Scozia, salì al potere col nome di Giacomo IV, quando succedette sul trono inglese alla regina Elisabetta. L'unione nella stessa persona delle due corone non comportò la fusione dei due Paesi sotto il profilo politico e amministrativo. Diversi fattori dovevano rendere impopolare il nuovo sovrano preso dagli inglesi - fin dai primi anni del regno di Giacomo I si ripresentarono le due questioni che causarono ''problemi'' anche durante il regno di Elisabetta: questione religiosa e finanziaria. La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta di una congiura che mirava a far saltare in aria il Parlamento (Congiura delle polveri, 1605); Al contrario, i protestanti inglesi dovettero constatare che la nuova dinastia cercava un'alleanza matrimoniale con le grandi corone cattoliche: sfumava l'opportunità di combinare un matrimonio spagnolo per il principe del Galles, nel 1625 il futuro Carlo I sposò Enrichetta Maria di Borbone, sorella di Luigi XIII. Nel corso dei primi decenni del 17°sec il puritanesimo, si venne diffondendo sempre più largamente tra la gentry e tra i ceti mercantili e artigiani delle città, alimentando un crescente senso di estraneità nei confronti della corte sfarzosa e corrotta. Non pochi, decisero di emigrare nell'America settentrionale: tra questi i cosidetti padri pellegrini che nel 1620 attraversarono l'oceano e andarono a fondare la colonia del Massachusetts. Elevati furono i costi di guerra contro la Spagna, crearono una sistuazione finanziaria difficile, non aiutarono né la pace firmata da Giacomo I, né le spese in continuo aumento, anche per effetto del rialzo dei prezzi. Si aggiunse una congiuntura economica negativa - da un lato la popolazione inglese continuò ad aumentare fin verso il 1650 (fu la crescita di Londra sbalorditiva) - tra il 1620-1650 oltre la crescita demografica ci fu lo sviluppo delle attività produttive: la produzione dei pannilana, venne dimezzata a causa dello sconvolgimento che ci fu dopo la guerra dei Trent'anni. Sotto il successore Carlo I, ci furono cattive annate agricole che accrebbero la miseria dei ceti inferiori. I quattro successivi parlamenti convocati da Giacomo I si rifiutarono di soddisfare le richieste finanziarie della corona e denunciarono i fenomeni di corruzione e gli sprechi presenti nella corte e nel governo. Il problema finanziario divenne problema politico. Non riuscendo ad ottenere l'approvazione da parte del Parlamento, il monarca ed i suoi ministri erano indotti a fare ricorso a espedienti straordinari che aumentavano la cattiva reputazione della corte - così il numero dei lord venne raddoppiato e nel 1611 venne creato il titolo di ''baronetto'' appositamente per essere venduto. Negli ultimi anni di Giacomo I, il malcontento fu accresciuto dall'ascendente acquisto a corte del duca di Buckingham e da una politica estera troppo remissiva nei confronti della Spagna. Il figlio di Giacomo I, Carlo I - si vide negare dal Parlamento la tradizionale concessione vitalizia del riscuotere i dazi doganali sulle importazioni di vino e di altri articoli (tonnage and poundage). Nel tentativo di ottenere sostegno dei puritani, Carlo I dichiarò guerra alla Spagna e organizzò una spedizione navale per soccorrere gli ugonotti di La Rochelle. Queste operazioni fallirono - aumentando la sfiducia nei suoi confronti da parte del nuovo re e del duca di Buckingham. Nel Parlamento convocato nel 1628 il re accettò la ''Petizione di diritto'' - vieta l'imposizione di tasse senza l'approvazione del Parlamento, l'obbligo di dare alloggio ai soldati, l'arresto senza una motivazione e l'uso di legge marziale. Nello stesso anno il duca di Buckingham venne pugnalato - Carlo I, a seguito delle anifestazioni popolari e dell'ostinazione dei Parlamento contro di lui, decise di sciogliere quest'ultimo. Carlo I governò senza Parlamento, appoggiandosi al Consiglio privato della corona e allazione dei tribunali regi. Durante questo periodo emersero due figure: Thomas Wentworth poi Conte di Strafford (Governatore in Irlada dal 1633-1639) e William Laud, nel 1633 arcivescono di Canterbury, capo spirituale della Chiesa d'Inghilterra. Carlo I fece delle riforme che eliminarono parte delle infefficenze e degli sprechi ereditati dal regno di Giacomo I - grazie a tali misure e alla pace conclusa con la Francia e la Spagna, le spese poterono essere contenute e le entrate beneficiaronodel reperimento di nuove fuonti di reddito, quali le ''ship money'' (''tassa per le navi'') - un tributo per le costruzioni di navi da guerra. Laud procedeva a riorganizzare la Chiesa d'Inghilterra secondo linee gerarchiche e autoritarie. Il sospetto che si volesse un ritorno al cattolicesimo era alimentato dall'ascendente che su Carlo I esercitava la moglie francese Enrichetta Maria. Alla fine degli anni 30 - l'Inghilterra si avviava verso un regime assolutistico. A cui si opponeva la fragilità dell'apparato militare, burocratico e finanziario. Non esisteva un esercito permanente. La burocrazia stipendiata dalla corona non superava il migliaio di individui sotto i primi due Stuart, le mansioni giudiziarie erano affidate ad una sorta di giudici di pace - mentre i lord luogoteneneti appartenevano in genere all'alta nobiltà, i giudici provenivano dalle gentry, un ceto di proprietari terrieri benestanti in rapida ascesa numerica ed economica: senza il consenso di queste due categorie sociali era molto difficile per la corona esercitare un potere assoluto. Le novità religiose imposte da Laud, che cercò di imporre il modello anglicano alla chiesa presbiteriana di Scozia, suscitarono nel 1638 una rivolta. Falliti i tentativi di conciliazione, Carlo I si decise nell'aprile 1640 a convocare uno nuovo Parlamento per ottenere i mezzi necessari per fare guerra agli scozzesi. Carlo I riunì due volte il Parlamento; il ''Breve Parlamento'' nel 1640 - lo sciolse dopo poche settimane. In questa situazione, resa più grave da una cisi commerciale e dal rifiuto della City di Londra di fare nuovi prestiti alla corona - Carlo I convocò il ''Lungo Parlamento'' , che si aprì a Westminster il 3 novembre 1640 - rimase in carica fino al 1653. Nella Camera dei comuni erano in netta maggioranza gli avversari della politica assolutistica - guidata da politici come John Pym e John Hampdem - i Comuni seppero indimidire e trascinare la Camera dei lord e precedettero in pochi mesi a smantellare tutti i capisaldi del potere regio: Strafford e Laud vennero accusati e tradimento e improgionati. Furono soppressi i tribunali sottoposti all'influenza diretta del monarca - decretata l'intoccabilità dei giudici - dichiarate illegali e abolite le ship money e i vescovi vennero estromessi dalla Camera dei lord, il re venne privato del diritto di sciogliere il Parlamento senza prima avere il consenso di quest'ultimo. Alla fine del 1641 lo scoppio di un'insurrezione cattolica in Irlanda pose il problema di chi dovesse condurre la repressione. Lo Stuart - 5 gennaio 1642 - si presentò in Parlamento con un mini esercito, il colpo andò a vuoto in quanto i capi dell'opposizioni avvertiti in tempo si misero in salvo. Il Parlamento si trasferì nella City, tra grandi manifestazioni popolari di sostegno, mentre Carlo I lasciò la capitale, deciso a risolvere con forza la partita, chiamò a lui tutti i suoi sudditi fedeli. La guerra civile ebbe inizio nell'estate del 1642 e all'inizio sembrò andare a favore del re. Ma il protrarsi delle ostilità, spostò ''il favore'' dalla parte del Parlamento che trovò alleanza e beneficio da parte degli scozzesi (1643, patto ''Covenant''). Il 2 luglio 1644 a Marston Moor, Oliver Cromwell (1599-1658) si ebbe un grande successo. Lo stesso Cromwell istituì nel 1645 ''l'esercito di nuovo modello'' (New Model Army) - con quest'ultimo ebbe vittorie schiaccianti ottenute sui realisti a Naseby e Langport, che posero fine alla guerra civile (1645). Carlo I preferì un anno dopo arrendersi agli scozzesi, che lo consegnarono al Parlamento di Londra. Ben pochi erano coloro che credevano si potesse fare a meno della monarchia: i più, e tra coloro lo stesso Cromwell, erano favorevoli ad un accordo con il re sconfitto, che salvaguardasse le conquiste della rivoluzione. Nel Parlamento era predominante la corrente presbiteriana, che dopo l'abolizione Parlamenti, l'illegalità degli arresti arbitrari: un programma influenzato dagli sviluppi della Rivoluzione inglese che avrebbe bloccato il programma verso l'assolutismo della monarchia borbonica. La regina ed il Mazzarino reagirono decretando l'arresto di un esponente della magistratura pargina e capo della ''Fronda'', Pierre Broussel - la piazza si ribellò e a Parigi sorsero le barricate (27-28 agosto). La pace firmata a Saint-Germain il 1 aprile 1649 con la sconfitta apparente della monarchia, chiudeva la ''Fronda'' detta ''parlamentare'' per il ruolo di primo piano che essa aveva giocato nel Parlamento di Parigi. Ma le ambizioni rivali del Gran Condé (Luigi II di Borbone- Condé) e degli altri nobili e l'odio comune verso il favorito della regina dovevano accendere la ''Fronda'' dei ''principi'' (1650-1653). A pagare il prezzo maggiore di questa anarchia feudale furono le campagne. CAP.14 ''L'ITALIA DEL SEICENTO'' I settori più involutivi della penisola italiana nel 17°sec furono la demografia e la vita economica. Il declino fu particolarmente grave nel settore laniero - più contrastata fu la situazione dell'industria serica, grande settore dell'economia urbana rivolto all'esportazione. Una buona vitalità mantennero alcuni rami specializzati - la produzione di tessuti serici in tessuti di fili d'oro e d'argento, di garze e di veli. Altri elementi potrebbero attenuare l'impressione di un crollo totale delle economie urbane: tra questi, il mantenimento di un alto livello artigianale nella fabbricazione di alcuni articoli di lusso, esempio le carrozze, vetri, mobili. Importante fu la riclassificazione delle spezie a Venezia - nel 1625 vennero dette come ''mercanzie di Ponente'' e non più ''di Levante''. In confronto alla fine del 500, l'ecnomia italiana di fine 600 aveva rrecuperato in termini assoluti le perdite avute. Ciò che era cambiato era il suo rango rispetto alle altre aree europee. A cosa era dovuto? Le manifatture di Venezia, Milano, Firenze e Genova furono vittime della vittoriosa concorrenza dei produttori dell'Europa nord-occidentale. Andrebbe interpretata come crisi di competitività dei produttori italiani ''a causa dei costi di lavoro relativamente alti e a causa della loro resistenza al mutamento tecnologico o all'innovazione qualitativa.'' Minore rilievo sembra da assegnare alle esigenze fiscali dei governi anche se, in alcuni casi l'imposizione di nuove tasse non si badò alle ripercussioni sull'industria - così a Venezia, l'istituzione di un pesante dazio sull'introduzione dell'olio determinò nella seconda metà del 600 il declino della fabbricazione del sapone. Oltre gli effetti della guerra dei Trent'anni nell'Italia settentrionale e in Germania, bisogna considerare delle gravi pestilenze (1630-1631; 1656-1657). I vuoti aperti dalla peste vennero colmati abbastanza rapidamente - significativo è che a questa ripresa contribuiscono l campagne in modo nettamente superiore rispetto alla città. L'agricoltura resse molto meglio dell'industria e del commercio alle avversità - la diminuita richiesta di grani, conseguenza del calo demografico dei decenni centrali del secolo, favorì la diffusione di colture come la vite, il riso, il gelso. La proliferazione dei gelsi ra legata all'allevamento del baco da seta - la gelsibachicoltura stimolò le prime fasi della lavorazione della trattura (il dipanamento della seta dal bozzolo, eseguito in bacinelle di acqua calda) e la torcitura del filo per renderlo uniforme e resistente. Quest'ultima attività si avvaleva sempre più spesso di complesse macchine, i mulini da seta detti ''alla bolognese'', mossi dalla forza idraulica, ciascuno dei quali dava lavoro ad operai. La seta grezza e la seta sfilata divennero rapidamente la principale voce di esportazione degli Stati del nord Italia. A questi sviluppi rimase estraneo il Mezzogiorno, che subiva già il fiscalismo spagnolo e l'accresciuta pressione baronale. Con l'involuzione economica si approfondì il distacco tra i dententori della ricchezza fondiaria e le classi subalterne dedite al lavoro manuale. I capitali accumulati con l'industria e il commercio venivano investiti nell'acquisto di beni terrieri. La preferenza per gli investimenti fondiari o di tipo usuraio rispondeva ad una logica economica, nel 1620 si vede una forte ascesa dei prezzi agricoli e quindi da crescenti difficoltà per i settori mercantili e manufatturieri; d'altra parte rifletteva la mentalità aristocratica, legata in parte all'influenza spagnola. La stessa concezione gerarchica e conservatrice era mandata avanti dai rappresentanti della Chiesa - il pontefice esercitava anche fuori dai suoi confini poteri che nelle altre nazioni cattoliche erano delegati ai monarchi, dalla nomina dei vescovi al controllo giurisdizionale sul clero secolare e regolare. Le organizzazioni ecclesiastiche detenevano parte importante della ricchezza fondiaria e i beni immobili in loro possesso erano inalienabili senza un'esplicita autorizzazione pontificia - Preti, frati e monaci detenevano l'immunità reale (esenzione dalle imposte) e l'immunità personale (dipendenza dai tribunali ecclesiastici e non da quelli civili. L'autorità e il prestigio di cui godeva il clero erano frutto di un'adesione massiccia degli italiani di ogni categoria sociale all'ortodossia cattolica, ridefinita dal Concilio di Trento, e al magistero religioso e morale della Chiesa. Le uniche minoranze religiose che sopravvissero in Italia furono le comunità valdesi e gli ebrei. Le classi dirigenti vedevano nella Chiesa la garante dell'ordine sociale e della docilità dei poveri, ma anche uno sbocco per i cadetti e per le figlie non destinate al matrimonio. Ci fu anche un impoverimento culturale - numerosi intellettuali per non seguire le sorti di Giordano Bruno o Galilei, piegarono la testa e si conformarono ai dettami dell'autorità ecclesiastica in campo religioso, filosofico e scientifico, dove imperava l'ortodossia aristotelico- scolastica. DOMINI SPAGNOLI: MILANO, NAPOLI E LE ISOLE Gli inizi del governo spagnolo a Milano e Napoli ebbero aspetti positivi: rafforzamento dell'autorità statale e un desiderio di equilibrio territoriale e fiscale. Ma dal 1620: la Spagna nella guerra dei Tren'anni portò un peggioramento sulla pressione tributaria. Le classi dominanti ne approfittarono per riaffermare il proprio controllo sulle istituzioni locali, spesso col benestare della corte madrilena interessata al mantenimento dello status quo e per rafforzare la propria egemonia sull'insieme della società. Tra il 1628 - 1658 lo stato di Milano fu trasformato spesso in territorio di battaglia tra forza spagnole, imperiali, francesi e piemontesi. Dopo la pace dei Pirenei tra Spagna e Francia (1659) si ebbe una notevole ripresa demografica ed economica. Successivamente però, le conseguenze della crisi ecnomica e politica in Spagna andarono a colpire il Mezzogiorno e le isole - Napoli in quegli anni, dopo Londra e Parigi, era una vera e propria metropoli. Tutto il Regno era un grande e unico contado della capitale, verso la quale convergevano i flussi migratori dalle province e le loro merci. L'indebolimento dell'autorità centrale doveva portare un'estensione a macchia d'olio del potere feudale. I feudatari, detti ''baroni'' ottennero un ampliamento delle loro attribuzioni di giustizia e polizia, l'infeudazione di comunità che erano sempre state demaniali ed una sostanziali impunità per le estorsioni e le prepotenze commesse a danno dei vassalli. Il banditismo - forma di terrore baronale. Nella capitale risiedevano i viceré, rappresentante dell'autorità sovrana, il Consiglio collaterale che lo coadiuvava nell'opera di governo e le numerose magistrature giudiziarie e finanziarie - a Napoli l'egemonia della nobiltà era contrastata dalla presenza di un forte ''ceto civile'' composto da laureati in giurisprudenza di origine borghese che miravano ad elevarsi socialmente e diventare la nuova classe dirigente - alcuni esponenti di questo ceto non esitavano a fomentare il malcontento del popolo. Anche nel Regno di Sicilia la popolazione crebbe fino a metà secolo. Palermo era il naturale centro di raccolta della nobiltà feudale - Massina centro della prosperità, siluppo dei traffici e industria serica. L'interlocutore principale dell'autorità sovrana era in Sicilia il Parlamento , composto da tre bracci: feudale, ecclesiastico e demaniale. Anche qui la congiuntura politica dopo il 1620, condusse ad un rafforzamento del baronaggio a spese delle masse contadine, sottoposte a un duro sfruttamento, e degli strati artigiani, vittime della crisi economica. Molte analogie con la Sardegna. Il governo spagnolo favoriì lo sviluppo embrionale di un ceto togato istituendo nel 1654 un nuovo tribunale supremo (Regia udienza) e concedendo sia a Cagliari che a Sassari l'apertura di studi universitari. RIVOLTE NELL'ITALIA MEIRDIONALE E INSULARE: Una grave carestia e il malcontento creato dal fiscalismo spagnolo furono all'origine del Per quanto riguarda lo Stato Pontificio, esso va esaurendo la precedente spinta espansionistica ad un maggior accentramento e ad un più saldo controllo delle province - all'annessione di Ferrara (1598) e dei Ducato d'Urbino (1631) - il versante Adriatico, Bologna e Ferrara: quest'ultime due rimasero separate amministrativamente ed ecnomicamente rispetto alle regioni sud-occidentali. A nord dell'Appennino dominava, come in Toscana, il sistema mazzadrile, nella maggior parte del Lazio si estendevano grandi latifondi appartenenti alle casate romane, coltivati in maniera irregolare da braccianti. Seconda metà del 600: con la fine delle guerre di religione e l'attenuarsi del rigore controriformistico, il prestigio internazionale del papato cominciò a declinare e apparvero sempre più i difetti di un governo temporale caratterizzato al tempo stesso dall'accentramento del potere sovrano nel sovrano e dalla mancanza di continuità dinastica. CAP.16 ''L'APOGEO DELL'ASSOLUTISMO: LA FRANCIA DI LUIGI XIV'' Luigi XIV, figlio di Luigi XIII e Anna d'Austria - iniziò a governare nel 1643; prima di assumere il potere in prima persona, attese la morte di Mazzarino, avvenuta nel 1661, quando il re aveva 23 anni. Egli resterà sul trono 72 anni - 54 vissuti alla testa degli affari. Per comune consenso, questo periodo rappresentò l'assolutismo monarhico e fu anche il periodo in cui la Francia giunse ad esercitare una sorta di supremazia in tutta l'Europa. L'educazione del Re Sole non era stata molto curata - ne fece parte la lettura dei teorici del diritto divino del re, facevano derivare il potere del monarca direttamente da Dio; le leioni pratiche riguardo all'arte del governo vennero prese dal Mazzarino - quando quest'ultimo morì nel 9 marzo 1661, Luigi XIV manifestò la volontà di governare da solo. La direzione delle finanza venne presa da Jean Baptiste Colbert - egli divenne una sorta di ''superministro'' dell'Economia e degli Affari interni. Accanto a quello degli uomini, importante fu il ruolo del Consiglio: Il Consiglio Superiore (Conseil d'en haut) organo molto ristretto, comprendente i Ministri della Guerra, Affari esteri e delle Finanze, sempre presieduto dal re. In determinati giorni della settimana si riunivano poi il Conseil des dépeches (Consiglio dei Dispacci) che esaminava la corrispondenza ricevuta dalle province - il Conseil des parties (Consiglio delle Parti), competente nelle questioni giuridiche ed il Consiglio delle Finanze. Gli ''INTENDENTI'' - preposti alle généralités nelle quali era suddivisa la Francia ai fini amministrativi, hanno carica più lunga e rafforzano il loro potere sotto Luigi XIV - la loro autorità si estende a molti settori e si avvale alla collaborazione di uomini di fiducia, i sottodelegati, scelti tra i notabili locali. Gli intendenti sono la cinghia di trasmissione della volontà regale. Per la capitale provvede, dal 1667, un luogotenente generale di polizia munito di ampi poteri per tutto ciò che riguarda l'ordine pubblico, la sicurezza, gli approvigionamenti, la viabilità, costruzioni. Più numerosi sono gli ''OFFICIERS'' - i detentori di uffici venali, ereditati o acquistati per denaro. Ne facevano parte i consiglieri e i presidenti dei tribunali superiori e innanzi tutto dei Parlamenti, corti d'appello. Tra i loro poteri rientrava la registrazione degli editti regi. Gli officiers componevano quasi una forza intermedia tra la società e lo Stato. Essenziale era dunque, assicurarsi la massima fedeltà degli officiers mediante un delicato dosaggio di manifestazione di forza e legami clientelari. L'accentramento di potere, quindi l'assolutismo deve avere al vertice una personalità carismatica e necessaria mediazione dei notabili. L'esempio della giustizia è forse il più adatto a mostrare i limiti dell'assolutismo francese. Nelle campagne la giustizia era amministrata da giudici nominati dai signori feudali. I giudici regi erano proprietari del posto che occupavano e godevano dunque di una notevole autonomia. Le norme variavano in larga misura da luogo a luogo: la legislazione regia lasciava infatti scoperte molte aree del diritto privato e familiare. Nel nord della Francia il dirtito consuetudinario era quello prevalente, diverso nelle varie province. A sud vigeva il diritto romani; senza contare il diritto canonico che in Francia come negli altri Paesi cattolici tendeva a estendere la sua applicazione a una serie di reati contro la morale, dalla bestemmia all'adulterio. Nei primi anni Luigi XIV proseguì una vita itinerante - a partire dagli anni Ottanta, la cortesi trasferì a Versailles. Era abitata da circa 10mila persone e vigeva una rigida etichetta regolava la vita della corte. Le qualità proprie di questo vievere cortigiano si ritrovano nella grande letteratura del periodo, dal teatro ec. E' chiaro che il soggiorno a Versailles si trasformava per la nobiltà francese in una prigionia dorata, che costringendola a vivere sotto gli occhi del re e allentando i sui legami con le clientele e i territori d'origine ne riduceva l'indipendenzaz e le possibilità di azione politica. Gli stessi governatori delle province furono trattenuti a corte, lasciando così campo libero agli intendenti. Fuori Versailles si estendeva il Paese da ui il Re Sole traeva gli effettivi delle proprie armate così come il denaro. Le tecniche agricole erano stazionarie, non c'era l'utilizzo di metodologie all'avanguardia. La scarca produttività dell'agricoltura era legata alla struttura della proprietà, alle forme di conduzione prevalenti e all'entità del prelievo che gravava sui coltivatori del suolo. Accanto ai grandi possedimenti del clero, dei nobili e dei borghesi di città, vi era una diffusa proprietà contadina. Il ''contadino tipo'' dedicava le sue cure maggiori al proprio terreno, allevava qualche animale da cortile - per campare tutto l'anno col la propria famiglia aveva bisogno di prendere altra terra in affito o a mezzadria, non poteva contare sul suo unico possedimento. Il frutto complessivo delle altre attività a cui doveva aggrapparsi, era soggetto ad una serie di prelievi che ne sottraevano una quota variabile tra il 20 ed il 60%. Il feudatario del luogo esigeva un censo annuo su tutte le terre sotto la sua giurisdizione e localmente anche una quota parte del raccolto (champart), prestazioni di lavoro gratuite (corvées), tasse di successione, percentuali sulla compravendita di poderi; esercitava inoltre il monopolio delle principali attività di trasformazione dei prodotti del suolo e deteneva diritti esclusivi di caccia e di pesca. Si aggiugevano alcune decime riscosse dal clero - veniva poi, il prelievo statale sotto forma di imposte dirette e indirette. Non stupisce che la maggioranza degli abitanti delle campagne vivesse ai limiti della pura sussistenza, alle carestie che, in porzioni catastrofiche colpirono la Francia - 1661-1662; 1693-1694; 1709-1710. Colbert si propose due obiettivi: rimediare al grave dissesto dei conti pubblici e rilanciare l'economia francese. Il primo dei due obiettivi fu perseguito non appena Luigi XIV salì al trono, mediante l'istituzione di una Camera Giustizia straordinaria per indagare sugli illeciti arricchimenti che finanzieri, appaltatori e ricevitori delle imposte avevano potuto ottenere sfruttando i lunghi anni di guerre. Ciò fu possibile a forza di multe e confische e diminuendo così il debito pubblico - grazie anche all'incremento delle entrate ottenuto per questa via e la lotta contro gli sprechi e le malversazioni. Nella visione di Colbert, il risanamento rinanziario doveva eliminare i debiti e fornire i mezzi per un deciso intervento dello Stato a sostegno dell'economia. All'agricoltura era assegnato il compito subalterno di produrre viveri a basso costo, in modo da mantenere bassi i salari della manodopera e rendere così competitivi i manufatti. Lo sforzo principale era concentrato sulle manifatture che lavoravano per l'esportazione e sul commercio estero, al fine di accrescere la massa di denaro. Per raggiungere questi obiettii, Colbert prese in atto una strategia composta da tali punti: 7. controllo sulla qualità dei prodotti - attraverso l'introduzione di regolamenti, ispezioni, marchi di fabbrica ecc. 8. controllo della manodopera - attraverso l'imposizione di una rigorosa disciplina e la reclusione coatta dei mendicanti nelle case lavoro. 9. concessione di sovvenzioni e privilegi agli imprenditori disposti a introdurre nuovi rami d'industria - creazione di imprese con capitale pubblico. 10. protezionismo doganale: imposizione di dazi alti su manufatti stranieri in modo da scoraggiarne le importazioni. 11. costituzione di compagnie privilegiate per il commercio con le varie aree del globo, come le Compagnie delle Indie (1644) o la Compagnia del Levante (1650) e impulso dato alla colonizzazione del Canada, Louisiana e delle Antille. 12. sviluppo della marina mercantile e da guerra e potenziamento dalle infrastrutture atte adagevolare la circolazione degli uomini e delle merci: strade, canali, porti, servizi postali. Gli ultimi anni di Luigi XIV furono contristati, oltre che dai rovesci di guerra di Sucessione spagnola, da lutti familiari. Il 1° settembre 1715 a Parigi Luigi XIV morì. Il successore era un bambino, Luigi d'Angiò, il secondo figlio del duca di Borgogna.ù CAP.17 ''I NUOVI EQUILIBRI EUROPEI TRA SEICENTO E SETTECENTO'' La Gloriosa rivoluzione e l'ascesa del potere inglese: La monarchia Stuart era stata restaurata nel 1660 sulla base di un compromesso col Parlamento. Carlo II Stuart (1660-1685) poté godere di tranquillità dovuta all'incremento delle sue entrate e dagli effetti del trattato del 1670 a Dover, col re di Francia, che in cambio della promessa dello Stuart di dar lui una mano contro l'olanda e di adoperarsi a favore di una restaurazione del cattolicesimo oltremanica si impegnava a versargli un sussidio annuo. Questo accordo rimase segreto, le inclinazioni filocattoliche del monarca suscitarono sospetti e l'ostilità di un'opinione pubblica molto sensibile al papismo. 1673 il Parlamento votò un Test Act che subordinava l'assunzione di cariche civili o militari a una professione di fede anglicana. Di fonte ai problemi dinastici e religiosi si crarono due schieramenti politici: ''tories'' rappresentanti degli interessi agrari della gentry - fautori della monarchia di diritto divino e del legittimismo della Chiesa anglicana. ''whigs'' rappresentanti degli interessi dei ceeti commerciali e urbani, sostenitori del Parlamento e di un più vasto fronte protestante comprendente le sette dissenzienti (coloro che si staccarono dal cattolicesimo durante il periodo di Oliver Cromwell) della Chiesa d'Inghilterra. Dopo il 1680 la politica regia si sviluppò in senso assolutistico. Il Parlamento venne ripetutamente sciolto. Giacomo II (1685-1688) salito sul trono alla morte del fratello, si adoperò subito per il rafforzamento dell'esercito. Le disposizioni del Test Act vennero annullate nel 1687 da una Dichiarazione di Indulgenza. Nel giugno 1688 nacque un figlio maschio, così da poter proseguire l'inclinazione cattolica del padre. In questa situazione, i maggiori esponenti whig e tory, si accordarono per rivolgere un appello al governatore d'Olanda, Guglielmo III. Questo organizzò una spedizione militare e il 15 novembre 1688 sbarcò a Torbay, mentre Giacomo II fuggì in Francia, atto che fu equiparato ad una abdicazione e rinuncia al trono. Un ''Parlamento di convenzione'' convocato da Gugliemo, dichiarò il trono congiuntamente a ste stesso e Maria; questi si impegnarono a osservare una Dichiarazione dei diritti (1689). A quest'ultima fece seguito un Atto di Tolleranza che abrogò le pene commesse al dissenso religioso. L'edificio costituzionale inglese verrà completato dal Triennal Act (1694) imponeva l'elezione di un Parlamento lameno ogni 3 anni, dell'abolizione di fatto della censura di stampa (1695) e dell'Act of Settlement (1701), che fissava l'ordine di successione al trono in modo da escludere i cattolici. Benché la Gloriosa rivoluzione (1688-1689) si presentassse come restaurazione della legalità violata dal re, questa fu una svolta decisiva nella storia della politica dell'Inghilterra. Aprì la via verso una monarchia costituzionale. Il mutamento al vertice della monarchia inglese ebbe come conseguenza immediata il suo ingresso nella coalizione europea che nel 1689 aprì le ostilità contro la Francia, fino al 1713. L'''accisa'' un'imposta indiretta istituita nel 1660 venne estesa anuovi generi di largo consumo, venne introdotta un'imposta fondiaria proporzionale al reddito presunto - tutto ciò per rimediare al grande debito pubblico. Per controllare meglio la gestione di quest'ultimo, venne fondata nel 1694 la Banca D'Inghilterra, abilitata a emettere buoni che circolarono presto come carta moneta. L'amministrazione delle finanze, della flottaa e dell'esercito richiese a sua volta la costtuzione di una burocrazia statale centrale e periferica quale l'Inghilterra non aveva mai conosciuto benché molti compiti, specialmente di carattere giudiziario, coinuassero ad essere emessi in prima persona dalla persona della gentry. Il fatto che l'onere delle imposte gravasse sui proprietari terrieri spiega l'ostilità della gentry di campagna, schierata su posizioni dei tory, contro la politica estera aggressiva voluta dai whighs. Questo conflitto durò fino al 17°sec. L'espansione della monarchia austriaca: Dopo la Guerra dei Trent'anni era stato sconfitto il disegno di una restaurazione cattolica e imperiale, in compenso peroò, la sottomissione dei ''ceti'' nei ducati austriaci e nel Regno di Boemia, la sostituzione della nobiltà con un'aristocrazia maggiormente fedele alla dinastia e l'opera di ricattolicizzazione forzata condotta dai gesuiti avevano dato ai loro Stati ereditari una compattezza nuova, basata sulla fedeltà dinastica e sul sentimento religioso. Questo nuovo senso di unità è d'altra parte percepibile anche nel rafforzmento degli organi centrali di governo e nella costituzione di un esercito riorganizzato dallo stratega italiano Raimondo Monteuccioli - nel 1664 riportò una vittoria contro l'esercito ottomano in marcia verso Vienna, Battaglia di San Gottardo. Da ciò rimaneva esclusa l'Ungheria, per oltre due terzi soggetta al dominio ottomano o al principe di Transilvania. Ma anche l'Ungheria imperiale rivendicava libertà religiosa insieme allo jus resistendi, il diritto cioè di sollevarsi contro il proprio sovrano qualora questi avesse violato le leggi fondamentali del Paese. Una vasta ribellione avvenne nel 1678, quando Leopoldo I cercò di stroncare l'opposizione della nobiltà al potere monarchico, sospendendo le libertà costituzionali e avviando una persecuione contro i protestanti. I rivoltosi chiesero aiuto all'Impero ottomano, questi inviò un esercito, aiutando ad assediare la stessa Vienna. Solo il re di Polonia Jan Sobieski rispose all'appello del papa a intervenire in difesa della cristianità. Vinse il duca Carlo di Lorena - vittoria di Kahlenberg (12 settembre 1683) spezzò l'assedio e mise in fuga le truppe ottomane. Nel frattempo i veneziani, entrati in guerra a fianco degli Asburgo, riuscivano ad espellere i turchi dal Peloponneso. La pace stipulata a Carlowitz nel 1699 sancì su entrambi i fronti il grave arretramento dell'Impero ottomano, che dovette cedere agli Asburgo l'Ungheria e la Transilvania, a Venezia il Peloponnese. L'ascesa della monarchia austriaca fu completata al termine della guerr di Secessione spagnola. Dietro questa facciata di splendore però, persisteva l'arretratezza complessiva di un'economia ancora legata ad un'agricoltura basata sulla sussistenza e al servaggio contadino - rimaneva la fragilità di una compagine politica in cui al potere del sovrano si sovrapposero quello dei ''ceti'' riuniti nelle Diete dei vari territori. A queste Carlo VI (1711-1740) dovette rivolgersi per ottenere il riconoscimentodella Prammatica Sanzione da lui prumulgata (1713) sanciva l'indivisibilità dei domini asburgici e stabiliva l'ordine di successione al trono. La guerra di Successione spagnola e i regni iberici: Il 1° novembre 1700 si spegneva Carlo II (1666-1700). Un accordo venne stipulato il 25 marzo 1700 fra le maggiori potenze, assegnava la corona di SSpagna, Paesi Bassi e colonie americane a Carlo - mentre, a Filippo d'Angiò i domini italiani. L'idea di questa spartizione dell'eredità suscitava forti ostilità a Madrid - il 2 ottobre 1700, Carlo II si lasciò convincere a redigere un testamento che proclamava erede universale il duca d'Angiò, che assunse il titolo di Filippo V re di Spagna. Luigi XIV fece apparire illusoria la separazione tra le due corone - Francia e Spagna. Le milizie francesi vennero spedite a Milano e nei Paesi Bassi e a queste vennero riservati i vantaggi del commercio col Nuovo Mondo. Tale prospettiva non poteva essere accettata dalle potenze che già avevano combattuto le mire egemoniche della monarchia francese. Leopoldo I strinse, nel 7 settembre 1702 un'alleanza con Inghilterra e Olanda. La guerra, venne dichiarata formalmente il 15 maggio 1702. Alla coalizione antifrancese aderirono la Danimarca e molti principi tedeschi tra cui l'elettore del Brandeburgo Federico I. Con Luigi XIV e Filippo V in un primo tempo si erano schierati il duca di Savoia Vittorio Amedeo II e il re del Portogallo Pietro II: entrambi passarono al campo avverso nel 1703. Le vittorie iniziali furono della Grande Alleanza - la flotta Inglese occupò Gibilterra (1704) e quindi Minorca e la Sardegna (1708), mentre gli eserciti imperiali entravano a Milano (1706) Napoli e Mantova (1707). Nel 1708, gli anglo-olandesi penetrarono il territorio francese espugnado dopo un lungo assedio la città di Lilla e minacciando Parigi. Due fatti nuovi attenuarono l'Inghilterra e l'Olanda: la cauda del ministero dei whig a Londra, sostituito nel 1710 a uno tory - e la prematura scomparsa nel 1711 del nuovo imperatore Giuseppe I, che i era nel frattempo insediato a Barcellona assumendo il titolo di Carlo III re di Spagna. La successione di quest'ultimo minacciava di ricrare una concentrazione di poteri simile a quella di cui aveva goduto Carlo V e di sconvolgere l'equilibrio europeo che gli alleati avevano inteso Le maggiori innovazioni furono introdotte negli organi di governo centrali. La veccia Duma dei boiari, cessò di riunirsi e si costituì un Consiglio nominato dallo zar - nel 1711 prese il nome di Senato. Per la direzione degli affari ecclesiastici, abolito il patriarca di Mosca, venne istituito un altro collegio, denominato Santo Sinodo. Per i quadri dell'amministrazione fu giocoforza ricorrere alla nobiltà, dal 1722 venne inquadrata nella Tabella dei ranghi: a ciascuno dei 14 gradi nell'esercito e nella marina corrispondeva un determinato livello di burocrazia statale. Pietro il Grande accentuò così la dipendenza dell'aristocrazia fondiaria dal favore e dalla volontà personale del monarca e ne fece una classe di ufficiali e funzionari sradicati dalle loro terre e abituati a passare dalla capitale a una guarigione o una carica provinciale e viceversa. Caratteristica della nobiltà rimase la mancanza di un'organizzazione corporativa, di privilegi e di libertà. Pietro pomosse l'istruzione e l'attività editoriale, 1725 - Accademia delle scienze di Pietroburgo. La nascita dello stato prussiano: Il Brandeburgo era costituito da territori discontinui ed eterogenei, ciascuno dei quali aveva i propri ''ceti'' che votavano le imposte e provvedevano all'amministrazione del territorio, senza tener conto al principe. L'elettore Federico Guglielmo d Hohenzollern (''Grande Elettore, 1640- 1688) ottenne dai nobili he dominavano nella Dieta del Brandeburgo i mezzi per la costituzione di un piccolo esercito permanente. Nel 1660 egli acquisì con la Pace di Oliva la piena sovranità della Prussia. Nelle campagne del Brandeburgo e della Prussia i grandi proprietari fondiari (Junker) esercitavano un dominio assoluto sui contadini - questi lavoravano gratuitamente le loro terre oltre ai propri poderi. In cambio della disponibilità ad accettare un maggior accentramento dei poteri nella persona del sovrano, questi Junker vìdero salvaguardati e rafforzati i loro privilegi e ottennero di essere impiegati al servizio del re, soprattutto come ufficiali dell'esercito. Per mettre la forza militare al servizio, il figlio di Federico Guglielmo chiese e ottenne dall'imperatore il titolo di re di Prussia come Federico I (1701) - le premesse per la spettacolare ascesa della potenza prussiana furono poste dal successore Federico Guglielmo I (1713-1740) - questi ridusse le spese per la cote e dedicò le sue migliori cure alla formazione di un forte esercito. La truppa era sottoposta ad una ferrea disciplina. I mezzi finanziari per il mantenimento dell'esercito furono forniti dal demanio regio (terre di proprietà dello Stato date in parte in affitto) che si estendeva su circa un terzo del territorio agricolo e faceva anche'esso uso della manopodera servile. Fu riorganizzata la percezione delle due imposte principali, la contribuzione, tassa fondiaria che gravava sui contadini e l'accisa, tassa sui consumi della popolazione urbana. I nuovi commissari regi furoni nelle città - nelle campagne invece, l'amministrazione restò nelle mani dei commissari rurali scelti tra le file degli Junker. Furono sottoposti alle Camere provinciali della guerra del demanio - al vertice dell'edificio amministrativo nel 1723 venne istituito un Direttorio generale della guerra, delle finanze e del demanio, composto di quattro ministri e di un numero variabile di consiglieri. La burocrazia era reclutata maggiormente tra la borghesia colta ed era sottoposta alla volontà dispotica del sovrano. Questo assolutismo di impronta burocratico-militare rimarrà caratteristico dello Stato Pussiano fino all'unificazione con la Germania nel 1870. Alla morte di Federico Gugliemo I (1740) lasciava al figlio, oltre l'amministrazione e l'esercito, un Paese in via di sviluppo, ingrandito nel 1721 con l'annessione del Pomerania svedese. CAP.18 ''UNA NUOVA EPOCA IN ESPANSIONE'' I fenomeni di ristagno e regresso della popolazione e dell'economia europea finirono tra la fine del 17°sec e anni 40 del 18°sec. A metà 700 tutto il vecchio continente è trascinato in un moto espansivo che si manifesta in ogni settore. L'espansione settecentesca si differenzia da quella del ''lungo Cinquecento'' per il suo carattere irreversibile - non sarà seguita da una fase di arresto e di assestamento. Alla crescita demografica europea (da 115 a 188 milioni) vanno fatte due considerazioni: da un lato non sembra esserci un nesso sicuro tra sviluppo econoico e andamento demografico - l'Inghilterra registra un incremento inferiore alla media europea. Dall'altro lato, l'aumento della popolazione appare in relazione inversa con la densità stessa, come se la tenenza dominante fosse quella di riempire gli spazi vuoti. L'aspettativa di vita era aumentata - fino a molti anni fa gli studiosi spiegavano la crescita demografica con un calo della mortalità; ciò dipendeva da una migliore alimentazione, condizioni igienico-sanitarie favorevoli e automaticamente minore incidenza dei tre flagelli quali, peste, guerra e fame. Rimanevano però altre malattie a carattere epidemico come infezioni polmonari, febbri tifoidali, vaiolo - contro i quali la medicina del tempo era del tutto impotente (la vaccinazione antivaiolosa, scoperta da Edward Jenner nel 1796, assumerà carattere di massa solo nel secolo dopo). L'aumento delle nascite trova spiegazione principalmente nel calo dell'età del matrimonio della donna - scende, dai 25 - 26 anni del primo 700 a 24 nel 1780-1800. Un caso significativo è quello dell'Irlanda, Paese povero e sottoposto a uno sfruttamento poco meno che coloniale da parte dell'Inghilterra. La popolazione dell'isola triplicò - ciò si spiega essenzialmente con la diffusione della patata come alimento base per gli irlandesi: in associazione al latte, essa costituiva una dieta abbastanza equilibrata e d'altra parte, consentiva il frazionamento delle aziende agricole in poderi più piccoli, sempre sufficienti al mantenimento della famiglia. Il fallimento per due anni consecutivi del raccolto delle patate condurrà negli anni 1846-1847 una grande catastrofe demografica. L'evoluzione agricola: L'agricoltura contribuì nel 18°sec all'aumento della popolazione. Si coltivavano mais, granturco, grano saraceno. I rendimenti rimasero per lo più modesti - generale era la scarsità del concime animale, cui si cercava di supplire con i materiali più vasti come rifiuti urbani, calce e marca ecc. e con la ripetizione delle arature e delle vangature; largaente predominanti la rotazione triennale e il sistema dei campi aperti, sui quli dopo il raccolto pascolavano le bestie di tutta la comunità di villaggio. Si allargano nel 700 le aree in cui si pratica un'agricoltura più intensiva e produttiva. Espansione verso il Veneto e verso il Piemonte delle tecniche sofisticate in uso nella bassa pianura lombarda. La fitta rete di fiumi permette qui di disporre delle quantità d'acqua necessarie per la coltivazione del riso e delle piante foraggere. L'abbondanza di concime animale e le proprietà fertilizzanti, restituiscono alla terra l'azoto sottratto e elevano i rendimenti - così diviene possibile alternare sullo stesso terreno il frumento col mais con i prati artificiali o destinare stabilmente una parte del fondo a arcita (un prato su cui scorre un velo d'acqua, preservandolo dal gelo). Questo tipo di gestione presuppone la costituzione di aziende compatte di ragguardevoli dimensioni e il loro affitto a edia o lunga scadenza a veri e propri imprenditori agricoli, muniti di capitali per l'acquisto del bestiame, le anticipazioni ai proprietari e la remunerazione della manodopera salariata; inoltre, l'esistenza di una rete commerciale e di sbocchi per la produzione di cereali, fieno, latticini e formaggi. Il fenomeno delle ''recinzioni'' (enclosures) iniziato nell'Inghilterra dei Tudor e proseguito lungo tutto il 17°se, conobbe il momento di maggiore intensità tra la metà del 700 ed il 1815, quando la superficie agricola coltivata col sistema dei capi aperti di ridusse dalla metà a un quarto circa del totale. Nel 700 i maggiori propritari di una comunità presentavano una domanda al Parlamento, che emetteva uno speciale ''decreto di recinzione'' e nominava un perito agrimensore per effettuare la redistribuzione delle terre. I piccoli proprietari, che dovevano sostenere una spesa proporzionalmente maggiore per le recinzioni ed erano più danneggiati dal divieto di condurre le loro bestie al pascolo nelle terre altrui o sui pascoli comuni, erano spesso indotti a vendere e a trovare lavoro come fittavoli e salariati nelle grandi aziende. In queste aziende compatte trovavano facile applicazione le nuove rotazioni sul tipo famoso del ''Ciclo del Nordfolk'' - prevedeva un anno a frumento, un anno a rape, un anno a orzo, un anno a trifoglio o l'impianto di marcite come nei suoli umidi dell'Inghilterra centrale. Gli incrementi di produttività ottenuti per queste vie consentirono di mantenere una proporzione crescente di non addetti all'agricoltura, che a fine secolo superò in Inghilterra la metà della popolazione. Fu questo forse, il più rilevante contributo della rivoluzione agricola alla Dall'età del cotone all'età del ferro: Nei primi decenni del 700 - L'Inghilterra mantenne come manifattura importante quella della lana. Nel 1750-1759 questa voce rappresentava da sola circa età del valore totale delle esportazioni. Contro i tessuti di cotone era stato emanato un divieto nel 1721, al fine di proteggere le industrie della lana e della seta. Il divieto venne attenuato nel 1735 e nel 1774 abrogato del tutto. Quali furono le ragioni di questo successo? In primis, la materia prima - costava poco e poteva essere importata in quantità illimitate in quanto l'Inghilterra presiedeva il dominio sui mari. L'invenzione della sganatrice meccanica dell'americano Eli Whitney (congegno che separava la fibra di cotone dai semi) rese assai competitiva la produzione del Sud degli Stati Uniti - il cotone si prestava assai meglio della lana alla lavorazione a macchina, per la sua maggiore resistenza alla trazione. I tessuti di cotone, leggeri ed economici, resistenti all'usura e facilmente lavabili, avevano un mercato molto più vasto rispetto a stoffe di lana e set. Il cotone divenne il settore di punta della prima fase della Rivoluzione industriale (fin verso 1830) e creò il modello del sistma di fabbrica che si estese alle diverse lavorazioni. Le invenzioni corrisposero a precisi bisogni dell'una o dell'altra fase della lavorazione - la spoletta volante, di John Kay (1733) questa accrebbe la produttività dei tradizionali telai a pedale. Tra il 1769 e la fine del secolo una serie di altre invenzioni portò alla diffusione del filatoio meccanico, azionato in un primo tempo dall'energia idraulica, poi dalla forza vapore. Le esigenze del settore tessile concorsero a determinare i decisivi passa avanti compiuti in altri campi della tecnologia, esempio la chimica. Il carbon fossile - il sottosuolo non si prestava alla fusione dei minerali di ferro, giacché i gas sviluppati durante la combustione mescolandosi al metallo rendevano la ghisa così ottenuta estremamente fragile. L'impiego del coke (che si ottiene dal carbon fossile mediante un processo di raffinamento che ne elimina le impurità) - deriva da Abraham Darby (1709) ma stentò a diffondersi per varie cause, tra cui le difficoltà di mantenere negli altiforni di grandi dimensioni le elevate temperature necessarie per una fusione perfetta del minerale ferroso. Per trasformare in verghe o profilati di ferro la ghisa prodotta dagli altiforni era necessario eliminare il carbonio residuo e altre impurità - per ridurre i costi e aumentare la velocità di questa fase della lavorazione ebbe importanza decisiva l'introduzione di un processo brevettato da Henry Cort che utilizzava un forno a riverbero per l'eliminazione delle scorie e faceva passarsuccessivamente il metallo in un laminatorio meccanico. L'industria siderurgica crebbe rapidamente. Da Paese importatore l'Inghilterra si era trasformata in Paese esportatore di ferro. Nel 700 venne largamente impiegata l'energia idraulica, ma presentava l'incoveniente di legare la localizzazone delle officine alla presenza dei corsi d'acqua. James Watt nel 1769 brevettò una macchina munita di un condensatore del vapore separato dal cilindro (la macchina a vapore) - introdusse successivamente altri perfezionamenti - la forza del vapore era pronta per essere utilizzata nell'industria tessile. Nonostante tali innovazioni e trasformazioni, ci fu una notevole lentezza dei mutamenti sociali. Va tenuta presente la geografia degli insediamenti industriali delle regioni centro-settentrionali e occidentali dell'Inghilterra. Le ragioni di uesta localizzazione sono diverse: la maggiore presenza di fiumi e di cadute d'acque, la vicinanza dei giacimenti di carbone e di ferro, i facili collegamenti con i porti di Liverpool, Hull e Bristol - la minore fetilità delle campagne e quindi la maggiore disponibilità di manodopera a basso costo disposta a trasferirsi nelle fabbriche. Queste ragioni permisero di registrare i maggiori tassi di incremento demografico. Uno dei risultati della Rivoluzione industriale fu quindi un forte impulso dell'urbanesimo - però, quedte città come Glasgow, Sheffield, Birmingham erano agglomerati informi, con pochi servizi in cui si allineavano intorno alle fabbriche le squallide abitazioni delle famiglie operaie. La forza lavoro minorile era in parte reclutata negli orfanotrofi o tra i poveri a carico delle parrocchie - dopo il 1820 verranno inntrodotte leggi a tutela del lavoro femminile e minorile. La fabbrica era regolata da una grande disciplina - i regolamenti prevedevano multe e licenziamenti per ogni genere di infrazione. In questa situazione, venne a diffondersi il metodismo (una setta evangelica la quale attribuiva un'importanza particolare alla frugalità (temperanza nel mangiare e nel bere ) e all'autodisciplina. Ma il nascere del proletariato inglese reagì anche in ben altri modi - la creazione di organizzazioni sindacali (trade unions) fu lenta e difficile a causa delle leggi proibitive - non mancarono lo sciopero, il boicottaggio, le proteste e le petizioni indirizzate al Parlamento o alle autorità locali. Una forma estrema di protesta che prese piede tra il 1810 ed il 1820 fu il luddismo, così chiamato dal nome di Ned Ludd - I luddisti distruggevano o mettevano fuori uso le macchine, accusate di produrre disoccupazione e di peggiorare le condizioni dei lavoratori - il movimento si disgregò rapidamente, lasciando il posto al cartismo. Le ripercussioni sociali della Rivoluzione industriale non si limitano alla formazione di un proletariato di fabbrica. Un discorso a parte meriterebbe il ceto degli imprenditori, uomini spesso di origini modeste, saliti a grande ricchezza grazie al lavoro indefesso, al fiuto per gli affari e alle capacità organizzative. Dal 1800 questi erano vicini all'integrarsi nella classe dirigente e orientare a proprio favore le scelte politiche del governo. CAP.19 ''LA CIVILTA' DEI LUMI'' Tra le definizioni di Illuminismo, quella di Immanuel Kant resta la più persuasiva: ''L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del prorpio intelletto senza essere guidato da un altro. [...] Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E' questo il motto dell'Illuminismo.'' L'accento cade sul rifiuto del principio di autorità, sull'uso sistematico dello spirito critico. Sono queste le caratteristiche del philosophe, termine francese che non significa ''filosofo'' in senso moderno, ma che indica uno spregiudicato indagatore del vero, in qualunque campo. L'unica verità è quella che deriva da un'osservazione diretta dei fatti o da testimonianze superiori a ogni dubbio, da vagliare al ''lume'' della ragione. Fin da subito, si impose contro le leggende e le credenze superstiziose presenti nella Chiesa. Fu sopratutto in Olanda e in Inghilterra che si sviluppò la critica della religione tradizonale, dei miracoli, dei dogmi e dei misteri della fede incomprensibili per la agione umana, a opera di scrittori come Spinoza, Bayle e Locke. Quest'ultimo si sforzò di conciliare fede e ragione, rendendo quest'ultima arbitraria dei problemi posti dalla Rivelazione e mettendo al primo posto l'osservanza dei precetti morali. I deisti (deismo) non negavano l'esistenza di un Dio creatore dell'universo né l'immortalità dell'anima, ma sostenevano che a tali conclusioni si poteva arrivare con la sola ragione e he esse costituivano l'elemento comune di tutte le religioni rivelate. Più problematico fu l'intervento all'interno dei Paesi cattolici, dove persistevano la tradizione aristotelico-scolastica e forme di devozione vicine alla superstizione e per la pretesa del clero di dirigere le conoscienze e per la radicata intolleranza verso ogni deviazione all'ortodossia. Per questa svolta culturale dell'Occindente è stato cobiato il termine: ''Illuminismo radicale'' - ''è una cultura che da una parte assorbe il razionalismo del 600, dall'altra riprende molti temi della cultura libertina, combinandoli in un impasto complesso, creatore di grandi concetti di riferimento come 'libertà di coscienza', 'democrazia', 'tolleranza'.'' Più brillantemente seppe orchestrare la campagna contro ll'l'infame'' (lo spirito di Intolleranza della Chiesa di Roma) fu Voltaire. Egli sostenne l'esistenza di un Dio architetto dell'universo, che si regola secondo leggi non sempre comprensibili o favorevoli agli interessi umani. Contro ogni superficiale ottimismo egli sottolinea l'esistenza del male - proprio per questo gli uomini dovrebbero smetterla di uccidersi, torturarsi, perseguitarsi l'un l'altro per futili ragioni politiche e religiose e cercare ciò che li afratella, mettendo in pratica la vera morale evangelica. Il ''caso Calas'': egli era un protestante di Tolosa accusato di aver ucciso suo figlio per prevenirne la conversione al cattolicesimo - Jean Calas venne condannato a morte dal Parlamento della sua città e giustiziato il 10 maro 1762. Voltaire si impadronì della vicenda e la fece oggetto di una martellante campagna di stampa, finché nel 1765 non riuscì a ottenere la revisione del processo e la proclamazione dell'innocenza di Jean Calas. Nel ''Discorso preliminare alla Enciclopedia'' (1751) spesso considerato come un vero e proprio Due sono i presupposti fondamentali: uno è la convinzione che solo l'agricoltura sia produttrice di una nuova ricchezza - mentre, le manifatture e il commercio si limitano a trasformare quella esistente e a trasferire i prodotti. L'altro è che il surplus derivato in queste condizioni dall'attività agricola, prodotto netto, costituisce la rendita fondiaria che i fittavoli devono ai proprietari del suolo a titolo di compenso delle anticipazioni fondiarie, cioè delle spese sostenute all'origine per prendere coltivabili le terre. Su ciò si basa il Tableau économique (1756). Altro contributo venne fornito da Adam Smith - il più grande progresso economico è la divisione del lavoro: specializzandosi in un'unica operazione, l'operaio impara a eseguirla rapidamente e perfettamente. Importante fu anche la circolazione delle idee e delle conoscenze in strati sociali molto più ampi, che permisero la nascita di un'opinione pubblica. Ruolo centrale ebbero le università, dopo alle storiche facoltà di Teologia, Medicina e Giurisprudenza si aggiunse la cattedra di ''Scienze camerali'' (l'attuale economia politica) - in Italia, la prima cattedra di essa venne istituita a Napoli nel 1754. Notevole il contributo di enciclopedie, come quella diretta da Diderot e d'Alambert (l'Encyclopedie) redatta tra il 1751 ed il 1772. La diffusione della stampa periodica, accanto alle gazzette si moltiplicarono i giornali letterari. Nacquero nuovi centri di aggregazione sociale: salotti, accademie, le logge massoniche - che uniscono al gusto del mistero e dei riti iniziatici ideali più o meno vaghi di rigenerazione morale, di fratellanza e filantropia. La prima associazione massonica fu la Grande Loggia di Londra (1717) da due pastori protestanti; il nome e i simboli si richiamavano alla tradizione delle corporazioni medievali e in particolare a quella dei muratori, così come l'obbligo del segreto e la distinzione fra i tre gradi di apprendista, compagno e maestro. Ricevette la prima condanna da parte della Chiesa di Roma (1738). Alcune affiliazioni assunsero caratteri politicamente eversivi, come gli ''illuminati di Baviera'', 1776 - altre fecero largo posto alle scienze occulte, a tendenze irrizionalistiche e mistiche e persino alla ciarlataneria. Proprio le legge massoniche e le ltre forme di socialità, fecero attribuire all'Illuminismo il nome di cultura borghese. In esse si mescolavano infatti nobili, borghesi ed ecclesiastici, accomunati dalle stesse letture e dagli stessi gusti. Si mira in realtà alla costituzione di una nuova élite sociale, un'aristocrazia del denaro e dei Lumi, in cui possano confluire la parte più ricca e più colta della nobiltà e gli strati superiori al ceto medio. CAP.20 ''FRANCIA E INGHILTERRA NEL 700: UN DUELLO SECOLARE'' Tra Francia e Inghilterra, il conflitto prese vita più che un secolo fa. La linea costantemente seguita dall'Inghilterra fu quella di cercare alleati sul continente per tenere impegnata militarmente la Francia e allo stesso tempo di rafforzare e ampliare il proprio dominio dei mari e il proprio impero coloniale. La monarchia francese non seppe contrapporre a questo disegno una politica estera altrettanto efficace e coerente e finì per avere la peggio. Alla morte di Luigi XIV (1 settembre 1715), necessaria era la reggenza, in quanto Luigi XV aveva solo 5 anni; il Parlamento diede questo ruolo al duca Filippo d'Orleans (1674-1723) - questi restituì al Parlamento la facoltà di avanzare proteste prima di registrare gli editti del re, a tal punto però anche la grande aristocrazia puntava ad vaere un ruolo nel governo del Paese. In un primo tempo il reggente accolse queste rivendicazioni ma dal 1718, fece ritorno al sistema dei ministri segretari di Stato costruito negli anni di Luigi XIV. Il periodo di reggenza fu contrassegnato da una relativa libertà di opinione e di critica. Le entrate nel 1517 della corona francese risultavano già impegnate e il debito pubblico aveva raggiunto cifre alte, perciò il primo e maggior problema che il reggente Filippo d'Orleans dovette affrontare fu quello finanziario. Si fece aiutare da John Law - ed il cosidetto ''sistima di Law'', alla base di esso vi era l'aumento della massa dei mezzi di pagamento, ottenuto con 'emissione di carta moneta, questo avrebbe stimolato la circolazione del denaro e quindi il commercio e l'industria, consentendo al tempo stesso alla monarchia di pagare i suoi debiti. Tra il 1716 e 1719 Law creò una banca e una compagnia di commercio che assunse nel 1719 il nome di ''Compagnia delle Indie''. Nel 1719 Law ottenne l'appalto delle imposte indirette e nel 1720 venne nominato controllore delle finanze. Ma l'intero ''sistema'' poggiava sulla fiducia: questa venne meno quando ci si accorse che la Compagnia delle Indie non distribuiva gli utili sperati. I possessori delle azioni cominciarono a venderle e ben presto si scatenò tra gli investitori un'ondata di panico. Law fu costretto a sospendere i pagamenti e nel dicembre del 1720 abbandona il Paese. Terminata la reggenza (1723), Filippo d'Orleans assunse la carica di primo ministro. Nel 1726 Luigi XV diede fiducia a André-Hercule de Fleury, suo anziano precettore. Il governo fermo di quest'ultimo diede all Francia un lungo periodo di pace. La moneta venne stabilizzata nel 1726. Tra il 1730 e 1732, quando la bolla Unigenitus contro i gianseniti fu proclamata legge dello Stato francese, si delineò un contrasto tra corona e Parlamenti che vide negli affari religiosi un meccanismo di innesco che caratterizzò la vita politica del regno a venire. La Gran Bretagna nell'età di Walpole: Alla morte della regina Anna salì sul trono inglese l'elettore di Hanover Giorgio I (1714-1727) come era previsto dall'Atto di sucessione del 1701. I giacobiti (chiamati dal nome di Giacomo II Stuart) tentarono senza successo di ricondurre il potere ai discendenti della loro dinastia in esilio. Ma gli appoggi di cui costoro godevano, in primis la Scozia, andarono gradualmente perduti in seguito all'unione parlamentare e amministrativa (1707) tra Scozia e Inghilterra. Giorgio I e il figlio successore Giorgio II lasciarono le redini del governo - nacque così un governo di gabinetto: una prassi costituzionale che assegnava a un primo ministro e ai suoi principali collabortori, il compito di governare in nome e in luogo del re. Sotto gli Hannover, l'attenuarsi delle differenze ideologiche fra i due partiti in lotta per il potere, whig e tory, finì col favorire il ricorso alla corruzione. Tra il 1721 - 1742 il ruolo di primo ministro di fatto fu ricoperto ininterrotamente da Robert Walpole (1676-1745) - egli si distinse per le buoni relazioni con la Francia, per la riduzione del debito pubblico e la protezione del commercio e dell'industria. La stabilità politica e sociale si fondava sull'egemonia dei grandi proprietari terrieri - queste famiglie controllavano la politica nazionale attraverso due rami del Parlamento e la vita locale attraverso l'ufficio dei giudici di pace. Intorno a questa nobiltà terriera (la gentry) ruotavano gli esponenti dei ceti professionali, gli ufficiali dell'esercito e della marina e la parte più benestante del clero anglicano. La Chiesa Anglicana divenne quasi un'appendice della gentry: tuttavia, era lecito appartenere ad altre Chiese protestanti e perfino a minoranze cattoliche, queste vennero tollerate a patto che non professassero pubblicamente il loro culto. I mercanti più ricchi aspiravano a integrarsi nella gentry, attraverso l'acquisto di proprietà fondiarie. Lo sviluppo economico e il ristagno della popolazione e dei prezzi favorirono un miglioramento nel tenore di vita delle masse popolari: queste poterono permettersi un maggior consumo di prodotti di lusso e di alcolici (''l'era del gin'') - ma resta comunque la loro subalternità rispetto alle classi agiate. Le sommosse e le agitazioni popolari furono frequenti ma non misero mai in discussione l'ordine politico e soiale poiché puntavano a difendere i diritti tradizionalmente riconosciuti o usanze messe in pericolo dal passare del tempo. La società britannica rappresentava un peculiare miscuglio di libertà e di dipendenza. Il modello politico e cotituzionale inglese attirò l'attenzione dei ceti colti europei, contrappondendosi ai regimi assolutistici del continente e sopratutto al modello francese. I conflitti dei decenni centrali: La guerra di Successione polacca (1733-1738) interruppe il periodo di pace di cui aveva goduto la Francia dopo la morte di Luigi XIV. Alla morte del re di Polonia Augusto II, la Dieta polacca scelse Stanislao Leszczynski. L'Austria e la Russia reagirono imponendo l'elezione del principe di Sassionia Federico Augusto che assunse il nome di Augusto III re di Polonia (1733-1763). Il governo francese decise di vendicare l'oltraggio subito dando vita ad una coalizione antiaustriaca con il re di Sardegna Carlo Emanuele III, cui venne promesso lo Stato di Milano. Milano fu occupata nel 1733 dai franco-piemontesi e i Regni di Napoli e Sicilia vennero conquistati nel 1734 da un esercito spangolo al comando di Carlo di Borbone. L'Inghilterra esercitò un'opera di mediazione che portò alla Pace di Vienna (1738). L'estinzione della Toscana della dinastia Dei Medici (1737) favorì uno scambio di territori. Forti per un'estensione delle libertà religiose e civili. John Wilkes, arrestato nel 1763 per i suoi attacchi contro la corte ma liberato dalla sentenza di un tribunale e poi eletto più volte al Parlamento. L'impopolarità del goerno di North e i timori suscitati dai disordini scoppiati a Londra nel 1780 convinsero alla ine Giotgio III ad affidare la formazione di un nuovo governo a William Pitt il Giovane. Egli fece una grande attività riformatrice: la politica interna e le richieste degli irlandesi, combatté la corruzione e gli sprechi, introdusse nel 1797 un'imposta proporzionale ai redditi di qualunque natura; politica estera Pitt fu 1793, nemico della Francia rivoluzionaria. CAP.21 ''ASSOLUTISMO ILLUMINATO E RIFORME'' La Prussia di Federico II: Dagli ultimi decenni del 18°sec si parlerà di ''despoti illuminati'', ossia quesi sovrani europei che dichiaravano di volersi servire del potere per il bene dei loro sudditi e che si professavano amici e discepoli dei philosophes. Il termine ''assolutismo illuminato'' venne coniato dagli storici tedeschi soltanto verso la metà dell'800 per definire la stagione del riformismo che coinvolse buona parte dei governanti d'Europa del '700. I philosophes furono i primi a riconoscere che la concentrazione del potere nelle mani del monarca si giustificava come l'unica arma capacce di superare gli ostacoli che si mettevano in mezzo alle riforme, e di combattere con successo i particolarismi e i privilegi di comunità, ordini e ceti. Uno dei maggiori despoti illuminati: il re di Prussia Federico II il Grande (1740-1786) Egli si ispirava al ''contratto sociale'' e sosteneva che il re ''è solo il primo servitore dello Stato, obbligato a operare con onestà, saggezza e totale abnegazione, come se ad ogni momento potesse essere chiamato a rendere conto della sua amministrazione ai concittadini''. Sin dalla Guerra di Sucessione austriaca (1740-1748) e la Guerra dei Sette Anni (1756-1763) si vide il genio militare di Federico II. Durante il suo regno ci fu un grande incremento demografico, frutto sia delle annessioni territoriali sia ad un'intelligente politica di popolamento. L'immigrazione fu favorita dalla grande tolleranza religiosa instaurata da Federico II che rese la Prussia il Paese più avanzato d'Europa. In campo amministrativo, realizzò un'efficace politica di preparazione dei quadri burocratici, per l'ingresso nei quali divenne obbligatorio un titolo di studio ed il superamento di esami: fama efficiente e onesta d'Europa. Venne abolita la tortura e limitata la pena di morte; si pongono le basi del Codice Civile prussiano - promulgato nel 1794. Più libertà di stampa e congressi compiuti dall'istruzione elementare, obbligatoria per tutti. La monarchia austriaca sotto Maria Teresa e Giuseppe II: Le guerre di Sucessione polacca e austriaca segnò una crisi per la monarchia degli Asburgo. Eppure, convinse la giovane figlia di Carlo VI, Maria Teresa (1740-1780) a prendere le redini del trono - attuando una riforma dell'apparato amministrativo e militare, necessarie per mantenere un alto rango dell'Austria a livello europeo. Nel 1748, Maria Teresa impose ai ''ceti'' di ciascun ''Land'' territorio, di votare le imposte non più ogni anno ma ogni 10, lasciando a organi regi di nuova istituzione il compito di effettuare il riparto e l'esaltazione dei tributi. Nel 1749, le due cancellerie boema e austriaca vennero sostituite da un Unico Direttorio - la nobiltà fu compensata con la preferenza accordatale nel conferimento delle cariche civili e militari - nel 1750 vennero fondati un collegio e nel 1752 un'Accademia militare a Wiener Neustadt. Si era affermata una nuova concezione unitaria dello Stato, sia pure limitata al complesso territoriale austro-boemo. Importante fu il perseguimento della ''publlica felicità'' - principale rappresentante fu Wenzel Anton Von Kaunitz-Rittberg, l'artefice del ''rovesciamento delle alleanze'' del 1756. Nominato nel 1753 cancelliere di corte e Stato, quindi ministro degli Esteri della monarchia, Kaunitz approfittò dell'emergenza bellica per imporre l'istituzione di un Consiglio di Stato (1760) come suprema istanza di coordinamento tra i vari dicasteri (complesso burocratico che governa un settore della pubblica amministrazione). Nel 1765, alla morte di Francesco Stefano, marito di Maria Teresa e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1745 come Francesco I, il figlio primogenito Giuseppe II salì al trono imperiale e fu nominato della madre ''coreggente'' degli Stati ereditari asburgici. Alla testa degli affari dunque, vi fu un trio composto dalla sovrana, Kaunitz e Giuseppe II. Tra il 1780 e il 1790 mutò lo stile di governo, ora non più dispotico e intransigente. Politica religiosa nota come ''giuseppinismo'': nel nuovo orientamento realizzato dall'imperatore confluivano sia le istanze di riforma interne alla Chiesa cattolica sia la volontà di affermare l'autorità dello Stato sul clero nazionale (''giurisdizioralismo'') Nel 1781, Giuseppe II emanò la ''patente di tolleranza'' che rendeva legittimo il culto per le confessioni protestanti e greco-ortodossa; eliminate quasi tutte le discriminazioni contro gli ebrei. Monasteri e conventi vennero soppressi, i loro beni vennero incamerati dallo Stato e destinati a finanziare scuole a attività assistenziali. Guida al ''buon parroco'' nel 1783 vennero istituiti seminari statali per quest'ultimi. Le pratiche di culto vennero disciplinate, seguendo i canoni della ''regolata devozione'' di Ludovico Antonio Muratori. I provvedimenti più importanti riguardarono l'istruzione, l'economia e la giustizia. Nel 1774 venne introdotta la legge che obbliga l'obbligo scolastico e prescriveva l'apertura di una scuola elementare in ogni parrocchia. La politica sburgica tentò di unificare il mercato interno, sopprimento i vari dazi e pedaggi che intralciavano gli scambi tra le province. Giuseppe II abolì nel 1781 i residui della servitù personale e tra il 1784 e 1786 fece redigere un nuovo catasto dei beni fondiari, esteso anche all'Ungheria, per favorire una più equa distribuzione delle imposte e la commutazione degli obblighi di lavoro in pagamenti in denaro: misure che non entrarono in vigore a causa dell'opposizione della nobiltà e la prematura morte dell'imperatore. 1787: Codice penale giuseppino - accoglieva i principi della legalità della pena e della parità di tutti i sudditi di fronte alla legge. Molte di queste riforme suscitarono malcontento e resistenze, soprattutto da parte del Belgio e dell'Ungheria. Si aggiunga a tutto ciò l'enorme costo finanziario e umano della guerra, voluta da Giusseppe II nel 1787 a fianco della Russia e contro la Turchia. I Paesi Bassi belgi insorsero nel 1787 e nel 1789, cacciando i rappresentanti austriaci e proclamando l'indipendenza. Anche l'Ungheria era prossima alla rivolta, quando Giuseppe II morì, il 20 febbraio 1790. Succedette Leopoldo II, il fratello minore di Pietro Leopoldo, granduca di Toscana. Fu costretto, data la situazione, a fare concessioni ai ceti privilegiati. Col regno di Francesco II, figlio di Leopoldo, si chiuderà per sempre in Austria l'era dell'assolutismo illuminato, lasciando il posto a quel clima di immobilismo e di sorveglianza poliziesca che ne farà nella prima metà dell'800 la ''prigione dei popoli''. La Russia di Caterina II: Elisabetta, figlia di Pietro il Grande, raccolse l'eredità paterna con l'intenzione di seguirne gli stessi passi. Il successore Pietro III venne deposto nel 1762 in seguito ad un colpo di Stato organizzato dalla giovane moglie Caterina, quest'utlima ''autocrate di tutte le Russie''. Il regno di Caterina II (1762-1796) fu una tappa fondamentale nella storia russa. Ella era amica e corrispondente dei philosophes, fece il possibile per aprire la Russia all'influenza della cultura europea, in particolare francese. Il primo bersaglio della politica riformatrice di Caterina fu la Chiesa Ortodossa - 1764 venne decretata la confisca di tutte le proprietà ecclesiastiche, le cui rendite servirono in parte a risanare le finanze in parte a finanziare gli istituti di istruzione. L'iniziativa più clamorosa fu la convocazione nel 1767 di una commissione legislativa composta da rappresentanti dei nobili, dei cittadini, dei contadini liberi e anche delle nazionalità non russe col compito di elaborare un nuovo codice di leggi. L''istruzione'' redatta da Caterina stessa, era in gran parte ricalcata sulle opere degli Illuministi e indicava come obiettivi della lrgislazione la ''pubblica felicità'', la tolleranza, la libertà, l'umanizzazione delle pene e delle procedure giudiziarie. All'interno della commissione insorsero aspre dispute, tant'è che nel 1768 Caterina fu costretta a scioglierla, col pretesto della guerra scoppiata contro l'Impero Ottomano. Nel 1773 Emel'jan Pugacev - cominciò a raccogliere seguaci spacciandosi per il redivivo zar Pietro per opera soprattutto dell'oonipotente ministro Sebastiao Jose de Carvalho e Melo dal 1770 marchese di Pombal (1699-1782). In Spagna, l'avvento della dinastia dei Borbone con Filippo V segnò una netta svolta in senso assolutistico. I tentativi di riforma già avviati da Ferdinando VI si fecero più organici sotto Carlo III, che fece il suo apprendistato come re di Napoli e si circondò di Illuministi. Oltre che all'esplusione dei gesuiti ci furono limitazioni imposte alle comunità ecclesiastiche e all'Inquisizione. Notevole crescita della popolazione e dell'economia. Uno viluppo anche più rapido conobbero le colonie ispano-americane, si scontrarono, poi, con la volontà d'autonomia dei creoli, la classe dirigente locale di origine spagnola. CAP.22 ''L'ITALIA NEL SETTECENTO'' Il quadro politico italiano, fu trasformato dalle guerre di Successione - ad eccezione delle Repubbliche oligarchiche e lo Stato Pontificio. Fin dal 1706-1707 i domini spagnoli erano passati agli Asburgo di Vienna, che alla pace di Rastatt (1714) dovette cedere la Sicilia, col titolo regio, ai Savoia; nel 1720 imposero a quest'ultimi lo scambio con la Sardegna. La guerra di Successione polacca (1733-1738) portò alla temporanea occupazione di Milano da parte del re di Sardegna Carlo Emanuele III, che alla fine prese le due province di Novara e Totona. La monarchia austriaca perse il Regno di Napoli e Sicilia, conquistati nel 1734 da Carlo di Borbone, figlio di Filippo V. Carlo VI d'Asburgo ebbe Parma e Piacenza. La guerra di Successione austriaca (1740-1748) spostò il confine tra Stato sabaudo e Lombardia austriaca. Insieme al declino della potenza spagnola, in Italia si registra anche un indebolimento dell'influenza della Chiesa. Nella controversia tra papato e Impero accesa dall'occupazione austriaca di Comacchio (1708) - i letterati della penisola presero le parti dell'Impero. L'anticurialismo divenne il terreno privilegiato di incontro tra la monarchia austriaca e il ceto intellettuale del Mezzogiorno. Questi secoli segnarono una ripresa ed un rafforzamento degli scambi culturali tra l'Italia e l'Europa e una presa di coscienza dell'arretratezza nei confronti di nazioni come la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda. L'espansione territoriale e il rafforzamento politico e militare del Piemonte sabaudo furono accompagnati da una serie di riforme promosse da Vittorio Amedeo II, dal 1720 divenne re di Sardegna. Già dalla fine del 17°sec egli redasse un lavoro per la redazione di un nuovo catasto o censimento delle proprietà fondiarie (1731) che portò una migliore distribuzione dell'imposta ma anche una riduzione delle immunità di cui godevano i beni feudali e ecclesiastici. I privilegi della Chiesa furono ristretti anche in campo giurisdizionale con i concordati del 1727 e 1740. All'accentramento del potere nelle mani del monarca fecero riscontro il riordinamento degli organi centrali di governo e l'unificazione legislativa attuata con le Costituzioni del 1723 e del 1729. L'adozione di una serie di provvedimenti di natura mercantilistica favorì infine lo sviluppo delle manifatture, nei settori cotoniero e laniero. Sotto Carlo Emanuele III, successore di Vittorio Amedeo II, ci fu un rafforzamento delle tendenze assolutistiche: in Savoia si giunse nel 1771 all'abolizione della feudalità. I Regni di Napoli e di Sicilia sotto i Borbone: Nel Regno di Napoli, il riacquisto dell'indipendenza sotto un ''re proprio'' e all'insediamento di Carlo di Borbone (1734) diede una grande spinta rinnovatrice, portò alla limitazione delle giurisdizioni baronali, alla ripresa della politica giurusdizionalistica (1741) - ala riforma delle Università. Molto vivace e ricca rimase la vita intellettuale a Napoli (introduziione delle scienze naturali, economia, statistica) Due avvenimenti indicativi delle nuove tendenze possono essereconsiderati la publicazione del trattato ''Della moneta'' (1751) di Ferdinando Galiani - nuova cattedra universitaria di ''meccanica e commercio'' nel 1754, dall'abate Antonio Genovesi. Carlo di Borbone divenne re di Spagna col titolo di Carlo III (1759), il toscano Bernardo Tanucci divenne figura più autorevole del ''Consiglio di reggenza''. Intransigente difensore dei diritti dello Stato nei confronti della Chiesa - ricordiamo l'espulsione dei gesuiti nel 1767 e la legge sulle manimorte del 1769, Tanucci era però aieno da riforme radicali sul piano economico e sociale: la gravissima carestia del 1763-1765 venne così affrontata con rimedi di tipo tradizionale e nessuna misura incisiva venne adottata nei confronti dei baroni. Il giovane Ferdinando IV sposò Maria Carolina, figlia di Maria Teresa d'Austria - fece licenziare Tanucci nel 1776 e inizialmente promosse un'azione di tipo riformatore. A misure liberatrizzatrici in campo commerciale e all'istruzione di un ''Monte frumentario'' per il credito ai coltivatori, schiacciati dall'usura, si accompagnarono la fondazione di manifatture regie e l'erezione, con i beni confiscati agli enti ecclesiastici, di una ''Cassa sacra'' per la Calabria, colpita nel 1783 da un grave terremoto. Sicilia: Domenico Caracciolo - abolizione dell'Inquisizione e l'avvio di un catasto, poi fallito per l'opposizione della nobiltà. Né in Sicilia, né nel Mezzogiorno le riforme giunsero a mettere in discussione il permanere delle strutture feudali nelle campagne e a liberare lo Stato dal groviglio di interessi privati che ne limitava e condizionava la libertà. Illuminismo e riforme nella Lombardia austriaca: Dopo la pace di Aquisgrana del 1748 la monarchia austriaca era in possesso dello Stato di Milano e del Ducato di Mantova, uniti sotto lo stesso governo a formare la Lombardia austriaca. Nell'orbita asburgica rientrava anche il Granducato di Toscana, assegnato nel 1753 a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa. Nel 1753 ci fu un accordo col duca di Modena Francesco III d'Este, questo prevedeva il matrimonio della nipote ed erede di quest'ultimo con un arciduca della dinastia imperiale, inserì anche i Ducati di Modena e Reggio nella sfera dell'influenza austriaca. Una prima ondata di riforme investì lo Stato di Milano - nel 1749 fu riordinata l'amministrazione delle finanze e abolita la vendita delle cariche, conferite d'ora in poi solo in base a requisiti di capacità e merito. Al risanamento finnziario contribuirono la concentrazione degli appalti dei dazi in un'unica ''Ferma generale'', sia l'istituzione di un banco ''Monte di Santa Teresa'', per la gestione del debito pubblico e il graduale rimborso dei creditori dello Stato. Importante fu il compimento del nuovo catasto a opera di una Giunta regia presieduta da Pompeo Neri (1718-1760). Ci vollero 10 anni di duro lavoro e di aspri conflitti con il patriziato milanese, schierato a difesa delle immunità e dei privilegi tradizionali, imporre il nuovo sistema censuario, che entrò in vigore il 1° gennaio 1760. I risultati principali furono la redistribuzione dell'imposta fondiaria e la riduzione dell'imposta personale dovuta dai cotadini a una somma moderata e fissa. Risvolti amministrativi: al governo delle comunità furojo preposti i rappresentanti degli ''estimati'' (i possessori dei fondi) sotto il controllo di funzionari regi detti ''cancellieri delegati'' o ''cancellieri del censo'', che dipendevano da un dicastero generale. Importante fu l'Accademia dei Pugni per la diffusione dell'Illuminismo. L'Accademia a partire dal 1761-1762 si raccolse intorno alla figura di Pietro Verri - nacque l'esperienza giornalistica del ''Caffè'' (1746-1766) e apparve, nel 1746 ''Dei delitti e delle pene'' di Cesare Beccaria. E' innegabile però che l'impulso al cambiamento venne soprattutto da Vienna - nel 1759 venne inviato a Milano come ministro Carlo Di Firmian. La ristrutturazione delle magistrature culminò nel 1771 con la separazione degli affari giudiziari (riservati al Senato) amministrativi e finanziari (riservati ad un ''Magistrato camerale''). Questa divisione del sistema permise di avere quell'ordine e della equità che il sistema censuario aveva realizzato nell'imposizione diretta: vennero riscattate le cosidette ''regalie alienate'' - cioè dazi ceduti sotto il governo spagnolo a privati a privati o a ''corpi civici'' in cambio di anticipazioni di denaro e molti di essi furono aboliti o semplificati. Venne unificato il mercato interno e smantellato il regime ''annonario'' (cioè il sistema di proibizioni e di vincoli che riguardava la circolazione e la vendita dei cereali e del pane). Sotto Giuseppe II si giunse del 1786 alla soppressione del Senato e all'istituzione di un moderno sistema giudiziario articolato in tre istanze; vennero insediati in ogni provincia gli intendenti politici, funzionari regi. Per quanto riguarda la vita religiosa, avocazione al principe della facoltà di conferire benefici ecclesiastici e con la sostituzione ai seminari vescovili di un seminario regio a Pavia (1786) per la formazione del clero. La Toscana della Reggenza a Pietro Leopoldo: Le colonie Centrali (middle colonies) - New York (già Nuova Amsterdam, conquistata dagli olandesi nel 1664), New Jersey e Pennsylvania; queste erano maggiormente urbanizzate e diversificate sotto il profilo linguistico e culturale. Economicamente non molto diverse dalle colonie del Nord. Le colonie Meridionali - Delawere, Maryland, Virginia, le due Caroline e la Georgia - vivevano una realtà diversa. Dal punto di vista religioso erano molto più variegate, dal punto di vista economico erano votate a una produzione agricola di tipo latifondistico, basata sull'istituzione della schiavitù. I grandi proprietari terrieri non erano molto diversi dalla gentry inglese. L'economia delle colonie meridionali si integrava con le esigenze della madrepatria, alla quale forniva i prodotti della sua agricoltura in cambio di manufatti e generi di lusso. Le colonie del centro e del nord erano abitate da coltivatori diretti - commerciavano soprattutto con le Indie occidentali. Meno sviluppato era il commercio con la Gran Bretagna, data la similarità degli orientamenti produttivi. La popolazione delle tredici colonie era molto ampia, intorno all'inizio del 18°sec si parla di circa 250.000 anime - perlopiù europei. Gli schiavi neri nel 1775, alla vigilia dell'indipendenza, superavano mezzo milione, ed erano quasi tutti concentrati nelle colonie meridionali. Le istituzioni politico-giudiziarie erano abbastanza simili. Vi era un governatore, nominato dal re o dal ''proprietario'' e assistito da un consiglio da lui scelto; il governatore nominava giudici e aveva il diritto di veto sulle decisioni prese dal potere legislativo. Quest'ultimo era eseritato da un'assemblea eletta con suffragio in genere molto largo. Di gran lunga inferiore era la popolazione della Nuova Francia, parte dell'odierno Canada - fondate in questi anni le città di Montreal e Quebec. Riconosciuta nel 1663 come ''colonia regia'' ebbe istituzioni simili a quelle di una provincia francese, con un governatore e un intendente; solo il culto cattolico era ammesso. Nel 1720 venne fondata Nuova Orleans - la presenza francese in questi territori, denominati Louisiana in onore di Luigi XIV era limitata a una catena di forti posti in posizioni strategiche - essa era tale da bloccare l'ulteriore espansione delle colonie britanniche. I contrasti tra le tredici colonie e la madrepatria: Durante la guerra dei Sette anni (1756-1763) gli abitanti delle tredici colonie britanniche parteciparono a fianco delle truppe inviate dall'Europa alle operazioni militari contro i francesi, in quella che era riconosciuta come guerra franco-indiana (1754-1763), i coloni ebbero modo di prendere coscienza della propria forza e dell'arroganza e incapacità dei comandanti inviati dalla Gran Bretagna: d'altro canto la vittoria britannica, che portò all'eliminazione completa della presenza francese nel Nord America fece apparire meno indispensabile il disegno politico e militare della madrepatria su di essi. Altri motivi di malcontento erano la pretesa del Parlamento - Atti di Navigazione: vietare il commercio diretto tra le colonie e Paesi terzi, imporre dazi molto elevati, proibire la produzione e l'esportazione di manfatti che potessero entrare in concorrenza con quelli della Gran Bretagna. Anche la ligislazione restrittiva in materia di moneta, favorì un ampio ricorso al contrabbando e alla corruzione delle autorità portuali. L'elemento più importante era il fatto che ''nel corso delle due generazioni di crescita e di espansione che precedettero l'ascesa di Giorgio III, gli americani acquisirono gradualmente la coscienza di se stessi come popolo distinto, non tanto per la legge, la politica o costituzione, ma per carattere e cultura''. Diciamo che questi anni accompagnarono il ''grande risveglio'' anche con la nasciata di università e centri di cultura prestigiosi, come Harvard e Yale. Nell'ottobre 1763 un proclama regio trasformò i vasti territori al di là dei monti Appalachi in una riserva indiava, dove era proibito ai bianchi acquistare terre. Nel corso del tempo però, vennero introdotte nuove imposte. I coloni, reagirono con sdegno a quet'ultime - i delegati di nove colonie, riuniti a New York, dichiararono incostituzionale la tassa di bollo, perché votata da un Parlamento in cui esse non erano rappresentate. Il 1766 il governo inglese ritirò la tassa di bollo, ma riaffermò il proprio diritto di tassare i coloni. Questi presero a boicottare le merci inglese - nel 1770 a Boston, i soldati inglesi aprirono il fuoco sulla folla uccidendo 5 persone; il 16 dicembre 1773 un gruppo di patrioti travestiti da indiani salì a bordo di una nave della Compagnia delle Indie orientali in attesa di scaricare la sua merce nwl porto di Boston e gettò in acqua tutto il carico di tè da essa trasportato. Questo evento passò alla storia col nome di ''Boston Tea Party'' - ebbe inizio la fase di ostilità fra le 13 colonie e la madrepatria. La guerra d'Indipendenza: La durissima reazione del governo inglese provocò nelle colonie uno stato generale di subordinazione. Nel settembre 1774 si riunì a Filadelfia il ''primo Congresso continentale'', nel corso del quale fu deciso il coicottaggio delle merci inglesi e fu riaffermato il principio che gli americani riconoscevano valide solo le leggi e le imposte votate dalle loro assemblee. Il ''secondo Congresso continentale'' (1775) vide sanguinosi sconti armati tra i coloni e l'esercito britannico. Il 4 luglio 1776 venne approvata la Dichiarazione d'Indipendenza - rivendicava il diritto degli americano di darsi un nuovo governo sulla base dell'uguaglianza naturale tra tutti gli uomini e del diritto inalienabile di ognuno alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. Il comando delle forze armate fu affidato dal secondo Congresso continentale a George Washington (1732-1799) - l'esercito inglese riportò alcuni successi inziali, ma la tenacia degli insorti e le loro tecniche di guerriglia, finirono per logorare gli inglesi - battaglia di Saratoga (ottobre 1777) - dopo questo episodio, i francesi appoggiarono gli insorti, grazie anche alla propaganda svolta dal delegato del Congresso di Filadelfia a Versailles, Benjamin Franklin, divenuto idolo dei philosophes in Europa. L'intervento della Francia vicino alle 13 colonie, poi della Spagna, valse soprattutto a contendere alla flotta britannica il dominio dei mari. Nell'ottobre 1781, il generale britannico Conrwallis fu costretto a capitolare a Yorktown. Col trattato di Versailles del 1783 la Gran Bretagna riconosceva l'indipendenza delle 13 colonie nordamericane e restituiva alla Francia alcuni territori occupati nei Caraibi e nel Senegal, e alla Spagna la Florida e Minorca. Una costituzione per gli Stati Uniti d'America: Le conseguenze della guerra prolungata rappresentarono per il Congresso continentale problemi di difficile soluzione. Gli ''Articoli di Confederazione'' votati nel 1777 lasciavano al governo degli Stati Uniti solo la politica estera e la difesa, mentre tutti gli altri poteri, compreso quello di imporre tasse e di battere moneta, erano prerogativa dei singoli Stati. Si fece avanti l'esigenza di un governo centrale forte - due propagandisti si fecero avanti, James Madison e Alexander Hamilton - da questi ambienti partì nel 1786 la richiesta che il Congresso convocasse una ''Convenzione'' indicata a rivedere la Costituzione. La Convenzione si riunì a Filadelfia tra maggio e settembre 1787. Prevalse la proposta di una Costituzione federale interamente nuova, che doveva sostituire e non solo integrare gli Articoli di Confederazione. La Costituzione degli Stati Uniti d'America nacque il 17 settembre 1788. Il potere legislativo era detenuto da un Congresso composto da un Senato e da una Camera dei rappresentanti. Le due assemblee erano entrambe elettive, diverse erano la durata del mandato e le modalità d'elezione: i senatori, sei anni - due per ogni Stato, quale che ne fosse la popolazione; i rappresentanti della Camera, due anni e il loro numero era proporzionale a quello della popolazione dello Stato che li eleggeva. Nel Congresso, comprendente le due Camere, si regolavano le finanze, commercio, moneta, giustizia. Al vertice del potere esecutivo vi era un presidente eletto dal popolo con un sistema a doppio grado - presidente, quattro anni - rinnovabile; ad egli spettavano un potere di veto sospensivo sulle leggi, la nomina dei ministri, la direzione sotto il controllo del Congresso, della politica estera e delle forze armate, la designazione dei giudici della Corte Suprema, che una volta insediati erano inamovibili. Alla Corte Suprema, vertice del potere giudiziario, era attribuito una sorta di controllo di legittimità costituzionale sulla legislazione sia del governo federale, sia dei singoli Stati. L'articolo V della Costituzione prevedeva infine òa possibilità di introdurre emendamenti al testo: i primi dieci emendamenti, votati nel 1791, consistettero in una specie di dichiarazione dei diritti individuali dei cittadini americani. Lo sviluppo degli Stati Uniti tra Sette e Ottocento:
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