Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia Moderna - Dal Seicento all'Età napoleonica, Appunti di Storia

Corso di storia moderna RIASSUNTI + APPUNTI. Riassunti dai libri: Francesco Benigno, "L'età moderna, Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione"; Parker "Le relazioni globali".

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 25/08/2017

AndreaRaso
AndreaRaso 🇮🇹

4.4

(168)

67 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia Moderna - Dal Seicento all'Età napoleonica e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! STORIA MODERNA SECONDO MODULO I LEZIONE: La società di corte e tre sovrani: Aurangzeb, Kangxi e Luigi XIV Superamento dell’equilibrio su scala mondiale che aveva caratterizzato il periodo precedente. Tale squilibrio andrà a vantaggio a poco a poco dell’Occidente ( emergere settecentesco di paesi come l’Inghilterra, ma soprattutto il maggiore potere della Spagna). La Guerra dei Trent’Anni segna uno sconvolgimento politico-militare sul continente europeo, soprattutto nella monarchia ispanica, in Francia e in Inghilterra, sebbene il caso inglese – con la subordinazione del monarca al Parlamento – rimarrà piuttosto isolato; gli Imperi infatti rimangono la realtà politica dominante negli altri grandi regni europei. Dopo la crisi che segue tali conflitti e tali trasformazioni, i commerci globali divengono sempre più frequenti e gli scambi si moltiplicano. Tra l’altro sarà il Settecento il grande secolo della tratta degli schiavi. Vi sono però analogie ed elementi di continuità e reciproca conoscenza che caratterizzano tre grandi sovrani che regnano su tre configurazioni politico-territoriali apparentemente divergenti, ma che si trovano a dominare sistemi monocratici (opposti all’Inghilterra) nella seconda metà del Seicento, la cosiddetta età delle monarchie assolute. Luigi XIV, il re Sole (che regna dal 1643 – da bambino , nel 1661 diviene maggiorenne– fino al 1714) è la figura da sempre centrale quando si parla di monarchie assolute; ciò potrebbe portare a pensare che tale realtà sia comune solo ai regni europei; tuttavia vi è una compresenza anche al d fuori del continente. Kangxi (Asia orientale) imperatore cinese (regnante dal 1661-1722); e ancora Aurangzeb ,imperatore mughal (Asia meridionale) dal 1658 al 1707. | La seconda metà del Seicento è attraversata da tre grandi blocchi del sistema politico mondiale che vedono un sovrano longevo, ma non solo: si tratta di figure che tramite il rafforzamento del proprio potere personale (a volte sottratto anche da figure precedentemente mediatrici – ecco il contrasto con l’Inghilterra), riescono a pacificare i propri territori, i quali avevano conosciuto gli effetti della crisi del Seicento, sebbene in maniera diversa. Luigi XIV è una figura straordinaria che però si trova in una tendenza della sua epoca. Nel caso di Luigi XIV e Kangxi, si assiste all’azione di due sovrani che si riconoscono come tali e si influenzano tra loro – sebbene indirettamente. 1)Aurangzeb 1 L’impero mughal aveva il suo cuore nella regione dell’India settentrionale e tra la fine del Cinquecento e i tardi anni Venti del Seicento si espanse in maniera estremamente significativa in campo politico e militare, anche grazie alla sua politica religiosa di relativa tolleranza. A capo dell’impero mughal vi era un sovrano musulmano, che tuttavia garantiva ai diversi culti la facoltà di vivere nell’impero. (Ciò portò anche ad una disputa a corte tra le varie fedi religiose ecc). Si tratta però già di anni di parziale crisi, soprattutto militare, dovuta allo scontro con l’impero sciita safavide (in Persia), seguito da una pace, la quale lascia tuttavia l’impero mughal in una condizione di preoccupante squilibrio. | E’ in questa fase che si assiste all’ascesa al trono mughal di Aurangzeb, figura che continua a portare avanti la politica militare dell’Impero (che arriva quasi alla conquista del subcontinente, penetrando nelle regioni più estreme a nord, come quella della catena dell’Himalaya e del Cashmere). Tuttavia la spinta militare si accosta al cambiamento da parte di Aurangzeb della linea politica del suo regno,in cui imprime un’impronta religiosa, imponendo l’islam come religione di stato e la sharia – legge sacra islamica – come leggi per tutti. Ciò crea una condizione di difficoltà per le numerosi varietà religiose non musulmane, come gli indù, i sikh ecc. I sikh soprattutto divengono un simbolo di questa svolta dalla tolleranza alla chiusura dell’impero, il cui irrigidimento si accompagna ad un processo di accentuazione del tentativo di rafforzare i legami tra il sovrano e le gerarchie amministrative e militari del regno. In questo Impero non esiste la nobiltà, ma con Aurangzeb molte figure conoscono un processo una graduale e significativa ascesa. Ciò desta ammirazione negli europei che visitano l’impero; tra questi vi è il veneziano Nicolò Manuzzi, il quale fu una figura di mezzo, al servizio prima delle potenze europee e in seguito alla corte mughal, come medico dei principi(figli di Aurangzeb), senza aver mai studiato medicina in Europa, bensì imparando la professione durante il suo soggiorno in India, dove entrò in contatto con il sapere locale. Manuzzi trarrà occasione dal suo soggiorno anche per scrivere la prima storia dell’Impero mughal scritta da un europeo, la “Storia del Mogol”, rimasta tuttavia manoscritta e mai pubblicata. | in quest’opera vi è una riflessione comparata che non va a vantaggio degli europei. Manuzzi afferma infatti che la ricchezza e la grandezza non sono tipiche solamente dei regni europei (come quello dei Savoia, quello francese con Luigi XIV, quello spagnolo o quello del Sacro Romano Imperi), bensì caratterizza anche l’impero mughal, il cui sovrano – afferma Manuzzi – è persino più grande dell’Imperatore cinese. 2) Kangxi Kangxi è per certi aspetti un pacificatore nel contesto instabile della Cina Qing. Nel 1644 in Cina – come in Europa – si arriva al rovesciamento della dinastia Ming che vede l’ascesa al potere di una dinastia straniera, proveniente dal nord, dalla Manciuria – al confine con la Corea. Soprattutto una popolazione guerriera che porta avanti la conquista del più grande impero asiatico come un atto di occupazione e invasione militare. 2 Il simbolo di questa dinamica è la figura del sovrintendente delle finanze che sostituirà Fouquet: Jean- Baptiste Colbert. Colbert fu un grande ministro dell’economia francese che passò alla storia anche per la sua politica mercantilista - il MERCANTILISMO - ossia una politica basata sulla dottrina secondo la quale la ricchezza di un regno è data dalla quantità di moneta circolante. (Per il funzionamento di tale politica bisognava continuamente importare materie prime ed esportare materie finite) le odierne convinzioni economiche rendono chiaro l’errore di tale dinamica, in quanto provoca inflazione e un radicale aumento dei prezzi. Colbert accompagnerà a questa idea a diversi interventi: favorirà piccole imprese, creerà fabbriche artigianali di Stato con cui favorire l’esplorazione e introdurrà riforme nell’agricoltura per controllare l’esportazione. Otterrà alla lunga risultati di medio successo – considerando anche la delicatezza economica del regno di Luigi XIV, che vide l’organizzazione di diverse guerre. Luigi XIV si allontana così dall’esperienza inglese e non accomoderà mai gli Stati Generali allo stesso modo con cui il re inglese aveva lasciato spazio al Parlamento. Egli si guarderà dal chiamare le strutture organizzative dello Stato e favorirà invece un disegno con a capo un solo uomo e tutto ciò che non è monarchia perde progressivamente potere. 2. Riforma del governo e del territorio Luigi XIV, che aveva svuotato le regioni francesi dall’alta nobiltà, sostituisce questi signori con delle figure che chiama intendenti, degli ufficiali che fanno rappresentati del re e presiedono le cosiddette Généralités, ossia unità territoriale in cui viene suddiviso il Regno con lo scopo di garantire un governo che risponda direttamente agli ordini del re. Si accompagnano inoltre nuove figure messe a capo della gestione del fisco (tasse), nuovi contingenti militari (che preparano al paese al monopolio delle armi, il quale verrà molto usato dal re). In tale schema Luigi XIV fa la giusta scelta di impiegare la nobiltà di toga, la quale si era rivelata piuttosto pericolosa nei suoi scontri seicenteschi con il re. Luigi XIV li rende parte del suo sistema. Tuttavia, mentre da un lato conferisce loro maggiore riconoscimento politico, dall’altro li irretendoli nella sua rigida struttura. La giustizia vede però ancor la compresenza di molte tradizioni – spesso divergenti tra loro – che rendono la sua amministrazione molto complicata e dunque costituiscono anche un ostacolo per la forza del re. | Luigi XIV proverà infatti a superare tale questione, imponendo l’assenso preventivo ad una serie di leggi del Parlamento. Nonostante le molteplici difficoltà nella gestione del Paese, il regno di Luigi XIV conosce una significativa fase di pacificazione. La Francia conosce un momento di grande rigoglio e ricchezza intellettuale (il teatro raggiunge il suo apice; la lingua francese diventa lingua europea di scambio culturale posto occupato dall’italiano durante il 5 Rinascimento) – ovviamente il latino rimane ancora la lingua dei dotti, ma il francese diviene la lingua colta per eccellenza. • Rapporto con la religione. Proprio come Aurangzeb, anche Luigi XIV è sempre più preso da una svolta intollerante, intimidito da un lato da una corrente sempre più diffusa nel mondo cattolico: il giansenismo, una corrente estremamente rigorista(= intransigente sul piano morale e/o intellettuale) che si fece ritenere ad alcuni come forma criptica di promozione del calvinismo. La spiritualizzazione proposta dai giansenisti (processioni, culti, preghiere ecc) favorisce un clima di sospetto, alimentato dai consiglieri di corte di Luigi XIV, i quali sono in larga misura gesuiti. Questi diffidano dai giansenisti e vogliono convincere il re del fatto che ci sia bisogno di riconfermare il potere del cattolicesimo. | Luigi XIV è intimorito dalla possibilità che le guerre di religione si riaccendino,anche per il fatto che nel 1685 Luigi XIV emette l’editto di Fontainebleau, volto a revocare l’Editto di Nantes (1598) di Enrico IV, che aveva confermato ai protestanti ugonotti la libertà di culto e aveva concesso loro diritti politici, militari e territoriali. | Si tratta di un momento tragico che vede l’emigrazione improvvisa di centinaia di migliaia di ugonotti, i quali lasciano il Paese per il timore che si ritorni ad una violenta intolleranza religiosa. La meta largamente scelta fu Berlino, che inizia ad assumere una certa importanza. • Le guerre Luigi XIV è conosciuto anche per le numerose guerre (per lo più infruttuose) organizzate soprattutto in zone come i Paesi Bassi spagnoli (Belgio e Olanda), la Renania (al confine con il mondo germanico; terra da sempre contesa tra Francia e Germania, sul confine del Reno). Molte di queste guerre si concluderanno senza grandi risultati, anche per il fatto che quando un potere si ingrandisce sempre più, provoca timore nelle altre potenze europee, le quali si coalizzano tra loro. | Tale realtà favorisce la militarizzazione della Francia; l’esercito francese cresce a dismisura, passando da circa 70'000 all’inizio del Regno di Luigi XIV, a circa 400'000 uomini. Nel Settecento la Francia arriverà così ad essere una grande potenza e a contendersi il potere con l’Inghilterra. 6 II LEZIONE: Il mondo atlantico: uno spazio conteso Quando si parla di mondo atlantico, si usa un’espressione poco naturale, in quanto si mettono insieme all’interno di un processo storico condiviso, le due sponde dell’Europa (e dell’Africa occidentale) e delle America in un processo di progressiva integrazione. Si tratta di un processo che si avvia già prima di Colombo nel Quattrocento, che necessità però di un’analisi piuttosto approfondita. Tali processi sono infatti dinamiche lente e complesse. Nel Cinquecento il mondo atlantico – che vive la novità l’arrivo degli europei (+ degli schiavi africani) – è un lago iberico nel senso che gli unici che hanno diritto a circolare sono le navi portoghesi e spagnole, le quali seguono rotte ben precisi tendendo però a controllare in maniera monopolistica i traffici e di conseguenza il destino politico-culturale di quest’area. Gli olandesi nel mondo atlantico. Tra Seicento e Settecento – a partire già da retaggi precedenti – l’equilibrio precedentemente sperimentato cambia definitivamente. Il monopolio iberico si è infatti già alterato come conseguenza indiretta della rivolta dei Paesi Bassi nella seconda metà del Cinquecento, dopo cui l’Olanda – divenuta Repubblica indipendente – si era lanciata nelle imprese oltremarine, maggiormente attirata dalle Indie orientali. 7 Le Antille Gli olandesi riescono a stabilirsi in alcune località come nei Caraibi (= le Antille) e lungo le coste settentrionali dell’America del Sud, iniziando ad insediare un’area importantissima per la produzione di zucchero e per il commercio di schiavi. Così facendo il potere olandese – a cui si aggiungeranno ben presto anche quello inglese e francese – disturbano il monopolio iberico. Le Antille si configurano così come una terra fortemente contesa in cui fiorisce, non a caso, il fenomeno della pirateria, ossia l’azione di alcuni gruppi – spesso derivati proprio da organizzazioni dell’esperienza coloniale – che praticano, anche grazie alle loro conoscenze, il contrabbando. I francesi nel mondo atlantico. È alla metà del Seicento che la penetrazione francese e inglese conosce una fase realmente significativa nell’America del Nord. I francesi avevano già tentato di insediarsi in Canada, ma è solo sotto Luigi XIV che il potere francese inizia a colonizzare la vastissima Valle del Mississippi, che attraversa tutto il centro del continente nordamericano e che verrà chiamata – in onore di Luigi XIV – Louisiana (da non confondere con lo stato odierno della Louisiana). | L’idea era quella di risalire dal Golfo del Messico attraverso il Mississippi, rimanendo sul continente lungo le coste del fiume, stanziandosi e allargando i propri commerci e la propria presenza sul territorio. Gli inglesi nel mondo atlantico. ln Inghilterra, in seguito alla fase più cruenta della prima Rivoluzione inglese, viene promulgata sotto Cromwell una legge destinata ad avere una conseguenza di lungo periodo – anche sulle sorti della Rivoluzione Americana. Si tratta dall’Atto di navigazione (1651), una norma che vieta alle navi straniere di navigare nei porti inglesi, così come nei porti delle colonie inglesi nel Nuovo Mondo. In tal modo, a partire dalle coste dell’odierna Virginia (= fondazione della città di Jamestown), i possedimenti inglesi nel Nuovo Mondo iniziano a maturare, dando vita a delle vere e proprie colonie che nella prima metà del Seicento raggiungono il fatidico numero di 13, rimasto lo stesso fino allo scoppio della Rivoluzione americana, e tutte poste lungo la costa orientale (East Coast) del continente nordamericano. | Queste colonie alla fine del Seicento sono già popolate da un discreto numero di coloni. Intorno agli anni Settanta del Settecento, alla vigilia della Rivoluzione americana, le colonie ospitano circa 2 milioni e mezzo di abitanti; numeri raggiunti anche grazie alle crescita massiccia di schiavi, soprattutto nel meridione (Nord e Sud Carolina, Georgia) dove si è iniziata a praticare un’economia di piantagione non tanto diversa da quella praticata in Brasile e nelle Antille con lo zucchero. I prodotti sono in questo caso certamente diversi, come tabacco e cotone. Il quadro si complica notevolmente perché quello che era stato un mondo iberico, vede la presenza sempre più grande di europei e di schiavi africani (Il Settecento è il secolo della schiavitù). I coloni britannici, di fronte alla crescita delle città e dei commerci in America, iniziano a costuirsi un senso di identità americana (come per i Creoli nel mondo iberico), sebbene sia un processo ancora iniziale. 10 | L’altro elemento fondamentale per capire la complessità di questo nuovo universo atlantico è il processo di ibridazione, reso ancora più vario dalla nascita di una popolazione afroamericana ,che inizia ormai ad avere alle spalle un notevole numero di generazioni. I rapporti che si creano con alcune culture locali indigene – dal Brasile alle regioni dell’America del Nord – favoriscono lo sviluppo di una società nuova dove la cultura si modifica, si fonde (esistono dei resoconti soprattutto sulla musica e sull’arte). Le Guerre di secessione. All’inizio del Settecento, a partire dalla Spagna, poi in Polonia e in Austria, l’Europa conosce tre gravi crisi successione, in quanto si estinguono simultaneamente tre grandi linee dinastiche: • Gli Asburgo di Spagna; • I Sovrani di Polonia; • Conflitto per l’elezione del sacro romano imperatore. Ciascuna di queste crisi sfocia in una guerra, poiché le monarchie del tempo cercano di proporre un proprio candidato. I più attivi sono i francesi, che sotto l’ambizioso Luigi XIV, tentano e riescono ad imporre un sovrano Borbone. Una volta esaurita con Carlo II la dinastia asburgica, sale al trono nel 1713 il monarca Borbone Filippo V. Le Guerre di successione giocano un ruolo importante nel ridefinire la natura delle maggiori potenze europee. • La Francia emerge come grande potenza europea di squilibrio, la quale tenta sempre di avanzare, a discapito dei rapporti europei; • La grande potenza che invece emerge come garante dell’equilibrio europeo è l’Inghilterra, la quale non cerca mai di entrare nei conflitti, se non costretta dal senso di protezione verso l’ordine europeo; in questi casi entra sempre in chiave antifrancese. Nascono inoltre nuove potenze: • Nasce la nuova potenza della Prussia. L’Elettorato di Brandeburgo, nel 1701 assume la titolatura di ‘Regno di Prussia’, passaggio non meramente nominale, ma che indica la rivendicazione di peso politico, sviluppatosi già a partire dalla vittoria militare sperimentata durante la Guerra dei Trent’Anni. Il potere prussiano si accresce però soprattutto grazie alla nobiltà terriera degli Junker – molto vicini ai re di Prussia – che costituiranno l’ossatura dei ranghi superiori dell’esercito, fondato su una rigida disciplina ed efficienza (l’unificazione tedesca sarà non a caso guidata proprio dalla Prussia). • Entra nella gestione dei rapporti europei anche una nuova potenza: la Russia, guidata da Pietro il Grande, molto attratto dall’Europa. Egli tenta di europeizzare il proprio Paese, a partire dalla simbolica costruzione di San Pietroburgo su modello europeo, per poi cominciare anche a definire una posizione politica sempre più presente nei conflitti europei. 11 La Guerra dei Sette anni (1756->63) Questa dinamica porta a un conflitto decisivo, soprattutto per il destino del mondo atlantico: la Guerra dei Sette Anni, scoppiata nel 1756. Si tratta della prima grande guerra combattuta sui grandi mari del mondo tra potenze europee, in particolare tra Francia e Inghilterra, per l’egemonia occidentale sul mondo atlantico. Si tratta di un conflitto fortemente simbolico, tant’è che a l’una e l’altra potenza si affiancheranno i rispettivi poteri coloniali di cui sono a capo. La guerra, vinta dagli inglesi –combattendo nell’Oceano indiano e nell’America del Nord – vede dunque, per la prima volta, l’entrata in campo da parte delle colonie nei rapporti occidentali. || È infatti sostenendo la Corona e imparando a combattere, che i coloni inglesi in America acquistano coscienza di sé, arrivando pochi anni dopo a rivoltarsi contro la stessa Corona, essendo ormai divenuti dei combattenti capaci e organizzati (elemento fondamentale per il successo della Rivoluzione americana). Cento anni più tardi si decideranno le sorti dell’Europa e il titolo di potenze europee più grandi passerà definitivamente dalle Corone iberiche a quelle inglese e francese. III LEZIONE: Tre imperi asiatici in declino: mughal, safavide e ottomano 12 Quello di Nader è un disegno espansionistico che a partire dall’impero safavide, si muove contro l’alto grande impero presente sul territorio, quello mughal. Nader arriva così ad essere definito alter-ego di Napoleone. I mughal vengono però definitivamente abbattuti nel 1757 dai Maratha (dinastia autoctona dell’India centrale – erano infatti ‘induisti’ e non musulmani). I Maratha erano stato precedentemente sconfitti dai mughal, ma si organizzarono poi con grande spirito vendicativo in un piano politico che erose il potere mughal a partire dall’interno. Il potere dei Maratha mette in atto una guerra per il controllo dell’altopiano del Verkhan, in India settentrionale – punto strategico e tradizionalmente islamico, da si modificano i territori conquistati (come una sorta di impero). I portoghesi sentono molto tale espansione,in quanto venivano attaccati molto frequentemente dai Maratha. Gli inglesi invece li combatterono, ma ci vollero tre guerre prima che gli inglesi potessero vincere una volta per tutte la potenza dei Maratha. Impero safavide in Persia L’impero safavide – impero islamico del ramo sciita, che occupava l’odierno Iran – era in grande ascesa già dal Cinquecento e si scontrò con i mughal durante il Seicento. Vi sono grandi figure di sovrani – come Abbas, Ahangis – ma già dal Seicento si presentano pressioni da tutti i fronti: 15 • Soprattutto a Nord l’impero safavide viene a scontrarsi con poteri come la Russia, che si sta espandendo verso il Sud, sul Caucaso e nelle aree appartenenti all’impero safavide; • Inoltre l’impero mughal e ottomano (sunniti) entrano spesso in collisione con la potenza safavide; • L’impero safavide affacciava sul Golfo persico, dove iniziano ad insediarsi i portoghesi nel Cinquecento, e olandesi e inglesi nel Seicento; • Alcune popolazioni nomadiche – come quella provenienti dall’Afghanistan degli Hotaki – alla fine giungono, quasi contemporaneamente ai russi, nella capitale safavide. • Infine l’impero safavide verrà abbattuto da Nader, il quale, una volta divenuto Scià di Persia (1736), organizzerà la conquista anche dell’impero mughal. Alla morte di Nader, i safavidi torneranno per un breve periodo sul trono imperiale, senza mai riconquistare il pieno potere e solo come garanti dell’ordine imperiale, collassato definitivamente nel 1760. Nel 1795, la dinastia dei Qajar – che resterà al potere fino al 1925 – garantirà agli inglesi il protettorato della Persia. Impero ottomano Per molti aspetti, l’Impero ottomano costituite una parte estremamente importante della storia europea. E’ proprio l’Impero ottomano infatti, a dimostrare l’esistenza di una realtà islamica in Europa. Dopo la Battaglia di Lepanto (1570), gli spagnoli vincono contro gli ottomani per il controllo sul Mediterraneo. Ciò argina l’espansione ottomana e, simbolicamente, la sua potenza navale. 16 La potenza ottomana si compone di una forza militare ben organizzata (in cui spiccano soprattutto le figure dei giannizzeri, guardie private del sultano – uomini portati via da bambini da terre non islamiche, convertiti e allevati esclusivamente con lo scopo di essere educati al loro futuro compito). Grande nemico europeo degli ottomani è la potenza degli Asburgo d’Austria, tanto che a Istanbul si vagheggiò spesso la conquista di Vienna. | Nel 1529 e nel 1683 Vienna viene attaccata. Di notevole importanza risulta soprattutto l’evento del 1683, poiché rappresenta l’apice dell’espansione ottomana, la quale giungerà persino fino ad alcune zone dell’Europa orientale, come la Transilvania. A Vienna, il contingente ottomano comprendeva 140'000 uomini contro gli 80'000 del contingente asburgico. Tuttavia, l’esercito ottomano si mostrò alquanto disunito e piuttosto composito, e per questo fu facilmente respinto dal ben più compatto esercito degli Asburgo. || Si assiste inoltre all’invasione russa(1768->74, guerra russo-ottomana) . Termina così la fase espansionistica ottomana nei Balcani, causata però SOPRATTUTTO da una profonda crisi economica interna e dalle continue lotte con le altre potenze asiatiche, che indebolì la forza dell’impero. Il crollo di questo grande potere è dunque ben poco definito da un’impronta europea. IV LEZIONE: L’età dei diritti: dall’Illuminismo all’abolizionismo Nel Settecento si assiste a quel processo a lungo chiamato - da sociologi e filosofi del primo Novecento, come Max Weber - razionalizzazione, secondo cui il mondo moderno è segnato dal primato della ragione. | Tale affermazione sta a significare che nell’organizzazione di una società (sia tra il popolo, sia in politica) il principio di razionalità deve essere applicato ad ogni scelta e credenza. La razionalizzazione si afferma soprattutto contro un elemento dominante nell’Europa cinque e seicentesca: la religione. L’idea di scontrarsi fino all’uso delle armi fosse vero e proprio fanatismo inizia a diventare sempre più centrale, soprattutto nella riflessione filosofica. Mentre la cultura europea durante il Cinquecento e il primo Seicento è segnata dalle controversie di fede (es. protestanti-cattolici), nella seconda metà del Seicento iniziano ad emergere delle voci sempre pi più forti, le quali ritengono che in realtà pensare di risolvere le controversie di fede a partire dalla religione, porti inevitabilmente a uno scontro, in quanto ciascuno è sempre portato a ritenere la propria confessione come superiore alle altre. | 17 Sovrani come Federico II di Prussia e Caterina II in Russia si appassionano a queste idee ed entrano in contatto con i grandi pensatori del tempo, come Voltaire. Essi attivano così all’interno dei loro stati delle stagioni di riformismo dall’alto, con un modello sì di dispotismo, ma illuminato. Tra la metà e la fine del Settecento, dall’Austria di Maria Teresa e del suo successore Giuseppe alla Russia di Caterina II e la Prussia di Federico il Grande, le idee dei philosophes traggono linfa vitale – sebbene moderatamente – in ambito economico, commerciale, agricolo (meno in quello religioso e prettamente politico) . La religione, l’economia e la scienza. Dal confronto religioso del secolo precedente, già dalla fine del Seicento era cominciato un processo di trasformazione del rapporto con la relgione. I philosophes portano avanti una critica dissacrante dei miti e delle bugie tradizionali. | Le chiese avevano da sempre dato particolare importanza al valore sacrale/magico di riti, liturgie, formule. I ‘Lumi’ cercano continuamente di mettere in ridicolo tali pratiche e di affermare con forte insistenza il concetto di tolleranza. Inizia ad emergere il cosiddetto ‘deismo’, ossia la credenza in un Dio naturale l‘entità divina esiste, ma è una pretesa sciocca quella degli umani di poterlo connotare con una teologia razionalmente fondata, con i sacerdoti nel ruolo di interpreti di questa verità divina. La religione dei philosophes è UNIVERSALE e RAZIONALE, “scritta nel cuore di ogni uomo” (=’ama il prossimo tuo come te stesso’ è una delle citazioni di Cristo – figura da dissacrare – che caratterizza elementi da cui ricostruire una religione basata sulla fratellanza e l’unione di tutti gli uomini) Emergeranno altri posizioni, apertamente materialiste, secondo cui non esiste nessuna entità spirituale. Un’idea simile è sostenuta da un philosophe francese, Col . La posizione dei philosophes è quella di diffondere una nuova atmosfera culturale, generalmente critica nei confronti dell’ancora preponderante pensiero scientifico della tradizione, dell’origine divina del potere, del peso oppressivo della Chiesa e delle religioni rivelate (= religioni che affermano di aver ricevuto la propria dottrina direttamente da un ente divino). Si inizia a rivendicare: • Il diritto di tutti gli uomini alla felicità (felicità pubblica), fondato sullo sforzo comune. • I diritti individuali: l’individuo acquista importanza rivendica il diritto ai comportamenti che tanto lo caratterizzano. || Molti saranno i riflessi anche letterari: si assiste alla nascita del romanzo, genere che si scoglie intorno alla figura di questo individuo moderno (“Robinson Crusoe”(1719) di Defoe; “Émile, ou de l’éducation”(1762), “Julie, ou la Nouvelle Héloïse”(1761) di Jean-Jacques Rousseau al centro hanno individui che diventano specchio di una nuova tradizione). Le monarchie,i vincoli feudali, le inquisizioni rimarranno tuttavia ancora per molto parte della cultura settecentesca. La società è inoltre spesso travolta da disastri; la natura – in cui i philosophes credono tanto – può essere 20 violenta. Fu di grandissima importanza il terremoto (+ maremoto) di Lisbona del 1755, che distrusse la città - ormai divenuta un’importante metropoli - e colpì profondamente l’uomo del tempo, il quale si sforzò di trovare e comprendere la spiegazione per un simile fenomeno. In “Candide” (1759)Voltaire – oltre a criticare la figura del filosofo tedesco Leibniz – mette in discussione l’idea ottimistica dell’individuo nel mondo in cui vive. Voltaire è il più asistematico tra i philosophes; la sua opera va letta di volta in volta nell’ambito specifico trattato. Lettere filosofiche di Voltaire (1734) La pagina più famosa è quella che, nella VI Lettera, illustra la Borsa di Londra, sottolineando il legame tra la tolleranza religiosa e la libertà economica che caratterizza l’Inghilterra e che a Voltaire sembra il fondamento di una convivenza civile esemplare. Lo stesso argomento viene ripreso più tardi da Voltaire: Affaire Calas (il caso Calas), 1762 Bambino protestante accusato di aver ucciso suo padre cattolico. Intorno a questo omicidio si apre un processo e Voltaire interviene. Nel commento al caso – ripreso poi nel 1763 ne “Il trattato sulla tolleranza” – Voltaire definisce la tolleranza come ‘appannaggio dell’umanità’. Tutti sono caratterizzati da errori, ma la prima legge della natura è il perdono che dobbiamo concederci l’un l’altro. Dunque Voltaire si chiede come mai gli uomini sono da sempre spinti a farsi la guerra. Attraverso immagini spesso ironiche e riflessioni molto discorsive, Voltaire mostra di non possedere un pensiero filosofico sistematico(= preciso, ordinato). È interessante che la società che i philosophes hanno in mente – senza più il peso dell’appartenenza areligiosa – sia una società dove la tolleranza si accompagna anche al primato del commercio, inteso nel suo duplice significato (scambio di merci; scambi tra individui diversi). | Il controllo che gli europei hanno sugli oceani favorisce questo scambio generale, il quale modifica lo sguardo degli uomini sul mondo e la loro fiducia nel progresso scientifico (Si arrivò anche a dire – ironicamente – che i philosophes credessero ad un’unica religione, quella “del Santo Newton). I pensatori del tempo sono spinti a registrare i processi anche in campo scientifico. • Linneo è spesso considerato fondatore della botanica; • Buffon fonda la storia naturale (= classificazione della natura); • Lavoisier fonda la chimica moderna; 21 • Franklin, Galvani e Volta studiano i fenomeni elettrici; La conoscenza della natura si trasforma e ciò produce l’idea che tramite la ragione si possa davvero arrivare a conoscere Il sapere razionale debba avere un riformismo pratico, che trasformi la quotidianità e maetta a disposizione della società un sapere fruibile (e non più astratto). Tutte queste proposte culminano in un’opera, simbolo dell’età dei lumi, pubblicata in numerosi volumi tra 1751 e 1762: l’Encyclopédie. ’Dictionnaire raisonné’ delle scienze, delle arti e dei mestieri, di cui sono redattori Denis Diderot e Jean Baptiste d’Alembert. (dalle discipline scientifiche discernono tutti gli altri campi dell’esistenza umana). I philisophes sono spesso caratterizzati dalla tendenza allo straniamento (processo per cui si osserva sé stessi e la società attraverso gli occhi di qualcuno che non vi appartiene). Ecco tre esempi: • Voltaire usa lo straniamento per deridere le guerre di religione. Immagina di raccontare tale realtà ad un cinese o un indiano di buonsenso che si chiedono il motivo di tanti conflitti. Voltaire risponde arrossendo (= elemento di vergogna+ironia )che gli uni credono alla grazia sufficiente e gli altri grazia efficiente: risposta assurda e priva di fondamenti teologici; • Louis-Sébastien Mercier pubblica nel 1774 “L’Anno 2440”, in cui immagina come sarà Parirgi 700 più tardi rispetto a quando scrive. Si tratta di una ucronia: sposta avanti nel tempo la società e fa emergere attraverso il confronto con una società precedente tutte le disfunzioni della Parigi in cui realmente viveva. • Montesquieu nelle “Lettere persiane”(1721) finge di pubblicare la corrispondenza tra dei principi persiani, i quali deridono le disfunzioni e le contraddizioni tipiche del popolo europeo. Dietro al pensiero dei philosophes vi è inoltre un’idea di cosmopolitismo. Essi sono convinti che un uomo è realmente libero se è cittadino del mondo. | • Nel 1795 Immanuel Kant scriverà “Per la pace perpetua”, un’opera in cui teorizza la pace universale; è il primo trattato pacifista Modello politico dei philosophes Caratterizzato da tre idee principali: ▲ Ispirazione alla monarchia parlamentare inglese, procurata da Montesquieu - uomo di filosofia e diritto - che nel 1748 pubblica “Lo spirito delle leggi”, in cui viene teorizzato che una società ben organizzata debba fondarsi sulla divisione dei tre poteri . 22 Fra la cause delle Rivoluzioni americana e francese vi è infatti una forte controversia intorno alla fiscalità Il motto degli americani è non a caso “No taxation without representation”. Lo scoppio della Rivoluzione francese scoppia intorno al bilancio della Corona in deficit e quali strumenti fiscali debbano essere adottati per recuperare la situazione di difficoltà economica. | Si tratta di un mondo che sta conoscendo delle trasformazioni profonde. Queste due Rivoluzioni rappresentano i due grandi laboratori della politica occidentali e due grandi eventi dai quali nascono le democrazie liberali moderne. Il carattere dirompente con cui circolano nuove proposte costituisce un modello che avrà un effetto duraturo molto significativo. La Rivoluzione americana è non solo un campanello d’allarme rispetto all’antico regime ma anche rispetto il mondo atlantico. Il fatto che la prima grande rivoluzione politica moderna si verifichi non in Europa ma in una sua colonia è un caso estremo, in cui vanno a condensarsi le contraddizioni dell’Antico regime – conservatore – e il gioco coloniale. I coloni delle 13 colonie americane soffrivano in modo particolare perché nel Settecento erano avvenuti due fatti importanti: • le colonie avevano conosciuto un grande incremento demografico (dato anche dall’aumento di schiavi->economia di piantagione basata sullo sfruttamento che si sta espandendo). La comunità britannica in America a sta dunque divenendo più stratificata e modificata. Si forma un’elite intellettuale;la Massoneria è l’associazione segreta che per prima si cura di custodire e combattere per i valori del Lumi, riscontrando una grande fortuna: coltivazione dei valori di fratellanza, tolleranza universale, libertà e progresso sociale. • Alla metà del Settecento era scoppiata la Guerra dei Sette anni che aveva fatto emergere l’Inghilterra come principale potenza occidentale a livello mondiale, a discapito della Francia – altra grande potenza sul continente americano. La Guerra era stata in larga parte decisa nell’America del Nord dove l’esercito ufficiale inglese e un esercito organizzato da coloni avevano combattuto insieme, per consentire alla monarchia britannica di vincere una guerra decisiva. Il fatto che i coloni avessero imparato a combattere fa maturare in loro nuove idee, anche di fronte al fatto che il continente che abitano , in seguito alla vittoria del 1763 nella Guerra dei Sette anni,è stato liberato dalla presenza francese. Si percepiscono dunque come sudditi della Corona inglese, ma inizia al contempo a costruirsi un’identità separata, americana. Questa inizia dopo la Guerra a maturare l’idea di uno strappo 25 rispetto alla madrepatria, di fronte al fatto che nonostante la vittoria durante il conflitto, nulla cambia nel rapporto tra la Corona e le colonie. Al contrario, vengono riaffermati i vincoli tradizionali, particolarmente gravosi per le colonie (i sudditi delle colonie non erano allo stesso livello dei sudditi della madrepatria). • Il patto sociale che consentiva alla monarchia inglese di avere una particolare stabilità nelle isole britanniche non valeva più anche nelle colonie, le quali soffrivano del divieto commerciale con paesi terzi rispetto alla Corona inglese. La crescita economica delle colonie era quindi limitato. Inoltre si dovevano pagare dei dazi elevati sull’importazione di prodotti che in America non erano disponibili. • Inoltre, per le colonie, viene inserito dopo la Guerra il divieto di produrre ed esportare merci che potevano entrare in competizione con le merci di produzione dell’Inghilterra. Si tratta di imposizioni molto gravose su una popolazione che sta parlando sempre più il linguaggio del pragmatismo e dell’egualitarismo . Dopo la Guerra si inizia ad avvertire una certa insofferenza che si trasforma nelle prime azioni di boicottaggio. I coloni americani rifiutano ad esempio di acquistare alcune merci inglesi. Ad alimentare il numero crescente di scontri è il fatto che nessun colono americano poteva avere un rappresentante all’interno del Parlamento inglese emblema della loro esclusione dal patto politico che reggeva l’Inghilterra, a fronte di un sistema fiscale che si sta inasprendo. | Le 13 colonie hanno una struttura politica che prevede l’esistenza di assemblee rappresentative dove si sviluppa una vivace dinamica politica. Viene dunque percepita la netta esclusione dal Parlamento e il conflitto con l’introduzione di nuove tasse, che li porterà infatti ad adottare lo slogan “No taxation without represantion” , in cui la lotta all’inasprimento del sistema fiscale è accompagnato a una critica contro la mancanza di rappresentanza per gli americani da parte degli inglesi. Lo slogan sul sistema fiscale guiderà nel 1773 un celebre episodio, il Boston Tea Party l’atto con cui si gettano in mare carichi di tè presenti su alcuni imbarcazioni inglesi che ormeggiavano nel porto di Boston. Le merci inglesi vengono boicottate al punto di essere danneggiate; inoltre colpiva il tè, durante il Settecento divenuto simbolo della dominazione coloniale inglese (proveniva in particolare dalle colonie inglesi in Asia; insieme al cotone era l’emblema del commercio globale inglese). Gli inglesi reagiscono bloccando militarmente il porto di Boston e richiedono ufficialmente il risarcimento delle merci danneggiate. La protesta si sta già organizzando e in seguito al 1773 in un Primo congresso generale in cui si giunge alla decisione di boicottaggio generale per le merci inglese e di vincolare i coloni americani solo all’obbligo di obbedienza di legge votate da assemblee americane. Si mette in discussione la sovranità del Parlamento inglese rispetto alle colonie britanniche. 26 Ciò porterà ad uno scontro, poi formalizzato con la convocazione di un Secondo congresso generale a Philadelphia nel 1775. Il Congresso – che riunisce i rappresentati di tutte e 13 le colonie americane – arriva il 4 luglio 1776 (data tutt’oggi ufficiale della celebrazione della Rivoluzione) a votare la celebre Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America. | Passaggio senza precedenti della storia: un’assemblea di coloni americani si sono dunque opposti all’autorità di un’altra assemblea nella madrepatria. Nella dichiarazione di indipendenza si afferma – analogamente a come avevano teorizzato i giusnaturalisti alla metà del Seicento – che la sovranità nasce da un patto sociale. I coloni sanno che causeranno una guerra con la madrepatria, ma, come voleva la tradizione illuminista, ciò a cui si aspira è la felicità pubblica. Per garantire simili diritti nessun Governo è legittimo senza il consenso popolare. All’improvviso l’Inghilterra – che era divenuta la più grande potenza in Occidente –vede franare il suo dominio coloniale. | La reazione è ovviamente militare. Tuttavia, a fianco dell’esercito rivoluzionario americano – guidato dal generale George Washington (destinato a diventare il primo Presidente degli Stati Uniti) – si schierano Francia e Spagna, due Corone che intervengono semplicemente in chiave anti-britannica. Le truppe americane sono profondamente preparate militarmente e godono da un appoggio crescente in Europa grazia all’opera di una serie di rappresentati, mandati dai rivoluzionari nelle principali corti europee per raccontare la situazione americana. | Tra questi vi è Benjamin Franklin, celebre scienziato, delegato dal Congresso (= al momento l’assemblea rappresentativa americana, che prenderà poi il nome di Parlamento americano)presso la corte francese a Versailles, dove diviene un vero e proprio idolo dei philosophes . Franklin è inoltre appoggiato da Luigi XVI, il quale mostra un atteggiamento paradossale, se si pensa che pochi anni più tardi anche il suo Regno verrà travolto dalle stesse idee che sta appoggiando nel caso americano. 27 Da un lato i philosophes si sono battuti per mezzo secolo sui diritti degli uomini, dall’altro, mentre la società dei bianchi si attiva in opere rivoluzionarie per realizzare nuovi ideali, vi è uno spettacolo di sofferenza nell’esperienza degli schiavi africani e i loro discendenti, tenuti in condizioni terribili. La questione degli schiavi è portata avanti da quella che fu la prima forma organizzata di movimento politico, dove ci si pone l’obiettivo ben preciso dell’abolizione dalla schiavitù e ci si unisce in società, clubs e nascono nuove pubblicazioni (bollettini, giornali ecc). Si organizzano raccolte di fondi per acquistare schiavi e restituirli alla libertà; vi sono conferenze pubbliche, e si organizzano marce. Fino ad allora la schiavitù era stata percepita come normale. L’abolizionismo tenta di creare una coscienza, che vada a colpire gli schiavisti. Si tratta di un movimento tipicamente settecentesco, portato avanti soprattutto grazie a una setta protestante radicale, particolarmente pacifista. Il più celebre gruppo è quello dei quaccheri (quakers), i quali erano duramente perseguitati in Inghilterra e si erano in larga parte trasferiti nelle colonie americane, in cui per la prima volta si sperimenta l’azione del movimento abolizionista (che si diffuse tuttavia anche in Francia e Inghilterra). La voce crescente del movimento insistono sulla necessità di una coerenza nell’applicazione dei principi giuridici dei Lumi; voci alquanto smentite durante le Rivoluzioni. Le assemblee sia americane sia francesi assunsero un atteggiamento piuttosto ipocrita di fronte la questione degli schiavi. Sarà un’ulteriore rivoluzione atlantica a mostrare un cambiamento a riguardo: la Rivoluzioni di Haiti. Haiti è una porzione di una delle isole dei Caraibi (Antille), Santo Domingo. | Haiti, all’epoca Saint Domingue, era una colonia francese. Il fatto che in Francia si sia molto titubanti rispetto all’abolizione della schiavitù, porta nel 1791 (pieno della Rivoluzione francese) a una rivoluzione nella rivoluzione. Infatti i molti schiavi presentati sul territorio si ribellano e proclamano una Repubblica rivoluzionaria, guidata da un ex-schiavo di origini africane, Toussiant Louverture. La Repubblica perdura fino al 1804. Per tredici anni il mondo atlantico dell’età delle rivoluzioni sperimenta anche l’esistenza di una Repubblica (situazione simile a quella degli Stati Uniti, sebbene ridotta). Viene espresso il sentire diffuso tra gli schiavi, che sono analfabeti per comprendere il linguaggio dei diritti espressi nella Costituzione americana, ma che vivono la loro tremenda sofferenza in prima persona. La prima monarchia europea ad abolire la tratta sarà L’Inghilterra nel 1807, con l’unico scopo di colpire l’economia degli stati del Sud in America. Gli inglesi imporrano alle altre potenze europee di seguirla, sempre con lo stesso obbiettivo. | Solo in seguito, a partire dal 1838, si giungerà all’abolizione della schiavitù. Anche qui l’Inghilterra è spinta da un secondo fine e spingerà nuovamente le altre potenze a seguirla. In questo modo gli inglesi iniziano ad esercitare un potere di polizia sull’oceano atlantico. Le navi inglesi co pretenderanno infatti di poter ispezionare tutte le navi europee con la scusa di dover controllare il trasporto di schiavi. Si tratta di un’azione che poggia chiaramente su un diverso disegno politico, che vede entrare gli inglesi in importanti scambi delle grandi monarchie europee, da cui erano precedentemente esclusi. 30 L a causa abolizionista guadagna sempre più spazio nella coscienza degli europei e degli americani tanto che nel 1861 scoppierà una Guerra civile, espressione di una divergenza di opinione tra stati del Sud e del Nord in America. Alla fine del Settecento compaiono le prime autobiografie, scritte da ex-schiavi che sono stati emancipati, imparando a leggere e a scrivere e raccontando così la prospettiva sulla schiavitù da parte degli schiavi stessi. Momento importante per la letteratura afroamericana è il 1789, quando venne pubblicata l’autobiografia di Olaudah Equiano, che avrà grande fortuna e contribuirà al fatto che molti degli stessi ex-schiavi africani diverranno importanti supporter della causa abolizionista. Non si tratta quindi solamente della prima causa di organizzazione politica su scala transnazionale, ma è la prima battaglia civile combattuta insieme da bianchi e neri. LEZIONE VI: La Rivoluzione francese(1789->1799) Alla fine del Settecento (1774) la monarchia di Francia passa in mano al re Luigi XVI, il quale si trova a dover affrontare i problemi legati al debito pubblico all’indomani della Guerra dei Trent’anni. Vengono proposte a tal proposito due soluzioni: 1) riduzione della spesa pubblica; 2) aumento delle tasse. Nel 1776 Luigi XVI affida le finanze del Regno a un banchiere ginevrino, Jacques Necker, che oltre a proporre tagli delle spese (come si era soliti fare), nel 1781 rende note al pubblico le spese personali della corte. | 31 Lo scandalo che ne derivò fu grande e scatenò l’opinione pubblica da poco nata. Necker fu così cacciato e fu sostituito da un ministro, Charles Alexandre de Calonne, il quale riteneva che l’unico modo per recuperare denaro fosse imporre tasse sulla terra. | Nel 1786->87 scoppia dunque un dibattito sulla cosiddetta imposta fondiaria, alla base della Rivoluzione francese. Il re sapeva bene che tale imposizione non sarebbe stata facilmente accettata dal popolo. L’imposta fondiaria sarebbe infatti andata a colpire la nobiltà, ma anche i contadini (proprietari di piccoli appezzamenti terrieri). Calonne decide dunque di convocare un’assemblea composta dai notabili del regno (gruppo elitario), ma vi è difficoltà a giungere a un accordo sulla questione dell’imposta fondiaria. Si esce tuttavia con una proposta a tratti rivoluzionaria: convocare gli Stati Generali (assemblea rappresentativa tipica dell’Antico regime, simile alle Cortes spagnole e allo stesso Parlamento inglese), organi in cui risiedevano i rappresentanti dei vari ceti, chiamati ad esprimersi intorno a materie per lo più finanziarie. | Ciononostante, gli Stati Generali non venivano convocati dal 1614, in quanto la storia della Francia era stata attraversata dal tentativo – e conseguente riuscita - della costruzione di una monarchia assoluta Gli Stati Generali sono definitivamente convocati nel 1789, in seguito alla selezione dei rappresentati, e soprattutto in seguito a un dibattito alquanto acceso, esploso a causa dell’appoggio da parte della Corona del nuovo ministro delle finanze Loménie de Brienne, il quale decise di imporre l’imposta l’imposta fondiaria senza il giudizio in merito degli Stati Generali. Inoltre anche il popolo era tenuto ad avere voce in capitolo, sebbene la portata di questa fu alquanto inaspettata. Era costume antico che gli Stati Generali facessero appello ai sudditi perché inviassero dalle periferie e dalle campagne, i cosiddetti “quaderni di doglianza” (= lista di problemi da risolvere) per rispondere al sentire diffuso. Inaspettatamente, però, nel 1789 gli Stati Generali ne vengono invasi; è questo il segnale di un’atmosfera di insofferenza e malumore diffusi. il 1° maggio 1789, quando gli Stati Generali si riuniscono a Versailles, il clima è incandescente, anche per via di un intervento innovativo: l’abate Emmanuel Joseph Sieyès (appartenente al clero) scrive un breve testo sul Terzo stato | Gli Stati Generali erano composti da tre ‘stati’(=ceti): 1) nobiltà – Primo stato 2)clero – Secondo stato 3)Il resto – Terzo stato Sieyès, pur essendo membro del secondo stato, tenta di fornire coscienza politica al terzo stato, affermando che quest’ultimo è ‘tutto’, è il cuore produttivo della Francia intera. 32 Erano soliti ritrovarsi in luoghi pubblici per discutere le proprie tesi, in modo che anche coloro che non erano a diretto contatto con la scena politica potessero farsi una propria idea politica. || In seguito a qualche screzio nel gruppo dei giacobini(futuri montagnardi), si staccò da questo una porzione, che andò a formare i foglianti(futuri girondini), favorevoli ad una monarchia costituzionale. I termini “girondini” e “montagnardi” entreranno in gioco solo dopo la creazione della Convenzione, nel 1792. Nella Convenzione esistevano tre grandi gruppi, che presero il nome dalla posizione che occupavano durante le assemblee: 1. I montagnardi sedevano a sinistra e in alto(=”montagna”) e sostenevano la soluzione repubblicana e dunque più radicale e filopopolare. 2. I girondini sedevano a destra, ed era il gruppo favorevole a soluzioni moderate e conservatrici; Vi sono inoltre i sanculotti, la componente più povera della società urbana, ma più determinante per l’orientamento complessivo del popolo durante le frequenti dispute. I vari gruppi si dotano di pubblicazioni (giornali ecc), in cui diffondono i propri ideali e la propria visione politica. Nel 1790->92 la Rivoluzione è ormai in atto; Parigi e le altre città mettono in atto una mobilitazione politica permanente ( -> costituzione di sessioni che si riuniscono continuamente nasce il ‘gioco delle opinioni pubbliche’). 1^ FASE (17891792): ‘L’irruzione della piazza’ La prima fase è ancora incerta, ma si compiono atti alquanto significativi • Vi è l’abolizione della proprietà ecclesiastica, a cui la Francia era ancora molto legata. Un parte del clero accetta la Rivoluzione (clero costituzionale), e riceverà per questo un salario mensile. L’altra porzione vede invece rimangono fedeli al Papa e vedono i rivoluzionari come agenti dell’ateismo (clero refrattario); • Cambia l’universo simbolico. Se prima la società si lega tramite le processioni religiose e della monarchia, ora si celebrano nuove feste: innanzitutto il 14 luglio come ricorrenza principale. • Luigi XVI, nella notte tra il 20 e il 21 giugno 1791, tenta di lasciare il Regno (come avevano fatto già molti nobili). 35 Bloccati a Varennes, la famiglia reale viene nuovamente scortata a Parigi, davanti alla Guardia nazionale. Il popolo riceve il ritorno del sovrano in un gelido silenzio, in quanto il re aveva mostrato di non essere più il protettore della cittadinanza. (è il cosiddetto”momento del trono vuoto”). • I giacobini chiedono di destituire il re, ma vengono opposti dalla Guardia nazionale; nascono così i primi contrasti interni. Il fatto più celebre si verifica il 17 luglio 1791, quando una folla grida contro il re e viene sciolta dalla Guardia nazionale che vi spara sopra (= I fatti del Campo di Marte). • Tra settembre e ottobre 1791 va al voto per la prima Costituzione e per la proclamazione della nuova Assemblea nazionale costituente. La nuova Assemblea eletta risulta maggiormente moderata, col partito dei foglianti e quello permanente dei giacobini, i quali, sedendo nella parte sinistra e in alto dell’assemblea assumono la denominazione di “montagnardi”, criticando invece “la palude”,nella parte destra e in basso. |Si tratta di una terminologia simbolica che assume però un’importanza grandissima, i cui retaggi arrivano fino a noi. • Mentre l’Assemblea è moderata, il popolo si radicalizza, anche a causa dell’inflazione. I giacobini ne approfittano così per istituire il Calmiere=imposizione di un tetto massimo ai prezzi, soprattutto dei generi di maggiore necessità. • Il clima cresce sempre più; il popolo attacca il palazzo del re nel 1792 e si diffonde l’espressione “patria in pericolo”. Ad essere in pericolo sono però per lo più gli ideali rivoluzionari, così il 10 agosto 1792 i giacobini proclamano la Comune insurrezionale, garante della Rivoluzione. Inoltre, si decide di destituire il re. 2^ FASE (17921793): La Prima Repubblica Fase di graduale radicalizzazione: • La Convenzione (la nuova Assemblea nazionale) proclama la Repubblica, cambiando così il regime del Paese. • Contemporaneamente si diffonde un clima di timore e l’idea secondo cui all’interno del fronte rivoluzionario ci siano delle figure contrarie alla Rivoluzione stessa . Ad uscirne più colpito è il clero refrattario. • La Convenzione (votata tra l’altro a suffragio universale) è il luogo di maggiore scontro tra foglianti (girondini) e i giacobini(montagnardi). 36 • L’Europa, intimorita, muove i suoi eserciti contro la Francia e nella Battaglia di Valmy il fronte rivoluzionario vince, galvanizzandosi ancora di più. • 1793 fase di maggiore radicalizzazione. L’anno 1793 si apre con il processo al re, dove si decide la via della condanna a morte (21 gennaio) della famiglia reale con la GHIGLIOTTINA (pensata inoltre per coloro che non sono sufficientemente rivoluzionari e per i contrari). • Figure come Robespierre e Saint-Just costituiscono un gruppo sempre più forte e influente. • A partire dall’autunno del 1793, in Vandea (nord-ovest della Francia) si inizia a schierarsi contro la Rivoluzione, in nome degli ordini tradizionali. Il fronte rivoluzionario reagisce con violenza. | Viene fondato un nuovo organo, il Comitato di salute pubblica. (=salute della Rivoluzione) • Estate del 1793: giacobini divengono una forza egemonica nella Convenzione, che nel 1793 espelle i girondini. Cresce sempre più l’idea che all’interno del fronte rivoluzionario si annidino filo monarchici, fautori della restaurazione ecc. Soggetti non ben identificati, il che porta ad arresti ed esecuzioni anche poco chiare. 3^ FASE (17931794): L’Anno del Terrore Si tratta di una fase data da una forte riaffermazione dei valori più popolari e di libertà. Viene votata la terza Costituzione (estensione dei diritti avanzata; suffragio universale, diritto al lavoro, diritto al salario di disoccupazione). Si tratta anche di una fase volta ad una riformazione simbolica (si riformò persino il calendario). • 1793->94: il processo di trasformazione della Francia rivoluzionaria conosce la fase più estremista, con i giacobini all’amministrazione di un potere sempre più dittatoriale. È così che vengono repressi i non giacobini, ma si verifica anche una autofagia all’interno del gruppo giacobino. Dalla stessa sinistra si alza una critica ai giacobini, da parte dei cosiddetti ‘arrabbiati’ e portata avanti da Robespierre e San-Just. La violenza è usata come strumento di purificazione della Rivoluzione. Anche all’interno del gruppo più puro sembrano però comparire delle figure contrarie alla Rivoluzione. • Nascono dei culti civici della Rivoluzione, caratterizzati da una forte aggressività contro i simboli antichi. Vengono per tale motivo attaccate le Chiese e la loro iconografia. Si prende a praticare nuovi rituali e feste pubbliche, la più celebre ‘ Festa dell’essere supremo’, tentativo di tradurre in una realtà vissuta l’ideale del deismo degli illuministi al fine di sostituire ogni 37 ‘Rivoluzione industriale’ è un termine che riflette le profonde modificazioni che hanno luogo alla fine del Settecento. - I Rivoluzione: vapore (per lo più industria tessile) - II Rivoluzione: carbone (siderurgia) - III/IV Rivoluzione: informatica Alcuni storici preferiscono invece parlare di Rivoluzione ‘industriosa’: industria non come processo tecnologico ma come insieme di condizioni e attitudini sociali che consentono lo sviluppo. | La Rivoluzione industriale emerge soprattutto in Inghilterra che, nonostante la Rivoluzione americana, si consolida proprio grazie a tale rivoluzione economica, di cui godrà a pieno a partire dall’Ottocento. Ciò ha poco a che fare con la vittoria degli inglesi della Guerra dei Sette anni. Sono infatti le condizioni politiche a garantire all’Inghilterra una notevole stabilità e incremento demografico, a favore della forza lavoro (“braccia libere” per il lavoro). Un processo che si era consolidata nel corso del Seicento è la recinzione dei campi, con cui si privano i contadini dei terreni privati a uso boschivo e per il pascolo, in seguito inglobati all’interno di proprietà terrieri, le quali a loro volta favoriscono un’adozione di strategie di coltivazione sempre più razionali. Si sviluppa così anche una pastorizia molto concorrenziale; le lane inglese divengono il principale prodotto tessile europeo (+ secolo della piccola glaciazione). Si va a soppiantare la Spagna che nel Cinquecento era stata la maggior produttrice di lane. Tale razionalizzazione porterà inoltre a una potenziale espulsione dei contadini dalle loro terre, in quanto vi è meno richiesta di braccianti. A beneficiarne sono i proprietari terrieri, ossia la nuova elite inglese che prenderà il nome di ‘gentry’. Questa si introdurrà a poco a poco nelle città e assumerà le caratteristiche proprie della nobiltà, accumulando ingenti capitali. L’Inghilterra vede dunque l’aumento di offerta potenziale di lavoro e l’accumulazione di molto capitale. | Si tratta di fattori significativi per il successo della Rivoluzione industriale. Produzione tessile prima della Rivoluzione Il meccanismo del processo produttivo era molto più lento prima della Rivoluzione industriale. • Vi era un imprenditore, proprietario di balle di lana. Con queste si recava da artigiani, i quali lavoravano con i loro telai manuali la lana per portarla da grezza a semi-lavorata (lavorazione finita poi da chi realizzava abiti ecc). Il ceto artigianale era fortemente irregolare e spesso allargato all’interno di famiglie e varie generazioni. • Dalla prima metà del Settecento iniziano ad essere introdotte piccole innovazioni, insufficienti da sole 40 e che necessitavano spesso di essere modificati di volta in volta prima di giungere ad avere successo su larga scala. Nasce una sorta di competizione silenziosa nei diversi passaggi della produzione tessile, in quanto alcune innovazioni rendono il lavoro più pratico e veloce. • Circolano nuove conoscenze e si comprende che gli strumenti più competitivi e produttivi sono anche quelli che richiedono le tecniche di costruzione più onerose. In questo modo, il numero di artigiani che possiedono un telaio diminuisce, sia per il costo eccessivo, sia per l’incapacità da parte dell’artigiano stesso di usarlo correttamente e/o aggiustarlo nelle complesse parti da cui era composto nel caso di malfunzionamento. • In tale maniera, l’imprenditore diventa tale solo acquistando in prima persona i telai, tenuti in spazi affittati: le prime fabbriche, dove si recano i lavoratori a lavorare. La proprietà dei mezzi di produzione passano così dai lavoratori agli imprenditori, il che favorisce un’estrema razionalizzazione del processo produttivo. Le nuove macchine produttive risultano però troppo violente nei loro processi di funzionamento per la lavorazione delle lane inglesi. Il grande prodotto della produzione industriale diviene così il cotone, in quanto più elastico rispetto alla lana. | Gli inglesi avevano ancora accesso ai prodotti dei grandi cotonifici statunitensi, e colonizzano inoltre l’area di principale per la produzione di cotone: l’India. 1^ FASE Le fabbriche portano a delle conseguenze significative: • Produttività senza precedenti: il numero delle merci prodotte aumenta e il loro basso costo soppianta la produzione artigianale; • I lavoratori sono concentrati per diverse ore al giorno nella gestione di macchine che hanno un proprio ritmo: si manifesta così il primo fenomeno di alienazione sul lavoro; • L’operaio ha orari di lavori standard (particolarmente duro: dalle 14 alle 16 ore in fabbrica) e cambia dunque il lavoro irregolare tipico degli artigiani della metà del Settecento; • A cambiare è anche la figura dell’imprenditore: il proprietario delle fabbriche si arricchisce molto e reinveste il profittosta diventando un CAPITALISTA. • Le ‘braccia libere’ nelle campagne sono attirate dall’offerta di lavoro nelle città. Nascono importanti città inglesi come Birmingham, Manchester, Liverpool etc , dove si concentrano le fabbriche e che sono ben collegate tra loro (per la circolazione delle merci). I lavoratori che giungono nelle città sono estremamente poveri e stabilendosi nei pressi delle fabbriche, favoriscono la nascita del cosiddetto proletariato urbano. 41 • Il mercato viene posto al centro ed è il suo buon funzionamento a determinare il salario dei lavoratori. Gli operai vengono infatti ricompensati con un pagamento (più o meno) regolare, in quanto – a differenza degli artigiani che provvedevano alla propria sussistenza – necessitano di denaro per procurarsi viveri nelle città. Le loro condizioni di vita sono però durissime (in questo senso Cartolani afferma che la “Grande trasformazione” è un processo violento). • Alcuni operai reagiscono, spesso sabotando le macchine, in quanto non comprendono questo processo complessivo di trasformazione, bensì lo riassumono nella macchina in sé. • Si sviluppa il fenomeno del cosiddetto luddismo (dalla figura mitica di Ned Ludd), sabotaggio della produzione industriale in Inghilterra nel XIX secolo. 2^ FASE Gli operai, che fino ad allora avevano portato avanti la propria protesta con violenza e un contrasto indiscriminato al processo produttivo dato dalle macchine, in una seconda fase la loro diviene una lotta per la conquista di diritti, soprattutto tre: • Avere un orario di lavoro meno pesante. La storia inglese in particolare è segnata dalla battaglia per l’orario di lavoro • Battaglie salariali: si critica il salario come strumento attraverso il quale si possono migliorare le condizioni di vita; • Una serie di diritti, riconosciuti molto tardi a partire dalla Germania di Bismarck: ‘welfare state’, assistenza sociale (Quando qualcuno si infortuna sul lavoro o si ammala, avendo nient’altro che le proprie braccia come mezzo per lavorare, è spacciato). Nascono così organizzazioni di mutua assistenza, sfociando negli anni Venti dell’Ottocento nella nascita dei sindacati. La società ha dunque cambiato il modo di produrre e guadagnare. Emerge l’elite economica degli imprenditori, la cui mentalità è diversa da quella dei grandi mercanti del passato. In seguito emerge invece la classe operaia che si diffonde a partire dall’Inghilterra nel nord Europa, in Belgio, in Francia, in alcuni stati degli Stati Uniti e anche se solo in seguito, nel sud d’Europa, come in Italia. A differenza delle altre Rivoluzioni (politica), la Rivoluzione industriale è un processo molto lento, che richiederà decenni prima di diffondersi. Tuttavia si tratta del punto iniziale che dà avvio a trasformazioni significative e profonde del processo industriale. 42 • Altre Repubbliche che nascono di pari passo all’avanzata di Napoleone verso Sud, con cui vengono abbattuti gli antichi Stati italiani, come il Granducato di Toscana, lo Stato della Chiesa e il Potere dei Borbone a Sud (+ grande delusione di personaggi come il poeta Ugo Foscolo, in quanto stati come la Repubblica veneta rimangano invece sotto il dominio austriaco). L’abbattimento dei vari stati da parte di Napoleone porta alla nascita di ulteriori Repubbliche: | Repubblica romana, Repubblica napoletana etc. Si apre una stagione detta “Triennio giacobino” (1796->99), di vitale importanza per il futuro Risorgimento italiano, in quanto per la prima volta si diffonde l’idea di Nazione in Italia (sebbene non si tratti di una nazione unitaria; emerge per lo più un principio di autodeterminazione: es. ‘Nazione romana’, ‘Nazione napoletana’ e così via). Alcuni individui iniziano a proclamarsi patrioti e a parlare la stessa lingua. Si tratta però degli albori di un processo che arriverà a compimento dopo decenni. Il Triennio giacobino, infatti, evidenzia la lontananza tra i patrioti italiani e le masse italiane. Si tratta di un Paese molto analfabeta, in cui non era favorita una partecipazione generale del popolo, come era stato nel caso francese. | Nel 1799, inoltre, prende corpo il movimento sanfedista, controrivoluzionario – favorito soprattutto da membri della Chiesa – che guida proprio le masse rurali contro gli eserciti rivoluzionari, i quali si ritirano, rifiutando di combattere contro coloro che pretendevano di liberare. | Si assiste al tramonto di alcune Repubbliche, soprattutto quella romana e napoletana. Torna il potere dei Borbone a Sud e del Papa a Roma nel 1799. Ciò avviene poiché in Francia, Napoleone torna nella madrepatria e viene incaricato di compiere nuove spedizioni, in quanto, mentre in Italia ha avuto successo, le potenze antifrancesi cercano di consolidare la propria forza. Nel 1798 Napoleone compie così un’azione che conferisce già la misura della dimensione globale della politica europea. | Accanto all’Austria sta emergendo come nemica della Francia, una nuova potenza: l’Inghilterra. Napoleone tenta di colpire gli inglesi, attaccandoli in Egitto (che conoscerà una stagione di riformismo nazionale con tratti simili all’Europa rivoluzionaria) e un tentativo di attacco in India. Il 1798 è però anche un anno in cui l’esercito francese subisce una serie di rovesci, che aggrava il discredito politico nei confronti del Direttorio dei Cinque a capo del Regno, ormai diviso al suo interno. In questo contesto di incertezza, Napoleone risulta un uomo di successo (sebbene questo abbia una base del tutto militare). Consigliato dall’abate Sieyès e appoggiato dall’esercito, Napoleone è indotto a tentare un Colpo di Stato. E’ il 9 novembre 1799 (18 brumaio, secondo il calendario della Rivoluzione) e Napoleone rovescia il Direttorio, istaurando un triumvirato (lessico che rinvia all’importanza della Roma repubblicana per la Rivoluzione repubblicana francese). | Non a caso Napoleone e i due colleghi con cui andrà a comporre il triumvirato, assumeranno il nome di ‘consoli’, figure che nell’antica Roma detenevano il potere per un periodo determinato di tempo e che 45 avevano spesso origine militare. Napoleone tenta idealmente di configurarsi agli occhi di francesi come un antico romano, garante del benestare della Repubblica. Si nomina così ‘primo console’ (primus interpares) – il più importante rispetto agli altri due – e avvia la creazione di un nuovo regime politico, ispirato ancora agli ideali rivoluzionari, i quali vengono però svuotati del loro significato con la Costituzione del 1799, riflesso di un nuovo orientamento politico. • L’idea di fondo è che l’imposizione dell’ordine possa porre fine alle convulsione politiche del decennio precedente. • Sotto Napoleone s consolidano alcune conquiste politico-giuridiche della Rivoluzione che grazie al suo ruolo sono consegnate alla posterità: principalmente la sovranità popolare. • Vi è la definitiva soppressione della feudalità. • Il principio di eguaglianza giuridica dei cittadini è sancito da Napoleone. • Si impone un principio di meritocrazie nelle carriere: i posti nell’amministrazione pubblica non vengono più acquistate. • Nasce la libertà di impresa: chiunque possiede del capitale può ora investirlo. • Viene riconosciuta come acquisita la proprietà terriera, ridistribuita ai cittadini francesi in seguito alla confisca avvenuta da parte della Chiesa sotto l’Antico Regime. Sono questi i cardini di una società FONDATA SUI DIRITTI. Tuttavia, ciò che manca alla società bonapartista è ogni afflato (= ispirazione) democratico. È interessante osservare come nella Francia post-rivoluzionare il modello politico di Napoleone goda di consenso. Fino al 1810, Napoleone è un governante che gode del consenso dei governati e non è affatto percepito come usurpatore, in quanto opera da garante dei valori della Rivoluziona ma è anche un grande riformista. Egli porta a compimento una serie di riforme istituzionali che negli anni precedenti non erano mai state portate in porto. Tra le innovazioni istituzionali più importanti ve ne sono alcune che sono tuttora alla base del sistema italiano: • Modello politico centralistico: Napoleone istituisce le prefetture come organi territoriali del potere centrale (= ministro degli interni) • Diffonde una rete d tribunali nella Repubblica, tutti uguali tra loro. • Nel 1804, viene varato il primo Codice Civile della storia: la raccolta delle leggi che regolano la convivenza tra i cittadini e difendono la proprietà privata e la famiglia come nucleo essenziale dell’ordinamento sociale. • Tali modificazioni investiranno ben presto ogni aspetto politico, fino a giungere nel 1810 alla riforma della giustizia penale. L’economia è soggetta a un forte controllo dello Stato: 46 • Si ha l’obbiettivo centrale della parità di bilancio: la Rivoluzione era stata innescata in parte da un problema di debito cronico e ciò dà la possibilità di consolidare il debito pubblico al 5%. • Viene creata una Banca di Stato, elemento fondamentale del sistema economico pubblico moderno, ossia un ente che non solo batte moneta ma interviene in una serie di fenomeni finanziari e creditizi, stabilendo il costo del denaro, ad esempio per chi ne prende a prestito dalle banche. Il potere maggiore rimane però in mano all’esercito, in quanto l’età napoleonica è caratterizzata da guerre. Tra il 1801 e il 1802 (fase iniziale) la guerra tra Napoleone e le potenze europee volge progressivamente a favore di Napoleone. La triade di ‘libertà, uguaglianza e fratellanza’ si mostra vittoriosa. • I francesi riconquistano l’Italia dopo la prima sconfitta delle Repubbliche giacobine; • Liberano il Mediterraneo dalle forze inglesi; • Riconquistano il controllo sulle colonie francesi, come anche la Repubblica di Haiti dove si era verificata la rivolta degli schiavi nel 1791. Dal consolato all’Impero – La monarchia rappresentativa Le vittorie politiche spingono Napoleone a consolidare la sua posizione sul piano istituzionale: • Nel 1802 convoca un Plebiscito (= votazione elettorale in cui si deve votare di fronte a una proposta di legge) con la richiesta di fare di Napoleone un console a vita e non di breve durata come nell’antica Roma; Napoleone torce così verso una linea dispotica e personalistica. Il voto è favorevole e due anni più tardi, nel 1804, Napoleone si fa incoronare imperatore dal Papa nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi. • Ciò avviene in uno stato di guerra permanente, per lo più contro l’Inghilterra, che si rivela però un ostacolo per Napoleone, soprattutto le flotte della marina inglese. Napoleone subisce una celebre sconfitta contro l’ammiraglio Nelson nel 1805 nella battaglia di Trafalgar. • Il fronte antifrancese si galvanizza e si riattiva, tuttavia l’Europa di inizio Ottocento vede la diffusione incessante del potere napoleonico, soprattutto in Austria e in Prussia, cuore del continente. • Emerge per la prima volta un discorso nazionale in chiave antinapoleonica. La resistenza a Napoleone nei territori germanici inizia ad essere fatta in nome della NAZIONE tedesca e austriaca, in chiave antinapoleonica. Fichte tiene nel 1808 i celebri “Discorsi alla nazione tedesca”, testo fondamentale del nazionalismo in lingua germanica. • Napoleone impone il blocco continentale, ossia il divieto a tutte potenze europee di commerciare con l’Inghilterra. 47
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved