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Storia Moderna: da inizio 500 al 1815, Sbobinature di Storia Moderna

Tutta l'epoca moderna dalla inizio 1500 fino alla caduta di Napoleone. Gli appunti sono stati integrati con il manuale ''Storia moderna 1492-1848'' di Capra.

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

In vendita dal 13/09/2022

graziagodeas
graziagodeas 🇮🇹

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Scarica Storia Moderna: da inizio 500 al 1815 e più Sbobinature in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1 Età moderna L’aspetto unificante dei 3 secoli dell’età moderna è l’inizio dell’unificazione del pianeta. Con la fine del 400 e l’inizio del 500 tutte le diverse parti del pianete iniziano a venire connesse tra loro dal fatto che gli Europei iniziano ad uscire dal loro continente e iniziano ad andarsene in giro. Anche prima c’erano dei rapporti tra le diversi parti del mondo, ma non tra tutte. C’erano rapporti stretti all’interno del continente euro-asiatico, soprattutto nel mondo che fa capo alla Cina e anche rapporti tra il mondo mediterraneo e l’Africa sub- sahariana. Non sono stati contatti agevoli perché in mezzo si trova il deserto che è un ostacolo naturale notevole. In qualche modo il vecchio continente (Eurasia + Africa) è sempre stato in contatto, mentre le due Americhe e il mondo del Pacifico sono stati isolati. Non c’erano contatti significativi tra le due Americhe e il vecchio continente, anche se i Vichinghi sono arrivati in Groenlandia, ma senza esserne a conoscenza di essere in un nuovo continente e questo non ha portato a conseguenze significative nella cultura europea, come contatti economici o a scambi di popolazioni, se non una serie di racconti semi-mitici. Allo stesso modo il mondo dell’Oceania (Australia e isole degli arcipelaghi del Pacifico) ha avuto una vita propria isolata dalle altre parti del mondo. Gli aborigeni australiani se ne stavano lì e facevano la loro vita paleolitica e neolitica fino a che non sono arrivati gli Europei alla fine del 700. Nessuno andava in Australia perché è un enorme deserto con aree un po’ più ospitali lungo la costa orientali, ma non c’erano civiltà con cui avere dei contatti né c’erano risorse facilmente utilizzabili. Tutte isole del Pacifico, tutto ciò che sta ad oriente della Nuova Guinea fino alla Nuova Zelanda a sud e all’isola di Pasqua ad est, hanno avuto vita propria senza grandi contatti né con l’Asia orientale né con il continente americano. I Polinesiani avrebbero potuto raggiungere l’America e gli Amerindi l’Oceania, ma non abbiamo prove che l’abbiano fatto. Il mondo prima della fine del 400 è diviso in grandi aree con comunicazione lente tra l’una e l’altra e in certi casi, come le due Americhe e il doppio mondo dell’Oceania, non troviamo nessuna comunicazione con gli altri continenti. Agricoltura Le aree con raccolto più abbondante sono le aree in cui l’agricoltura è praticata con l’aratro pesante. Troviamo una fascia di civiltà più sviluppata e più ricca che va dall’estremo oriente (Cina e Paesi vicini) fino all’estremo occidente (mondo euro-mediterraneo) passando per l’India settentrionale (pianura del Gange e del Brahmaputra, la valle dell’Indo) e la Persia. Nell’Africa sub-sahariana l’area più sviluppata è quella attorno all’ansa del fiume Niger. Ci sono poi delle aree più arretrate del punto di vista tecnico, sono aree in cui l’agricoltura è praticata con la zappa invece che con l’aratro, per vari motivi:  Nelle Americhe il motivo principale è che non ci sono animali da lavoro (cavalli, bovini) che possono trainare l’aratro.  In altre parti del mondo possiamo trovare difficoltà nei suoli, che erano troppi duri e non consentono la coltivazione dei cereali, che sono l’alimento fondamentale di queste civiltà. Le zone dove non è possibile la coltivazione sono zone deserte (Sahara, Africa meridionale) o zone in cui è troppo freddo (parti settentrionali dell’Eurasia e dell’America, parti meridionali dell’America meridionale). In un mondo che vive di agricoltura chi non vive di questo è un terzo della popolazione e sono delle zone ristrettissime. Chi non vive nelle zone dove si può praticare l’agricoltura vive di pastorizia, di allevamento se c’è abbastanza erba per far mangiare soprattutto bovini e caprini e dove non c’è questo (aree margina, foresti, deserti, aree sub-artiche) la gente vive di caccia, pesca e raccolta. Ci sono diversi gradi di sviluppo corrispondenti alle diverse disponibilità economiche che ogni regione offre. Gli alimenti base sono i cereali e ogni parte del mondo ha i propri, come il riso in Estremo Oriente, mentre in Persia e nella zona mediterranea l’alimento base è il grano. Nelle Americhe, che hanno una flora e una fauna diversa dal vecchio continente visto il loro isolamento, il cereale è il mais di granoturco, mentre in Africa sub-sahariana si coltiva miglio e sorgo e in altre zone si fa fronte alle difficoltà con le banane e con altre piante alimentari. Dove questo 2 avviene le civiltà sono meno sviluppate, ci sono più difficoltà per la formazione di comunità sociali stabili e articolate. Le entità politica più importanti si trovano in ogni continente dove l’economia è più sviluppata:  Cina e Paesi vicini  India  Persia  Mondo euro-mediterraneo, anche se c’è più frammentazione  Paesi dell’Africa sub-sahariana  Messico centrale  Regione andina, soprattutto in quella che adesso è l’area tra Colombia e Bolivia Nelle zone in cui l’agricoltura è rudimentale o vivono di allevamento o di caccia e pesce le strutture politiche si fanno labili o scompaiono. Nelle aree più marginali e in parte in quelle alla periferia di quelle più sviluppate l’unità politica e sociale è la famiglia o l’unione di famiglie. Solo dove c’è una maggiore differenziazione sociale in seguito a una maggiore prosperità economica si costruiscono strutture complesse come gli stati. Ci furono due risposte possibili per sfamare la popolazione in crescita:  Risposta estensive: allargamento della superficie coltivata. Nel 500 quando la popolazione aumentava furono messi a coltura i terreni abbandonati durante la crisi demografica del XIV e XV secolo e furono dissodate molte aree prima occupate da foreste, paludi e lande. I nuovi terreni non erano di prima qualità, trattandosi di aree marginali, in alcuni casi precedentemente abbandonati, e che solo l’accresciuta pressione demografica rendeva conveniente mettere ora a cultura.  Risposta intensiva: adozione di tecniche atte ad accrescere la produttività, ossia la quantità di prodotto per unità di superficie Le feudalità non scomparse nel corsa di tutta l’età moderna, conoscendo anche una diversa ampiezza e consistenza a seconda del grado di sviluppo delle varie zone e in particolare grazie all’influenza delle città, che, soprattutto nell’Italia centro-settentrionale e nei Paesi Bassi, agirono come efficace solventi del regime signorile. Rimanevano la giurisdizione il potere di banno, che si traducevano nella competenza del giudice signorile sulle cause civili e penali minori, nell’esercizio di potere di polizia e di regolamentazione dei lavori agricoli. Rimanere l’obbligo, per i proprietari di terre comprese nel feudo, di pagare al signore un censo annuo e localmente al censo si aggiungeva una quota del raccolto, una sorta di decima feudale. Altri diritti spettavano al signore in occasione della vendita o della trasmissione ereditaria di beni fondiari. Egli riscuoteva pedaggi al passaggio di ponti e strade e deteneva il monopolio di determinate attività come la caccia e la pesca. Alla prestazioni dovute per legge o tradizione si aggiungevano gli ‘’abusi’’ feudali, cioè le pretese e le estorsioni legate all’uso o alla minaccia della violenza da parte del signore o dei suoi sgherri. All’inizio dell’età moderna i coltivatori del suolo erano nell’Europa occidentale liberi di sposarsi, trasferirsi e di disporre di terre, se ne possedevano. Le corvees erano limitate a poche giornata l’anno per carriaggi o per lavori di manutenzione delle fortificazioni o delle strade. All’evolversi nel tempo degli originari rapporti feudali è anche legata la sopravvivenza o meno della diffusa proprietà contadina. In Francia e in Germania occidentali i coltivatori diretti possedevano nell’età moderna intorno alla metà del suolo coltivabile. Dovunque l’aumento della popolazione nel XVI e nel XVIII si accompagnò a processi di proletarizzazione, cioè alla diminuzione dei coltivatori autosufficienti o provvisti di eccedenze di derrate da vendere sul mercato, alla moltiplicazione dei contadini poveri o nullatenenti e alla riduzione del potere d’acquisto dei salari. I coltivatori del suolo erano soggetti alla decima ecclesiastica, alle imposte statali e comunitarie e quando non erano proprietari anche al prelievo rappresentato dalla rendita fondiaria. I medi e i grandi proprietari trovavano più facile e conveniente acquistare nuove terre e accrescere il prelievo sui coloni, costretti dalla concorrenza ad accettare condizioni più dure, che non persuadere o costringere i coloni stessi a impiegare tecniche più 5 abbiamo delle industrie che fanno uso delle meccanizzazione. In qualche area ci sono dei filatori meccanici che dalla fibra fanno il filo e sono industrie che funzionano con l’energia idraulica. Sono realtà che utilizzano macchine assolutamente marginali. Ci sono dei dipendenti di artigiani o di commercianti. L’industria tessile è soprattutto di lusso per le persone più ricche. Le fibre tessili sono la lana (più diffusa) e la seta per le produzioni più costose. Esistono anche il lino usato per la biancheria e la canapa per sacchi, corde, vele e al massimo dei lenzuoli, ma non dei vestiti. Non c’è il cotone perché in Europa non cresce, ha bisogno di un clima più caldo. In Europa fino a buona parte dell’età moderna non si trovano stoffe di cotone e quelle che si trovano vengono importante dal Bengala, che è il Paese dove l’industria del cotone è più sviluppata. Dall’India provengono stoffe di cotone, mentre dalla Cina quelle di seta. Le aree industriali principali sono due: Italia centro-settentrionale e i Paesi Bassi. Queste due aree sono unite dalla Germania meridionale e sono le zone più industrializzate e urbanizzate d’Europa. Ci sono delle concentrazioni di città importanti che nel resto del continente non ci sono. Sono anche centri dell’attività bancaria del continente. Ciascuno dei settori dell’industria era per lo più suddiviso in diverse specializzazioni, i cui addetti continuavano ad essere organizzati in corporazioni. Ciascuna di queste arti controllava la mobilità della forza- lavoro e difendeva il proprio monopolio. Le corporazioni cercavano di risolvere al proprio interno gli eventuali conflitti di lavoro e disciplinavano la concorrenza tra gli affiliati, mediante norme statuarie che stabilivano per ogni mercato un numero massimo di garzoni o apprendisti o una quantità massima di prodotto, oltre a regolare le tecniche di lavorazione e la qualità dei manufatti. Il maestro artigiano poteva reclutare i propri collaboratori nell’ambito familiare o all’esterno, mediante l’assunzione di apprendisti o di salariati. Commercio Il commercio nel mondo di età moderna avviene su diversi livelli. Ci sono case bancarie, soprattutto italiane e tedesche meridionali, che finanziano i grandi affari, i commerci internazionali e intercontinentali e a volte fanno prestiti ai governi. A livelli più bassi ci sono delle fiere internazionali e nazionali, soprattutto regionali. Ci sono dei mercati periodi in ogni città e ci sono anche i negozi e i contadini. La maggioranza della popolazione si produce quasi tutto e quello che non ha lo compra in un mercato o da ambulanti che portano merci come spilli, aghi, utensili metallici, forbici, stoffe migliori. Una delle difficoltà del commercio e della sussistenza è data dai trasporti. Quelli via terra avevano 3 difficoltà: 1. Insicurezza 2. Imposte: per passare qualunque confine c’erano dei costi 3. Costi delle vie di comunicazione: le strade hanno la ghiaia, altrimenti neanche quella. In inverno sono fangose, mentre d’estate sono polverose. I trasporti via terra quindi costosissimi. Le vie di comunicazione sono in uno stato tale che è meglio, quando si può usare, le via d’acqua. Via mare e lungo i fiumi si va, mentre via terra le cose sono lente, complicate e costose. Le attività commerciali e industriali di solito sono regolamentate solitamente tramite corporazioni, cioè associazioni professionali obbligatorie che controllano in ogni centro un settore produttivo. Sono pensate perché i membri possano lavorare senza farsi concorrenza, quindi c’è il numero chiuso e la regolamentazione delle attività. C’è un forte controllo sulle attività artigianali e commerciali in ambito urbano. Questi controlli non si estendono al di fuori delle mura urbane. Per i commerci a largo raggio capita che le autorità politiche concedano dei monopoli. Quando gli Europei vanno fuori dal loro continente, queste attività di commercio con altre parti del mondo ogni Paese le concede in monopoli a delle compagnie commerciali che sono poi delle società per azioni. Non c’è l’idea di una libertà economica. Tra il 16 e il 18 sec l’economia monetaria era ormai universalmente diffusa. A partire dal 13 sec vigeva ovunque un regime di bimetallismo. Il quadro era complicato dall’esistenza nei vari Paesi di monete di conto 6 che non era effettivamente coniate, ma che servivano da misuratori delle monete in circolazione e del frequente ricordi dei governi europei alla pratica dello svilimento delle monete da essi batture, cioè alla riduzione del loro tenore di fino. La svalutazione delle monete divisionali, che erano concepite come frazioni delle monete di conto, trascinava con sé la svalutazione di queste ultime, in cui erano espressi di norme i pagamenti. Le serie di prezzi mostrano una spicca tendenza all’aumento tra la fine del 15 sec e i primi decenni o la metà del 17 sec. Il prezzo è un rapporto tra il prodotto della massa e della velocità di circolazione della moneta e la quantità di beni disponibili. Se quest’ultima aumenta in misura misure di massa o velocità o di tutte due assieme è chiaro che i prezzi saliranno. Alla pressione esercitata sui prezzi dallo squilibrio si aggiunge nel 500 il rapido aumento della massa dei prezzi di pagamento e della loro velocità di circolazione. La produzione di argento delle miniere europee probabilmente raddoppiò tra la metà del 400 e il 1530. In seguito la disponibilità di oro e d’argento fu sensibilmente accresciuta dalle importazioni di questi metalli dal Nuovo Mondo. Il flusso di argento proveniente dall’America per una parte si arrestava in Europa, ma andava a pagare le importazioni di spezie e di altri generi di lusso dal continente asiatico. Società La visione della società dominante in Europa era corporativa e gerarchica: l’individuo non contava per sé, ma contava in quanto membro di una famiglia, di una comunità o di un corpo. La società europea viene immaginata come ripartita in 3 gruppi: 1. Clero: mantengono il rapporto con Dio e senza Dio non si andava avanti. 2. Nobiltà: si autorappresentano come milites, come soldati e coloro che assicurano la difesa e la sicurezza. Sono i maggiori proprietari agrari che hanno accumulato nel corso del Medioevo disponibilità economiche e potere politico da poter influire sui destini dei Paesi in cui vivono. Hanno sviluppato un’ideologia per giustifica la loro preminenza sociale. 3. Tutti gli altri: può dividersi tra coloro che abitano in città e coloro che abitano fuori. Hanno diverso grado di dignità e si parla di ‘’ceti sociali’’. La società è pensata come graduata sulla base dell’onore e della considerazione. Era la rappresentazione che si voleva dare, ma è fittizia e le cose sono più articolate. I gruppi venivano pensati come fissi, ma è contradditorio perché i sovrani si riservano la possibilità di concedere nobilizzazioni che diventavano ereditarie e perché non si poteva nascere ecclesiastici. Il clero è qualcosa in cui si entra. Inoltre qualunque ecclesiastico è superiore a qualunque nobile che è superiore a qualunque non nobile, ma di fatto c’è una differenza tra il vescovo, il semplice prete e il frate e lo stesso valeva anche tra i nobili. Anche i non nobili andavano dal mendicante al salariato agricolo o urbano, al proprietario di terra rurale, all’artigiano, al professionista, al grande commerciante e al banchiere. La rappresentazione della società non rispecchia assolutamente le sue articolazioni reali che sono maggiori di quelle dello schema semplicistico. Istituzioni politiche I confini dei Paesi europei assomigliano a quelli attuali per quanto riguarda la parte occidentale. La fascia centrale (area tedesca e penisola italiana) è molto frammentata, mentre l’Europa orientale è totalmente diversa ed era divisa tra la Russia, la Polonia-Lituana che hanno lo stesso sovrano e l’impero ottomano. In questa Europa di età moderna la forma di governo predominante è quella monarchica, mentre le repubbliche e le confederazioni sono poche. Venezia è una delle più grandi repubbliche territorialmente. Le repubbliche sono soprattutto a base cittadina. La Svizzera è una confederazione di repubbliche. Le repubbliche sono diffuse nella fascia centrale dell’Europa, dall’area italiana fino a quella tedesca considerando anche i Paesi Bassi. Le persone sono sudditi di uno stato o cittadini di una repubblica e membri di una chiesa, perché l’Europa cristiana ha adottato l’usanza di battezzare i bambini alla nascita. Se si è nati in Europa occidentale, si diventa membri della chiesa cattolica, mentre se si nasce in Europa orientale si diventa membri della chiesa 7 ortodossa. Esiste ancora all’inizio dell’età moderna nella Spagna meridionale il regno musulmano di Granada che è il residuo dell’invasione europea degli Arabi nell’8 sec ed è musulmano anche l’impero ottomano che è in fase di espansione. Non ci sono musulmani nell’Europa cristiana e alla fine del 400 ci sono anche poche eresie. In una monarchia moderna di Antico Regime al vertice si trova un sovrano che poteva essere un re, un imperatore, un conte o un duca. Questo poteva essere ereditario o elettivo, soprattutto in Europa centro- orientale. Una monarchia elettiva è più debole di una ereditaria. Il sovrano detiene teoricamente tutti i poteri, ma le decisioni che lui prende le elabora con l’aiuto di un organo che è il consiglio regio. Ogni monarchia ha un consiglio e ce ne possono essere anche più di uno specializzati per materia o per territori. Il consiglio è il gruppo dei collaboratori di fiducia del sovrano che lo aiutano nell’elaborazione delle decisioni politiche. Nel consiglio regio entra o gente di cui il sovrano si fida perché sono dei tecnici di cui ha bisogno o gente che non può restare di fuori, che conta nella società e che quindi è bene coinvolgere nelle decisioni politiche, perché altrimenti potrebbero pensare ad azione di opposizione. Il sovrano più il consiglio è il motore politico delle monarchi di Antico Regime. Altri elementi che troviamo sono istituzioni ausiliare:  Corte: amministrazione domestica del sovrano e delle sua famiglia, coloro che si occupano delle necessità materiali.  Cancelleria: è l’ufficio che redige i documenti regi, ciò quello che materialmente scrive le leggi e che si preoccupa di farle conoscere ai sudditi. Tiene i contatti con i sovrani degli altri stati.  Camera: è l’amministrazione finanziaria, si occupa delle riscossione delle entrate e del pagamento delle spese che il re deve sostenere.  Segretari: sono un organo tecnico o una cerniera tra il gruppo dei tecnici e quello dei politici. Una volta che il re ha deciso qualcosa, sono i segretari che danno gli ordini alla cancellaria o alla camera o agli organi periferici su come attuare la politica regia.  Tribunali supremi: è un organo tecnico e ogni monarchia ha un sistema di tribunali che trattano le cause in sedi diverse. Le cause più importanti per gravità o perché per qualche motivo il re se le riserva sono trattate da grandi tribunali che si trovano presso il re. Ogni formazione politica da sempre svolge due azioni fondamentali: giustizia e sicurezza. Per assicurarle opera prelievi fiscali. Il re è teoricamente quello che assicura la giustizia a tutti e quindi alcune cause grave sono giudicate da degli specialisti di questi grandi tribunali. Ci sono anche delle propaggini periferiche:  Ambasciatori: dalla metà del 400 gli stati iniziano a creare una rete di rappresentanze stabili all’estero. Si inizia prima in Italia tra i diversi stati italiani e poi in Europa tra i diversi stati europei. Normalmente ogni stato non tiene ambasciatori in tutti gli altri, ma solo in quelli principali.  Forze armate: sono ridotte, perché gli eserciti costano. Ogni re ha una sua guardia del corpo e normalmente ogni stato tiene delle fortezze presidiate in punti strategici.  Governatori: sono rappresentati dell’autorità sovrana nelle diverse parti del regno, su scala provinciale o su scala ancora minore.  Accanto a questi che hanno un ruolo di polizia, di sicurezza, di ordine pubblico, di trasmissione di informazioni e di controllo generale troviamo giudici decentrati delle varie istanze.  Esattori fiscali: personale finanziario che si preoccupa di riscuotere le entrate di spettanza regia e se ci sono dei beni del re di farli sfruttare (miniera, bosco). Pagano le spese in ogni provincia che il re deve sostenere. L’assemblea generale del regno non è una parte dell’amministrazione regia, ma è il luogo in cui nel Basso Medioevo e in età moderna il re dialogo con i suoi sudditi. Prendono nomi diversi a seconda dei Paesi: parlamenti nelle isole britanniche e in Italia meridionale, cortes nelle penisola iberica, stati generali in Francia 10 Il clero secolare è formato dai preti, cioè da quegli ecclesiastici che vivono in mezzo ai laici. Nel corso dei secoli si sono sviluppati dei movimenti di persone che hanno scelto di fare una vita separata o parzialmente separata dai laici che sono i monaci e i frati. Sono persone che per cercare un rapporto con Dio più diretto hanno pensato di darsi delle regole particolari rispetto a quelle dei laici e dei preti per cercare una perfezione maggiore. I monaci stanno chiusi dei monasteri, mentre i frati, pur facendo vita comune, possono uscire dai conventi e avere contatti con i laici. Monaci e frati hanno delle organizzazioni loro e delle reti amministrative loro che sono indipendenti e prescindono da quelle dei vescovi. Si ha un clero regolare che segue delle regole particolari (monaci e frati) distinto dal clero secolare. Stati extra-europei Gli stati extra-europei hanno delle differenze. Le più notevole sono 2: 1. Fuori dall’Europa si ha ancora meno repubbliche, quasi nessuna 2. Fuori dall’Europa non si hanno delle limitazioni formali al potere dei re. Le istituzioni come le assemblee generali dei regni, cioè dei luoghi in cui i sudditi dialogano istituzionalmente con i sovrani, non ci sono. Non sono presenti né nelle monarchie asiatiche, né in quelle africane né in quelle dell’America pre-colombiana. Stati europei Francia È il Paese più importante d’Europa, più popolato e raggiunge la capacità demografica massima che la sua agricoltura le consente. È un Paese autosufficiente, la Francia non ha bisogno di quello che viene dall’estero, anzi esporta grano e stoffe, mentre quello che importa al massimo sono beni di lussi dall’impero ottomano e dal Nuovo Mondo. Ha un re particolarmente forte, perché è riuscito nel corso del Basso Medioevo a ottenere dagli stati generali un livello di entrare, un gettito fiscale stabile e consistente. Con questo il re di Francia riesce a mantenere l’esercito più numeroso del continente. Gli stati di età moderna cercano di tassare i sudditi il meno possibile, questo significa che hanno poche risorse e quindi hanno degli apparati, dei dipendenti, degli impiegati nel minor numero possibile o a volte anche nessuno e hanno degli eserciti i più piccoli possibile. Un esercito normalmente viene convocato solo se c’è una guerra e in tempo di pace non si mantengono i soldati, si presidiano le fortezze più importanti e si tiene una guardia a protezione del re e basta. Il re di Francia riesce a mantenere un esercito stabile di 16mila uomini ed è un esercito capace di usare l’artiglieria, non solo per gli assedi, ma anche nelle battaglie campali. Inoltre il re di Francia è un sovrano sacro, cioè si ritiene, come per quello di Inghilterra, che faccia miracoli nel senso che è capace di guarire determinate malattie, come la scrofolosi, toccando parte del collo malata a chi ne è affetto. Si ritiene che il re di Francia sia un taumaturgo. Ogni sovrano tende a legittimare il proprio potere dandosi anche una dimensione sacrale. Se il re di Francia e di Inghilterra fanno miracoli, quelli dei regni spagnoli e di Portogallo si presentano come re crociati, che combattono la presenza musulmana nella penisola iberica e in Nord Africa. Qualcosa del genere fanno gli zar di Russia perché a loro volta combattono la presenza tartara, di popolazioni turcofone islamizzate ai loro confini meridionali e orientali. In parte la cosa vale anche per i re di Poloni e di Ungheria che sono a contatto con l’espansione dei Turchi Ottomani. Ci sono anche tanti principi ecclesiastici in Europa, cioè dei vescovi o simili che hanno dei domini territoriali. I sovrani a partire dall’imperatore vengono incoronati dagli ecclesiastici principali dei loro regni, ogni potere tende a darsi più legittimazioni possibili e in età moderna la legittimazione sacrale, il rapporto diretto tra il detentore del potere e dio è qualcosa che tutti i sovrani perseguono. La Francia è anche il Paese che ha l’amministrazione più sviluppata. Il re di Francia è quello che ha più impiegati di vario genere che lavorano per lui. Questo è reso possibile anche dal fatto che determinate cariche 11 pubbliche vengono messe in vendita, cioè si poteva comprare un posto da giudice regio e dopo non si riceveva uno stipendio dal re, ma si veniva pagati dalle persone che si rivolgevano al giudice per ottenere il servizio. In Francia ci sono tante cariche di questo genere e siccome da un certo momento in poi l’esercizio di queste cariche venali (vendute) può diventare ereditario pagando un’imposta in più. in Francia si crea un gruppo di persone che ereditariamente esercita determinate cariche. Accanto alla nobiltà tradizionale si crea anche un secondo tipo di nobiltà, quella di toga, cioè gente che esercita tradizionalmente questo tipo di cariche, ha rilevanza sociale per questo e che tende ad assimilarsi all’altra nobiltà. Questa non è una peculiarità solo francese, ma la Francia è il Paese in cui si sistema è più diffuso. Gli interlocutori politici del re di Francia sono fondamentalmente gli stati generali, la grande nobiltà e le città che sono governate da oligarchie. È tra queste forze che si svolge la dialettica del potere in Francia: re, grandi nobili, nobiltà di toga, città e la Chiesa francese che di solito collabora con la monarchia perché il re di Francia rivendica il diritto di scegliere i vescovi. La Francia diventa il modello delle altre monarchie europee, perché il re è particolarmente forte. Spagna Inizia a essere ‘’Spagna’’ solo da un certo momento. La penisola iberica era ripartita tra di verse entità politiche:  Portogallo, che si mantiene come regno a sé  Regno di Castiglia  Regno di Aragona  Navarra Quelli che noi chiamiamo ‘’re di Spagna’’ sono i re di Castiglia e di Aragona. Alla fine del 400 il re di Aragona sposa la regina di Castiglia e da questo momento la stessa dinastia regna sui due regni, che chiamiamo Spagna. Ma il fatto di avere lo stesso re non implica che le istituzioni siano unitarie, che le leggi siano le stesse, che l’amministrazione sia uniforme, ma ogni regno mantiene le proprie istituzioni, leggi e amministrazione. Nel Medioevo e in età moderna si cerca di cambiare le cose il meno possibile, perché si sono assestati determinati equilibri, la gente si è abituata e quindi è normale che un re governi territori diversi, regni diversi ognuno con le proprie regole. Si è parlato di questo fenomeno come ‘’monarchie composite’’. Alla fine del 400 questi re sono anche re di Sicilia, di Sardegna e dal 1503 re di Napoli, duchi di Milano e sovrani dei Paesi Bassi. Ognuno di questi territori mantiene le proprie norme e istituzioni e il re cerca di coordinare l’azione politica dei suoi diversi regni. I re di Spagna governano la pluralità di territori utilizzando dei consigli specializzati per territorio, poi ci sono anche consigli per materia che valgono un po’ per tutti i territori e il re fa la sintesi. I re di Spagna puntano molto sull’unità religiosa e si presentano come re crociati. Nell’VIII sec gli Arabi, partendo dal Marocco, avevano passato lo stretto di Gibilterra ed erano andati verso nord, avevano conquistato quasi tutta la penisola iberica. Il Medioevo spagnolo presenta la Reconquista, cioè l’azione dei regni cristiani del nord per riprendersi il territorio iberico. L’ultimo regno a venire conquistato è quello di Granada. L’unità religiosa diventa un fattore che cementa tutti gli Spagnoli, che erano gli eredi di coloro che avevano cacciato gli Arabi musulmani al di là dello stretto di Gibilterra. Per essere sicuri che l’unità religiosa venga mantenuta i re di Spagna fondano a fine 400 l’Inquisizione, che era un tribunale della coscienza, un sistema giudiziario che deve giudicare della retta fede dei fedeli, cioè dei sudditi. Esisteva già dal 200 l’istituzione dell’inquisizione, nel senso che un concilio aveva stabilito che ogni vescovo all’interno della sua diocesi doveva vedere se c’erano eretici, cercare di convertirli e se non lo facevano, dovevano condannarli. L’Inquisizione spagnola dipende dal re e coordina il lavoro inquisitoria all’interno di tutta la Spagna, non c’è un’inquisizione di Castiglia e una di Aragona. È uno strumento di coesione e di controllo del pensiero. Questo 12 viene fatto nel 1483, ma in questo periodo non c’erano eresia in Spagna, ma tanti Ebrei rispetto ad altri luoghi d’Europa e si temeva che il contatto con gli Ebrei potesse portare i cristiani o a convertirsi all’Ebraismo o ad avere dei dubbi. Siccome l’Ebraismo iberico era in crisi alla fine del 400, c’erano tanti Ebrei che si convertivano, ma si diffidava della bontà della conversione degli Ebrei, si pensava che fossero delle conversioni di comodo. Gli Ebrei erano discriminati nell’Europa cristiana, dove erano tollerati non avevano gli stessi diritti degli altri. Solo la coscienza che esiste un Dio garantisce le azioni dell’uomo. Se Dio non esiste, se non esiste un garante trascendete del bene e del male, allora che cos’è il bene o il male, ma si può pensare che il bene o il male sia quello che fa comodo all’uomo o no. Non si ha un criterio morale, l’ateismo non era concepito e lo stesso vale per l’eresia visto che la religione era una sola. Si deve seguire la vera fede, qualsiasi essa sia, e non sgarrare. Gli Ebrei erano tollerati perché esistevano da prima e perché il Cristianesimo deriva dall’Ebraismo. Gli Ebrei erano stranieri dappertutto, magari vivevano da secoli in un luogo, ma erano considerati stranieri, mentre se si convertivano erano parificati ai cristiani. C’era però sempre l’idea che magari la conversione era di comodo per essere parificati. Nel 1492 viene conquistato il Regno di Granada e per una 10ina di anni si consente ai musulmani del regno di mantenere la loro religione, mentre dopo gli si obbliga a convertirsi e allora a quel punto l’attenzione nei loro confronti è la stessa di quella riservata ai Ebrei. Non si sa se si sono convertiti davvero o se l’hanno fatto perché sennò sarebbero stati espulsi. Nel 1492 il regno di Spagna, a parte i musulmani di Granada, caccia tutti coloro che non sono cristiani, quindi gli Ebrei che sono costretti a convertirsi o ad andarsene. Una parte si converte, mentre un’altra parte emigra in Italia o in nord Africa o nell’impero ottomano. I Paesi musulmani tradizionalmente non impongono l’islam. L’unità del regno di Spagna è data:  Dalla figura del re, dalla fedeltà al re  Dall’unità religiosa, in parte derivante dalla Reconquista e in parte ottenuta tramite l’Inquisizione che dipende dal re  Dal fatto che il re ottiene il diritto di scegliere i vescovi  chiesa della Spagna fedele al re In Castiglia il re ha un potere simili a quello che ha il re in Francia. La grande nobiltà collabora e le città e le cortes, l’assemblea generale, sono disposte ad obbedire. In Aragona le cose sono diverse. Le 3 regioni che compongono l’Aragona sono l’Aragona, la Catalogna e la Valencia e hanno delle tradizioni di larga autonomia e lì le cortes contrattano con il re quando ci sono delle richieste fiscali o quando si tratta di prestare servizio militare gli Aragonesi hanno il diritto di non farlo fuori dal loro regno se non vogliono. È la Castiglia il motore e la base della monarchia spagnola, ma l’Aragona è più ricca della Castiglia. La Catalogna dal Basso Medioevo era diventata un regno commerciale, i re di Aragona erano stati quelli che avevano ottenuto il controllo della Sardegna, della Sicilia e di Napoli per arrivare fino in Grecia, curano i contatti con il mondo ottomano e si curano dei commerci dei generi di lusso dall’Estremo Oriente. Barcellona è un porto importante e un centro industriale. L’economia della Castiglia è totalmente diversa, la Castiglia è un Paese agricolo con un’agricoltura stentata perché è un territorio arido ed è molto diffusa la pastorizia e la lana grezza castigliana viene venduta ai Paesi Bassi, dove viene lavorata e poi riesportata. Sono due economie diverse, due sistemi istituzionali diversi, due rapporti con il re totalmente diversi. Portogallo È un regno solo, anche questo si è concepito come regno crociato e anche in Portogallo, ad imitazione della Spagna, viene istituita un’Inquisizione dipendente dal re. Come in Castiglia c’è collaborazione tra la grande nobiltà e il sovrano. 15 La Chiesa tedesca è larghissimamente controllata dalle nobiltà locali, non dai principi, ma è monopolio dei nobili. I principi non controllano granché le chiese locali, sono un affare interno gestito collettivamente dalle nobiltà di ogni singolo posto. Italia La metà centro-settentrionale teoricamente appartiene all’impero, mentre la metà meridionale prima è aragonese e dopo spagnola e in mezzo si trova il grande principato vescovile del papa. Si ha quindi un frazionamento politico. Siccome dal Basso Medioevo, dalla seconda metà del 200, gli imperatori non sono stati i grado di intervenire in Italia, si sviluppa un sistema di stati di importanza disuguale che per tutto il 400 cercano di sopraffarsi l’uno sull’altro. Nel 1454 viene firmata la pace di Lodi che porta alla cessazione delle guerre per una 50ina di anni. Si crea in Italia un equilibrio tra 5 potenze maggiori: Napoli, papa, Venezia, Firenze e Milano. Ognuno di questi paesi ha cercato in qualche modo e in vari momenti di prendere il controllo dell’intera penisola o di buona parte della penisola, Milano quasi ci riesce con i Visconti, ma nessuno è abbastanza forte per farlo e nessuno è abbastanza debole da cedere. Il risultato è questa situazione di stallo e gli stati minori si collegano ad uno o ad altri, di solito vale il principio che i nemici dei propri nemici sono propri amici. In Italia nasce la diplomazia stabile e nelle consuetudini politiche europee questo equilibrio che l’Italia sperimenta diventa la regola, nessuna potenza riesce mai a diventare stabilmente egemone in Europa dalla caduta dell’Impero Romano in poi e c’è un equilibrio tra diverse potenze principali. L’Italia è un Paese ricco, uno di quelli più sviluppati d’Europa. Milano è un centro industriale, Firenze è un grande centro bancario e lo stesso vale anche per le altre città toscane, Venezia è il terminale europeo del commercio con l’Oriente tramite Costantinopoli prima e tramite i Turchi poi, è il centro che ridistribuisce in Europe le merci che arrivano dall’Estremo Oriente via terra. Mezza Italia è regno di Napoli, ha un’economia molto più agricola e anche in questo caso produce lana grezza. Il dominio papale è più teorico che reale, ma il papa è comunque la guida ideale di tutta la comunità cristiana latina e con la sua curia riesce ad ottenere risorse da tutta Europa, arrivano entrate da tutti i Paesi cattolici. Ha una politica estera che riguarda tutto il continente, è ascoltato dai vescovi, quindi da tutti i fedeli del continente e dunque è una realtà politica da non trascurare. Polonia La Polonia è una monarchia composita ed è composta dalla Polonia e dalla Lituania, che è più grande della Polonia, ma più povera. Da un certo momento in poi la stessa dinastia regge di due troni, la stessa persona è contemporaneamente re di Polonia e granduca di Lituania. La Polonia è un Paese molto più grande dell’attuale perché adesso alcuni territorio sono russi ed altri ucraini. È un Paese fondamentalmente agricolo, è una sorta di granario per l’Europa occidentale. Il grano polacco tramite Danzica viene esportato in tutta l’Europa occidentale. È un Paese dominato dalla grande nobiltà. Le città sono piccole, sono germanizzate in larga parte, mentre le campagne sono slave. Esistono anche alcuni piccoli nobili che detestano i grandi nobili, ma chi controlla il regno sono i grandi nobili assieme al re, ma più i primi rispetto al secondo. Dalla fine del 500, quando si esaurisce la dinastia Jagellone che aveva governato la Polonia-Lituania nel Basso Medioevo, la monarchia diventa elettiva. I re di Polonia sono eletti dopo che il predecessore è morto ed è la dieta polacca che li elegge. Alla dieta polacca possono partecipare tutti i nobili, sia grandi che piccoli, e l’elezione deve avvenire all’unanimità. La Polonia è una grande potenza nel Basso Medioevo e ancora nel 500. In Polonia e in Ungheria è dominante la servitù della gleba. In Europa orientale la manodopera è scarsa, per controllarla si vincola la libertà personale dei contadini. Lo stesso accade in Russia per gli stessi motivi, ma la monarchia è forte e per certi aspetti assomiglia alla Francia per la presenza di una monarchia forte e alla Spagna per la Reconquista. La servitù della gleba è diffusa in Europa orientale, anche nella parte orientale del 16 mondo tedesco, mentre in Europa occidentale tende a scomparire, perché è più popoloso e rispetto ai parametri di età moderna c’è abbondanza di manodopera e quindi non c’è il problema di controllarla. Polonia e Ungheria sono sottoposte alla minaccia ottomana. Ungheria e Boemia Il re è comune all’Ungheria e alla Boemia. Nel Basso Medioevo l’Ungheria è una monarchia importante, da un punto di vista sociale assomiglia alla Polonia perché hanno una ruolo importante i grandi nobili, il re è piuttosto debole anche se non elettivo, le città sono largamente germanizzate. I ceti superiori si assimilano alla nobiltà tedesca. L’Ungheria è importante perché oltre ad avere un’agricoltura che fornisce cereali all’Europa occidentale e ad avere un’attività di allevamento importante che porta all’esportazione di carni e di pelli, ha delle miniere di argento che è alla base della monetazione, quindi dispone potenzialmente di valuta pregiata. Mongoli e Russi I Mongoli realizzano l’impero più grande mai esistito perché include tutta l’Asia occidentale, tranne l’India e l’Indocina, e tutta l’Europa fino alla Russia compresa e poi fanno anche dei giri nel Medio Oriente. Questo impero si fraziona alla fine del 200, mentre nelle sue propaggini occidentali in parte sopravvive l’Orda Nogai, che è un grosso principato che esiste fino alla fine del 400 e poi i Russi lo distruggono, ma restano dei pezzi che sono i Khanati che continuano ad esistere. Kazan e Astrakan sopravvivono fino a metà 500, mentre quello di Crimea di più perché si appoggia agli Ottomani. I Mongoli originariamente erano animisti o buddisti. Venendo verso Occidente inglobano popolazioni turcofone che si islamizzano in Asia centrale e danno poi origine ai frammenti. Dal 10 sec era esistono un primo stato russo fondato da Scandinavi la cui capitale era Kiev e questo era stato distrutto dall’invasione mongola. Resta una serie di piccoli centri frammentati, principati o repubbliche, e uno di questi è il principato di Mosca. I principi di Mosca si mettono d’accordo con i Mongoli e fanno da esattori fiscali per i Mongoli rispetto agli altri principati o repubbliche russe. Avendo questo rapporto privilegiato con i padroni e riscuotendo le entrare fiscali, i principi di Mosca si rafforzano nel Basso Medioevo, sottomettono gli altri principati visini e arrivano a sottomettere Novgorod, che è una grossa repubblica commerciale. Si rafforzano e sono in grado di ribellarsi ai padroni. Anche in Russia la dialettica politica è soprattutto tra il sovrano, lo zar, e la grande nobiltà. La Russia è un Paese ortodosso e in seguito l’avanzata turca nei Balcani resta l’unico Paese ortodosso indipendente in età moderna, visto che gli altri sono stati conquistati dall’Impero Ottomano. Questo significa che la Russia diventa un punto di riferimento per tutti i fedeli ortodossi dalla metà del 400. Questo aiuta i detentori del potere in Russia. Scandinava Fino alla fine del 400 la Scandinavia è unita in una monarchia composita dove il regno principale è la Danimarca, perché controlla il passaggio dal Mar Baltico all’Atlantico. Siccome dal Baltico vengono delle merci importanti per l’Europa Occidentale come il legname, le pellicce, la pece, riscuotendo pedaggi sul passaggio tra Svezia e Danimarca i re di Danimarca si sono arricchiti. Umanesimo In Europa esiste una cultura comune, nel senso che determinate strutture mentali sono diffuse in tutto il continente. I monumenti del Rinascimento sono diffusi in massima parte nell’area centrale italo-tedesca, nella Francia settentrionale, in Spagna e Portogallo e nelle parti più periferiche. La cultura rinascimentale pervade tutta l’Europa, c’è una circolazione cultura comune a tutto il continente. Di comune a tutto il continente troviamo la religione, il Cristianesimo, e l’eredità classica, il latino, che in età moderna è una lingua veicolare, cioè all’estero si parla in latino per essere capiti. È la lingua comune dell’Europa, è la lingua 17 dell’insegnamento superiore e la lingua della scienza. Le università si trovano dal Portogallo fino all’Ungheria, alla Polonia e alla Scandinavia, cioè c’è una circolazione di modelli organizzativi, di letteratura, di poesia, di conoscenze che è comune all’intero continente. Questa Europa finisce con la Polonia e l’Ungheria, in realtà esistono due Europe: 1. quella latina-germanica/occidentale 2. quella orientale che ha in comune con quella occidentale il Cristianesimo, anche ortodosso, ma è diversa la matrice culturale, che è il greco e dopo le lingue slave. Ha dei modelli politici e culturali diversi da quelli occidentali. Le chiese ortodosse mantengono la tradizione tardo-antica delle subordinazione nei confronti dello stato. Nell’Impero Romano e bizantino la chiesa sa di dovere collaborare con lo stato e di doverne dipendere. La chiesa cattolica, essendo sviluppata nell’Europa occidentale frazionata con le invasioni barbariche, sviluppa una tradizione di indipendenza dal potere politico, quindi può collaborare, ma non c’è subordinazione. L’assunzione di modelli occidentali all’interno dell’Europa orientale inizia tardi, con l’inizio del 700 e non è completata. La divisione delle due Europe è data sia dalla divisione dell’Impero Romano sia dallo scisma d’Oriente. Anche se noi non sappiamo esattamente dove sia un edificio siamo in grado di riconoscere cosa è europeo e cosa no, abbiamo in mente dei canoni estetici che sono comuni al nostro continente o almeno alla parte occidentale. Il Rinascimento è un fenomeno europeo o comunque di quell’Europa occidentale, che è la parte più popolata. Nell’Europa orientale c’è un’unità culturale data dal Cristianesimo, mentre nel mondo dell’Europa occidentale nonostante le differenze tra i singoli Paesi, come quelle linguistiche, esiste una circolazione culturale. Dalla metà del 300 e dal 400 in Italia prende l’avvio un movimento culturale che nella veste filosofica si chiama Umanesimo e che più in generale nelle veste artistica chiamiamo Rinascimento. Si tratta di un recupero della cultura classica, un recupero non mediato dalle rielaborazioni medievali, ma contrassegnato da un ritorno alle fonti. L’Umanesimo è un recupero filologico dei testi antichi latini e una ricerca materiale di testi che si credevano perduti nel Medioevo, ma anche una riscoperta dei testi greci e della lingua greca. A partire dal 13 sec e da quando Venezia si impadronisce di Costantinopoli con la quarta crociata (1202) il solco dello scisma d’Oriente si approfondisce. Le due metà dell’Europa si allontanano l’una dall’altra e in Occidente si scorda il greco antico. Questo viene coltivato solo dagli intellettuali del mondo orientale. A partire dalla fine del 200 e dal 300 il mondo bizantino viene eroso e sommerso dall’espansione dell’impero ottomano. Molti intellettuali bizantini scappano in Europa occidentale, soprattutto in Italia. Gli intellettuali italiani tramite il contatto diretto con i greci riiniziano a studiare il greco, cercano di leggere i testi greci direttamente senza traduzioni latine che erano state mediate dagli arabi. La cultura latina era una a carattere pratico soprattutto, mentre la cultura greca era a carattere speculativo. Recuperare direttamente le fonti greche significa ampliare la cultura dell’Europa occidentale, ampliarla anche da punto di vista dei grandi sistemi di idee. La cultura occidentale era stata in grande misura aristotelica, mediata da san Tommaso d’Aquino, quindi era razionalistica, ma la riscoperta dei testi greci porta a una riscoperta del platonismo. Sono due letture della realtà alternative tra di loro, quindi c’è un arricchimento della cultura europea nel suo complesso. Il latino era la lingua veicolare, ma viene a sua volta rimodellato sul latino classico e viene rilanciato come lingua di cultura. La cultura ha anche una maggiore possibilità di diffusione tramite la stampa. Dal secondo 400 in Germania viene reinventata la stampa a carattere mobili (stampa già inventata dai Cinesi) e si iniziano a stampare libri. I principali centri di stampa sono concentrati in quella zona dove è centrale il Rinascimento, quindi l’area imperiale e le aree vicine, soprattutto francesi. All’inizio del nuovo secolo, pur restando concentrata in questa aree, la stampa si è diffusa ai confini dell’Europa occidentale. La stampa è un veicolo di amplificazione di veicolazione della cultura, si diffondono le informazioni in maniera più economica dei libri manoscritti e in maniera più controllabile. L’informazione e la cultura circolavano anche prima, ma rimane per quasi tutta l’età moderna fondamentale anche la trasmissione orale. Se prima le opere letterarie circolavano manoscritte, con più facilità circolano stampate e circolano anche opere di largo consumo. 20 per esplorare la costa dell’Africa occidentale. Ci vogliono circa 30 anni per arrivare all’estrema punta del Senegal. I Portoghesi scelgono questa via per arrivare all’Estremo Oriente, ci mettono quasi un secolo per arrivare all’estrema punta meridionale dell’Africa e in 10 anni arrivano nell’India meridionale. La costa atlantica africana è relativamente disabitata per questioni climatiche, per le malattie endemiche e quindi le popolazioni locali si trovano nell’interno e non c’era una tradizione di navigazione. Nell’Oceano indiano le coste orientali dell’Africa sono costeggiate di città portuali fondate nel Basso Medioevo da arabi o da persiani, che in parte si sono fusi con le popolazioni locali e fanno da terminali con le popolazioni dell’entroterra. Esiste una rete di contatti commerciali con la penisola araba, la Persia e l’India meridionale. I mercanti arabi o arabizzati di queste città sviluppano una lingua franca, lo swahili, che consente loro di commerciare e di avere contatto con le popolazioni africane dell’interno, conoscono le rotte e hanno una rete commerciale che collega queste aree dell’Oceano indiano. I Portoghesi trovano della gente a cui chiedere quali sono le rotte per arrivare in India. Nell’Oceano indiano venti, i Monsoni, hanno un andamento semestrale: per 6 mesi portano da ovest verso est e per i 6 mesi successivi da est verso ovest. I mercanti della costa orientale africana indicano ai Portoghesi come arrivare in India e per questo c’è meno difficoltà a fare questo tratto che a scoprirlo da soli. Gli Spagnoli, fidandosi di Colombo e per non scontrarsi direttamente con i Portoghesi, pensano di sfruttare le sfericità della Terra, quindi vanno verso ovest e nel 1492 abbiamo la spedizione di Colombo che, partendo dalla Spagna meridionale, porta alla scoperta dell’America. Questo è un continente che è un mondo nuovo e che non ha le caratteristiche dell’Estremo Oriente. Ci sono delle popolazioni non organizzate in stati e con un livello di vita molto più povero ed elementare di quello europeo. La ripartizione di rotte tra Portoghesi e Spagnoli resta fissa e nel 1494, con il trattato di Tordesillas e con la mediazione del papa, Spagnoli e Portoghesi si spartiscono il mondo, cioè si accordano sulle rotte e sulle zone di espansione commerciale. Si afferma una linea di demarcazione: a est della linea vanno i Portoghesi sulle rotte che stanno trovando e a ovest gli Spagnoli. Il Brasile resta nell’area portoghese (scoperto nel 1500) anche se non si sapeva che esistesse quando si delinea la linea. Gli Europei iniziano ad uscire dall’Europa, il fenomeno unificante dell’età moderna è l’uscita degli Europei dal loro continente e siamo in presenza della prima sparizione del mondo e delle prime sfere di influenza, che sono solo di tipo economico, visto che nessuno aveva pensato di poter conquistare tutta l’Asia o l’Africa. Gli altri stati europei non sono d’accordo con il monopolio sui contatti commerciali di Portoghesi e Spagnoli e prima l’Inghilterra e poi la Francia mandano spedizioni esplorative in parte verso est sulla rotta portoghese e in parte verso ovest sulla rotta spagnola. Alla fine del 400 Caboto e Giovanni da Verrazzano esplorano parte delle coste nord-americane per conto degli Inglesi e nel primo 500 esplorazioni francesi toccano quello che adesso è il Canada e il Brasile meridionale. Né gli Inglesi né i Francesi per tutto il 500 non si dedicano a esplorazioni su larga scala e ad insediamenti. Gli Spagnoli, una volta capito che non è l’Estremo Oriente quello che trovano, circumnavigano il Sud-America (1519-1521) con Magellano, scoprendo lo stretto di Magellano, per poi arrivare all’Oceano Pacifico, che viene attraversato per arrivare alle Filippine, dove muore. Quello che resta della spedizione di Magellano sfugge ai Portoghesi e riesce a ritornare in Spagna. Nel 1521 per la prima volta il pianeta viene circumnavigato e si scopre che tra Asia orientale e America si trova il Pacifico, che fino al 700 è stato definito un lago spagnolo perché nessuno ci metterà piede. Gli spagnoli arrivano in estremo oriente attraverso il pacifico, mentre gli altri circumnavigando l’Africa. Le Filippine sono una finestra sulla Cina, sul Giappone e sulle Indie e rimangono spagnole fino al 1888, mentre tutto il resto sarà zona di espansione portoghese. In America i Portoghesi arrivano in Brasile tramite gli Alisei che li portano verso ovest. La domanda di beni di lusso da parte dei ceti superiori europei stimola le esplorazioni intercontinentali di Spagnoli ed Europei. Gli altri Paesi o seguono queste due rotte possibili oppure cercano rotte diverse che passano per il Mar glaciale artico (passaggi a nord-ovest o a nord-est). Quando il ghiaccio non ci scioglie, non 21 si può attraversare il mare, ma queste rotte portano gradualmente a una esplorazione delle coste settentrionali dell’America e dell’Asia. I Russi avviano una espansione via terra nell’Asia settentrionale. Colonizzazione Gli interlocutori che incontrano Portoghesi e Spagnoli sono diversi: 1. I Portoghesi in Cina e India si trovano di fronte a grandi stati organizzati. L’India è un mondo a sé ed assomiglia all’Europa per molti aspetti diversi, nel senso che è una realtà pluri-lingue e pluri-statuale. All’inizio del 500 troviamo un frazionamento territoriale, anche se il paese più importante è il resto di un sultanato musulmano. Si ha pluralità linguistica perché l’India centro-settentrionale ospita lingue indoeuropee, mentre l’India meridionale è abitata da gente che parla le lingue dravidiche. La cultura complessivamente è simile ed esiste una religione tradizionale indiana che è l’Induismo (religione politeista, simile alle religioni classiche), sulla quale dall’11 sec si sono inseriti gli invasori musulmani da ovest che hanno introdotto l’Islam. Ci sono una serie di stati a nord a guida musulmana, perché il grosso della popolazione rimane induista, e a sud in parte musulmani e in parte induisti. Troviamo pluralità linguistica, religiosa, frazionamento politico e livello tecnico (modi di vita, tecnologie, armamenti) simile agli europei. La Cina è il Paese più grande, forte e potente del mondo. È un grande impero, include circa quella che è la Cina attuale, include la Cina cinese, lasciando fuori il Turkestan, il Tibet e la Manciuria, che sono zone non di lingua cinese originalmente. È il Paese più ricco, sviluppato, hanno inventato la bussola, la stampa, imparano ad usare la polvere da sparo prima degli Europei, hanno un’amministrazione statale più sviluppata. Si tratta di grandi civiltà organizzate, a livello di quelle europee dal punto di vista tecnologico, organizzate in grandi o piccoli stati in base alla zona e alcuni dei quali con un livello di cultura materiale superiore a quello europeo. Sono realtà molto popolose. 2. Nelle Americhe nella zona più produttive l’agricoltura è praticata con la zappa. Ci sono popolazioni che in condizioni del suolo e del clima meno (nord, aree montane come la zona della Montagne rocciose, zone più calde coperte da foreste, zone fredde come la Patagonia, zone che non ospitavano popolazioni che praticavano un’agricoltura avanzata) rispetto ad altre aree affiancano all’agricoltura altre attività economiche come la pesca, la raccolta e la caccia. Le zone agricole più avanzate sono quelle dell’altopiano del Messico e delle Ande, perché l’altitudine compensa il calore della zona tropicale. In questo continente ci sono alcuni grandi stati organizzati nelle zone in cui l’economia è più sviluppata come la confederazione Azteca e l’impero Inca. Gli Inca hanno costituito un impero, cioè dalla zona di origine, tra cui confini della Bolivia e del Perù, hanno esteso il dominio sulle zone andine più fertili e organizzate sovrapponendosi agli stati precedenti. Hanno sviluppato solo un influsso sulle aree a est, a nord e a sud. L’impero Inca è relativamente centralizzato, è soprattutto in grado di coordinare lo sfruttamento agricolo di questi territori montuosi delle Ande, di coordinare l’attività delle comunità contadine a cui si è sovrapposto. Si è parlato di ‘’comunismo incaico’’, perché la produzione agricola viene ritirata dallo stato che poi la distribuisce ai sudditi, quindi c’è un sistema di ridistribuzione della produzione agricolo che dovrebbe impedire in linea di massima che qualcuno muoia di fame. La confederazione Azteca è una città con alcune città alleate che ha sconfitto militarmente e soggiogato le altre città del Messico centrale. Sia gli Inca che gli Aztechi avevano costruito i loro domini in tempi recenti, dal tardo 300 e nel 400. Gli Aztechi non facevano mistero di essere dominatori su realtà sottomesse e esigevano dalle città sottomesse tributi in denaro, in natura e in vite: la religione azteca presentava l’idea che l’universo fosse ciclico, che periodicamente venisse distrutto e si riformasse e per farlo durare di più si dovevano nutrire gli dei, che si nutrivano di sangue e quindi da qui i sacrifici umani, che venivano dai centri sottomessi. Questo non succedeva nell’impero incaico e la religione incaica non aveva questo grado di pessimismo. 22 I Maya (Yucatan e Guatemala) presentano una civiltà simile a quella azteca, ma le città-stato si erano spostate sull’altopiano, nel Guatemala e ogni città si auto-governava, ma non imponeva il suo dominio a centri vicini. Il ceto dirigente è costituto da gruppi di guerrieri e sacerdoti. Nell’impero incaico c’era la dimensione sacrale del sovrano e gli Inca erano militari e amministratori locali. Ciò che hanno in comune tutte le popolazioni amerinde è un livello tecnologico inferiore a quello del vecchio continente, infatti non conoscono la ruota, forse perché non hanno animali da lavoro. Per quanto riguarda la lavorazione dei metalli, la conoscevano ma solo a scopo ornamentale, ma utensili e armi non sono metalliche, ma di legno e di ossidiana. Avevano strumenti e armi peggiori rispetto a quelli delle popolazioni con cui vengono in contatto, mentre questo in Asia non si verifica. La mancanza di animali da lavoro e della ruota rende più complicate le comunicazioni. Nelle Americhe si usano i fiumi (Mississippi-Missouri e Rio delle Amazzoni) come viene di comunicazione, ma sorgono in zone dove lo sviluppo economico e politico è meno avanzato. Mississippi-Missouri scorrono in delle pianure coperte di erba, non ci sono città o grandi campi coltivati, mentre le culture più avanzate si trova in zone in cui non possono essere sfruttati i fiumi per la comunicazione. Le comunicazioni e i contatti tra le popolazioni amerinde sono abbastanza scarsi, gli Aztechi si muovono di più grazie a mercanti che si spostano a piedi fino ad arrivare a sud degli Stati Uniti. Si ha un notevole divario con gli Europei e una relativa scarsità di popolazione, forse lo stato azteco includeva 25 milioni di persone (poco più della Francia di adesso), quello inca 15 milioni gli e nel doppio continente si potevano stimare 80 milioni di persone. Africa La colonizzazione europea dell’Africa inizia nel secondo 800 e finisce nel 1960, perché questo continente univa gli svantaggi dell’Asia e quelli dell’America. L’Africa occidentale è un posto scomodo da raggiungere navigando a vela e i maggiori stati africani si trovavano nella fascia a sud del Sahara e a nord del golfo di Guinea e dell’Africa centrale che sono aree forestali. Le coste sono inospitali per motivi climatici e quindi gli stati si trovano in una zona intermedia e soprattutto in Africa centrale. Troviamo uno stato importante in Etiopia, ma la zona dell’Africa orientale ha una storia diversa perché tramite la valle del Nilo è in contatto con il mondo mediterraneo e l’Etiopia per esempio ha assimilato il Cristianesimo monofisita (per i monofisiti Cristo ha la sola natura divina). L’avanzata dell’Islam nel 1700 aveva tagliato i contatti con l’Etiopia cristiana che era stata circondata da stati musulmani. Quando gli Europei circumnavigano l’Africa, non trovano porti facili in cui arrivare e trovano poca gente con cui avere contatti commerciali, perché le realtà politiche si trovano all’interno. Gli stati africani hanno il problema della manodopera, l’Africa era un continente spopolato per le difficoltà climatiche e per la vegetazione. Questo continente quindi viene trascurato dalla presenza europea, si insediano solo in maniera marginale e lo fanno in Africa occidentale e solo poco in quella meridionale, perché nell’Africa orientale troviamo una serie di città sulla costa con ceto dirigente arabo o arabizzato. Gli Europei cercano si sottomette o neutralizzare queste presenze perché fanno loro da concorrenti nel commercio con l’Asia nell’Oceano indiano. Gli Africani sono in contatto con il resto delle popolazioni del resto continente, conoscono la metallurgia, i fabbri hanno una particolare rilevanza nella società africane, conoscono la ruota e i cavalli, ma il clima rende complicato mantenere animali, usare i bovini e per cui l’agricoltura con l’aratro è praticata solo in poche aree e sull’altopiano etiopico. Le monarchie africane sono come dei centri politici guidati da sovrani, la vita del sovrano è la vita del regno ed è un canale di comunicazione con le divinità. Sono realtà politiche che cercano di coordinare l’agricoltura e cercano forza- lavoro per coltivare i terreni. In Africa è diffusa la schiavitù come in Europa orientale la servitù della gleba: lo schiavo è un oggetto, mentre il servo della gleba è un essere umano. Gli stati principali catturano persone nelle realtà vicine meno organizzate per trovare forza-lavoro. È un continente scomodo da raggiunge, poco popolato, con delle sue difficoltà dal punto di vista climatico e della vegetazione, quindi per gli Europei è poco interessante. I Portoghesi avviano rapporti commerciali con gli stati dell’interno dell’Africa prendendo oro, 25 le popolazioni amerinde. Si cancella la loro cultura, che era espressione del demonio, e solo in un secondo momento i missionari si rendono conto che per cristianizzare le popolazioni dovevano comprendere la loro cultura precedente. Francescani, Domenicani e in seguito i Gesuiti recuperano le testimonianze culturali degli Amerindi. I missionari sono anche quelli che attenuano la disumanità della presenza spagnola in America, rivendicano l’umanità degli amerindi, che avevano il diritto di essere cristianizzati e di essere salvati. Nelle aree di confine tra il mondo coloniale spagnolo e portoghese i Gesuiti costituiscono delle comunità rette da loro, ma abitate dagli Indios in cui i prodotti del lavoro sono comuni e si impedisce che i Portoghesi vengano a prendere degli schiavi. Cercano di preservare la vita degli amerindi che hanno convertito. Le caratteristiche della presenza europea nelle Americhe sono opposte a quelle in Asia: creano grandi domini territoriali e spostamenti di popolazione. Si verifica un genocidio, un etnocidio e una sostituzione del Cristianesimo al posto delle culture locali. I nobili aztechi e inca vengono accolti nella nobiltà spagnola, mentre gli altri sono liberi, ma non hanno proprietà e diventano contadini liberi ma poverissimi e lavoreranno per i proprietari spagnoli. I sovrani spagnoli cercano di limitare lo sfruttamenti degli amerindi da parte dei creoli, che sono i discendenti di Europei nati nelle colonie. Nelle Americhe si afferma l’idea di una società stratificata in base alle razze: i bianchi comandano, i mulatti formano il ceto medio, gli amerindi il ceto inferiore e gli schiavi sono nella situazione peggiore. Se è un amerindio si arricchisce, mentalmente viene considerato mulatto e se si fa ancora più soldi si diventa bianco. Per definizione il ricco è bianco, ma la pelle non è bianca e quindi le distinzione si basano sulle divisioni sociali. L’Oceania si mantiene immune dai danni derivati dalla presenza europea perché non interessa a nessuna. Gli Europei non si stabiliscono e fanno anche difficoltà a ritrovare le isole. Quando nel 700 e nell’800 gli Europei si stabiliscono l’Oceania conosce lo shock biologico e l’asservimento per quanto riguarda l’Australia. I contatti tra America e vecchio continente portano in America le cose (bovini) che avevano gli Europei e gli Americani no e dall’America gli Europei portano in Europa alimenti che non erano presenti, come pomodori, patate, tabacco e tacchini. Anche per queste cose il mondo si unifica. Con la mediazione del papa Spagnoli e Portoghesi si spartiscono il mondo in sfere di influenza. È la prima volta che un Paese si roga di avere un’influenza predominante su una parte del globo. Asia e Africa sono zone portoghesi, mentre l’America è spagnola. Gli altri Paesi non vogliono lasciare a queste due potenze il monopolio sugli altri continenti, quindi Inglesi e Francesi mandano spedizioni in America settentrionale e meno verso l’Asia. Sono spedizioni che rimangono isolate, perché i Paesi hanno altre questioni da trattare. Italia Dopo la caduta di Costantinopoli ad opera dei Turchi i conflitti europei si arrestano, finisce la Guerra dei 100 anni e finiscono le guerre tra gli stati italiani che avevano cercato di ottenere la supremazia politica sulla penisola. Nel 1454 troviamo la pace di Lodi con la mediazione del papa. Ognuno degli Stati italiani aveva una propria politica, tutti sapevano di essere tutti italiani, quindi avevano una cultura e una lingua di cultura comune. A partire dal primo 500 l’italiano letterario si normalizza sul fiorentino. L’Italia dopo la pace di Lodi per il 40ennio di pace successivo fino al 1494 è un’area politica in cui le diverse potenze stanno in pace perché nessuno può prevale. Nel 1482-84 Venezia mette in discussione l’esistenza del Ducato di Ferrara, che includeva anche Modena. Alla fine del 400 alcune situazioni italiane vengono al pettine e alcuni governati italiani pensano di poter modificare la situazione a proprio favore. La modifica più importante parte da Milano dove troviamo un duca minorenne sposato con una principessa aragonese napoletana e lo zio del dica che è tutore e reggente, Ludovico il Moro, vorrebbe diventare duca e sbarazzarsi del nipote, ma questo potrebbe comportare dei guai da parte dei parenti napoletani. Ludovico il Moro cerca di impedire possibili reazioni napoletane suscitando loro dei guai, cioè sollecita il re di Francia ad attaccare Napoli, che era stata governata dagli Angiò che a fine 400 reggevano la Provenza, per rivendicare il trono di Napoli. Carlo VIII, re di Francia, mette insieme un esercito, dopo essersi accordato con la Spagna (per evitare scontri con gli 26 Aragonesi) e i Paesi vicini, ed entra in Italia diretto verso Napoli. La potenza ostentata dal re di Francia è tale che gli stati italiani scoprono che nessuno di loro può confrontarsi militarmente con i Francesi, l’Italia è un Paese ricco, ma debole dal punto di vista militare e politico. Nel 1494 abbiamo l’invasione francese delle penisola italiana diretta ad abbattere la dinastia che regna su Napoli. I paesi toccati dall’esercito francese vengono destabilizzati. Ludovico diventa duca, ma a Firenze i Medici, che non avevano formalmente nessuna carica ma guidavano il gruppo che controllava lo stato, vengono cacciati e i loro clienti/amici perdono il potere instaurando una repubblica. Il papa si spaventa perché la Francia è un Paese scomodo e Napoli crolla. Qui una parte dei feudatari è filo-francese, mentre il re è costretto a scappare. La Francia diventa padrona di mezza Italia, gli altri stati italiani si spaventano e si coalizzano. Il re di Francia se ne va, viene affrontato l’esercito francese da quello coalizzato italiano nell’area di Piacenza: i Francesi sgombrano l’Italia, ma si dimostra la debolezza militare della penisola. A questo punto la Francia non rinuncia alle sue rivendicazioni su Napoli, ma siccome i re francesi si erano imparentati con i Visconti, allora rivendicano anche Milano. Allora anche il re di Spagna vuole rivendicare Napoli visto che era retta da una dinastia aragonese. Gli Asburgo avevano il titolo imperiale e l’Italia settentrionale era impero, quindi ritengono che possa essere il momento per trasformare in un controllo politico effettivo i diritti che dal basso Medioevo l’impero mantiene sull’Italia centro-settentrionale. Dal 1494 al 1530 la penisola è coinvolta in una serie di guerre con alleanze variabili tra gli stati italiani, con grandi sconvolgimenti interni (Firenze) e con l’intervento di grandi potenze (Spagna, Francia e Asburgo) e di potenze minori, ma importanti sul piano militare come i cantoni svizzeri che a cavallo di 400-500 vivono di mercenariato militare. In questi 36 anni di guerre tutti gli stati italiani principali, uno dopo l’altro, crollano in tempi diversi:  dal 1504 Napoli cade stabilmente sotto il domino spagnolo, diventa uno dei regni della monarchia composita spagnola e lo resterà fino al 1738.  Nel 1494 i Francesi riescono a prendere Milano e crolla un altro grande stato italiano. Il risultato finale degli scontri per il potere è che gli Sforza riescono a recuperare il trono ducale fino al 1535, dopodiché il ducato di Milano diventa uno degli stati di cui il re di Spagna è sovrano (sempre fino al 700).  Venezia nel 1509 rischia di scomparire sotto l’attacco concentrico del papa, dell’imperatore e della Francia. Conosce una crisi terribile, perde quasi tutta la terraferma, riesce a mantenere Padova e Treviso e ha delle difficoltà anche nello Stato da Mar. Venezia ha dei sudditi, la terraferma è suddita di Venezia. I nobili della terraferma quando arrivano gli imperiali sono contenti, si mettono dalla parte dell’imperatore, perché avesse vinto, sarebbe stato un padrone lontano, mentre Venezia era una padrona vicina. I nobili e le città della terraferma si schierano dalla parte dell’imperatore e contro Venezia. I contadini staranno con Venezia perché i loro padroni sono i nobili e le oligarchie delle città, quindi sperano di essere difesi da Venezia, mentre l’imperatore avrebbe lasciato che i nobili facessero quello che vogliono. Venezia perde la terraferma e la recupera a fatica nel corso nei 36 anni.  Il papa nel 1527 vede Roma saccheggiata dall’esercito imperale visto che aveva una politica filo- francese. Per mesi Roma è alla mercè degli imperiali. Il papa si salva chiudendosi in Castel Sant’Angelo ed esce per trattato per poi scappare ad Orvieto. Il papato crolla come potere temporale.  A Firenze nel 1527 per l’ultima volta i Medici sono cacciati e si instaura una repubblica. I Medici ottengono l’aiuto dell’impero, mentre il governo repubblicano è filo-francese. i soldati imperiali e spagnoli assediano Firenze che crolla nel 1530. L’imperatore in carica nel 1530 convoca un congresso di pace a Bologna e sistema la situazione politica italiana: l’influenza francese in Italia viene quasi completamente espunta, Napoli e Milano diventano spagnoli, Firenze viene governata dai Medici filo-spagnoli, il papa sta attento a non dare fastidio all’imperatore, Venezia non vuole inimicarsi l’imperatore. Venezia e il papato restano gli stati italiani meno 27 condizionati, quelli che hanno più margine d’azione, ma è ristretto. Gli altri stati sono o possedimento spagnolo oppure legati alla Spagna da alleanze e da vincoli di parentela. Questo confronto in Italia si trasforma in un confronto europeo tra le potenze principali: Spagna, Francia, Asburgo e altri Paesi che occasionalmente si accoda. Quello che iniziai come un’azione di un governante italiano per prendere il potere diventa un conflitto per il controllo dell’Italia e poi siccome l’Italia è una delle aree più ricche dell’Europa diventa un confronto per la preponderanza politica sull’intero continente. Questo scontro, da un momento in poi, si complica perché vengono a coincidere la persona del re di Spagna e quella dell’imperatore. Il re di Spagna dall’anno 1516 è Carlo d’Asburgo, che è nipote di Massimiliano I e che per motivi di matrimoni è diventato re di Spagna (suoi genitori erano re di Spagna). A 16 anni diventa re di uno dei Paesi più importanti di Europa e in crescita. Nel 1519 si candita al trono imperiale (impero è una monarchia elettiva) e lo stesso fa il re di Francia, che era dominante in Italia. Chi ottiene l’elezione è il re di Spagna e questo modifica gli equilibri europei perché la stessa persona regna in Spagna, nel Sacro romano impero, è anche signore dei Paesi Bassi e riesce ad ottenere metà Italia. In mezzo ai suoi possedimenti si trova la Francia. Nel 1530 Carlo V è talmente potente che si fa incoronare a Bologna imperatore dal papa. Il confronto con la Francia continua fino al 1559, per la Francia è importante evitare di venire condizionata dagli Asburgo che cerca di allearsi o di avere intese con tutti i possibili nemici degli Asburgo perché è l’unico modo per mantenere la propria autonomia politica. I nemici con cui si accorda sono: 1. I Turchi: il cristiano re di Francia si accorda con il sultano ottomano, fa un’alleanza militare contro l’imperatore. Le nave turche sono accolte nei porti francesi e il re di Francia è contento che i Turchi nei Balcani attacchino i territori asburgici. I Turchi nella loro espansione in Europa erano arrivati ad assediare Vienna, dopo aver distrutto e inglobato il regno d’Ungheria nel 1526. Quello che resta di Ungheria dopo il 1526 non in mano turca è una striscia lungo i confini dei domini ereditari asburgici. I nobili ungheresi non inglobati nell’impero turco danno all’imperatore la corona di Ungheria, visto che era una monarchia elettiva e i suoi re erano gli stessi che reggevano la Boemia, che era parte dell’impero. Quello che resta dell’Ungheria e quello che resta della Boemia elegge come re l’Asburgo di turno, mentre il resto dell’Ungheria è inglobato in parte nei domini ottomani e in parte forma dei principati autonomi cristiani ma sotto sovranità turca come la Transilvania (guidata da nobili ungheresi), la Moldavia e la Malacchia (entrambe guidate da nobili rumeni). Questi 3 principati mantengono il loro cristianesimo cattolico (Transilvania) o ortodosso (Moldavia e Malacchia), pagano tributi al sultano musulmano e la loro politica estera è decisa dai Turchi. Questi quindi sono una minaccia continua per i domini asburgici. 2. Nel 1517 sorge un’eresia, si avvia una riforma religiosa e i seguaci delle dottrine riformate, i protestanti, che non vogliono essere costretti a ritornare al cattolicesimo, cercano e ottengono il sostegno francese. La vita di Carlo V è infernale, la passa a girare tra i regni e a cercare di coordinare i suoi domini. Cerca di conquistare i principali porti nord-africani, deve mantenere la fedeltà degli stati italiani minori, deve controllare i principi tedeschi. Nel 1556 abdica, rinuncia ai troni e per evitare la stessa vita a un suo successore lascia al figlio Filippo II il regno di Spagna e quelli più connessi, come l’Italia (Napoli, isole e Milano) e i Paesi Bassi, e tutte le colonie, mentre lascia al fratello Ferdinando I i domini ereditari dell’area tedeschi, più Ungheria e Boemia, e fa che gli succeda come imperatore. Le due dinastie continuano a collaborare e a svolgere una politica anti-francese: per tutto il 500 e il 600 la Francia si contrappone agli Asburgo di Spagna e Germania. Nell’Europa di Antico Regime non si instaura l’egemonia di un unico Paese, ma equilibri tra grandi potenze. Nel 500 e nel 600 sono equilibri tra Francia e Asburgo, a cui si accodano altri Paesi Tutti credono in Dio e sono cattolici, gli eretici e le deviazioni dottrinali sono poche e residuali. In Boemia si mantiene l’eresia hussita, che nelle sue tematiche richiama quello che i protestanti riprenderanno. A cavallo tra Francia e Italia dal 200 si mantiene il valdismo di Pietro Valdo che aveva pensato a una chiesa di poveri. 30 Zwingli Altri riformatori compiono la stessa operazione di Lutero in un momento in cui la difficoltà di rapporto tra il papato e i governi rende possibile l’elaborazione teologica autonoma. Il primo, contemporaneo a Lutero, è Zwingli che opera in una repubblica cittadina della confederazione svizzera. Nell’area alpina la Svizzera era una confederazione di piccole repubbliche, alcune urbane (Zurigo) e altre rurali. Zwingli è un cappellano militare, che accompagnando i mercenari svizzeri nelle loro spedizioni nelle guerre d’Italia, è rimasto sconvolto perché vede i compatrioti che per denaro uccidono e si fanno uccidere tra di loro. I mercenari svizzeri stavano con chi li pagava e Zwingli vede una differenza tra queste azioni e il credersi cristiani. Riflette sulla Scrittura e arriva ad acquisizioni teologiche che sono diverse e più radicali di quelle di Lutero. Sul piano teologico Zwingli non è concorde con il fatto che la messa è per i cattolici e per gli ortodossi la trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo, infatti per la teologia cattolica il fedele che partecipa alla messa partecipa all’ultima cena, anche se ai sensi umani la natura di quello che si mangia è quello di pane/ostia (transustanziazione). Lutero ridimensiona questo aspetto: i fedeli per lui mangiano e bevono qualcosa che è contemporaneamente pane e vino e corpo e sangue e si parla di consustanziazione. Per Zwingli non è vera nessuna delle due teorie, per lui si mangia pane e vino in ricordo dell’ultima cena e quindi la comunione è solo un memoriale. I sacramenti non sono più interventi diretti di Dio nei momenti più importanti nella vita del fedele come diceva Lutero e Zwingli dice che sono semplici esempi di fede. Mi battezzo per far veder che voglio entrare nella comunità dei credenti. Tutto è spostato su un piano più umano e meno divino. Come Lutero, Zwingli riduce drasticamente il ruolo del clero nella società. Lo stesso ridimensionamento di Lutero è concorde con le idee di Zwingli: niente celibato, niente gerarchia (si episcopato per Lutero) e vengono eliminate o ridimensionate le devozioni non Cristo-centriche per impedire di pregare i santi invece che Dio. Allo stesso modo molti elementi di devozione popolare riconosciuti dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa vengono eliminati come le reliquie per evitare di adorarle al posto di Dio o le processioni, perché il culto deve essere interiore soprattutto e sul piano esteriore deve essere molto austero e limitato alla masse. Vengono tolte le immagini sacre per evitare il culto del quadro o della statua al posto del Dio che dovrebbe essere raffigurato. Zwingli è più radicale sul piano teologico e sposta l’accento della devozione da un coinvolgimento ancora in parte materiale nel rapporto con la divinità a un impegno maggiore sul piano caritativo, insiste sul fatto che si deve assistere i poveri, dare a tutti la possibilità di leggere la parola di Dio e questo significata che si deve avere la traduzione della Bibbia nella propria lingua e si deve anche insegnare a leggere. Nel mondo riformato si diffonderà l’istruzione perché tutti siano in grado di leggere la Bibbia. A tutti viene garantita un’istruzione elementare nei paesi riformati. Z ritiene che vadano controllati i comportamenti individuali. Come Lutero cerca l’appoggio delle autorità per far applicare la sua riforma, ma siccome vive in una repubblica cerca il sostegno delle autorità comunali e chiede e ottiene di poter fare una disputa teologica pubblica davanti a teologici cattolici. Lui risulta più convincete e Zurigo si riforma in termini zwingliani. Questo modo di affrontare le dispute religiose davanti a autorità e fedeli è un modo presente in tutte le realtà più urbanizzate. Zwingli come Lutero cerca l’appoggio delle autorità che ottiene, ma solo una parte dei cantoni accetta la sua riforma, mentre quelli più rurali no. Si arriva a uno scontro tra cantoni cattolici e riformati che viene vinto dai primi e nello scontro Z muore (1531). La confederazione svizzera dagli anni 30 sarà divisa al suo interno. Man mano che in campo europeo crescono le diffidenze tra cattolici e riformati, la confederazione si paralizzerò perché i cattolici che i riformati temono che gli altri facciano dei colpi di mano nei loro territori per obbligarli alla conversione alla loro religione. Le decisioni sono presente a maggioranza durante una dieta che coinvolge tutti i cantoni e nel corso del tempo numericamente saranno di più i cantoni cattolici, anche se quelli riformati sono più ricchi e popolosi essendo soprattutto cantoni urbani. La confederazione si paralizza e ognuna delle due parti cerca alleanze proprie con le potenze cattoliche o riformate. 31 Giovanni Calvino A partire dagli anni 30 del 500 un altro teologo acquista risonanza europea. Dal 1535 Giovanni Calvino riprendendo la teologica di Zwingli in parte fa compiere un passo ulteriore al movimento riformatore europeo. Abbozza la teologia di Zwingli, ma insiste su un aspetto particolare che già in parte Lutero aveva affrontato: nel Calvinismo diventa importante la dottrina della predestinazione. Basandosi su certi passi di San Paolo e portandoli alle estreme conseguenze, Calvino si convince che il destino eterno di ogni uomo sia predestinato fin dall’eternità. Dio ha deciso che ognuno di noi abbia la vita o la morte eterna dall’eternità, quindi indipendentemente da quello che si fa nella vita. Il Calvinismo ha un enorme successo, ma non subito in Francia. Dagli anni 30 del 500 la monarchia cerca di eliminare le eresie, i riformati e Calvino scappa a Ginevra, che è una piccola repubblica cittadina esterna alla confederazione svizzera (città imperiale), ma sua alleata. Ottiene l’incarico di riformare la chiesa locale nel 1541 e da questo momento Ginevra diventa il centro del movimento riformato europeo. Se il Lutero era la riforma dei tedeschi e degli scandinavi, il Calvinismo quella di tutti i non tedeschi. Mentre i Luterani una volta proclamato il loro messaggio si fermano dove stanno, i Calvinisti mandano predicatori in tutto il mondo cattolico e in parte anche in quello ortodosso. In quest’ultimo la riforma non ha grande successo, arrivano dei Luterani a Mosca, ma vengono uccisi dallo zar. I Calvinisti hanno un po’ più di fortuna in altre parti del mondo ortodosso, ma in linea di massimo nell’ortodossia la riforma sul piano teologico non si afferma. Una delle caratteristiche dell’ortodossia è la fissità delle fede. Gli ortodossi si gloriano che la loro teologia non si sia mai cambiata nel tempo. Penetra poco la riforma ecclesiastica nel mondo orientale e dove penetra è dove c’è una contemporanea penetrazione cattolica. Il Calvinismo manda predicatori nelle zone rimaste cattoliche, quindi isole britanniche, area di confine franco-tedesca, in Francia, in Italia, presso i regni cattolici o i grandi feudi dell’Europa orientale, nella penisola iberica. La cosa che caratterizza il Calvinismo rispetto a Zwingli è il rapporto con le autorità civili. Zwingli accettava che la chiesa fosse guidata dallo stato, mentre per Calvino il rapporto deve essere inverso: è la chiesa che deve guidare lo stato. I comportamenti immorali devono diventare reati. I Calvinisti formerebbero delle teocrazie. Il Calvinismo assorbe il movimento zwingliano e assorbe quello che restava delle eresie medievali come il valdesi delle Francia meridionale e del Piemonte e gli hussiti delle Boemia. Il Calvinismo forma una fascia che dalla Scozia va nei paesi bassi, lungo la zona urbanizzata nel mondo alpino e poi si diffonde in Europa orientale. È un fascia tra il mondo cattolico e quello luterano. Correnti più radicali Anabattisti Ci sono correnti più radicali. Le correnti riformate hanno mantenuto rispetto all’epoca medioevale l’identificazione tra comunità religiosa e comunità politica, cioè tra chiesa e stato. Quando si nasce nel Medioevo, si diventa sudditi e membri di una chiesa e questo resta, ma ci sono delle correnti che spezzano questa unità. Gli anabattisti sono persone che non capiscono perché battezzare i bambini visto che in questo modo viene imposta un’identità religiosa che poi devono mantenere, mentre invece se uno deve accedere veramente alla fede lo potrà fare quando diventa adulto. Il battesimo dato ai bambini quindi non vale, ma vale solo se uno da adulto sceglie di venire battezzato e di seguire una religione. Non hanno dei teologi come Lutero e Calvino, ma diffondo la loro idea di base e altre connesse: rifiutano il giuramento, non riconoscono le autorità religiose e pubbliche, rifiutano i comportamenti che diano morte. È un distacco tra chiesa e società civile, i salvati sono il piccolo gruppo dei consapevoli che ha accettato di seguire il Vangelo alla lettera. Questo modo di intendere la chiesa è destabilizzante, perché non riconoscono le autorità e anche quelle politiche, si pongono fuori dalla società perché loro sono i perfetti e le regole valgono solo dentro alla comunità, mentre quelli all’esterno sono dannati perché hanno scelto di seguire delle dottrine sbagliate. Si impadronisco di Munster (Germania nord-occidentale), che era una città libera all’interno di un territorio di un principe- vescovo, fanno una sorta di repubblica teocratica, cioè prendono il potere, riformano la chiesa, cacciano o 32 uccidono tutti quelli che non sono d’accordo con loro, fanno la comunione dei beni e delle donne. A questo i cattolici e i luterani delle regioni vicine si mettono d’accordo e assediano Munster nel 1535 ed uccidono quasi tutti. Questa dottrina è talmente eversiva da distruggere le basi della società. Gli anabattisti che restano prendono strade diverse: alcuni si danno al brigantaggio, perché tanto i non anabattisti sono una massa di dannati e altri invece recupereranno la dimensione pacifista e si accontenteranno di formare delle comunità isolate dai dannati di altre religioni. Vengono estirpati perché sono una minaccia per qualunque ordine sociale. Gli anabattisti continuano ad avere un certo seguito per tutti il 500 tra i ceti inferiori, come poveri e artigiani che non possiedono i mezzi di produzione. Anche questi dopo la batosta di Munster finiscono per fondersi con il Calvinismo. Altre correnti sono più movimenti culturali come gli antitrinitari. La trinità o si prende com’è o si rigetta. Questa corrente di pensiero è perseguitata dovunque, ma è limitata agli intellettuali e si diffonde nell’Europa orientale cattolica. Valdesianesimo In Spagna nasce e poi si diffonde in Italia il valdesianesimo. Vales è un segretario di Carlo V. Sono intellettuali, membri dei ceti superiori che vogliono semplificare il rapporto con Dio ed interpretarlo come un sorta di illuminazione. Non hanno tanto importanza i comportamenti e i riti, non hanno problemi ad aderire esteriormente a uno o all’altro culto, ma è importante il rapporto diretto con Dio. Non cambia la struttura della società, ci si apre all’influsso di Dio che guiderà le azioni e quindi non importa compiere o meno dei riti. è talmente cauto nei comportamenti che finisce per scomparire. L’Europa orientale cattolica diventa un terreno in cui riescono a convivere sia quelli che vogliono restare cattolici sia i riformati di vario genere inclusi gli estremisti come anabattisti e antitrinitari. Questo accade perché le monarchie sono più deboli e contano i grandi nobili, che fanno quello che vogliono e le monarchie non hanno la forza per costringerli ad adeguarsi alla religione di stato. Il re spesso è potente come i grandi nobili, ma è meno potente del complesso dei grandi nobili. In queste situazioni c’è più spazio per la pluralità religiosa. Nel tardo Medioevo la fede giusta era una sola e chi ha una fede sbagliata pone le sue certezze nel demonio, quindi è capace di tutte le cose peggiori. L’eretico o il seguace di una religione falsa ha dei comportanti che hanno come radice il demonio. Non veniva concepita la pluralità di fedi in un unico territorio. L’avere delle differenze religiose può portare a degli indebolimenti e ogni autorità politica cerca l’omogeneità religiosa. La tolleranza religiosa, quindi la riduzione al privato del fenomeno religioso, era inconcepibile in Europa per tutto il 500. Se c’è la predestinazione, la situazione è già decisa per quanto riguarda il proprio destino e se i comportamenti sono ininfluenti per la salvezza, allora si può fare ciò che si vuole. Questo potrebbe avere come esito un certo fatalismo e una non influenza della dimensione religiosa sui propri comportamenti. I Calvinisti non sono fatalisti e sono attivi nel cercare di diffondere il loro cristianesimo riformato. Cercano di essere molto attivi nel corso della loro vita, cercano di impegnarsi nel lavoro. Weber pone all’inizio del 900 il Cristianesimo calvinista come una delle origini del capitalismo. I calvinisti si impegnano molto nell’attività mondana, forse perché se le cose vanno bene nel corso delle vita questo potrebbe essere un segno che Dio ti vuole bene, anche se non si è sicuri della propria salvezza. Chiesa anglicana Il Calvinismo si diffonde in Scozia, la nobiltà scozzese che è il ceto che conta di più in quel regno preferisce passare al calvinismo e fare una chiesa di stato calvinista. L’Irlanda resta cattolica perché gli Irlandesi sono anti-inglesi che invece erano passati alla riforma. In Inghilterra dal 1509 regna Enrico VIII Tudor che, come il padre, ha presente il travaglio del regno nel secondo 400 con la guerra delle due rose. Ritiene che la monarchia vada consolidata, ma non riesce ad avere un figlio maschio per erede e per motivi affettivi e politici chiede lo scioglimento del matrimonio al papa su basi anche teologiche visto che sposa la vedova del fratello. La moglie però era la zia di Carlo V e quindi il papa non accetta la richiesta di Enrico VIII, visto che arriva poco 35 2. Questione politica: i papi medicei (Leone X e Clemente VII) teme uno strapotere di Carlo V e vorrebbero che non ci fossero i Luterani, ma che questo avvenisse senza che aumenti anche il potere di Carlo V. Carlo V non essendo riuscito a sconfiggere i Luterani sul piano militare chieda la convocazione di un concilio e si fa molta fatica per farlo, perché papa Paolo III Farnese teme il concilio. Nel corso del Basso Medioevo dallo scisma d’Oriente (1053) la chiesa latina era stata costruita come una sorta di monarchia papale e a cavallo tra 300 e 400 questa costruzione era andata in crisi. Dopo il periodo avignonese quando si torna a Roma si apre uno scisma, viene eletto a distanza di poche settimane un papa che riporta la sede ad Avignone, quindi ci sono due papa e non si sa quale sia quello vero. Si apre il grande scisma d’Occidente che dura dal 1378 al 1417 e manda in crisi l’immagine della chiesa latina come monarchia papale. Si pensa di fare un concilio di tutti i vescovi per risolvere la questione e si elegge un terzo papa insieme agli altri due. Nel concilio di Costanza i 3 papi vengono sconfessati e viene eletto un unico papa, ma è stato imposto di convocare periodicamente dei concili per discutere sulla guida spirituale della chiesa. All’ideale monarchia papale si contrappone l’idea del concilio come superiore al papa. Nel concilio di Basilea si proclama la superiorità del concilio sul papa e quindi i papi temono che la loro autorità venga messa in discussione dal concilio. Papa Paolo III apre il concilio solo quando viene costretto ed è contento che inizialmente i Francesi non partecipino. Il concilio si apre a Trento, ai confini tra Italia e mondo imperiale e tra il mondo cattolico e quello protestante. Il concilio di Trento doveva definire le questioni teologiche in discussione sentendo anche i protestanti e dall’altra avrebbe dovuto assicurare la riforma del clero con dei fedeli anche più soddisfatti. Viene chiarita la dottrina cattolica, ma non con un dialogo con i protestanti. Quello che viene deciso al concilio di Trento è un chiarimento sulle basi più tradizionali del cattolicesimo, viene ribadito che il modo per andare in paradiso è anche per opere, non solo per fede, che i sacramenti sono 7, che la rivelazione, quello che Dio ha detto all’uomo, non si trova solo nella bibbia ma anche nella tradizione. Si conferma il libero arbitrio, quindi si può scegliere tra bene e male davanti a dilemmi morali, viene definito che la messa è la ripetizione dell’ultima cena, non solo un ricordo o commemorazione (Zwigli) o un nutrirsi del corpo e del sangue (Lutero). Vengono confermate le tradizioni, quindi il clero cattolico deve essere celibe e viene confermato per i monaci e per le monache l’obbligo della clausura. L’idea del monastero è una vita totalmente dedicata alla preghiera. Con celibato del clero, niente figli e concubini e clausura siamo nel campo della riforma morale. L’altro aspetto di cui il concilio si occupa è quello del miglioramento del clero. Diventa importante l’istituzione di seminari per formare il clero, che sono più seri rispetto alle scuole capitolari che non in tutte le diocesi c’erano presso il vescovo. Viene sancito in maniera rigorosa l’obbligo della residenza del clero in cura d’anime. Spesso i vescovi non risiedevano nelle diocesi e i parroci nelle parrocchie, ma si limitavano a percepire nelle entrate, stavano dove volevano e mandavano un cappellano al loro posto. Con il concilio di Trento viene ribadito che ogni ecclesiastico con cura d’anime deve stare dove presta servizio e per allontanarsi deve avere il permesso del papa o del vescovo. Viene vietato di avere più incarichi, più benefici. Ogni parroco deve anche registrare i battesimi, i matrimoni e i morti della sua parrocchia e deve compilare la compilazione degli stati d’anime1. Questo serviva non solo a fini demografici e pastorali, ma anche per controllare i comportamenti dei fedeli, cioè a vedere se le perone si confessavano e si comunicavano almeno una volta all’anno e se non si faceva si poteva pensare che non fossero buoni cristiani o anche degli eretici. A questo punto allora il parroco doveva rivolgersi ad altre istanze. Si avvia il miglioramento morale e culturale del clero e in questo modo ci si aspetta di ottenere un miglioramento morale dei fedeli. Si avvia poi il controllo sulle coscienze. Nel 1542 prima che il concilio di apra viene istituita l’inquisizione romana, che era un coordinamento delle inquisizioni locali che faceva capo alla curia. Si dovrebbe estendere a tutta la cattolicità, ma di fatto si estende solo in Italia e in parte in area tedesca. In Francia è il re che decide come punire gli eretici e si inizia a formare un’inquisizione regia, che però poi non viene fatta. Il risultato è 1 Elenchi degli abitanti di una parrocchia redatti casa per casa dal rettore della stessa al fine di controllare l’adempimento del precetto pasquale. 36 un accentuato controllo sulle opinioni. Non c’è spazio per il dissenso religioso e l’inquisizione serve a cercare e capire gli eventuali eretici. In tutte le parti d’Europa i fedeli delle diverse confessioni cristiane sono chiamati a essere rigorosi nei loro comportamenti. L’intera vita del suddito fedele doveva essere coerente con la confessione del Paese in cui vive. Ogni chiesa cristiana cerca di migliore l’istruzione religiosa dei fedeli, i protestanti devono leggere la bibbia e devono essere quindi alfabetizzati. I cattolici iniziano a diffidare della lettura della Bibbia in volgare, c’è un filtro di tipo culturale e in latino è tutta la liturgia. Molti ordini religiosi fanno sforzi per insegnare il cristianesimo agli adulti e ai bambini (catechismo). Oltre all’inquisizione viene istituito l’indice dei libri proibiti, si cerca di controllare l’intera produzione a stampa. In ogni diocesi ci sono dei frati che leggono dei libri proposti per la stampa per vedere se c’è qualcosa di contrario alla fede. Nelle università dei Paesi cattolici se ci si vuole laureare, si deve giurare di essere cattolici, quindi la circolazione studentesca viene a cadere. C’è una crescente differenziazione tra Europa cattolica ed Europa protestante. Le autorità religiose cercano di eliminare tutto ciò che esce dalla loro ortodossia, non solo l’eresia, ma anche abitudini popolari che sono residuo di culti pre-cristiani come la caccia delle streghe. I Benandanti erano gente che in determinate occasioni usciva per la compagna con l’aiuto di Dio per sconfiggere le forze maligne che distruggono i raccolti. Le diverse confraternite erano le unioni di laici che si dedicavano al culto di certi santi o di laici che aiutavano i poveri e anche queste manifestazioni di auto-organizzazione del laicato vengono controllate dai vescovi. La vita religiosa deve venire sottoposta alle autorità ecclesiastiche e nei Paesi protestanti anche a quelle civili. Francia La Francia aveva iniziato ad organizzare una sorta di inquisizione regia verso la metà del 500, ma c’erano dei problemi per la monarchia e quindi la formazione dell’inquisizione si era fermata. I re di Francia non danno molto peso alle differenze religiose all’inizio, sono tolleranti, ma quando Calvino inizia la sua predicazione iniziano a preoccuparsi. Dal 1535 i Calvinisti e gli eretici vengono ricercati in Francia. In area tedesca i Francesi sostengono i Luterani per contrastare Carlo V, mentre in patria perseguono gli eretici. Il Calvinismo si diffonde in modo disomogeneo, sono più diffusi nella parte meridionale, nella zona di lingua d’oc dove si era già diffuso il catarismo e in cui nel 200 si diffondono i valdesi, che continuano ad esistere in Provenza, mentre sono meno presenti al Nord e neanche a Parigi. I Calvinisti francesi sono stati chiamati Ugonotti. Finché i re di Francia sono forti e sfidano Carlo V, gli Ugonotti stanno tranquilli e nascosti. Il Calvinismo non si diffonde solo nei ceti medi-bassi, ma anche in parte della nobiltà e arriva anche a corte. Ci sono rami della famiglia reale a cui non dispiace il Calvinismo. Nel 1559 il re Enrico II muore e la Francia si ritrova in una crisi dinastica, perché il re ha 4 figli e il regno viene guidato dalla vedova Caterina de Medici come tutrice del figlio maggiore. La monarchia si indebolisce e i grandi nobili vogliono prendere potere. Gli Ugonotti cercano di ottenere in qualche modo libertà di culto, escono allo scoperto e si scopre che il 10-20% dei Francesi sono diventati Ugonotti. Nella lotta tra i grandi nobili di corte per controllare il regno in presenta id una monarchia debole si inseriscono anche i contrasti religiosi. Si avvia una distinzione tra nobili filo-ugonotti e quelli ostili. La regina cerca di mediare, perchè vorrebbe evitare che le contrapposizioni politico religiose spaccassero la Francia. Avvia colloqui di religione con teologi calvinisti e cattolici, ma ognuno resta sulle sue posizioni, poi induce il figlio Carlo IX a fare un lungo giro per il regno per farsi vedere per accrescere la popolarità del re, per sottolineare che la Francia ha un punto di riferimento nel re. Cerca di fare delle concezioni parziali agli Ugonotti, come consentire il loro culto pubblico dove sono più diffusi. Cerca di porre la monarchia come punto di riferimento per tutti e di evitare che le differenze religiose degenerino. Caterina non riesce nel suo intento perché agli Ugonotti si contrappone un altro gruppo di nobili che si atteggia ad ultra-cattolico (famiglia Guisa). I due gruppi si danno proprie organizzazioni militari e cominciano ad aggredirsi reciprocamente. A partire dal 1562 la Francia è sconvolta da una serie di guerre civili tra Ugonotti e ultra- cattolici riuniti in una lega cattolica guidata dai Guisa. Queste guerre durano 36 anni, fino al 1598. Essendo la monarchia debole e i grandi nobili per indebolirla giocano sulle guerre civile, la regina e i figli che si succedono si alleano di volta in volta con una delle due fazioni per indebolire l’altra, ma la monarchia così si scredita sia 37 con una fazione che con l’altra. Enrico III non ha figli, è l’ultimo della dinastia che regna e quando viene assassinato l’erede al trono dovrebbe essere il capo degli Ugonotti, Enrico di Navarra, cioè un membro di un ramo minore della famiglia reale, i Valois, che erano i re del micro-regno di Navarra, a nord dei Pirenei. Era stato scelto dagli ugonotti come capo militare. In base allo statuto delle leggi francesi dovrebbe diventare re di Francia un eretico che si era già convertito una volta perché era stato catturato dai cattolici, che lo avrebbero ucciso se non si fosse convertito, e che poi era tornato ugonotto. Sulla base del diritto canonico, se si era eretici e si veniva scoperti, si dava alla persona la possibilità di convertirsi. Se si ricadeva nell’eresia, la seconda volta anche se ci si convertiva di nuovo, si veniva condannati a morte. Gli ultracattolici si appoggiano alla Spagna e ottengono l’intervento spagnolo. La Francia rischia di diventare un paese calvinista o uno stato satellite della Spagna. Enrico di Borbone diventa re con il nome di Enrico IV ridiventando cattolico e manda emissari dal papa per il diritto canonico. Nel corso delle guerre civile tra Ugonotti (aiutati da Inghilterra e protestanti tedeschi) e ultra-cattolici era sorto il gruppo dei politiques che erano cattolici moderati che volevano sostenere la monarchia. Questo gruppo sostiene Enrico IV e fa da ponte per il suo ri- avvicinamento al cattolicesimo. Il papa Clemente VIII perdona Enrico IV (diritto canonico) per evitare una Francia protestante o una Francia succube della Spagna. Enrico VI sconfigge gli spagnoli. La Francia rimane un regno cattolico, gli Ugonotti possono esistere e concede loro una sede di fortezze in cui possano auto- difendersi in caso di aggressioni. Gli Ugonotti mantengono un loro apparato militare e la libertà di culto dove sono più numerosi. È come se ci fossero una Francia ugonotta minoritaria a macchia di leopardo in una Francia cattolica maggioritaria. Gli Ugonotti hanno i loro tribunali, possono accedere ai servivi pubblici, fondano le loro istruzioni scolastiche. I diversi Paesi protestanti non sono solidali tra di loro, ognuno aveva la sua politica indipendentemente dalle confessioni religiosi e non erano molto potenti in confronto ai Paesi cattolici come Italia e Spagna. Spagna A sud dei Pirenei la Spagna di Filippo II offre un’altra immagina rispetto alla Francia lacerata dalle divisioni religiose. La Spagna è un Paese in espansione politica e coloniale, gli Spagnoli arrivano alle Filippine e fanno del Pacifico un lago spagnolo. Sono una potenza che si sta rafforzando e nonostante sia una monarchia composita sono complessivamente uniti. Con Filippo II cambia il modello di monarchi spagnola, era stato un sovrano itinerante per i suoi vari domini per cercare di tenerli insieme e tutti i sovrani nel primo 500 tendono a girare per i loro domini. Filippo II si ferma e fissa la capitale a Madrid per dirigere tutto da qua. Non delega, come re di Spagna ha tanti consigli che sono strumenti ausiliari di una decisionalità che si trova nel re che quindi è l’unico che prende tutte le decisioni. Punta sull’unità religiosa e sul controllo delle opinioni (inquisizione spagnola). Si ha l’incorporazione del Portogallo che aveva acquisito delle basi in Oriente, il Brasile ed era diventato il principale esportato di schiavi dall’Africa per le Americhe. Si era arricchito, ma nel 1578 ha come re Sebastiano che si concepisce come crociato e progetta una spedizione/crociata in Marocco che invade. Questo era il regno nord-africano non entrato nell’impero ottomano, era riuscito a creare un dominio trans-sahariano e a controllare le fine commerciale e alla fine del 500 distrugge e integra il Mali. È un Paese forte nell’ambito delle monarchie nord-africane. Sebastiano I fa una spedizione contro il Marocco e il risultato è disastroso: i Portoghesi vengono uccisi, muore il re e tutti i grandi nobili che lo hanno accompagnato. Sebastiano non aveva figli, non aveva parenti nella dinasta se non un vescovo vecchio e nel 1580 la dinastia degli d’Aviz si estingue. I momenti di crisi dinastica sono momenti di difficoltà per le monarchia, si fanno avanti vari pretendenti per il trono e il più vicino è Filippo II che aveva parentele portoghesi. Viene proclamato re di Portogallo e il Portogallo diventa uno dei diversi regni della monarchia composita spagnola, mantenendo però le sue cortes, colonie, diritti, leggi. Filippo II è il sovrano di tutta la penisola iberica, dell’Italia, dei Paesi Bassi e di tutti gli insediamenti fuori dall’Europa. La politica che svolge è di rafforzamento della posizione spagnola usando l’argento americano che sta arrivando dalle miniere del Perù e del Messico. Queste risorse vengono usate per cercare di sconfiggere la Francia e per cercare di recuperare l’Inghilterra, che alla fine del Medioevo, dopo il ridimensionamento avuto con la guerra delle due 40 Elisabetta riesce a favorire il patriottismo regio, la monarchia diventa popolare. È una regina che non chiede soldi, che protegge dai nemici, che assicura la pace e lascia vivere. Durante il suo regno l’Inghilterra riprende una presenza in altri continenti, per reazione alle spedizioni spagnole alcune flotte inglesi fanno guerra di corsa contro la Spagna, attaccano le coste spagnolo e iniziano anche una navigazione oceanica. Francis Drake fa il giro del mondo come Magellano nello stesso modo, andando verso ovest. Alla fine del 500 gli Inglesi provano a insediarsi nel 1584 in nord-America formando la Virginia, ma l’insediamento non riesce, ma è il modo per far veder che l’Inghilterra non vuole essere una potenza di secondo piano. Le spedizioni extra- europee non sono finanziate dallo stato, mentre quelle Spagnole e Portoghesi erano controllate dallo stato e tutto il commercio doveva avvenire tramite alcuni porti decisi dallo stato. Le iniziative inglesi sono di privati, lo stato non ha soldi e quindi si formano delle società per azioni a cui viene concesso il monopolio. Irlanda Nel mondo inglese esiste anche l’Irlanda, che in teoria era un regno di cui era re il re inglese, quindi anche l’Inghilterra era una monarchia composita, ma gli inglesi riuscivano a controllare solo una piccola zona intorno a Dublino, mentre il resto era controllato dai clan irlandesi. L’Irlanda aveva tanti abitanti quanti l’Inghilterra, quindi non era semplice controllarla. Erano stati mandati dei coloni inglesi nel Medioevo, ma avevano assunto i comportamenti degli Irlandesi. Le grandi famiglie irlandesi non vivevano di agricoltura, ma l’attività economica prevalente era l’allevamento e le famiglie erano in lotta tra di loro continuamente. C’era un capo con una serie di seguaci ed era normale lottare contro i capi vicini. Quando la riforma si diffonde in Inghilterra gli irlandesi si abbarbicano al cattolicesimo perché non apprezzano la presenza inglese. L’Irlanda sarà sempre considerata una possibile testa di ponte per invasioni per l’Inghilterra e per cambiare la situazione religiosa inglese. Gli inglesi imporrebbero l’anglicanesimo anche in Irlanda se avessero il comando dell’isola. Con Elisabetta e in seguito per cercare di piegare gli Irlandesi immetteranno dei coloni calvinisti inglesi prima e poi scozzesi e nei confronti degli Irlandesi l’atteggiamento sarà: diventare inglesi o andarsene rinunciando a tutto. Gli Inglesi attuano una colonizzazione e una espropriazione degli Irlandesi. Ai capi clan viene proposto di diventare nobili inglesi e i loro seguaci diventano i loro braccianti e quelli contrari vengono attaccati e sconfitti. In Irlanda si sperimentano le tecniche di colonizzazione che poi verranno usate in America, come avevano fatto gli Spagnoli nelle isole a largo della costa africana. Europa orientale L’Europa orientale di età moderna si compone di 3 Paesi: Polonia, Russia e impero ottomano. Polonia La Polonia è uno stato composito dato dall’unione del regno di Polonia e del grand ducato di Lituania ed è una delle maggiori potenze dell’area. Non è molto popolata, specialmente la parte lituana, ed è plurilingue: si parla polacco, ma ci sono zone dell’attuale Ucraina e dell’attuale Bielorussa, quindi Paesi slavi, e la Lituania ha la sua lingua indoeuropea baltica. Le città si sono germanizzate, le oligarchi urbane polacche e in grande parte gli ecclesiastici polacchi hanno assunto la cultura tedesca. C’è anche pluralità religiosa: i polacchi sono cattolici, gli ucraini e i bielorussi ortodossi, mentre i lituani si erano convertiti al cattolicesimo molto tardivamente dopo aver avuto dei culti pagani anche nel Medioevo. In questa varietà si inserisce la riforma e i grandi nobili scelgono di convertirsi. La realtà che conta nel regno è quella dei grandi nobili. La dinastia degli Jagelloni, che aveva retto la monarchia composita e che fino al 1526 aveva regnato anche in Ungheria e in Boemia, a un certo punto si estingue e la grande nobiltà è talmente forte che nel 1573 decide di trasformare la Polonia in una monarchia elettiva, quindi i re di Polonia sono re a vita e quando ne muore uno la dieta del regno si unisce per eleggerne uno nuovo. La monarchia si indebolisce in favore dei grandi nobili. La dieta dopo si dà la regola dell’unanimità, ma alla dieta possono partecipare tutti i nobili, anche quelli piccoli che possiedono delle micro-signorie e detestano i grandi nobili, quindi facilmente si paralizzano i lavori del regno. I re di Polonia hanno poche risorse su cui punture: i loro domini personali e il fatto di poter affidare le 41 cariche del regno. Per diventare re si deve essere cattolici e i re cercano di assegnare cariche solo ai cattolici. Questo porta la nobiltà a riconvertirsi gradualmente al cattolicesimo. I re di Polonia cercano di ampliare i loro domini personali, non in quanto re di Polonia, ma in quanto signore del grande feudo di. La Polonia è un paese ricco dal punto di vista agricolo e i suoi raccolti vengono portati sul Baltico e da Danzica in Europa occidentale. È diffusa la servitù della gleba, in Lituania peggio che il Polonia. Uno dei modi per rafforzarsi in una monarchia elettiva è quello di accrescere i domini ereditari e di conquistare nuovi regni. Per alcuni decenni, a cavallo tra 500 e 600, la Polonia avrà in comune il re con la Svezia. La dinastia Vasa (aveva staccato la Svezia dalla Danimarca) regna sulla Svezia luterana e sulla Polonia cattolica, in Polonia i Vasa diventano cattolici, ma dopo per loro è difficile mantenere il controllo sulla Svezia. Per decenni si ha una potenza polono-svedese che controlla due rive opposte del Baltico. Russia In Russia nel Medioevo si ha una storia di riconquista, di una tentata ricostruzione dell’antica Russia centrata su Kiev, anche se questa volta centrata su Mosca, nei confronti di quello che restava dei khanati mongoli dell’Asia occidentale e dell’Europa orientale. I khanati che esistevano ai confini del mondo russo erano quelli di Crimera (sotto protezione ottomani), di Astrakan, di Kazan e di Sibir. Kazan e Sibir sono sul Volga, sono città commerciali. Gli zar di Russia unificano i principi russi che erano riusciti a sopravvivere sotto la sovranità mongola, soprattutto lo zar Ivan IV prende il controllo del regno a danno della grande nobiltà, i boiardi. Ivan IV era stato tenuto sotto tutela dei grandi nobili e dall’adolescenza inizia una lotta contro questi, li uccide e crea un corpo di truppe alla sue dipendenze per eliminare quelli che si oppongono alla sua politica. Sottomette i possibili contropoteri, stronca la grande nobiltà se non gli è fedele, amplia il territorio controllato dallo zar, si dota di forze militari permanenti e consistenti e la chiesa ortodossa mantiene la collaborazione con lo stato. La Russia è rimasto l’unico paese ortodosso non controllato dai Turchi, quindi diventa il centro dell’ortodossia e Mosca diventa un patriarcato e guida per gli ortodossi. Si ha un rafforzamento interno. Kazan e Astrakan vengono sconfitti ed inglobati. Ivan IV accetta che gli Stroganov che erano mercanti che hanno un dominio nella Russia meridionale facciano delle spedizioni al di là degli Urali, attaccano il khanato di Sibir, lo sconfiggono nel 1582 e iniziano una lenta penetrazione in Asia settentrionale. I Russi vogliono andare in Cina e lo fanno a piedi passando gli Urali. Arrivano fino all’Oceano Pacifico a metà 600 e in Asia settentrionale creano gradualmente una serie di posti fortificati. Anche la Russia a fine 500 conosce una crisi dinastica, la dinastia dei Rjurikidi si estingue e inizia una serie di guerre civili analoga e quasi contemporanea a quella francese. Tra il 1596 e 1614 c’è in Russia il periodo dei torbidi, cioè non si sa chi debba fare lo zar e che rapporti debba avere soprattutto con la grande nobiltà. Diverse famiglie nobili cercano di controllare il trono, la grande nobiltà cerca di limitare i poteri dello zar e in questo quadro di confusione si inseriscono anche i Polacchi che riescono ad ottenere il trono russo. La Russia potrebbe diventare un satellite polacco, ma il clero ortodosso non ci sta, perché non volevano essere guidati dai cattolici. In questo periodo dei torbidi emergono delle figure che dicono di essere discendenti da Enrico IV, dovrebbe esistere anche Demetrio, figlio di Ivan che si credeva morto, ma si tratta solo di impostori, che però incarnano il desidero di avere una figura carismatica che guidi il regno. Alla fine i grandi nobili si accordano per dare il trono a uno di loro, che è Michele Romanov, che è il capostipite della dinastia che regnerà fino alla prima guerra mondiale. Nel secondo 500 la diffusione della riforma ha suscito reazioni diverse a seconda dei contesti: a volte sono state destabilizzanti come nel caso francese e olandese e a volte hanno avuto come effetto quello di favorire un maggiore controllo delle società da parte dei governi. Sia in area cattolica che in quella protestante tutti i governi hanno cercato di controllare le chiese locali e le opinioni, il modo di pensare dei sudditi con mezzi diversi: controllo sociale diffuso e tribunale regio nei paesi protestanti e l’inquisizione regia o romana e i tribunali regi in quelli cattolici. Di fatto ogni parte dell’Europa ha reagito alla diffusione del protestantesimo con un irrigidimento ulteriore delle strutture sociali e con un maggiore controllo sulla cultura, sull’istruzione 42 e sulle opinioni. Il problema iniziale del disagio dei fedeli è stato risolto in modo diverso: nei Paesi protestanti con un richiamo alla responsabilità personale dei fedeli eliminando la mediazione del clero che viene depotenziato del suo ruolo, mentre nei Paese cattolici si è cercato di trovare un clero migliore dal punto di vista qualitativo. La tolleranza religiosa e l’indipendenza della società civile (stato) da quella religiosa (chiese) non sono acquisite e neanche desiderate, continua l’idea che serva omogeneità di fede e fedeltà al sovrano per la salvezza dello stato. La scelta della Francia del 1548 è molto coraggiosa e pericolosa, ma è una scelta obbligata per porre fine alle guerre civili. Gente delle diverse confessioni religiose diffida reciprocamente e in ogni aree possibilmente si cerca di riguadagnare terreno da parte di ogni confessione religiosa. L’area più calda è quella dell’impero dove la pace di Augusta aveva congelato la situazione cercando di garantire l’omogeneità religiosa a livello di singolo territorio invece di intera area imperiale, ma i problemi non erano risolti definitivamente. Nonostante la pace continuano le secolarizzazioni, cioè il passaggio di territori e confisca di beni cattolici al protestantesimo. I cattolici cercano, soprattutto inviando missionari e tramite l’azione culturale dei Gesuiti e sostenendo l’azione degli Asburgo in quanto imperatori e cattolici, di riconquistare posizioni. Guerra dei 30 anni Nell’area dell’attuale Austria, nel regno di Boemia (Repubblica Ceca) e nel regno di Ungheria, che non era stato assorbito dagli Ottomani, la situazione è complessa perché gli Asburgo sono cattolici e potrebbero costringere i sudditi a essere cattolici a tenore della pace di Augusta. La nobiltà di lingua tedesca era per grand parte luterana, quella di lingua ungherese calvinista e i nobili della Boemia (sarebbero di lingua ceca, ma i ceti superiori si erano germanizzati) in parte sono cattolici e in parte sono passati all’Hussitismo (eresia di fine 300 e inizio 400 che anticipava temi del protestantesimo) che in parte confluisce nel calvinismo. Restano cattolici i ceti inferiori e in maniera abbastanza compatta sia il Tirolo austriaco che quello italiano, nel Tirolo il protestantesimo non attecchisce. Nelle altre aree o nella forma luterana per i germanofoni o nella forma calvinista per tutti gli altri la riforma si diffonde largamente nei ceti medio-alti. La Boemia è un regno abbastanza ricco, con una nobiltà forte e dove c’è questa tradizione di eresia. I rapporti tra Asburgo e sudditi boemi si deteriorano a cavallo tra 500 e 600 perché la linea diretta dei discendenti del fratello di Carlo V si estingue e subentra una linea di Asburgo secondari che fino alla fine del 600 aveva regnato sull’Austria interna, cioè Stiria, Carinzia e Slovenia. Gli Asburgo di questo ramo erano più intransigenti di quelli che avevano tenuto la corona complessiva dei domini ereditari fino ad allora e nel secondo 500 riescono ad applicare la pace di Augusta nei loro domini, quindi ad imbozzolare il protestantesimo per impedire che si diffonda ulteriormente e aspettano l’occasione per cancellarlo definitivamente. Quando ottengono tutti i domini e il trono imperiale, le tensioni latenti in Boemia si radicalizzano. Sulla base di cause occasionali e pretesti si accende in Boemia una rivolta anti-asburgica dei nobili, grandi e piccoli, a guida calvinista. La dieta boema nel 1618 si riunisce e dichiara gli Asburgo decaduti dal trono boemo, cioè i rappresentanti del regno di Boemia stabiliscono che gli Asburgo non sono più i loro re e danno il trono boemo all’elettore del Palatinato, cioè dell’unico territorio tedesco più grande che aveva aderito al calvinismo invece che al luteranesimo. Con il 1618 si apre un 30ennio di conflitti che inizia come rivolta politico-religiosi di una parte dei domini asburgici, la Boemia, si sviluppa come conflitto politico-religioso che coinvolge l’intero Sacro Romano Impero e che finisce per essere una nuova fase del confronto franco-asburgico per l’egemonia sull’intera Europa occidentale. Si tratta della guerra dei 30 anni, perché dura fino al 1648. Nell’impero nel 50ennio tra la pace di Augusta e l’inizio della rivolta boema, soprattutto dall’inizio del 600, per le diffidenze tra confessioni si erano formate delle alleanze militari tra alcuni principati protestanti2 (unione evangelica) e tra alcuni principati cattolici (lega cattolica). Quando la Boemia si rivolta contro gli Asburgo l’unione evangelica si schiera con i rivoltosi, mentre le lega cattolica e la Spagna sostengono gli 2 Non tutti i principati protestanti erano alleati tra di loro e non tutti erano anti-asburgici. Il Brandeburgo e la Sassonia (entrambi elettorati) non avevano supportato la rivolta boema, erano rimasti neutrali. 45 Francia La guerra dei 30 anni riafferma l’equilibrio in Europa, senza grandi sconvolgimenti, ma l’equilibrio si sposta a favore della Francia. Enrico IV, trionfatore delle guerre civili, viene ucciso da un fanatico religioso e il re successivo, Luigi XIII, è minorenne, quindi ci sono anni di reggenza duranti i quali, tramite gli stati generali, i grandi nobili cercano di limitare i poteri della monarchia (1614). Il tentativo fallisce e il re, insieme ai suoi collaboratori, riprende la politica di rafforzamento della monarchia che Enrico IV aveva impostato. Luigi XIII si affida a un ministro favorito, a un politico di cui si fida e a cui fa condurre l’intera politica del re, e questo ministro è il cardinale di Richelieu. Questo tipo di figure sono presenti anche in altri Paesi e sono una novità politica del primo 600: in Spagna agisce Enrique Guzman, duca di Olivares, in Inghilterra troviamo il duca di Buckingham, presso i papi è d’uso affidare grandi attività politiche ai cardinali-nipoti e cose simili fanno i visir dell’impero ottomano. A cavallo tra fine 500 e metà 600 esiste questo modello politico dei ministri favoriti: se le cose andavano bene, allora il merito era del re, mentre se andava male, era colpa del ministro e l’immagine del re non viene intaccata di fronte ai sudditi e si poteva beneficiare dei servigi di una persona di fiducia e capace, ma è fungibile. In Francia si cerca di rafforzare il potere regio rispetto ai possibili contropoteri interni, cioè i fattori di potenziale indebolimento della monarchia. Il principale contropotere potrebbero essere gli Ugonotti che erano una minoranza religiosa con un apparato militare. Richelieu negli anni 20 toglie agli Ugonotti le piazzaforti che l’editto di Nantes aveva loro concesso ed entro il 1628 con azioni militari gli Ugonotti perdono le loro fortezze. Possono continuare a praticare la loro religione, ma l’apparato militare viene smantellato. Altro contropotere sono i grandi nobili, che quindi dovranno essere controllati. Gli stati generali dopo il 1614 non vengono convocati. I grandi nobili erano governatori della province, quindi comandanti delle forze militari di ognuna delle circoscrizioni e Richelieu inizia ad affiancare loro gli intendenti, cioè degli impiegati dello stato, stipendiati dal re, che sorvegliano l’amministrazione della giustizia, le finanze della provincia, gli enti locali, controllano tutti coloro che svolgono una funzione in nome del re a cui riferiscono cosa succede. Viene aumentata la vigilanza sulle realtà periferiche da parte del sovrano tramite i suoi alleati. Viene ampliato il sistema della vendita degli uffici. Si rafforza la creazione di una seconda nobiltà la cui legittimazione sta nell’esercitare funzioni pubbliche comprate in nome del re. Vengono aumentate le imposte senza convocare gli stati generali per fornire più risorse alla Francia per lo sforzo bellico e questo prova rivolte antifiscali urbane e soprattutto rurali, ma avendo l’appoggio dei ceti che contano vengono represse. Proprio perché la Francia è coinvolta in questa azione che interviene tardivamente in maniera indiretta nella guerra dei 30 anni, ma fin dall’inizio sostiene tutti coloro che sono ostili agli Asburgo per poi entrare in guerra direttamente. Gli Spagnoli cercano da soli di continuare la guerra contro la Francia e lo fanno per altri 11 anni. La Spagna fino al 1659 continua il confronto militare con la Francia, dopo che la guerra dei 30 anni è finita e si svena come aveva fatto con gli Olandesi prima. Anche la Francia nel confronto bellico conosce delle difficoltà e delle tensioni. Dopo la vittoria le tensioni sfociano in altre agitazioni sociali. La Francia conosce 4 anni di agitazioni importanti e tra il 1648 e il 1653 c’è un movimento doppio che prende il nome di ‘’fronda’’. Nasce come agitazione e rivolta anti-fiscale guidata dai parlamenti e poi alla fronda dei parlamenti si aggiunge la fronda dei principi. I parlamenti francesi (quindicina) sono dei tribunali supremi che giudicano delle cause importanti e assomigliano alla nostra corte costituzionale. Ogni sovrano di antico regime deve rispettare le leggi fondamentali del regno, altrimenti è illegittimo. I parlamenti francesi hanno il diritto di rimostranza: il re emana una norma e i parlamenti la studiano e se trovano che la norma non è conforme alle tradizioni istituzionali e giuridiche del regno, invitano il re a ripensarci. I parlamenti si ritengono i custodi delle leggi e i rappresentati del regno. Come gli stati generali rivendicano la rappresentanza del regno. I parlamenti e i ceti inferiori fanno una prima sommossa anti-regia e questa è al fronda dei parlamenti. Indipendentemente da questo, i grandi nobili fanno una loro 46 rivolta per cercare di controllare la monarchia e la loro rivolta è più pericolosa di quella dei parlamenti perché i grandi nobili dispongono di forze militari e di capacità militari. Questa rivolta è data dall’azione doppia dei parlamenti e dei grandi nobili che voglio entrambi limitare i poteri della monarchia. La fronda approfitta del fatto che Luigi XIII muore, Luigi XIV è piccolo e la reggente è una de Medici, quindi la monarchia era debole e non c’era neanche più il pericolo degli Asburgo. Di fronte all’azione dei nobili e al pericolo di una monarchia limitata dai grandi nobili, la fronda dei parlamenti rientra perché non si vuole un regno controllato dai grandi nobili, ma è meglio rafforzare il potere del re che devolverlo ai nobili. La fronda dei parlamenti rientra di fronte alla fronda dei principi e colui che governa in nome del re, il cardinale Mazzarino, riesce a configgere i principi. La fronda finisce per rafforzare la monarchia francese, come era successo per le guerre di religione. Province Unite Le Province Unite sono diventate da inizio 600 uno dei Paesi più importanti di Europa ed era anche uno dei Paesi più ricchi. Sono 7 e quelle più ricche erano l’Olanda, la Frisia e la Zelanda. Ogni provincia è una micro- repubblica (confederazione come la Svizzera) e ci sono province a guida urbana, soprattutto quelle più ricche, e province a guida rurale, dove contano di più i nobili che le oligarchie cittadine. In Frisia l’attività economica principale è la pesca ed è una confederazione di comuni di pescatori. Ognuna di queste province ha delle istituzioni e le principali sono: 1. Gli stati provinciali: rappresentanza dei ceti della provincia, con composizione diversa a seconda delle province 2. Lo statolder/luogotenente: è il comandante dell’esercito provinciale, che non è permanente e viene radunato in caso di guerra Viene meno la rappresentanza del clero in quanto tale, perché le Province Unite sono a guida calvinista e ogni provincia si auto-amministra. La confederazione si occupa solo delle questioni comuni, quindi politica estera, militare, il raccordo economico tra le diverse province. Ci sono larghissime autonomie per ogni entità che compone la federazione e in comune le 7 province hanno gli stati generali, che però sono una riunione dei rappresentanti delle singole province. L’altra in comune è lo statolder generale che è il comandante dell’esercito della confederazione e per abitudine questa carica, conferita dagli stati generali, viene affidata a un Orange, che erano stati le guide della rivolta. Gli stati generali non siedono in permanenza e il loro segretario, il gran pensionario, è in carica permanente ed assicura la continuità della politica della confederazione. La figura civile della confederazione è il gran pensionario, mentre quella militare è lo statolder generale. Le province non sono tutte uguali, sono una sorta di società per azioni dove ogni provincia contribuisce al bilancio della confederazione in ragione della loro ricchezza, ma contano anche in ragione della loro ricchezza. Siccome la provincia più ricca è l’Olanda, che da sola fornisce quasi la metà del bilancio della confederazione, di fatto guida la confederazione. La confederazione è come una società per azioni politica dove l’azionista di maggioranza è l’Olanda. Le due componenti politiche, il gran pensionario e lo statolder, tendono a dare alla politica della confederazione indirizzi diversi. Il gran pensionario è l’espressione politica delle oligarchie urbane, i cosiddetti Regenten, i reggenti, cioè gruppi ristretti di origine bancaria, mercantile, industriale, armatoriale che guidano le città soprattutto olandesi e zelandesi. Questi vorrebbero una politica estera pacifica visto che si occupano di commercio e una politica religiosa tollerante per lo stesso motivo. I reggenti erano calvinisti, ma tolleravano le altre religioni se non scoppiavano delle ribellioni di stampo religioso. I regenten sarebbero di fatto favorevoli alla tolleranza religiosa e sono favorevoli a un calvinismo annacquato. Nel 1619 i Calvinisti olandesi fanno un sinodi di teologi in cui si contrappongono due tendenze: una calvinista stretta e una annacquato, il Calvinismo arminiano, che rispetto alla rigida predestinazione calviniano Arminius afferma che l’uomo può collaborare alla sua salvezza. I regenten tendono ad essere arminiani, tolleranti e non vorrebbero commistioni tra chiesa e stato. I loro avversari che si riconoscono negli Orange sono il contrario, sono i pochi nobili e i ceti inferiori, che sono per una religione calvinista radicale, 47 una politica estera bellicosa e per una stretta collaborazione tra chiesa e stato. A seconda dei momenti nella confederazione prevalgono gli uni o gli altri e quindi la politica della confederazione varia. Di solito nel governo delle singole province prevalgono i regenten, perché hanno in mano il potere economico oltre all’amministrazione delle città. I ceti inferiori stanno con gli Orange, perché i regenten li sfruttano e li comandano in città, mentre gli Orange avevano guidato la rivolta e non li volevano tradire. Si tratta di province dotate di grande autonomia e unite da istituzioni comuni: gli stati generali e lo statolder, cioè il comandante militare dell’esercito della confederazione quando questo viene radunato. I due sono portatori di linee politiche e religiose diverse: gli stati generali sono dominati spesso dai regenten, cioè dalle oligarchie ristrette che guidano le città delle province e sono portatori di una politica pacifista e di un calvinismo più tollerante, mentre lo statolder che è un Orange incarna il calvinismo più radicale, ha una politica estera aggressiva e ottiene il sostegno dei ceti inferiori. Nella confederazione non tutte le province contano allo stesso modo, ma in base all’apporto che danno al bilancio confederale, quindi in base alla loro ricchezza. L’Olanda è la più ricca e diventa come una metonimia per l’intera confederazione. Le Province Unite diventa uno dei Paesi europei più importanti del 600. La prosperità che il complesso territoriale dei Paesi Bassi aveva conosciuta in epoca asburgica come terminale delle vie commerciali passa alle Province Unite. Amsterdam diventa il centro del commercio, della banca e della finanza europea. Gli Olandesi mettono insieme la flotta più grande di Europa, quindi del mondo, ed è una flotta mercantile, sono gli spedizionieri di Europa e del mondo. Ovunque ci si giri, prima solo in Europa e poi anche negli altri continenti, si trovano Olandesi che trasportano merci, anche non loro. Nel corso della guerra dei 30 anni gli Olandesi, in guerra con la Spagna, attaccano le colonie portoghesi e si sostituiscono ai Portoghesi, che erano l’anello debole della monarchia composita e perdono la supremazia acquistata nell’Oceano Indiano. Non vengono del tutto estromessi, ma vengono in larga parte soppiantati dai loro possedimenti asiatici e sono sostituiti dagli Olandesi. Si stabiliscono in India meridionale, sullo stretto di Hormuz, in Sri Lanka che è il luogo dove viene prodotta la cannella, nelle Molucche da dove veniva il pepe e la noce moscata, e l’Indonesia diventa un posto in cui gli Olandesi riescono a istituire un ampio dominio territoriale. Da tutti questi luoghi, che i Portoghesi riuscivano a controllare, vengono ridimensionati:  Malacca viene distrutta  Il controllo tra l’Oceano Indiano e il Mar Cinese Meridionale viene perduto  In Indonesia i Portoghesi vengono confinati a Timor  In India mantengono Goa e alcune basi, ma il grosso del traffico nell’Oceano Indiano e tra la Cina e l’Europa passa in mano olandese. In Cina i Portoghesi avevano la base di Macao, gli Olandesi non li soppiantano, ma si insediano a Formosa per 80 anni che è abbastanza vicina alle coste cinesi meridionali. Gli Olandesi non si limitano all’Asia, ma si interessano anche all’America. Riescono ad occupare il Brasile per alcuni decenni approfittando della debolezza portoghese. Gli Olandesi cercano il consenso dei piantatori portoghesi, cercano di accattivarseli perché l’affare è lucroso, ma i Portoghesi del Brasile non ci stanno e riescono a cacciarli da soli, senza l’aiuto della Spagna né della madre patria che sta cercando di staccarsi dalla Spagna. Gli Olandesi si insediano in nord America nella zona di New York e lungo la valle dell’Hudson. Cercano pellicce tramite scambi con le popolazioni locali, instaurano buoni rapporti con gli Irochesi. Si insediano nelle Antille e anche in Africa soppiantando i Portoghesi e diventando tra i principali mercanti di schiavi. Creano delle basi costiere sulla costa del golfo di Guinea e in quello che adesso è il Senegal. Si insediano in Africa, i Portoghesi si erano insediati in Angola (caccia e commercio degli schiavi) e in Mozambico (commercio verso lo Zimbabwe). Gli Olandesi si insediano in Sudafrica, a Città del capo, perché è uno scalo comodo per la circumnavigazione dell’Africa, quindi era un base importante per il rifornimento delle navi che andavano verso Oriente e perché il clima era temperato come quello europeo. Un nucleo di Olandesi va a vivere in Sudafrica e si occupa di agricoltura e di allevamento. Le popolazioni locali sono poco numerose e poco organizzate sul piano politico. 50 1. il grosso dei filo-parlamentari è presbiteriano, quindi pensano a una chiesa non controllata dal re come in Scozia, ma vorrebbero trovare un accordo con il re dopo averlo ridimensionato. 2. Nell’esercito prevale la corrente degli Indipendenti, che vogliono sconfiggere il re. Alcune frange dell’esercito sono più radicali sul piano politico, sono i Livellatori, che elaborano una ideologia di tipo democratico. In Inghilterra c’è un diritto di voto censitario limitato per le elezioni della camera dei comuni e vogliono estendere il diritto di voto a tutti gli uomini adulti liberi, cioè non lavoratori- dipendenti e non medicanti, quindi gente che si mantiene con il proprio lavoro. Ciò che avviene sul piano militare è la vittoria dell’esercito parlamentare, dove acquista sempre più importanza Cromwell che è uno degli indipendenti. Il re scappa in Scozia, preferisce rifugiarsi nel regno d’origine e gioca sulle divisioni tra gli avversari. Gli Scozzesi vendono il re agli inglese in cambio di un indennizzo altissimo. Cromwell è padrone della situazione perché controlla l’esercito e il parlamento comincia ad averne paura. Si avvia un controllo di Cromwell sulla vita dell’Inghilterra. Nel 1649 Carlo I viene decapitato. Si mette in discussione il potere politico, quand’è che il re esagera e se esagera cosa si deve e si può fare: gli Inglesi rispondono che lo possono condannare e giustiziare. Si inizia a mettere in discussione il fondamento della sovranità, si cerca di capire qual è la legittimazione di un re a governare e si comincia a dire che non è di certo perché voluto da dio. Cromwell realizza una repubblica diventando Lord protettore, abolisce la chiesa anglicana perché la religione non dove essere controllata dallo stato (calvinista rigido), abolisce la camera dei Lord, non riconosce più il potere derivante dalla nascita, il parlamento diventa il supremo potere della nazione in teoria (in pratica lui è il supremo potere), epura l’esercito allontanando o eliminando chi non condivide la sua linea politica ed epura il parlamento. Affronta militarmente gli Scozzesi e gli Irlandesi e li sconfigge. L’Irlanda diventa terreno di sperimentazione di ciò che gli Inglesi fanno nelle loro colonie, in particolare in nord America: o gli Irlandesi si assimilano del tutto agli Inglesi diventando praticamente dei braccianti o vengono sterminati ed espropriati. Gli insediamenti di colonie inglesi e scozzesi in Irlanda sono chiamati ‘’plantations’’, in effetti si libera il terreno dagli Irlandesi e si mette a cultura quello che prima gli Irlandesi tenevano per il pascolo. Centrale nella politica di Cromwell è nel 1651 la promulgazione dell’atto di navigazione che regolava i rapporti con le colonie in via di costituzione e che prevedeva che chi vuole commerciale con l’Inghilterra può farlo solo su navi inglesi o del Paese da cui provengono le merci che si vogliono portare in Inghilterra. Una misura del genere è volta contro gli Olandesi che avevano un certa importanza nei commerci mondiali, Cromwell sfida la supremazia olandese su piano navale e commerciale. Gli Olandesi lo capiscono e nella seconda metà del 600 ci sono 3 guerre anglo-olandesi con gli Olandesi che vogliono revocare l’atto di navigazione, ma gli Inglesi non lo vogliono fare. Nel corso della seconda guerra gli Olandesi perdono i territori nord-americani e gli Inglesi conquistano i Nuovi Paesi Bassi (Nuova Amsterdam e la valle dell’Hudson) negli anni 60 del 600. Si sostituiscono agli Olandesi nel rapporto con gli Irochesi e con le correnti commerciali che gli Irochesi avevano attivato. Si forma il Commwealth of England a guida cromwelliana. In età moderna ogni stato tendeva a crearsi delle aree commerciali privilegiate ed esclusive, quindi a monopolizzare il commercio sullo spazio che riusciva a controllare. Questo non significata impedire agli altri di commerciare con quel territorio, ma controllarlo. In fin dei conti l’atto di navigazione lasciava liberi tutti di avere rapporti con l’Inghilterra, ma ridimensionava il lavoro che gli Olandesi e altri facevano per conto di terzi. Ogni Paese tendeva a importare il meno possibile ed esportare il più possibile e questa prassi economica, che prende il nome di ‘’mercantilismo’’, era un po’ l’estensione dell’economia domestica a livello di bilancio statale. L’idea era di spendere meno che si poteva per comprare merci straniere e di vendere più che si poteva per ottenere dall’esterno del denaro, cioè oro e argento. L’atto di navigazione vale anche per le colonie: in America non si poteva avere contatti con le colonie inglese se non passando per Londra. L’atto implica che le colonie possono avere solo contatti con la madre patria e ogni singola colonia inglese non potrebbe avere contatti con le colonie vicine senza prima passare per la madre patria. Si crea un’area economica privilegiata ed esclusiva dell’Inghilterra. 51 Il parlamento offre a Cromwell di diventare re, ma lui rifiuta perché è repubblicano e assume il titolo di Lord protettore. Quando muore, il figlio Richard gli subentra, ma si sente inadeguato a reggere il Commwealth e dopo 2 anni si dimette nel 1660. Nessuno sa chi debba comandare in Inghilterra, il parlamento ha paura e il lord protettore non c’è più e prende l’iniziativa uno dei comandanti dell’esercito parlamentare, il generale Monck, che chiama dalla Francia il figlio di Carlo I e gli chiede di fare il re. Nel 1660 gli Stuart vengono restauranti come re di Inghilterra con la figura di Carlo II. Si faceva fatica a pensare a un grande stato come una repubblica. Le repubbliche di antico regime sono posti piccoli, se sono grandi sono confederazioni. Nel 600 inglese ci sono delle novità sul piano della riflessione politica. Ci sono pensatori politici che si esprimono più tradizionalmente tramite trattati. Abbiamo dei sostenitori tradizionali della monarchia per diritto divino e tra questi troviamo Robert Filmer che ripropone l’idea del re come pastore di popoli che sa qual è il bene per il sudditi. Hobbes è un contrattualista, pensa la politica non in termini di derivazione da volontà divina, ma come frutto del contratto sociale. Gli individui cercano il proprio interesse e fanno di tutto per ottenere i loro obiettivi. Il risultato è una situazione di bellum omnium contra omnes, ognuno è un predatore per tutti gli altri. Da questa situazione disumana in cui tutti siamo in pericolo si esce con un contratto per affidare a uno solo, il re, tutti i diritti in cambio della sicurezza. Hobbes pensa a un re con un potere senza limiti, ma lo pensa per la convenienza di tutti. Al contrattualismo si rifà Locke per parlare dell’origine dei re, ma arriva a conclusioni diversa da quelle di Hobbes. Afferma che va bene uscire dallo stato di natura, ma nello stato civile non si cedono tutti i diritti, ma ognuno mantiene i propri e il re deve garantire il godimento dei diritti che ogni uomo ha. La proprietà è uno dei diritti fondamentali dell’uomo perché è la base della libertà. Il re deve garantire tutte queste cose e se non lo fa, è giusto e doveroso ribellarsi. Occorrono delle istituzioni che lo controllino e Locke ha in mente una monarchia limitata, come quella che si stava formando in Inghilterra, e che era legittimata dal fatto di garantire non solo la sicurezza, ma tutti i diritti fondamentali dei sudditi. Ci sono anche correnti repubblicane come ce n’erano state nel Rinascimento e spesso si esprimono nella forma dell’utopia politica. All’inizio del 500 Tommaso Moro aveva scritto un’utopia, cioè la descrizione di una repubblica immaginaria ed ideale. La descrizione di progetti politici in forma di viaggi immaginari in Paesi inesistenti è un filone letterario che resta nella tradizione inglese. Nel 600 inglese si ripropone in forma utopica la repubblica come forma di governo ideale come era pensata nel Rinascimento, cioè come una comunità piccola di cittadini soldati, tutti uguali tra loro, tutti liberi che partecipano alle decisioni, difendono militarmente la loro patria, hanno un’educazione comune e che non sono particolarmente diversi, non hanno grandi disuguaglianze sociali. Questo ideale classico viene ripreso nell’Umanesimo, viene riproposto da Tommaso Moro e poi anche nel 600 inglese. Uno dei più importanti Harrington con il suo ‘’Oceana’’. Con il contrattualismo si cerca di dare al potere politico un fondamento nuovo che è un fondamento basato sull’utilità dei sudditi, come la sicurezza o anche gli altri diritti. Ritorno degli Stuart Nel 1660 la monarchia in Inghilterra viene restaurata perché nessuno si sente in grado di guidare la repubblica e non si trova nient’altro che restaurare gli Stuart, che vuol dire anche restaurare le istituzioni che erano scomparsa: la chiesa di stato anglicana e la camera dei lord. Tutte le istituzioni sono riportate alla situazione precedente la rivoluzione, ma il re doveva essere cauto perché si è reso conto che i sudditi possono non accettare la sua politica. Gli Stuart restaurati cercano di riprende la politica di rafforzamento della monarchia, ma con più cautela. Carlo II poté però godere di una certa libertà di manovra da un lato grazie all’incremento naturale delle entrate ordinarie in seguito allo sviluppo dei traffici e dei consumi e dall’altro per effetto del trattato stipulato nel 1670 a Dover con il re di Francia, che, in cambio della promessa dello Stuart di prestargli man forte contro l’Olanda e di adoperarsi a favore di una restaurazione del cattolicesimo, si impegnava a versagli un consistente sussidio annuo. Le inclinazioni filo-cattoliche del monarca suscitarono dei sospetti e delle ostilità di un’opinione pubblica molto sensibile al pericolo del papismo. Nel 1673 il Parlamento votò un Test Act, che subordinava l’assunzione di cariche civili o militari a una professione di fede anglicana. 52 Dal secondo 600 il parlamento essendosi dimostrato un contropotere forte non viene più sfidato apertamente. Gli Stuart cercano di condurre la loro politica trovando appoggi nel parlamento nel quale si formano due correnti politiche, che sono eredi degli schieramenti della guerra civile: 1. Una corrente filo-regia in cui i rappresentanti prendono il nome di Tories (banditi cattolici). Esprimono gli interessi dei proprietari terrieri, soprattutto di provincia. Sono sostenitori di una monarchia forte anche se non tirannica, della chiesa anglicana e del conformismo religioso. Sono diffidenti nei confronti dell’espansione oltre mare e delle politiche bellicose. 2. Una corrente più diffidente, i Whigs. Rappresentano gli interessi dei grandi commercianti, dei finanziari, degli industriali e degli armatori. Sono sostenitori di una monarchia con limiti netti (Locke) e sono fautori non di una tolleranza religiosa, ma dell’apertura di spazi per i dissidenti protestanti. Il re poteva avere la sua chiesa di stato, ma non doveva discriminare i dissidenti religiosi. Vedono nella dimensione marittima una strada su cui procedere. Sono gruppi di parlamentari che di volta in volta prendono determinate posizioni intorno a personaggi di spicco. Entrambe le correnti sono concordi sul volere un re comunque limitato, nessun vuole un re forte alla francese, ma è questione di dove porre i limiti. Entrambe sono concordi nel volere un re protestante, perché con un re cattolico si potrebbe ritornare al papismo e a una forma di sudditanza nei confronti della Francia che era in ascesa. Ciò che faranno gli Stuart, indeboliti e messi sull’avviso da quello che era successo a Carlo I, è cercare dei sostegni in parlamento per le scelte che vogliono compiere per rafforzarsi. Cercando il consenso della maggioranza del parlamento, spesso cercano il sostegno dei Tories, ma si tratta sempre di gruppi di persone che spesso si trovano d’accorso su certe scelte e non di due schieramenti netti divisi dall’ideologia. È una situazione che dura dalla metà del 600 fino al primo 800. Quando non bastano le risorse che il parlamento è disposto a concedere, gli Stuart non hanno problemi a farsi pagare dalla Francia: i re di Francia sovvenzionano sempre di più gli Stuart per avere un’Inghilterra non ostile alla loro politica continentale. È la continuazione di un rapporto che esisteva già: la Francia era alleata della Scozia di cui gli Stuart erano stati a lungo re. La Francia non è solo un modello per gli Stuart, ma comincia a diventare un referente politico, cioè gli Stuart iniziano a imparentarsi con principi francesi o italiani e questo suscita tensione in Inghilterra perché sposano dei papisti o delle papiste. Un fratello di Carlo II, Giacomo, diventa cattolico. In Inghilterra si diffonde il timore ingiustificato di una ritorno del regno al cattolicesimo. Di fatto Carlo II e poi suo fratello Giacomo II, quando gli succede, cercano di mitigare la discriminazione verso i cattolici e a più riprese cercano di far approvare delle leggi che parifichino ai fini civili le confessioni religiose cristiane dicendo che lo fanno per dare spazio ai dissidenti calvinisti, ai puritani, ma nei loro progetti anche i cattolici verrebbero parificati civilmente. Il parlamento evita di accettare queste misure di parificazione religiosa. Quando Giacomo II cattolico ha un erede, il parlamento si allarma, soprattutto i Wighs, per paura di una dinastia cattolica in Inghilterra. Diversi parlamentari si accordano con lo statolder delle Province Unite, Guglielmo d’Orange, che con un esercito sbarca in Inghilterra. Guglielmo d’Orange è marito di Maria Stuart, una sorella calvinista di Giacomo II. Questo scappa in Francia temendo di fare la fine del padre, non prova neanche a resistere. Questa è la Seconda Rivoluzione inglese che dura 3 giorni, non fa nessuna vittima e porta a un cambiamento della dinastia. Il regno viene dato congiuntamente alla sorella di Giacomo II, Maria II d’Inghilterra con Guglielmo d’Orange che fa da sovrano consorte. Dopo il trono passerà all’ultima sorella calvinista di Giacomo II, Anna, e dopo ancora le cose cambieranno. Guglielmo d’Orange è un calvinista rigido, salvo le convenienze politiche, e per evitare che questo diventi un re forte in Inghilterra prima di accettare lui e la moglie come sovrani il parlamento fa loro giurare una dichiarazione dei diritti nel 1689 con la Bill of rights tramite la quale si impegnano a:  garantire al parlamento libertà di parola, stampe e di riunione  a non sospendere le leggi 55 diritto canonico, ma ai fedeli non importa niente. La chiesa francese è ancora più controllata di prima e più unita alla monarchia. La scarsa considerazione in cui è tenuto il papa è tale che nella seconda metà del 600 gli ambasciatori francesi pretendono a Roma l’extraterritorialità del loro palazzo, ma quando qualche bottegaio per non pagare le tasse si mette sotto la protezione francese, loro pretendono che anche questi siano extraterritoriali. Finiscono per ritagliarsi una fetta del centro di Roma che considerano territorio francese. è qualcosa che faranno anche gli Spagnoli e il papa non riesce a controllare parte della città. In Francia si parla di ‘’gallicanesimo’’, cioè di una chiesa cattolica in cui il re fa da filtro tra le strutture ecclesiastiche del suo regno e il papa. I documenti papali non vengono pubblicati se al re non piacciono, i nunzi (rappresentanti diplomatici della Santa Sede) prima di venire accettati ufficialmente, devono sottoporre ai tribunali regi le lettere di conferimento dei loro poteri perché se qualcosa viola le libertà della chiesa francese non vengono accettati come rappresentanti diplomatici. Nel 1682 la chiesa francese su ispirazione di Luigi XIV emana una dichiarazione in cui afferma che la massima autorità della chiesa non sta nel papa, ma nel concilio. Si riprende quel conciliarismo che la Francia aveva sempre sostenuto dalla fine del 300, cioè da quando non aveva più il controllo sull’elezione papale. Il papa non è infallibile a meno che le sue decisioni non siano prese insieme al concilio. Questa storia dell’infallibilità papa è diventata un dogma per i cattolici dal 1860: il papa è infallibile, quando parla di argomenti di fede e lo fa ex-cathedra. Le correnti ecclesiastiche sostenitrici dell’autorità del papa erano secoli che lo sostenevano. Il clero francese nel 1682 su ispirazione regia afferma che il papa è infallibile solo quando si pronuncia assieme e concordemente al complesso della chiesa. La chiesa deve occuparsi solo di argomenti di fede, non inserirsi in altri aspetti della vita sociale. È una chiesa di stato anche se in comunione dottrinale con Roma. Luigi XIV ostacola e perseguita i Giansenisti, che è una corrente teologica cattolica che si avvicina al Calvinismo ed è l’equivalente cattolico degli Arminiani. Questi sostengono che ci si salva perché la grazia di Dio ci consente di agire bene, ma Dio non dà la sua grazia a tutti e quindi non si può agire bene. Questa idea assomiglia molto alle predestinazione calviniana. Queste idee erano state condannate, quindi il Giansenismo sarebbe un’eresia perché limita l’azione di Dio, sembra che Dio faccia delle preferenze Il Giansenismo si era diffuso perché i giansenisti erano persone serie rispetto alla rilassatezza del clero, prendevano sul serio la vita di fede, quindi cercavano di essere moralmente irreprensibili, di anteporre la religiosità interiore rispetto a quella esteriore. Davano il primato alla coscienza individuale rispetto alle costrizioni esterne: se il re ordinava di fare qualcosa che da cristiano non si accetta, non si obbediva al re. Questo ovviamente non piaceva a Luigi XIV: si anteponeva la coscienza all’obbedienza. Potevano essere dei potenziali oppositori, magari passivi, ma non aiutavano il re a fare quello che voleva. Le bestie nere dei Giansenisti erano i Gesuiti che erano molto lassisti e venivano accusati di perdonare tutto. Se si è rigoristi, si rischia di scoraggiare i fedeli. La serietà morale religiosa richiede un impegno e una fatica che non tutti accettano di sostenere. Per non perdere fedeli, per non scoraggiarli, i Gesuiti tendevano ad essere più comprensivi delle debolezze umane, perché può capitare a tutti di avere il momento di debacle morale e di fede. o Gli Ugonotti devono possibilmente entrare nelle vera fede e per convincerli si comincia ad esercitare delle pressioni. Si mandano dei soldati a vivere in casa loro e se erano contrari, devono litigare con i soldati, con il comandante e con l’amministrazione regia. Una parte degli Ugonotti non si converte e nel 1685 viene revocato l’editto di Nantes con l’editto di Fontainebleau: viene lasciata loro la scelta tra convertirsi o emigrare. Gli Ugonotti in parte dicono di convertirsi e in 250mila se ne vanno, soprattutto nelle Province Unite e in altri Paesi protestanti come Svizzera, Inghilterra e Brandeburgo. o I valdesi della Francia meridionale e del Piemonte vengono attaccati da Luigi XIV. 56 Luigi XIV si servì di ministri di nascita modesta, che a lui solo dovessero la propria elevazione e fossero più docili ai suoi voleri. Fu importate anche il ruolo del Consiglio o dei consigli in cui questo, teoricamente unitario, si articolava. Il Consiglio superiore era un organo ristretto comprendente i ministri della guerra, degli affari esteri, delle finanze e sempre presieduto dal re che al suo interno decideva i più importanti affari di stato. In determinati giorni della settimana si riunivano:  Consiglio dei dispacci: esaminava la corrispondenza ricevuta dalle province  Consiglio delle parti: competente nelle questioni giuridiche  Consiglio delle finanze Gli officiers erano i detentori di uffici venali, ereditati o acquistati per denaro. Rientrano in questa categoria i consiglieri, i presidenti dei tribunali superiori e dei Parlamenti, che erano le corti d’appello il cui numero salì a 12. Tra le loro attività rientrava la registrazione degli editti regi. Gli officiers componevano quasi una forza intermedia tra la società e lo stato, un ceto che alla monarchia doveva la sua legittimazione, ma che dal possesso ereditario delle cariche e dai privilegi a queste connessi traeva non solo prestigio, ma anche la possibilità di una certa autonomia dello stesso potere monarchico. Era essenziale per il funzionamento del sistemarsi assicurarsi la fedeltà degli officiers mediante un equilibrio tra manifestazioni di forza e di legami clientelari. Nelle campagne la giustizia era amministrata da giudici nominati dai signori feudali. I giudici regi, presenti a livello di baliaggio o siniscalcato oppure membri delle corti sovrane, erano proprietari del posto che occupavano e godevano di una notevole autonomia. Le norme che essi erano chiamati ad applicare variavano in grande misura da luogo a luogo: la legislazione regia lasciava scoperte molte aree, specialmente del diritto privato e familiare. Nel nord della Francia valeva il diritto consuetudinario, diverso nelle varie province, mentre al sud vigeva il diritto romano. In campo amministrativo e fiscale gli stati provinciali (assemblee composte da alto clero, nobiltà e rappresentanti delle città) conservavano importanti poteri come la possibilità di contrattare con la corona l’ammontare delle imposte da pagare e di provvedere alla ripartizione e alla riscossione mediante i propri organi. L’80% della popolazione francese viveva sulla terra e della terra. Le tecniche agricole non erano però molto variate dai secoli del Basso Medioevo, quando si erano diffusi l’aratro pesante e la rotazione triennale. Investimenti di capitale, consistenti scorte animali e tecniche agricole più avanzante erano presenti solo nelle aree contigue ai Paesi Bassi e nelle rare aziende di grande dimensioni delle zone intorno a Parigi. La scarsa produttività dell’agricoltura era legata alla struttura della proprietà, alle forme di conduzione prevalenti e all’entità del prelievo che gravava sui coltivatori del suolo. Accanto agli estesi possessi del clero, dei nobili e dei borghesi di città vi era una diffusa proprietà contadina. Il contadino dedicava le sue cure maggiori al proprio pezzo di terra, ma per sopravvivere tutto l’anno con la propria famiglia aveva bisogno di prendere altra terra in affitto o a mezzadria, di lavorare a giornata, di integrare dove era il possibile il lavoro agricolo con un lavoro a domicilio per l’industria (filatura e tessitura). A parte la rendita riscossa in denaro o in natura dal padrone del fondo, il frutto compressivo di tali attività era soggetto a una serie di prelievi:  Il feudatario del luogo esigeva dovunque un censo annuo su tutte le sue terre sotto la sua giurisdizione e localmente anche una quota del raccolto, prestazioni di lavoro gratuite, tasse di successione, percentuali sulla compravendita dei poderi. Esercitava il monopolio delle principali attività di trasformazione dei prodotti del suolo e deteneva i diritti esclusivi di caccia e pesca.  Le decime riscosse dal clero  Il prelievo statale sotto forma di imposte dirette o indirette 57 La grande maggioranza degli abitanti delle campagne viveva ai limiti della sussistenza alla mercè delle cattive annate e delle carestie. Colbert si assunse il controllo delle finanze e si propose due obiettivi: 1. Rimediare al grave dissesto dei conti pubblici 2. Rilanciare la stagnante economia francese Per il primo obiettivo istituì una camera di giustizia per indagare sugli illeciti arricchimenti che finanzieri, appaltatori e ricevitori delle imposte avevano potuto ottenere sfruttando i lunghi anni di guerre che avevano caratterizzato i decenni centrali del 17 sec. Fu possibile rastrellare varie decine di milioni di lire e diminuire il debito pubblico. Grazie a ciò fu possibile anche adottare metodi più efficaci e più redditizi per l’erario. Nella visione mercantilistica di Colbert il risanamento finanziario doveva non solo liberare l’erario dai debiti, ma fornire i mezzi per un deciso intervento dello stato a sostegno dell’economia. All’agricoltura era assegnato il compito subalterno di produrre viveri a basso costo, in modo da mantenere bassi i salari delle manodopera e rende così competitivi i manufatti. Non si hanno sotto Colbert provvedimenti particolari a favori delle campagne. Lo sforzo principale era concentrato sulle manifatture che lavoravano per l’esportazione e sul commercio con l’estero, al fine di accrescere la massa di denaro circolante all’interno del Paese. Per raggiungere questi obiettivi Colbert pose in atto una strategia:  Controlli sulla qualità dei prodotti mediante l’introduzione di regolamenti, ispezioni, marchi di fabbrica  Controllo della manodopera attraverso l’imposizione di una rigorosa disciplina e la reclusione dei mendicanti nelle case di lavoro  Concessione di sovvenzioni e privilegi agli imprenditori disposti a introdurre nuovi rami dell’industria e anche alla creazione di imprese con capitale pubblico  Protezionismo doganale, cioè imposizione di dazi molto alti su manufatti stranieri  Costituzione di compagnie privilegiate per il commercio con le aree del globo, come le due Compagnie delle Indie e la Compagnia del Levante, e impulso alla colonizzazione del Canada, della Louisiana e delle Antille  Sviluppo della marina mercantile e da guerra e potenziamento delle infrastrutture atte ad agevolare la circolazione degli uomini e delle merci Siccome il re mette insieme l’esercito permanente più grande l’Europa, con armi moderne, con uniformi tutte uguali e un addestramento uniforme. Il re realizza delle fortezze ai confini del regno per garantire la sicurezza. Tutto questo costa, quindi si ha un aumento delle imposte che porta a rivolte fiscali dei ceti inferiori, a volte rivolte anche contro le carestie, rivolte contro il non rispetto delle consuetudini locali. La riposta è la repressione. La dimensione di grande potenza della Francia si esprime anche all’estero. Pratica il mercantilismo con una certa facilità perchè è tendenzialmente autosufficiente. Con Luigi XIV si riprende e si potenzia il movimento di colonizzazione, si ampliano i possedimenti in Canada e nel 1689 si acquisisce la Louisiana, che sono le grandi pianure degli Stati Uniti, la valle del Mississippi e del Missouri. La Francia di Luigi XIV rivendica la sovranità su tutto il nord America, rimangono solo la striscia orientale inglese e la striscia sud-occidentale che è spagnola. Iniziano ad occuparsi del commercio di schiavi, ottengono basi nelle Antille da cui praticano il contrabbando, da cui possono attaccare le colonie spagnole e dove fanno delle piantagioni di canna da zucchero coltivate da schiavi. Con i primi Stuart e dopo l’atto di navigazione Inglesi e Francesi si presentano sulla scena asiatica acquisendo una serie di basi in India, in Indonesia e in Indocina. La presenza francese ha uno scopo politico, cioè dimostrare che è una grande potenza. 60 l’amministrazione furono riformati secondo il modello francese e vennero aboliti i secolari privilegi di cui godevano i regni aragonesi, cui furono estesi gli ordinamenti della Castiglia. All’autorità dei consigli si sostituì quella dei ministri, esecutori in linea di principio della volontà assoluta del monarca. A partire dal 1714 Elisabetta Farnese, moglie di Filippo V, esercitò una grande pressione sulla polita estera insieme a tutta una serie di esuli italiani alla corte di Madrid tra cui l’uomo di fiducia del re Giulio Alberoni, che, nominato primo ministro e cardinale, si adoperò per ristabilire la supremazia spagnola in Italia. Di fronte a queste iniziative si formò una Quadruplice alleanza composta da Inghilterra, Olanda, Austria e Francia. La flotta spagnola fu distrutta da quella inglese a largo di Capo Passero e truppe imperiali intervennero in Sicilia. Con la pace di Aja nel 1720 le cose tornavano come prima, con l’unica eccezione dello scambio della Sicilia con la Sardegna, per volere di Vittorio Amedeo II. Europa tra 600 e 700 Con la guerra di successione spagnola l’equilibrio europeo si assesta in modo più complicato rispetto ai secoli scorsi. Fino alla fine del 600 l’equilibrio si era settato sulla Francia e i suoi alleati da una parte e gli Asburgo dei due rami e i loro alleati dall’altra. Questa è una visione che risente dell’euro-occidentalcentrismo perché questo equilibrio riguarda soprattutto l’Europa occidentale, mentre l’Europa orientale aveva avuto faccende diverse legate al confronto tra Russia, Polonia e gli Ottomani e legate alla dimensione anfibia degli Asburgo d’Austria, che da un lato avevano cercato di fare da punti di riferimento del mondo tedesco e avevano dovuto affrontare la vicinanza con gli ottomani. Con il 700 la cosa si complica perché i protagonisti sono 5 e non 2: 1. la Francia: alla fine del 600 con Luigi XIV pone la sua ipoteca sull’egemonia del continente e con la guerra di successione spagnola riesce ad ottenere che un suo principi diventi re di Spagna. Per tutto il 700 c’è un rapporto preferenziale tra Francia e Spagna, che ha perso importanza, ma con un importante impero coloniale. La Spagna entra nell’orbita francese come alleata un po’ più debole 2. gli Asburgo d’Austria: cercano di fare da punto di riferimento del mondo tedesco e iniziano un rafforzamento nei Balcani a spese dell’impero ottomani. Il dominio asburgico diventa più grande, quasi raddoppia perché al nucleo originario austrico e alla corona boema si aggiunge il regno di Ungheria che gli Asburgo hanno ritolto agli Ottomani. Hanno interessi sia dentro che fuori al Sacro Romano Impero e devono scegliere tra una politica imperiale tedesca o un politica nei Balcani, ma non riescono a scegliere e questo li indebolisce 3. l’Inghilterra: era una potenza di secondo piano fino al 600, poi si rafforza con le guerre anglo-olandesi e poi nel confronto della guerra di successione spagnola. Da Cromwell si costituisce come potenza marittima, coloniale ed economica. Le Province Unite vengono attirate nell’orbita politico-economica dell’Inghilterra e questo avviene anche per il Portogallo nella guerra di successione spagnola. Nel 1703 all’inizio della guerra di successione viene fatto un accordo commerciale tra Portogallo e Inghilterra: il Portogallo produce vino e gli inglesi comprano tutta la produzione di vino in cambio dell’acquisto dei prodotti industriali. Questo ha riflessi in America: la zona centro-meridionale è spartita tra Spagna e Portogallo e nel 700 si trasforma in una scelta differenze di alleati. Le due potenze coloniali si trovano alleate con due paesi che stanno diventando avversari. 4. La Russia: è un Paese che fino alla fine del 600 è abbastanza appartato rispetto all’Europa occidentale, la Russia interferisce nulla con le vicende occidentali e ha pochi contatti fino alla fine del 600. Con l’inizio del 700 la Russia che aveva espansi la sua presenza in Europa e si è data un impero coloniale diverso che include tutta l’Asia orientale e inizia ad occuparsi della vicende complessive del continente. 5. L’elettorato del Brandeburgo: è un principato tedesco che nel corso della guerra di successione spagnola ha ottenuto una promozione come i Savoia che da duchi diventano re. Gli Hohenzollern dal 1701 ottengono il titolo di re in Prussia, che è un territorio germanizzato ed estraneo al Sacro Romano 61 Impero. Era il vecchio principato vescovile dei cavalieri teutonici il cui gran maestro si era secolarizzato e aveva fondato un ducato. L’equilibrio si assesta su 5 grandi potenze nel primo 700 e queste 5 sono disuguali tra loro e formano delle alleanze tra loro che variano a seconda dei momenti e possono cambiare anche nel breve periodo. Tutto questo vale solo per gli Europei nel continente, mentre per quelli fuori le cose sono più semplici. Solo Francia e Inghilterra si confrontano fuori dall’Europa, mentre gli altri Paesi europei o hanno perso i possedimenti o sono stati attirati dall’alleanza con questi Paesi: gli Spagnoli instaurano un feeling con la Francia, mentre portoghesi e olandesi diventano satelliti dell’Inghilterra. L’Europa ha stretto tutti i continenti in una rete di rapporti commerciali molto più stretta di quella all’inizio dell’età moderna. I rapporti tra le diversi parti del globo si sono intensificati ad opera degli Europei. Ci sono rapporti intensi tra Europa e Americhe, tra Europa e Africa e tra Africa e Americhe e ci sono rapporti intensi tra Europa e India e un po’ meno con l’estremo Oriente. I rapporti passano soprattutto nell’Atlantico e nell’Oceano Indiano, mentre il Pacifico rimane secondario per le difficoltà di navigazione. Il 700 attira anche gli altri continenti nelle questioni europee, non necessariamente in modo passivo, ma anche gli altri continenti sono coinvolti da quello che succede in Europa. La guerra di successione spagnola inizia ad essere combattuta anche fuori dall’Europa. Il passaggio tra 600 e 700 segna delle differenze anche sul piano culturale. Il 600 è un’epoca di grossi cambiamenti culturali e inizia il distacco dalla cultura medievale dato dalle scoperte geografiche e dalla riforma. Il medioevo riteneva di sapere tutto quello che si doveva sapere e che si dovesse sistematizzare le conoscenze. In un clima di cultura razionalista l’idea è che tutto sia più o meno sistemato e con le scoperte geografiche si capisce che non è così, perché ci sono parti del mondo ignote, ci sono culture diverse con cui occorre confrontarsi come la cultura delle grandi civiltà asiatiche come quella cinese e indiana che non possono essere definite inferiori di quella europea. L’etnocentrismo europeo comincia ad avere dei dubbi e all’interno della cultura europea nel tardo 500 e nel 600 accanto all’aristotelismo si avviano altre filosofie razionalistiche e si sviluppano alcune delle scienze esatte, in particolare l’astronomia, la fisica e la matematica. Dal primo 500 si mette in dubbio il geocentrismo e viene sostituito dall’eliocentrismo e nel corso del 600 in Italia Galilei e fuori dall’Italia una serie di astronomi, fisici e matematici, come Keplero e Newton, ridisegnano le teorie sull’universo e le fondano su basi matematiche. La cosa importante è osservare la natura con metodi quantitativi, misurando i fenomeni e mettendo da parte le domande sul senso e sulle cause. Galileo sposta l’attenzione sulla ricerca di leggi fisiche misurabili quantitativamente ed è l’inizio della scienza moderna. Inizia una separazione tra le scienze umane e le scienze esatte, tra quello che è quantificabile e studiabile puramente in termini quantitativi alla ricerca di leggi e quello che è quantificabile fino a un certo punto e di cui si possono formulare poche leggi, cioè le vicende umane. È un inizio di separazione tra riflessione scientifica e riflessione religiosa. Le opinioni di Galileo vengono condannate perché apparentemente in contrasto con la lettera della Sacra Scrittura. Le Chiese cominciano a pensare che queste discipline allontanino dalla fede, quindi c’è un inizio di separazione tra riflessione scientifica e dimensione di fede. Il risultato è quella che è stata chiamata ‘’la crisi della coscienza europea’’: ci si rende conto soprattutto a livello di alta cultura che le certezze che il razionalismo aristotelico aveva dato erano insostenibili e se le sostituiscono con le discipline scientifiche non sanno dove collocare le religioni o come dare il senso alle cose. In questo disagio il contrasto è ancora più avvertibile tra 600 e 700 quando si inizia a staccarsi da una religiosità che animava fortemente la vita di ogni persona. È vero che Galileo è condannato, ma le sue scoperte astronomiche, le leggi fisiche continuano ad essere insegnate sia nei paesi protestanti che in quelli cattolici dai Gesuiti, che insegnano l’eliocentrismo non perché è vero, ma perché è una teoria. Tuttavia lo staccarsi da un sistema solido come l’Aristotelismo lascia dubbiosi. Nel medioevo e in età moderna nessuno è ateo, almeno non consapevolmente, e gli atei sono considerati pericolosi perché l’etica ha fondamento solo nella convenienza individuale: se non esiste un dio che dice cosa è il bene o il male, il mio bene e il mio male 62 sono l’unico criterio che ho per stabilire cosa è giusto e cosa no. È diventato difficile stabilire qual è la confessione religiosa giusta e le diverse confessioni religiose non sono più usate come bandiere ideologiche dopo la guerra dei 30 anni. Aumenta l’incertezza conoscendo come vivono le persone con un’altra confessione religiosa. Questo clima di incertezza si inizia a diffondere dai ceti più elevati e poi via via nel corso del 700 e poi dei secoli successivi si diffonde all’interno della società. Oltre alla fisica, all’astronomia e alla matematica, anche la medicina e in particolare l’anatomia fa dei progressi: viene capita la funzione di certi organi, viene compresa la struttura del corpo, si scopre la circolazione sanguigna. Anche la cultura e la trasmissione delle conoscenze si rinnova e si amplia. Lo strumento classico di diffusione delle conoscenze in Europa sono le università, le istituzioni culturali più alte, ma nel corso del baso medioevo fino al 600 le università diventano corporazioni di docenti, mirate sulle loro esigenze e solo in parte su quelle degli stati. Le discipline insegnate sono: 1. il diritto per la formazione dei funzionari degli apparati pubblici e a dare un’infarinatura di diritto ai ceti dirigenti, ai nobili 2. la teologia che forma gli ecclesiastici che si vogliono occupare di pastorale 3. tutto il resto che comprende un po’ di medicina, di materie scientifiche, di letteratura, di tutto quello che non è diritto e teologica e il tutto sulla base di programmi che sono fissi. La medicina si studia su Ippocrate su traduzione latina e quello che è stato scoperto dopo si studiava fuori C’è un crescendo scollamento tra l’istituzione universitarie e lo sviluppo culturale: le cose più recenti si studiavano in separate sede come in lezioni private tenute dagli stessi insegnanti, nei collegi gesuitici e in sedi informali come le accademie. La situazione nei paesi protestanti è diversa, c’è uno sforzo precoce di adeguamento dei programmi e delle conoscenze. Le accademie sono riunioni volontarie di persone che hanno interessi specialistici per qualche disciplina, ce ne sono di ogni tipo e incluse accademie scientifiche, giuridiche, teologiche, di agricoltura. Tutte le persone di un certo livello culturale che hanno interesse per un settore specifico si riuniscono in accademie dove liberalmente si comunicano i risultati dei loro interessi. È una trasmissione della conoscenza non gerarchia che porta a una circolazione culturale e a un’offerta culturale alternativa. Le università sono finanziate in età moderna o dagli stati o dai comuni, hanno dei finanziamenti pubblici e hanno una normativa che li struttura, mentre le accademie non hanno bisogno di finanziamenti particolari, sono riunioni spontanee di amici. Ci sono casi di accademie importanti che ottengono finanziamenti pubblici, è il caso della Royal Society inglese e di una serie di accademie francesi o tedesche finanziate dai sovrani perché il livello della ricerca non è amatoriale, ma è da professionisti. Quando un governo comincia a finanziare un’accademia, inizia ad interessarsi di ciò che l’accademia fa e diventa un modo per controllare la cultura e per fare in modo che gli intellettuali di punta diventano degli alleati del sovrano e non dei nemici. È un modo per far circolare conoscenze che le università non danno. Gli intellettuali maggiori diventano membri di diverse accademie europee e iniziano ad essere pubblicati dei periodici che rendono conto dei lavori delle accademie. Il 700 è punteggiato dai progetti di pace perpetua. Il crescere dei rapporti tra intellettuali fa sì che a metà secolo Voltaire pensi all’Europa come una repubblica dal punto di vista culturale, riconosce un’unità culturale. La guerra tra Europei viene percepita come qualcosa di assurdo e da qui l’elaborazione dei progetti di pace perpetua, che si basano sull’idea di un’alleanza che includa tutti i Paesi europei per avere la pace e se qualcuno viola la pace, tutti gli altri devono armarsi per fermarlo. La penultima guerra di Luigi XIV aveva visto questo, quasi tutta l’Europa coalizzata per fermare la Francia. L’epoca tra 600 e 700 fa da cerniera tra una prima età moderna che vive ancora sull’abbrivio della cultura medievale che si sta sgretolando davanti alle conoscenze nuove e il 700 che sembra più dinamico dei secoli precedenti. Nel 700 torna ad aumentare la popolazione, finiscono le epidemie e anche l’epoca delle certezze. Nel 700 c’è molta più disponibilità al di dibattito, a mettere in gioco le opinioni. I mutamenti non sono solo 65 e non riconoscono nessun’altra autorità al di sopra di loro se non quella dello zar. Si finanziano da soli saccheggiando i loro avversari, che possono essere anche i cattolici polacchi. I cosacchi sono fedeli allo zar e alla chiesa ortodossa. I cosacchi rappresentano una rivolta individuale contro la durezza della vita nel mondo russo come si consolida nel 600, ma a volte guidano anche rivolte dei contadini contro i signori e i cattivi consiglieri dello zar. La società russa si era fortemente irrigidita, cioè gli zar concepivano e con loro i ceti dirigenti la società come statica congelata nella sue componenti, con un massa di contadini semi-liberi, un ridotto numero di schiavi, servi della gleba, una massa ridotta di commercianti e artigiani che erano dei mestieri ereditari e un certo dirigente di grandi nobili che gli zar volevano usare per il proprio servizio. Si instaura un patto sociale stretto tra grandi e piccoli nobili e dinastia perché i ceti superiori dedichino la vita al servizio imperiale in cambio del controllo sul lavoro dei loro contadini. Le pressione sui ceti inferiori è notevole e si formano i cosacchi, cioè ex poveri che si dedicano a una vita completamente differente, cioè una vita di massima libertà nel nome dello zar e della chiesa ortodossa. La Russia diventa sempre più il centro dell’ortodossia mondiale, il patriarca di Mosca è l’ecclesiastico ortodosso più autorevole e quindi gli zar di Russia hanno anche questo tipo di legittimazione del loro potere e godono di queste simpatie. I patriarchi di Mosca e il clero sostengono il potere dello zar come nella tradizione tardo bizantina. Mosca si pone come la terza Roma, che era stata il centro dell’impero e della cristianità e con lo scisma il centro si era spostato a Costantinopoli. Dopo la fine dell’impero d’Oriente la vera erede di Roma è Mosca sia in campo spirituale sia per le aspirazioni imperiali. La collaborazione con la chiesa ortodossa rafforza il potere dello zar e l’immagine e l’influenza politica della Russia sugli ortodossi non appartenenti al suo impero. A metà 600 i cosacchi fanno ribellare l’Ucraina al regno di Polonia, che era una regione ortodossa sottoposta ai re cattolici di Polonia. I cosacchi a volte sono protagonisti di rivolte sociali, guidano o si uniscono a movimenti contadini per migliorare o lenire le condizioni dei servi della gleba. Nella seconda metà del 600, negli anni 60, si ha lo scisma dei vecchi credenti. Un patriarca di Mosca, Nikon, propone delle riforme liturgiche e dall’altro prova a pensare ai rapporti tra stato e chiese. Le riforme liturgiche le ripropone su una base razionalistica, nei testi delle sacre scritture letti normalmente e nei riti celebrati ci sono delle incrostazioni non derivate dalla sacra scrittura e dalla fedeltà stretta alle abitudini del 4 sec. Gli ortodossi si gloriano del fatto di essere sempre rimasti uguali, la fede è stata mantenuta uguale. Anche in ambito orientale nel corso dei secoli ci sono state delle modiche locali alle preghiere, delle interpolazioni e Nikon dice di eliminare queste escrescenze e di ritornare alla pura tradizione antica. Poi però prova a ripensare in termini più simili a quelli della chiesa latina il rapporto con lo stato per svincolare in parte la chiesa delle autorità politiche. Il risultato è che le riforme liturgiche vengono accettate, ma non da un parte dei fedeli. La fedeltà alla tradizione è tale che tanti fedeli e una parte dei preti non vuole cambiare nulla di ciò che dalla nascita è stata abituata a sentire. Il basso clero e l’episcopato accoglie le riforme liturgiche. Il mutamento di rapporti con lo zar non viene accolto. Una parte dei fedeli respinge le riforme liturgiche e si stacca dalla chiesa ortodossa ufficiale, prendono il nome di ‘’raskolniki’’, che sono i vecchi credenti che mantengono tutte le cerimonie. Si separano dalla Chiesa ufficiale e a centinaia di migliaia affrontano le persecuzioni e l’emancipazione sociale. Il tradizionalismo religioso contribuì ad alimentare, con glia altri motivi di malcontento, movimenti insurrezionali e il più grande fu quello di Sten’ka Razin, che imperversò tra il 1667 e il 1671 nei territori del Don e del basso Volga. Nessun vescovo aderisce allo scisma e man mano che i preti muoiono, i vecchi credenti restano senza clero. Continuano ad esistere come comunità senza clero. È l’unica grossa spaccatura all’interno della chiesa orientale. Questo indica una tendenza in questa parte dell’Europa alla riflessione sulle materie di fede e un rafforzamento dello stato perché i rapporti tra autorità politiche ed ecclesiastiche restano immutati. La Russia del 600 è relativamente isolata dell’Europa occidentale perché non c’è nessun contatto diretto. Non arriva né al Baltico a causa delle altre potenze e della Svezia che ne controlla le coste né al mar Nero per l’impero ottomano. I rapporti economici e culturali della Russia con l’Europa occidentale dovrebbero passare per il filtro dei polacchi o degli svedesi, che sono attenti a monopolizzare i contatti commerciali tra Russia e 66 Occidente. L’unico contatto diretto è con l’Inghilterra e avviene passando a nord della Scandinavia nel Mar Bianco. Gli inglesi arrivano al porto russo di Arcangelo, ma sono dei contatti ristretti. Lo sviluppo culturale ed economico della Russia è autoctono. I rapporti con la Polonia e con gli Ottomani sono conflittuali. Questa situazione inizia a cambiare alla fine del 600 quando diventa zar l’imperatore Pietro I, che si pone l’obiettivo di avvicinare la Russia all’Europa occidentale. Inizia a regnare nel 1682 e realizza un viaggio in Europa occidentale in incognito per evitare di dover partecipare a una serie di cerimonie ufficiali che avrebbero fatto perdere tempo e limitato la sua libertà di movimento. Voleva vedere com’era l’Europa occidentale e alcuni aspetti in particolare. Aveva frequentato i mercanti occidentali di Mosca, aveva già dei contatti con quelli che si erano stabiliti in Russia o che avevano soggiornato in Russia per un tempo discreto. Viaggia in Germina, nei Paesi Bassi, nei territori asburgici, in Inghilterra e cerca di apprendere le tecniche tipo come gli Olandesi fanno le navi e cerca di fare della Russia una potenza europea. Le manifestazioni di violenza mostrano come l’ammirazione per l’Occidente europeo erano limitate agli aspetti tecnico-pratici e ispirata dalla volontà di emularne la potenza militare piuttosto che da una comprensione della nascente civiltà dei Lumi. La sua azione è simile a quella di Luigi XIV in Francia:  governo personale senza ministri favoriti e con il controllo di tutti gli affari  subordinazione dei possibili contropoteri  ridimensionamento dei boiari  emanazione di una normativa nel 1722 che obbliga tutti i nobili a servire lo stato Fu realizzata una graduatoria di tutte le cariche civili e militari e si destinato le diverse categorie di persone a ricoprirle (tavola dei ranghi). Se si entra nei ranghi inferiori della carriera civile o militare e si viene promossi, dall’8° grado (ce ne sono 14) in su si viene nobilitati. Pietro I inizia a far del rango nobiliare un premio alla carriera per i funzionari e i militari più capaci. Il patto sociale viene rafforzato. I nobili vengono legati e controllati nella loro possibilità d’azione, devono da maggiorenni fino a quando sono autosufficienti servire lo stato. Caratteristica della nobiltà rimase la mancanza di un’organizzazione corporativa, di privilegi e libertà come quelli che nell’Occidente europeo facevano di contrappeso all’autorità monarchica. Al vertice invece che usare i nobili come consiglieri, lo zar si fa assistere da un gruppo di 9 tecnici (senato) che lo devono consigliere nelle scelte politiche e poi eseguire le decisioni. La chiesa, che è già legata allo stato, viene decapitata, non viene più nominato un patriarca, non c’è più un individuo che guida la chiesa russa. Alla chiesa ortodossa russa viene data una guida collegiale, cioè alla testa del clero viene messo un sinodo presieduto da un funzionario dello zar. Come hanno fatto i re di Francia e Luigi XIV Pietro I si dota di un esercito numeroso di 300mila uomini e per istruire l’esercito vengono chiamati dei tecnici occidentali. Vengono importate le armi occidentali e se ne producono altre. Pietro I fonda la marina militare che la Russia non aveva non avendo sbocchi sul mare. La necessità di armare e di equipaggiare la moltitudine di soldati e marinai, senza dipende dall’esterno, fu la principale molla dell’impulso dato alla siderurgia e alla metallurgia, alle manifatture tessili e alle costruzioni navali. Si tratto di imprese statali o sovvenzionate e protette dallo Stato, che impiegavano manodopera servile, accanto a maestranze e tecnici spesso di provenienza straniera. Anche il commercio con i Paesi occidentali ebbe uno sviluppo, soprattutto nei nuovi porti sul Baltico, Pietroburgo e Riga. L’economia russa rimaneva però fortemente agricola e caratterizzata dall’autoconsumo. Il grosso dei nuovi introiti per finanziare l’apparato militare venne da un aggravamento del’onere sui contadini, sottoposti a partire dal 1710 a una capitazione che colpiva i maschia di qualunque età in luoghi della vecchia imposta distribuita per fuori. Nella seconda guerra del nord la Svezia perde la sua supremazia sul baltico e la Russia riesce a impadronirsi di questa regione costiera. All’inizio della guerra, quando le sorti sono ancora indecise, in prima linea nel 1703 Pietro I fonda una nuova capitale a San Pietroburgo. Lui non sa se vincerà la guerra, ma è così fiducioso da fare vicino al territorio svedese e sul mare una capitale partendo da zero. San Pietroburgo diventa la seconda capitale della Russia e il luogo in cui dimorano lo zar e la maggiore nobiltà. Sposta anche fisicamente 67 verso occidente il centro del potere russo, in un porto costituito apposta e lo fa all’inizio di una guerra lunghissima. Da Pietro I in poi gli obiettivi della Russia saranno arrivare al Baltico e al Mar Nero sconfiggendo gli Ottomani. Pietro I fonda una serie di scuole tecniche per formare dei militari e anche un’accademia delle scienze per mettere le conoscenze scientifiche russe al pari di quelle occidentali. Con Pietro I la Russia che prima era stata come paese di cultura greca abbastanza isolata dal resto dell’Europa tende ad assimilarsi all’Occidente, ma senza cancellare le proprie specificità. Dal regno di Pietro I fino ad oggi si sono confrontate due tendenze: 1. una occidentalista che vorrebbe assimilare la Russia all’Occidente 2. una slavofila che insistono sul mantenimento della cultura e dei valori tradizionali Pietro I formula norme sulla successione per la prima volta, non c’era una regola che stabiliva come doveva avvenire la successione e stabilisce che è lo zar in carica a stabilire il suo successore. Tra 600 e 700 la Russia diventa una grande potenza, viene riconosciuta sul piano internazionale come tale e alternerà l’espansione in Europa a quella in Asia. Quando in Europa trova difficoltà si espande in Asia e viceversa. Polonia Si ha un indebolimento della Polonia, che era uno dei 3 Paesi dell’Europa orientale. Era una monarchia composita data dal regno di Polonia e da quello di Lituania. La grande nobiltà era forte da poter scegliere le confessione religiosa che voleva. Tra 500 e 600 la monarchia diventa elettiva, quando nel secondo 600 si estingue la dinastia Jagellone si evita di porre sul trono una seconda dinastia, la dieta si riserva il potere di eleggere il nuovo re che però deve essere cattolico. Il fatto che il nuovo re elettivo sia cattolico porta a un lento recupero della nobiltà al cattolicesimo perché i re cattolici tendono ad assegnare cariche statali a cattolici. La dieta si dà la regola di prendere decisioni solo all’unanimità, il che a lungo andare porta alla paralisi del regno con effetti spiacevoli soprattutto nel 700. La Polonia del 600 nonostante la perdita dell’Ucraina (1648 si distacca dal regno polacco-lituano) continua a essere un paese importanti e ha anche il re in comune con la Svezia, per alcuni decenni, i Vasa, la dinastia svedese, regnano sia sulla Svezia luterana che sulla Polonia cattolica. I Vasa devono diventare cattolici per essere re in Polonia e gli svedesi diffidano di loro. finché sono re cattolici di Polonia cercano tramite gesuiti di consolidare il cattolicesimo in Polonia e di introdurlo in Svezia che era però riluttante e come tutti i re di Polonia successivi cercano di ampliare i loro possessi diretti. Finiscono per assomigliare agli imperatori del sacro romano impero: sono forti se hanno dei possessi feudali abbastanza grandi da dar loro una base materiale autonoma, altrimenti nei confronti dei grandi nobili polacchi possono solo cercare di convincerli a collaborare. La società polacca è frazionata per la presenza e lo strapotere dei grandi nobili, ma per la presenza di un gran numero di piccoli nobili, i cavalieri, che detestano i grandi e che a lungo controllano la dieta. Questo organo funziona ancora peggio. Si inaspriscono i contrasti all’interno del ceto dirigente e la monarchia può giocare su questa rivalità per rafforzarsi. Le città non sono molte, molte hanno ceti dirigenti germanizzati. In Polonia c’è una forte comunità ebraica. In età moderna gli ebrei sono l’eccezione alla regola della uniformità religiosa. Non si possono trattare come eretici, ma li si tratta come stranieri e questo succede ovunque, anche se nascono in quel luogo. Sono protetti dal sovrano del territorio in cui abitavano e potevano essere oggetto di misure di espulsione. Gli atteggiamenti degli stati europei nei confronti degli Ebrei sono 3: 1. Vengono cacciati. Avviene già dalla fine del 200 in Inghilterra, in Francia, in Spagna, in Portogallo. L’Europa occidentale caccia i suoi ebrei. 2. la segregazione o la separazione fisica dai cristiani con la formazione dei ghetti, cioè aree in cui gli ebrei sono obbligati a risiedere per avere meno contatti possibili con i cristiani. Questo avviene soprattutto nell’area tedesca e nell’Italia centro-settentrionale, mentre in quella meridionale no perché vengono introdotte delle leggi spagnole e gli Ebrei vengono cacciati dal sud e dalle isole. 70 stabilizza i confini orientali dell’impero persiano e dà modo ai turchi di dedicarsi solo al loro fronte occidentale. Nei Balcani i turchi continuano una guerriglia militare nelle aree confinarie, oltre a tentare altre campagne per cercare di conquistare la parte del regno di Ungheria che era nelle mani degli Asburgo. I turchi hanno anche un’altra caratteristica: l’impero ottomano è religiosamente tollerante. I cristiani e gli ebrei possono mantenere la loro religione, non sono obbligati a convertirsi, ma vivono in condizioni inferiori dal punto di vista civile, vengono vietate loro alcune cose come di fare i militari. A differenza di quello che succedeva nell’Europa cristiana nel mondo musulmano non si punta all’unità religiosa, almeno nei confronti delle religione monoteiste che hanno alla base un testo sacro. I musulmani non accettano i politeisti e quelli le cui religioni non hanno alla base un testo sacro scritto. Gli ebrei vanno nell’impero ottomano quando si trovano male in Europa e nei Balcani ottomani l’islam non si diffonde tantissimo (Bosnia e Albania), restano le religioni ortodosse, un po’ di cristiani e nella Transilvania ci sono calvinisti, luterani (élite di origine tedesche), anti-trinitari. Troviamo pluralità di lingue, di religioni e sovranità ottomana sia nei Balcani che in Anatolia. Gli ottomani lanciano una grande campagna contro gli Asburgo alla fine del 600. Nel 1683, come nel 1529, Vienna viene assediata, un esercito ottomano trapassa l’Ungheria asburgica, entra in Austria ed assedia e circonda Vienna. Questa diventa il simbolo della cristianità minacciata. Vienna si salva con una spedizione polacca. Con il 1683 inizia una contrazione politico-militare degli ottomani, fallito lo sforzo di aprirsi una strada verso l’Europa occidentale. Gli Asburgo contrattaccano e entro la fine del secolo riescono a togliere agli ottomani l’Ungheria, con la Croazia che è un sotto-regno. Gli ottamani sono stati respinti verso sud-est nella penisola balcanica. Gli Asburgo si rafforzano con la sconfitta ottomana e iniziano una pressione verso i Balcani congiuntamente a Venezia4, alla Polonia5 e alla Russia. I Russi premeranno militarmente sull’impero ottomano insieme agli Asburgo a fine 600. Russia e Asburgo diventano rivali nei Balcani e gli ottomani sono vittime di questa rivalità. I russi possono contare sulla simpatia delle popolazioni ortodosse nei Balcani perché la Russia è un punto di riferimenti politico e religioso. I russi sognano di liberare Costantinopoli, di rendere il patriarca libero dal controllo turco e di trasformare Santa Sofia in una chiesa. Il supporto ideologico di questa sorta di liberazione degli ortodossi è un aspetto che gioca a loro favore. Nel 700 gli Asburgo rivendicano il diritto di proteggere i cattolici dell’impero ottomano, cosa che faceva la Francia, e ai russi viene riconosciuto il diritto di protezione sui sudditi ortodossi. Gli Ottomani sono costretti ad accettare limitazioni alla loro sovranità. Cercano di recuperare il divario tecnologico con l’Europa introducendo tecniche, strumenti e istruttori militari dall’Europa. Accettano anche di introdurre la stampa, cosa che avevano rifiutato. Gli ebrei stampano libri in ebraico, mentre i turchi fino al 700 rifiutano di adottare la stampa per non scontentar gli amanuensi che vivevano nel loro impero. L’accettazione di tecniche occidentali suscita nel mondo ottomano una reazione simile all’occidentalizzazione avviata da Pietro I: ci sono gruppi tradizionalisti che rifiutano l’introduzione di elementi culturali non turchi, in parte gruppi religiosi e in parte membri dei ceti inferiori. India L’India dell’età moderna assomiglia all’Europa, perché è un mondo complesso e politicamente e religiosamente frammentato. Il subcontinente indiano comprendeva gli attuali territori del Pakistan, del Bangladesh, del Nepal e del Bhutan. All’inizio del 500 quando arrivano i Portoghesi l’India era divisa in una pluralità di stati, alcuni di religione induista soprattutto nel centro e a sud e altri di religione musulmana in seguito a invasioni arabe iniziate nel 7 sec e si trovano nella parte nord-occidentale. In India le invasioni arrivano sempre da ovest, a nord c’è Himalaya, a est c’è una serie di giungle che rendono complicato l’invasione, mentre da ovest lungo le vie commerciali che univano l’Oriente con il bacino Mediterraneo sono 4 Si impadronisce del Peloponneso e fa una serie di fortezze in questa aree durante la guerra di successione spagnola 5 Difficoltà interne 71 arrivati gli invasori. A partire dal 7 sec era penetrato l’islam, soprattutto sunnita e quindi si erano creati degli stati a guida musulmana e c’era stata una parziale islamizzazione della popolazione. Era stato creato a Delhi un sultanato che aveva controllato gran parte dell’India e dopo si era frazionato. Il panorama religioso tra 400 e 500 fu complicato dall’affermazione del movimenti sikh, assertore di un rigido monoteismo, animato da un proselitismo militante. Il cristianesimo era comparso in India grazie a mercanti e missionari europei. Quando arrivano gli Europei l’India è un mosaico politico, religioso e linguistico, perché nella parte settentrionale della regione le lingue sono indoeuropee, mentre nella parte meridionale è una famiglia linguistica a sé, le lingue dravidiche. Nell’area frazionata a inizio 500 un principe di cultura turca partendo dall’Afghanistan Babur conduce una spedizione contro l’India settentrionale nel 1526. Riesce a prendere il controllo dell’area più fertile e ricca dell’India, la valle del Gange. Fonda un nuovo impero nell’India settentrionale e i suoi discendenti amplieranno l’impero e all’inizio del 600 dall’area più prospera della regione, la valle del Gange e dell’Indo (Pakistan e India settentrionale) gli imperatori si espandono verso sud. Si parla di imperatori Moghul perché rivendicavano la loro discendenza dai conquistatori mongoli del 200. Il grande moghul sarebbe l’imperatore potentissimo che regna in India dal 1526 al 1858. Questo impero ha vicende simili a quelle dell’impero ottomano: una fase di espansione politica e territoriale fino alla fine del 600 e una fase di arretramento e di frazionamento dalla fine del 600 in poi. L’impero Moghul come quello ottomano è multilingue e multireligioso, perché man mano che si espandono verso sud includono nel loro dominio territorio con religione induista. Nell’estremo sud c’erano delle minoranze cristiane, erano arrivati i cristiani nestoriani già nel 5 sec seguendo le vie commerciali. L’impero era religiosamente tollerante e almeno fino a metà 600 gli imperatori moghul si servono di collaboratori di diversa origine (musulmani, anche sciiti, indù). La lingua amministrativa e di cultura dell’impero moghul è il persiano e anche i Persiani sono una delle componenti del ceto dirigente moghul. Quando arrivano missionari cattolici a inizio 600, almeno un imperatore, Akbar, è interessato anche al cristianesimo e chiama missionari, soprattutto Gesuiti, a spiegare cos’è il cristianesimo, organizza delle discussioni religiose. Sottomise tutta l’India centro-settentrionale e riuscì a dare a questo territorio un inquadramento statale relativamente saldo, con la creazione di un’alta burocrazia civile-militare in cui confluirono i conquistatori musulmani, di razza turca e l’aristocrazia locale. Akbar si sforzò di favorire l’integrazione tra musulmani e indù abolendo la tradizione imposta islamica sugli infedeli e facendosi promotore di un nuovo culto religioso che univa elementi delle due religioni ed era imperniato sulla divinizzazione del monarca. Questo imperatore cerca di presentarsi ad ogni componente del suo impero come accettabile per la propria cultura e religione. Si presenta: 1. come sultano devoto e fedele seguace di Allah ai sudditi musulmani 2. la nobiltà persiana aveva un’etica tradizionale che prevedeva l’assoluta fedeltà all’imperatore, quindi dai nobili persiani pretende una obbedienza cieca, una fedeltà indefettibile perché è l’imperatore e non perché è un capo musulmano 3. ai sudditi indù si presenta con gli attributi tradizionali dei principi induisti, quasi come un dio in terra L’impero indiano è ricco dal punto di vista agricolo ed è importante dal punto di vista industriale, il Bengala è la regione del mondo dove si producono più stoffe di cotone. I tessuti indiani vengono esportati in maniera massiccia nel resto del mondo. Ci sono poi le spezie. La cellula di base della società indiana era la comunità di villaggio, che viveva in un regime di autoconsumo producendo da sé i generi alimentari e i manufatti rudimentali necessari alla sussistenza. La generale arretratezza dell’agricoltura, il prelievo fiscale, la pressione demografica e le calamità naturali mantenevano queste masse contadine in condizioni di estrema miseria. Solo in alcune aree, in prevalenza sulle terre dell’aristocrazia, si diffusero colture specializzate con l’utilizzo di manodopera salariata. Viene amministrato con il sistema del timar, nel corso del tempo e a partire da partire del 700 questo sistema dà al mondo moghul gli stessi problemi di quelli degli ottomani: le province più lontane da Deli iniziano a 72 staccarsi pur riconoscendo l’alta sovranità dell’imperatore. Questo distacco avviene per la politica svolta dall’ultimo imperatore del 600 Aurangzeb che, contemporaneo di Luigi XIV e di Pietro I, cerca di completare la conquista dell’India meridionale con un enorme esercito. La campagna dura 20 anni, non arriva a conquistare tutto, la parte più meridionale del Deccan rimane libera e si esaurisce economicamente l’impero. Aurangzeb cancella la politica di Akbar, è un integralista: i non musulmani vengono allontanati dal potere e le discriminazioni nei confronti dei non musulmani aumentano e si aggravano. Riesce a perdere il consenso dei non musulmani e si verifica la nascita di rivolte. Ci sono popolazioni che avviano delle rivolte organizzate e i più importanti sono i Marathi, popolazione di lingua indoeuropea e di religione induista, che si danno una loro organizzazione militare, hanno disponibilità economica visto che si dedicano al commercio, iniziano una guerriglia e poi una guerra contro l’imperatore moghul. Si danno anche un capo politico, nominano re uno di loro e si rendono di fatto indipendenti. Stessa cosa fanno i Rajputi, che formano un’aristocrazia guerriera organizzata in signorie semi-indipendenti, sono specializzati nel mercenariato militare, sono indù, si danno una struttura militare e si ribellano. Nella parte centro-occidentale dell’impero cominciano a organizzarsi resistenze centrifughe su base nazionale. A inizio 700 l’impero moghul è esaurito, i successori di Aurangzeb tornano alla politica di tolleranza, ma le risorse dell’impero e la capacità tributiva dei sudditi si è andato riducendo. Nel 700 tanti governatori provinciali iniziano a adottare politiche proprie, a tenersi i proventi fiscali, ad organizzare milizie e ad avere rapporti per conto loro con gli Europei. Le vicende dell’India nei tempi e negli eventi sono simili e paralleli a quelle dell’impero ottomano. Nel 1736 Delhi fu presa e saccheggiata dal monarca persiano Nadir Shah e nuove invasioni sopraggiunsero dall’Afghanistan verso la metà del secolo. Era iniziata anche la penetrazione francese e inglese. Fino alla fine del 600 gli Europei hanno solo una serie di basi costiere in India: a partire dai Portoghesi con Goa per arrivare agli Olandesi a Silon e in altre aree, ai Francesi e agli Inglesi. Sono basi costiere concentrate in India meridionale, sia sulla costa orientale che su quella occidentale, e nel Bengala. L’India meridionale perché è il terminale marittimo per chi naviga nell’Oceano Indiano e il Bengala perché è un’area sviluppata dal punto di vista industriale. Nel 700 partendo da questi punti di appoggio gli Europei cominciano a inserirsi nella politica interna indiana, comincia a trattare direttamente con i diversi governatori provinciali che hanno politiche loro e comincia a vendere loro armi e ad addestrare le truppe locali all’europea. Favoriscono la conflittualità interna ai diversi pezzi dell’impero moghul, mentre l’autorità dell’imperatore si riduce all’area di Deli. La tecnica militare europea si rivela efficiente anche nel mondo indiano nelle battaglie terrestri. Pochi Europei e poche migliaia di soldati indiani addestrati all’europea riescono a sconfiggere e a mettere in fuga decine di migliaia di soldati indiati addestrati con metodi tradizionali e con armi indiane tradizionali. In india dal primo 700 saranno gli inglesi e i francesi che cercano di penetrare economicamente e di gettare le basi di un controllo politico dell’area. Cina I Ming regnano dal 1368 al 1644 in Cina, per quello che da noi è la fine del Medioevo e la prima metà dell’epoca moderna. Il potere era teoricamente concentrato nelle mani dell’imperatore e la dottrina di Confucio rimessa in onore dei Ming esaltava sopra ogni altra le virtù dell’obbedienza e della sottomissione gerarchica. In pratica l’esecuzione degli ordini imperiali nelle 15 province in cui era divisa la Cina era affidata a una classe di letterati-burocrati che si reclutava per concorso, mediante un sistema di esami sempre più complesso. Nel 1644 finisce la dinastia Ming e viene sostituita da un’altra. Questo accade durante la guerra dei 30 anni, la prima rivoluzione inglese e a poca distanza dalla prima guerra del nord e dal distacco dell’Ucraina. Sembra un momento di crisi per le diverse aree del mondo. Sia nel mondo cinese e giapponese sia nel mondo occidentale forse c’è una crisi di crescita degli stati, che poi riescono a superare. La Cina è l’impero più popolato del mondo, arriva a quasi 200 mil di abitanti alla fine del 700 ed è lo stato più organizzato del mondo. 75 Ci immagiamo un modo euro-centrico e il resto è la periferia degli Europei, ma è una rappresentazione ideologica. Ci sona anche altri stati importanti extra-europei: 1. La Cina 2. Il Giappone 3. L’impero moghul, anche se punteggiato di basi europei 4. L’impero safawide 5. L’impero ottomano 6. Gli stati dell’Indocina 7. Gli stati africani Nonostante la pervasività europea in altri stati, non si è in una situazione di dominio, perché si sono altre entità statali indipendenti dalla presenza europea. Il dominio europeo sugli altri continenti è dell’800 e termina con la Prima Guerra Mondiale con l’entrata in gioco degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica. La politica estera dei Paesi prescinde dal tipo di governo e di ideologia che hanno. Le scelte di politica estera sono determinate dalla collocazione geografia dei Paesi, sono scelte geopolitiche invece che scelte determinate da ideologie o tipi di governo interno. La Cina ha sempre svolto la stessa politica: non un’espansione territoriale indefinita, ma controllare il proprio territorio fertile a sud delle aree steppose e desertiche e a nord delle foreste subtropicali e assicurarsi delle aree di protezione dalle invasioni a nord e a ovest. Cina Il commercio tra Cina e i Paesi europei è sempre attivo: le merci cinesi (seta, te, porcellana) interessano in Europa, mentre le merci europee non interessano alla Cina. Gli Europei devono pagare in valuta pregiata, quindi ora e argento, le merci che acquistano. La Cina è autosufficiente. C’è uno squilibrio economico. In Cina troviamo la presenza missionari e gesuitica. Anche in Cina i Gesuiti si distinguono dagli altri missionari perché svolgono la loro opera secondo il metodo dell’inculturazione, cioè di presentare il cristianesimo come continuazione e compimento della cultura locale, in modo tale che non sia in contrasto con la tradizione locale passata, ma come perfezionamento e compimento del passato pre-cristiano. I gesuiti adattano il cattolicesimo alla cultura cinese. Il fatto che i Gesuiti abbiano più successo in questo modo degli altri missionari in Cina e in India viene invidiato e contestato. La contestazione è che a forza di adattare alle culture locali in realtà stanno corrompendo il cristianesimo facendo tanti compromessi e rinunciando all’essenziale. Nel 700 per tutta la prima metà ha luogo nel dibattito teologico cattolico una controversia sui riti cinesi. Si dice ai Gesuiti che loro adattando la liturgia cattolica alla sensibilità cinese non parlano più di cristianesimo e di cattolicesimo, ma fanno un culto sincretico che non è più cattolico e cristiano. Sono i Francescani e i Domenicani a muovere questa contestazione. I papi ci pensano, su di loro premono diverse componenti: una parte della chiesa è favorevole e una parte è invece ostile. Alla fine si ha la condanna dei riti cinesi e dei riti malabarici, cioè di quelli indiani. Gli imperatori della dinastica Manciù prendono posizione: perché qualcuno di esterno si doveva interessare degli affari interni del loro impero. Se qualcuno voleva predicare il cristianesimo in Cina, lo deve fare come lo fanno i Gesuiti e non come ha deciso il papa, che non sanno neanche chi è. Lo sviluppo del cattolicesimo in Cina resta bloccato dalle polemiche. I missionari, Gesuiti inclusi, si sentono obbligati a obbedire e i progressi si esauriscono. I Gesuiti continuano ad essere presenti alla corte cinese ed essere tenuti lì come intellettuali. Tutt’ora ci sono in Cina due chiese cattolica, quella ufficiale che è quella patriottica e quella clandestina. Fino alla fine del 700 la Cina prospera e lo si vede dall’aumento demografico (più di 300 mil di abitanti). 76 Giappone La storia del Giappone è diversa da quella della Cina anche se la Cina è considerata dai Giapponesi come la culla della civiltà. Questo non significa che i Giapponesi vogliano accettarne il dominio politico. Non c’è mai stato un problema di minaccia politica da parte cinese sul Giappone se non quando la Cina era governata dai Mongoli, quindi da un potere non cinese. Sono stati i Giapponesi in diversi momenti della loro storia ad attaccare la Cina con diverse azioni di pirateria nel Medioevo e all’inizio dell’Età moderna. Il Giappone si pensa come un impero unitario governato da un dio, dai discendenti di una dea, che sono dei a loro volta. Un dio si venera, ma non obbligatoriamente gli si obbedisce. Nel Medioevo di fatto l’impero giapponese conosce un frazionamento politico ad opera delle grandi famiglie. I Daimyo (‘’grande nome’’) sono le maggiori famiglie nobili, la grande nobiltà agraria locale, che ha costituito dei domini personali nella parte più sviluppata e ricca del Paese nelle isole meridionali di Kyushu e di Shukoku e nella parte di Honshu, che è l’isola più grande. La presenza organizzata delle grandi famiglie si accresce e si rafforza. Il tardo Medioevo e tutto il 500 giapponese è costituto fa una lotta tra le maggiori famiglie per controllare il proprio territorio e per espandersi a spese degli altri. C’è una sorta di anarchia, l’imperatore viene venerato, ma non gli si obbedisce e le grandi famiglie lottano tra di loro per controllare i territori. In questa situazione di anarchia su base regionale arrivano i Portoghesi (che si trovavano in Indonesia, Malacca e Macao) e poi gli Spagnoli che si trovavano nelle Filippine. Questi commerciano e portano il cristianesimo, che riesce ad avere un successo discreto nell’isola più meridionale e ci sono dei Daimyo che si convertono. Portano anche merci europee e le più interessanti sono le armi da fuoco che servono ai vari Daimyo per prevalere sugli altri. Aumenta la conflittualità tra grandi signori fino a che alcune famiglie non riescono ad imporsi sulle altre. Alla fine del 500 la prima ad affermarsi sono gli Oda che riescono a sottomettere le altre principali casate e poi subentrano i Tokugawa che rivestono il titolo di shogun, che è il comandante dell’esercito imperiale, che non c’è perché ci sono solo quelli privati dei Daimyo. Sono l’equivalente degli statolder olandesi. I Tokugawa riescono alla fine del 500 a unificare il Paese o sbaragliando gli avversari o sconfiggendoli e facendo loro accettare la loro supremazia. Nel 1608 i Tokugawa inaugurano una dinastia di shogun su base ereditaria, il Giappone dal 1608 fino al 1868 resta un impero al capo del aule c’è un dio, ma viene governato da uno shogun. L’imperatore si sta sempre nel suo palazzo, ma chi regge davvero il Paese è lo shogun. Di fronte alla presenza europea, che è stata utile per far traboccare la situazione in senso unitario, gli shogun adottano una politica di isolamento più radicale di quella della Cina, che non aveva neanche bisogno di prendere troppe misure viste le dimensioni del Paese e visto quanto è abitata, mentre il Giappone è grande quanto un Paese europeo e ha problemi di stabilità interna. Per impedire che gli Europei suscitino rivolte o le facilitino, gli Europei vengono espulsi e viene vietato loro di sbarcare il Giappone: se lo fanno, o li ammazzato o li imprigionano. Questo provvedimento avviene alla fine degli anni 30 del 600, mentre in Europa c’è la guerra dei 30 anni, il cambio di dinastia in Cina e il Giappone conosce una crisi di crescita e in questo caso coincide con l’affermazione della dinastia shogunale alla guida dello stato. Per assicurare la stabilità e dare sicurezza al Pese, vengono buttati fuori gli Europei, viene controllato il gruppo dei Daimyo residui in maniera analoga a quella di Luigi XIV, perché sono costretti a risiedere alla corte dello shogun per 6 mesi, sono fisicamente controllati. Quando invece si trovano nelle loro signorie, i Daimyo devono lasciare degli ostaggi a corte in modo che se si ribellano, sanno che sono i loro parenti i primi ad essere uccisi. Per pacificare la situazione interna vengono disarmati i ceti inferiori, i contadini, e i piccoli nobili, i samurai, o entrano al servizio dello shogun o dei Daimyo, quindi accettano di far parte dell’amministrazione imperiale o dei grandi nobili, o vengono retrocessi al rango di contadini e scendono nella scala sociale. Il cristianesimo viene vietato, è una importazione europea e come tale va espunto. I Giapponesi convertiti sono obbligati a riconvertirsi, nel 1638-41 c’è una rivolta (rivolta di shimabara) di cristiani a Kyushu, che è l’isola più cristianizzata, e questa viene spazzata via. Se i cristiani non vogliono riabbracciare il Buddismo o la religione tradizione giapponese, il Shintoismo, sono privi di clero e sono sottoposti alla sorveglianza dei templi buddisti più vicini. Il clero 77 buddista controlla che gli ostinati cristiani non facciano proselitismo, diventino invisibili. In queste condizioni rimangono fino alla metà del 800. Da inizio 600 a metà 800 il Giappone si isola dal mondo esterno, solo la Cina può commerciale con il Giappone. Gli unici che mantengono legittimamente qualche contatto sono gli Olandesi a cui viene concesso di costruire una palafitta al porto di Nagasaki e da lì, senza mettere piede, su suolo giapponese possono commerciale. Per 250 anni gli olandesi stanno lì. I Giapponesi isolati accumulano un enorme divario tecnologico rispetto all’Europa. Mentre nel 700 la Cina diventa di gran moda in Europa, così non è per il Giappone. Nel 700 i cinesi sono portati come modello alternativo di civiltà, soprattutto a scopo strumentale. Mentre in Europa nasce il razzismo a fine 700, i Cinesi non sono compresi perché considerati più sviluppati dagli Europei. Oceania Non è più il lago spagnolo nel 700. L’Oceano Pacifico viene attraversato non solo da Spagnoli, ma da Francesi, Inglesi e più tardi dai Russi. Nel 600 anche gli Olandesi avevano iniziato a costeggiare prima la Nuova Guinea, poi le coste orientali dell’Australia ed erano arrivati in Tasmania. Gli Olandesi avevano visto che navigare da queste parti non serviva a trovare una rotta più agevole per arrivare in Cina (era la loro intenzione), la Nuova Guinea era una foresta con dei selvaggi antropofagi e l’Australia era un deserto abitato da selvaggi. Agli Olandesi interessava avere o zone che producessero merci richiese in Europa o zone dove ci fossero popolazioni con cui avviare scambi commerciali. Non c’era niente di tutto ciò e se ne disinteressano. La nuova presenza del 700 è il riflesso della competizione coloniale e marittima anglo-francese. Con l’inizio del 700 diventa chiaro che tra gli Europei ci sono due contendenti, Inghilterra e Francia, che vogliono assicurarsi una parte determinante nella presenza europea fuori Europa e si mettono ad esplorare il pacifico per vedere come può rientrare nei loro piani geopolitici. Vengono esplorate le isole del Pacifico, anche le coste settentrionali del Pacifico, che erano poco note dopo aver stabilito che il passaggio a nord-est non conveniva. Entro la fine del 700 le coste nord-occidentali dell’America e le coste nord-orientali dell’Asia vengono esplorate. Questa area inizia ad essere oggetto di tensioni. I Russi attraversano lo stretto di Bering e arrivano in America dove proclamano la loro sovranità in Alaska (1799) per poi scendere in California scatenando il malcontento degli Spagnoli. Un punto di equilibrio si ha sulla costa che adesso è il Canada dove nel porto di Nootka (vicino Vancouver) c’è stato un confronto/scontro a fine 700 tra Russi, Spagnoli e Inglesi e la posta in gioco è il commercio con le tribù amerinde interne, ma il tutto indica che gli Europei stanno nel corso del 700 spartendosi questi spazi geo-politici, stanno cercando di affermare una loro sovranità anche su queste aree periferiche. Un insediamento consistente di Europei in Oceania sarà più tardivo. Gli inglesi nel 1788 fanno un insediamento in Australia, quella che adesso è Sydney, che era una colonia penale dove mandano gli indesiderabili, i peggiori delinquenti. In un secondo momento gli Inglesi vanno ad abitare volontariamente in Australia e poi in Nuova Zelanda. I Francesi si insediano in altre parti del Pacifico. Indonesia e Filippine In Asia la presenza europea per il momento, fino alla fine del 700, è marginale, tranne per l’eccezione dell’Indonesia dove gli Olandesi (Molucche, Java) hanno iniziato a costituire un dominio territoriale, cioè si stanno impadronendo di diverse isole e arriveranno a controllarle circa tutte. Gli Olandesi in parte ci andranno ad abitare e in maniera sempre più stringente controlleranno l’economia di questi luoghi. L’Indonesia diventa una serie di piantagioni di spezie e prodotti pregiati controllati dalla VOC. Gradualmente gli spagnoli faranno lo stesso nelle Filippine, salvo che si preoccuperanno di convertire le popolazioni locali al cattolicesimo. In Indonesia esisteva una serie di stati musulmani e in alcuni casi anche induisti che vengono sottomessi e poi cancellati. Nelle Filippine le popolazioni locali avevano la comunità di villaggio come massima organizzazione politica e gli Spagnoli introducono la proprietà privata, il 80 come l’Amazzonia spagnola, parti periferiche del nord America. Le spedizioni sono un modo per riaffermare la propria sovranità e dinamismo nei confronti del mondo coloniale. Portogallo L’altro Paese che si era insediato in America era il Portogallo, che aveva subito una crisi da cui nel secondo 600 si riprende. Recupera l’indipendenza e cerca a sua volta di valorizzare quello che resta dei suoi domini coloniali. Il Brasile è il possedimento più vasto e lucroso che gli rimane. Nel Brasile portoghese le dinamiche sociali sono simili a quelle dell’America spagnola, ci si immagina una società leucocratica (stratificazione sociale legata al colore della pelle) e anche questa è una rappresentazione ideologica. Gli abitanti di origine europea sono meno numerosi rispetto a quelli dell’America spagnola e sono più propensi a mescolarsi con gli schiavi e con gli amerindi. C’è una mescolanza di popolazioni maggiore nel Brasile portoghese che non nell’America spagnola. L’atteggiamento dei portoghesi verso gli amerindi è ambiguo. Gli spagnoli nel 500 avevano decretato che gli amerindi non dovevano essere asserviti, mentre i portoghesi arrivano alla stessa affermazione con ritardo e la prassi è ancora più ritardata. Per tutto l’Antico Regime cercano di usare come schiavi le popolazioni dell’entroterra brasiliano insieme agli schiavi importati massicciamente dall’Africa. Ci sarà una lenta penetrazione portoghese dalla costa verso l’interno:  per procacciarsi schiavi e gli amerindi per questo vengono attirati dai Gesuiti (centro-sud del Brasile)  per lo sfruttamento agricolo o dei pascoli se ci si dedica all’allevamento. Per la prima metà del 600 l’attività principale è la coltivazione della canna da zucchero e anche qua si scoraggia l’apertura di attività industriali. Il Portogallo considera mercantilisticamente le sue colonie. Il Brasile deve fornire materie prime per la industri portoghesi, che quasi non esistevano. Il Brasile del tardo 500 e di inizio 600 può essere visto come una distesa di piantagioni di canna da zucchero, soprattutto nella parte nord-est che è la più sviluppata. Il centro della colonizzazione portoghese è Bahia e le piantagioni si estendono verso nord e verso sud. L’area trainante dell’economia brasiliana è questa fino alla metà del 600, dopo il recupero dell’indipendenza del Portogallo le cose cambiano. Nell’entroterra si trovano miniere di oro e di diamanti, soprattutto nell’entroterra di San Paolo e di Rio, in una zona che prende il nome di ‘’minas gerais’’. Nella seconda metà del 600 il baricentro dell’economica brasiliana si sposta nella parte meridionale del Paese e viene potenziata la penetrazione all’interno. Il Brasile diventa la parte più ricca del mondo portoghese, ma resta controllato dalla madre patria, che era più povera. In Brasile si formano istituzioni simili a quelle del Portogallo e d’Europa e si lascia che arrivino missionari. Non si affidano ai creoli le cariche locali e si mandano dei peninsulari, della gente nata in Portogallo, a ricoprire le cariche statali. In Brasile è massiccia la presenza di schiavi (più dell’America spagnola). Il Brasile assorbe gran parte dell’importazione di schiavi dall’Africa. La schiavitù viene abolita solo nel 1882, molto dopo l’indipendenza dal Portogallo. In Brasile si hanno anche delle esperienze di fughe di schiavi verso l’entroterra e di creazione di comunità di schiavi che si autogovernano approfittando del fatto che i bianchi non riescono a controllare l’interno. A volte si mescolano con gli amerindi e formano delle repubbliche autonome di schiavi fuggiti. L’economia brasiliana si diversifica e il mondo portoghese ritrova uno slancio nel 700 utilizzando i territori che gli restano:  basi africane per gli schiavi  Brasile per la produzione di zucchero anche se non controllano il mercato e per la produzione di oro e diamanti  basi asiatiche che restano per l’importazione delle merci di lusso dall’Estremo Oriente, le spezie da Timor e da Goa e la seta e la porcellana da Macao. 81 Il Brasile non è una grande potenza, ma è nell’orbita economica inglese, è condizionato da questa soffocante amicizia inglese molto più di quanto la Spagna non sia nell’orbita economica francese. è molto minore il divario tra Spagna e Francia di quanto non lo sia quello tra Brasile e Inghilterra. Carabi Con la metà del 600, con la crisi della Spagna, i suoi domini nell’area caraibica inizia a venire frammentati tra le potenze concorrenti. Mentre la terraferma e le isole maggiori delle Antille restano spagnolo, le isole minori cominciano a venire sottratte alla spagna. Abbiamo:  presenza francese nella parte orientale di Haiti, ma anche in isole delle piccole Antille  presenza inglese in Jamaica e nelle Bahamas e in isole delle piccole Antille  Olandesi, anche dopo aver perso il Brasile, mantengono il Suriname (la Guyana olandese), ma su questa costa della Guyana si ritagliano delle basi sia gli inglesi che francesi I concorrenti della Spagna nella competizione coloniale e commerciale si insediano in aree marginali di questo Mediterraneo americano che è il golfo del Messico e il Mare dei Caraibi. Gli Inglesi mettono insieme anche delle piccole basi sulla terraferma sia nel Belize che in quello che adesso è il Nicaragua. Lo scopo degli insediamenti è cercare di spezzare il monopolio spagnolo sul commercio con le proprie colonie, penetrare nel mondo commerciale chiuso spagnolo e praticare la guerra di corsa. Tutti coloro che si sono insediati in questa zona fanno delle piantagioni (zucchero o cotone) a schiavi nelle isole (prigioni a cielo aperto di schiavi che coltivano). Gli Europei in queste zone sono pochi e la loro preoccupazione è impedire che gli schiavi si ribellino (a volte uccidono gli europei). America settentrionale Le condizioni di insediamento sono più complicate. In una parte del Paese il clima è simile a quello europeo, nella parte meridionale è molto caldo, mentre in quella settentrionale è molto freddo. Da inizio 600 agli Spagnoli insediati intorno al golfo del Messico si sono aggiunti dei nuovi venuti: contemporaneamente si è consolidata una colonizzazione francese in Canada (Golfo di San Lorenzo e la regione dei grandi laghi) e una colonizzazione inglese che ha avuto due epicentri, a sud la Virginia e a nord il Massachusetts. Gli Inglesi formano 13 colonie che replicano le istituzioni delle madre patria, sono tante piccole Inghilterre con un governatore che rappresenta il re e ne fa le funzioni, che assistito da un consiglio forma il potere esecutivo e con delle assemblee elettive che hanno il ruolo del parlamento inglese. Tanti Inglesi vanno in America, mentre i Francesi vanno poco nelle colonie americane perché il clima è molto più inclemente, l’agricoltura è complicata e l’attività principale è il commercio di pellicce con gli indiani. Il risultato è la costituzioni di due società differenti: 1. Gli Inglesi nei confronti degli amerindi hanno un atteggiamento di sostituzione, nel senso che devono sparire: o si assimilano agli Inglesi accettando il cristianesimo protestante rinunciando a tutta la vita precedente o se ne vanno oppure vengono uccisi. 2. I Francesi sono pochi e penetrano in uno spazio enorme. Si addentrano nel Canada e nelle grandi pianure americane scendendo il Mississippi. Intrattengono buoni rapporti con le popolazioni locali, agli amerindi viene offerto di venire protetti dal re di Francia, di avere rapporti economici su base paritaria e di costituire un grande stato franco-americano. Non c’è discriminazione nei confronti degli amerindi, non c’è obbligo di conversione o si assimilazione. Si può vivere benissimo l’uno affianco all’altro. Si crea un enorme dominio franco-indiano. Agli amerindi questo non dà fastidio, il re francese è lontano e non può esercitare una coercizione nei loro confronti. L’alleanza con i Francesi serve per contenere gli inglesi che sono a est degli Appalachi. In questa situazione di rapporti amichevoli i protagonisti sono i mercanti di pellicce e i gesuiti, che hanno lo scopo di convertire gli amerindi, ma con la comprensione delle loro culture. I gesuiti imparano le lingue locali, vivono con 82 gli amerindi e il fatto di mantenere buoni rapporti trasformano i gesuiti in esploratori. Poi dal 1682 si aggiunge la Louisiana che è la grande pianura che si estende dai monti Appalachi fino alle Montagne rocciose. All’inizio del 700 si ha un Nord America enorme, ma abbastanza spopolato. C’era una presenza olandese nell’area di New York, ma viene eliminata nel corso delle guerre anglo-olandesi. Dal 1664 il New York, i Nuovi Paesi Bassi, viene assorbito dagli Inglesi. Gli Olandesi avevano inglobato negli anni 30 un piccolo stanziamento svedese che è quello che adesso è il Delaware. Nei caraibi e nel nord America c’è una presenza danese. I Danesi come gli Svedesi, si procurano una isola delle piccole Antille dove fano le piantagioni da zucchero coltivate da schiavi. Gli Svedesi fino agli anni 30 del 600 hanno avuto il Delaware, dove ci mandano i Finlandesi. I Danesi oltre all’isola delle Antille proclamano la loro sovranità sulla Groenlandia, che è una colonia enorme ma spopolata. Ogni potenza colonia replica lo stesso modello:  insediamenti in Asia e in India per ricavare spezie e generi di lusso  insediamenti in America per ricavare zucchero o altre merci ed eventualmente per andarci ad abitare  basi in Africa per rifornirsi di schiavi Gli Europei trasferiscono fuori Europa i loro conflitti. Se l’equilibrio europeo in Europa è a 5 nel 700, fuori Europa è un equilibrio a 2 tra Francesi e Inglesi. A metà secolo ci sarà la partita finale per questa supremazia. Gli Europei hanno complessivamente questa affermazione a livello planetario (no ancora dominio) per:  questioni demografiche: sono tanti per il Paese in cui vivono  questioni tecniche: hanno le capacità tecniche e militari per sottomettere popolazioni meno organizzate. Hanno anche una particolarità di tipo culturale, hanno armi da fuoco, strumenti ottici, strumenti per la misurazione del tempo che facilitano la navigazione oceanica, navi che ottimizzano le possibilità di carico e quelle di trasportare armamenti, ma danno soprattutto importanza alla proprietà privata. Nei grandi Paesi asiatici e africani teoricamente appartiene tutto al sovrano, quindi i sudditi si possono arricchire, ma in qualche momento può venire in mente al sovrano di portare via tutto. Difficilmente quindi si accumula e si crea un sistema creditizio. Gli Europei con la loro difesa gelosa del diritto di proprietà privata riescono ad accumulare capitali e ad usarli per imprese private a lungo raggio e a lungo termine. L’espansione dei grandi stati asiatici è un’iniziativa dei sovrani, mentre quella europee, tranne quella ispano-portoghese all’inizio, è una iniziativa privata, sono le grandi compagnie commerciali che con l’autorizzazione, ma non con il finanziamento degli stati, intraprendono attività di esplorazione, di colonizzazione, di sfruttamento dei territori colonizzati. Gli Europei riescono a stringere in un’unica rete commerciale, un solo sistema economico l’intero pianeta, ma questo non comporta un controllo politico. Europa Tutti gli Europei si riconoscevano in una cultura e in una civiltà comune. Si parla di parla di ‘’repubblica degli eruditi’’, cioè gli intellettuali europei sono in contatto tra di loro, pensano la stesse cose, hanno le stesse basi. I rapporti tra gli stati però non sono amichevoli. Tutta la prima metà del 700 è punteggiata da una serie di conflitti per modificare e ridefinire l’equilibrio tra le potenze maggiori. Dopo la guerra di successione spagnola, la Spagna cerca di riconquistare i domini italiani con scarsi risultati, ma questa iniziativa porta a un riaggiustamento: gli Asburgo costringono i Savoia a scambiare la Sicilia (vicina al regno di Napoli) con la Sardegna, che era più povera e meno lontana dal Piemonte. 85 all’inizio del 700 erano diventati re di Inghilterra, perché erano lontani parenti degli Stuart. I principi tedeschi cercano di diventare re al di fuori del Sacro Romano Impero per rafforzarsi anche nell’area tedesca. I Wittelsbach di Baviera avevano cercato di fare da punto di riferimento alternativo per i cattolici tedeschi. Il mondo tedesco conosce una serie di processi per cui diversi principi territoriali cercano di accrescere la loro importanza con vari modi. Guerra dei 7 anni L’ultimo conflitto europeo è la guerra dei 7 anni tra il 1757 e il 1763 ed è diverso dalle guerre di successione, perché sono cambiate le alleanze e perché si combatte sia in Europa che in America e in Asia. In Europa è la partita di ritorno per il controllo sulla Slesia, cioè gli Asburgo cercano di togliere la Slesia alla Prussia, ma senza riuscirci. Gli equilibri sul continente non cambiano affatto, ma cambiano gli equilibri europei nel resto del mondo. Al di fuori dell’Europa la guerra dei 7 anni è il momento in cui la rivalità coloniale anglo-francese trova un suo esito. I Francesi sono sconfitti sul mare perchè hanno una tecnica di guerra navale meno efficiente di quella inglese, tendono di disalberare le navi nemiche e di catturale, mente gli inglesi tendono a farle affondare. Sono sconfitti in colonia, perché una volta che gli Inglesi li hanno sconfitti sul mare, i Francesi non hanno modo di sostenere i loro eserciti coloniali che affrontano gli Inglesi. Sono sconfitti nel nord America, dove i Francesi usano l’alleanza con gli amerindi per tenere in scacco gli Inglesi diversi anni, ma c’è una sproporzione numerica e gli Inglesi prevalgono. I Francesi grazie alle loro capacità di guerriglia e ai loro buoni rapporti con gli amerindi riescono a bloccare gli Inglesi fino al 1759, ma in America la guerra era iniziata 2 anni prima che in Europa. In India i Francesi vengono sconfitti dagli Inglesi perché isolati dalla madrepatria. Fuori Europa le cose cambiano:  In America i Francesi perdono quasi tutto, l’enorme territorio di cui disponevano sparisce. Il Canada passa alla Gran Bretagna, la Louisiana fino al Mississippi diventa inglese e dal Mississippi verso ovest diventa spagnola. Il principio dell’equilibrio è trasportato in nord America.  I Francesi mantengono Haiti, le Piccole Antille e i diritti di pesca a Terranova.  In India la penetrazione politica-militare è congelata, possono mantenere le basi costiere, possono continuare a commerciale con l’impero moghul, ma non condizionarne la politica. Gli Inglesi in India hanno mano libera, prendono il controllo del Bengala, diventando padroni delle tante officine cotoniere. La guerra dei 7 anni pone le basi della potenza coloniale inglese che durerà per tutto l’800 e si sgretola nel 900 dopo la Prima Guerra Mondiale. Gli Inglesi si sono rivelati padroni del mare e questa loro superiorità tecnica e navale si rafforza nei decenni successivi. Dopo la metà del 700 l’Europa è in pace fino alla fine del secolo. Il posto meno in pace è la Polonia perché gli stato vicini gradualmente la conquistano e tra il 1772 e il 1795 Asburgo, Russia e Prussia occupano e annettono i territori polacchi più vicini a loro. Dopo le guerre del primo 700 Come era accaduto nell’Italia del 400, i conflitti non riescono a spostare significativamente l’equilibrio della maggiori potenze in Europa, ma si rivelano determinanti per l’equilibrio delle potenze europee nel resto del mondo, cioè su scala mondiale. Se sull’Europa continentale con degli aggiustamenti continuano a equilibrarsi 5 Paesi maggiori (Inghilterra, Francia, Asburgo, Prussia e Russia), la presenza europea negli altri continenti e sul mare, polarizzata fino a metà 700 tra Inghilterra e Francia con i rispettivi alleati, si viene a risolvere, dopo la guerra dei 7 anni, a favore della Gran Bretagna. La cosa non è netta, sul momento ai Francesi non sembra che la partita sia perduta, sia perché in America mantengono il possedimento che per loro era più importante, cioè Haiti, la parte più occidentale dell’isola di Hispaniola da cui proveniva la gran 86 parte delle loro entrate americane (piantagioni di canna da zucchero), sia perché la Francia cercherà sempre di rifarsi e di minare la potenza della potenza marittima e coloniale inglese. Sta di fatto però che per il momento la Gran Bretagna ha prevalso. Gran Bretagna Nel 700 è un Paese in rapido sviluppo. Ha cambiato dinastia, Guglielmo d’Orange e Maria II Stuart non hanno figli e alla morte dei due sovrani si delinea un problema di successione. In prima battura diventa regina l’ultima sorella della dinastia Stuart, Anna, ma anche lei non ha figli. Nel 1714 si estingue del tutto la dinastia Stuart, cioè si estingue la dinastia degli Stuart che sono rimasti protestanti, perché Giacomo II è fuggito all’epoca della II rivoluzione del continente e i suoi discendenti continuano a rivendicare il trono inglese. Circolerà per tutta l’Europa del 700 un pretendente inglese Stuart cattolico. Le isole britanniche conosceranno due rivolte filo-stuartiane nel 1715 e nel 1745, le rivolte giacobite perché sostenevano come re Giacomo Stuart e i suoi discendenti, ma queste rivolte non avranno seguito. Spaventeranno la monarchia inglese, ma sono destinante al fallimento, non c’è un sostegno sociale sufficiente perché impensieriscano la Gran Bretagna. Scuotono la Scozia, ma non mettono in pericolo il complesso della monarchia britannica. Una volta fini gli Stuart protestanti è il parlamento che scegliere chi deve diventare re in Inghilterra e il parlamento sceglie uno tra i parenti meno lontani degli Stuart, cioè l’elettore di Hannover. Verso la fine del 600 nel Sacro Romano Impero era stato istituito un 9° elettorato protestante per equilibrare il fatto che ci fossero tra gli 8 elettori 5 principi cattolici e 3 protestanti. Questo nono elettorato era stato Hannover e gli elettori di Hannover sono lontani parenti degli Stuart e ottengono il trono inglese. Fino al 1834 la stessa dinastia regna sia sulle isole britanniche sia su Hannover, una regione della Germania nord-occidentale che si affaccia sul mare del Nord. È uno dei diversi principi elettori tedeschi che riesce a rafforzarsi ottenendo regni altri, come quello di Sassonia che per alcuni anni è anche re di Polonia. Gli Hannover sono una dinastia tedesca non particolarmente importate, quando arrivano in Inghilterra non sanno neanche l’inglese e per il momento si siedono un trono aspettando di capire in che mondo sono capitati e non interferiscono con la vita politica del regno. Questo porta a un consolidamento della prassi parlamentare. In fin dei conti il primo re Hannover, Giorgio I, si abitua a lasciare presiedere il governo dal politico di maggioranza più influente, dalla personalità politica che riesce a radunare i maggiori consensi parlamentari. Senza che esista una costituzione si afferma in Inghilterra la prassi per cui il governo non resta in carica se non gode dell’appoggio maggioranza del parlamento. Si afferma una prassi parlamentare. Il modello di monarchia inglese che si è delineato con la II rivoluzione si rafforza nel corso del 700 ed è un unicum in Europa. Nel 1707 si fondono i due regni della Gran Bretagna, cioè l’Inghilterra e la Scozia. Viene creato un unico parlamento, cioè quello scozzese viene abolito e quello inglese accoglie una rappresentanza sia dei Lord che dei Comuni scozzesi. Le elezioni sono uniche, la nobiltà è unica, anche se c’è un certo disprezzo da parte degli Inglesi per gli Scozzesi, ma da questo anno si parla di Regno Unito di Gran Bretagna e di Irlanda. In questa Gran Bretagna il parlamento equilibra la potenza del re e sviluppa le premesse che si erano delineate già nel 600. La vita politica finisce per assestarsi sul confronto tra due schieramenti, che sono gli eredi delle due componenti della I rivoluzione:  Whigs: sono gli eredi dei filo-parlamentari, sostenitori degli interessi dei commercianti e dei banchieri, di un parlamento forte e delle correnti religiose dissidenti rispetto alla chiesa anglicana.  Tories: sono gli eredi dei filo-monarchici, sostenitori degli interessi degli agrari, della chiesa anglicana e di una monarchia relativamente forte. Non si deve pensare a partiti organizzati, ma a convergenze di parlamentari attorno ad alcuni capi particolarmente abili, capaci dell’uno e dell’altro campo. Le grosse personalità politiche si tirano dietro quelle minori dei due schieramenti. Non ci sono programmi politici, sedi di partito, segretari, qualcosa di strutturato come alla fine dell’800, ma ci sono delle convergenze di opinioni e di atteggiamenti tra personalità politiche. 87 Tendenzialmente i Whigs sono più interessati allo sviluppo della presenza inglese sul mare e al di fuori d’Europa, ma entrambi gli schieramenti sono favorevoli allo sviluppo commerciale del regno, sono entrambi interessati al fatto che il parlamento mantenga le sue posizioni e sono concordi sul fatto che il re debba essere protestante. Anche i Tories non intendono avere un re cattolico. Tutta la grande nobiltà è rappresentata nella camera dei Lord, l’Irlanda resta con un suo parlamento a parte, ma è un parlamento dove sono rappresentanti solo i pochi protestanti irlandesi. È una esigua minoranza legata all’Inghilterra che governa la maggioranza dell’isola in condizioni di inferiorità civile, mentre i cattolici non hanno diritti in Irlanda come non ne hanno in Gran Bretagna. Se tutti i nobili sono direttamente rappresentati e siedono nella camera dei Lord, la camera dei Comuni è eletta a suffragio censitario, che abbraccia circa tutti i proprietari terrieri, grandi e piccoli, ma questo significa che soprattutto in sede locale i piccoli proprietari sono influenzabili dai maggiori. Le elezioni dei deputati alla camera dei Comuni non avvengono a scrutinio segreto, ma avvengono tramite assemblee pubbliche o per acclamazione e finisce che la personalità più rilevante della contea o quello che è sostenuto da chi nella contea conta davvero, quello viene eletto per acclamazione. Questo significa che fino alla riforma elettorale del 1832 ci sarà una sproporzione di rappresentanza tra le campagne, dove i deputati sono facilmente controllabili in sede locale, e le città. Gli interessi dei notabili di campagna saranno determinanti nella vita parlamentare e poi nelle vita pubblica inglese. Di fatto i due partiti si alternano alla guida del regno, soprattutto per tutto il periodo delle guerre del primo 700 conducendo la politica anti-francese. Nella prima metà del secolo la contrapposizione tra partiti favorisce la nascita dell’opinione pubblica, cioè si diffonde in Inghilterra la stampa periodica, nascono dei giornali che escono con una certa frequenza e non si limitano, come avvenivano per la stampa continentale, a dare notizie, non sono solo giornali letterari o scientifici, ma danno informazioni sugli affari del giorno e prendono anche posizione sulle vicende del regno, perché sono in qualche misura legati alle personalità politiche. Avvicinano i sudditi alla partecipazione politica, cosa che nel resto di Europa è assolutamente vietato, sono i re che decidono se si deve fare delle guerre, se si deve fare un’alleanze ed etc. In Gran Bretagna inizia un giornalismo e un’attività letteraria che diventa una professione. Si sviluppa anche la sociabilità, cioè il fatto che la gente si incontri, si sviluppano i caffè, che sono posti dove la gente si incontra e scambia idee. Si sviluppano i club, i circoli, le associazioni di gente che ha interessi comuni oppure che si riconosce in una qualche forma di peculiarità. Sono tutte occasioni informali di scambi di opinioni. In Gran Bretagna accanto alla rappresentanza parlamentare e ai possibili moti di rivolta, che però non ci sono nel 700, da parte dei ceti inferiori, esiste una terza possibilità di espressione politica che è quella che la sociabilità e la diffusione della stampa consentono ai ceti medio-alti. È un modo differente di interessarsi agli eventi pubblici, rispetto a quelli tradizioni dell’Antico Regime come i moti dei ceti inferiori o le pressioni delle assemblee generali dei regni. è un modo dei ceti medio-alti di farsi sentire tramite il dibattito pubblico. L’Inghilterra è una società in rapido sviluppo, è una società sicura di sé, euforica. Francia Resta la maggiore potenza continentale, resta una delle grandi potenze marittime, ma nel 700 ha subito una serie di smacchi. Tutto sommato nelle guerre del primo 700 ha perso quasi tutte le colonie, è stata bloccata la sua possibilità di azione sia in India che nelle Americhe e nelle guerre europee ha avuto pochi vantaggi. L’unica regione che ha acquisito è la Lorenza, dove era stato dirottato nella guerra di successione polacco il candidato francese che era stato sconfitto diventando duca di Lorena, ma l’assegnazione della Lorena a Stanislao Leszczynski era a vita. L’accordo era che alla sua morte il ducato di Lorena sarebbe passato alla Francia e questo avviene nel 1766 e questa è l’unica acquisizione territoriale che la Francia ottiene nel corso del 700. Si può aggiungere la Corsica, che viene acquisita per acquisto. Era un possedimento genovese, ma i Corsi non ne volevano sapere, era troppo costoso per Genova costringere 90 tendenzialmente ogni rapporto sessuale dovrebbe portare alla procreazione. Forse per una maggiore attenzione da parte dei ceti superiori alla salute della donna o per una maggiore attenzione nei confronti dei bambini, perché meno figli si hanno, meglio si riesce a occuparsi di loro e ad educarli. Nel 700 comincia nei ceti superiori, soprattutto inglesi e francesi, una differenza anche nei rapporti interni alle famiglie, c’è una maggiore uguaglianza tra i coniugi e c’è una maggiore attenzione nei confronti dei figli. Inizia dai certi superiori europei quel processo che sta continuando anche adesso in direzione della parità tra i membri delle famiglie. I ceti superiori tendono a ridurre la loro prolificità potrebbe essere la conservazione del patrimonio: meno figli si hanno, soprattutto maschi, meno si hanno problemi di trasmissione ereditaria, non ci si pone il problema di frazionare le ricchezze della famiglia o di scontentare chi non è il primogenito. Nel 700 ci sarà un ricambio all’interno delle nobiltà perché con questa riduzione della prole può capire l’incidente biologico, perché si ha unico figlio e poi non si è più in grado di procreare e se il figlio muore, la famiglia si estingue. C’è un certo ricambio nella nobiltà del 700, ma il 700 è complessivamente un secolo di giovani in cui tanti danno il tono alle vicende del secolo. Si ha aumento della popolazione complessiva e aumento del tenore di vita, almeno in Europa, anche se una gran parte della popolazione resta sempre sull’orlo della sussistenza a seconda dei momenti. Complessivamente il tenore di vita aumenta, cioè:  maggiore disponibilità di alimenti  più resistenza alle malattie  migliorano, almeno nelle città e per i ceti medi e in parte per quelli inferiori, le condizioni di vita. Le case sono un po’ meglio riscaldate, hanno un minimo in più di servizi  maggiore disponibilità di vestiario. Nel 700 si diffondono le stoffe di cotone, almeno nei ceti medi, a volte il cotone veniva mescolato con altre fibre e a volte no. è una delle tante cose che arrivano da un altro continente, prima dall’Asia e dopo il cotone viene impiantato anche in America e più tardi in Africa, e questa fibra inizia a diventare di uso comune  diffusione di consumi voluttuari: il te per gli Inglesi, il caffè, la cioccolata, tutte piante che non crescono in Europa e che però gradualmente entrano nei consumi dei ceti medio-alti e in parte anche di ceti inferiori. Lo zucchero era una specialità medicina nel 500-600, ma grazie allo sviluppo delle piantagioni americane grazie al lavoro degli schiavi americani è diventato un bene di consumo comune. Tutti questi elementi dicono che c’è un miglioramento complessivo del tenore di vita delle popolazioni, ma non siamo alla società dei consumi che è una novità del secondo 900, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma c’è una maggiore disponibilità di beni non essenziali e c’è una maggiore domanda di beni non essenziali. Rivoluzione agricola Si ha un miglioramento dell’agricoltura in Europa, ma non in tutto il continente. C’è una parte del continente che riesce a ottenere con alcuni mutamenti tecnici dei raccolti più abbondanti. In Inghilterra, nella Francia settentrionale, in parte nei Paesi Bassi, in parte nell’Italia settentrionale e nelle Germania nord-occidentale vengono introdotte alcune innovazioni importanti. Viene mutata la rotazione delle colture. I cereali, che sono l’alimento base nella dieta europea, esauriscono il terreno e per fare recuperare sali minerali al terreno una parte del terreno agricolo veniva lasciata incolta ed adibita al pascolo, quindi si ruotavano le coltivazioni. C’era una concorrenza nell’agricoltura tradizionale tra pascolo e colture destinate all’alimentazione umana, in sostanza più terreni si coltivavano a cereali, meno se ne aveva per nutrire gli animali, che però servivano come fonte di energia. Si impara nel 700 a inserire nelle rotazioni colturali le piante foraggere, come il trifoglio, l’erba medica e le rape, che non solo arricchiscono il terreno di sali minerali, molto di più che lasciare che l’erba cresca di per sé, ma nutrano anche il bestiame. Il fatto che queste piante arricchiscano il terreno più rapidamente che non il lasciarlo 91 semplicemente ad erbacce spezza il legame tra allevamento e cerealicoltura. Si riesce nel contempo ad avere raccolti più abbondanti e ad allevare più bestiame, che significa più produzione di energia, più disponibilità di carne, di latte, di derivati e anche di concime. L’agricoltura migliora per mutamento della rotazione culturale, per l’introduzione di piante nuove e anche l’adizione di alcuni macchinari che servono a migliorare le semine in maniera che i semi siano più protetti e non vengano mangiati anzitempo. Accanto alle piante foraggere si aggiungono anche la diffusione del riso, dove è possibile (pianura padana e in altre aree irrigue), e del tabacco. Si è parlato per questi miglioramenti dell’agricoltura di rivoluzione agricola. Di sicuro i miglioramenti in agricoltura e il maggiore sviluppo dei commerci europei contribuisce a far uscire il continente dalle trappole malthusiane. Contribuisce a questo anche una crescente privatizzazione dei terreni. Consuetudinariamente in età moderna su un terreno non solo c’erano diversi diritti di proprietà, ma c’erano anche delle consuetudini per cui l’agricoltura veniva danneggiata comi il diritto di spigolatura o di pascolo dopo i raccolti. Per tradizione dopo la mietitura i poveri potevano venire a spigolare nel campo, a vedere se riuscivano a trovare del grano che era sfuggito ai mietitori e questo contribuiva a sfamarli. C’era il diritto per le loro bestie di venire a venire a mangiare le stoppie. Esistevano beni comuni, beni di proprietà delle comunità, che potevano essere campi, boschi, paludi dove i pesci vivevano, che erano a disposizione di tutti gli abitanti del paese per integrare la loro economia. Il proprietario non ha la piena disponibilità del terreno, perché degli estranei in certi momenti possono venire a fare alcune cose per tradizione. Dal 500, ma soprattutto nel 700, a partire dall’Inghilterra viene introdotto un diritto di proprietà rigido sulle terre. Se non si era i padroni, si doveva stare fuori da quelle terre. Se si è proprietari come si intende oggi del terreno, se nessuno può entrare per consuetudine, si può coltivare il terreno meglio e si è spinti a farlo rendere di più, Analogamente se si potesse disporre interamente del proprio raccolto, si sarebbe spinti a coltivarlo di più e meglio. Un po’ dappertutto c’erano limitazioni sull’uso dei raccolti, c’erano delle normi annonarie che subordinavano alle necessità collettive la disponibilità del prodotto della terra. Date le difficoltà dei trasporti, si aveva l’idea che ciò che una campagna produceva dovesse servire il primo luogo a sfamare la città vicina. Non si aveva la piena disponibilità del proprio bene. Nel 700 si inizia a pensare che questi sistemi pensati per impedire le emergenze alimentati in realtà non fanno che peggiorare la situazione. Si comincia a pensare al superamento dei sistemi annonari che erano diffusi dappertutto e alla libera circolazione degli alimenti essenziali, a partire dai cereali. Si ha una piena disponibilità da parte dei proprietari sui loro raccolti. Per il momento si comincia a parlarne e poi verso metà 700 si arriva anche a delle disposizioni in tal senso. Nell’Europa del 700 si rafforza uno strato di contadini ricchi accanto ai grandi proprietari che stanno in città, iniziano ad esserci dei proprietari rurali ricchi. Alcuni sono proprietari veri e propri, mentre altri sono grandi affittuari che però hanno capacitò imprenditoriali e riescono a far fruttare le campagne meglio che non i proprietari propriamente detti che se ne stanno in città e si limitano a percepire l’affitto che viene loro pagato. In Europa orientale dove la popolazione è meno densa che in Europa occidentale le cose sono diverse e nel 700 permane e si rafforza la servitù delle gleba, che in Europa occidentale resta residuale. In tutte le campagne dell’Europa occidentale è diffusa come attività economica integrativa che è l’industria a domicilio. I contadini integrano i loro redditi soprattutto tramite le filatura e la tessitura. Loro ci guadagnano, ma questo serva anche a sviluppare attività industriali al di fuori del controllo delle corporazioni che solitamente hanno giurisdizione solo urbana. Se si voleva produrre delle merci, soprattutto tessuti, sfuggendo alle regolamentazioni regolative, lo si fa in campagna. Tutto ciò che in città non si poteva fare, lo si fa in campagna. C’è uno sviluppo della proto-industria che è extra-cittadino. Nell’Europa continentale occidentale le città continuano a produrre merci soprattutto di lusso, mentre le stoffe di largo consumo vengono prodotte in campagna. L’economia e la società del 700 sono molto più mobili di quelle dei secoli precedenti, anche se resta l’immagina ideale e ideologia dei 3 ceti, ma è sempre meno corrispondente alla realtà. La rappresentazione 92 tradizionale dei 3 ceti sociali diventa sempre meno adeguata e l’esistenza di una realtà politica come la Gran Bretagna fa scricchiolare anche il modello monarchico francese. Si vede che una società complessa, un grande stato può esistere anche se non ha una monarchia forte come si era pensato nel 600, come l’aveva costruita Luigi XIV. Si vede che un Paese può essere forte anche in condizioni di monarchia limitata da un organo come il parlamento inglese che rappresenta coloro che contano, che hanno disponibilità economiche all’interno del regno. Se l’idea tradizionale era quella del re pastore di popoli, nel 700 si inizia ad affermare l’idea del re come una sorta di altissimo impiegato dello stato e che debba dialogare con le persone più capaci e consapevoli della società, cioè i ricchi. Si comincia a pensare, ancora prima di formulare il concetto, a una società articolata non sulla base dell’onore, come era quella di Antico Regime, ma della ricchezza. Illuminismo Il movimento culturale del 700 è l’Illuminismo. È una corrente di pensiero che parte dalle novità intellettuali, politiche, sociali e di costume dell’Inghilterra. Partendo dalla Francia si diffonde in tutta Europa e dove ci sono gli Europei. Rousseau è uno dei principali filosofi illuministi. La ‘’Enciclopedie’’ è l’opera che cerca di diffondere l’illuminismo tra i ceti alti europei. La diffusione è centrata nella Francia e nei Paesi vicini, ma arriva ai confini dell’Europa e anche in America che è stata largamente europeizzata. L’Illuminismo è caratterizzato dalla fiducia nella ragione umana che può servire a rivedere i comportamenti e a migliorare indefinitamente la felicità umana. Può servire a farci stare meglio perché ci può fare analizzare gli aspetti della vita individuale e collettiva, può aiutarci a correggerli. L’illuminismo crede nella possibilità del progresso, è anti-dogmatico e critica le credenze religiose, le istruzioni politiche e gli assetti sociali. Gli intellettuali illuministi sono laici in senso lato, non si riconoscono in gran parte e non accettano di sottomettere le loro riflessioni a delle autorità sulla base della fede. Esiste anche un Illuminismo cattolico però. sono tendenzialmente deisti, cioè tendono a semplificare le credenze religiose, a tenere dell’atteggiamento religioso sono pochi elementi come l’esistenza di un dio creatore e regolatore dell’universo, una sorta di grande orologiaio che dà le norme e dopo il meccanismi funziona per conto suo, l’esistenza di un’anima immortale e individuale, ma senza insistere sulla definizione precisa di questi aspetti trascendenti. Si proclamerà che ciò che non è fisico, ciò che va al di là dell’esperienza sensibile, la metafisica, non è oggetto di indagine razionale (Kant). Questa affermazione avviene alla fine del secolo. Caratteristiche dell’Illuminismo sono: laicismo, deismo, anti-dogmatismo e sensismo, la nostra conoscenza deriva dall’esperienza sensibile. Gli illuministi non sono tutti materialisti e atei, la trascendenza è ancora considerata l’ancoraggio ultimo dei nostri comportamenti e resta l’idea che occorra un garante superiore a noi, extra- umano, della nostra moralità e delle nostre azioni, anche se si riflette sul problema dell’ateo virtuoso. In linea di massima gli intellettuali illuministi sono impegni, mettono la loro riflessione al servizio degli stati e dei governi per migliorare le condizioni di vita generali. Si parla di ricerca della pubblica felicità e questo viene additato come obiettivo per i governati e adottato dai governanti come parola d’ordine dai governati. Cercano di orientare e guidare l’azione dei governi e di orientare l’opinione pubblica, anche sul continente si diffonde le forme di sociabilità dell’Inghilterra. Il centro del movimento però è la Francia perché l’Inghilterra è considerata un Paese appartato, poco significativo, una realtà bizzarra che se ne sta a sé mentre la Francia è il centro culturale dell’Europa. In campo politico non si può parlare di Illuminismo come di un movimento unitario, anche se alcune premesse sono generalmente condivise come:  Tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei re  Idea che il potere deve essere esercitato nell’interesse comune dei sudditi al fine di realizzare la pubblica felicità  Delimitazione di una sfera più o meno ampia di libertà privata, in cui l’autorità sovrana non ha il diritto di intromettersi 95 Il venir meno delle antiche certezze, la critica del principio di autorità e l’affermazione delle nuove teorie scientifiche e filosofiche furono al centro di una crisi della coscienza europea, teorizzata da Hazard nel 1935. Illuminismo radicale  ha nel panteismo e nel materialismo di Spinoza e nello scetticismo di Bayle i suoi principali fondamenti filosofici e nel libero pensiero britannico i suoi più incisivi sviluppi sul piano religioso e politico. È una cultura che da una parte assorbe il razionalismo seicentesco e dall’altra riprende molti temi della cultura libertina. Dal gruppo di Milano esce il trattato di Cesare Beccaria ‘’Dei delitti e delle pene’’ che cerca di sottoporre ad analisi razionale la legislazione penale e i risultati più significativi sul piano intellettuale sono l’affermazione del fatto che sia assurdo, inutile usare la tortura come mezzo per accettare la verità e lo stesso vale per la pena di morte, che è una sorta di vendetta ma non serve alla società e al reo. Beccaria diventa una personalità famosa a livello europeo. Gli illuministi italiani si occuparono per lo più non di problemi filosofici o politici generali, ma delle riforme da operare nei vari settori per ridurre i privilegi e i poteri della Chiesa, promuovere il progresso agricolo ed economico, razionalizzare e rendere più equo il prelievo fiscale, ammodernare il diritto e l’amministrazione delle giustizia. Attorno alla seconda metà del secolo viene pubblica l’Encyclopedie, che è un’opera che ha l’ambizione di esporre tutte le conoscenze umane in maniera chiara, ma non solo l’alta cultura (economia politica, filosofia) ma anche le tecniche, le attività manuali, le discipline scientifiche. Tutto viene presentato dal punto di vista della critica razionale ai comportamenti, alle abitudini, alle tradizioni. Nel ‘’Discorso preliminare’’ alla ‘’Enciclopedia’’ d’Alembert afferma con decisione che tutte le conoscenze dirette si riducono a quelle che si ricevono tramite i sensi e quindi tutte le idee provengono dalle sensazioni. Si rifà in questo modo alla teoria della conoscenza di Locke secondo il quale l’intelletto umano è all’origine come un foglio bianco che solo le impressioni sensoriali sono in grado di riempire. La riflessione interviene in un secondo tempo. Ne deriva il rifiuto di goni metafisica, di ogni supposizione suffragata dall’osservazione dei fatti. In correlazione con l’empirismo e il sensismo c’è un altro filone centrale del pensiero illuministico, cioè l’utilitarismo. Secondo questo orientamento il bene non può essere qualcosa di oggettivo e di astratto, ma deve coincidere con ciò che colpisce gradevolmente i sensi, con il piacere soggettivo o con la cessazione del dolore, con l’appagamento dei bisogno. Il perseguimento anarchico del piacere da parte dei singoli individui distruggerebbe i presupposti stessi del vivere sociale e risulterebbe controproducente anche da un punto di vista strettamente egoistico. Molti scrittori si sforzano di costruire una morale individuale e sociale basata sull’utile rettamente inteso. Alcuni presuppongono l’esistenza nell’uomo di un innato ‘’senso morale’’ che induce alla ‘’simpatia’’, alla compassione per le altrui sofferenze e all’aspirazione verso il comune benessere. A fine secolo alla fisiocrazia si affianca un’altra teoria economica che è il liberismo. Questo nasce in Scozia con l’opera di Smith ‘’La ricchezza delle nazioni’’ nel 1776. Si pone il problema della creazione di nuova ricchezza che secondo lui è data dal lavoro. Il lavoro viene svolto da ognuno per stare meglio, per perseguire il proprio interesse, ma ognuno di noi così migliora l’intera società perché è più ricchezza disponibile. Non solo l’agricoltura deve essere aiutata, ma qualunque attività economica, quello che dice Quesnay deve essere esteso ad ogni realtà economica. Ci devono essere meno vincoli possibili. Lo stato non deve inserirsi nell’attività economiche, ma ci sono altre attività che deve svolgere come l’istituzione. Ci sono settori della vita collettiva che non vanno trasformati in fonti di arricchimento. C’è una differenza tra il liberismo di Smith e il neo-liberismo del tardo 900 e degli anni 2000 in cui si cerca di ridurre tutto ad oggetto di scambio, qualunque rapporto umano e attività umana viene pensata in termini di profitto. Il movimento di opinioni che guadagna parecchi membri dei ceti medio-alti diventa una sorta di slogan per una serie di principi che vogliono modificare le strutture dei loro regni. Dopo le guerre della prima metà del 700 i paesi che hanno avuto più difficoltà a resistere allo sforzo bellico cercano di modificare le proprie strutture interne e prendono l’Illuminismo come una sorta di bandiera. I mutamenti sono messi sotto 96 l’insegna di questa corrente di pensiero che sta diventando famosa, si parla per esempio di ‘’dispotismo illuminato’’. I sovrani cercano di centralizzare l’amministrazione pubblica, fare dipendere dal governo regio tutta l’azione dello stato e pubblica senza devolvere compiti o il meno possibile ai comuni o ai feudatari, cercano di controllare l’amministrazione finanziaria, cercando di uniformare la normativa giudiziaria, di eliminare le situazione di privilegio di cui godono i nobili e i cleri. Normalmente le nobiltà o erano esenti da imposte o non le pagavano in misura rapportata alle loro ricchezze, il clero cattolico oltre a non pagare imposte, non era neanche soggetto alla giustizia statale. Se un ecclesiastico commetteva reati, non veniva giudicato dal giudice regio, ma dal suo vescovo se era un secolare o dal superiore del suo ordine se era un regolare. I governi cercano di eliminare più o meno rapidamente questo tipo di situazione, cercando di far valere le stesse regole in tutte le parti dei loro regni. Si hanno modernamenti delle strutture statali in senso razionalizzatore, nel senso di una maggiore efficienza. Vengono creati ministeri, i consigli regi e le segreterie che facevano da organo esecutivo delle decisioni dei consigli vengono rafforzate, al posto di segretari si iniziano a creare ministeri come si intendono oggi. Si ha una tendenziale uniformazione amministrativa, tendenziale eliminazione dei privilegi degli ecclesiastici soprattutto in campo cattolico, mentre in campo protestante e ortodosso le chiese erano sotto l’autorità dello stato. In campo cattolico diversi Paesi aboliscono ordini religiosi, soprattutto quelli completativi, cioè quelli dei monaci che pregano nei monasteri e basta. Nel 700 si inizia a pensare che questi fossero inutili, che non facessero nulla e che hanno enormi proprietà terriere che furono confiscate dai governi per fare istituzioni assistenziali e scolastiche pubbliche. Chi viene più colpito a livello europeo sono i Gesuiti che diventano oggetto di una campagna di opinione che porta prima al loro esproprio e espulsione dal Portogallo e dalle sue colonie, poi dai Paesi borbonici come Spagna, Francia, Napoli, Parma e alla fine il papa nel 1773 abolisce l’ordine per le pressioni dei governi e dell’opinione pubblica. I gesuiti erano fedeli a Roma e anteponevano la loro dimensione di collaborazione con i papa a quella con i governi, non erano abbastanza controllabili e allora vengono eliminati. Quando possono i governi cercano di sviluppare l’agricoltura, che era il settore portante, e l’economia in generale. In alcuni Paesi si fanno anche riforme scolastiche. In Prussia e nei domini asburgici si creano scuole elementari di stato. I Paesi che più propagandano la loro attività riformatrice sono la Prussia, i Paesi asburgici e la Russia. Viene pratica in Prussia e proclamata nei domini asburgici la tolleranza religiosa. Giuseppe II proclama la tolleranza religiosa, lascia libertà religiosa ai protestanti, agli ortodossi e agli ebrei, ma poi arriva a fare una chiesa di stato, simile al gallicanesimo francese. Il sovrano diventa un filtro tra il papa e la chiesa dei domini asburgici, i preti sono formati nei seminari di stato, i documenti pontifici nei Paesi asburgici vengono pubblicati solo se il sovrano vuole. In entrambi i posti viene rivista la legislazione penale e in particolar modo nei domini asburgici viene abolita la tortura giudiziaria. Giuseppe II proclama la libertà di stampa e istituisce il matrimonio civile, quello che prima era un monopolio della chiesa viene sottratto alla chiesa. Si poteva formare una famiglia legalmente anche se non ci si sposa in chiesa. In una parte dei domini asburgici, in Lombardia soprattutto, si avvia una riforma fiscale, si fa il catasto e si accerta la proprietà agraria di tutti, compresi nobili e clero. In tante parti di Europa si fanno catasti, almeno per accertare di chi sono le terre, ma una volta che sono stati fatti gli accertamenti ai sovrani potrebbe venire la tentazione di tassare i proprietari sulla base di quello che hanno. La pressione di sovrani sarà per arrivare a tassare gli esenti cioè i ceti superiori, che sono infastiditi da questi re e volevano delle monarchie limitate. C’è uno scollamento parziale tra nobiltà e monarchie. Lo stesso papa in quanto principe territoriale avvia lo stesso tipo di riforme, fa un catasto e cerca di razionalizzare l’amministrazione dello stato. Il granducato di Toscana, dove regnano gli Asburgo-Lorena, diventa un posto dove le riforme sono portate avanti in modo audace. Pietro Leopoldo, fratello di Giuseppe II, attua il liberismo granario, abolisce le corporazioni, pensa di fare una chiesa di stato (reazione fedeli non glielo consente) e nel 1786 emana un codice penale con abolizione della pena di morte e della tortura. Pensa a fare una costituzione, a trasformare 97 il Granducato in una monarchia limitata. Muore Giuseppe II, diventa imperatore e deve pensare ad inizi di rivolte in Belgio e in Ungheria contro le riforme fatte dal fratello, contro quelle che aumentano il controllo sulla chiesa e che iniziano a prefigurare un’imposizione fiscale su grandi nobili. Queste riforme non si fanno in Francia, dove la situazione politica è bloccata dalla contrapposizione tra le due nobiltà e la monarchia, e in Inghilterra dove non ce n’è bisogno. La Gran Bretagna è uscita vincitrice da tutti i conflitti incluso quello per la supremazia extraeuropea, non ha bisogno di cambiare niente. Una corrente che si diffonde è quella dell’assolutismo o dispotismo illuminato che aveva il pregio di combattere i particolarismi e i privilegi locali e di ceto. Solo chi è al di sopra di tutti può avere una chiara visione degli interessi generali e agire senza essere condizionato da egoismo e da ostacoli di varia natura. Si giustifica in questo modo la concentrazione di tutti i poteri nelle mani di un monarca saggio e illuminato. Questa teoria ebbe i suoi principali centri di elaborazione nell’Europa centrale e mediterranea piuttosto che in Inghilterra o in Francia. Due fenomeni tipici dell’età dei Lumi furono: 1. La circolazione delle idee e delle conoscenze in strati sociali molto più ampi che non in passato 2. La formazione di un’opinione pubblica permeata dalla fede nella ragione e nel progresso. L’opinione esprime il consenso delle persone colte e illuminate e si forma attraverso la lettura di libri e giornale, le conversazione, gli scambi epistolari, le manifestazioni di socialità di cui il 700 è ricco. L’espressione caratteristica delle civiltà dei Lumi sono i nuovi centri di aggregazione sociale:  I salotti  Le accademie, che si propagano nelle città di provincia e orientano i propri interessi più verso oggetti di pubblica utilità, come agricoltura, manifatture, assistenza  Le logge massoniche, che uniscono al gusto del mistero e dei riti iniziatici ideali più o meno vaghi di rigenerazione morale, di fratellanza e di filantropia. La prima vera associazione massonica fu la Grande Loggia di Londra (1717), il cui nome e simboli richiamavano la tradizione delle corporazioni medievali e in particolare quella dei muratori. Dall’Inghilterra si diffuse sul continente e ci fu anche la prima condanna da parte della Chiesa di Roma. Alcune affiliazioni assunsero dei caratteri politicamente eversivi, altre fecero largo posto alle scienze occulte, a tendenze irrazionalistiche e mistiche e persino alla ciarlataneria. Assolutismo illuminato e riforme I despoti sono quei sovrani europei che dichiaravano di volersi servire del potere per il bene dei loro sudditi e che si professavano amici e discepoli di philosophes. Il termine ‘’assolutismo illuminato’’ indica la stagione del riformismo che coinvolte buona parte dei governatori dell’Europa del 700. I philosophes furono i primi a riconoscere che la concentrazione del potere nelle mani del monarca si giustificava come l’unica arma capace di superare gli ostacoli che si frapponevano alle riforme e di combattere con successo i particolarismi e i privilegi di comunità, ordini e ceti. La Prussia di Federico II Federico II si ispirava al ‘’contratto sociale’’ e sosteneva che il re è solo il primo servitore dello stato, obbligato a operare con onestà, saggezza e totale abnegazione. Tali convinzioni non gli impedirono di proseguire la politica paterna di rafforzamento militare e burocratico, di mantenere la servitù della gleba e di ricorrere ai nobili per l’esercizio di cariche militare e civili. Durante il suo regno la Prussia riuscì a mantenere il controllo sulla Slesia e riuscì anche ad ottenere la Prussia occidentale in seguito alla prima spartizione della Polonia. Alla sua morte i domini territoriali erano aumentanti e ci fu anche un incremento demografico dato:
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