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Storia Moderna: dalla scoperta dell’America all’impero napoleonico, Dispense di Storia Moderna

Vendo dispense accuratissime di Storia Moderna: dalla scoperta dell’America alla morte di Napoleone Bonaparte.

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 04/11/2022

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Scarica Storia Moderna: dalla scoperta dell’America all’impero napoleonico e più Dispense in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA 1 CAPITOLO: MONDO NUOVO Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci, in seguito alle numerose spedizioni esplorative, utilizzano rispettivamente le espressioni “Otro Mundo” e “Mundus Novus” per descrivere il gigantesco continente sconosciuto. La scoperta dell’America ha un’importanza fondamentale per la genesi del mondo moderno e assume il ruolo di evento periodizzante della storia. Essa dà inizio al fenomeno dell’espansionismo europeo e della spartizione del globo. Secondo lo storico e teorico della letteratura Tzvetan Todorov la scoperta dell’America ha assunto una valenza simbolica particolarmente forte in quanto con l’impresa di Colombo il mondo diventa piccolo e la visione del mondo può quindi essere tradotta rifacendosi alla citazione di Dante Alighieri nella Commedia dove inserisce nell’inferno Ulisse in quanto questo aveva oltrepassato le colonne d’ercole sfidando i limiti dell’umano e se per Dante questo appariva come una colpa, per gli uomini del rinascimento l’avventura che li portò a verificare nei fatti le teorie degli antichi rappresentano una sfida . Per i contemporanei di Colombo, la scoperta significava al tempo stesso entrare in contatto con terre sconosciute, convertire al Cristianesimo popoli pagani, cercare tesori, avere l’opportunità di commerciare nuovi prodotti, ecc. Il 1492 segna una svolta epocale. La scoperta dell’America è qualcosa che sconvolge l’immaginario collettivo. L’economia:  evolve dalla dimensione esclusivamente europea a quella planetaria e il traffico commerciale si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico: nuovi prodotti agricoli, quali pomodoro, cacao, patata, tabacco; affluenza di argento e oro da Messico e Perù, una delle principali cause dell’inflazione e della rivoluzione dei prezzi.  gli schiavi vengono trasportati dall’Africa alle colonie americane e i prodotti del loro lavoro finiscono nei mercati olandesi e inglesi.  le colonie americane svolgeranno un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’Inghilterra del 1700, nella direzione che porta alla rivoluzione industriale. A seguito della scoperta dell’America:  La visione del mondo medievale viene scossa dalla constatazione che esistono popoli e territori estranee all’ambito biblico;  Si ingenera una forte concorrenza fra gli Stati per il predominio sulle nuove terre; Tutto ciò ebbe comunque degli alti costi: gran parte della popolazione india fu sterminata, furono sconvolte le organizzazioni sociali, si giunse a considerevoli crolli demografici (il Messico da 20 milioni passò a 2 milioni), gli europei esportarono epidemie, malattie virali. 3 continenti furono investiti dal ciclo espansionistico, originato dalla conquista dell’America: America, ma anche Asia e Africa. Si distinguono 2 fasi:  fase delle esplorazioni marittime (1492-1519);  fase eroica della conquista (1519-1540), in cui iniziò la fattiva esplorazione e conquista della parte interna del continente americano. L’espansione portoghese e spagnola prima di Colombo Soprattutto, in questi 2 paesi vengono posti i presupposti per la prossima espansione:  Si affermano sempre più forme di collaborazione tra geografi ed operatori economici;  Si affinano gli strumenti tecnologici: a metà 1400 viene approntato il nuovo tipo d’imbarcazione della CARAVELLA. Essa era un’imbarcazione di piccole dimensioni, che poteva portare una maggiore quantità di provviste dato che richiedeva un equipaggiamento ridotto, poteva navigare più lontano dalle coste e poteva rimanere in mare più a lungo. L’espansione portoghese rappresenta la sintesi di esplorazione e commercio che, nel corso di un secolo, ha consentito lo sfruttamento di enormi risorse, come: gli schiavi, l’oro della Guinea, l’avorio, il cotone, il pepe e lo zucchero. L’espansione portoghese, e gli strumenti usati per la conquista, pone molteplici problemi di natura giuridica, la cui soluzione getta le basi per la futura colonizzazione spagnola. Il Portogallo, partendo dalle prime scoperte nel Nord Africa, giunge nel 1487 alla circumnavigazione dell’Africa (Bartolomeo Diaz) e alla scoperta del capo di Buona Speranza. Così, viene aperta una nuova via oceanica verso l’Oriente. Inoltre, il Portogallo si segnala anche in ambito giuridico: per giustificare l’occupazione delle terre africane, questo inventa il concetto di terre di nessuno (FORMULA DELLA TERRA NULLIUS ovvero una terra non sottoposta a signoria che permetteva ai portoghesi di imporsi per il principio di scoperta-occupazione, quindi terre che non appartengono ad alcuna comunità organizzata in forma stato e che sono abitate da selvaggi senza alcun ordinamento socio-giuridico. Questo concetto sarà rispolverato per giustificare l’assoggettamento dei popoli e la conquista delle terre americane. La Spagna iniziò a dedicarsi alla conquista di territori extraeuropei non appena terminò l’operazione di Reconquista dei territori ancora occupati dai Mori. L’affermazione interna dei castigliano-aragonesi è un presupposto fondamentale per l’avvio del ciclo espansionistico. Prima di Colombo, nel 1479 la Spagna conquistò le Isole Canarie e stipulò con i portoghesi un trattato in cui i 2 Stati si riconoscevano reciprocamente il diritto di possesso dei territori conquistati. Il Portogallo era più fragile della Spagna da un punto di vista economico-politico. Inoltre, mentre il Portogallo era interessato maggiormente all’India, la Spagna mirava alla costruzione di un impero euro-africano (visto che possedeva territori italiani). Cristoforo Colombo (1451-1506) -Lettura È una personalità che ben sintetizza in se stesso l’interculturalità di questo periodo di conquista: nasce a Genova, si stabilisce in Portogallo, batte bandiera castigliana. Il progetto di Colombo era quello di raggiungere le Indie orientali, partendo dalla costa atlantiche dell’Europa, percorrendo l’oceano sul parallelo di Lisbona, via che era considerata la più breve per raggiungere l’Asia. Sebbene il progetto si possa considerare ben studiato, Colombo sbaglia per il fatto che non prevede l’esistenza di altre terre (quale il continente americano). Dapprima, tale progetto viene bocciato da Giovanni II, che non lo considera consono alle strategie economiche ed espansionistiche del Portogallo; nel 1491, alla vigilia del completamento della Reconquista del 1492, viene sposato da Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia, che proclamano Colombo governatore delle terre che eventualmente scoprirà. Gran parte della somma necessaria alle spedizioni viene anticipata da banchieri fiorentini e genovesi. Colombo porta a termine 4 spedizioni:  La prima spedizione (14 ottobre 1492), molto tormentata, vede le 3 caravelle Nina, Pinta e Santa Maria, approdare nell’odierna San Salvador.  Pochi mesi dopo, la seconda spedizione è di proporzioni vastissime: 15000 uomini e 17 navi, a testimonianza delle consistenti aspettative della Corona e un obiettivo comune quale l’oro. Con Colombo partirono molti HIDALGOS (cavalieri senza alcun titolo nobiliare che erano stati determinanti nella Reconquista), borghesi e contadini, tutti esponenti di parti frustate della società che miravano all’oro e al raggiungimento di uno status sociale di spicco, se non in Spagna quantomeno nelle Americhe. Raggiunge il Messico ma torna a casa carico solo di schiavi.  La terza spedizione (maggio 1498) vede Colombo approdare in America latina e portare a casa un cospicuo bottino, costituito da oro, perle e preziosi. Tuttavia, per lui l’amministrazione delle nuove terre si rivela molto complicata e, incarcerato a seguito di un’accusa di corruzione, ritorna in catene in Spagna.  Isabella ne ottiene la liberazione; nel 1502 Colombo raggiunge l’Honduras e ritorna in Spagna dopo essersi arenato; nel 1506 muore dimenticato da tutti. Nel 1493, il papa spagnolo Alessandro VI Borgia emana una bolla papale che legittima gli spagnoli e li autorizza per le future conquiste, escludendo i portoghesi dai benefici dei nuovi territori. Nel 1494, il TRATTATO DI TORDESILLAS riconosceva il dominio portoghese sui territori africani sulla rotta per l’India e sul Brasile orientale mentre agli spagnoli quello sui territori dell’America centro- meridionale. L’espansione portoghese Il Portogallo possiede i territori africani del centro-sud e, col passare del tempo, si fa sempre più presente nei territori asiatici. Nel 1497, Vasco de Gama circumnaviga l’Africa e giunge a Calicut, tornando con un enorme carico di spezie grazie a cui il Portogallo impose una seria ipoteca sul mercato contrastando i veneziani. Inoltre, nel 1519- 1522, Magellano costeggia l’America meridionale, attraversa l’oceano pacifico e approda nelle isole Filippine, Durante il periodo rinascimentale, si può parlare anche dell’esistenza del concetto di Stato nazionale, entità politica corrispondente a insiemi etnicamente e geograficamente omogenei. Tra i primi, già durante il 1400, si annoverano Francia, Spagna e Inghilterra. Tuttavia, lo storico Alberto Tenenti, rifiuta la definizione di Stato Nazionale per quell’epoca in quanto proietta sul passato ideali sviluppatosi solo più tardi con la Rivoluzione francese. In particolare Tenenti, ne “L’età moderna”, afferma che parlare di Stati nazionali non è del tutto infondato a condizione di non dare affatto all’aggettivo il senso che assunse dopo la Rivoluzione francese. Infatti non bisogna dimenticare, ci ricorda, che la frammentazione politica europea propria dell’epoca precedente non solo non venne eliminata in genere, ma sostanzialmente i poteri centrali non furono in grado di proporsi l’obiettivo di superarla. Dunque la fase che va dal ‘400 al ‘600 è caratterizzata tanto dalla sopravvivenza di una concezione contrattuale dell’autorità quanto dal lento prevalere di una idea assoluta dello Stato. Quali sono le spinte che portano alla formazione dello stato moderno?  La componente militare costituisce una spinta importante visto che uno stato ben organizzato doveva assicurarsi la possibilità di una politica espansionistica e la solidità del potere sul fronte interno. Perciò l’esercito viene reso più professionale, viene creata l’artiglieria e viene creata una struttura di servizi logistici, che assicuri rifornimenti di divise, armi e viveri.  La componente fiscale, visto che per mantenere un buon esercito e per assicurare solidità interna ed esterna dello stato era necessaria la creazione di una solida organizzazione contabile e finanziaria. Ciò comporta la formazione di una classe professionale di tecnici che si occupi della situazione fiscale dello Stato.  La giustizia, poiché è forte la voglia di riformare tale sfera. Così viene deciso che quelli che si laureano possono entrare a far parte della sfera giuridica e si definiscono meglio le figure dei notai.  La spinta religiosa è importante perché gli stati necessitano di una struttura solida e di un potere forte per porsi sullo stesso piano della chiesa e poter regolare, senza soccombere, i rapporti tra questa e lo Stato. Il caso della rivoluzione dei prezzi e le diverse velocità delle economie europee A metà 1500 in molti paesi europei si prende coscienza del fatto che il prezzo delle merci è sensibilmente aumentato rispetto a inizio secolo. Ciò fu dovuto soprattutto all’afflusso di una gran quantità di metalli preziosi dalle Americhe. Ma l’inflazione monetaria non fu la sola causa: l’economia subì molteplici trasformazioni e la popolazione europea crebbe indubbiamente (l’aumento delle bocche da sfamare portò ad investire maggiori capitali nell’economia agricola e portò alla corsa alla terra da coltivare). Dal punto di vista industriale, proprio a questo periodo risale una prima età industriale (le campagne dominavano al 90% lo scenario economico), con la prima produzione di siderurgici, metallurgica e tessile In questi anni emergono le figure del mercante imprenditore e dell’operatore finanziario (che utilizza gli strumenti offerti dal credito). L’Inghilterra è il paese in cui la rivoluzione dei prezzi è in maggior misura indice di uno sviluppo generale dell’economia (poi Francia e Spagna). In Italia è importante Genova per il flusso di capitali che vi transitano.  La Francia Dopo la sconfitta di Carlo il Temerario e la conquista della Borgogna e della Provenza (per mano di Luigi XI), si completa l’unificazione geopolitica della Francia, unificazione il cui vero garante è il sovrano. La Francia è il più calzante esempio di Stato moderno. Il sovrano è supremo giudice e legislatore (i decreti vengono emanati nel suo nome). Inoltre la rappresentatività è assicurata dall’esistenza degli Stati generali (clero, nobiltà e Terzo Stato->comprendente abitanti paganti la taglia, l’imposta versata dai contadini). I Parlamenti sono gli organi che rappresentano le province e costituiscono il più centro di resistenza: mentre il re considera solo una formalità la registrazione delle ordinanze reali, i parlamentari pretendono di esercitare una fattiva attività di consultazione e valutazione. Il re era coadiuvato da un consiglio del Re, un organismo di origine medievale evolve la propria organizzazione in linea con i cambiamenti occorsi all’intera forma Stato: i loro poteri pari alla regalità nei distretti amministrativi sono detti “bailliages”. La Francia è lo Stato in cui l’apparato burocratico risulta più compiutamente formato rispetto agli altri Stati.  L’Inghilterra Alla fine del 1400, Enrico VII Tudor riesce a risolvere a proprie favore i conflitti sorti tra i grandi feudatari e riesce a realizzare l’unificazione geografica inglese (il regno comprendeva anche l’Irlanda e il Galles), favorendo l’assegnazione di cariche politico-giudiziarie anche ad individui non appartenenti alla nobiltà. Tuttavia, i cambiamenti più evidenti si realizzano con Enrico VIII durante la prima metà del 1500, dando vita ad una rivoluzione amministrativa, con la supremazia dell’Ufficio dello Schiacchiere e l’abolizione delle ineguaglianze costituzionali, di cui il massimo artefice è Cromwell. Inoltre vengono istituite 2 Camere (la Camera dei Lord, ereditaria, e la Camera dei Comuni, elettiva) rappresentanti rispettivamente la grande nobiltà e l’unione della piccola proprietà terriera e dei ceti non nobili; il potere legislativo viene attribuito al Parlamento; viene elaborato il concetto dei 2 corpi del re (un corpo naturale che muore, un corpo politico che è incorruttibile). L’Inghilterra è il caso più evidente di equilibrio costituzionale tra monarchia centralizzata e Parlamento.  La Spagna Dopo il matrimonio nel 1469 di Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia e la fine della Reconquista (liberazione di Granada nel 1492) si può parlare della formazione dello Stato iberico. Tuttavia, fu evitata la fusione di territori diversi (Aragona e la più vasta Castiglia) in un solo dominio. Durante il 1500, anche in Spagna si compie un processo di ristrutturazione amministrativa, che si concretizza nell’istituzione di tutta una serie di Consigli (Consiglio di Stato, di Guerra, di Suprema Inquisizione, ecc...). Il principio di legittimazione dinastica Luigi XI di Francia, Enrico VII ed Enrico III di Inghilterra e i cosiddetti Re cattolici spagnoli (Ferdinando e Isabella) sono personalità che ci fanno capire quanto la forza della dinastia fosse un potente fattore di legittimazione del potere. Negli Stati in cui era assente un forte e carismatico potere monarchico, non si poteva neanche parlare di Stato moderno.  La Russia Ivan III fu l’artefice dell’unità della Russia liberandola dai mongoli dell’Orda d’Oro. La tendenza al controllo e alla centralizzazione statale definisce in Russia un’autocrazia ortodossa di tipo patriarcale, forte centralizzazione, servitù della gleba, espropriazione delle terre a favore della nobiltà vicina allo zar.  L’Impero Ottomano Dopo la Conquista di Costantinopoli (29 maggio 1453) ad opera di Maometto II si assiste ad una forte espansione (raggiungimento dei 700 mila abitanti e trasformazione in una città multietnica aperta a tutti). Vi sono due istituzioni parallele: l’istituzione di governo e quella religiosa musulmana. Il potere apparteneva dispoticamente al sovrano, non esisteva la proprietà privata e il controllo del sistema spettava ai teologi musulmani (ulema).  Polonia Si estingue il poter della dinastia degli Jagelloni, si afferma la monarchia elettiva e l’aristocrazia riconquista il potere, finendo per provocare un indebolimento del centro statale.  Germania Si tratta di uno stato per ceti. Lo sviluppo dello stato avviene su 2 piani:  quello degli stati territoriali (statuale): in quest’area il processo di formazione si presenta condizionato dal rapporto tra principe e ceti. La costituzione per ceti è una struttura dualistica: da un lato il Consiglio del Signore territoriale; dall’altro la Dieta , ovvero l’organismo rappresentante dei ceti delle città, del clero ecc. Nella prima fase della creazione dello Stato i ceti hanno appoggiato ed allo stesso tempo contenuto il potere del principe; nella seconda fase, invece, sono diventati partner indispensabili e spesso al pari del principe per la creazione stessa.  Quello dell’Impero: esso ha perso i tre requisiti medievali della sacralità, universalità e continuità. L’impero è affidato agli Asburgo e fra questi, Massimiliano I possiede, per antico diritto feudale, l’Austria e le Fiandre. Qui è evidente la debolezza del sistema politico. Da un lato i domini ereditari dei principi e le città libere sono coinvolti in un processo di formazione dello stato moderno, con sviluppo di nuovi istituti per l’esercizio del potere; dall’altro lato, l’impero non ha strumenti militari, finanziari e politici tali da applicare. Analisi degli elementi strutturali dello Stato moderno  Avvento della stampa a caratteri mobili (1456 circa). È stata definita una rivoluzione silenziosa, portata avanti da Gutenberg, il quale perfezionò una tecnologia di origine cinese. Di lì a poco, si diffusero le tipografie, la stampa come mezzo di propaganda e l’industria del libro.  L’arte della guerra. Scompare la cavalleria medievale a favore della fanteria (più agile in battaglia).  Le comunità rurali. Tali realtà ruotano intorno alla figura centrale del parroco e prevede l’esistenza al loro interno di guaritrici e streghe. Inoltre, con l’introduzione della stampa, nel campo della tradizione popolare si afferma la nuova figura del cantastorie. 3 CAPITOLO: L’ITALIA NELLE GUERRE PER IL PREDOMINIO EUROPEO Il sistema degli Stati italiani: dal fragile equilibrio alla crisi politica Nel 1400, le grandi potenze in Europa sono 3: Francia, Spagna e Impero ottomano (cui, poco dopo si aggiungerà l’Inghilterra). L’Italia poteva considerarsi un laboratorio politico, laboratorio in cui Firenze era lo Stato che, più di ogni altro in tutto l’Occidente, si distingueva nell’evoluzione e sperimentazione politica. 1454 —> Pace di Lodi : essa, grazie alla promozione da parte di Lorenzo il Magnifico di una politica all’insegna dell’equilibrio, aveva l’obiettivo di scongiurare che uno stato regionale prevalesse sugli altri e che il territorio italiano divenisse oggetto delle mire dei grandi Stati nazionali. Agli occhi stranieri, di fondamentale importanza era il dominio su Milano e sul Regno di Napoli, due Stati con importanti risorse e poca solidità (non erano come Venezia, Firenze e Stato Pontificio). In mancanza di uno Stato che potesse fungere da leader nella nostra penisola, la prassi politica degli Stati medi italiani consisteva nell’unione con la più debole fra le grandi potenze per bilanciare il potere dello Stato più forte. La storia politica italiana tra metà 400 e metà 500 è attraversata da 3 fasi: 3 personaggi rendono più complicata la situazione politica italiana:  NICCOLÒ MACHIAVELLI è vissuto nel periodo dell’Umanesimo. Periodo a noi noto per l’importanza che viene data allo studio dei testi che porta alla nascita della filologia, per l’arte di Donatello, Masaccio, Brunelleschi e dei successivi Leonardo da Vinci, Botticelli e Raffaello per il Rinascimento. Lo studio dell’antichità alimentò un interesse per la storia, soprattutto quella politica. L’uomo cominciò ad essere considerato come protagonista e artista della Storia. La storia e la politica iniziarono ad essere studiare in modo scientifico. Il primo a dimostrarlo fu proprio Niccolò Machiavelli, autore di una famosa opera intitolata IL PRINCIPE. In questo trattato storico-politico Machiavelli riesce a definire la politica come una scienza del governare: essa è infatti autonoma e non segue alcun principio religioso o morale. Il suo punto di partenza è comunque la convinzione che l’agire politico può essere compreso solo da chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà senza rifugiarsi nell’utopia. E La realtà per Machiavelli è soprattutto negativa: secondo il suo pensiero gli uomini sono avidi di denaro, politicamente inaffidabili e sono poco virtuosi. E’ proprio da questo pessimismo che nasce la necessità di uno Stato forte accentrato, grazie al quale si può superare il limite dell’individualismo. Secondo Machiavelli il principe, per governare bene, deve conoscere anzitutto il comportamento degli uomini, i loro bisogni e i solo interessi. Deve essere astuto come la volpe e forte come il leone (si tratta dunque di una metafora che riprende certamente il concetto di simulazione e dissimulazione che è poi alla base della trattatistica politica della Controriforma). Lo scopo principale del monarca deve essere la sopravvivenza dello Stato (comprese la stabilità e la sicurezza) quindi il principe per ottenere ciò non deve farsi scrupoli di tipo morale. Da qui nasce la frase coniata nel corso dei secoli dagli storici: il fine giustifica i mezzi. Nel dettaglio, se volessimo analizzare uno dei capitoli principali del suo trattato storico-politico, potremmo avvalerci dell’aiuto di uno professore di Storia del pensiero politico Università di Trento (Paolo Carta) che analizza la figura del profeta disarmato secondo la concezione machiavelliana. Machiavelli, infatti, presenta il problema della delegittimazione di un’autorità politica contrapponendo l’esempio di Savonarola a quello di Mosè evidenziando la polisemia che caratterizza i due termini armato e disarmato. L’autore definisce profeta disarmato quella persona che ritiene di risolvere le controversie con la politica o con la diplomazia, senza mai ricorrere alla forza militare. Secondo Machiavelli, infatti, come è stato già detto in occasione della nascita dei movimenti comunali: <<non basta la forza militare per portare avanti un progetto, non ci furono mai certezze al riguardo. Il sacco di Roma si concluse quando il papa firmò un atto di capitolazione che implicò una resa durissima per Roma. Un evento molto importante nell’economia dello scontro Francia-Carlo V è lo scioglimento dell’alleanza tra Genova e Francesco I nel 1528. Genova entra nella sfera d’influenza spagnola. È un fatto molto importante poiché Genova è l’unica città che, oltre a gestire un considerevole giro di capitali, è l’unica grande città portuale che consente comunicazioni con Lombardia e i passi alpini. La pace di Cambrai (1529) rappresenta uno stop per l’iniziativa francese: ducato di Milano, Asti, Regno di Napoli, Sicilia e Sardegna vengono sottoposti al dominio di Carlo V (cui si deve aggiungere l’influenza su Genova), il Piemonte sabaudo al dominio della Francia. Nel 1530, Carlo V viene investito re d’Italia e, dunque, i principati italiani riconoscono l’autorità del suo potere. Intorno al 1535, riprendono le ostilità tra Francia e Spagna per via della politica di alleanze condotta prima da Francesco I e, alla sua morte, dal figlio Enrico II: la Francia stringe una doppia alleanza con i principi luterani della Germania (per destabilizzare dall’interno il governo di Carlo V) e con l’Impero Ottomano (dall’esterno). Nonostante Carlo V nel 1555 ceda la corona spagnola al figlio Filippo II e nel 1558 la corona del S.R.I. al fratello Ferdinando (dopo la pace di Augusta ottenuta dai principi tedeschi nel 1555), la Francia perde anche i possedimenti sabaudi. La pace di Cateau-Cambrèsis (3 aprile 1559), detta anche pax ispanica, in generale segna la vittoria della Spagna sulla Francia ma, in particolare:  Segnò la preponderanza spagnola in Italia;  Dimostra la voglia di ricercare la sicurezza dei confini nazionali;  L’impossibilità di dar vita nel cuore dell’Europa ad un impero la cui universalità si fondasse sul potere del Papa e su quello dell’imperatore Le fondamentali differenze fra i vari Stati italiani erano 2:  Differenza fra Stati a base cittadina, poi allargatisi a base regionale e con una certa organizzazione amministrativa (Venezia, Genova, Milano e Firenze), e Stati monarchici a impronta feudale (Ducato di Savoia, Stato della Chiesa e Regno di Napoli).  Differenza, relativa alla forma di governo, tra Repubbliche (Firenze, Genova, Venezia e Lucca, la città politicamente più aperta ai cittadini) e Principati. 4 CAPITOLO: LA RIFORMA PROTESTANTE Origini, significati e valore di un movimento europeo La Riforma protestante fu un movimento che coinvolse gran parte dell’Europa, anche paesi di solida tradizione cattolica (Italia, Francia e Spagna). I promotori di tale movimento furono tutti uomini di chiesa (Lutero, Zwingli e Calvino) e, quindi, si può dire che nacque dentro l’istituzione ecclesiastica. Inoltre, sin da subito, nell’ambito della Riforma, religione e politica si intrecciarono (es: Lutero e principi tedeschi). Le cause della nascita di tali fermenti furono:  Corruzione e abusi perpetrati dal clero, commercio delle indulgenze;  Il modo in cui i Papi manifestavano il loro potere temporale;  Motivi di natura teologica, quale la mancanza di chiarezza in materia di dogmi e di morale;  Il ritorno umanista alle fonti aveva attualizzato la necessità di una lettura autentica delle Sacre Scritture e di un coerente adeguamento ad esse dei comportamenti degli uomini di Chiesa. Martin Lutero Egli nasce a Eislben (Sassonia) nel 1483 e si laurea in teologia a Wittenberg nel 1512; è un monaco agostiniano che sposa un’ex monaca dalla quale ha sei figli e muore nel 1546. Lutero non ha lasciato un’opera dalla quale sia possibile rilevare i fondamenti della sua dottrina. Egli è il catalizzatore di un processo che mette in moto la formazione dello stato moderno, è l’elemento di coagulo di una preesistente situazione esplosiva, soprattutto in Germania: la polemica anticuriale e antipapale si sviluppa in Germania perché lì non esiste uno stato forte e una realtà politica solida in grado di opporsi alla Chiesa. A causa di tale debolezza politica, non era pensabile che si giungesse ad un concordato che regolasse i rapporti tra stato e chiesa, come avevano precedentemente fatto Spagna e Francia. 13 ottobre 1517: Lutero affigge alle porte della Cattedrale di Wittenberg le sue 95 tesi e così entra ufficialmente in contrasto con la gerarchia ufficiale. Le Tesi vengono stampate in molte parti d’Europa (soprattutto Germania e Svizzera) e hanno una grande risonanza. La protesta di Lutero prende le mosse dal fatto che la chiesa, ad un certo punto della sua storia, decide di concedere le indulgenze previo pagamento di un obolo, perché bisognosa di maggiori entrate: l’indulgenza diventa una vera e propria vendita delle remissioni . L’indulgenza era la totale o parziale remissione delle pene temporali che il peccatore doveva ottenere per assicurarsi il perdono di Dio. L’indulgenza era una pratica che discendeva dal fatto che il pontefice era il depositario dei meriti accumulati da Gesù e dai Santi e, dunque, era possessore di un certo patrimonio di azioni da poter eseguire. Così, Lutero giunge a maturare la Teologia della Croce, che mette in crisi tutto il sistema della Chiesa cattolica:  Valutazione pessimistica della natura dell’uomo, visto che questo è macchiato in modo pesante dal peccato originale;  La salvezza viene raggiunta non per quello che si fa bensì per la fiducia nel sacrificio di Cristo: l’uomo buono fa opere buone, non sono le opere che rendono buono l’uomo (chi è stato scelto per essere salvato si desume dalle opere che compie, l’uomo non conquista la salvezza). In questo modo si giunge alla rottura con Roma e al tentativo di mediazione di Carlo V in occasione della Dieta di Worms del 1521 Principali tappe 1517: inizia la protesta di Lutero; 1519: Carlo V viene eletto imperatore. 15 giugno 1520: si pone fine all’incertezza papale e viene emessa la bolla Exurge Domine et iudica per ripulire il clero ed eliminare alcuni malcostumi; dicembre 1520: Lutero boccia la bolla, bruciandola pubblicamente; gennaio 1521: bolla Decet romanorum pontificem, con la quale Lutero viene scomunicato e giudicato eretico; aprile 1521: Dieta di Worms, alla presenza di Carlo V al fine di evitare una totale rottura, ma Lutero conferma le sue idee; 8 maggio 1521: condanna politica che avviene con un bando imperiale contro Lutero. Così, il duca Federico di Sassonia, preoccupato per l’incolumità di Lutero, lo fa proteggere nel suo castello di Wartburg mettendo in scena un finto rapimento. Il confronto con Erasmo Lutero ed Erasmo da Rotterdam erano convergenti per alcuni tratti dei sistemi dottrinari rispettivamente elaborati (critica per ipocrisie, formalismi e atti di corruzione). Tuttavia, esisteva una differenza fondamentale: Erasmo sostiene il libero arbitrio e la religione naturale (conquistare salvezza) mentre Lutero sostiene il servo arbitrio e la religione soprannaturale. Il movimento di Erasmo non portò alla genesi di una nuova confessione perché egli pensava che le critiche per gli abusi ecclesiastici non dovevano comportare l’uscita del cristiano dalla Chiesa, l’unica abilitata ad esercitare il ruolo di guida sicura della società. Riforma e rivolte La protesta luterana, poiché mette in discussione la Chiesa, fa riflettere su molti aspetti della vita quotidiana e ingenera l’esplosione di alcuni malcontenti sommersi, esplosione che sfocia nella Rivolta dei Cavalieri e nella Guerra dei contadini:  Rivolta dei Cavalieri (1522-1523). Ha come protagonisti tutti i signori che venivano esclusi da trasmissioni ereditarie perché non primogeniti. Tale rivolta fu repressa nel sangue;  Guerra dei contadini (1524-1525). I contadini (termine con cui si indicano tutti quelli che non ricoprivano incarichi in uffici pubblici e, in genere, tutti gli abitanti delle città soggette al potere signorile e al sistema feudale) vengono organizzati da Muntzer in organizzazioni comunitarie dei fedeli, che abbattano la divisione per ceti. Si tratta di una guerra sanguinosa che fa seriamente preoccupare per l’ordine sociale. Si deve riconoscere che Lutero prende una posizione netta contro le rivolte e le delegittima anche dal punto di vista religioso. Le due rivolte consolidano la convinzione che bisogna organizzare il movimento di protesta in una chiesa maggiormente radicata nel territorio. Tale iniziativa è vista di buon occhio da molti politici e proprio per questo la protesta di Lutero ha un certo successo e una notevole cassa di risonanza. In questo contesto avviene la cosiddetta statalizzazione della Riforma Protestante, grazie alla Riforma dei Principi: i principi acquisiscono delle competenze in materia ecclesiastica che prima spettavano ai vescovi; cambia il ruolo del sacerdote ma le parrocchie rimangono; i beni ecclesiastici diventano proprietà dello stato. Tale riforma costituisce un punto di snodo per la formazione dello stato moderno in Germania. La protesta di Lutero ingenera delle reazioni diverse a seconda del luogo in cui si diffonde: Calvinismo e Zwingli in Svizzera, anglicanesimo in Inghilterra. Riforma in Svizzera  1523 : Zwingli, predicatore della cattedrale di Zurigo, si confronta con il rappresentante del vescovo in disputa pubblica. Zwingli finisce per svalutare culti, cerimonie e sacramenti: l’eucaristia assume solo un valore simbolico e commemorativo e viene criticato il celibato dei ministri della Chiesa. La comunità dei fedeli arriva a costituirsi democraticamente in società politica, in modo che i fedeli riuniti in chiesa facciano parte anche di un organismo politico. Egli, deve fare i conti con i cattolici e con gli anabattisti (ala riformatrice che pratica il battesimo nell’età adulta).  1531 : Zwingli muore nella battaglia di Cappell, condotta contro i cattolici. Per certi versi, la sua opera viene continuata da Calvino. Calvino e la riforma a Ginevra 1534: Calvino lascia la Francia e si stabilisce a Basilea, città che diventerà il fulcro della sua attività e in cui prende vita il Calvinismo; 1541: rientra a Ginevra e dà inizio al suo programma riformatore; 1564: muore a Ginevra. Calvino cerca di mediare fra i temi di Lutero e quelli di Zwingli. L’elemento di mediazione è costituito dalla convinzione che l’uomo vive per servire Dio e non per salvarsi e accentua ancora di più le convinzioni luterane (ne consegue che i proseliti del Calvinismo cercavano di primeggiare in operosità per dimostrare di essere i prescelti di Dio). Secondo Calvino, la politica e il vivere civile devono subordinarsi alle esigenze della vita religiosa e infatti, ad un certo punto, Ginevra viene denominata Nuova Gerusalemme, in cui viene approvata dal consiglio cittadino la promulgazione delle ordinanze ecclesiastiche. Viene definita un’organizzazione in 4 ministeri: 1. Diaconi, che assistono poveri e malati; 2. Presbiteri, che si occupano della condotta morale dei cittadini; 3. Dottori, demandati all’insegnamento teologico; 4. Pastori e Anziani, i quali fanno parte del Concistoro, supremo tribunale dei costumi. Carlo V e il Protestantesimo della Germania 1521, editto di Worms: Lutero viene condannato ma, a causa della volontà di Carlo V di non esporsi troppo politicamente, la risoluzione dei problemi più annosi viene rinviata al convocando Concilio 1526 e 1529: Diete imperiali di Spira che congelano la situazione del conflitto tra Stati protestanti e cattolici. 1530: Dieta di Augusta 1542: Dieta di Spira, in cui i Protestanti (le 3 diverse confessioni confluiscono nella Lega di Smalcalda cioè un’alleanza militare contro l’imperatore) propongono il baratto del formale riconoscimento della loro posizione in cambio del loro aiuto contro i Turchi, che si espandevano verso centro Europa e Nord Africa; 1547: Carlo V vince i principi protestanti a Muhlberg ma, negli anni seguenti subisce numerose sconfitte ad opera di Protestanti, francesi e turchi; 1555: Pace di Augusta e applicazione del principio “ Cuius regio, eius religio” , che stabiliva che i sudditi dovessero adeguarsi alla confessione religiosa scelta dal principe.  1542: Paolo III istituisce la Congregazione cardinalizia del Sant’Uffizio dell’Inquisizione, che si doveva assolvere la funzione di prevenzione e repressione dell’eresia. Successivamente, papa Paolo IV si spinse oltre, affidando la piena giurisdizione ai 6 cardinali inquisitori e ordinando lo smantellamento di tutti i cenacoli in cui si trattasse di rinnovamento religioso e il carcere per tutti gli avversari dell’ortodossia cristiana;  la collaborazione tra parroci e inquisitori;  1559: pubblicazione dell’ Indice dei libri proibiti, opera che sempre Paolo IV reputava fondamentale per la difesa dell’ortodossia;  istituzione dei seminari, che dovevano servire per preparare il buon prete, curarne l’istruzione in materia religiosa e attestare la veridicità della vocazione; istituzione del catechismo (cui si dedicarono molto i gesuiti). Gli ordini religiosi e la riconquista delle anime Già prima del Concilio di Trento, si era sentita l’esigenza di dar vita ad ordini religiosi che dessero nuova linfa vitale al mondo cristiano. Dopo l’avvento del protestantesimo e il Concilio di Trento (che detta gli interventi utili a riformare gli ordini già esistenti), gli ordini religiosi diventano le milizie della Controriforma: nati per finalità diverse (soprattutto per scopi assistenziali), iniziano a combattere recisamente l’eresia e ad integrare la propria attività con quella scolastica (studio scienze sacre, decoro delle funzioni liturgiche).  1525: Matteo da Bascio fonda l’ordine dei Cappuccini, così detti a causa del lungo cappuccio appuntito che ne caratterizzava l’abito. Essi conducevano vita eremitica e, totalmente poveri, pregavano e assistevano poveri e ammalati;  1534: Ignazio di Loyola, ex uomo d’armi e di corte, convertitosi a nuova vita (dopo un ferimento in combattimento) tramite pesanti penitenze e lunghe meditazioni, fonda l’ordine dei gesuiti della Compagnia di Gesù. Tale ordine, fondato sul principio “combattere per Dio”, fu quello che interpretò nel migliore dei modi lo spirito della Controriforma. Ai 3 voti tradizionali della professione monacale (povertà, castità e obbedienza), Ignazio aggiunse un 4 voto: obbedienza al papa fino al sacrificio della vita. L’ordine riuscì a riconquistare territori protestanti e ad arginare l’eresia in Francia, Spagna e Italia grazie: alla gerarchizzazione militare dei componenti; e al totale rispetto delle Sacre Scritture; ad una fervente opera di evangelizzazione.  1537: a Granada Giovanni di Dio fonda l’ordine laicale dei fratelli ospedalieri (conosciuto in Italia con la denominazione “fatebenefratelli” ), che assistevano detenuti e ricoverati in ospedale. SINTESI: Bisogna immaginare Carlo V come la figura di un ventenne che si trovò ad ereditare un insieme di regni e territori immensi. Dai nonni materni, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, ricevette la corona spagnola, il dominio sull’Italia meridionale e le Americhe spagnole. Dalla nonna paterna, Maria di Borgogna, ricevette il patrimonio borgognone; dal nonno paterno, Massimiliano d’Asburgo, ottenne l’Austria e la Boemia. Nel 1519, all’età di soli 19 anni, fu così proclamato imperatore del Sacro romano impero. Bisogna immaginarlo come un uomo fanatico, conservatore, cattolico, alla moda (si dice infatti che vestiva con pantaloni aderentissimi tipici della sua epoca) e che avesse una profonda sensibilità (c’è un aneddoto che racconta di quando graziò un giovane che era stato carcerato perché notò che i suoi capelli diventarono bianchissimi per lo stress). Visse la sua vita servendosi di una duplice vocazione: quella verso il cattolicesimo (considerato come una religione della pietà) e quella verso la cavalleria. Per quest’ultima si trovò a combattere principalmente contro tre nemici: il re di Francia (Francesco I di Valois), i principi tedeschi e il sultano dell’impero ottomano (Solimano il Magnifico “Il Legislatore” ricordato per aver fondato il governo denominato “Divano”). Per quanto riguarda lo scontro tra Carlo V e Francesco I lo si può immaginare come una profonda battaglia tenutasi in una sede, a noi familiare, ossia l’Italia. Essa fu scelta come sede e teatro principale di questi scontri, in quanto ambedue se la contendevano. Nel 1515, infatti, Francesco I voleva ottenere il titolo di << Sua maestà Cristianissima>>. I loro scontri sembrarono cessare con la pace di Cambrai risalenti all’anno 1529, tuttavia il re di Francia continuò segretamente a studiare delle trame anti-imperiali per sconfiggere il nemico. La situazione si risolse con un <<nulla di fatto>> attraverso il trattato di Crepy. La pace definitiva tra le due famiglie fu firmata dai successori solo nel 1559 a Cateau-Cambresis. Questi scontri in Italia spiegarono la frammentazione del territorio nel Cinquecento e le numerose guerre che la videro come protagonista: basta pensare alla discesa di Carlo VIII il quale voleva rivendicare alcuni territori, in quanto li riteneva suoi per ereditarietà. Fu chiamata da Ludovico Sforza (Ludovico il Moro) perché si sa che quando si è divisi si chiama uno straniero in soccorso. Bisogna comunque immaginare la figura di Carlo VIII come quella di uomo che non essendo mai andato a scuola ha letto solo poemi cavallereschi e spinto dalle trame di questi ha sviluppato un suo pensiero circa lo scontro. Utilizzando le parole dello storico Alessandro Barbero, si può certamente comprendere cosa ha spinto Carlo VIII a conquistare Napoli: lui voleva strapparla agli Aragonesi. Era dunque spinto da motivi militari e religiosi: voleva organizzare la reconquista della Terrasanta al Sud. Lo spavento comunque portò il Papato, Milano, l’Austria e Venezia a unirsi sotto la lega anti-francese e a bloccare i commerci. Al sud la situazione peggiorò e si sviluppò anche un morbo (ossia un’epidemia) chiamata sifilide. Napoli a questo punto si ribellò al re che dovette fuggire, ma fu fermato nei pressi di Fornovo. E’ in questa località che si tenne la battaglia del 1495, passata alla storia come Battaglia Fornovo. Tenutasi nel luglio del 1495, è oggi ricordata come una delle battaglie più brevi della storia: come infatti ci dice ancora lo storico Barbero, quel giorno pioveva e la pioggia avrebbe potuto mettere in difficoltà Carlo VIII di Valois. Questo non accadde perché lui riuscì a scappare durante la notte in Francia e gli italiani non riuscirono a rincorrerlo. Le guerre d’Italia, però, non si conclusero con Carlo VIII anzi, la sua discesa rappresentò solo la prima delle quattro fasi. Bisogna ricordare il sacco di Roma nell’anno 1527. Lo scontro tra Carlo V e Francesco I portò il papa ad allearsi con il re di Francia tradendo così il re con cui si era alleato per andare contro la riforma protestante. Per fronteggiare l’avanzata asburgica, il papa Clemente VII e la Repubblica di Venezia si unirono nella Lega di Cognac. E’ così che il 6 maggio 1527 si ha l’avanzata dei lanzichenecchi (uomini che combattevano per chi dava loro un maggior profitto) e per il sacco di Roma andarono contro il papa. Misero sotto assedio Roma, ma il papa Clemente VII riuscì a tenersi salvo nel CastelSant’Angelo, è qui che si rese conto di essere stato abbandonato dai suoi alleati tranne che da un certo Benvenuto Cellini. Bisogna immaginarlo come un imbroglione millantatore violento è così che lo definisce lo storico Alessandro Barbero poiché quest’uomo diceva di aver ucciso Carlo di Borbone ma non ci furono mai certezze al riguardo. Il sacco di Roma si concluse quando il papa firmò un atto di capitolazione che implicò una resa durissima per Roma. L’altro nemico che dovette fronteggiare Carlo V fu l’impero ottomano e combattè contro di esso a Tunisi. Scese in prima persona a combattere (comportamento che non rivediamo nel figlio Filippo II che seppure porterà alla vittoria guiderà l’esercito dal suo palazzo chiamato Escorial). Stiamo dunque parlando della battaglia di Lepanto tenutasi il 7 ottobre 1571. Si tratta di una delle più grandi battaglie navali nel Mediterraneo. Vede agire due flotte di circa 200 galere ciascuna, pertanto 50/60 mila persone. Come ci dice lo storico Alessandro Barbero, questa battaglia ha infranto il mito dell’invincibilità dei turchi in mare poiché furono sconfitti dalla lega santa (i cristiani: veneziani e spagnoli) che erano carichi per spezzare le corna alla bestia e la bestia è il sultano turco. La battaglia di Lepanto in realtà esisteva già da anni: Venezia e l’impero ottomano convivendo in un rapporto di rispetto reciproco. Tuttavia presto l’ambasciatore veneziano Marco Antonio Barbero cominciò a mandare dei messaggi in patria per informare che gli ottomani avevano una rivendicazione e volevano l’isola di Cipro che rappresentava una base di pirati cristiani. Arrivarono prima dei veneziani all’isola e se ne impadronirono, poiché scoppiò il tifo sull’ammiraglia. L’ultimo nemico che affrontò furono i principi tedeschi, si tratta di uno scontro conseguente alla diffusione della riforma protestante. Tuttavia l’autore di tale riforma non avrebbe mai voluto che la sua predicazione si trasformasse in rabbia o ferocia né implicasse le due grandi forze dell’uomo (l’aggressività e la sessualità). Si trattò dunque di una cristianità lacerata, sia dal punto di vista europeo (le chiese protestanti non riconoscevano più il papa come capo della Chiesa) sia dal punto di vista interno (Roma perse il controllo). Lo scontro tra Carlo V e i principi luterani si risolse con la resa del primo, il quale abdicò il suo impero al fratello Ferdinando I e al figlio Filippo II. Riuscì nel 1555 a firmare un accordo basato sul principio del <<cuius regio, eius religio> > (di chi è la regione di lui sia la religione) quindi il sovrano poteva scegliere la religione del proprio stato tra quella cattolica e quella luterana. Quest’ultima nasce dalle considerazioni di un monaco agostiniano chiamato Martin Lutero che stufo della corruzione cui versava la Chiesa di Roma con la conseguente vendita delle indulgenze promulgò le 95 tesi fissate il 31 ottobre del 1517 presso il portale della Chiesa di Wittenberg. Alla base di queste vi è una profonda considerazione della fede come condizione necessaria e sufficiente per la salvezza eterna. Lutero aveva infatti una concezione pessimistica della vita e dell’uomo, in quanto corrotto dal peccato originale di Adamo questo era sicuramente incline al peccato rappresentato dal colore nero. Dava infatti molta importanza alla cromoclastia, ossia la lotta contro il colore che fonda le sue radici nella cultura occidentale. Per Lutero il nero si traduceva in un’assenza di colore, e di conseguenza, in un’assenza di male e di peccato. Vestiva sempre di nero, anche la sua bibbia era di questo colore. Lo studio della Bibbia, inoltre, lo portò a rinnegare i sacramenti, tranne il battesimo e l’eucarestia; a valutare la dottrina del libero esame secondo cui ciascun uomo è libero di leggere direttamente i Testi Sacri senza più dover ricorrere all’interpretazione fatta dalla Chiesa spesso anche in modo dogmatico (ossia senza alcuna dimostrazione, ma da accettare forzatamente). Infine, le sue idee implicarono il sacerdozio universale secondo cui ciascun uomo ha la possibilità di comunicare con Dio pertanto questo terzo punto toglie al sacerdozio il valore di sacramento, elimina le divisioni tra clero e laici, fa cadere la struttura gerarchica della Chiesa e il valore del sacerdote ormai sostituito dalla figura del pastore. Le figure della Madonna e dei Santi, infine, non sono più considerata come oggetti di venerazione (questo aspetto come ci riferisce lo storico Alberigo cambiò con il Concilio di Trento conseguente alla Controriforma). Carlo V convocò la dieta di Worms e diede la possibilità a Lutero di rinnegare le sue idee, ma il monaco rifiutò e fu per questo motivo bandito dal Sacro Romano Impero. A questo punto fu appoggiato dal duca di Sassonia, Federico, il quale lo avrebbe tenuto nella sua fortezza a Wartburg ma ad una condizione: Martin Lutero avrebbe dovuto tradurre la bibbia dal latino al tedesco. Fu così che il monaco agostiniano vissuto nel Cinquecento scelse di scrivere i libri in tedesco, in caratteri di piccole dimensioni, dal basso prezzo e accompagnati da alcune illustrazioni e caricature (come l’asino papa o il suo autoritratto con la colomba, simbolo della Bibbia, sul suo capo). Con lo sviluppo della stampa, grazie a Gutenberg, fu ridotto il problema dell’analfabetismo. La riforma protestante si estese in tutta Europa e favorì la comparsa di nuovi movimenti quali l’anabattismo e il calvinismo. L’anabattismo è il movimento di coloro che sostenevano che il battesimo doveva essere ricevuto da adulti e non da bambini. Tra di essi si può citare Thomas Muntzer che però fu ucciso insieme ad altri anabattisti nel 1525 nella battaglia di Frankenhausen in Germania (durante questa battaglia i contadini si scontrarono con i principi). Il calvinismo, sviluppatosi a Ginevra in Svizzera, fu fondato da Giovanni Calvino che si fonda su aspetti ancora più radicali rispetto alla riforma di Lutero. Tuttavia Calvino non è sempre vissuto a Ginevra (in una celebre fonte si dice che lui sentì la mano di Dio stesa dall’alto quasi per arrestarlo e tenerlo in questa città). Il calvinismo si fonda su una questione sostanziale basata sull’istruzione, sull’apertura, sull’uguaglianza e sulla dottrina della predestinazione secondo cui il destino finale di ogni uomo è frutto della sola misericordia divina. Chiunque si fosse opposto a tale riforma sarebbe stato ucciso, come nel caso del medico e umanista spagnolo Michele Serveto. Lutero e Calvino sono stati i grandi riformatori del Cristianesimo nella prima metà del Cinquecento. Calvino si allontanò dalla Chiesa convinto che l'eterna beatitudine fosse destinata a pochi eletti e concessa solo per grazia divina. I suoi seguaci vivevano nell'attesa di un segno divino e durante questa attesa spirituale si rifugiavano nel lavoro. Ritenevano, infatti, che attraverso i successi lavorativi avrebbero raggiunto la beatitudine perchè il lavoro porta alla salvezza. Per questo motivo, Calvino viene considerato il precursore del Capitalismo. Secondo la sua ideologia lavorare equivaleva a lodare Dio. Tra i discepoli di Calvino ci sono i puritani delNord Europa che venerano il Signore attraverso un atto di fatica e il loro stile di vita è tutto improntato sudiligenza, moderazione e sobrietà. Max Weber in “ L'etica protestante e lo spirito del capitalismo ” ha trattato il rapporto tra calvinismo e profitto. le sue argomentazioni hanno fatto discutere, ma hanno messo in luce quanto il protestantesimo e in particolare il calvinismo, abbiano creato uno spirito capitalistico che ha cambiato il mondo. Nel saggio Weber ricerca le cause dello sviluppo del capitalismo in Occidente e, in particolare, in Germania. Attribuisce questo sviluppo allo spirito del capitalismo, cioè all’esistenza d’imprese che hanno come scopo il massimo profitto da raggiungere attraverso l’organizzazione razionale del lavoro, il quale, a differenza delle epoche precedenti, non é semplicemente goduto ma reinvestito. Questo comportamento aveva basi religiose, infatti, i puritani (cristiani-protestanti) seguaci di Calvino credevano nella dottrina della predestinazione secondo la quale solo alcuni predestinati potevano andare in paradiso e il successo negli affari era, per alcuni, il segno dell’appartenenza al gruppo degli eletti. Questo fattore sommato all’idea che gli esseri umani sono per vocazione destinati da Dio a lavorare e sommato ad un loro stile di vita umile, svilupparono il capitalismo. L’autore, quindi, dimostra l’esistenza di un legame tra capitalismo e calvinismo. Weber afferma che l’attività economica è anche un fatto spirituale che trova la sua origine nella religione calvinista. L’autore si concentra su due fondamentali caratteristiche del calvinismo: la concezione della divinità come un Dio trascendente, remoto e nascosto e la dottrina della predestinazione che vede, fin dall’eternità’, il destino dell’uomo decretato da Dio, in maniera arbitraria ed irrevocabile. In Italia la riforma non ha avuto un impatto immediatamente politico, bensì culturale e spirituale vi è la nascita di un nuovo ordine religioso (quello dei cappuccini) e si sviluppa il pensiero di Juan de Valdès(il pensiero valdesiano) che ha l’idea quindi di un cammino spirituale costante. Il Cinquecento è ricordato come un secolo cruciale nella storia d’Europa e del mondo, il secolo in cui l’unità del cristianesimo d’occidente si spacca, il secolo in cui si ha la risposta alla riforma di Lutero da parte della Chiesa. Questa riforma è passata alla storia come Controriforma, il cui momento principale è il Concilio di Trento durato per circa 18 anni dal 1545 al 1563. Convocato dal papa Paolo III, il concilio tridentino si proponeva di varare riforme disciplinari, pastorali e sacramentali e di riunificare cattolici e protestanti anche se come ci dice lo storico Franco Cardini tale dialogo fallì anche e soprattutto per la durezza dell’Inquisizione, il cui tribunale fu creato nel Medioevo per combattere le eresie mentre in questo periodo vennero perseguitati gli eretici e le streghe (non venivano accusate solo le donne di stregoneria, come dichiara lo storico Brian Livack c’erano paesi come la Russia o l’Estonia dove anche gli uomini venivano accusati di tale reato). Il tribunale dell’inquisizione è stato definito dallo storico Adriano Prosperi come il tribunale della coscienza proprio per la ferocia con cui perseguitavano l’animo di queste persone. Venne poi istituito l’Indice dei libri proibiti per individuare e distruggere le opere di stampa contrarie alla dottrina cattolica (Dante, Ariosto e Machiavelli). I protestanti però non vollero partecipare al Concilio: riprese così il conflitto che terminò nel 1555 con la pace di Augusta con il principio del <<cuius regio, eius religio>>. 6 CAPITOLO: UN SOLO RE, UN SOLO IMPERO, UNA SOLA RELIGIONE: L’ETÀ DI FILIPPO II Carlo V si arrese e abdicò il suo impero: al figlio Filippo II gli conferì oltre i territori anche una profonda fede cristiana. Filippo II si rese conto che per uno Stato moderno non potesse esserci una vecchia concezione medievale della monarchia. Pertanto riuscì a provvedere innanzitutto facendosi costruire un palazzo nel cuore della penisola iberica in aperta campagna (Escorial) ed organizzò il suo governo secondo due criteri fondamentali: quello della dipendenza gerarchica e il secondo era quello dell’efficienza burocratica. Dopo aver sconfitto l’impero turco nella battaglia di Lepanto nel 1571: tenutasi il 7 ottobre 1571. Si tratta di una delle più grandi battaglie navali nel Mediterraneo. Vede agire due flotte di circa 200 galere ciascuna, pertanto 50/60 mila persone. Come ci dice lo storico Alessandro Barbero, questa battaglia ha infranto il mito Così, gli spagnoli decidono di ritirarsi. Sul FRONTE NORD-EUROPEO, si deve registrare la nascita dell’Olanda: a seguito del fallimento del pugno di ferro del Duca d’Alba, della bancarotta di Filippo II nel 1575, nel 1576 si susseguono la rivolta dei Mercenari e il sacco di Anversa, eventi che sanciscono la perdita del controllo della situazione olandese. Così, Filippo II sceglie di adottare una politica di mediazione, che riconquisti i favori della nobiltà moderata cattolica e designa come governatore dei Paesi Bassi Alessandro Farnese, Duca di Parma. Tuttavia, nel 1579 le sette province settentrionali sancivano la nascita di una nuova realtà politica con l’Unione delle province unite di Utrecht. Tale unione prese il nome di OLANDA (dal nome della provincia più importante). Come se ciò non bastasse, la politica estera di Filippo II non fu fallimentare solo sul fronte inglese e su quello olandese, bensì anche sul FRONTE AFRICANO: si rivela un errore adottare la strategia minimalista di conservare roccaforti sulle coste africane perché, allorché queste vengono assediate dai berberi, non hanno supporti; inoltre, per un esercito europeo era impossibile combattere nell’interno africano perché mancavano comunicazioni e, soprattutto, perché non si combatteva contro un nemico compatto bensì contro un pulviscolo di tribù che adottavano la guerriglia. A tali problematiche nella politica estera, si devono aggiungere i problemi sorti in quella interna: la situazione interna divenne critica perché, dopo la distruzione dell’Invincibile armata, militarmente la Spagna doveva iniziare quasi da zero; i monopoli commerciali della Castiglia nelle Americhe e del Portogallo nelle Indie cominciarono ad apparire vulnerabili; il cuore stesso dell’Impero (Castiglia) diede segnali di esaurimento economico. Riepilogo dei fattori che portarono alla crisi  Dalla prosperità alla crisi economica. 1. Crisi demografica . La Spagna non possiede una popolazione tanto numerosa da poter sostenere molteplici attività: la popolazione diminuisce a causa delle epidemie, delle migrazione e delle conseguenze delle battaglie; 2. Al momento culminante di importazione di metalli preziosi dalle colonie, segue la grande inflazione di fine 1500: la gran quantità di metalli provoca perdita del valore d’acquisto della moneta. Di tale situazione risentono molto negativamente i feudatari e i contadini (la cui indipendenza tramonta definitivamente): le loro entrate hanno minor valore d’acquisto e, a seguito dell’aumento dei salari, aumentano anche le uscite; 3. A seguito delle bancarotte (1557, 1560, 1569, 1575), il debito pubblico viene convertito in obbligazioni governative a lungo termine. Così, viene inficiata la credibilità dell’impero spagnolo, su cui difficilmente qualcuno voleva investire. 4. Crisi allevamento del bestiame : non si riesce ad organizzare pastorizia produttiva;  La nascita della monarchia burocratica 1. Filippo II, essendo caparbio ma insicuro, non è un uomo dalle rapide decisioni e, prima di decidere, necessita di un surplus di informazioni. Così, grazie all’attività dell’Escorial costruisce attorno a sé un regno di carte. 2. I lenti mezzi tecnologici dell’epoca non riescono a supportare una monarchia così burocratizzata. 3. il suo rapporto con la nobiltà si complica perché Filippo II, per metter su una burocrazia efficiente, comincia a fare affidamento su uomini nuovi e un piccolo gruppo di alti funzionari statali finisce per governare 6 milioni di uomini. 4. Corruzione e visitatori: la corruzione è la conseguenza della lentezza burocratica: l’imprenditore locale non può aspettare le decisioni di Madrid e corrompe amministrazione locale (fenomeno diffuso soprattutto in periferia). Così, Filippo II inventa la figura del visitatore , ispettore generale che risponde al re e può procedere in modo disinvolto e diretto (arrivando anche a poter controllare conti correnti inquisiti).  In ambito religioso, l’inquisizione è troppo rigida ed elimina anche le diversità: fu un vero un trauma sociale l’espulsione di musulmani ed ebrei convertiti al Cristianesimo, accusati di essere strumenti di diffusione di eresie.  La politica estera 1. ascesa di Elisabetta in Inghilterra e la sconfitta subita dall’Invincibile armata; 2. la situazione olandese; 3. la politica africana. Se nel campo artistico-culturale si può parlare di SECOLO D’ORO (metà 500-metà 600) della Spagna, in campo politico-economico si può parlare solo di crisi. Russia: Ivan IV il Terribile (1547-1584) rafforzò il potere centrale dello zar e si assistette ad una recrudescenza della schiavitù. La Francia e le guerre di religione (da cui nasce la nuova Francia) Nel periodo che va dalla pace di Cateau-Cambresis (1559) alla pace di Vervins (1598), la Francia dovette fare i conti con le “guerre di religione”. Per comprendere appieno gli eventi susseguitisi in tale periodo (accadimenti non solo riguardanti l’ambito religioso, ma anche il campo politico e civile in generale), si deve tener conto di alcune variabili:  crisi dinastica , dopo la morte del re Enrico II di Valois (1559) figlio di Francesco I, acerrimo nemico di Carlo V  divisione del paese in ugonotti e cattolici. Gli ugonotti non erano altro che calvinisti, cosiddetti per via della torre di Hugon (Tours) in cui officiavano il proprio culto, ed erano guidati dai Borbone e dai Coligny; la fazione dei cattolici era guidata dalla famiglia dei Guisa;  nesso tra lotta politica e lotta religiosa. Tale nesso risulta importantissimo nella formazione delle fazioni per la conquista del potere;  condizionamenti internazionali, quali le battaglie del tempo (Lepanto, Invincibile Armada) e la politica matrimoniale (il matrimonio tra Francesco II di Valois e Maria Stuart autorizzò i francesi a credere di poter guadagnare il controllo dell’Inghilterra, ma il sovrano francese morì giovanissimo). Cronologia 1562: Caterina dè Medici, reggente di Carlo IX, cercò di attuare una politica di mediazione e fece alcune concessioni al partito degli ugonotti. Così, emanando nel 1562 l’editto di Saint Germain, concesse libertà di culto agli ugonotti, obbligati però a risiedere fuori dalle mura cittadine. 1562: Prima guerra di religione, che dura un anno. Infatti, i cattolici reagiscono all’editto con la strage di Vassy, in cui circa 70 ugonotti vengono massacrati. 1563: Caterina emana l’editto di Amboise, che conferma i contenuti dell’editto di Saint Germain. 1567-1568: Seconda guerra di religione. Gli ugonotti non sono soddisfatti delle concessioni e si scontrano violentemente con i cattolici sia in campagna che in città. 1568-1570: Terza guerra di religione. Per via delle pressioni esercitate dagli ugonotti, Caterina è costretta a promulgare il secondo editto di Saint Germain (1570): veniva riconosciuta agli ugonotti la piena libertà di culto (tranne a Parigi). 1572: dopo la vittoria cristiana di Lepanto, la congiuntura mutò sensibilmente. In quest’anno viene celebrato il matrimonio tra Margherita di Valois (sorella del re Carlo IX) ed Enrico di Borbone (re del regno indipendente della Navarra e guida degli ugonotti). Nella NOTTE DI SAN BARTOLOMEO (23-24 agosto 1572) furono trucidati nel palazzo reale tutti gli esponenti di spicco degli ugonotti, giunti a Parigi per festeggiare le nozze. Enrico di Borbone fu risparmiato sol perché rinnegò la propria fede. Il massacro si protrae per i giorni seguenti, finendo per provocare 30 mila vittime. 1572-1573: Quarta guerra di religione, con gli ugonotti che resistono ad un veemente assedio nella fortezza di La Rochelle. Viene confermata la libertà di culto degli ugonotti. 1574-1576: Quinta guerra di religione, persa da Enrico di Borbone. La Lega Santa, guidata da Enrico Guisa, rafforza la posizione dei cattolici e il re Enrico III (1574-1589), avversario degli ugonotti, è costretto ad annullare l’editto di Beaulieu, concesso agli ugonotti nonostante la sconfitta. 1576-1577: Sesta guerra di religione, che si conclude con la pace di Bergerac e l’editto di Poitiers, che riduce la libertà di culto degli ugonotti. 1579-1580: Settima guerra di religione, che si conclude con la pace di Fleix. 1585-1589: morto l’ultimo figlio di Caterina, scoppia l’Ottava guerra di religione, detta Guerra dei 3 Enrichi (Enrico III, Enrico di Guisa ed Enrico di Borbone). Enrico di Guisa viene fatto uccidere per ordine di Enrico III, alleatosi con gli ugonotti. Poco dopo, Enrico III viene pugnalato da un fanatico domenicano. La questione della successione al trono si risolse: Enrico III, prima di morire, aveva designato come suo successore Enrico di Borbone, a patto che questi si convertisse al cattolicesimo. 1589-1593: il nuovo re Enrico IV (1589-1610) deve fare i conti con la Lega Santa (Spagna, Roma, la Scozia di Maria Stuart e cattolici francesi), frattanto giunta fino a Parigi dai Paesi Bassi. Nel 1593, si converte definitivamente al cattolicesimo e abiura il calvinismo nella cattedrale di S.Denis. febbraio 1594: Enrico IV entra a Parigi e viene incoronato re di Francia nella cattedrale di Chartres. 1598: La svolta verso l’affermazione dello stato moderno e il progressivo rafforzamento del potere monarchico centrale e la sistemazione della situazione internazionale avviene durante quest’anno. Infatti, ad aprile viene promulgato l’editto di Nantes che concede agli ugonotti: piena libertà di culto; libertà civile; rappresentanza in Parlamento. Nel maggio 1598, invece, viene firmata con la Spagna la pace di Vervins, che conferma i confini stabiliti con la pace di Cateau-Cambresis e segna la definitiva scomparsa di pretese spagnole verso territori francesi. La conversione al cattolicesimo e l’editto di Nantes furono la testimonianza della volontà di Enrico IV di scendere a compromessi e di mediare fra le 2 fazioni, al fine di ottenere la pacificazione nazionale e il rafforzamento del potere monarchico centrale, fortemente indebolitosi durante le guerre di religione. Nel fuoco delle guerre di religione francesi, nascono e si definiscono sempre più 2 grandi principi dell’agire politico:  il potere ha origine da un patto tra governanti e governati;  possibilità di sciogliere il patto (anche tramite l’assassinio del re), nel caso in cui non vengano rispettati i principi che hanno portato alla nascita dello stesso. 7 CAPITOLO: L’ITALIA SPAGNOLA E NON DURANTE IL 1500 L’Italia spagnola Nel passaggio di consegne da Ferdinando il Cattolico a Carlo V e poi a Filippo II, sempre persistette l’attenzione per la politica mediterranea, al fine di frenare il potere francese e per poter far fronte al pericolo turco. Dunque, il possesso dei territori italiani era carico di una grande importanza strategica. I possessi diretti della Spagna erano: Ducato di Milano – Regno di Napoli – Sicilia – Sardegna – Stato dei Presidi.  Se il Ducato di Milano era importante in funzione antifrancese, per i rapporti con Venezia, Genova e Stato Pontificio, e fungeva da riferimento essenziale per la definizione della politica spagnola in Italia;  il Regno di Napoli lo era in proiezione mediterranea nella politica anti-turchi.  La Sicilia era importante per quest’ultimo aspetto e per l’enorme produzione cerealicola.  La Sardegna è importante per via delle rotte di trasferimento delle merci verso la Sicilia. A seguito della cosiddetta Pax spagnola (1559), gli stati italiani ebbero: Svantaggi  Giudizio risorgimentale critico nei confronti di una situazione in cui gli Stati italiani recitavano un ruolo politico subordinato a quello delle grandi potenze (soprattutto alla politica asburgica), soprattutto perché quasi la metà del territorio italiano dipendeva dalla Spagna  Drenaggio delle risorse economiche e umane;  Diffusione dello spirito e dei comportamenti propri della Controriforma. Vantaggi Il critico giudizio risorgimentale è stato ridimensionato dalla successiva storiografia, considerato che:  L’Italia veniva inserita nelle grandi vicende della politica europea e, al contempo, le veniva assicurata la protezione da eventuali attacchi dell’Impero Ottomano, visto che la Spagna si poteva permettere economicamente di mantenere un efficiente esercito e di installare delle torri che servissero a rintuzzare eventuali operazioni nemiche via mare;  La Spagna si preoccupava di garantire un certo equilibrio socio-politico tra parte dominante e gruppi sociali dominati (rispetto della nobiltà milanese del baronato negli equilibri feudali del napoletano);  La Spagna riconosceva una certa autonomia politica e giurisdizionale agli Stati sotto il suo potere. Politica dell’Italia SATELLITARE spagnola  DUCATO DI SAVOIA . Emanuele Filiberto di Savoia e il suo successore, il figlio Carlo Emanuele I, furono gli artefici di una certa modernizzazione del Ducato e della nascita di una vocazione espansiva verso  I non musulmani sono organizzati in nazioni, all’interno delle quali conservano lingua, religione, usi e costumi, sotto la guida dei capi locali (es: principato della Moldavia); Organizzazione strutturale dell’impero  Il sultano. È un monarca assoluto che riunisce in sé le tradizioni turche e quelle arabo-islamiche. Tale figura ha delle limitazioni nella legislazione religiosa che sia collegata all’interpretazione del Corano;  L’amministrazione centrale. Questa constava del divan imperiale (consiglio di governo presieduto dal Gran Visir)  L’esercito . Questo era composto da effettivi reclutati in modo permanente.  La giustizia. I Qadi (giudici) si preoccupano di far rispettare sia la legge coranica che il diritto civile (la cui fonte era il Corano). Inoltre, in ambito giuridico, si formarono delle scuole specializzate, in cui insegnavano i professori esperti di diritto (Ulema). Motivi di crisi  Economia troppo basata sull’agricoltura e non aperta a nuovi orizzonti industriali e coloniali. Tale aspetto, in unione all’inesistenza di un processo di formazione di uno stato moderno, fecero sì che l’Impero Ottomano non riuscisse a tenere il passo delle grandi potenze europee;  Problema dell’astio fra sunniti e sciiti  Lunga guerra con la Persia, che a cavallo tra 500 e 600 raggiunse il suo periodo di massimo splendore. 9 CAPITOLO: LA CRISI DEL 600 A fine 500 prese il via un periodo di crisi generale che si protrasse fino a fine 600, e che ebbe il suo apogeo tra il 1618 (inizio Guerra dei Trent’anni) e il 1650. Forse sarebbe più esatto il termine TRASFORMAZIONE. Tuttavia, con l’espressione “CRISI GENERALE” si fa riferimento:  Alla contrazione demografica . Se in 500 e poi nel 700 si assiste ad una grande crescita demografica, nel 600 si assiste ad una debole crescita del +12%. La contrazione demografica fu causata dagli effetti della Guerra dei Trent’anni e da quelli delle epidemie.  Crisi della cerealicoltura. I prezzi dei cereali si abbassano (e quindi il valore di scambio dei cereali diminuisce: cereali, maiali, galline e cavalli erano scambiati con girasoli, zucca, tabacco, tacchini, salmoni e porcellini d’India, provenienti dalle Americhe), la superfici coltivabili diminuiscono (perché maggiore importanza inizia a rivestire il ruolo dell’allevamento), le condizioni climatiche peggiorano (detto processo di raffreddamento della terra).  All’intensificazione del ciclo carestia-epidemia-carestia . Furono colpite: Spagna, Italia, Germania, Francia, Inghilterra e Olanda. Solo Inghilterra e Olanda, grazie al livello raggiunto in campo agricolo, poterono far fronte alla carestia, evitando che la peste potesse compromettere le possibilità di ripresa;  Alla regressione in campo manifatturiero, industriale e commerciale .  Manifattura : i grandi centri italiani di produzione tessile (Milano, Firenze, Venezia e Napoli) perdono consistenti quote di mercato per via del mal funzionamento delle corporazioni e dell’alto costo del lavoro; Inghilterra e Olanda si distinguono per produzione diversificata e i prezzi più accessibili (per via del basso costo del lavoro).  Industria : scarsa tecnologia  Commercio e finanza: nel 600 il centro del capitalismo europeo sarà situato fra Amsterdam, Londra e Parigi; il centro del commercio si sposta verso nord (Amsterdam) e verso Ovest (Inghilterra e Siviglia per le rotte per le Americhe), finendo per sancire il definitivo declino del Mediterraneo (e, di riflesso, anche dell’Italia); il valore dell’oro crebbe moltissimo perché ne diminuì la quantità in circolazione (le miniere americane erano in esaurimento e la manodopera indigena scarseggiava per dure condizioni lavorative);  agli effetti nefasti (gravi) della Guerra dei Trent’anni;  al declino dei grandi sistemi imperiali (in particolare, la Spagna);  movimenti sociali, quali rivoluzioni e rivolte.  In Italia scoppiarono diverse rivolte contro l’aumento delle tasse, sulla frutta verdura e sui prodotti di prima necessità. A Napoli per esempio nel luglio del 1647 scoppiò una rivolta guidata da Tommaso Aniello chiamato Masaniello. Quest’ultimo era figlio di un pescivendolo e riuscì a mettere in subbuglio piazza mercato. Il suo personaggio è poi diventato nel corso dei secoli un’icona, un modello ideale, il prototipo di eroe che combatte per la propria città: non è un caso che come definisce la professoressa napoletana Vittoria   Fiorelli, il suo abbigliamento che concerne in camicia bianca, pantaloni corti e berretto è poi divenuto l’abbigliamento archetipo delle rivolte popolari. Tuttavia, Masaniello dopo una settimana fu ucciso in quanto perse l’equilibrio, quindi non fu capace di gestire il lavoro che gli era stato commissionato. La rivolta, ovviamente, proseguì ancora fino all’anno successivo, nel 1648. Anno in cui si è conclusa la guerra dei Trent’anni. Nel periodo barocco il ruolo della Chiesa fu fondamentale in quanto ebbe centralità istituzionale: è infatti dalle aule dei tribunali dell’Inquisizione (i tribunali della coscienza-Adriano   Prosperi) che cominciò l’unificazione dell’Italia moderna. Lo Stato pontificio si trovò a condannare i migliori scienziati e letterati del tempo, tra cui Giordano Bruno (filosofo nato a Nola nel 1548 ma bruciato vivo a Campo de’ Fiori a Roma nel 1600) e Galielo Galieli (scienziato vissuto nel Seicento descritto dallo storico Rosario Villari come un secolo di profondi contrasti, ma anche di equilibri, ossia un’epoca di grandi contraddizioni. Mentre l’Italia subiva le conseguenze della decadenza e della crisi spagnola, altri paesi riuscirono a trarne vantaggi: i Paesi Bassi per esempio furono l’unica repubblica fiorente in un’età che vedeva il trionfo delle monarchie. Ciò fu certamente dovuto dalle loro capacità di sfruttamento delle acque aperte e di quelle interne. Ma anche dalla loro capacità di discernimento: furono i primi a porre fine alla caccia alle streghe (non venivano accusate solo le donne di stregoneria, come dichiara lo storico Brian   Livack   c’erano paesi come la Russia o l’Estonia dove anche gli uomini venivano accusati di tale reato).  Il declino dell’Impero spagnolo È PIÙ CORRETTO PARLARE DI DECLINO E NON DI CRISI, perché il processo di decadenza della Spagna non è stato un processo breve e per escludere il significato di crollo verticale, significato insito nel concetto di crisi. Durante il regno di Filippo III (1598-1621) si manifestarono i primi segnali negativi: crisi dei raccolti, peste del 1599, espulsione dei moriscos (musulmani convertiti al cristianesimo, che erano causa di rivolte ma costituivano anche la spina dorsale del settore agricolo e artigianale spagnolo). Tale espulsione dimostra quanto sia facile che una nazione in crisi trovi in una minoranza razziale il capro espiatorio. Già durante tale regno, si affermò la figura politica del valido, a metà strada tra il primo ministro e il l’uomo di fiducia del sovrano. Con il regno di Filippo IV (1621-1625) e l’avvento al potere del suo valido, il conte-duca d’Olivares, per risolvere la crisi di consenso, si ritornò ad una politica imperialista e ad un maggiore coinvolgimento delle province nella vita economica e militare della Spagna. Dapprima, Olivares conseguì dei successi nella politica antiolandese (tregua d’Olanda, segna la fine della pax ispanica di Filippo III). La guerra di Mantova (1628- 1631) fu il suo errore più grande: per proteggere i domini italiani dal pericolo francese, Olivares fece occupare il Monferrato (peraltro, questo rimase ai francesi) e palesò a tutte le potenze europee la propria aggressività imperialistica, ponendo le basi per il conflitto franco-spagnolo (1635-1648, ultima fase della Guerra dei Trent’anni). Inoltre la situazione spagnola fu resa più complicata dalla rivolta in Catalogna (che, per protesta all’oppressione fiscale, si avvicinò alla Francia ma non riuscì ad ottenere l’indipendenza per l’assenza di una solida volontà nazionale indipendentista), dalla secessione del Portogallo e dalla rivolta del napoletano (in cui però le parti sociali non remavano tutte dalla stessa parte). Il consolidamento dello Stato moderno in Francia Enrico IV, una volta raggiunta la pacificazione religiosa e l’equilibrio sociale (dopo l’EDITTO DI NANTES), si occupò di consolidare il proprio potere: meccanismo di reclutamento degli ufficiali rigidamente controllato e compravendita degli uffici pubblici. Inoltre, adottò misure protezionistiche nel campo delle sete e della manifattura e strinse delle alleanze in chiave antiasburgica. Tuttavia, frattanto andava nascendo il problema del conflitto tra la nobiltà di spada (antica aristocrazia) e nobiltà di toga (nuovi ricchi titolati). In tale temperie, nel 1610 un fanatico della Lega cattolica assassinò Enrico IV. Gli successe al trono il figlio Luigi XIII (1601-1643), affidato alla reggenza della madre Maria dè Medici perché ancora minorenne. Questi viene fatto sposare con Anna d’Austria, figlia di Filippo III di Spagna. Frattanto, la monarchia cade in crisi per via dei malcontenti dei contadini, dei nobili a causa della ripresa delle ostilità da parte degli Ugonotti, preoccupati per la nuova situazione. Dopo la convocazione nel 1614 degli STATI GENERALI (clero - nobiltà - Terzo Stato, costituito da avvocati, professionisti, mercanti, ecc...), si fece strada il cardinale Richelieu (1585-1642). Questi diventa primo ministro nel 1624. Egli, costruendo uno Stato assoluto, voleva consolidare la monarchia a livello nazionale e internazionale. Del suo operato politico si distinguono 2 fasi:  prima fase (1624-1628): Richelieu si dedica al consolidamento interno, fase in cui cerca di eliminare fisicamente il problema degli ugonotti e l’esistenza di uno Stato nello Stato. Nel 1628, l’importantissima fortezza ugonotta di La Rochelle cade dopo un anno di assedio.  seconda fase (1628-1642): presta molta attenzione alla politica internazionale. Così vince il confronto con la Spagna. Inoltre, crea una rete di commissari regi (i futuri prefetti), un esercito stanziale (con annesse caserme e magazzini e una flotta di guerra specializzata. Tuttavia, il conflitto sociale in essere tra nobiltà di spada e nobiltà di toga e i vari malesseri sociali spenti ma non estinti costituiscono l’eredità lasciata al suo successore, l’italiano Giulio Mazarino (1602-1661), primo ministro sotto Luigi XIV (1643-1715) e la reggente madre Anna d’Austria. Egli proseguì la politica di rafforzamento del potere centrale francese, estendendo ancora di più il ricorso alla venalità degli uffici, aumentando la pressione fiscale e ridimensionando il potere della Spagna. L’avversione verso l’oppressione fiscale e le campagne militari scatenarono una rivolta che si estese da Parigi ai Parlamenti delle province, fenomeni rivoltosi che vanno sotto il nome di FRONDA PARLAMENTARE (da fronde = fionda, un gioco in voga tra i ragazzi parigini). Tale evento (1648-1649) rappresentò il tentativo dei ceti parlamentari e della nobiltà provinciale di riconquistare gli spazi perduti con Richelieu e di evitare la centralizzazione dello Stato. Fu riscontrata una certa partecipazione popolare ma l’azione centro- periferie non era ben organizzata e il principe di Condè, leader militare e rappresentante della grande nobiltà di sangue, riuscì a sedare la rivolta. 1650-1653: FRONDA DEI PRINCIPI. Il principe di Condè riuscì a canalizzare in un solo fronte il malcontento popolare e la blasonata aristocrazia. Dal canto suo, Mazarino contava su un apparato centrale forte. Così, allorché questi fu mandato in esilio (1651), il vuoto politico creò delle spaccature nel fronte dei ribelli e Mazarino poté raccogliere le forze militari intorno alla figura del generale Turenne. A seguito della vittoria riportata nella Battaglia di Parigi (1652), Mazarino e il re Luigi XIV ritornarono a Parigi. Così, alla fine del suo percorso politico, Mazarino riuscì a fare della monarchia l’unica garante dell’ordine dello Stato e della stabilità del potere. L’Impero germanico Il potere dell’imperatore era condizionato dalla dipendenza dai 7 principi elettori, dall’influenza della Dieta imperiale e dall’assenza di organismi politico-amministrativi unificati. Per di più, con Rodolfo II d’Asburgo (1576-1612), l’equilibrio si spostò a favore degli interessi cattolici e nacque un’Unione evangelica cui si contrappose la Lega cattolica, che faceva capo al duca di Baviera. La questione della successione al trono di Boemia fece scoppiare il conflitto politico-religioso. La Dieta boema aveva il timore che sul trono si andasse a sedere Ferdinando di Stiria, rigido cattolico di formazione gesuitica. Nel 1617, la Lega Cattolica riuscì a farlo eleggere e nel 1618 dei nobili protestanti gettarono dalla finestra del castello praghese di Rodolfo II i due governatori cattolici di Mattia (fratello di Rodolfo II). Proprio con la defenestrazione (brusca e clamorosa estromissione) di Praga iniziò la Guerra dei Trent’anni. LA GUERRA DEI TRENT’ANNI (1618-1648) Un conflitto mondiale Le peculiarità specifiche del conflitto sono 4:  rappresentò uno scontro fra 2 credi religiosi (Boemia-Unione Evangelica VS autorità imperiale-Lega cattolica);  sullo scenario europeo emersero nuovi protagonisti, quali la Danimarca e la Svezia;  fu il primo conflitto di massa della storia moderna;  si fece molto ricorso all’attività diplomatica, sebbene gli eserciti rivestissero un ruolo sempre più importante (la Spagna ne aveva uno costosissimo di 300mila unità, la Francia, 150mila). All’interno del conflitto si distinguono 4 FASI: o La fase boemo-palatina (1618-1625). Dopo la defenestrazione di Praga, l’arciduca Ferdinando di Stiria richiese l’intervento armato delle forze imperiali in Boemia. Nell’agosto del 1619 accaddero 2 fatti importanti: Boemia, Slesia e Moravia eleggevano come sovrano Federico V mentre Ferdinando di Stiria Situazione politico-economica della prima fase Durante il potere dei Tudor (soprattutto con Elisabetta) è evidente il passaggio dell’Inghilterra da un regno feudale ad una monarchia assoluta avente un intenso rapporto dialettico con la società civile e, comunque, una grande attenzione per l’ordine e il rispetto della legge: il controllo del territorio viene affidato allo sceriffo. Situazione economica Con il termine enclosures si indicano le recinzioni di terre effettuate dai signori locali (sia laici che ecclesiastici). Si trattava di terre comunitarie dalla produttività molto bassa, che venivano recintate affinché fossero destinate alla coltivazione e al pascolo. Al contempo, la grande azienda si afferma a discapito della piccola proprietà e nasce una classe di proletari senza terra (classe che costituirà la futura manodopera industriale). Nel 1561, la regina Elisabetta I si adopera per il consolidamento della Sterlina, facendo corrispondere il valore nominale col valore intrinseco: 1 Sterlina (nominale) d’oro (intrinseco).  Dal 1500 al 1600, in poco meno di cento anni, l’Inghilterra passa dal ruolo di potenza a quello di grande potenza, che passò da una economia a stampo agricolo al primato economico, marittimo e militare.  Grandioso sviluppo dell’industria mineraria che si rivelerà fondamentale per l’ascesa inglese del 600- 700 (macchine a vapore) e per il ruolo da essa ricoperto in occasione della rivoluzione industriale;  Espansione marittima, commerciale e coloniale: a differenza dei mercanti spagnoli (concessionari della Corona), i merchant adventures operavano come una sorta di società per azioni (nonostante fossero aiutate dalla Corona, rischiavano di perdere tutto, qualora avessero sbagliato investimenti). Seconda fase: gli STUART 1603-1625: con il regno di Giacomo I Stuart, figlio di Maria, inizia il potere della casa regnante degli Stuart. Con la scelta di Giacomo, già re di Scozia, Elisabetta si dimostra una sovrana lungimirante, visto che così ottiene l’unificazione di Inghilterra, Scozia e Irlanda sotto un’unica corona.  Economicamente parlando, sebbene l’Inghilterra fosse alquanto ricca, questa non aveva ancora una situazione finanziaria indipendente e il saldo entrate-uscite non era in attivo.  Per quanto riguarda la situazione religiosa il fatto che il protestantesimo mancasse di solide basi dottrinarie, permise la nascita di sette estremistiche protestanti (puritani) e cattoliche.  La parte sociale in ascesa era la nuova nobiltà (gentry). 1624-1649: sale al potere Carlo I Stuart, in corrispondenza alla fase iniziale della Guerra dei Trent’anni. Per ottenere l’assenso all’invio di forze militari in aiuto degli ugonotti francesi, Carlo I fu costretto a riconoscere una Petition of Rights, che rendeva necessario il consenso del Parlamento per tutte le forme di imposizione fiscale straordinaria. Tuttavia, nel 1629 Carlo I sciolse il Parlamento, dando vita ad un governo personale, reso più solido dal connubio ancora più stretto tra nuova chiesa e Stato. Così, se da un lato la politica di Carlo I acuì la divisione verticale della società inglese, di contro anche in Inghilterra prendeva il via un processo di rafforzamento del potere centrale. Tuttavia, per raggiungere pienamente tale rafforzamento completo, alla monarchia inglese mancavano un esercito stabile, una burocrazia affidabile e l’unità religiosa. RIVOLUZIONE IN INGHILTERRA 1642-1688 Alla stregua della rivoluzione francese e di quella russa, i detonatori della rivoluzione furono la guerra e la crisi finanziaria. 1638: Carlo I e l’arcivescovo di Canterbury tentano di imporre in Scozia il Libro inglese delle preghiere comuni. Tale atto provoca la ribellione degli Scozzesi, che decidono di muovere guerra al re Carlo. 1640: Carlo chiede al Parlamento stanziamenti necessari per la repressione in Scozia. Il Parlamento chiede di abolire la ship money (nave–soldi) e la potestà regia di poter sciogliere arbitrariamente il Parlamento. Così, già in rottura da tempo, Carlo I decide di sciogliere quello che sarà definito Short Parliament. 1640: a novembre, re Carlo, dopo che la Scozia aveva sconfitto l’Inghilterra più volte e aveva conquistato Newcastle, decide di riconvocare il Parlamento (Long Parliament perché dura fino al 1953). Nel novembre 1641, viene approvata dal Parlamento la Grande Rimostranza, con la quale tutti i membri di sette cattoliche, il clero corrotto e i cortigiani arricchitisi sotto Carlo I venivano considerati nemici dell’ordine sociale e politico dell’Inghilterra. Nello stesso mese scoppia la rivolta irlandese. Il Parlamento, ai fini della repressione, chiede i pieni poteri militari. Gennaio 1642: a tale richiesta, Carlo I reagisce irrompendo nell’aula parlamentare con una scorta militare, per arrestare i capi dell’opposizione. Poiché questi non erano in aula, il suo tentativo fallisce: nel giugno 1642, il re è costretto a fuggire da Londra e si stabilisce ad Oxford, dove cerca di organizzare l’esercito dei cavalieri, un esercito composto solo da aristocratici. Frattanto, il Parlamento si adopera per organizzare l’esercito delle teste rotonde (uomini dai capelli molto corti). Si è ormai giunti alla rottura tra il re e il Parlamento e, con la guerra civile, si apre la rivoluzione inglese.  Prima fase 1642-1649 = fase della guerra civile  1642: l’esercito reale consegue alcune vittorie sull’esercito parlamentare.  1645: a Olivier Cromwell (calvinista appartenente alla gentry di provincia) viene affidato l’esercito. Egli mette su il New Model Army (un esercito composto da volontari, che venivano specializzati e che avevano fede incondizionata per la loro causa). Le truppe di Carlo vengono sconfitte a Naseby.  1646: Carlo I si arrende, dopo aver cercato di rifugiarsi in Scozia, e viene consegnato al Parlamento di Londra. Con tale evento si conclude la fase più cruenta della guerra civile. A questo punto, alla Camera dei Comuni erano rappresentate 3 differenti forze politiche:  Presbiteriani. Forza di destra, conservatrice, costituiva la maggioranza parlamentare, sosteneva l’affermazione della Chiesa calvinista e lo scioglimento della New Model Army.  Levellers (livellatori). Espressione politica che sosteneva uguaglianza giuridica dei cittadini, costituzione repubblicana, comunismo dei beni, suffragio universale e tolleranza religiosa.  Indipendenti, costituenti il gruppo egemonico della New Model Army (Cromwell e l’ideologo Ireton). Essi sostenevano il libero mercato e avversavano l’esistenza di una religione di Stato. La loro maggiore preoccupazione era che, dal clima di confusione del 1646-47 (fuga di Carlo, presbiteriani in maggioranza e fermento nell’esercito), si passasse alla vera e propria anarchia.  1647: il Parlamento intima Cromwell di sciogliere l’esercito.  Fine 1647: Cromwell abbandona Londra per potersi ricongiungere col proprio esercito. Inoltre, fa in modo che non venga approvato il Patto del popolo, messo a punto dai Levellers.  1648: occupando la Camera dei Comuni, Cromwell riesce ad epurare (liberare) il Parlamento dei presbiteriani, sconfigge gli scozzesi, ottiene la consegna di Carlo nelle mani degli inglesi e lo fa condannare dal Rump Parliament (tronco) per alto tradimento.  30 gennaio 1649: Carlo I viene giustiziato e il principio del diritto divino inizia a lasciare il posto al principio di sovranità popolare. Seconda fase 1649-53 = dalla proclamazione del Commonwealth al protettorato di Cromwell Con la morte di Carlo I, Cromwell e il Parlamento dichiararono decaduta la monarchia, abolirono la Camera dei Lord e nel 1949 fu proclamata la Repubblica Unita di Inghilterra, Scozia e Irlanda (Commonwealth). Tra le linee delle 3 fazioni politiche, Cromwell fece in modo di far prevalere la propria:  Salvaguardia assoluta del diritto di proprietà;  Libertà religiosa e indipendenza della Chiesa dallo Stato;  Stabilità sociale ed eliminazione degli estremismi;  Soluzione della questione scozzese (tolleranza) e della questione irlandese (mano pesante, con 600mila irlandesi che vengono uccisi o costretti a fuggire e le terre conquistate ai cattolici vengono distribuite fra i soldati protestanti). 1951: con l’emanazione dell’Atto di Navigazione, il Long Parliament mette a punto lo strumento più importante per la politica espansionistica inglese. Tale atto era in realtà un atto di guerra contro l’Olanda, visto che questa gestiva gli scambi commerciali tra Inghilterra e Nord America: esso stabiliva che tutte le merci inglesi dovessero navigare solo su navi che battessero bandiera inglese. 1953: Cromwell sciolse il Long Parliament e insediava una nuova assemblea eletta dai capi dell’esercito. Inoltre, una carta costituzionale nomina Lord protettore del Commonwealth. Terza fase 1653-58 = dittatura militare Sia per quanto riguarda la dialettica politica che per l’organizzazione statale, Cromwell dà vita ad una vera e propria dittatura militare: l’opposizione non aveva voce in capitolo, fu fatto ricorso a nuove imposizioni fiscali, fu inasprita la politica antispagnola (sebbene il ceto mercantile inglese non fosse d’accordo). 1658: Cromwell muore e lascia l’Inghilterra in una situazione di lacerazione sociale. Quarta fase 1658-60 = dalla morte di Cromwell alla restaurazione di Carlo II Il figlio di Cromwell, Richard, non riesce a garantire, come aveva fatto il padre, la stabilità sociale e politica. Così, si sente l’esigenza di un ordine politico solido. 1660: l’esercito guidato dal monarchico Monk marciava su Londra: venivano restituiti i poteri al Parlamento, ritornava in patria re Carlo II, veniva ristabilito il rapporto tra Stato e Chiesa Anglicana. Tuttavia, sebbene i 3 pilastri del potere distrutti fossero ristabiliti, le conquiste intellettuali e politiche della Rivoluzione furono consistenti: con la Rivoluzione inglese il valore assoluto della libertà divenne patrimonio della nazione politica. La restaurazione degli Stuart da Carlo II a Giacomo II In Inghilterra non si ritornò all’assolutismo monarchico grazie all’azione politica della Camera dei Comuni. In questa fase si formarono i 2 schieramenti politici su cui si è polarizzata la politica inglese successiva: TORIES (conservatori, sostenevano il diritto divino del re e la religione anglicana come religione di Stato, per prevenire la diffusione di sette estremistiche dunque sostenevano il primato del re sul parlamento) e WHIGS (progressisti, sostenevano la libertà religiosa e l’autorità del Parlamento, dunque sostenevano il primato del parlamento sul re).  1678: con l’intento di impedire la restaurazione cattolica di Carlo II (appoggiata da Luigi XIV), il Parlamento emana il Test Act: tutti gli ufficiali civili e militari potevano esercitare la carica solo dopo aver fatto fede di professare la religione anglicana.  1679: il Parlamento abolisce il carcere preventivo e qualsiasi restrizione delle libertà personali, consentendo l’arresto solo sulla base di motivi penalmente perseguibili (principio che farà parte di tutti gli ordinamenti moderni).  In politica estera, Carlo II decide di continuare la guerra contro l’Olanda, iniziata con Cromwell.  1685: a Carlo II succede il fratello Giacomo II (1685-88), il quale accentua la frattura tra il potere regio e l’opposizione parlamentare: abolì il Test Act e facilitò la carriera politico-militare di molti cattolici . I whigs (più forti della fazione realista e appoggiati dalla società civile, che rivendicava libertà di espressione e un’attiva partecipazione politica), tollerarono le scelte di Giacomo II nella speranza di una successione protestante, considerato che questi non aveva figli. Così, allorché nacque il primogenito, le sorte di Giacomo II e dell’assolutismo inglese furono segnate. La gloriosa rivoluzione e la Dichiarazione dei diritti Un largo schieramento formato da whigs e tories offrì la corona inglese a Guglielmo III d’Orange e a sua moglie Maria Stuart, figlia di Giacomo II. 1688: è il momento della GLORIOSA RIVOLUZIONE. Un piccolo esercito olandese fu accolto in modo festante dalla popolazione londinese. La bandiera olandese riportava la scritta pro religione e libertà, per comunicare la naturalità dell’alleanza anglo-olandese. Giacomo II fu costretto a rifugiarsi presso Luigi XIV. 1689: Guglielmo III emana il Bill of Rights (Dichiarazione dei diritti), atto che si fondava sulla limitazione dei poteri del re e che sanciva la fine dell’assolutismo monarchico. Il Parlamento era l’organo depositario della volontà della nazione e il re doveva regnare e non governare. La gloriosa rivoluzione si definisce con tale aggettivo perché fu assolutamente incruenta e perché riuscì a risolvere pacificamente tutte le controversie esistenti in seno alla società e al corpo politico inglese. Non si sarebbe giunti alla gloriosa rivoluzione se non ci fosse stata la cruenta guerra civile e le precedenti fasi della rivoluzione inglese. Durante il 600 scoppiarono molte rivolte (Catalogna, Sicilia e Regno di Napoli) ma solo per l’esperienza inglese si può parlare di rivoluzione:  Con il termine rivoluzione si intende un mutamento radicale degli equilibri politici preesistenti;  Con il termine rivolta si intende una sospensione temporanea su scala locale o regionale di un assetto socio-costituzionale che non viene intaccato nelle sue fondamenta e che conserva la propria legittimità in altre parti del paese in cui avviene.  dalla formazione di un’Europa multipolare. Si distinguono tre tipi di ASSOLUTISMO:  PIENO (Francia)  DILUITO (Inghilterra)  ILLUMINATO (Prussia e Austria) Luigi XIV: la via francese allo Stato moderno Luigi XIV, appellato dai suoi sudditi Re Sole, nacque nel 1638, assunse il potere nel 1661, dopo la morte di Mazarino, e morì nel 1715. Durante il regno di Luigi XIV la Francia andò incontro a miglioramenti: la rivoluzione francese consistette in un progresso qualitativo nel campo artistico-culturale e in un processo di consolidamento dello Stato moderno. Dal punto di vista sociale, Re Luigi XIV si trovava a dover fare i conti con:  la diversità tra pays d’election (i primi ricadevano sotto l’amministrazione giudiziaria e fiscale dello Stato) e pays d’etat (come Borgogna e Bretagna, che godevano di ampi poteri e potevano contrattare il carico fiscale con la Corona). Le concessioni politico-fiscali nei confronti dei pays d’etat costituivano un limite dell’assolutismo francese;  con i ceti dominanti, costituiti dalla nobiltà antica e da quella moderna (coloro che volevano essere rispettati per la loro ricchezza e la loro funzione). Da un lato, Luigi XIV ebbe il merito storico di ridimensionare l’importanza dell’antica nobiltà, che si credeva fondamentale per la vita dello Stato francese, riducendo il Parlamento a semplice registratore di editti; dall’altro, conferì molti titoli nobiliari, determinando l’ingrossamento delle fila della nobiltà di toga.  con il rapporto centro-periferie. La figura dell’intendente provinciale costituì il più efficace strumento di governo delle periferie: tale figura aveva il compito di vigilare sull’ordine pubblico e sull’amministrazione locale delle imposte;  con i problemi di natura religiosa. Luigi XIV mirava ad arginare la diffusione dell’eresia protestante e a rafforzare le prerogative dello Stato francese nei confronti della Chiesa di Roma. Intorno al 1650 riscontrarono un certo successo le teorie religiose di Giansenio (il dono della grazia divina era riservato a pochi e non poteva estrinsecarsi tramite pratiche devozionali esteriori bensì solo nell’interiorità dell’individuo; i giansenisti consideravano propri nemici giurati i gesuiti). Dapprima, il Re Sole si dimostrò tollerante nei confronti dei giansenisti; nel 1685, in corrispondenza del miglioramento dei rapporti Francia-Roma, il re emanò l’editto di Fontainebleau, che obbligava tutti i francesi a praticare la religione cattolica. Così, molti ugonotti scelsero la via dell’esilio e, per la Francia, la perdita fu notevole. Frattanto, le idee gianseniste iniziavano ad attirare il favore dei togati e del medio-basso clero, contribuendo a rafforzare il gallicanesimo, sentimento di autonomia da Roma maturato dalla Chiesa francese.  Inoltre, nonostante nella seconda metà del 600 la Francia ricoprisse un ruolo di predominanza europea, la SITUAZIONE ECONOMICA era di complessiva stagnazione. Colbert aveva provato a dare slancio all’economia francese, incentivando la produzione di beni di lusso per le corti, creando compagnie commerciali sulla scorta di quelle inglesi e olandesi e adottando misure protezionistiche (naturale conseguenza del mercantilismo). Tuttavia, l’economia francese non riuscì a compiere una svolta.  Per quanto riguarda la POLITICA INTERNAZIONALE, il binomio finanze-guerra caratterizzò l’intero regno di Luigi XIV:fu costruita un’efficiente marina da guerra e gli effettivi dell’esercito passarono da 50mila a 400mila unità di inizio 700. Dopo una serie di guerre, che portarono a numerose conquiste territoriali a spese di Spagna e Olanda, si giunse alla guerra della Lega di Augusta (1686- 1697): durante tale conflitto, una corposa coalizione antifrancese (formata da Inghilterra, Spagna, Olanda, Svezia e Austria) combatté contro l’occupazione francese di alcuni territori della Renania. Tale conflitto si risolse con la pace di Ryswzck (1697), per effetto della quale la Francia fu costretta a cedere tutti i territori che aveva conquistato, tranne la città di Strasburgo. L’assolutismo in Prussia e Austria Al Sud i ceti territoriali avevano ancora notevoli poteri mentre in altri Stati il processo di centralizzazione era forte. Questo è il caso della Prussia-Brandeburgo di Federico Guglielmo. Con la pace di Oliva (1660), la Prussia terminava di essere la vassalla del re di Polonia. A differenza della Francia, la via assolutistica aveva un fondamento nobiliare: i posti nevralgici dello Stato erano affidati all’antica nobiltà degli Junker. Dal canto suo, l’Austria di Leopoldo I d’Asburgo poteva definirsi una monarchia in fase di consolidamento. I ducati austriaci e la Boemia si erano uniti sotto la stessa corona per la comune sensibilità cattolica e per la compatibilità politica. A causa del problema ungherese, per l’Austria non si poteva parlare di assolutismo omogeneo. In Ungheria, la monarchia era elettiva ed era in vigore lo ius resistendi, il diritto di reagire con la forza al mancato rispetto dei privilegi ungheresi. Dopo numerosi scontri con i turchi, la pace di Carlowitz (1699) stabiliva che i turchi avrebbero dovuto cedere Ungheria e Transilvania agli austriaci e che la monarchia in Ungheria avrebbe dovuto essere ereditaria e non elettiva. Spagna e Italia: un’età di decadenza?  Spagna . Nonostante nel corso del 600 avesse perso Portogallo, Franca Contea e parte delle Fiandre, la Spagna restava comunque una potenza imperiale e cercava di sopperire all’inferiorità militare con l’attività diplomatica. Quantunque, non si potesse parlare di assoluta decadenza spagnola bensì di periodo ricco di trasformazioni, la crisi del cuore dell’economia imperiale (la Castiglia) coinvolse il resto della Spagna. Si stavano ponendo le basi per la futura ascesa economica della Catalogna.  Italia . Anche qui non si può parlare di età di vera decadenza ma, indubbiamente, stagnazione economica e crisi sociale erano evidenti. La guerra dei Trent’anni ebbe 2 tipi di conseguenze:  l’Italia si trovava tagliata fuori dalle direttrici del traffico internazionale;  la non facile situazione italiana, su cui gravavano gli effetti del passaggio di massicci eserciti, fu resa più difficile dallo scoppio di epidemie di peste (quella del 1630-1631 investì il Nord Italia e la Toscana; quella del 1656-57 colpì il Regno di Napoli e il Lazio), alle quali seguirono crisi demografiche e produttive. Diverso fu invece il peso esercitato dai singoli Stati italiani in politica internazionale e diverse le caratteristiche della realizzazione del modello assolutista;  lo Stato sabaudo era quello più attivo dal punto di vista internazionale mentre, dal punto di vista interno, ricalcava l’esperienza della Francia di Luigi XIV;  Genova e Venezia erano potenze in netto declino.  lo Stato Pontificio, dopo la pace di Vestfalia, non riuscì più ad essere presente in modo significativo sulla scena internazionale. Internamente, doveva fare i conti con le profonde differenze delle regioni che lo componevano. Tuttavia, anche qui si assistette ad un accentramento del potere;  Ducato di Milano, Regno di Napoli, Regno di Sicilia (1678 represso duramente dalla Spagna un tentativo separatista) e Regno di Sardegna era zone di influenza spagnola. Svezia Nel corso della guerra dei Trent’anni la Svezia aveva raggiunto una statura internazionale. I successi in politica estera erano garantiti dalla forza del suo esercito. In economia, a fronte di una scarso grado di commercializzazione dell’agricoltura, la Svezia era particolarmente ricca di risorse minerarie. Polonia Ivi, la monarchia era elettiva: la sua potente aristocrazia, per mantenere debole lo Stato centrale, preferiva che la corona polacca fosse attribuita di volta in volta ad uno Stato diverso. A metà 600, per circa vent’anni, la Polonia vide il suo territorio conteso dalle grandi potenze vicine. Da tale situazione la Polonia uscì stremata, con considerevoli perdite territoriali e con il crollo verticale della sua economia. IN SINTESI: Fu il ««secolo di Luigi XIV»>-secondo il titolo di un'opera pubblicata dallo scrittore illuminista Voltaire- dal nome del sovrano che dominò la Francia. Ma chi era Luigi XIV? Bisogna immaginarlo, come ci dicono gli storici e sociologi tra cui Nobert Elias, come uno stratega che riprendeva l'atteggiamento del divide et impera (<<dividi -i nemici-e vinci>>) romano: dunque il re con i suoi favoritismi seminava zizzania tra i nobili in modo da evitare che si coalizzassero in massa contro di lui. Era figlio di Anna d'Austria, il timone del governo prima della sua maggiore età era stato retto dall’italiano Giulio Mazzarino La nobiltà, dal canto suo, si vide offrire da Luigi XIV una piena integrazione nella vita di corte: non a Parigi, bensì a Versailles in una reggia che il «il Re Sole»> fece costruire dal nulla e che divenne via via più fastosa. Fu qui che Luigi XIV compi " suo capolavoro politico: trasformare una nobiltà storicamente riottosa in una schiera di cortigiani impazienti di fare festa (da ciò quindi l'astuzia del re che riuscì a distrarli nel modo migliore). Lo storico Peter Burke ha studiato e analizzato l'immagine del re di Francia e da ciò ha scritto un libro intitolato La fabbrica del Re Sole, dove fabbrica' vuole mettere in luce due aspetti: in primo luogo l'opera di definizione dell'immagine del re attraverso la mitizzazione di eventi storici e poi la costruzione simbolica dell'autorità regia. Di Luigi XIV si ricordano la sua teatralità, la retorica della gloria e la sua magnificenza in quanto portava avanti l'idea che il potere si manifestasse attraverso splendore e grandiosità. Lo storico Gianfranco Poggi, per esempio, ci ricorda questa elaborazione di simbologia e di rituale di corte in uno suo scritto dove riesce al meglio a definire la figura di questo sovrano che incarna il potere e che si identifica con lo Stato stesso. "Lo Stato sono io" (L'Etat c'est moi) definisce il tentativo di confondere totalmente lo stato francese con l'identità privata di Luigi di Borbone (Luigi XIV). Inoltre, sotto il suo governo si ebbe uno sviluppo scientifico: venne fondata a Parigi, nel 1666, l'Accademia reale delle Scienze che raccolse i migliori matematici, astronomi e medici. Per la prima volta così scienza e tecnologia coesistevano in quanto colonne portanti dello Stato moderno. Luigi XIV comprese ciò tanto da elevare a suo braccio destro un ministro delle Finanze e della Marina, ossia Jean-Baptiste Colbert che avrebbe finito per dare nome a un'intera politica economia: il COLBERTISMO. Colbert dovette affrontare una situazione piuttosto grave: porti in decadenza, navi vecchie, assenza di disciplina e non solo; per questo motivo il fenomeno sopracitato si proponeva di aumentare la disponibilità di moneta, di stimolare la produzione, di proteggere i propri prodotti, di migliorare le infrastrutture, di incentivare la nascita dell'industria tessile, di quella metallurgica e di quella delle armi. La sua azione migliorò il bilancio dello Stato francese. Tuttavia la politica di Luigi XIV, seppure condizionata profondamente dal colbertismo, ha subito le conseguenze delle lunghe guerre del re. Prima fra tutte citiamo la guerra di devoluzione, combattuta nel 1667- 1668 che oppose i Borboni agli Asburgo e vive organizzazioni in coalizioni antifrancesi e si concluse con il Re Sole che riusci a sottrarre alla Spagna la Franca Contea. La seconda guerra di Luigi XIV è quella dei “Nove anni»>, durata dal 1688 al 1697. In questa Luigi XIV avrebbe voluto conquistare delle terre germaniche ma fini per coalizzare contro di lui ancora più Stati. La guerra si concluse con un nulla di fatto, confermato dalla pace firmata a Riswik tra il regno di Francia e gli Stati che avevano partecipato alla <<Grande alleanza› antifrancese. 12 CAPITOLO: SCIENZA, CULTURA E POLITICA NEL 600 Scienza della politica, scienza dello Stato L’affermazione della sovranità del Principe, durante il 500, è in diretta relazione con lo sviluppo di una nuova politica: lo stato moderno, tendenzialmente assolutista. Dalla metà del 500 alla metà del 600, la scienza politica, creata da Machiavelli, diventa scienza dello Stato.  All’origine di questo percorso troviamo Jean Bodin, che scrive l’opera Six livres de la Republique, nel 1575. Qui la res publica è lo stato: al fine di avere pacificazione religiosa, sociale e politica (=unità della nazione) la sovranità deve risiedere in un solo principe e deve essere indivisibile, perpetua, ereditaria e suprema (cioè indipendente dai poteri condizionanti, come quello del papa, dell’imperatore, dei Parlamenti, ecc.).  Con Giovanni Botero la riflessione sullo stato diventa Ragion di Stato, ovvero l’individuazione di tutti i modi e i mezzi per conservare al meglio il potere politico. La sua opera “della ragion di stato” ebbe un enorme successo in tutta Europa. L’assolutismo si fonda sull’identificazione degli interessi del principe con quelli dello stato.  Ma il 600 è anche il secolo in cui si scopre l’individuo, il diritto naturale o giusnaturalismo e la società. Una prima riflessione in merito è offerta in un’opera di Ugo Grozio. Il giusnaturalismo si presenta così come teoria filosofica, giuridica e politica basata sul presupposto di un diritto naturale sulla cui struttura devono esemplarsi i vari diritti positivi. Da queste basi parte anche l’elaborazione teorica di Hobbes.  Se la teoria del diritto naturale (giusnaturalismo) si fonda sull’inclinazione dell’individuo al rapporto sociale e al vivere in comunità con gli altri uomini, Hobbes afferma lo Stato di natura, in cui gli uomini sono egoisti e sono in guerra gli uni contro gli altri. Così, egli finisce per affermare la necessità di passare dallo Stato di natura allo Stato civile: questo si regge sul doppio contratto che associa tra loro gli individui e che unisce gli associati al potere supremo. Hobbes costruisce la sua teoria della sovranità della propria nazione e perché nel 1711 avvenne l’intronizzazione al trono asburgico del nuovo re Carlo VI. A questo punto, in chiave europea iniziava a divenire pericolosa l’ascesa dell’Austria. Questo lungo conflitto si concluse con i trattati di Utrecht e di Rastatt che ribadirono il compromesso iniziale: il nipote Filippo d'Angiò sul trono a patto che non avesse mai provato a riunire la corona francese con quella spagnola. Fu presto riconosciuto come Filippo V: sposò un'italiana Elisabetta e da questo matrimonio nasce Carlo di Borbone (Carlo III) che diventa a sua volta re del Regno di Napoli dopo la guerra di successione polacca e ora quindi questo Regno ha una sua autonomia e un suo trono. Dopo la morte di Filippo V, Carlo III andò in Spagna e prende il posto del padre ma alla sua morte a sua volta il regno passò nelle mani del figlio Ferdinando IV di Borbone che amava la caccia e non era interessato per niente alla politica. Non è un caso che sposando una principessa austriaca, Maria Carolina (sorella di Maria Antonietta che è era stata decapitata in Francia) il nuovo re fu aiutato dalla moglie che trasse vantaggio con più ministri e usufruendo del regno di Napoli per dare uno sviluppo a suo paese. Da questi trattati emergeva la nuova tendenza a mantenere gli equilibri tramite l’azione dei cosiddetti Stati- cuscinetto: il Belgio tra Francia e Olanda e il ducato sabaudo tra Francia e Austria. Gli Stati dell’Europa nord-orientale Nello scenario balcanico, grazie alla conquista della Serbia, l’Austria aveva consolidato il proprio potere. Invece, nella zona baltica Polonia e Danimarca erano deboli e, mentre la Svezia conservava ancora un ruolo importante, la Russia preparava la propria ascesa almeno in quell’area. In Russia, con l’ascesa al trono di Pietro I (1682-1725), nasceva l’ultima forma di assolutismo europeo. A questi fu destinato l’appellativo Il Grande perché fu un governante capacissimo, che seppe porre le condizioni necessarie al progresso economico-industriale e all’ascesa politico- militare del proprio paese. Tuttavia, egli accentuò il carattere assolutistico della monarchia russa: mantenne la servitù della gleba, represse duramente le rivolte, rese obbligatorio il servizio militare, elaborò un rigido sistema di leggi, definì il proprio potere con l’espressione monarchia illimitata. In politica estera, Pietro si prefiggeva come obiettivi la sicurezza dei confini nazionali e l’egemonia nel Baltico. Proprio ai fini di quest’ultimo scopo, nel 1715 spostò la capitale della Russia a San Pietroburgo. Nel 1721, la pace di Nystadt chiudeva la seconda guerra del Nord (combattuta da Polonia, Danimarca e Russia contro la Svezia): la Svezia perdeva il ruolo di grande potenza egemone sul Baltico a favore della Russia. La Prussia Questa potenza emerse durante la guerra di successione spagnola. Oltre allo sviluppo industriale ed economico, da sottolineare che sotto Federico Guglielmo I (1713-1740) l’esercito fu altamente specializzato, ben organizzato, molte risorse economiche furono investite nella sua preparazione e dotazione, mentre i soldati servivano fedelmente la stessa causa al di là della proprie origini: è l’esercito definito universale caserma prussiana. Tuttavia, non si poteva definire un paese modernizzato poiché la nobiltà era la classe nettamente predominante, manteneva in schiavitù una consistente fetta di popolazione e monopolizzava i posti- chiave dello Stato, rendendo impossibile l’approvazione di qualsiasi riforma che fosse contraria ai suoi interessi. INGHILTERRA, FRANCIA, SPAGNA: l’Europa occidentale verso nuove gerarchie Nella prima metà del 700, i 3 Stati erano accomunati da:  interne contese di successione dinastica;  dall’attività bellica;  dalla difficile congiuntura finanziaria internazionale. Tuttavia, questi andavano maturando identità storiche diverse: l’Inghilterra gettava le basi per la propria potenza commerciale, economica e sociale (la sua monarchia parlamentare fondata sui partiti la rendeva unica in Europa), che avrebbe esercitato per tutto il 700; la Francia vedeva ridimensionato il proprio ruolo di potenza egemone in Europa; la Spagna di Filippo V (1700-1746), dopo la perdita dei domini europei, doveva risolvere i problemi relativi alla formazione della sua identità nazionale.  L’Inghilterra 1714-1727: la corona viene attribuita a Giorgio I di Hannover, discendente di Giacomo I Stuart per parte di madre.  Il primo ventennio del 1700 è il periodo in cui in Inghilterra avviene l’accumulazione originaria di capitale, che sarà fondamentale per mantenere nel tempo il benessere del paese: i rapporti economico-commerciali con le colonie sono fruttiferi, viene creata la Banca d’Inghilterra, continua il progresso industriale, la popolazione si sposta dalle campagne verso la città, la struttura politica fondata sui partiti si può definire moderna.  Qualche compilazione proveniva dalla spartizione delle competenze in politica interna ed estera, con le 2 sfere che si connettono strettamente: da un lato, la dialettica dei 2 partiti (che dovevano occuparsi di interno ed economia) finiva per condizionare la monarchia nelle sue scelte in politica estera; dall’altro lato, l’attività internazionale della monarchia condizionava il Parlamento. In ogni caso, dominio e consenso trovavano nell’istituzione monarchica il loro punto di equilibrio. Un’importante figura politica fu Walpole, leader dei progressisti, che governò dal 1721 sia sotto Giorgio I che sotto Giorgio II di Hannover (1727), con una politica estera che si evolse dal pacifismo e mero controllo dell’equilibrio internazionale alla scelta di dichiarare guerra alla Spagna e partecipare alla guerra di successione austriaca (su pressione dei tories).  La Francia Se nel finire del 600 la Francia si ergeva a prima potenza europea, durante la guerra di successione spagnola comincia a pagare il prezzo della politica di Luigi XIV. Inoltre, il Re Sole, nell’ultima fase del suo regno, aveva inasprito il fiscalismo e accentuato il carattere assolutistico del proprio potere.  1715: muore Luigi XIV e riprendono vigorosamente i contrasti politico-sociali, dovuti anche alla diffusione di linee di pensiero antiassolutiste.  1715-1723: Luigi XV (1715-1774) è ancora minorenne e, durante la reggenza di Filippo d’Orleans (nipote del Re Sole), la nobiltà riconquista il potere e il Parlamento la facoltà di bloccare le decisioni del re.  1716: il banchiere scozzese Law istituisce la Banca nazionale di Francia ma alcune sue scelte portano al tracollo finanziario. Subentrato a questi il cardinal Fleury, l’applicazione di una rigorosa politica di bilancio, l’intensificazione del commercio e una politica non spiccatamente bellicista (sebbene partecipi alle guerre di successione), portano alla Francia ad una relativa ripresa economica.  La Spagna Il fatto che la Spagna di Filippo V dovesse riconvertirsi da impero a nazione non significa che questa sposò una linea totalmente pacifista. Anzi, alla Spagna bruciava ancora la perdita dei domini italiani e nel 1718 truppe spagnole invasero la Sicilia. Tuttavia, la quadruplice alleanza (Inghilterra, Olanda, Francia e Austria) costrinse la Spagna al ritiro. Per quanto concerne la politica interna, la Spagna adottò una linea riformista, delle misure protezionistiche e praticò uno snellimento dell’apparato burocratico. Nell'età dell'assolutismo i conflitti spinsero alla creazione di eserciti sempre più imponenti per la cui formazione si fece ricorso a forme più o meno evolute di coscrizione obbligatoria. Fu dunque l'età degli eserciti permanenti come ci riferisce il professore di storia moderna Piero del Negro in un suo estratto. Nel dettaglio, del Negro ha posto la sua attenzione sulla diffusione di questi eserciti permanenti che ha visto protagoniste le grandi monarchie dell'epoca e sulla limitazione degli effetti negativi dei conflitti grazie a questi eserciti e all'affermazione di un codice comportamentale bellico. Un altro storico, Paolo Malanima, ci riferisce dell'influenza che ha avuto l'arrivo della polvere da sparo tanto da definire questo periodo come "rivoluzione militare". Lo storico Carlo Maria Cipolla ha dedicato alcuni saggi, raccolti nel volume Contro un nemico invisibile, in cui viene sottolineata l'importanza storica delle esperienze sviluppate nell'Italia settentrionale tra il XIV e il XVI secolo. Cipolla sottolinea come mancassero le conoscenze sui microbi e sui meccanismi di contagio: si lottava contro un nemico invisibile basandosi sull'osservazione empirica. Da qui l'esigenza di separare i sani dai malati, di bruciare vestiti e altri oggetti, del bisogno di quarantena e di una maggiore attenzione all'igiene pubblica. LA GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA (1733-1738): Alla morte di Augusto II di Sassonia il trono della Polonia rimase vacante. A questo punto, i Borboni di Francia e gli Asburgo d'Austria si pronunciarono per due candidati diversi. Il re di Francia, Luigi XV, sostenne i diritti di suo suocero ossia il principe polacco Stanislao Leszcynki; l'imperatore d'Austria, Carlo VI, appoggiò il principe tedesco Augusto di Sassonia. Seguirono cinque anni di guerra combattuta in terra germanica e in terra italiana oltre che in terra polacca, ma nel 1734 Stanislao fu costretto a scappare in quanto assediato dall'esercito russo. Il conflitto proseguì fino a quando la corona spagnola si era decisa a riconquistare il regno di Napoli e così venne firmata la pace di Vienna nel 1738 che segnò la sconfitta francese e determinò cambiamenti importanti anche in Italia, con il passaggio del Mezzogiorno ai Borboni e della Toscana agli Asburgo con l'ampliamento del Regno di Sardegna, nato nel 1720. LA GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA (1740-1748): Due anni dopo il trattato di Vienna, nel 1740 la morte dell'imperatore d'Austria, Carlo VI d'Asburgo, scatenò nuovamente gli appetiti dei vari sovrani d'Europa. La Francia, la Spagna e la Prussia contestarono alla figlia di Carlo VI, Maria Teresa, il diritto di salire sul trono; mentre Olanda, Inghilterra e il regno di Sardegna assunsero le sue difese. Bisogna ricordare che il padre, Carlo VI, aveva reso pubblica prima di morire la «‹PRAMMATICA SANZIONE >> che contemplava la possibilità di dare il trono alla sua figlia femmina. A contestare di più questo trono fu la Prussia dove regnava l'assolutismo illuminato con Federico II "Il Grande" (la cui presenza, riprendendo le parole del professore Vinicio d'Intino, fu una figura di transizione, continuatore della politica assolutistica dei suoi predecessori, egli concesse una certa liberà di stampa, fece abolire la tortura, promosse la tolleranza, rese obbligatoria l'istruzione elementare). Dunque la Prussia aveva occupato la Slesia (un dominio asburgico situato tra la Boemia e la Polonia e conosciuto per l'abbondanza di risorse naturali) e aveva dato luogo ad un'alleanza tra la corona e la nobiltà (nascono le figure degli Junker, esponenti dell'aristocrazia prussiana). Solo nel 1748 venne firmata la pace di Aquisgrana che riconobbe Maria Teresa d'Austria come imperatrice. In conclusione, il periodo di conflitti dinastici si concluse con il riconoscimento di un sostanziale equilibrio politico ed ebbe conseguenze meno gravi per le popolazioni civili. 14 CAPITOLO: ILLUMINISMO E SECOLO DEI LUMI Cos’è l’Illuminismo? L’Illuminismo è un movimento socio-culturale di vastissime proporzioni che investì l’Europa dalla fine del 600 alla rivoluzione francese. Si tratta di un movimento generale con centro di irradiamento la Francia (in particolare Parigi) e con una certa diversificazione socio-territoriale (l’Inghilterra ebbe vivacità intellettuale e non moto illuminista; l’Italia, l’Austria, e la Spagna in parte; in Russia un debole afflato). Il secolo dei Lumi vide l’uso spregiudicato della ragione in tutti i campi, la fiducia nella possibilità che la ragione potesse migliorare la condizione spirituale e materiale dell’essere umano. All’interno di tale periodo storico si distinguono 4 fasi: Fase pre-illuminista (fine 600-1730): 1730-1750: pubblicazione dell’Enciclopedia (una trentina di volumi), la più importante iniziativa editoriale degli illuministi, diretta da Diderot e a cui parteciparono Montesquieu, Rousseau, Quesnay. Essi erano convinti che, per fare presa nella popolazione, non fosse tanto utile un’opera di dura polemica morale e religiosa, quanto un’opera in cui la cultura tecnica si collegasse alle nuove idee illuministiche.; 1750-1770: economia al primo posto e governo illuminato di alcuni sovrani assolutisti; 1770-riv.francese: crisi dell’antico regime, ansia di un mondo nuovo, aspirazione alla libertà e all’uguaglianza. I nuclei concettuali illuministi sono 3:  libertà di pensiero e tolleranza religiosa , convinti che questi 2 aspetti incidessero positivamente anche sull’economia e il benessere (un esempio era l’Olanda, mentre punto di riferimento in ambito religioso fu Spinoza). La libertà di teorizzazione portò all’affermazione del deismo (nega la validità della rivelazione di Dio ma afferma che esiste come garante dell’ordine naturale dell’universo - Voltaire) e dell’ateismo (che proclamava il carattere irrazionale di tutti i culti, negando l’esistenza di Dio – Diderot);  opposizione a qualsiasi metafisica ed affermazione del metodo sperimentale empirista, della rigorosa applicazione filologico-critica. Vien da sé che la cultura illuminista sia una cultura prammatica;  era necessario sapere per trasformare la realtà e porre la ragione al servizio della pubblica felicità. interessa alla religione più che alla scienza: l'Illuminismo fu un movimento che coinvolse le classi colte, gli aristocratici e i borghesi, ma presto anche la gente comune fini per restare influenzata dalle nuove idee. Secondo lo storico Tzvetan Todorov, per comprendere questo fenomeno bisogna rifarsi agli interessi degli illuministi e al loro bisogno di comunicare. Infatti, la filosofia illuministica era una filosofia della comunicazione attraverso la conversazione che spesso avveniva nei salotti aristocratici ai quali spesso partecipavano anche le donne. Fondamentale allora fu il ruolo delle donne che se non indossarono le armi per combattere ebbero tuttavia per la prima volta un ruolo molto attivo e fecero sentire la propria voce anche a livello politico, come ci dicono gli storici americani Oscar e Lilian Handlin. La posizione di quest'ultime fu protestata dal filosofo ginevrino Jean-Jacques Rousseau, infatti per quanto illuminati gli uomini del Settecento non avevano la minima intenzione di riconoscere alle donne una condizione di parità intellettuale. La studiosa italiana Elena Brambilla invece esamina le diverse posizioni dei dotti del Settecento su questo argomento ritenendo fondamentale il tema dell'educazione delle donne. Oltre ai salotti aristocratici, si svilupparono anche le accademie scientifiche tra cui l'Accademia dei Lincei (di cui faceva parte anche Galilei) e l'Accademia dei Pugni. Presso queste spesso venivano banditi dei concorsi a tema che spesso davano fama ad un autore come per esempio allo stesso Rousseau che vinse un concorso sulle scienze e sulle arti. Dunque, Illuminismo rappresento il culmine di un processo secolare (iniziato ne Medioevo) sottraendo agli uomini della Chiesa il monopolio della cultura e affermando la figura dell'intellettuale i cui valori sono fondati sull'intelligenza, sulla raffinatezza e sulla profondità della conoscenza. L'uomo intellettuale per eccellenza è Voltaire: egli studiò poesia, storia, filosofia, politica, economia, matematica e fisica e si impegno per un nuovo potere, ossia quello dell'opinione pubblica, il cui esercito era rappresentato dai suoi lettori. La circolazione delle idee a questi giungeva, oltre che attraverso i libri, anche grazie alle gazzette (pubblicazioni periodiche circa novità letterarie e scientifiche) e ai libelli (di carattere polemico). Durante l'illuminismo i filosofi parlavano la medesima lingua: sia perché quasi tutti conoscevano il francese sia perché tutti adottavano quello straordinario linguaggio comune che era il metodo scientifico. Loro, beneficiando del miglioramento delle comunicazioni, cominciarono a viaggiare molto più velocemente e a basso prezzo maturando un'idea di cittadinanza cultura che trascendeva i confini degli Stati territoriali. E' questo il caso di Louis-Charles Fougéret de Monbron, autore de II Cosmopolita ("Il cittadino del mondo") che meglio definisce l'idea di COSMOPOLITISMO. Lo storico svizzero Ulrich Im Hof mette in luce i caratteri principali del cosmopolitismo e lo definisce come << la tendenza a considerare se stessi e gli altri uomini come cittadini di un'unica patria, il mondo»>, Fu l'età del DISPOTISMO ILLUMINATO cosi chiamato perché le monarchie restarono assolute (tranne quella britannica) ma vollero governare al lume della ragione attraverso una riforma della pubblica amministrazione, anzitutto quella fiscale provvedendo a realizzare catasti fondiari (rilevazioni sistematiche delle proprietà immobiliari soggette a tassazioni). Ci furono interventi anche nell'igiene pubblica: grazie agli scienziati illuminati i governi riconobbero i vantaggi di una prevenzione sanitaria (per esempio in Francia nel 1778 nacque la Società di Medicina con compiti simili a quelli di un ministero della Salute dei nostri giorni). Vennero presi provvedimenti anche sulle misure anti-inquinamento e fu data importanza all'istruzione (in Prussia, Federico II il Grande, permise che l'istruzione elementare diventasse obbligatoria implicando l'idea che l'educazione non è un privilegio di pochi, bensi è un diritto di tutti). Le riforme interessarono anche l'italia (in particolare il ducato di Milano e il granducato di Toscana) dove Pietro Leopoldo con il ««codice leopoldino»> sanci dei principi fondamentali della giustizia moderna; Pietro Verri che scrisse opere di storia, di economia e di politica; Cesare Beccaria che scrisse Dei delitti e delle pene (un trattato che divenne un bestseller europeo che suscitò consensi e dissensi tra i filosofi e i governanti. Lo scopo era quello di cercare un'alleanza tra i Lumi e i sovrani e di lavorare su una riforma della società attraverso un garantismo giuridico e un miglioramento ai sistemi giudiziari che permisero di lottare contro le ingiustizie della società quali l'ipocrisia e la corruzione per porre con forza i concetti di sicurezza e ‹‹felicità>> intesa come miglioramento della vita). Fuori d'Italia, la situazione era differente: basti pensare alla Russia di Caterina II che dovette combattere una rivolta di contadini mediante un'alleanza che lasciò incompiuti i progetti di riforma. 15 CAPITOLO: ‘700 RIFORMATORE Stato e amministrazione: le riforme dell’assolutismo illuminato È bene distinguere l’assolutismo dal dispotismo: monarchia assoluta era il regime del sovrano che governava per diritto divino attraverso la legge; monarchia dispotica era il regime in cui i sudditi erano trattati come schiavi e il monarca governava oltre la legge. L’età dell’assolutismo illuminato prevedeva che il sovrano rispondesse solo a Dio per la sua condotta ma che si impegnasse in una serie di riforme volte al consolidamento interno e internazionale del proprio Stato e che fossero consone al processo di formazione dello Stato moderno. Tuttavia, non era certo facile raggiungere un equilibrio tra assolutismo e illuminismo. Diversi furono in campi investiti dall’azione riformatrice dei monarchi illuminati:  L’amministrazione del potere. Le strutture amministrative furono ammodernate perché si sentiva l’esigenza di un coordinamento tra il centro e la periferia. Inoltre, da sottolineare che il 700 fu il secolo della scienza camerale, cioè della scienza dell’amministrazione pubblica, la quale stabiliva i principi che dovevano regolare l’attività dei nuovi burocrati: primato del governo monarchico, felicità dello Stato come fine della politica, utilizzo delle risorse statali per garantire la sicurezza dello Stato.  Le riforme fiscali. Queste tesero a fornire allo Stato più attendibili strumenti di valutazione della ricchezza mobiliare e strumenti che colpissero i sudditi in modo più equo. Furono adottati i catasti.  La giustizia. Questa era amministrata da una molteplicità di giurisdizioni. Gli illuministi combattevano per una giustizia più equa ma le giurisdizioni privilegiate (soprattutto quella feudale) non furono abolite. Assolutismo illuminato in Prussia e Austria  Durante la seconda metà del 700, la Prussia di Federico II consolidava il proprio ruolo di grande potenza. Tale consolidamento fu favorito dalla situazione della politica internazionale. Inoltre, fu prestata molta attenzione al potenziamento dell’esercito. Tuttavia, segni di arretratezza erano il fatto che le imposte dei contadini fossero riscosse direttamente dagli junker (esponenti dell’aristocrazia prussiana).  L’Austria aveva conseguito successi militari e godeva di grande considerazione internazionale ai fini dell’equilibrio europeo. Tuttavia, le fu sottratta dalla Prussia la ricca regione mineraria e industriale della Slesia. L’Austria di Maria Teresa e, poi, del figlio Giuseppe II fu segnata da una serie di felici riforme: modernizzazione dell’apparato di governo, abbandono del cattolicesimo bigotto, laicizzazione della cultura, professionalizzazione della burocrazia, abolizione della servitù della gleba. Tale disinvoltura riformatrice fu dovuta all’assenza di una forte nobiltà territoriale. La RUSSIA di Caterina II Pietro il Grande fu l’artefice della potenza russa e le aveva fatto assumere il ruolo di grande potenza sia in Europa che in Asia. Nonostante ciò, la Russia restava un paese arretrato. A metà 700, oltre il 90% della proprietà era feudale, solo il 10% era mezzadrile o libera, ma sempre in subordinazione al signore feudale. Morto Pietro I, la nobiltà di corte condizionò gli zar successivi con personalità deboli, come Pietro III. Proprio la moglie di quest’ultimo, Caterina, si impadronì del potere mediante un colpo di stato, nel 1762, e fece poi assassinare il marito. Caterina II promosse una certa vitalità culturale e una certa apertura alle idee illuministe. Le sue preoccupazioni fondamentali furono: il consolidamento della potenza internazionale della Russia e l’ordine sociale interno. Il primo obiettivo fu realizzato con l’annessione della Crimea. Dopo una lunga guerra, la Crimea fu annessa, nel 1783, alla Russia e sul litorale furono fondate Odessa e Sebastopoli. Le conseguenze sull’agricoltura furono molto rilevanti: vaste arre di steppa ucraina furono colonizzate e messe a coltura, realizzando la più vasta impresa di dissodamento nella storia dell’agricoltura feudale. Tuttavia alla fine del regno di Caterina II la Russia era ancora uno stato feudale. La SPAGNA L’età dei Lumi in Spagna rappresenta un’epoca di ripresa incompleta. Il ridimensionamento della potenza favorì il recupero demografico: il ritmo minore di crescita delle esigenze fiscali e militari dello stato consentì di conservare risorse per lo sviluppo delle manifatture e del commercio ma la crescita della popolazione e della produzione agraria furono limitate alle aree rurali, ciò causò il processo di differenziazione regionale. Sia in Spagna, che in Portogallo, la chiesa di Roma aveva un’enorme potenza che esprimeva mediante privilegi, esenzioni fiscali del clero, la manomorta ecclesiastica (=diritto di proprietà perpetuo e privilegiato connesso ai beni ecclesiastici inalienabili ed esenti da imposte). L’iniziativa riformatrice di Carlo III di Borbone si svolse in un contesto difficile. Egli limitò le immunità ecclesiastiche ed i poteri dell’inquisizione; poi, nel 1767 espulse i Gesuiti dal regno. La pressione di Carlo costrinse papa Clemente XIV a decretare, nel 1773, lo scioglimento della Compagnia di Gesù. L’assolutismo dell’imperatore si dispiegò poi nella ristrutturazione amministrativa, mediante la liberalizzazione dell’artigianato e del commercio, la promozione di accademie e società economiche ed il rinnovamento della cultura. PORTOGALLO I sovrani del Portogallo, Giovanni V e Giuseppe I, furono personalità molto modeste. I mutamenti più significativi si ebbero nella seconda metà del 700 e furono ad opera del ministro, il marchese di Pombal. I suoi principali provvedimenti furono: l’espulsione dei gesuiti; la repressione violenta dei nobili ribelli al processo di centralizzazione statale; la creazione di compagnie privilegiate per lo sfruttamento delle colonie; la ricostruzione di Lisbona dopo il terremoto del 1755. Dopo la metà del 600, la capitale passò da 150.000 abitanti ai 250.000. ITALIA L’azione riformatrice dei sovrani illuminati fu particolarmente incisiva in 3 Stati italiani (a Napoli più scritto che agito; a Firenze più agito che scritto; a Milano scritto e agito):  Il REGNO DI NAPOLI, governato dai Borbone. Nonostante la dipendenza dai mercati internazionali e la situazione economica poco rosea, l’assolutismo illuminato di Carlo di Borbone (poi divenuto Carlo III, re di Spagna) rappresentò uno dei momenti di maggiore volontà di rinnovamento (organizzazione del settore fiscale, limitazione delle giurisdizioni feudali, espulsione dei gesuiti, riforme amministrazione centrale mediante la costituzione di dicasteri (“ ministeri ”) e di spiccata vivacità artistico-culturale (Giambattista Vico e apertura del teatro San Carlo).  La LOMBARDIA, appartenente all’Austria. Furono attuate le riforme approvate in Austria grazie ai figli di Maria Teresa quali Giuseppe e Pietro Leopoldo.  La TOSCANA DEI LORENA. Qui, furono approvate due riforme importantissime: la riforma dell’allivellazione concedeva ai mezzadri i terreni di proprietà dello Stato dietro corresponsione annua di un canone fisso; il nuovo codice penale (1786), che aboliva la pena di morte, la tortura, il delitto di lesa maestà, la confisca dei beni del condannato. GUERRA DEI 7 ANNI La pace di Aquisgrana (1748) non aveva eliminato i motivi di tensione fra le potenze d’Europa. Nel gennaio 1756 scoppiò la guerra dei 7 anni che ridefinì gli equilibri e i rapporti di forza del mondo che venne fuori, coinvolse tutte le potenze del continente europeo che si sfidarono su cinque continenti e, per questo, l'ex ministro inglese, Winston Churchill, ha definito questo conflitto "come la prima vera guerra mondiale della nostra storia". Quella dei Sette anni fu una guerra molto dura e costosa: vide la Gran Bretagna stringere un accordo con la Prussia e la Francia firmò un'intesa con l'Austria. I soldati di Federico II si trovarono a combattere contro quasi l'intera Europa, ma nonostante ciò Federico il Grande ebbe la meglio e la Prussia si impose definitivamente come un pezzo forte del continente. Lo storico Alessandro Barbero dice che Federico II, re di Prussia, aveva vissuto questa guerra come una delle più dure in cui si è cimentato e che accolse proprio qui una delle sue più importanti vittorie, ma anche le più catastrofiche sconfitte. Dall'altra parte, anche l'Inghilterra ebbe la meglio e le sue colonie erano ormai divenute tredici sviluppandosi sia economicamente sia demograficamente. Con la pace di Parigi del 1763 la Francia veniva estromessa dal Nord America e veniva costretta a riconoscere l’espansione inglese in India. Spartizione della POLONIA In precedenza, per via dell’esistenza di una monarchia elettiva, in Polonia si erano succeduti una serie di protettorati ma non si era mai messa in discussione l’integrità territoriale polacca. Invece, nella seconda metà del 700, questa diventa oggetto delle mire di Russia, Austria e Prussia. Nel 1772, tali potenze procedettero alla prima spartizione della Polonia, dopo aver schiacciato la ribellione dell’aristocrazia polacca e aver giustificato il loro intervento con l’esigenza di mettere ordine nella perversa Repubblica polacca. Nel 1793 avvenne la perpetrata la seconda spartizione e nel 1795 la terza spartizione, la quale segnava la quasi definitiva scomparsa territoriale della Polonia (perdeva territori bielorussi, ucraini e baltici). La repubblica nobiliare polacca finì per essere abbattuta per via delle mire espansionistiche delle potenze vicine e per via dell’assenza di un solido potere centrale. 16 CAPITOLO: L’ESPANSIONE COLONIALE, IL MONDO OLTRE EUROPA 17 CAPITOLO: LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE Una vera rivoluzione La rivoluzione industriale, insieme alla riv. americana e a quella francese, è uno dei 3 eventi da cui si è originato il mondo contemporaneo. Tra 1750 e 1850, l’Inghilterra e, a seguire, il resto del mondo occidentale andarono incontro ad una serie di trasformazioni in campo economico-sociale. Un imputo decisivo alla grande trasformazione fu dato dalle rilevanti innovazioni tecnologiche:  Affermazione delle macchine al posto delle forze umane;  Invenzione di macchine che fossero in grado di produrre artificialmente energia (macchine a vapore)  Abbondanza di materie prime, soprattutto sostanze minerali, che sostituirono quelle animali e vegetali. Aspetti positivi: -Aumento della produttività e del reddito individuale; -Maggiore equilibrio nel rapporto popolazione-risorse; -Trasformazione del volto delle città europee; -Investimento nella ricerca tecnologica e nel miglioramento dei cicli produttivi. Aspetti negativi -Sfruttamento del lavoro di donne e bambini; -Sfruttamento coloniale da parte delle grandi potenze; -Ampliamento della forbice economica tra paesi più e meno ricchi. Come ogni rivoluzione, la riv. industriale non cancellò il passato: solo a fine 800 si poté riconoscere, in tutta Europa, la produzione manifatturiera soppiantata dalla struttura della fabbrica. L’Europa prima della rivoluzione industriale L’Europa pre-industriale era contrassegnata da un’economia a matrice soprattutto agricola. A tale attività si aggiungeva quella mercantile, la produzione manifatturiera (rurale a domicilio o centralizzata nelle aziende), artigianato locale.  Olanda: agricoltura specializzata e sapienza nella collocazione all’interno del mercato internazionale furono le basi su cui si poggiò la modernizzazione di fine 800.  Francia: il rapporto popolazione superficie coltivabile era alquanto differenziato. I nuclei industriale sorgeranno intorno a Parigi, nell’Alsazia e nella Lorena.  Europa mediterranea: le basi per uno sviluppo industriale erano quasi assente. Soprattutto nell’Italia meridionale, il regime delle terre e l’assenza di iniziative imprenditoriali provocarono la stagnazione agricola e il mancato decollo industriale.  Inghilterra Tanti furono i motivi che portarono l’Inghilterra a svolgere un ruolo guida nell’ambito dei processi della rivoluzione industriale.  La situazione economica del comparto agricolo. La sua solidità fu fondamentale per l’accumulamento dei capitali utilizzati per il decollo industriale. Le terre erano recintate, sottoposte a rotazione, la loro produttività era accresciuta dall’introduzione di macchine, dall’investimento di capitali e dalle spiccate capacità di commercializzazione dei prodotti agricoli.  Bassi costi di produzione e distribuzione per via dell’assenza di dazi doganali e di tipo feudale;  Ottimo sistema di infrastrutture (strade, ponti e canalizzazioni);  Espansione del mercato interno dei manufatti grazie ad un avanzato processo di urbanizzazione;  Disponibilità di materie prime ( carbone, rame, stagno, ferro);  Forza della domanda . Infatti, il tenore di vita e il potere d’acquisto degli inglesi era più alto rispetto al resto d’Europa. Il settore in cui si poté cominciare a parlare di rivoluzione fu quello del cotone: Nell’ambito della produzione cotoniera furono introdotte nuove macchine per la filatura. In seguito, anche l’industria siderurgica ebbe notevoli impulsi produttivi (nuovi sistemi di fusione del ferro e trattazione della guisa). A dare un input deciso alla riv. industriale furono lo sfruttamento del carbon fossile e l’invenzione di un nuovo convertitore di energia alimentato a carbon fossile, la macchina a vapore di Watt. Il sistema della fabbrica Allo stadio maturo, la riv. industriale significò distinzione fra proprietari dei mezzi di produzione e produttori diretti; distinzione fra imprenditori e salariati; concentrazione dei salariati in unico luogo di lavoro, la FABBRICA. Tra il 1780 e il 1830, il corpo sociale dei salariati maturò una coscienza di classe e un’identità di interessi: dapprima sorsero leghe di lavoratori radicali, poi il movimento luddista quindi si sviluppò il cosiddetto socialismo utopistico. I luddisti si ponevano come obiettivo il raggiungimento di condizioni lavorative più dignitose, la riduzione della giornata lavorativa, aumento dei salari e la distruzione delle macchine, colpevoli di aver provocato l’eliminazione del carattere artistico del lavoro. Ma non fu solo questo il cambiamento riscontratasi nell'Inghilterra tra il Settecento e l'Ottocento, bensì ci fu un'innovazione intellettuale e culturale che permise alla borghesia di assumere i caratteri di imprenditoria: i borghesi divennero imprenditori. Come dice Marx: "Se la storia si muove è perché la struttura della società è una struttura economica". II lavoro in fabbrica rappresentò qualcosa di drammatico per quantità e per qualità in quanto gli operai non riuscivano a tutelare i loro diritti e lavoravano tante ore al giorno (anche sedici ore al giorno) e sperimentarono il dramma della solitudine (spesso gli uni non capivano gli altri per dialetti differenti). Il lavoro non interessò solo gli operai, ma anche le donne e i bambini. E' nei confronti di quest'ultimi che viene garantita una grande quantità di lavoro poiché alle donne e ai bambini si poteva tranquillamente dare un salario molto basso poiché rispettivamente appartenenti al genere femminile e a quello infantile. Al giorno d'oggi, in alcuni regioni di alcuni paesi (come l'Africa e l'Asia) il lavoro minorile è ancora in corso e non ci sono leggi a tutela dei bambini sfruttati dall'industrializzazione. La maggior parte degli operai riteneva la rivoluzione industriale (dunque le macchine industriali) come qualcosa di misterioso, doloroso, inquietante; ma come dice l'economista scozzese Adam Smith nel suo saggio celebre "La ricchezza delle nazioni" del 1776 gran parte di queste macchine furono in origine invenzioni di comuni operai e giovani che osservarono e compresero di poter facilitare e svolgere più rapidamente la loro attività. Nonostante ciò, l'industrializzazione ebbe un effetto traumatico sulla società ottocentesca in quanto alla borghesia del Settecento si sostituì il proletariato (una nuova classe sociale che creò le premesse per uno scontro tra il capitalismo e il socialismo). Durante l'Ottocento la rivoluzione industriale e il sistema capitalistico si diffusero anche al di fuori della Gran Bretagna, per esempio negli Stati Uniti d'America grazie alla società dinamica e aperta all'immigrazione. Ma sebbene in questo territorio si potevano riconoscere i segni della superpotenza del futuro c'era ancora una situazione da risolvere e riguardava la tratta degli schiavi. Questa fu abolita nel 1820, ma non limitò affatto il suo numero e anzi continuò a prosperare sull'economia agraria statunitense. A soffermarsi su ciò fu per primo lo scrittore ideologo e uomo politico Frederick Douglass che è l'esempio per una generazione di attivisti politici afroamericani dall'epoca della schiavitù fino a Barack Obama. Il primo presidente afroamericano ha individuato in Douglass un esempio da seguire nel contesto di tensioni razziali che inevitabilmente si sono inasprite sotto la ex presidenza di Donald Trump. Infatti con l'uccisione dell'afroamericano George Floyd lo scorso 25 maggio 2020 e con il movimento 'blacklivesmatter' si sono trasformati in realtà i rischi di cui aveva parlato Douglass che è stato definito, dall'attivista politica Angela Davis, come il leader per il movimento dei diritti civili. 18 CAPITOLO: LA RIVOLUZIONE AMERICANA LE COLONIE NORDAMERICANE: Il rapido aumento della popolazione nordamericana fu dovuto alla massiccia immigrazione di coloni provenienti dall'Inghilterra, dalla Germania e non solo. Coloni di tipo nuovo, in quanto diversi dal precedente poiché erano spinti da ragioni sociali e formavano una nazione costruita sulla diversità e non sull'unità: si può cosi dire che le colonie del Nord America nacquero come terre di democrazia. Ciò nonostante, gli schiavi neri deportati presso le colonie subivano un trattamento da ribrezzo. A rendere disponibile un numero alto di schiavi fu certamente la guerra che permise la presenta di mercanti di schiavi chiamati negrieri. Questi lasciavano l'Europa, poi dall'Africa ripartivano con navi piene di prigionieri e li vendevano in America ai proprietari delle piantagioni in cambio di prodotti tropicali (quali il caffè, il tabacco o lo zucchero) che avrebbero poi rivenduti in Europa con notevole profitto. "Gli uomini come merci" è dalla sintesi dello storico e filosofo francese del Novecento Michel Foucault che è possibile definire <<la grande reclusione>› il processo della nave negriera. E' in essa, infatti, che i neri erano costretti a stare in posizioni scomodissime. LA RIVOLUZIONE AMERICANA, LA GUERRA DI INDIPENDENZA E GLI STATI UNITI D'AMERICA: Quando il governo di Londra richiese agli abitanti delle colonie di pagare più tasse allora essi intervennero rifacendosi ad un principio affermato dai rivoluzionari del Seicento (‹no taxation without representation>>) secondo cui nessun cittadino poteva essere obbligato a pagare tasse se non fossero state approvate dai suoi rappresentanti in parlamento e dunque i coloni decisero di passare dalla difesa all'attacco organizzandosi politicamente e militarmente. Mentre all’interno delle camere basse maturava il principio nessuna tassa senza rappresentanza, il Parlamento inglese approvava lo Sugar act (che tassava lo zucchero e altri prodotti) e lo Stamp act (che impose il pagamento di un bollo per gli atti legali e i giornali). Si scatenarono le reazioni: si riunì a Filadelfia un Congresso nel settembre del 1774 che aveva il compito di riaffermare i loro diritti e poi misero in piedi delle milizie armate pronte ad affrontare i soldati inglesi. La rivolta delle colonie divenne così una rivoluzione, passata alla storia come RIVOLUZIONE AMERICANA (1773: Boston Tea party inaugura la fase dello scontro aperto fra le colonie e la madrepatria. Dopo l’approvazione del Tea act che tagliava fuori le colonie americane dalle esportazioni di tè). Lo storico statunitense Eric Foner presenta la lotta per l'indipendenza americana come una lotta per l'affermazione della libertà, quella libertà che finora sembrava essere appartenuta solo alla Gran Bretagna. Guidati da George Washington i coloni riuscirono a sconfiggere la madrepatria e a richiedere sotto la guida di Franklin e Jefferson (rispettivamente scienziato e avvocato) la firma di Dichiarazione d'Indipendenza il 4 luglio 1776. Questa Dichiarazione avrebbe sciolto qualsiasi legame fra le colonie e la corona britannica e avrebbe proclamato un principio di validità generale: tutti gli uomini sono uguali e tutti hanno gli stessi diritti, i governi devono impegnarsi ad assicurarli. Lo storico Guido dall'Olio in uno brano ricorda la Dichiarazione d'Indipendenza facendo leva sul diritto di libertà e di indipendenza per queste Colonie Unite e del dovere da parte del governo di assicurare i diritti. Proclamata l'Indipendenza restava ora da vincere la guerra ed è così che le truppe dei coloni, aiutate dai nemici dell'Inghilterra, riuscirono a vincere e nel 1783 fu definitivamente proclamata l'indipendenza delle tredici colonie, da ora in poi chiamate Stati Uniti d'America. Vinta la guerra, si diffuse il bisogno di redigere una costituzione (il cui testo si ispirava ai principi del The federalist di Hamilton) e di dividere i poteri. Il potere esecutivo venne affidato a un presidente eletto per quattro anni (il primo fu George Washington) mentre il potere legislativo fu dato a due camere, senato e Camera. I federalisti assegnarono dunque al governo centrale la responsabilità della politica estera e la gestione della politica fiscale, inoltre questo modello (federale)* definiva i rapporti tra Stato centrale e Stati membri, da qui l'esigenza di scegliere una capitale e questa venne chiamata Washington proprio dal nome del suo primo presidente, l'uomo che più di ogni altro incarnava l'ideale repubblicano e la lotta per l'indipendenza. La capitale riprendeva dei progetti urbanistici di stile neoclassico che esprimeva un netto legame con la tradizione romana, di cui si ammiravano la severità dei costumi e la liberà. Infine, fu riconosciuto il diritto di voto alla grande maggioranza dei cittadini maschi adulti: l'estensione del suffragio permise che il sistema politico americano potesse nascere come democratico, nonostante ancora non permetteva il voto alle donne e agli schiavi. *Federazione e confederazione. La federazione prevede la creazione di un livello statale superiore agli Stati contraenti e una rinuncia di questi ad una parte della propria sovranità; la confederazione non mette in discussione la sovranità degli Stati membri della stessa. Indiani (o Pellerossa). Questi si erano stabiliti in Nord America provenendo dall’Asia. Si trattava di popolazione che badavano all’autosostentamento tramite agricoltura e allevamento; usi e costumi differivano da una popolazione all’altra. La prima fase del rapporto tra indiani e inglesi fu pacifica. Tuttavia, nell’ambito degli scambi economici, gli inglesi minavano gli equilibri degli indigeni. La seconda fase dei rapporti, detta fase della frontiera americana, vide gli americani perpetrare un’azione di sterminio degli indigeni. Neri e schiavi. La pratica di schiavizzare neri fu soprattutto invalsa nella parte meridionale del Nord America, in cui l’attività economica prevalente era la monocoltura del tabacco. Non si è in grado di stabilire con la pubblica assistenza che prima non era stata inclusa nei compiti dello Stato francese. Da qui si sviluppa il concetto di fratellanza repubblicana (cittadini dello stesso Stato) che include a sua volta l'idea di laicità. LA RIVOLUZIONE DI HAITI-> Gli ideali rivoluzionari che infiammavano la Francia alimentarono l'insurrezione dei neri che abitavano l'isola di Hispaniola, nelle Antille. In particolare si svilupparono due rivoluzioni dal 1791 al 1805 che portarono a conclusioni circa l'ideale dell'uguaglianza dei diritti: il diritto alla vita (quale diritto inalienabile, come dice il filosofo inglese John Locke), il diritto alla libertà (quale diritto di fare tutto quello che le leggi permettono, come dice il filosofo francese Montesquieu) e il diritto al raggiungimento della felicità (quale diritto che deve essere procurato dal governo, come dice lo storico Guido dall'Olio). COMITATO DI SALUTE PUBBLICA/TERRORE/TERMIDORO-> La repubblica francese, in guerra contro l'Europa, aveva bisogno di denaro e non bastava strapparlo ai nobili e alla Chiesa. Occorreva il denaro, per esempio, per pagare gli spostamenti dei rivoluzionari o ancora per pagare un milione di soldati che dovevano combattere e vincere. A questo punto i deputati della Convenzione decisero di riorganizzare il governo rivoluzionario aumentando al massimo i poteri di una commissione parlamentare che chiamarono il Comitato di salute pubblica, guidato da Robespierre e composto da dodici membri tra cui Danton e Saint-Just. Esso aveva il compito di controllare il prezzo del grano e degli altri alimenti, fu poi istituito il Tribunale rivoluzionario che operava contro i controrivoluzionari processandoli (non vi era libertà di pensiero). Questo periodo è ricordato dagli storici, tra cui lo storico francese Francois Furet, con il termine <<TERRORE>> in quanto presto il Comitato di salute pubblica, accentrando su di sé il potere esecutivo e legislativo, assunse il controllo politico sulla Convenzione e cominciò a spaventare tutti ricordando che i traditori della patria venivano puniti con la morte (attraverso la ghigliottina). Furet ha analizzato il periodo del Terrore e nega che esso fosse la conseguenza di circostanze esterne, nella sua prospettiva lo storico individuava lo sviluppo naturale della logica rivoluzionaria. I comportamenti repressivi e violenti del Comitato interessarono soprattutto la religione cattolica, contro cui giacobini e sanculotti si accanirono usufruendo di un movimento antireligioso che gli storici definiscono «SCRISTIANIZZAZIONE>>. La campagna per la scristianizzazione fu motivata in primo luogo da esigenze di ordine pratico: infatti spogliando le chiese delle loro ricchezze di sarebbero potuti sostenere gli assegnati. L' esigenza di ridefinire la religione portò a modificarne il calendario, quello gregoriano fu abolito e prese il suo posto il calendario rivoluzionario che contava il tempo a partire dal gioco della proclamazione della repubblica (22 settembre 1792). Questi comportamenti misero a dura prova il rapporto tra di loro: i giacobini (che volevano un governo più moderato) e i montagnardi (che volevano soluzioni più radicali): La vittoria fu quella dei montagnardi che continuavano ad avere la meglio sui primi, anche dopo la rivolta federalista dopo cui Danton, nel 1794, fu condannato a morte. E dopo il Terrore venne il TERMIDORO : con questo termine si indica principalmente un periodo in cui avvennero avvenimenti importanti. La nascita di una nuova costituzione, quella del 1795, che prevedeva l'attribuzione del potere legislativo a due assemblee distinte per compiti: l'una il Consiglio dei cinquecento che proponeva i tesi di legge e l'altra il Consiglio degli anziani che si riservava di approvarli. Quanto al potere esecutivo questo fu affidato al DIRETTORIO composto da cinque membri ciascuno dei quali non poteva restare in carica più di cinque anni. Dunque Robespierre e Saint-Just furono arrestati e poi processati, il primo (Robespierre) come ci riferisce lo storico italiano Sergio Luzzato bisogna immaginarlo come un militante paranoico giacobino che apprese il concetto di virtù da Rosseau , che aveva una rara malattia del sistema immunitaria chiamata sarcoidosi e che il giorno dopo il suo arresto tentò di uccidersi con una pistola, ma alla fine morì sulla ghigliottina. Con il Termidoro fu di nuovo possibile esprimersi liberamente: questo era riconosciuto come il mondo della legge, un mondo fondato su regole scritte e sui valori di una carta costituzionale. Il mondo alla rovescia era fallito, gli umili si trovavano ancora una volta oppressi dai potenti ma i potenti non erano più quelli di prima bensì i borghesi. LE FASI DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1799) - Gli storici contemporanei sono concordi nel definire la Rivoluzione francese come il complesso degli eventi politici e sociali avvenuti in Francia fra il 1789 e il 1799: • La fase costituente e monarchico-costituzionale, quella durante la quale si verifica il passaggio dalla monarchia assoluta a quella costituzionale . La fase repubblicana, quella sotto la guida della Convenzione nazionale e sotto il periodo del Terrore • La seconda fase repubblicana sotto la guida del Direttorio (periodo del Termidoro). NAPOLEONE BONAPARTE. Nel periodo post Termidoro si poté tornare ad esprimersi liberamente, ma a pagare il prezzo più alto della crisi del movimento giacobino e sanculotto furono i poveri delle città e delle campagne costretti a vivere di stenti a causa di un'inflazione galoppante. Esemplare il caso di Tallien considerato il protagonista dell'insurrezione parlamentare contro Robespierre, ma anche per il tradimento ricevuto dalla moglie Thérèsa. L'infelice unione fra Tallien e sua moglie merita di essere ricordata perché segnala la crisi della moralità pubblica che fu propria dell'epoca del Direttorio: le rivelazioni sulle vite private dei personaggi pubblici fanno notizia. Nella «‹Grande Nazione>> (la Francia) la corruzione continuava ad essere ai vertici del governo a causa di deputati poco onesti e imprenditori spregiudicati che diventavano criminali dinanzi al sistema delle forniture di guerra. Ma le guerre, oltre che dalla corruzione, erano date dalle spinte pubbliche: con l'obiettivo di esportare gli ideali di progresso e di civiltà che avevano animato la Rivoluzione. Nel 1795 la Francia firmò i trattati di pace con la Prussia e la Spagna, ma non con l'Austria e la Gran Bretagna; in particolare contro la prima fu data una delle più disastrose sconfitte da parte di un generale che assunse la guida dell'Italia settentrionale: NAPOLEONE BONAPARTE (passato alla storia come uno dei maggiori strateghi di tutti i tempi e a cui Alessandro Manzoni dedica la sua opera Cinque maggio). Egli, nato ad Ajaccio nel 1769 (presso uno dei quartieri del centro storico destinato alle famiglie di origini genovesi), si distinse per il suo merito: per essere aggiornato, inventivo e visionario nell'arte della guerra. Disponeva di tutti gli elementi necessari per fare carriera nella Francia del Direttorio quali la gloria del militare, la fedeltà alle istituzioni e le conoscenze in ambienti d'alto rango. Per questo motivo all'età di ventisei anni gli fu affidata la guida dell'armata d'Italia. Napoleone attraversò le Alpi e guidò la sua armata presso la pianura padana dove il 15 maggio 1796 con la vittoriosa battaglia di Lodi portò a termine il sogno dei francesi: scacciò gli Asburgo ottenendo l'espansione nella pianura padana. La campagna guidata da Napoleone non era una spedizione di conquista, ma una campagna di liberazione che permise alla Francia nel giro di pochi anni di avere il controllo di tutta la penisola italiana e portò alla nascita delle «repubbliche sorelle>> (repubblica cisalpina, ligure, romana, napoletana). Rifacendoci alle parole dello storico inglese John Keegan è possibile analizzare i mutamenti che hanno interessato l'esercito la cui ««carriera è aperta al talento>> e dunque occorreva essere aggiornati, inventivi e visionari per entrare al suo interno. Si trattava di un capovolgimento considerando che prima della Rivoluzione (nel 1780) l'esercito era costituito principalmente da nobili, mentre dopo anche uomini appartenenti ad altre tradizioni poterono entrarvi per il merito. Keegan ci parla di un esercito francese che riusciva a sconfiggere i nemici che restavano ancora prigionieri di quelle abitudini e di quei stereotipi di cui i francesi finalmente si erano liberati, a partire da Bonaparte che con le sue straordinarie vittorie assunse il potere politico e militare. A loro opera, famosissima fu la CAMPAGNA D'EGITTO che è stata analizzata dallo storico americano Charles Gillispie. Da un punto di vista militare essa risulta essere scadente (un fallimento) considerando che Napoleone scelse di attaccare l'Egitto poiché era uno dei maggiori interessi commerciali britannici (i loro acerrimi nemici) e nonostante la prima vittoria (la battaglia delle Piramidi) i francesi rimasero intrappolati dopo che un generale (Nelson) distrusse la loro flotta. Ma è proprio il loro forzato soggiorno in terra egiziana che ha dato a questa campagna un carattere culturale mai visto prima. A partire con l'esercito di Napoleone, ci furono ben 175 scienziati e archeologi tra cui si citano il celebre matematico francese Monge (inventore della geometria descrittiva) e il chimico e scienziato francese Berhollet (famoso per i suoi studi sui composti del cloro e del sodio). Lo storico americano Gillispie, analizzando questa campagna da un punto di vista scientifico e culturale, ci parla di un progetto realizzato da questi uomini denominato La Description de l'Egypte che ha fornito ai contemporanei le immagini dell'Egitto faraonico ponendo fine ai limiti finora imposti. Naturalmente Bonaparte non aveva intenzione di far partecipar questi giovani specialista (neolaureati o laureandi) per scopi artistici, ma per essere aiutato nelle fortificazioni in caso di bisogno; inoltre, neppure loro, sapevano dove erano diretti e quando arrivano in Egitto si limitarono a copiare tutto in modo da conservarlo e tramandarlo, ma erano ignari del fatto che dal loro lavoro nacque l'idea dell'egittologia e si è poi inaugurata una vera e propria "egittomania": la passione per l'Egitto, infatti, influenzò anche la moda e i costumi. LE REPUBBLICHE SORELLE-> La campagna d'Italia portò alla nascita delle repubbliche sorelle quali la repubblica cisalpina con Milano capitale, la repubblica ligure, quella romana con la cattura di papa Pio VI e quella napoletana. L’Italia divenne così un intreccio di repubbliche alleate della Francia. Ma la campagna napoleonica in Italia si tramuto anche in una vera e propria ruba di opere d'arte che tutt'oggi sono conservate presso il Museo del Louvre a Parigi. Da qui è necessario definire il conflitto verificatosi fra i patrioti (coloro che si definivano giacobini e riconoscevano nella Francia una nazione liberatrice) e i legittimisti (che rimpiangevano le vecchie dinastie). Per tre anni, in Italia, ci fu il ««triennio giacobino>> che fu vissuto con grande entusiasmo tanto da essere paragonabile a quello che aveva animato i francesi durante i primi anni della Rivoluzione: si cercava una rivincita e da un parte si ereditava il meglio della Rivoluzione mentre dall'altra su cercava di evitarne il peggio. I nodi vennero a pettine quando insorsero delle rivolte popolari a Napoli e a Roma, una delle più famose è quella napoletana dei <lazzaroni/lazzari>>. Il triennio si concluse cosi con la fine delle repubbliche sorelle e il ritorno alle condizioni preesistenti (ad uno status quo). o APPROFONDIMENTO RIVOLUZIONE NAPOLETANA DEL 1799 Gli storici napoletani Gerardo e Massimiliano Marotta ricostruiscono le vicende che portarono alla nascita della Repubblica napoletana del 1799 definendo questo anno come una “QUESTIONE CHE RIGUARDA IL MONDO'. Bisogna immaginare Carlo che abbandona il regno per fare il monarca di Spagna lasciando un figlio che non è in grado di guidare il territorio, Ferdinando IV di Borbone (descritto dagli storici come un uomo tiranno, interessato alla caccia, alle femmine e alla buona tavola) che era sposato con la sorella di Maria Antonietta (che era stata decapitata in Francia) quindi la principessa austriaca Maria Carolina (dotata di grande ingegno) che instaurò una politica contro la cultura spezzando un filo culturale importantissimo in quanto era preoccupata che i giovani di Napoli passeggiando per le strade parlassero di Diderôt, di filosofia, di politica e di Voltaire. Fece arrestare i giovani più intelligenti, tra cui Emanuele de Deo che fu condannato a morte e favori i circoli riformisti finché la sorella fu ghigliottinata. Dalla decapitazione in poi ha inizio una reazione che favorisce la crescita dello spirito rivoluzionario, anche a Napoli. Il comportamento dei Borboni è stato a lungo analizzato dagli storici, come Benedetto Croce, in quanto è stata la radice del divorzio assoluto tra nazione e monarchia. Marotta racconta che nelle sale (dei Giacobini napoletani -che si macchiarono di gravissimi crimini di alto tradimento - diedero vita al nuovo governo con l'opposizione della plebe del Regno -i lazzari- e con l'avvallo dei francesi) e i nobili si chiedevano se schierarsi dalla parte del re o dalla parte della filosofia. Se si fossero schierati con 1 re avrebbero avuto vita e beni, ma se si fossero schierati con la filosofia (disse il duca di Cassano) avrebbero perso la vita e i beni. E' così che quando il re Ferdinando IV partì per la Sicilia, la sola Napoli fu incendiata e fu salvato solo il granaio (utile per la conservazione dei cereali). Questo momento è uno dei più culminanti che l'Illuminismo napoletano aveva compiuto ed è passato alla storia come RIVOLUZIONE NAPOLETANA del 1799 (descritta dagli storici come una rivoluzione passiva in quanto imposta dall'esterno e non maturata nella stessa società). Rifacendoci alle parole dello scrittore e poeta Milan Kundera che nel suo saggio storico dice: "GIOVINEZZA E' RIVOLUZIONE', è possibile capire la forte resistenza che mostrarono i lazzari (tant'è che anche Napoleone ricordò il loro valore) che volevano diventare per la prima volta protagonisti di storia, "anche se dalla parte sbagliata" (contro gli ideali repubblicani) diceva Vincenzo Cuoco nel Saggio Storico. II 22 gennaio cadde ufficialmente la monarchia e, attraverso l'inno alla libertà, si instaurò la repubblica napoletana. Nel corso degli anni si è ricercato a lungo sul '99 in quanto cantiere ancora aperto dice la storica e scrittrice italiana Antonella Orefice, ma questa ricerca è anche descritta come infruttuosa a causa della DAMNATIO MEMORIAE (molte notizie e documenti infatti sono andati persi ed è forse questo uno dei motivi per cui oggi se ne parla poco della rivoluzione napoletana). Un importante docente di storia moderna e contemporanea, Guido d'Agostino, dice che il 1799 rappresenta non solo un evento straordinario, ma anche un SALTO NELLA MODERNITA' POLITICA ED ISTITUZIONALE (come si scoprisse ciò che era stato il 1789 per la Francia). A proposito del 1789 (anno della rivoluzione vinta dalla borghesia), un grande storico francese Vavelle ha sostenuto che per capire ancora meglio cosa è stato questo anno bisognerebbe andare a vedere quei dieci anni dopo nella realtà napoletana.
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