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Storia moderna, dalla scoperta dell'America al 1848, Sintesi del corso di Storia Moderna

Dalla scoperta dell'America al 1848

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 20/10/2021

fabrizio-annecchini
fabrizio-annecchini 🇮🇹

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Scarica Storia moderna, dalla scoperta dell'America al 1848 e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! C. Capra, “Storia moderna” 1493-1848 Capitolo 1: La popolazione e le strutture familiari. Gli studi sulla popolazione, nell'ultimo mezzo secolo, hanno conosciuto un grande sviluppo. Ciò è dovuto in parte ai timori di una crescita demografica incontrollata del nostro pianeta, in parte al crescente interesse per la storia della società e della famiglia. Thomas Malthus, nel suo saggio, diede voce a una diffusa preoccupazione per lo squilibrio tra popolazione e risorse: “la popolazione cresce a ritmo geometrico, la ricchezza a ritmo aritmetico”. A frenare l'aumento incontrollato della popolazione intervengono quelli che Malthus chiama freni repressivi: la carestia, le epidemie, le guerre; fenomeni che ristabiliscono temporaneamente l'equilibrio. L'unica alternativa a questi periodi, secondo Malthus, è l'adozione di freni preventivi: cioè la limitazione di matrimoni e quindi di fecondità, che deve riguardare ovviamente la parte più povera della società. Esistono diverse fonti riguardo il calcolo della popolazione. Prima dei censimenti moderni, si avevano numerazioni di fuochi, nuclei familiari, abitanti, finalizzati alla distribuzione di viveri. Una delle prime e più celebri è il cosiddetto Domesday Book, compilato in Inghilterra dopo l'invasione normanna del 1°66. Altra importantissima fonte di dati sono le fonti ecclesiastiche: oltreché per la determinazione delle dimensioni e dello sviluppo storico delle comunità, questi documenti sono preziosi per ricostruire le strutture familiari e le forme di convivenza. Anche i registri parrocchiali sono molto importanti: quando essi non presentano lacune per un certo periodo di tempo, ci permettono di ricostruire l'andamento di diversi eventi (nascita, matrimonio, battesimo) nel corso degli anni. Questi registri sono diventati una fonte privilegiata per lo studio della popolazione e hanno permesso ai demografi francesi di elaborare un metodo di spoglio chiamato “RICOSTRUZIONE NOMINATIVA DELLE FAMIGLIE”, Il metodo consiste nell’intestazione di una scheda di famiglia e nella trascrizione su ciascuna di esse di tutti gli eventi demografici riguardanti la coppia cui essa è intesta: data di nascita di marito e moglie, data di morte di entrambi, date di nascita e di morte di tutti i loro figli. Tuttavia il metodo aveva degli inconvenienti, come ad esempio i tempi molto lunghi di elaborazione dei dati, perciò i demografi hanno elaborato diverse tecniche, basate sui grandi aggregati più che sul collegamento attraverso il nome. Tra queste ricordiamo ad esempio la costruzione di piramidi delle età, a sinistra i maschi e a destra le donne, divisi per scaglioni di età: la forma di queste piramidi ci permette di capire se l'appartenenza di una popolazione è dell’antico regime o della contemporaneità. La famiglia ha una sua storia, e questa ha riscosso un grande successo perché è il punto d'incontro tra molte discipline. Molta fortuna ha avuto inoltre la classificazione di Peter Laslett, che ha distinto diversi tipi di aggregati: - Nucleare: due coniugi e figli - Esteso: a costoro si aggiunge almeno un altro convivente; - Multiplo: compresenza di almeno 2 nuclei; - Senza struttura: non vi è matrimonio; - Solitari. Comunque, per quanto riguarda la popolazione europea nell'età moderna, possiamo distinguere 3 grandi fasi: - Crescita generale tra metà quattrocento e inizi seicento; -. Forte rallentamento nel milleseicento; - . Rinnovata tendenza espansiva a partire dal settecento Capitolo 2: L'economia dell'Europa preindustriale. Per quanto riguarda l'agricoltura, i secoli che seguono l’anno mille portano delle innovazioni: ad esempio l’aratro pesante e la rotazione triennale. Queste innovazioni permisero di estendere la pratica agricola anche a terreni non proprio adatti. AI contrario però, ci furono poche innovazioni produttive nell’organizzazione delle campagne, ma un forte aumento della domanda di cibo a causa del generale accrescimento della popolazione durante il cinquecento. La carne scomparve, e ad essere richiesti ora sono i cereali. Ma come riuscì l'agricoltura a sfamare una popolazione in forte crescita? Due opzioni: la risposta estensiva, cioè l'allargamento della superficie coltivata; e la risposta intensiva, che consiste nell'adozione di tecniche atte ad accrescere la produttività. Nel cinquecento prevalse sicuramente la prima soluzione: vennero rimessi a coltura terreni inutilizzati e dissodate molte aree prima occupate da paludi o foreste. Spesso però questi nuovi terreni non erano di prima qualità e per questo, spesso, i rendimenti dei cereali diminuivano nonostante l’intensificato lavoro contadino. Per quanto riguarda il regime fondiario, i secoli del basso medioevo videro la gregazione della feudalità come sistema di governo e l'erosione dei poteri signorili nelle campagne. Ad ogni modo la feudalità non scomparve durante tutta l'epoca moderna. Rimanevano alcuni obblighi per i proprietari di terre comprese nel feudo: pagare al signore un censo annuo e a questo si aggiungeva una parte del raccolto (champart). Il signore aveva altri diritti: riscuoteva pedaggi al passaggio di ponti e strade di cui aveva il controllo e aveva il monopolio di molte attività, come la pesca e la caccia. Inoltre alle prestazioni dovute per legge si aggiungevano gli abusi feudali, pretese o estorsioni legate alla minaccia di violenza da parte del signore. Le regioni situate a est, quelle dell'Europa orientale, avevano due caratteristiche che le differenziavano nettamente da quelle occidentali: comprendevano enormi estensioni di terreno pianeggiante ed erano assai scarsamente popolate. Il problema qui era rappresentato quindi dalla scarsità della forza lavoro. Soprattutto in Russia, Polonia e Prussia, le famiglie insediate nelle terre dei signori erano totalmente assoggettate ai signori: spesso lavoravano le terre gratuitamente e assicuravano il servizio domestico. Non sempre le masse di contadini accettavano queste condizioni, infatti agli inizi del cinquecento scoppiarono rivolte popolari. Per quanto riguarda l'economia urbana, milioni di famiglie continuavano a provvedere da sé ai bisogni primari, accanto a queste si andò sviluppando una industria domestica favorita dal basso costo della manodopera e dalla presenza di corsi d’acqua e giacimenti minerali. Settori predominanti erano: lavorazione del legno, dei metalli, i diversi rami del tessile, confezione di indumenti, alimentazione. Ciascuno di questi settori aveva diverse specializzazioni, i cui addetti continuavano ad essere organizzati in corporazioni: un determinato settore. Settore tessile rimane dominante in Europa e conoscerà successivamente una meccanicizzazione, come anche nell’estrazione mineraria e nella siderurgia. Capitolo 3: Ceti e gruppi sociali. La religione nei popoli dell'Europa preindustriale aveva un ruolo centrale. La parrocchia era il centro della vita associata e il parroco era il più importante tramite con il mondo esterno. La religione dell’epoca aveva anche un labile confine con la magia: se le formule latine del sacerdote sono sufficienti a trasformare l’eucarestia in sangue e corpo di Cristo, perché non si dovrebbe credere alla magia? | poteri magici erano visti positivamente se riguardavano figure di chiesa, come frati o preti, ma erano visti negativamente in qualsiasi altro individuo, rappresentavano il “maligno”, se uomini comuni avevano poteri era perché avevano stipulato un patto col diavolo. Tanto è vero che nel millecinquecento era cominciata la caccia alle streghe, che si concludevano spesso con condanne al rogo. Il 75% erano donne. La cultura popolare rimase per tutto l'Antico regime una cultura orale, imperniata su un patrimonio di idee e conoscenze che si trasmettevano per sentito dire. Lo studio di questa cultura, presenta ovviamente tante difficoltà, in quanto all’epoca era altissimo il tasso di analfabeti, e gli analfabeti non lasciano testimonianze. Per quanto riguarda la cultura scritta, l'innovazione di gran lunga più importante agli inizi dell'età moderna fu senza dubbio l'invenzione della stampa, messa a punto da Johannes Gutenberg. Dopo soli cinquant'anni dalla sua invenzione, erano già stati messi in circolazione tra i dieci e i venti milioni di esemplari di libri stampati. Questi primi volumi, chiamati incunaboli, avevano tutte le caratteristiche di un libro moderno: frontespizi, luogo e data edizione, marca, numerazione pagine e indice. Per quanto riguarda la produzione e trasmissione del sapere, in primis dobbiamo citare le università, che si espansero per tutta l’età moderna. Le università erano strettamente controllate dai poteri religiosi e politici che fecero si che si queste si riducessero a mere “cittadelle di un sapere tradizionale, finalizzato alla formazione di teologi, uomini di legge e medici. L'alta cultura, più che nelle università, aveva il suo centro nelle accademie, che da posto di ritrovo di poeti e letterati, si trasformarono pian piano in società desiderose di rendersi utili al progresso scientifico. Capitolo 6: La fine dell’Antico regime. La base della civiltà dei Lumi vennero gettate già nel diciassettesimo secolo con la Rivoluzione scientifica ad opera di figure come Galileo, Cartesio. Si trattava allora di posizioni isolate e di scarsa influenza. Fu solo quando queste idee vennero condivise da un numero crescente di scrittori e giornalisti che cominciarono a diffondersi con strumenti come L'enciclopedia, pubblicata a Parigi e realizzata da Diderot e D'Alembert: con essa si segna il sorgere di un vero e proprio movimento ispirato al culto della ragione. Dalla Francia presto questi ideali si diffusero, e assunsero connotati diversi a seconda dell’area. In campo filosofico, per citare due esponenti della corrente illuminista, Hegel e Kant. All’illuminismo segue il romanticismo, che diventa preponderante nell’ottocento, si caratterizza per essere un movimento reazionario e dalle idee politiche liberali. Altro evento che segnò la fine dell’antico regime fu la rivoluzione industriale Inglese nel millesettecento. La Gran Bretagna era ricca di giacimenti di ferro e carbone, introdusse macchine in molte lavorazioni, aveva un quadro politico-sociale stabile, disponeva di un mercato coloniale illimitato. Era divenuta l'officina del mondo. Non solo fattori positivi ebbe l’industrializzazione: si ebbero emigrazioni di masse contadine dalla campagna, che rimaneva disabitata, alle città; nelle fabbriche orari interminabili e salari bassi fecero scoppiare successive rivolte. Anche le trasformazioni politiche contribuirono alla fine dell'Antico regime. Per fare un esempio, la Rivoluzione Francese del 1789, che comportò la transizione del potere dal monarca al popolo e l'approvazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, basata su principi di uguaglianza, la soppressione di diritti feudali: tutto ciò contribuì alla nascita dello Stato Moderno. Capitolo 7:Monarchie e imperi tra XV e XVI secolo. 7.1. Regni di Spagna e Inghilterra e L'impero ottomano. Nella monarchia francese continuò la tendenza all’accentramento dei poteri nelle mani del re e dei suoi collaboratori. Questi ultimi venivano reclutati attraverso la vendita di cariche pubbliche, così da far entrare denaro nelle casse dello Stato. In Spagna il matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona preparò il regno congiunto dei due sovrani, che si occuparono soprattutto della Castiglia, regione più ricca e popolosa; qui venne sottomessa la nobiltà, mentre in Aragona non vennero alterati privilegi e autonomie. | principali elementi in comune tra i due regni erano la tradizione della Reconquista: lungo periodo di tempo nel corso del quale i cristiani della Spagna reagirono all'invasione musulmana e moresca. Alla morte di Isabella, Ferdinando regnò solo. In Inghilterra, Enrico VII Tudor consolidò il suo potere, intraprese un indirizzo assolutistico che verrà poi seguito dal figlio Enrico VIII. 7.2. La prima fase delle guerre d’Italia. In Italia il periodo di pace sancito dalla pace di Lodi durò fino alla fine del XV secolo. Nel 1492 scomparvero due importanti figure del tempo: Innocenzo VIII e Lorenzo De Medici, quest’ultimo considerato l’ago della bilancia per le sue capacità di mantenere l'equilibrio. Così cominciarono le cosiddette guerre d’Italia: nel 1594 Carlo VIII re di Francia, passò le Alpi e si impadronì del Regno di Napoli, prima possedimento Spagnolo. Per tutta risposta, alcuni Stati italiani crearono la lega antifrancese: repubbliche di Venezia, Milano e Firenze, Stato pontificio, Spagna e Impero ottomano. La lega cercò di bloccare Carlo mentre stava tornando in Francia, ma l’esercito della lega fu sconfitto; nel frattempo però la Spagna riuscì a riprendersi il regno di Napoli: così, l'impresa di Carlo si concluse con nulla di fatto. 7.3. Carlo V di Spagna. Alla morte di Ferdinando re di Spagna, suo nipote Carlo d'Asburgo ereditò la corona. Uomo di cultura aristocratica e cavalleresca con una religiosità sincera e profonda. La sua era un'idea imperiale intesa come dovere di guidare la cristianità e di mantenerla unita nella giustizia e nella fede. Nel suo soggiorno in Spagna Carlo aveva scontentato la nobiltà locale distribuendo molte cariche ecclesiastiche e aveva irritato le città della Castiglia con nuove tasse. Così, scoppiò la rivolta dei comuneros (cittadini) che si estese anche nelle campagne. Da qui, Carlo imparò un'importante lezione: avere più rispetto dei suoi sudditi. 7.4. L'espansione della potenza ottomana. Il territorio dell'Impero Ottomano si espanse in Asia Minore e anche nei Balcani meridionali, finche nel 1453 la stessa Costantino poli cadde in potere di Maometto, che ne fece la capitale sotto il nome Istanbul, dell'Impero, da lui esteso fino a Bosnia e Serbia. Il suo successore, Solimano il magnifico, riprese l'avanzata ed entrò in Ungheria, a Buda, impadronendosene sotto la sovranità del principe di Transilvania. Capitolo 8: | nuovi orizzonti geografici. 8.1. L'africa nera. Dalla sua scoperta, l'Africa nera ha sempre avuto una lenta ma costante evoluzione. Aveva una popolazione mal distribuita e assai vario era anche lo schema della loro economia: in alcune basate sulla fratellanza e sull'aiuto reciproco; tuttavia, una volta scoperti, anche questi ultimi, furono fatti fuori. 9.6. La fine dei confl Carlo V intimò ai protestanti di sottomettersi, ma i protestanti rifiutarono e stipularono un patto segreto con l'Inghilterra, che li avrebbe appoggiati. Carlo V fu quindi colto alla sprovvista e fu costretto a scappare. Con la pace di Augusta i protestanti ottenevano il riconoscimento di una scissione religiosa in Germania: quella cattolica e quella Luterana. Successivamente, Carlo V abdicò, dividendo i suoi possedimenti tra il fratello Ferdinando e suo figlio Filippo Il: a Ferdinando toccava il Sacro Romano Impero e a Filippo la Spagna e i Paesi Bassi. 9.7. Calvinismo e diffusione in Europa. Giovanni Calvino, era un agiato funzionario della curia civile della Francia del Nord. Egli condivideva molti punti della riforma luterana. Egli credeva in un Dio che avesse già predestinato tutti alla salvezza: questo però non eliminava secondo lui la responsabilità del peccatore. Il calvinismo come movimento religioso si diffuse largamente in Inghilterra, mentre nei paesi scandinavi si affermò il Luteranesimo. Capitolo 10 : La controriforma e l'egemonia spagnola in Italia. 9.1. Il concilio di Trento. La chiesa di Roma, dopo la formazione di nuovi ordini religiosi come i cappuccini, seguaci di Lutero che esaltavano l’idea Francescana di una chiesa povera, decise di adottare un atteggiamento più duro contro “l'eresia”. La chiesa di Roma decise di convocare un concilio esteso a tutto il mondo cristiano, e lo fece a Trento. Il concilio venne convocato più volte tra il 1542 e il 1563, finché la partecipazioni di vescovi e cardinali divenne più numerosa così da poter prendere decisioni all'unanimità. Dal concilio usciva riaffermato il carattere monarchico della Chiesa cattolica, ribadita la validità delle indulgenze. L'applicazione dei decreti del concilio non fu immediata, però il concilio di Trento segna la ripresa in grande stile della chiesa cattolica e la conquista di una nuova compattezza nella lotta contro il protestantesimo. La spagna controllava quasi metà del territorio italiano: i regni di Napoli, Sicilia e Sardegna e il Ducato di Milano. Solamente Venezia poteva considerarsi veramente libera e indipendente. Lo Stato pontificio invece, anche se indipendente da essa, era alleato con la monarchia spagnola. Va ricordato inoltre, che alle difficoltà economiche dei primi del cinquecento seguì un periodo abbastanza lungo di ripresa economica. Capitolo 11: L'Europa nell'età di Filippo II. 11.1. | regni iberici. Quando Carlo V abdicò, al figlio Filippo Il toccava la Spagna e i suoi possedimenti in Europa (Napoli, Sicilia, Sardegna, Paesi Bassi) e nel nuovo mondo. Il nuovo Re di Francia Enrico Il volle tentare nuovamente la sorte delle armi: sconfitto nuovamente dovette firmare la pace di Cateau-Crambrésis, che assicurava alla Spagna la supremazia in Italia, Paesi bassi e Franca contea. Filippo Il era totalmente preso dal mestiere del Re, e la vedeva come se avesse una missione da compiere. Fortemente patriottico, nato e cresciuto in Spagna, accentrò il potere nelle sue mani seguendo la strada di Carlo V, secondo cui ogni paese doveva mantenere la propria individualità. Successivamente, in seguito all'estinzione della dinastia regnante il Portogallo, Filippo Il ereditò la corona portoghese, che aveva possedimenti in Brasile, Africa e Asia. 11.2. La battaglia di Lepanto e i conflitti nel mediterraneo. L’ormai indiscussa egemonia Spagnola in Italia e il possesso di Sicilia ecc.. garantivano a Filippo Il una posizione dominante sul mediterraneo, ma rimaneva anche più esposta ad attacchi da parte dell'Impero ottamano. Infatti, la flotta ottomana sferrò un attacco a Cipro, avamposto di Venezia, che era alleata della Spagna, del ducato di Savoia e del Papa Pio V nella LEGA SANTA: a Lepanto si svolse la battaglia, che vide vincitori i “cristiani”; la loro vittoria apparve come il “successo della controriforma cristiana”. Il mediterraneo rimase terra fertile di scambi commerciali, proprio questa prosperità tuttavia, favoriva l’attività piratesca, che non faceva distinzione tra cristiani e infedeli e metteva il bottino al di sopra di tutto. 11.3. La rivolta dei Paesi Bassi. All'origine dell’insurrezione vi furono tre motivi. Il primo motivo era quello religioso: i Paesi Bassi erano terra fertile di dottrine riformistiche, soprattutto del Calvinismo e naturalmente Filippo Il volle reprimerle, dato che era cristiano. Il secondo motivo era quello politico: Filippo Il aveva affidato il governo dei Paesi Bassi alla sorellastra Margherita, che diresse la lotta contro l'eresia. Il terzo motivo era la crisi economica che colpì i Paesi Bassi. L’esercitò spagnolo sedò la rivolta, ma i “pezzenti”, ovvero coloro che resistettero, riuscirono a bloccare le coste così da rendere impraticabile l’ingesso delle navi spagnole. Così i Paesi Bassi andavano a scindersi. Mentre le dieci provincie meridionali tornavano all’obbedienza, le sette province settentrionali continuavano la lotta per l'indipendenza. 11.4. L'Inghilterra nell’età elisabettiana. Figlia di Enrico VIII, Elisabetta salì al trono nel 1558, dopo essere stata riconosciuta figlia illegittima e aver subito l'esilio. Il problema più urgente da risolvere per lei era quello religioso. Risolse così: riaffermò la supremazia del sovrano in materia religiosa e accolse i motivi del Calvinismo. In campo finanziario, sotto il regno di Elisabetta, venne sta zata la moneta e vennero moderati i tributi. Inoltre l'età Elisabettiana segna l’inizio di una nuova era nel commercio e nella navigazione. Rimasero tuttavia aperti i conflitti con la Francia. 11.5. Guerre di religione in Francia. Scomparso improvvisamente il Re di Francia, toccò alla vedova moglie Caterina de’ Medici il compito di reggere il timone dello Stato, dato che i suoi due figli Carlo IV e Enrico III erano incapaci. Nel frattempo, il calvinismo si faceva strada in Francia tra le file della nobiltà. Alla testa delle fazioni nobiliari in lotta troviamo i Guisa, esponenti cattolici intransigenti; i Borbone, esponenti del partito ugonotto, simpatizzanti per il calvinismo. Per reagire alla strapotenza dei Guisa, Caterina fece delle concessioni agli ugonotti; ai Guisa non andò bene e massacrarono i seguaci ugonotti nella “notte di San Bartolomeo”. | protestanti, in questo caso gli ugonotti, resistettero, ma a questi si oppose la Lega santa capeggiata dai Guisa. Iniziò così un’altra guerra: quella dei 3 Enrichi; tra il Re Enrico III, il duca di Guisa Enrico di Guisa ed Enrico di Borbone, che aveva sposato la sorella del Re Margherita. Il primo a more fu il duca di Guisa, successivamente morì Enrico Ill e al trono salì quindi Enrico di Borbone, con il nome di Enrico IV. Naturalmente egli non venne riconosciuto dal popolo, che voleva come sovrana la sorella di Filippo Il di spagna, Isabella. Truppe spagnole entrarono in Francia per imporla sul trono, ma proprio questo permise a Enrico di presentarsi come il “campione dell'unità e dell’indipendenza del regno nella guerra contro lo straniero”. Uscito vincitore, Enrico IV sancì la pace religiosa, mantenendo come religione di stato il cattolicesimo, ma concedendo agli ugonotti di praticare il loro culto tranne che in alcune parti della Francia. 11.6. Polonia e Russia. La Polonia godeva di una larga libertà religiosa: cattolici, ebrei e protestanti convivevano. Tuttavia questa mescolanza rendeva difficile l'affermarsi di un'autorità statale. Per quanto riguarda la politica, dietro la facciata monarchica, la Polonia era una Repubblica aristocratica: ovvero i nobili comandavano, ma venivano eletti, non salivano al trono per eredità. Per quello che riguarda la Russia possiamo dire che era un territorio sconfinato e poco popolato, con uno scarsissimo sviluppo. L'evoluzione politica fu opposta, dato che il potere era tutto nelle mani dello Zar Ivan IV, che portò la Russia a essere protagonista di una grande espansione. Sotto Ivan inoltre venne rafforzato il potere monarchico in funzione antinobiliare e soprattutto intrecciò i rapporti commerciali con l'Europa occidentale. Capitolo 12: Il seicento e la guerra dei trent'anni. 12.1. Il seicento e lo sviluppo dell'Olanda. Il seicento è un secolo in cui confluiscono una serie di movimenti rivoluzionari e di crisi politiche che si manifestarono quasi in tutta Europa. Anche sotto il punto di vista naturale, con la “piccola glaciazione” del seicento e sotto il punto di vista demografico, con uno squilibrio della crescita tra popolazione e risorse, possiamo parlare di crisi. Chi invece si sviluppò furono senza dubbio i Paesi Bassi. Agli inizi del seicento, a questi venne riconosciuta l'indipendenza dalla Spagna. Questi sono sempre stati un punto nevralgico per i traffici e gli scambi, data la loro vicinanza all'Inghilterra e dalla breve distanza sia dall’Atlantico che dal Mar Baltico. Amsterdam divenne il maggior centro finanziario del mondo; gli olandesi divennero esperti nella pesca e nell’esportazione delle arringhe (pesce fondamentale nella dieta delle classi popolari). Gli olandesi divennero quindi i “padroni del mare”. Tra l’altro, gli olandesi scoprirono anche l'Australia e la Nuova Zelanda, oltre ad essere un Il declino di cui si è parlato contribuì ad approfondire il distacco tra i detentori della ricchezza (nobiltà e clero) e le classi subalterne dedite al lavoro nei campi. Si rifletteva in questa crisi una mentalità aristocratica che considerava disonoranti le arti meccaniche (lavoro manuale) e tutte le arti dedite al guadagno ed esaltava il culto della stirpe. Il punto fermo di questa mentalità aristocratica era la “distinzione sociale”. La stessa concezione gerarchica era propria della chiesa: il pontefice esercitava un'autorità anche fuori dei suoi confini; la chiesa inoltre possedeva una grande parte della ricchezza fondiaria e tutti i suoi beni immobili erano inalienabili senza un’autorizzazione pontificia. Vennero in questo periodo estirpati tutti i focolai di eresia e la maggior parte degli intellettuali si piegò alla chiesa non solo in ambito religioso ma anche in campo filosofico, per non fare la stessa fine di Galileo, costretto ad abiurare. Capitolo 15: Imperi e civiltà dell’Asia tra XVI e XVIII secolo. 15.1. La Cina sotto la dinastia Ming e Manciù. In Asia vivevano due terzi della popolazione mondiale e i popoli dell'Asia avevano dato luogo a millenarie civiltà. La più antica è quella del “Celeste Impero” cinese. Tra il XIII e il XV secolo la popolazione cinese era raddoppiata grazie allo sviluppo di attività come la risicoltura: quest'attività richiedeva grande manodopera e per questo si adattava alla Cina. Molto minore che in Europa era l’impiego del bestiame. In Cina inoltre ebbero origine molte scoperte cruciali per l'evoluzione della civiltà materiale: tra queste la bussola, la carta, la stampa e la polvere da sparo. | cinesi avevano raggiunto un livello altissimo anche nel commercio con gli altri paesi. Per questa espansione era necessaria una situazione di pace, assicurata allora dal dominio della dinastia Ming: il potere era tutto nelle mani dell'Imperatore, si parlava quindi di sottomissione gerarchica. Questa situazione di pace subì una crisi con l'incremento demografico e da una serie di terribili carestie: ciò provocò l'anarchia, di cui si approfittarono i Manciù (abitanti della Manciuria, una regione asiatica) che invasero la Cina e occuparono Pechino. 15.2. Il Giappone nell'era Tokugawa. Il Giappone seguiva il modello cinese. Tuttavia l'autorità statale venne poco a poco eclissata dai grandi signori fondiari. Accanto alla figura dell'Imperatore infatti, in Giappone troviamo la figura “Generalissimo” esponente delle maggiori casate feudali, ed era lui che deteneva il potere effettivo. Proprio un generalissimo nel 16°3 assunse il comando del paese, Tokugawa leyasu era il suo nome, così il Giappone entrò nella cosiddetta era Tokugawa. | Tokugawa controllavano direttamente un terzo del paese. Inoltre i Tokugawa chiusero le frontiere verso l'esterno; questo isolamento non fu un problema alla vita dei Giapponesi, dato che il loro mercato interno era davvero molto vasto. 15.2. L'impero Moghul in India. Come la Cina, l'India era un serbatoio di uomini e razze, lingue e soprattutto religioni diverse. Proprio questa frammentazione creava molto squilibrio, ciò permise ad un capo militare afgano, Babur, di gettare le basi dell'impero Moghul, destinato a durare fino al XVIII secolo. Il suo maggior artefice fu Akbar il grande, che sottomise tutta l’india ma allo stesso tempo riuscì a dare a questo immenso territorio un inquadramento statale saldo. Capitolo 16: L’apogeo dell’assolutismo, la Francia di Luigi XIV. 16.1. Luigi XIV e il “mestiere del Re”. Luigi XIV salì al trono nel 1661 quando aveva 23 anni e il suo regno durò per ben 72 anni. Questo periodo fu quello in cui la Francia arrivò ad esercitare una supremazia quasi assoluta sull'Europa. L'educazione del Re fu da sempre incentrata sul diritto divino dei Re, che aveva il potere attraverso Dio, e dovevano concentrarsi solo su una cosa: “il mestiere del Re”. 16.2. La corte e il Paese. A partire dai primi anni ottanta la corte si trasferì a Versailles, qui vennero ospitate quasi diecimila persone. Qui erano l’arte della conversazione, musicale, della lettura sono all'ordine del giorno. Per la nobiltà francese, stare a Versailles era un po’ come una “prigionia dorata”, nel senso che stando sempre a stretto contatto con il Re avevano minore indipendenza. Per quanto riguarda il “paese”, che si estendeva fuori dal cerchio della corte, Luigi XIV fece in modo che non si ebbero più episodi come la Fronda (serie di guerre civili in Francia). Oltre l’ottanta % della popolazione viveva sulla terra e della terra, anche se le tecniche agricole erano ancora arretrate: ciò fece si che l'agricoltura producesse davvero scarsi risultati. Ovviamente i contadini non potevano campare così per tutto l’anno, quindi oltre al loro, dovevano lavorare anche le terre di altri, sperando di riuscire ad arrotondare i guadagni. 16.3. La direzione dell'Economia. Il controllo delle finanze venne assunto da Colbert che si propose due obiettivi: rimediare al grave dissesto dei conti pubblici e rilanciare la stagnante economia del paese. Il primo obiettivo venne perseguito quando il Re istituì una camera di giustizia straordinaria per scoprire le truffe e gli illeciti, facendo così multe e confische, riuscendo a pareggiare entrate e uscite. Colbert inoltre, decise di non concentrarsi sulle poco sfruttate campagne, e centrò i suoi sforzi sulla manifattura, al fine di accrescere la massa di denaro circolante nel paese. Data la precoce morte di Colbert, i risultati della sua attività non furono immediati. 16.4. Problemi religiosi e gloria militare. Il regno del Re Sole è caratterizzato dal voler imporre lo stesso pensiero in ogni ambito e a tutti, anche nella vita religiosa, dove si presentavano alcuni problemi. Il primo era la diffusione della corrente giansenista, che poneva l'accento sull’interiorità della fede e svalutava l'apparato esteriore delle devozioni; nonostante venne poi condannato, il giansenismo si era largamente diffuso divenendo il movimento di opposizione al centralismo papale, diventando quindi una preoccupazione anche per il potere monarchico. Rimanevano inoltre nel paese una forte percentuale di calvinisti (ugonotti). Per quello che riguarda il campo militare: l’esercitò venne riorganizzato e Luigi XIV intraprese una politica di espansione che fece decidere a Spagna, Impero, Svezia e Olanda di stipulare una lega difensiva, la Lega di Augusta. Capitolo 17: | nuovi equilibri europei tra sei e settecento. 17.1. L'ascesa della potenza inglese. Come abbiamo detto, Carlo Il Stuart poté regnare solo trovando un compromesso con il Parlamento. Nonostante ciò il monarca aveva una vasta libertà decisionale grazie ad un accordo (di Dover) che in cambio dell'aiuto contro l'Olanda, faceva ricevere un ingente somma di denaro dalla Francia. Di fronte ai problemi religiosi e dinastici inoltre si crearono due schieramenti politici : Wighs, che si identificheranno con gli interessi dei ceti urbani ed erano sostenitori del Parlamento; i Tories, fautori della monarchia. Dopo il 168° la politica si sviluppò in senso però assolutistico. Il Parlamento venne sciolto così da impedire una legge che impedisse la successione di un monarca cattolico. E così fu, perché Carlo Il non aveva figli e suo fratello Giacomo II, cattolico, ebbe un figlio maschio. In questa situazione gli esponenti Wigh si accordarono per chiedere aiuto all’Olanda: Gugliemo III d'Orange, sposato tra l’altro con una figlia di Giacomo Il, organizzò una spedizione militare e Giacomo II, vistosi in pericolo, fuggì in Francia, rinunciando al trono. Inizia così il regno di Gugliemo e Maria Stuart, che si impegnarono a sbarrare la strada 19.2. Diverse visioni e teorie comprese. Molte erano le visioni e le interpretazioni, alcune delle più importanti erano le seguenti. Il sensismo, non metteva in dubbio l’esistenza di un Dio superiore come facevano altri Philosphes, secondo il quale tutte le nostre conoscenze si riducono a quelle che riceviamo attraverso i nostri sensi, l’intelletto umano è all’origine un foglio bianco che solo se sensazioni sono in grado di riempire. In stretta relazione con il sensismo troviamo l’utilitarismo, secondo il quale il bene non può essere qualcosa di oggettivo e di astratto, ma deve coincidere con ciò che colpisce gradevolmente i sensi, con l’appagamento del bisogno. Il secolo dell'illuminismo è riconducibile anche ai progressi della scienza ad opera di Isaac Newton, con le sue importanti scoperte nel campo della matematica e della meccanica, dell'astronomia e dell'ottica. 19.3. Il concetto di “pubblica felicità”. Anche in campo politico l’idea era generalmente condivisa: Il tramonto della ragion di Stato e della teoria del diritto divino dei Re, l’idea che il potere deve essere esercitato nell’interesse comune dei sudditi, al fine di realizzare la pubblica felicità. Secondo Montesquieu, rappresentante di questo orientamento, esistono 3 sistemi validi per il governo dei popoli: il Dispotismo, ispirato alla paura; la Monarchia, che poggia sul senso d'onore; la Democrazia, che regge sulle virtù dei cittadini. Ciascuna si adatta meglio ad un determinato clima, tuttavia traspare la preferenza di Montesquieu per le monarchie temperate. Rousseau è invece esponente del movimento democratico. Per uscire dallo “stato di natura” (uomini non regolati), l’unica via era quella di una rifondazione della società, di un patto che trasformasse i sudditi in cittadini. La sovranità deve risiedere nel popolo, e se risiede nel monarca o negli aristocratici, questi devono eseguire la volontà generale. Capitolo 20: Duello secolare tra Francia e Inghilterra. 2°.1. La guerra dei 7 anni. Questi due paesi sono sempre stati in lotta tra loro per la supremazia in campo marittimo e coloniale e per la diversa distribuzione del potere e modo di governare. Alla lunga, la strategia vincente fu quella dell'Inghilterra, ovvero cercare alleati che tenessero impegnata la Francia mentre loro rafforzavano e ampliavano il proprio dominio sui mari e il proprio impero coloniale. La monarchia dei Borbone non seppe opporre una valida politica estera efficace, e fini per avere la peggio nel confronto. La rivalità marittima tra Francia e Inghilterra crebbe considerevolmente. Eppure invece che concentrare i suoi sforzi nella lotta contro la rivale, la Francia preferì intromettersi in altre questioni estere, ad esempio lasciandosi lusingare dall'Austria, che voleva strappare la Slesia a Federico II Re di Prussia. In effetti l’Austria riuscì a convincere la Francia a rovesciare le alleanze: prima alleata di Federico II, poi alleata di Austria, Russia, Svezia e Polonia. Il cosiddetto “rovesciamento delle alleanze” diede inizio alla guerra dei 7 anni. Grazie a William Pitt a capo degli affari esteri, la Gran Bretagna vinse di gran lunga la guerra , neppure l'ingresso in guerra della Spagna a favore della Francia cambiò le sorti. Con il trattato di Parigi finì la guerra; esso sancì l’inizio dell'espansione britannica in India e in Canada, possedimenti Francesi. Capitolo 21: Assolutismo illuminato e riforme. 21.1. La Prussia di Federico Il. Federico Il è uno dei maggiori “despoti illuminati”, questi sono quei sovrani europei che dichiaravano di volersi servire del potere per il bene dei loro sudditi e che si professavano amici e discepoli dei Philophes. Federico Il fu scrittore, musicista e irreligioso ed egli credeva nel principio che diceva che “il Re è il primo servitore dello Stato”, obbligato ad operare con saggezza e onestà e chiamato a rendere conto della propria attività ai cittadini. La guerra dei 7 anni rivelò il talento militare di Federico, riuscendo a difendere il possesso della Slesia, territorio strategico per la sua ricchezza mineraria. Inoltre Federico Il riuscì ad ottenere un altro grande ingrandimento grazie alla spartizione della Polonia, annettendosi anche la Prussia occidentale e unificando i due territori si assicurò la saldatura dei suoi possedimenti. Alla sua morte i suoi domini erano all’incirca raddoppiati. 21.2. La monarchia Austriaca sotto Maria Teresa e Giuseppe Il. La guerra di successione polacca e austriaca avevano segnato una grave crisi per la monarchia degli Asburgo, costretta a rinunciare alla Slesia in favore della Prussia e a buona parte dei possedimenti italiani. La dura prova affrontata convinse la nuova regina Maria Teresa d’Asburgo che era necessario un potenziamento dell'apparato militare e delle trasformazioni nelle strutture amministrative dell'Impero. Maria Teresa non era una sovrana illuminata, ma sapeva bene cosa fare. Per cominciare, le imposte non erano più annuali ma decennali, ciò in 15 anni portò le entrate complessive ad aumentare del sessanta %. Nel 1765, alla morte improvvisa del marito di Maria Teresa che era anche l’imperatore del Sacri Romano Impero, succedette il figlio Giuseppe II, nominato correggente insieme alla madre. Il suo stile di governo fu dispotico e intransigente, si dedicò ad un solo obiettivo: quello di rafforzare l'autorità dello Stato sul clero nazionale. Nel 1781 emanò la “patente di tolleranza”, che rendeva legittimo il culto per le confessioni protestanti e greco-ortodossa e inoltre vennero eliminate tutte le discriminazioni di cui soffrivano gli ebrei. | beni ecclesiastici vennero incamerati dallo Stato e furono utilizzati per finanziare le scuole, che vennero istituite obbligatoriamente nel 1774 in ogni parrocchia. Alla sua morte succedette il fratello Leopoldo Il che tuttavia morì presto. Con il regno di Francesco II, figlio di Leopoldo, si chiuderà per sempre l’era dell’Assolutismo illuminato. 21.3. La Russia di Caterina II. Pietro III, successore di Elisabetta, figlia di Pietro il grande, fu soggetto a un colpo di stato ad opera della moglie Caterina, colta e brillante principessa tedesca, che subito si proclamò “zarina di tutte le Russie”. Il suo regno fu fondamentale sia per l'evoluzione interna del paese, sia per l'espansione esterna. Come Federico Il, la zarina era una sovrana illuminata amica dei philosophes, e fece il possibile per aprire la Russia alla mentalità europea, in particolare Francese. Il primo bersaglio della zarina fula politica riformatrice nei confronti della chiesa ortodossa: confisca di tutte le proprietà ecclesiastiche, le cui rendite servirono a risanare le finanze e all’istruzione; i conventi vennero soppressi e circa un migliaio di contadini passarono a una classe più alta potendo così beneficiare di un miglioramento di condizione. Anche in politica estera ottenne grandi risultati, ad esempio vincendo la guerra contro i turchi, ottenendo l’accesso al mar nero e il libero passaggio per il canale del Bosforo. Capitolo 22: la nascita di una nuova nazione, gli USA. 22.1. Gli inizi della colonizzazione inglese e francese in Nord America. Le colonie inglesi in nord America non erano uniformi: le colonie del nord erano caratterizzate da un'economia legata ai circuiti commerciali atlantici e si basava su una produzione agricola non limitata all’autoconsumo. Le colonie centrale erano più urbanizzate, ma la loro economia era simile a quella del nord. Le colonie del sud erano completamente diverse, c’era ancora la schiavitù. | francesi possedevano la parte a sud, dove si spinsero lungo il Mississippi e fondarono Nuova Orleans. 22.2. | contrasti tra le 13 colonie e la madrepatria. Durante la guerra dei 7 anni, le 13 colonie si schierarono dalla parte delle truppe Europee inviate contro la Francia ed ebbero modo di prendere coscienza delle loro capacità militari, della propria forza e dell’incapacità dei comandanti mandati dall'Inghilterra. Il motivo principale del contrasto con la madrepatria era la pretesa da parte del governo di vietare il commercio delle 13 colonie con i paesi esteri. Ciò che però è importante è che gli americani presero coscienza del fatto di essere un popolo distinto e così pian piano riuscirono a staccarsi dall'Inghilterra. Dopo la guerra dei 7 anni, l'Inghilterra decise di imporre nuovi dazi volti a impedire il contrabbando allora molto sviluppato, dazi imposti sull’importazione del te, caffè ecc... questi dazi ovviamente andavano applicati anche sui coloni americani, che per tutta risposta organizzarono il cosiddetto Boston Capitolo 24: Dalla Repubblica giacobina al direttorio. 24.1. Il governo rivoluzionario e il terrore. Come sempre, quando si forma un nuovo governo ci sono inevitabilmente dei problemi riguardanti soprattutto la sfera politica. In questo caso la contrapposizione tra girondini, ciò che restava del club dei foglianti ovvero coloro che si opposero alla rivoluzione, e montagnardi, favorevoli alla rivoluzione. Ovviamente la contrapposizione venne vinta dai secondi. Nel 1793, Parigi somiglia sempre più a una città assediata, invasa a nord dagli austriaci e a sud dai piemontesi, la Francia entrò in crisi, in un periodo di totale anarchia. Quale poteva essere la soluzione? Una nuova costituzione, approvata nel 1793 dalla “Convenzione”, un insieme di deputati appositi per la redazione della nuova Costituzione. Questa era peceduta da una dichiarazione dei diritti e delle libertà fondamentali, a queste aggiungeva inoltre il diritto al lavoro, all'istruzione e all’insurrezione. La sua promulgazione fu tuttavia rinviata a tempi più tranquilli e mai di fatto promulgata. 24.2. Robespierre e il comitato di salute pubblica. Il comitato di salute pubblica, già esistente, venne ampliato con l'immissione di nuovi membri montagnardi nel 1793, tra i quali Maximillien Robespierre. Questo organo eserciterà una sorta di dittatura fino al luglio 1794. Il suo compito era quello di una riorganizzazione dell'esercito, la direzione di economia e guerra. Robespierre si fece quindi portavoce di una nuova era, che si faceva cominciare dalla proclamazione della Repubblica, a significare una volontà radicale di rifondazione e rigenerazione. Questa sua attività Repubblicana gli valse il soprannome di “incorruttibile”, per la sua dedizione alla causa rivoluzionaria. Eliminati con la forza gli oppositori, Robespierre apparve senza rivali. Non tutti però erano così d'accordo con l’incorruttibile, ad esempio le masse popolari, dato che Robespierre aveva fatto fuori Hébert, capo esponente della sinistra e dei diritti delle masse popolari. Alcuni degli stessi membri del Comitato di salute si opposero, facendo sfociare l'opposizione in un colpo di Stato: Robespierre venne arrestato e ghigliottinato. 24.3. Il “trionfo” dei monarchici e il colpo di stato del Direttorio. La caduta di Robespierre fu accolta da molti francesi come una liberazione: tornarono nei ceti borghesi la gioia di vivere, il lusso e la ricchezza. Ciò ovviamente non andava giù all'opposizione dei sanculotti che nel 1795 tentarono un ultimo assalto invocando la costituzione del ‘93, ma dovettero ritirarsi senza nulla di ottenuto. Sempre nel 1795 venne insediata una nuova commissione che doveva fare una nuova Costituzione che doveva garantire il predominio delle classi abbienti; in questa nuova assemblea dovevano esserci due camere: un consiglio che proponeva le leggi (dei cinquecento), e uno che decideva se accettarle o meno (degli anziani). Questo preoccupò la Convenzione che temeva una vittoria elettorale dei monarchici, perciò la Convenzione approvò un decreto in base al quale due terzi dei componenti delle due camere dovevano essere eletti tra i membri della Convenzione. | filo monarchici allora reagirono organizzando una giornata insurrezionale il 5 ottobre, ma la Convenzione reagì mettendo a capo della controffensiva Napoleone Bonaparte, generale militarmente esperto che represse l'insurrezione. Tuttavia, la corruzione dilagava e le elezioni del 1797 vennero vinte dai monarchici. L’unica soluzione era quindi un colpo di Stato: i primi di settembre le elezioni vennero dichiarate nulle dal Direttorio (organo di direzione statale in vigore all’epoca della Francia rivoluzionaria). La monarchia era salva, ma a prezzo della fine della legalità. 24.4. La rivoluzione francese e l'Europa. Gli altri governi europei temevano il contagio delle idee rivoluzionarie. Dovunque si strinse quindi la censura e furono perseguitati i gruppi filo francesi. L'incredibile capacità di resistenza mostrata dalla Francia indusse alcune delle maggiori potenze a cessare i confli! così la Prussia, le Provincie unite e la Spagna; rimanevano però in armi l'Inghilterra e l’Austria. Riconoscendo però l’Austria come punto debole della coalizione nemica, il Direttorio organizzò un attacco attraverso l'Europa centrale, mentre l’armata d’Italia, meno numerosa e male armata, doveva creare un diversivo e tenere occupate le altre potenze. Questi piani furono sconvolti dalla sconfitta degli eserciti francesi in Germania e dalle sorprendenti vittorie riportate dall’Armata d’Italia con a capo proprio Napoleone Bonaparte. Oltre a sedare la rivolta del 5 ottobre, Napoleone ebbe altri importanti meriti. Batté nel 1796 gli austriaci e i piemontesi, aprendosi così la via per Milano. Proseguì poi l'avanzata fino a Parma, Roma e Napoli e così decise, contro il volere del Direttorio, di dar vita in Italia settentrionale a una repubblica indipendente. 24.5. Napoleone in Italia. In Italia era intanto nato un dibattito su quale fosse il governo che meglio conveniva alla felicità dell’Italia. Una parte erano patrioti che voleva un’eguaglianza non solo giuridica, ma estesa anche alla sfera economica e la distribuzione ai meno abbienti dei beni confiscati alla chiesa. L'altra parte era simpatizzante delle idee francesi, che voleva lasciare inalterata la distribuzione dei beni. A questi ultimi andò il sostegno di Napoleone, quando si trattò di porre fine ai governi provvisori e di far funzionare le repubbliche da lui istituite: la Repubblica cispadana (Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara), poi aggregata alla Repubblica cisalpina (Milano, Bergamo, Brescia e Crema). Con la cessione di quest’ultima all’Austria, Bonaparte ottenne in cambio il Veneto, WIstria e la Dalmazia, con la pace di Campoformio terminarono i conflitti con l’Austria. 24.6. La seconda coalizione antifrancese e il colpo di Stato. La pace di Campoformio lasciava in lizza contro la Francia solo l'Inghilterra, padrona dei mari. Essendo per questa ragione impossibile uno sbarco al di la della Manica, Napoleone propose una spedizione in Egitto, che avrebbe dovuto fare da diversivo in quanto da li avrebbero potuto minacciare gli interessi commerciali britannici in India. La Francia non aveva però calcolato una cosa: la Russia del nuovo Zar Paolo I, accolse la proposta inglese di alleanza contro la Francia, a cui aderirono anche l’Austria e la Turchia. L'andamento della guerra fu disastroso per i francesi in Italia e il regime del Direttorio venne sempre più screditato. Per salvare la sua eredità, Napoleone organizzò allora un colpo di Stato che segnò la fine del Direttorio e l’inizio del Consolato guidato da Napoleone. Capitolo 25: La Francia e l'Europa nell’età napoleonica. 25.1. Napoleone primo console, le basi del regime. La costituzione redatta da Napoleone era molto diversa dalle precedenti per il semplice fatto che essa vanificava la sovranità popolare invece che favorirla. A capo del governo era posto un console, ovvero Napoleone da cui dipendeva la nomina dei ministri degli ambasciatori e dei giudici, lo coadiuvavano altri due consoli e un consiglio di Stato che elaborava tutte le leggi. Instaurando un potere sostanzialmente monarchico, dopo un decennio si instabilità finalmente si aveva un po’ di equilibrio e soprattutto, questa restaurazione avveniva nel segno di un consolidamento delle conquiste fondamentali della Rivoluzione: la soppressione della feudalità, l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Questi elementi assicurarono al regime un larghissimo consenso. L'opposizione al governo non fu più tollerata e venne riordinato il sistema giudiziario: fu promulgato nel 18°4 il Codice Civile che disciplinava tutti i settori del diritto facendo propri i valori fondamentali della Rivoluzione. Sconfitta per l'ennesima volta l’Austria dopo il ritiro della Russia dalla coalizione antifrancese, la Francia riuscì a stipulare un trattato di pace con l'Inghilterra ad Amiens. Per la prima volta dopo dieci anni la Francia non aveva più nemici. 25.2. Dal consolato all'Impero, la terza e la quarta coalizione antifrancese. I successi ottenuti da Napoleone in politica estera valsero un ulteriore accentuazione degli aspetti autoritari del suo governo: Napoleone diventava così “Imperatore dei francesi”, fu così che nacque un nuovo dispotismo illuminato. Sembrava che l'Inghilterra avesse dato tregua ai francesi dopo la pace di Amiens, ma nel 18°5 prese forma la terza coalizione antifrancese, formata da Inghilterra, Austria, Russia, Svezia, Napoli. AI fianco della Francia c'era la Spagna. Lo scontro armato fu vinto dai francesi contro l’Austria e la Russia. Inoltre, nel 18°6 il fratello di Napoleone, Giuseppe, si impadronì del regno di Napoli. Intimorito da questa ulteriore espansione, il Re di Prussia Federico Nonostante un certo sviluppo nell’Industria, l’ottanta % della popolazione era composto da contadini sottoposti ai signori. A metà ottocento la Russia rimaneva un paese arretrato, caratterizzato dall'enorme distanza tra le masse contadine analfabete e un’aristocrazia di proprietari fondiari. Capitolo 28: Il mondo extraeuropeo nella prima metà dell'ottocento. 28.1. L'emancipazione delle colonie latino-americane e lo sviluppo USA. Gli spagnoli, rispondendo all'invasione napoleonica del 18°8, formarono delle Giunte che col pretesto di! rimanere fedeli ai Borbone li svincolavano dalla madrepatria. Fu così che in Spagna i I periodo dei moti insurrezionali a sfondo popolare e per effetto di questi i 4 vicereami prima diventarono indipendenti e poi si frazionarono in una dozzina di stati, alcuni si reggevano con la repubblica e altri con la monarchia. Diversa fu la vicenda del Brasile, dichiarato regno autonomo nel 1815 dal re Giovanni VI, che lasciò successivamente posto al figlio Pietro | proclamatosi imperatore del Brasile; seguì a sua volta il figlio Pietro II, che assicurerà al regno un periodo di stabilità e crescita. Per ciò che riguarda gli USA possiamo vedere una forte espansione territoriale, economica e demografica, dato che la popolazione USA quadruplicò in quarant'anni. L'espansione proseguì verso ovest con la creazione di nuovi stati come il Michigan e il Wisconsin. 28.2. L'Africa nel XIV secolo. Sul punto di vista economico si assiste a un relativo declino e anche dal punto di vista demografico si può notare una stagnazione. Paradossalmente però proprio in questo periodo in Egitto si pongono le premesse di una successiva crescita demografica ed economica che permise al paese di assumere una posizione rilevante nella storia africana. L'invasione francese del 1798 permise infatti la fine del governo mamelucco e l'ascesa del pascià Mehmet Alì, un ex soldato che attuò delle riforme al fine di favorire la modernizzazione e l'importazione della tecnologia europea, per fare dell'Egitto un paese industrializzato. 28.3. L'Asia perde il suo primato. All’inizio del sec. XIX le navi europee fecero le prime apparizioni nei mari giapponesi, che si approfittarono della crisi che il Giappone stava subendo, dato che stava facendo i conti con le difficoltà economiche e con il malcontento delle classi contadine. Le prime minacce di invasione arrivarono dalla Russia, che volevano privilegi per i loro commercianti. |l Giappone si rifiutò e fu così che alle pressioni Russe seguirono quelle britanniche, olandesi e USA. Nel 1839 però, con la “guerra dell'oppio” la Gran Bretagna aveva imposto con le armi il libero commercio alla Cina, e i governanti giapponesi capirono che si trattava di un avvertimento. Infatti, quando Matthew Perry si presentò nella baia di Edo (Tokyo), intimando al governo di aprire i porti, questo fu costretto ad accettare. Quest’apertura fu poi estesa anche ad altri stati e ciò portò alla fine dello shogunato in Giappone. La Cina invece conobbe un grande sviluppo nella produzione agricola e manifatturiera che finì però col produrre effetti controproducenti: la crescita economica infatti venne accompagnata da un'esplosione demografica. Così si ripresentava il problema maltusiano: poche risorse per troppe persone.
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