Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia moderna D parte 2, Appunti di Storia Moderna

Il documento contiene gli appunti sulla parte monografica del corso di storia moderna D

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 14/05/2022

nicholas-fiorio
nicholas-fiorio 🇮🇹

5

(1)

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia moderna D parte 2 e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Storia moderna : 2 modulo Lezione 1 “Che cos’è il terzo stato” esce nell’inverno nell’88, è un testo che seyes scrive in preparazione degli stati generali che il re aveva acconsentito a convocare per l’anno successivo, quindi Seyes partecipa ad un momento di effervescenza politica in cui escono centinaia di opuscoli. L‘importanza del testo di Sieyès è che diventa subito un manifesto che prepara la rivoluzione e anche delle prime fasi di essa, è importante anche dal punto di vista della teoria politica perché è la prima teorizzazione nel discorso politico francese del governo rappresentativo, e viene scritto da un abate, (l’interpretazione marxista vede la rivoluzione francese come una rivoluzione fatta dalla borghesia che arriva arriva al potere, questa idea di una borghesia che fa la rivoluzione è messa in crisi dalla stessa essenza di Sieyès, perché il terzo stato (si parla di stato e non di classe) viene fatto da un membro del clero. Seyes é un abate, dunque è una figura di una mobilità sociale tra gli ordini ristretta, Seyes appartiene al terzo stato, entra nel clero perché significava ricevere educazione, acquisire lo status di appartenente al primo ordine e una sicurezza materiale. La carriera ecclesiastica significava ricevere una buona educazione, di impianto religioso, ma una volta dati gli strumenti intellettuali si utilizzano come si vuole, molti degli intellettuali che hanno idee molto avanzate nel 700 venivano dai gesuiti. Non c’è una vera vocazione religiosa quindi. Seyes completa l’educazione che riceve con quella che si dà in proprio e che lo porta ad interessarsi a tutto il pensiero 700sco, conosce anche autori non francesi. Non esiste un’edizione completa delle opere di Sieyès i suoi manoscritti sono nella Bibliothèque Nationale a Parigi, e ci sono anche tutti i suoi appunti. Si capisce da questi scritti tutta la ricchezza del suo pensiero, l’attenzione con cui legge i testi e li commenta, é anche un osservatore intelligente della sua epoca,da un lato, dall’altro però partendo dalla cultura acquisita sviluppa un pensiero molto originale. Seyes fa parte di ambienti intellettuali politici, e aveva fatto esperienza nelle assemblee provinciali, quando nel giugno dell’88 sotto Nomeny de Brienne si decreta di organizzare su scala nazionale le ass provinciali, dopo le prime sperimentazioni su scala locale di Necker, diventano delle scuole di politica, e molti personaggi politici passano attraverso di esse. Non c’è solo una riflessione teorica Seyes vive le prime esperienze di partecipazione politica. Seyes si presenta per l’assemblea del clero e non viene eletto a causa delle sue posizioni avanzate. É ormai famoso in quanto autore di “che cos'è il terzo stato” opera che ha un grande successo editoriale, la sua opera esce in 3 edizioni (nella terza edizione si possono vedere le osservazioni che gli sono state fatte). Allora si presenta per il terzo stato, questo con una contraddizione palese, perché Seyes aveva incitato il terzo stato a cercare rappresentanti soltanto tra le proprie fila e non accontentarsi di avere tra le proprie fila dei esponenti di quella nobiltà di toga, che molto spesso veniva rifiutata da quella di spada. Riesce ad essere eletto soltanto per un vizio di forma della sua assemblea elettorale (non era stato specificato che gli appartenenti dovessero essere tutti appartenenti al terzo stato) come rappresentante del terzo stato e parteciperà alle prime fasi della rivoluzione la mozione del 17 giugno, (dove i rappresentanti del terzo stato che avevano abbandonato gli Stati generali e si erano riuniti nella sala della pallacorda, essi vanno oltre il mandato imperativo e dichiarano di rappresentare la nazione è che la rappresentanza è una e indivisibile, con questo si ha la nascita del concetto moderno di rappresentanza ) é Seyes, che è quindi artefice della costituente. Seyes partecipa alle discussioni e ai progetti delle prime fasi della rivoluzione, é uno degli autori del progetto per la creazione dei dipartimenti, e partecipa alla discussione sul veto del re, è contrario al veto perché la rappresentanza non può uscire dall’assemblea. Seyes non è un democratico, ma per il governo rappresentativo. Seyes poi sotto la convenzione ha una posizione defilata, non è più partecipe attivamente. Dopo il termidoro, quando si riprende la costituzione del 1793, che non era mai entrata in vigore, e si decide di fare una nuova costituzione (la costituzione dell’anno terzo) partecipa con delle sue proposte e scrive anche i dei discorsi, in cui pur rimanendo fedele alla sua idea secondo cui la sovranità è unica e deve essere nelle mani dell’assemblea, dopo il terrore non rinnega le sue idee, è sempre convinto nell’idea dell’unità della sovranità, ma riconosce che c’è una tendenza di concentrazione di potere che era stata dell’assolutismo e poi del comitato di salute pubblica, e quindi propone una sorta di differenziazione delle funzioni, pur conservando l’unità della sovranità. E in occasione della discussione per la costituzione dell’anno terzo proporrà anche, per evitare una concentrazione di potere e avere un organo di appello, la creazione di un jurié costitutionale che avrebbe dovuto esprimersi sulle leggi che venivano create. Quando entra in vigore la costituzione dell’anno III, Seyes diventa uno dei 5 direttori (il direttorio). E fa parte di quell’errore del direttorio, il quale, dopo le elezioni del 1796 che avevano visto una maggioranza monarchica/moderata. Per difendere la rivoluzione farà appello a Napoleone. All’inizio Seyes fa parte dei consoli nominati da Napoleone ma si rende conto del decadimento delle aspettative su napoleone e si ritira a vita privata. Muore nel 1840. Seyes ha l’occasione di farsi una cultura solida dal punto di vista intellettuale, all’interno di essa, ci sono 3 nuclei del suo pensiero, che giocano un ruolo importante nella formazione della sua idea di rappresentanza e di governo rappresentativo. - Rousseau : Sieyes ha un'idea di contratto uguale ad hobbes,ma mentre per hobbes, col contratto la moltitudine che diventa popolo dà tutto il potere al sovrano assoluto, per Sieyès, la sovranità appartiene agli individui, che nel momento del contratto non esistono più come individui ma individui che hanno concorso alla formazione di un corpo politico unitario che ha una volontà generale, che non è la somma aritmetica di tutte le volontà generali, ma qualcosa di qualitativamente diverso. Gli individui concorrono alla formazione della volontà generale, ma esistono poi come parte della volontà generale, e la sovranità appartiene ad essa. Proprio per il fatto che c’è Sieyès scrive questo pamphlet per dimostrare come gli stati generali non costituiscano la rappresentanza e come sia quindi necessario andare oltre. Sieyès scrive un saggio che apparentemente è uno scritto preparatorio agli stati generali, in realtà si vedrà che sin dall’inizio porta il lettore a prendere coscienza che gli stati generali non funzionano, ma è molto abile a fare un discorso all’interno della posta in gioco che era di tipo istituzionale il re a malincuore concede gli stati generali ma essi rientravano nella normalità/legittimità istituzionale, perché erano l’assemblea rappresentativa dei 3 ordini che componevano la Francia, tutti erano favorevoli agli stati generali, sia gli ambienti più avanzati, sia gli ordini privilegiati, quei parlamenti che avevano chiesto gli stati generali (Nell’ennesimo braccio di ferro tra la corte e i parlamenti per l’approvazione di una riforma fiscale, di fronte alla resistenza sono i parlamenti che chiedono di convocare gli stati generali perché questo viene a toccare la costituzione materiale/libertà del paese) Una voce importante ma isolata contro gli stati generali è quella di Condorcet che scrive nel 1788, un lungo trattato intitolato “saggio sulle assemblee provinciali (il titolo rimanda a quei progetti che i fisiocrati avevano elaborato per primi) proponendo delle forme di rappresentanza decentrate che portassero alla formazione di una rappresentanza in base ai proprietari e agli ordini. Nel 1775 Turgot scrive Il "mémoires de municipalités" in cui si propone la creazione di una rete di assemblee rappresentative decentrate che andavano dalle assemblee municipali fino ad un'assemblea nazionale e che erano state concepite nel quadro delle riforme amministrative per consentire il rapporto tra centro e periferia e che incoraggiavano la partecipazione locale contro l’assenteismo dei nobili. Proprio perché queste assemblee sono concepite nel quadro della visione economica della società, in questo quadro vari autori fisiocratici avevano concepito la rappresentanza non in base agli ordini, ma in base alla proprietà, si faceva parte alle assemblee provinciali in quanto proprietari, veniva fissata anche una quota per avere questo diritto, in 600 lire ma per dare voce ai piccoli proprietari, si prevedeva che fosse possibile riunirsi per raggiungere la quota richiesta e avere un rappresentante. nel contesto della società di ordini una proposta del genere è estremamente rivoluzionari, si propone di creare delle forme di rappresentanza in cui non conta più l’appartenenza giuridica ma conta invece il fatto di avere della ricchezza, a partire da queste proposte fisiocratiche cominciano nella seconda metà del 700, il collaboratore fisiocratico di Turgot e Turgot elaborano un progetto attraverso cui si vuole superare la società di ordini. Questo progetto non viene neanche sottoposto al re perché Turgot viene licenziato per gli interessi corporativi che vengono toccati da questo tipo di progetto. Le proposte di assemblee provinciali dei fisiocrati sono le più avanzate, le prime forme di assemblea provinciale saranno sotto Necker che creerà 2 assemblee provinciali, in zone di arretratezza economica per cercare di stimolare la partecipazione dei proprietari, ma non sono create su basa economica, vengono create per ordini, ma per dare più peso ai proprietari, in queste 2 assemblee il terzo stato è il doppio degli altri rappresentanti e si vota per testa. Quando si arriva alla convocazione degli stati generali, tutti sono d’accordo tranne Condorcet, perché non lo è ? tutti consideravano positiva questa decisione del re anche come espressione di una debolezza da parte sua. Condorcet non é d’accordo perché ritiene che convocare gli stati generali non vuol dire convocare la nazione, perché gli stati generali non rappresentano l’unità della nazione ma la sua frammentarietà perché riconoscono l’esistenza di corpi separati che sono i 3 ordini. E quindi vuole proseguire il progetto delle assemblee provinciali, perché lì c'era un'unità in questa proposta, se si riunisce l’assemblea nazionale dei proprietari, si ha veramente L’unità della nazione, cosa che è accettabile secondo Condorcet perché il proprietario dava garanzia di aver ricevuto quel grado di istruzione e quindi avere quell’attaccamento che poteva farne un rappresentante valido. Però Condorcet dice che ciò si può accettare in vista di una riforma economica, avrebbe creato delle condizioni in cui i proprietari si sarebbero moltiplicati. E quindi in un nuovo quadro economico riservare ai proprietari la rappresentanza voleva poi dire includere tutti. l’anno dopo tra i vari i progetti della dichiarazione dei diritti dell’uomo, Condorcet propone una propria dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino in cui aderisce all’idea del suffragio universale, se nel saggio sulle assemblee provinciali, aveva scritto che riservare l’assemblea nazionale ai proprietari era una garanzia di strumenti per l’esercizio razionale della partecipazione, nel progetto della dichiarazione dei diritti ritiene che i diritti politici devono essere riservati a tutti coloro che sono in grado di esercitare le capacità razionali. Ed è questa posizione sull’importanza della consapevolezza politica che lo porta nel 1790 a scrivere sull’ammissione delle donne al diritto di voto. Condorcet ha questa posizione minoritaria, Sieyès segue una strada diversa, egli scrive che cos'è il terzo stato. Che cos’è il terzo stato è un testo di teoria politica, è il primo testo che teorizza il governo rappresentativo. Egli scrive questo testo perché vuole avere un impatto, quindi anche come è organizzato lo scritto ha una sua importanza, Sieyès è un abile pensatore politico, concepisce questo scritto con un'architettura della composizione che ha una finalità specifica, cioè far passare le sue idee. Il titolo apre una questione, cioè si capisce subito che il tema non è piatto, e i capitoli sono organizzati in modo da creare il suo discorso, c'è una premessa in cui pone la questione politica in modo evidente/netto/chiaro, e spiega le questioni che corrispondono ai singoli capitoli, che sono 6. Nel primo capitolo Sieyès espone la sua idea di società, cioè espone l’idea di una società dai fondamenti economici, che é in contraddizione con la realtà della società di ordini. Nel secondo capitolo tratta delle ragioni dell’esclusione del terzo stato dalla vita politica francese. Nel terzo capitolo affronta le proposte (raddoppio e voto per testa) che erano state fatte per aggiornare gli stati generali e per dimostrare che queste proposte non funzionano. (Qui siamo al cuore della delegittimazione degli stati generali) Il quarto capitolo è quello più storico, è diviso in 2 parti. Nella prima parte analizza le proposte di riforme che erano state avanzate e qui tratta la proposta delle assemblee provinciali che per Sieyès erano state il progetto più articolato e più denso di aspettative e potenzialità. Nella seconda parte analizza il modello inglese, c'è una discussione sull’inghilterra, sul modello inglese che si rifaceva al bill of rights del 1688 e qui ci sono delle critiche nell’organizzazione dei poteri del modello inglese, Qui assume degli argomenti che erano gia stati avanzati dai fisiocrati che giocano un ruolo importante, sono i primi a mettere in crisi il modello costituzionale inglese prima della rivoluzione americana. Dallo spirito delle leggi in poi, il modello costituzionale inglese e la separazione dei poteri erano considerati un punto di riferimento, questo modello entra in crisi con la rivoluzione americana del 1776. Perché in un opuscolo politico, Sieyès si sente in dovere di dare spazio al modello inglese? Perché esso continuava ad esistere, c’è una specie di biforcazione nelle proposte che vengono avanzate in Francia, da un lato ci sono quelli che vengono chiamati gli americanisti, cioè quelli che guardano al modello americano (non si parla ancora di repubblica, ma si guarda con grande ammirazione alla rivoluzione americana e alle costituzioni dei vari stati. Poi ci sono coloro (gli anglomani) che invece continuano a guardare al modello inglese e auspicano in un trasformazione della Francia in monarchia costituzionale. Nel comitato di costituzione che si forma il 7 luglio del 1789, non c’era nessun americanista erano tutti favorevoli al modello inglese. Il quinto capitolo è il più teorico, in cui cambia registro linguistico, ci sono dei momenti in cui c’è un registro politico e altri in cui ha un registro più da teorico. Inoltre è il capitolo in cui espone la sua teoria del governo rappresentativo. L’ultimo capitolo è quello in cui, avendo come punto di riferimento i fondamenti teorici dell’idea di governo rappresentativo che ha esposto nel quinto capitolo, indica delle linee di azione per uscire dalla società di ordini e creare qualcosa di nuovo. Con questo scritto e con le idee che avanza diventa un “leader”. Analisi p.123 - Qui Sieyès indica qual’è subito la sua posizione, lui è un filosofo (da philosophe) / un intellettuale/ un pensatore politico, si nota subito di essere nel quadro del razionalismo politico francese, perché si parla di verità (l’approccio del discorso politico francese è diverso da quello inglese, quello francese ha dei fondamenti di razionalità, per Condorcet e per i fisiocrati esiste una verità, ci sono dei principi che si cerca di capire attraverso l’evidenza, il discorso politico inglese è invece basato sull’idea del compromesso, degli interessi da comporre) - Fisiocrazia e centralità dell’interesse economico - Il discorso che lega centralità dell’agricoltura e figura del proprietario terriero come rappresentante degli interessi della nazione - Allo stesso tempo Seyes supera la visione fisiocratica (superata con l’uscita della ricchezza delle nazioni, sia a livello della riflessione economica, ma anche a livello della riflessione politica sulla rappresentanza) 3 - Rousseau è fondamentale nel clima e nella cultura politica della Francia pre- rivoluzionaria, scrive il contratto sociale, con una visione del contratto diversa da quella di Hobbes, gli individui si associano, formano un corpo comune, però non si spogliano della propria volontà, ma come corpo unico esprimono una volontà generale. Si crea una volontà generale, che non è la somma delle singole volontà individuali, ma è qualcosa di astratto, di cui ogni individuo si fa portatore come collettività, una volontà generale che però è inalienabile, non si può trasferire a qualcuno ed è indivisibile. Se non è rappresentabile, come si realizza? In teoria solo attraverso la democrazia diretta, questo è inimmaginabile in una società moderna come la Francia settecentesca. Per Sieyès invece la rappresentanza è fondamentale, c’è una volontà comune che è quella della nazione, che può essere però rappresentata da dei rappresentanti politici. É attraverso la riflessione della divisione del lavoro di Smith che Sieyès supera il limite posto da Rousseau. Applicando l’idea di Smith, per Sieyès la società si può organizzare in base a diverse occupazioni, ci sarà una serie di persone che si specializzano nella funzione politica e nella rappresentanza e quindi si legittima la rappresentanza politica. - Rousseau (volontà generale e corpo unico) - Seyes supera Rousseau nella questione fondamentale della rappresentanza politica - La supera attraverso il concetto di divisione del lavoro Analisi capitolo 1 - Duplice dimensione dello scritto di Sieyès : Da un lato si inquadra perfettamente nelle dinamiche di antico regime pre-rivoluzionarie, quindi l’idea che la società sia divisa in ordini, dall’altro però Seyes lo supera, va già oltre, dicendo che la nazione può fare a meno della nobiltà e del clero, il terzo stato é già la nazione —> Delegittimazione della società divisa in ordini, c’è una critica implicita alla divisione in ordini della società. - Nazione : Nel corso di tutto lo scritto è usato da Sieyès in una duplice prospettiva, in una prospettiva moderna come nazione che va oltre la divisione di antico regime formata unicamente dal terzo stato, oppure il richiamo alla concezione della nazione del discorso nobiliare, secondo i nobili che si opponevano all’assolutismo di Luigi XVI, esisteva una nazione prima del sovrano. - Abbiamo subito l’elemento economico, da un lato serve il lavoro, dall’altro la politica. - Tutti i lavori particolari si possono racchiudere in 4 classi, questo è il passaggio dove Seyes usa il termine classe sia in una concezione più tradizionale intesa come classe di lavoro, sia invece in una concezione moderna come classe di uomini. - La prima classe è quella dell’agricoltura (si vede l’influenza della fisiocrazia, questo concetto ci rimanda ad una definizione economica), la 2 classe è il settore manifatturiero, qui Seyes supera la fisiocrazia dicendo che il lavoro aggiunge valore. Quando Seyes scrive che il lavoro decuplica il valore delle materie prime è il concetto di valorizzazione del lavoro di smith. la 3 classe é quella del commercio - La 4 classe è quella che svolge i lavori su cui si regge la società che sono svolti dal terzo stato. Alla base della nazione vi è il lavoro, chi fa questi lavori? Il terzo stato—> legittimazione del terzo stato e delegittimazione degli altri 2 ordini Lezione 4 Pag.124 Sieyès pone le questioni che intende trattare tramite domande che corrispondono ai 6 capitoli; la prima domanda è: CHE COS'È IL TERZO STATO? TUTTO. A questo argomento è dedicato il primo capitolo "Il Terzo stato è una nazione completa”. Analizzando il titolo si può dire che Sieyès si colloca formalmente nel quadro degli Stati Generali e tratta uno degli ordini che è il Terzo stato. -Il Terzo stato è una nazione completa, occorre prestare attenzione all'aggettivo: Sieyès sente il bisogno di aggiungerlo perché il termine nazione era usato con accezioni diverse nel discorso politico : Uno degli elementi più interessanti dell'antico regime è che, in un contesto completamente diverso, si elaborano dei concetti e dei termini che appartengono anche al linguaggio contemporaneo, ma hanno un significato diverso, si trasformano e poi vengono ad acquistare il valore che attribuiamo ancora oggi. Ci sono vari termini che hanno significati diversi : diritto, libertà, nazione, sovranità, rappresentanza. Il termine nazione era al cuore del discorso politico e anche al cuore della tesi nobiliare : È sotto Luigi XIV che inizia una critica articolata dell'assolutismo da parte della nobiltà, soprattutto da parte di quella di spada che rivendica il fatto di aver accettato la sovranità del re, in origine, all'epoca carolingia. La nobiltà rivendicava dunque di essere la nazione e usava questo argomento come critica all'assolutismo, anche i parlamenti, nel braccio di ferro con la monarchia, rivendicavano di rappresentare la nazione. Anche il re sosteneva di rappresentare la nazione, quindi il termine aveva diverse accezioni e all'epoca cominciò a circolare anche nel senso moderno, cioè nazione in senso di popolo. Sieyès intitola il primo capitolo "Il Terzo stato è una nazione (nel senso di tutto) completa", quindi non la nazione della nobiltà che rivendicava di essere una parte ma una nazione completa, cioè il terzo stato è un tutto. Perché il terzo stato, che è un ordine come la nobiltà secondo Sieyès, rappresenta il tutto? Già nel saggio "I privilegi" Sieyès non solo dice che la nobiltà è una parte ma che non appartiene alla nazione. Il Terzo stato è una nazione completa in base alla visione della società di Sieyès, il quale prende dai fisiocrati la lettura economica della società. Perché il Terzo stato è quel corpo unitario che Sieyès riprende da Rousseau? Il Terzo stato è tutto perché lavora. Tutto questo in base ad una lettura della società che non è giuridica in base agli ordini, ma una lettura economica, dove il cimento dell’Unione è dato dagli interessi economici che legano gli uomini. - Tutti i lavori si definiscono in base a 4 classi - Si nota il termine classi. Sieyès utilizza il termine classe nella accezione economica, come i fisiocrati, però si nota anche che le classi sono quattro e non corrispondono alle classi fisiocratiche (nei fisiocrati c’è solo la classe produttiva, dei proprietari, e la classe dei lavoratori, Sieyès non ha i principi fisiocratici) Sieyès descrive più classi perché non assume i principi fisiocratici, non crede nell'esclusiva produttività dell'agricoltura; assume il concetto di classe in senso macroeconomico, nel senso della definizione di un gruppo che gioca un ruolo nel processo di formazione della ricchezza. 1) Mette tutti i lavori della campagna (agricoltura, allevamento ecc) nella prima classe ma questo non significa necessariamente che sia un fisiocrate: il considerare l'agricoltura come la prima attività economica era un concetto diffuso nel Settecento, soprattutto in Francia, in quanto il terreno era molto vasto e tutto coltivabile e quindi l'economia del Settecento era a base fondamentalmente agricola anche se poi si sviluppa pure il commercio agricolo. 2) È questa affermazione che fa capire che non è un fisiocrate perché per questi soltanto la terra crea ricchezza e non elaborano una vera teoria del valore: nei suoi manoscritti Sieyès critica molto questo aspetto, per i fisiocrati non esiste il valore in quanto è la terra stessa a dare ricchezza, il valore è tutto nella terra. Sieyès ha letto Smith e da lui acquisisce la teoria del valore-lavoro, è il lavoro che crea valore e questo lo rappresenta bene Sieyès quando scrive che è il lavoro umano a perfezionare i benefici della natura sino a raddoppiare, decuplicare, il valore del prodotto grezzo (il grano), con l'attività manifatturiera le materie prime acquistavano valore mentre per i fisiocrati l'attività di trasformazione delle materie prime non creava valore, le manifatture sono le classi sterili. 3) La terza classe è quella dei mercanti, che per i fisiocrati non era una classe anzi c'è un'opposizione ai mercanti perché con l'idea che i mercanti possono portare le loro ricchezze ovunque e quindi fossero privi di un senso di patria, non fossero radicati sul territorio. Pensavano, inoltre, che il commercio non aggiungesse nulla alla ricchezza. 4) I fisiocrati non avrebbero mai concepito una classe di questo tipo; quindi, c'è una quarta classe, tutti coloro che concorrono a rendere la vita più gradevole, e facendo ciò entrano nel circuito economico, è il cosiddetto “settore terziario”. Sieyès non guarda alla Francia come una società di ordini, la Francia è fatta da chi lavora e il concetto di classe gli permette di suddividere e analizzare la società, individuando quattro classi che concorrono alla formazione, alla vita e alla prosperità di una nazione. - Questo argomento era già stato affrontato da Sieyès nel saggio sui privilegi e ora presenta la sua visione della società e scrive tutto ciò in un momento in cui la rivoluzione non è ancora scoppiata eppure ha la forza di dire che l'ordine nobiliare non fa parte della nazione e che se non ci fosse la nobiltà andrebbe tutto meglio. Queste sono le prime pagine del testo che, dal punto di vista formale, dovrebbero essere un contributo alla convocazione degli stati generali ma siamo già in una situazione rivoluzionaria perché se qualcuno è incatenato non può far altro che strappare le catene. Il termine "ordine nobiliare " ha una nota in cui Sieyès spiega: - Sieyès dice che la nobiltà è una forma di malattia, una specie di malattia della pianta, un parassita. Chi monopolizzava le cariche pubbliche era la nobiltà ma i due ordini privilegiati sono il clero e la nobiltà e il clero fa una grande resistenza alla riforma fiscale e quando cade Calonne, che tenta una riforma , al controllo generale va un arcivescovo, Loménie de Brienne, e quindi il clero ha un peso/ruolo molto forte nella difesa dei privilegi. Sieyès anticipa la posizione rivoluzione espressa nella "costituzione civile del clero" (luglio 1790) che impone il giuramento di fedeltà alla rivoluzione, riconoscendo il clero come funzionari stipendiati. Il clero come ordine non esiste, esistono degli individui singoli che si occupano di assistenza e istruzione, hanno un’utilità e allora possono continuare a svolgere le loro funzioni (Tutti gli ecclesiastici devono essere utili o all'istruzione pubblica o alle cerimonie di culto) non come ordine ma come funzionari stipendiati (Le prime istituzioni di istruzione pubblica compariranno nel periodo del terrore). Pag. 128: Che cos’è una nazione? Che cos'è una nazione? un corpo di associati che vivono sotto una legge comune e sono rappresentati dalla stessa legislatura. Due termini che Rousseau non avrebbe mai messo insieme: Sieyès dice che la nazione è un corpo (che riprende da Rousseau) che vive sotto una legge comune; l'idea è quella della legge, di quello che viene chiamato legge-centrismo ed è un concetto di Rousseau il quale però non concepisce la rappresentanza ma solo il mandato, un mandato che non è imperativo ma rispetta la legge. C'è dunque questo concetto di centralità della legge (ce l'avevano anche i fisiocrati, per loro era la legge naturale di cui la legge positiva è l'espressione) e il legge-centrismo è l'elemento che caratterizza tutta la cultura rivoluzionaria. Sieyès dice che sono un corpo sotto una legge comune e sono rappresentati dalla stessa legislatura: sarà nel V° capitolo che dirà come stanno insieme corpo e rappresentanti. -C'è l'idea che ci sia il corpo unitario e quindi in questo concetto non c'è posto per la separazione, chi è separato esce, non fa parte del corpo, gli ordini privilegiati escono, non fanno parte della nazione. Negli stati generali ogni ordine eleggeva i suoi rappresentanti ma dato che solo il Terzo stato è nazione, i rappresentanti dei nobili non hanno legittimità perché non sono eletti dalla nazione. Il linguaggio di Sieyès è semplice, con termini chiari e comprensibili perché sta scrivendo un pamphlet, un opuscolo politico e vuole arrivare diretto al punto. -Ritorna alla prima questione: che cos'è il Terzo stato? Tutto. Analisi capitolo 2 (pag.130) CHE COSA È STATO FINORA IL TERZO STATO? NIENTE Nel primo capitolo Sieyès ha presentato la sua visione della società dell'epoca e ora risponde alla seconda domanda del preambolo: - Sieyès nel suo discorso politico è convinto che bisogna concentrarsi sul Terzo e che il cambiamento/la trasformazione possa venire soltanto dal Terzo ed è per questo che non vuole nessun accordo con gli altri ordini, bisogna tenere presente che nel discorso di Sieyès è sempre viva la strategia politica, con il suo scritto vuole intervenire nel dibattito e indirizzare la linea politica e, la linea politica è puntare tutto sul Terzo e niente accordi con gli altri ordini. Il cambiamento, per tutta la nazione, non può che venire dal Terzo perché gli ordini privilegiati hanno a fondamento il proprio privilegio mentre il Terzo stato ha a fondamento i diritti e l'accezione di diritti per Sieyès non è la stessa degli ordini privilegiati (esempio quando il parlamento dice che la riforma fiscale va ad intaccare i loro diritti dove per diritti si intende i privilegi, la diversità, non il diritto inteso come qualcosa di universale). - Qui é chiaro a cosa allude: Alla tesi nobiliare, per la quale la nobiltà aveva la pretesa di costituire la nazione. Questo discorso era stato elaborato negli ultimi anni di Luigi XIV, durante il momento più forte dell’assolutismo, ma che attraversa tutto il secolo ed era un discorso forte, tant'è che Sieyès sente il bisogno di trattarlo. I discorsi contro il dispotismo ministeriale in quel momento erano forti, c’era la tesi nobiliare, c’erano le rivendicazioni dei parlamenti, tanti rivendicavano di rappresentare la nazione e tanti erano i discorsi di critica all’assolutismo e alle riforme. Registro linguistico: Si notano i termini di oppressione, conquista, resistenza e un'opposizione tra diritto e tradizione che appartiene al discorso più avanzato del Settecento. La nobiltà di spada, rivendicando di essere la nazione e di poterla rappresentare, si rifaceva a vicende del passato, aveva come punto di riferimento l'epoca carolingia e si rifà alla storia. Contro il discorso della tradizione della storia, nel Settecento si fa strada il discorso del diritto naturale che è astorico e Sieyès dice che il Terzo non ha paura di appellarsi a qualcosa che è fuori dalla storia, il diritto naturale, che hanno tutti gli uomini. Appellarsi al discorso del diritto naturale è proprio dell'ideologia rivoluzionaria, delle rivoluzioni di fine Settecento, sia di quella americana e sia di quella francese. Il rifiuto della storia e dell'autorità sarà trattato nel IV° capitolo: perché quello che è viene prima deve avere autorità? Questo è il discorso rivoluzionario, è anche il discorso dell’irriverenza verso i padri e costituisce una rottura. La rivolta contro l’autorità e la tradizione è della rivoluzione. Pag.131 - Ripete i concetti che ha già espresso alla fine del primo capitolo, il ripetersi, è una caratteristica dello stile di Sieyès e, ad un certo punto scriverà anche che si ripete ma aggiunge che sono concetti talmente importanti che ripetersi è un bene. - Prima volta che in questo pamphlet utilizza l'espressione "Stati Generali" Costituzione è un altro termine che aveva accezioni diverse e qui, per costituzione, intende costituzione materiale; poi arriverà ad un altro punto dove per costituzione intende costituzione formale, cioè di un testo scritto. - Qual è la posizione del Terzo negli stati generali? Il Terzo stato non ha suoi rappresentanti perché spesso, per consuetudine, i suoi rappresentanti erano i nobili di toga; perché non erano ben accetti dai nobili di spada che li respingevano (L'antica nobiltà non può sopportare i nuovi nobili...) e quindi il Terzo stato ha dei rappresentanti che non sono una loro espressione e quindi non ha neppure una vera rappresentanza negli stati generali, dove ci sono i privilegiati e poi c'è il Terzo stato che è rappresentato da privilegiati. Sieyès dice di non farsi illusioni perché non c'è differenza tra i nobili di spada e i nobili di toga: sono tutti privilegiati e, infatti, una delle richieste che Sieyès avanzerà sarà quella che il Terzo stato abbia rappresentanti eletti tra i suoi componenti (anche se Sieyès che è un abate, appartiene al clero, andrà a rappresentare il Terzo stato. Pag.135 - Nel secondo capitolo, Sieyès spiega perché il Terzo stato non conta niente; è qui inizia a parlare degli stati generali e comincia a criticarli sino a quando arriverà a dire che gli stati generali non sono la rappresentanza della nazione. In questo passo mescola volutamente - per sottolinearne l'incongruenza - concetti che appartengono alla costituzione, alla organizzazione dei poteri tradizionale della società di ordini, con concetti nuovi. Infatti, dice " se gli stati generali sono i rappresentanti della nazione, e quindi della volontà generale" perché la nazione è il corpo ed è il corpo che esiste con una propria volontà generale (Rousseau); però gli stati generali rappresentano un’altra concezione di nazione come un insieme di corpi separati, non rappresentano l'unità. Gli stati generali sono la fotografia della struttura corporativa della società dell'epoca mentre invece la nazione, che esce dal "contratto" e che forma la volontà generale, è un'altra idea di nazione, è l'idea dell'unità del corpo. Mentre gli stati generali, invece, sono la rappresentazione materiale della divisione. Dice ancora: se quindi gli stati generali sono l'interprete della volontà generale e l'assemblea che rappresenta la volontà generale ha il potere legislativo, quello che in realtà si vede è una assemblea clerico-nobiliar-giudiziaria. Quindi gli stati generali sono in contraddizione con un'idea di rappresentanza come unità, non sono un'assemblea che rappresenta la volontà generale. Lezione 5 Seyes fa un ragionamento per assurdo, se gli stati generali rappresentano la nazione, dunque la volontà generale, e dunque svolgono la funzione legislativa, ci si trova di fronte ad un’assemblea clerico-nobiliar-giudiziaria. proprietari terrieri come è nei progetti presentati soprattutto dai fisiocrati. Il progetto di Dupont de nemour per Turgot , che poi riprende per Calonne. Tutti questi progetti rimangono tali. Necker è il primo che realizza le prime assemblee provinciali per ordini, ma introduce il raddoppio dei membri del terzo e il voto per testa, cosa che finiva per dare più spazio ai proprietari. Sieyès non dà un giudizio favorevole di queste proposte, perché comunque rimaneva una rappresentanza separata in corpi e quindi senza valore, in quanto non rappresenta la nazione. Pag.137 -Sieyès incita il terzo stato a prendere coscienza di sé, dice che: -Tutto Deve partire dal terzo stato -Qualsiasi riforma deve toccare il terzo stato -Il terzo stato è tutto perché lavora Però è cosciente che il terzo stato deve rafforzarsi e dunque va incitato. Questa è un’idea che ritorna molte volte Sieyès dice che il terzo stato non ha ancora capito quali sono i diritti dell’uomo. Diritti dell’uomo = dimensione Universale, non parla dei diritti del terzo stato, ma dell’Uomo. C’è una contrapposizione tra la dimensione universale, il diritto naturale, e la dimensione della tradizione e della storia. Non soltanto il terzo stato non ha coscienza del valore dei diritti dell’uomo rispetto ai numi di coloro che stanno studiando l'ordine sociale. - Si noti il termine “ordine sociale” dopo parlerà di scienza sociale, è il 700 il periodo in cui si inizia a sviluppare un sapere delle società, l’idea che esiste una scienza delle società. La cultura illuministica elabora le diverse scienze e ritiene che tutto il sapere è tutti i comportamenti dell’uomo possono essere studiati. Il terzo stato inoltre non è ancora all’altezza dell’opinione pubblica, c’era un’opinione pubblica ormai matura, non è ancora al suo livello e deve dunque essere istruito. - Il terzo stato deve avere i suoi rappresentanti, presi dal suo ordine - I termini oppressione - vittima fanno capire che Sieyès è sempre attento a un registro linguistico che evoca il conflitto e dice che sarebbe inutile la presenza del terzo stato negli stati generali, se almeno non avesse un numero di rappresentanti uguale a quello degli altri due ordini. Pag.138 -Le due richieste che vengono avanzate dal terzo stato -Questo è il minimo che il terzo stato può chiedere, ma Sieyès non si limita a chiedere il minimo, egli vuole richieste maggiori. Pag.139 -Si noti che utilizza il termine feudale. (Non si parla di età feudale per i secoli dell’età moderna, terminologia adottata dalla storiografia marxista nello schema interpretativo della storia moderna e della rivoluzione francese, perché la struttura della società di antico regime non era fondata dal feudalesimo. Il termine feudale però era corrente all’epoca, si parlava di diritti feudali, ovvero i diritti che i nobili continuavano ad avere sulle terre (oggi si parla di diritti signorili). Sieyès dice che i privilegiati hanno un peso sulla società legato allo status, al rispetto per il nobile, al privilegi. Oltre a questo peso degli ordini privilegiati che è legato alla mentalità e alla dimensione sociale, dice che c’è anche il peso della proprietà, perché ⅔ della proprietà era in mano ai ceti privilegiati. Sieyès dice che non vuole fare un discorso critico sulla proprietà, perché nel 700 la proprietà, considerata come diritto naturale (come per i fisiocrati) o considerata come un diritto legato allo stato, riconosciuto dalla dimensione sociale, era sacra. Anche Rousseau, pur ritenendo la proprietà privata all’origine dell’ineguaglianza e quindi un vizio della società, considera però che la proprietà privata riveste un ruolo nell’organizzazione della società. Sieyès che ha una visione economica della società, secondo il quale la società è fatta da chi lavora, guadagna, e ha delle proprietà, quindi si vede come Sieyès non è contro la proprietà ed è importante il ruolo della proprietà, che nel discorso di Sieyès è legata ai meriti dell’individuo (è l’individuo che detiene meritatamente la proprietà come frutto del proprio lavoro e non grazie al privilegio). Seyes dice di non essere contro la proprietà ma contro il ruolo che la proprietà riveste nell’organizzazione della società di antico regime. Pag.142 -Il terzo stato prenda i suoi rappresentanti soltanto dal suo seno, però bisogna specificare chi ha diritto ad essere rappresentante, qui si fissano i limiti ed elenca quali sono le categorie che non possono essere rappresentanti. 1º criterio: l’età al di sotto della quale non si può rappresentare. (I minori) 2º criterio: le donne. Sieyès accetta l’esclusione delle donne, con una posizione largamente condivisa, sono poche le posizioni favorevoli ai diritti politici delle donne (una di queste posizioni minoritarie è quella di Condorcet, il quale già prima della rivoluzione riteneva che le donne dovessero avere diritto di voto, non solo come elettrici, ma anche come elette, ma comunque non le include nella sua proposta di costituzione. Per Condorcet la rappresentanza è data dal confronto del maggior numero di posizioni per poter arrivare ad una soluzione finale che si avvicini di più alla verità. In base anche al calcolo delle probabilità, Condorcet che era un matematico, ritiene che più attori politici ci sono più facile sia evitare l’errore, e proprio per questa ricerca di deliberazione vera che è il fine ultimo del lavoro del rappresentante, non si possono escludere le donne. 3 criterio : i vagabondi, i mendicanti, un domestico, chiunque dipenda da un padrone e gli stranieri non neutralizzati. Il criterio del diritto di voto per Sieyès era l’indipendenza, per avere diritto di voto bisogna essere indipendenti, le donne non sono considerate tali perché anche da un punto di vista giuridico sono sottoposte al marito. Bisogna escludere dal terzo criterio il personale del fisco e dell’amministrazione, cioè i fermier generaux , perché sono mossi dai propri interessi. Un’altra categoria temporaneamente non dovrebbe avere il diritto di voto i fittavoli, questa situazione in un sistema in cui non c’era libertà economica, per Sieyès ciò creava delle condizioni di dipendenza del fittavolo verso il proprietario Pag.145 -Qui si parla su chi può essere rappresentante, ed è coerente con quanto detto prima del merito, delle capacità ecc, egli mette in relazione qualità legate all'educazione con la condizione economica. Nota 14 Sieyès vede che quello che contraddistingue la società è l’opposizione tra interessi di privilegiati e di non privilegiati. Ma quest’idea era stata sviluppata nell’articolo 10 del federalist In cui Madison dice che lasciando che gli interessi si moltiplicano si impedisce la sopraffazione, è una soluzione liberale. Non sappiamo se Sieyès avesse letto Madison. Pag.146 Secondo Seyes I diritti politici devono essere uguali per tutti, non è per l’eguaglianza sociale (l'egualitarismo, per il livellamento), il principio di uguaglianza per sieyès è un uguaglianza politica e non sociale. Anche la rivoluzione sarà su queste posizioni. La rivoluzione mira ai diritti dell’individuo. -Nessun cittadino può avere una rappresentanza minore di quella di un altro (la sua rappresentanza non può essere la frazione di quella di un altro). La memoria sulle municipalità Du Pont de Nemours (scritta per Turgot nel 1785, nel 1787 Du Pont chiede a Turgot di rielaborare questo progetto che viene presentato all’assemblea dei notabili) prevedeva una piramide di assemblee che andavano da quelle provinciali, di distretto, fino ad un’assemblea nazionale, il diritto di avere un rappresentante e di essere rappresentante veniva fissato in 600 lire. Quindi nelle assemblee provinciali potevano sedere soltanto coloro che avevano 600 lire, i proprietari. -Qui si vede l’uomo politico e lo scrittore, il negare che gli stati generali potessero rappresentare la nazione e l’unità della nazione è un discorso che lo pone a livello della teoria. Mentre i primi 3 capitoli hanno una sorta di unità, sono i capitoli di presentazione della sua visione della società e della situazione reale (le ragioni dell’esclusione del terzo stato, le richieste avanzate ecc). Però Sieyès che è un teorico della politica, non vuole mischiare i piani,che cosa fare per creare quest’unità lo lascia nel 6 capitolo, vuole prima che tutti siano ben convinti che la situazione presente non è trasformabile e che gli stati generali non sono la rappresentanza del paese. Analisi capitolo 4 (pag 154) "Ciò che il governo ha tentato e ciò che i privilegiati propongono a favore del terzo” Questo è il capitolo più lungo ed è strutturato in due parti ben definite. -Nella prima parte Sieyès parla dei tentativi di riforma che erano stati fatti. -Nella seconda parte analizza il modello inglese in rapporto alla specificità francese e in rapporto al momento in cui questo modello è stato elaborato (la seconda rivoluzione). Questo Capitolo viene definito “storico” perché guarda al passato in rapporto però al presente, la prima parte quindi guarda alle riforme del governo e la seconda parte guarda come dalla rivoluzione inglese è nato un certo modello costituzionale. Seyes non analizza il modello inglese per un gusto storico ma perché il modello inglese era ancora forte, nonostante il modello americano avesse portato un altro punto di riferimento di un modello fondato sul regime repubblicano. Il modello inglese continuava ad essere forte soprattutto tra coloro che erano favorevoli a delle riforme e al superamento dell’assolutismo per la creazione di un regime costituzionale che prevedesse una camera di privilegiati (un “senato”) un equilibrio di poteri e un sistema monarchico. Mentre quelli che erano chiamati “americanisti” non parlavano esplicitamente di repubblica, non chiedevano una repubblica, cominceranno a chiederla apertamente dopo luglio 1791, Condorcet con thomas penne creano un giornale che comincia ad uscire il 1 luglio, il "républicain". Sieyès era per la monarchia o era un americanista? Sieyès non si esprime sul regime, quello che gli interessa sono i fondamenti della politica; quando inizia ad uscire il republicain c’è una discussione con Thomas Penn in cui Sieyès ha una posizione più moderata. Perché questa discussione? Come molti patrioti-colleghi la presenza o meno della monarchia non era considerata essenziale in uno schema in cui i poteri non erano nelle mani del sovrano. Sieyès non è un democratico, non fa parte degli anglomani, ma è vicino a coloro che credono nella volontà generale e nella sovranità nazionale, quindi non è né pro né contro la monarchia. -Sieyès, che è un osservatore attento, è cosciente che la formazione dell'assemblea dei notabili e le proposte che erano state fatte, non erano state fatte perché c’era volontà di riconoscere il terzo stato ma per cercare di rimediare agli errori commessi; perché l'assemblea dei notabili (assemblea di privilegiati scelti dal re e da Calonne) del 1787 era stata creata per avere un punto d’appoggio e far passare delle riforme (es. imposta unica territoriale, le assemblee provinciali ecc ecc). Esistevano anche gli stati provinciali (assemblee rappresentative locali dei 3 ordini), degli “stati generali in miniatura” con cui gli stati provinciali si occupavano di questioni di amministrazione. Mirabeau e la nobiltà chiedevano di prendere gli stati provinciali e diffonderli in tutto il regno. Tuttavia erano l’espressione di interessi particolari radicati sul territorio, la monarchia invece, con la creazione delle assemblee provinciali sperava di creare un nuovo panorama, in modo che non dovesse confrontarsi sempre con le resistenze corporative ma dei nuovi organismi che dessero voce alla ricchezza fondiaria e quindi fossero un interlocutore diverso. Mirabeau è il primo aver scritto sugli stati provinciali, poi incontra Quinée, che aveva ristampato lo stesso testo, con una lunga introduzione di Quinée in cui riproponeva la rappresentanza dei 3 ordini degli stati provinciali, ma aggiungeva un 4 ordine, chiamato l’ordine municipale, fatto di proprietari, di notabili. Nel 1775 Du Pont de Nemour scrive per Turgot la memoria delle municipalità, in cui c’era lo schema di tutta una piramide di assemblee riservata ai proprietari, con una quota di reddito fissata per poter entrare. Questo è un elemento importante perché si riconosceva una rappresentanza non più in base agli ordini. Le prime sperimentazioni sono di Necker, che non ha la forza di imporre una rappresentanza su base della proprietà ma introduce il raddoppio del terzo e il voto per testa. Loménie de brienne con un decreto nel giugno del 1788 crea in tutta la Francia delle assemblee provinciali in base agli ordini. Queste assemblee erano concepite dalla monarchia anche come degli strumenti di riforme amministrative, ma la valenza politica era evidente a tutti, perché si creavano delle forme di rappresentanza al di fuori degli stati generali e di quelli provinciali. Nel 1788-89 c’è una certa rivalità tra assemblee provinciali e stati provinciali, c’era chi voleva moltiplicare gli stati provinciali in cui c’erano gli ordini tradizionali che hanno la forza di contrapporsi all’assolutismo del sovrano. Invece le assemblee provinciali sono concepite come strumenti per far passare le riforme, sono quindi uno strumento di dispotismo ministeriale. Dal punto di vista dei patrioti le assemblee provinciali erano un’altra forma di rappresentanza e quindi venivano sostenute, con l’idea che da lì partiva una rigenerazione per arrivare ad una rappresentanza nazionale, magari appoggiandosi al re contro gli ordini privilegiati. Sieyès coglie tutta l’importanza delle assemblee provinciali e discute del progetto che Du Pont de Nemour aveva ripreso per Calonne (quando arriva al controllo generale chiama Du Pont come suo collaboratore, quindi Du Pont riprende il progetto che aveva creato per Turgot e lo ripropone a Calonne) -Pur nelle coordinate della monarchia assoluta Calonne si era reso conto dell'importanza di superare la struttura per ordine (però c’è una contraddizione di Calonne che convoca l'assemblea dei notabili (istituita in base agli ordini)); però l'assemblea dei notabili non approvò il progetto di Calonne in quanto membri privilegiati. Calonne si rende conto che ci vuole una nuova forma di rappresentanza, non basta rimanere nella struttura tradizionale e poi raddoppiare il terzo, fare il voto per testa. Seyes analizza come si supera la divisione tra ordini, nelle assemblee non viene considerato l'ordine personale dei cittadini (cioè non viene considerata l’appartenenza della persona,negli provinciali si entrava in base alla propria appartenenza all'ordine Nelle assemblee provinciali invece il criterio non è la persona, ma la cosa, si guarda all’ordine reale, cioè alla proprietà. Non è più una rappresentanza in base alle caratteristiche della persona giuridicamente riconosciute, ma in base alla ricchezza/proprietà. Seyes dice che arrivare a delle assemblee dove contava l’elemento reale, creava un’unità, perché si era lì in quanto possessori di qualcosa, tutti erano sullo stesso piano come criterio. Lezione 7 Il marchese di Mirabeau (fisiocrate) scrive nel 1750 un Memorie sugli stati provinciali, in cui propone di ridare vita agli stati provinciali e di diffonderli in tutta la Francia, questo nel quadro di un discorso della nobiltà che chiedeva al re di avere più peso. Nel 1757 Mirabeau incontra Quesnay che lo “converte” alla fisiocrazia. Lo stesso anno ri- pubblica lo stesso scritto nella stessa forma ma in una lunga prefazione rivista da Quesnay, si propone di aggiungere agli stati provinciali un quarto ordine, l’ordine municipale, fatto dai notabili e dai proprietari, cioè propone delle forme di rappresentanza che includessero una rappresentanza per ordini ma al tempo stesso che li superi. Si vede come la scoperta della fisiocrazia cambia l’idea di rappresentanza. Questo è l’aspetto più originale dei progetti per la creazione di assemblee provinciali dei fisiocrati, che troveranno poi la formulazione nel memorie sur les municipalités che Du Pont de Nemour scrive nel 1785 per Turgot, che poi Du Pont stesso riprende nel 1787 per Calonne. testa, dicendo che di quello discuteranno gli stati generali. Il raddoppio del terzo senza il voto per testa però non serviva a nulla. Nella parte seguente Sieyès cerca di smontare tutte le proposte che venivano dagli ordini privilegiati, sono disposti a certe concessioni, anche di tipo fiscale, salvaguardando il privilegio. Ad un certo punto per gli ordini privilegiati era meno grave pagare qualcosa pur di salvaguardare la struttura. Ed è proprio quello che Sieyès non vuole, lui vuole far saltare tutto. Pag.158 -Non ha nessuna fiducia nelle proposte che provengono dagli ordini privilegiati, e in quelle aperture della nobiltà verso il terzo stato (Es. I cahier de doléances unitari) -Notare il termine ragione (Sieyès si colloca nella dimensione del razionalismo politico) -Seyes aggiunge una nota al termine contratto sociale per specificare che la sua idea di contratto sociale è quella di Rousseau, il contratto è tra individui posti sullo stesso piano. Pag.160 -Notare che Sieyès è molto pungente, ma allo stesso è di facile comprensione. -Il fatto che gli ordini privilegiati siano disposti a disinnescare l’emergenza (ossia la crisi finanziaria) pur di mantenere la situazione intatta dal punto di vista sociale e istituzionale. -Seyes è un abate che scrive “voi pagherete perché lo dovete” e “dovete fare un atto di obbedienza”, è già un discorso rivoluzionario. Pag.162 -Il fatto che i ceti privilegiati possano dare un contributo, ma senza cambiare la struttura, non impedirà che ci siano altri abusi e che quindi si torni nuovamente in quella situazione Pag.163 -Sieyès non è per nulla interessato a risolvere la crisi finanziaria, ma vuole approfittarne per innescare un processo di cambiamento istituzionale . Una risposta soltanto finanziaria non dà nessuna gara a zia che si perpetuino quelle disuguaglianze che sono all’origine della crisi finanziaria. -Qui Sieyès si rifà a Beccaria, che aveva affrontato il discorso sulla giustizia con la sua opera Dei delitti e delle pene e che aveva compiuto un viaggio in Francia . Beccaria fa parte del gruppo degli illuministi milanesi “il caffè" (allusione esplicita a quelle nuove forme di socialità culturale e politica non più confinata nelle accademie, ma una socialità condivisa) non si troverà bene a Parigi, anche per il fatto che pochi fossero vicini alla radicalità del suo pensiero. Beccaria non fa la scelta del rifiuto della società, non diventa un rivoluzionario, ma pensa di agire su questi fondamenti ingiusti della società attraverso una riforma della giustizia che preveda l’abolizione della pena di morte e una giustizia che sia uguale per tutti Pag.164 -Qui l’obiettivo, è sempre di rigettare le proposte della nobiltà, ma in questa invettiva contro il denaro, è anche segno del cambiamento, in quanto si è in un tempo in cui il denaro inizia a contare. Ma, nonostante tutto ciò, la Francia è ancora una società di ordini, dove il lavoro è motivo di deroga, dove sono considerate vili determinate professioni. È critico anche nei confronti delle leggi, infatti “Le leggi, che almeno esse dovrebbero essere esenti da parzialità, si mostrano anche loro complici dei privilegi. Per chi appaiono fatte? Per i privilegiati. E contro chi? Contro il popolo.” Lezione 8 : Esercitazione 1- Il terzo capitolo analizza le proposte che venivano fatte per trasformare gli stati generali. -Qui Sieyès come gran parte degli autori 700schi dá una valutazione positiva della proprietà e trattando dell’oppressione della nobiltà verso il terzo stato si sente in dovere di puntualizzare la sua posizione. 2- Il 2 capitolo mette in evidenza l’incoerenza degli stati generali, perché gli stati generali sono una rappresentanza, e quindi l’espressione della volontà generale e come tali hanno il potere legislativo (c’è l’idea dei rappresentanti che esprimono una volontà e quindi vogliono per la nazione) 3- Il 4 capitolo analizza il modello inglese e le proposte di riforma che erano state fatte a proposito della proposta di creazione delle assemblee provinciali che Calonne, il controllore generale aveva presentato all’assemblea dei notabili nel 1787. -Qui Sieyès dà un giudizio positivo perché nella sua proposta vedeva il superamento della società di ordini. -Non si riferisce alla persona come appartenente ad un gruppo (l’ordine). Qui l’opposizione è tra il personale e il reale, cioè tra un criterio di selezione che guardava alla persona e invece un altro criterio che guardava a qualcosa di materiale, cioè la proprietà. 3- Il 2 capitolo tratta dell’esclusione del terzo stato dagli stati generali. La nobiltà di spada respinge la nobiltà di toga dagli stati generali, non la considera parte del proprio ordine, costringendola a sedere tra le fila del terzo stato agli stati generali. Seyes non distingue tra nobiltà di spada e di toga perché sono entrambe privilegiate. Quindi ritiene illegittimo che una parte di questi privilegiati possa rappresentare il terzo stato agli stati generali. Analisi capitolo 4 Pag.167 -Seyes non vuole l’accordo, non gli importa che la questione del deficit sia risolta, perché è concentrato nell’obiettivo politico della trasformazione della società di ordini. Quello che Sieyès teme (perché è quello che vede nelle manovre che si facevano) è che la monarchia voglia a tutti i costi un accordo, perché quello che la monarchia teme è che di fronte a queste questioni (come riformare gli stati generali) ci sia un’opposizione tra privilegiati e terzo stato, e che si perda tempo e soprattutto così i soldi non arrivano nelle casse dello stato. Nella situazione di emergenza quello a cui puntava la monarchia era risolvere la crisi finanziaria e non l’opposizione tra gli ordini, di fronte alla questione politica non appoggiava né gli ordini privilegiati contro le pretese di allargamento della rappresentanza né sosteneva le rivendicazioni del terzo stato, manteneva invece una posizione incerta. Seyes dice che la questione finanziaria per cui vengono convocati gli stati generali è l’obiettivo finale, quello che conta, su cui lui punta tutto è come affrontare la situazione nella sostanza della rappresentanza, se si cambia il sistema è si cambiano anche le sue istituzioni si risolverà la situazione finanziaria. Ma procedere cominciando dalla situazione finanziaria senza affrontare il problema di una rappresentanza che superi gli ordini. Non era nell’interesse della monarchia sostenere gli ordini privilegiati, e non era nel suo interesse sostenere le rivendicazioni del terzo. Finisce la prima parte dello scritto, si sono analizzate le proposte di assemblee provinciali, e in questa prima parte del 4 capitolo le proposte da parte degli ordini privilegiati per cercare di sanare la situazione finanziaria senza però intaccare la struttura corporativa della società di antico regime. Seconda parte Parte in cui Sieyès analizza il modello inglese, che a lui non piace ma che ha credito in Francia. A Sieyès non piace perché è un modello basato su tradizione e storia (e non sul diritto naturale) e su una separazione dei poteri che non è quella accettata da Sieyès (l’idea di separazione dei poteri che è fatta propria da parte dei patrioti rientra nel quadro di un’unità della sovranità nella Nazione). Il modello inglese è detto “misto”, perché la sovranità non appartiene al popolo, ma al Parlamento che è formato da 3 organi distinti : re camera dei lords e dei comuni. Questa frammentazione non piace a Sieyès e non piace al modello francese di unità della sovranità. In questo Seyes segue la fisiocrazia che è critica del modello inglese, e anche della divisione dei poteri di Montesquieu (il quale ammira il modello inglese ed è criticato per questo). La cultura politica inglese si basa sull’idea del compromesso, della composizione di interessi diversi, mentre invece il razionalismo politico francese si ispira all’idea che c’è una verità, non devono esserci compromessi. necessariamente la rappresentanza, per cui il popolo si esprime attraverso dei rappresentanti. Per Sieyes la rappresentanza è l’unica espressione della volontà generale, e la sovranità appartiene alla nazione, ma si esprime attraverso la rappresentanza. Non da, dunque, alcun spazio al popolo, se non al momento delle elezioni, che sono necessarie per la legittimità della rappresentanza. Per Sieyès la democrazia non funziona ed è opposto al suo modello. Si deve notare l’opposizione tra naturale ed artificiale, per cui tutto ciò che è naturale è positivo. Ma è anche da notare l’idea della necessità di andare avanti nei cambiamenti, non rimanendo in situazioni di equilibrio instabile. La perfettibilità è il miglioramento degli strumenti per migliorare, e l’uomo aveva le capacità di progredire e di far migliorare gli stessi strumenti, con l’idea che ci fosse un miglioramento che si trasmetteva di generazione in generazione. Lezione 10 (Risposta ad una domanda) (Rousseau non ha un concetto di rappresentanza. Nella sua concezione con il contratto sociale si forma la volontà generale, che esprime l'unità del corpo e in quanto tale è inalienabile, non si può delegare, non si può rinunciare a parte della volontà generale perché la volontà generale o è volontà generale o non è. Quindi una volontà particolare come quella dei rappresentanti non è. Perché per Rousseau la volontà generale è quello che in un dato momento vuole il corpo, in un altro momento può volere qualcosa di diverso. Risolve il problema del governo, perché la volontà generale potrebbe esprimersi soltanto se tutti si esprimessero, cioè una democrazia diretta, ma che Rousseau non concepisce, si pone invece il problema dell’organizzazione dello stato, come far funzionare lo stato ossia il governo. Al momento del governo si delegano le funzioni, il governo agisce perché riceve il mandato di mettere in esecuzione nel rispetto della legge. Ma non sono considerati dei rappresentanti perché ricevono il mandato del funzionamento ma la legge la fa la volontà generale) Sieyès, che nella prima parte della Rivoluzione partecipa attivamente, è la teoria della rivoluzione, non nel senso che fa una teoria della rivoluzione, ma nel senso che il suo pensiero è la rivoluzione. La rivoluzione per Sieyès è il governo rappresentativo, e tutte le relative questioni (il veto, dei dipartimenti) rinviano al problema della rappresentanza. Pag. 176 -Notare il termine costituzione è riferito a quella formale, cioè un documento scritto che fissa i principi su cui poi vengono fatte le leggi, mentre la costituzione materiale è l’insieme delle norme che regolano il funzionamento dei poteri pubblici. Quando si tratta di discutere la costituzione (cioè i principi) non si fa appello ad un gruppo (es l’assemblea dei notabili) ma al tutto, se non c’è una costituzione bisogna farne una (accenno al mémoire sur le municipalités di Du Pont de Nemour indirizzato al re). Tuttavia solo nazione, essendo la volontà generale, ha il diritto di fare la Costituzione. Ci si sta mettendo sul piano della teoria politica (terreno sul quale si articola il discorso di Sieyès) -“Se abbiamo una costituzione” —> fa riferimento alla costituzione materiale Sieyès qui si riferisce all’insieme delle norme che organizzavano i poteri pubblici e fa riferimento alla tripartizione in ordini, e mettendosi nell’ottica tradizionale, dice che c’è chi sostiene che si ha già una costituzione che la riforma fiscale del sovrano andava ad intaccare la costituzione materiale e i fondamenti della Francia di antico regime. Per cui c’è una Francia tripartita, non si può non tener conto di quello che chiede una delle tre parti. Qui Il discorso teorico di Sieyès parte dal presupposto che c’è un ordine, (Sieyès non concepisce una società di ordini ma per trasformare l’esistente parte da esso) La caratteristica di Sieyès e dei suoi scritti è che sono degli interventi politici dettati dalle circostanze, dove la teoria nasce come risposta alla circostanza e al politico. Parte dunque dalla circostanza, dove una parte delle tre suddivisioni della Francia, avanza delle idee, delle proposte, contesta l’esistente.Sieyès in questo contesto elabora dei concetti che stanno alla base della contemporaneità -Il Settecento è il secolo che concepisce la possibilità di ridurre tutto a scienza (dell’economia, della politica ecc) separando i diversi ambiti, (per es quello morale e religioso dalla politica, dall’economia). Ma ciò non implica il distacco da un’idea di morale, che non è quella del moralismo ma è quella dell’etica (il comportamento degli uomini); la dimensione della morale è inseparabile da quella scientifica che, come quella morale riguarda gli uomini. Ma la scienza non è mai distinta dalla dimensione etica, ovvero dalla dimensione del comportamento umano, e anche la stessa economia politica era inseparabile dall’etica. Sieyès occupandosi di scienza non fa ricorso ad un piano pratico, ma si mette sul piano della morale, appellandosi alle leggi. La morale, dunque, non può essere scissa dalla politica e dall’economia. Il pensiero chiaro richiede dei principi, che devono essere, dunque, fissati. -Sieyès vuole spiegare quali siano i principi fondanti delle società, e per fare ciò compie un discorso astratto/teorico utilizzando 3 epoche storiche ipotetiche che coincidono con tre momenti di formazione della società. È dunque un discorso astratto per spiegare come vengono a formarsi le società, e dunque come si arrivi alla piena maturità di essa, parte da un’epoca che corrisponde allo stato di natura ma che non corrisponde a nessun momento storico. I punti di riferimento nella formazione di Sieyès riappaiono nel momento dell’elaborazione della sua teoria politica e si manifestano attraverso quell’elaborazione originale fatta da Sieyès. -Nella prima epoca ci si trova nello stato di natura, dove gli individui isolati tra loro vogliono unirsi tra di loro, e per questo essi formano già una nazione. Da hobbes in poi la teoria politica moderna ha elaborato l’idea del contratto (teoria contrattualistica). L’idea del contratto non implica però l’idea di una sovranità popolare (Hobbes giustifica l’assolutismo, il sovrano rappresenta il popolo che non può esistere se non attraverso il sovrano). In Rousseau a differenza di Hobbes, la sovranità appartiene alla volontà generale, sono gli individui che fanno il contratto, che si trasformano in un corpo unico. In quel momento nasce la società. La società si forma nel momento in cui gli uomini escono dallo stato di natura. Con Sieyès il concetto moderno di rappresentanza ha un fondamento economico, se i rappresentanti, l’assemblea è espressione di qualcosa di astratto, la volontà generale, sappiamo che per Sieyès la nazione è fatta da 4 classi. Siamo in un concetto astratto ma con una dimensione concreta data dal lavoro. Hobbes e Rousseau non distinguono tra stato e società, nella distinzione tra società e dimensione statuale, c’è l’elaborazione del pensiero fisiocratici. Per gli autori fisiocratici, che si rifanno a Locke, poiché esiste un ordine naturale, e tutto rientra in esso, la società è di origine naturale, non nasce dunque da un contratto. I fisiocrati non concepiscono una teoria contrattualistica, ma Sieyès condivide l’idea dell’origine naturale della società. (19.00 mancanti) -La seconda epoca è quella del contratto e della volontà comune, dove dunque si forma la volontà generale. Dove gli uomini con una scelta formano la volontà generale, con cui poi nascerà lo Stato. Proprio per quella visione economica della società, in cui essa è un corpo unico, costituita da individui che lavorano. Per Rousseau gli individui quando fanno il contratto, essi non esistono più in quanto fanno parte della volontà generale. Mentre Sieyès sostiene che le volontà individuali sono la fonte della volontà comune, e sono gli elementi essenziali e prese separatamente non avrebbero nessun potere. Lezione 11 (Risposta ad una domanda) Al centro dell’attenzione illuminista c’è l’uomo, e l’uomo è naturale, ed è proprio per questo che si considera la natura positivamente. C’è dunque una contrapposizione tra naturale ed artificiale, ciò che rientra nel primo caso che viene considerato positivamente. Nei fisiocrati c’èra l’idea che esisteva un ordine naturale e che l’uomo era inserito in esso, l’uomo utilizza le risorse della natura, non le sfrutta) (Risposta ad una domanda) La società per Sieyès è fatta da chi lavora, ma nella prima epoca, in cui gli uomini sono nello stato di natura e formano già una nazione ed una società, quindi con dei bisogni (bisogni vuol dire lavoro, scambio tra gli uomini) (Risposta ad una domanda) Sieyès quando parla di volontà comune intende la volontà generale roussoniana. (Risposta ad una domanda) i fisiocrati attraverso la prospettiva naturale, considerando la dimensione economica, separano gli individui attori di questa dimensione, dal politico. In questo i fisiocrati sono stati importanti, hanno posto la distinzione, c’è una società e c’è uno stato. Nel medesimo tempo però non c’è un’incomunicabilità/opposizione tra stato e società, lo stato è l’organizzazione dei poteri per il funzionamento della società, nei fisiocrati la dimensione del tutto è naturale perché esiste una legge naturale di cui le leggi positive (le leggi che fa lo stato) sono la traduzione/esplicazione. Quindi in questa visione naturale tutto rientra nell’ordine naturale, perché lo stato non può non rispettare e non essere espressione
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved