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Storia Moderna, dalla scoperta dell'America alla rivoluzione francese, Appunti di Storia Moderna

Riassunti II modulo storia moderna

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 02/09/2019

Fragrossi97
Fragrossi97 🇮🇹

4.3

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Scarica Storia Moderna, dalla scoperta dell'America alla rivoluzione francese e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA II MODULO 1. LA SOCIETA’ DI CORTE E TRE SOVRANI: AURGANGZEB, KANGXI E LUIGI XIV Superamento dell’equilibrio su scala mondiale che aveva cara�erizzato il periodo precedente. Tale squilibrio andrà a vantaggio a poco a poco dell’Occidente ( emergere se�ecentesco di paesi come l’Inghilterra, ma sopra�u�o il maggiore potere della Spagna). La Guerra dei Trent’Anni segna uno sconvolgimento poli�co-militare sul con�nente europeo, sopra�u�o nella monarchia ispanica, in Francia e in Inghilterra, sebbene il caso inglese – con la subordinazione del monarca al Parlamento – rimarrà piu�osto isolato; gli Imperi infa� rimangono la realtà poli�ca dominante negli altri grandi regni europei. Dopo la crisi che segue tali confli� e tali trasformazioni, i commerci globali divengono sempre più frequen� e gli scambi si mol�plicano. Tra l’altro sarà il Se�ecento il grande secolo della tra�a degli schiavi. Vi sono però analogie ed elemen� di con�nuità e reciproca conoscenza che cara�erizzano tre grandi sovrani che regnano su tre configurazioni poli�co-territoriali apparentemente divergen�, ma che si trovano a dominare sistemi monocra�ci (oppos� all’Inghilterra) nella seconda metà del Seicento, la cosidde�a età delle monarchie assolute. Luigi XIV, il re Sole (che regna dal 1643 – da bambino , nel 1661 diviene maggiorenne– fino al 1714) è la figura da sempre centrale quando si parla di monarchie assolute; ciò potrebbe portare a pensare che tale realtà sia comune solo ai regni europei; tu�avia vi è una compresenza anche al d fuori del con�nente. Kangxi (Asia orientale) imperatore cinese (regnante dal 1661-1722); e ancora Aurangzeb ,imperatore mughal (Asia meridionale) dal 1658 al 1707. | La seconda metà del Seicento è a�raversata da tre grandi blocchi del sistema poli�co mondiale che vedono un sovrano longevo, ma non solo: si tra�a di figure che tramite il rafforzamento del proprio potere personale (a volte so�ra�o anche da figure precedentemente mediatrici – ecco il contrasto con l’Inghilterra), riescono a pacificare i propri territori, i quali avevano conosciuto gli effe� della crisi del Seicento, sebbene in maniera diversa. Luigi XIV è una figura straordinaria che però si trova in una tendenza della sua epoca. Nel caso di Luigi XIV e Kangxi, si assiste all’azione di due sovrani che si riconoscono come tali e si influenzano tra loro – sebbene indire�amente. 1)Aurangzeb L’impero mughal aveva il suo cuore nella regione dell’India se�entrionale e tra la fine del Cinquecento e i tardi anni Ven� del Seicento si espanse in maniera estremamente significa�va in campo poli�co e militare, anche grazie alla sua poli�ca religiosa di rela�va tolleranza. A capo dell’impero mughal vi era un sovrano musulmano, che tu�avia garan�va ai diversi cul� la facoltà di vivere nell’impero. (Ciò portò anche ad una disputa a corte tra le varie fedi religiose ecc). Si tra�a però già di anni di parziale crisi, sopra�u�o militare, dovuta allo scontro con l’impero sciita safavide (in Persia), seguito da una pace, la quale lascia tu�avia l’impero mughal in una condizione di preoccupante squilibrio. E’ in questa fase che si assiste all’ascesa al trono mughal di Aurangzeb, figura che con�nua a portare avan� la poli�ca militare dell’Impero (che arriva quasi alla conquista del subcon�nente, penetrando nelle regioni più estreme a nord, come quella della catena dell’Himalaya e del Cashmere). Tu�avia la spinta militare si accosta al cambiamento da parte di Aurangzeb della linea poli�ca del suo regno,in cui imprime un’impronta religiosa, imponendo l’islam come religione di stato e la sharia – legge sacra islamica – come leggi per tu�. Ciò crea una condizione di difficoltà per le numerosi varietà religiose non musulmane, come gli indù, i sikh ecc. I sikh sopra�u�o divengono un simbolo di questa svolta dalla tolleranza alla chiusura dell’impero, il cui irrigidimento si accompagna ad un processo di accentuazione del tenta�vo di rafforzare i legami tra il sovrano e le gerarchie amministra�ve e militari del regno. In questo Impero non esiste la nobiltà, ma con Aurangzeb molte figure conoscono un processo una graduale e significa�va ascesa. Ciò desta ammirazione negli europei che visitano l’impero; tra ques� vi è il veneziano Nicolò Manuzzi, il quale fu una figura di mezzo, al servizio prima delle potenze europee e in seguito alla corte mughal, come medico dei principi(figli di Aurangzeb), senza aver mai studiato medicina in Europa, bensì imparando la professione durante il suo soggiorno in India, dove entrò in conta�o con il sapere locale. Manuzzi trarrà occasione dal suo soggiorno anche per scrivere la prima storia dell’Impero mughal scritta da un europeo, la “Storia del Mogol”, rimasta tuttavia manoscritta e mai pubblicata. In quest’opera vi è una riflessione comparata che non va a vantaggio degli europei. Manuzzi afferma infatti che la ricchezza e la grandezza non sono tipiche solamente dei regni europei (come quello dei Savoia, quello francese con Luigi XIV, quello spagnolo o quello del Sacro Romano Imperi), bensì caratterizza anche l’impero mughal, il cui sovrano – afferma Manuzzi – è persino più grande dell’Imperatore cinese. 2) Kangxi Kangxi è per cer� aspe� un pacificatore nel contesto instabile della Cina Qing. Nel 1644 in Cina – come in Europa – si arriva al rovesciamento della dinas�a Ming che vede l’ascesa al potere di una dinas�a straniera, proveniente dal nord, dalla Manciuria – al confine con la Corea. Sopra�u�o una popolazione guerriera che porta avan� la conquista del più grande impero asia�co come un a�o di occupazione e invasione militare. Per tale mo�vo i primi imperatori Manciù si alienano la simpa�a del popolo in quanto impone lui dei costumi stranieri (come la rasatura di metà del capo e il codine, mal tollerata dagli Han – la presenza maggiore in Cina prima dell’arrivo dei Qing). Kangxi si rende conto che tale rigidità avrebbe portato ad insurrezioni. Egli tornerà dunque a dare molte libertà e a cercare un’intesa col culto tradizionale e locale del Confucianesimo più diffusa, messo in discussione dai Mancesi. Kangxi inizia così a far ritenere alla popolazione cinese che il suo sovrano – precedentemente ritenuto un usurpatore – fosse in realtà il possessore del cosidde�o “Mandato celeste” - termine della tradizione poli�ca cinese dell’età moderna - ossia voluto dal cielo e l’elemento che provava il possesso del ‘mandato celeste’ da parte dell’Imperatore fossero ORDINE e ARMONIA, elemen� centrali alla poli�ca di Kangxi. Ciò perme�e a Kangxi di avviare negli anni finali del sue regno una poli�ca espansionista verso Ovest e verso Sud che inizia ad ampliare sempre più i confini della Cina. Si tra�a di una strategia con cui si scarica verso l’esterno – anche tramite la guerra – potenziali tensioni interne; strategia che si rivela vincente e che perme�e alla Cina di crescere notevolmente e di andarsi a scontrare persino con l’espansionismo Russo, dire�o per lo più verso Est. La Cina viene così ad essere largamente lodata anche in Europa, soprattutto grazie ai resoconti degli europei – maggiormente i missionari gesuiti – che circolavano nella corte cinese. Tali racconti diventano ben presto oggetti di ossessione, i quali favoriscono un contatto culturale che, sebbene fosse élitario e incerto, influenzò in qualche modo anche il re di Francia Luigi XIV, sovrano condizionato nel suo mandato sia da Aurangzeb sia da Kangxi. 3) Luigi XIV Monarca assoluto = dall’espressione coniata dai linguis� del tempo “Legibus solutus”, non sogge�o alle leggi. Luigi XIV è il caso esemplare in ambito europeo che sta in contrapposizione alla monarchia parlamentare. Egli si considerava re per diri�o divino. La sacralità era d’altra parte integrante della monarchia, resa visibile al momento dell’ incoronazione del sovrano in cerimonie con l’uso di oli sacri che ungevano il re, facendone l’unto del Signore. Tale credenza era condivisa dal re di Francia così come dal re di Inghilterra. Marc Bloch, nei “Re taumaturghi”, parla proprio della credenza popolare secondo cui il tocco divino del sovrano potesse curare gli infermi. La tradizione inglese inizia però poco a poco ad allontanarsi da tali visione, mentre in Francia tale convinzione si rafforza quando è rilanciata da Luigi XIV, portando ad una forte tensione assolu�s�ca della monarchia francese. Il fautore di tale credenza era lo stesso re che da bambino aveva sperimentato le Fronde, le rivolte la corruzione della nobiltà, la quale si era scontrata con il re e lo aveva costre�o a lasciare la capitale. Nella sua memoria da bambino ha dunque impressa in sé tale vicenda e tu�a la vita cercherà di costruire un disegno poli�co in cui la figura del sovrano sia messa al sicuro da una simile minaccia. Luigi XIV sarà scrupolosissimo a definire ogni aspe�o della sua apparizione in pubblico, di ogni azione poli�ca; cercherà sempre di trasme�ere l’immagine della sua magnificenza, del suo potere incontrastato e incontrastabile da cui deriva poi l’epiteto nato dalla figura di dio an�co del re Sole. Il suo disegno politoco lo me�e in pra�ca con una tripice strategia: 1. Da un lato creando un rapporto nuovo con la nobiltà a cui finge di dare maggiore importanza ma in realtà svuotandola di ogni potere. – Versailles è parte di tale disegno; 2. Riorganizzazione del sistema di potere sul territorio, volta a garan�re maggiore efficacia agli ordini regi e a una maggiore distribuzione sul territorio della poli�ca del re; 3. Come Aurangzeb e Kangxi, la guerra: anche Luigi XIV costruire consenso all’interno del regno per portare avan� una guerra all’esterno di esso. 1. Versailles Versailles è il simbolo e al tempo stesso lo strumento di un’azione poli�ca. Luigi XIV si ispira al modello di al Castello di Vaux-le-Vicomte, poco fuori Parigi. L’idea della costruzione della Reggia nasce dall’opposizione da parte del re del suo sovrintendente (ministro ) delle finanze, Nicolas Fouquet, il quale si era guadagnato la fiducia della monarchia non aderendo alla Fronda dei Parlamen�. Egli era un piccolo signore appartenente alla nobiltà di toga che, dimostrando fedeltà alla Corona, divenne ministro. (ancora negli anni della minore età di Luigi XIV). Nel 1660, quando il re è prossimo raggiungere la maggiore età, salendo ufficialmente al trono(1661), visita Fouquet nel suo castello e ne rimane affascinato. È una dimora che suscita magnificenza a tra� disturban� per Luigi XIV che vede in questa ostentazione la minaccia da parte della nobiltà. Luigi XIV individuerà in Fouquet un suo avversario e commissionerà la costruire di Versailles proprio poco tempo dopo la sua visita a Vaux-le-Vicomte, fuori Parigi. Era proprio nella capita che era esplosa la Fronda e lì per la degli schiavi. Quello che era un mondo iberico sta diventando un mondo europeo, caratterizzato da un altissimo numero di schiavi. Questi coloni britannici, man mano che la società cresce, in cui si sviluppano commerci, questi coloni costruiscono un senso d’identità americana. L’altro elemento fondamentale è il processo di ibridazione, diffusione della creazione del mondo afro americano. La presenza di generazioni di africani, iniziano a sviluppare, dal Brasile alle regioni meridionali dell’America del Nord, una società ibrida. Nel Settecento l’America ha colonie di vario genere. La fine del Settecento sarà il periodo delle grandi rivoluzioni, che da un lato portano la cesura con il mondo europeo e l’indipendenza piano piano degli Stati Uniti, ma dall’altro, lo scoppio delle rivoluzioni europee. All’inizio del Settecento, a partire dalla Spagna, poi in Polonia, Austria, l’Europa conosce tre gravi crisi successorie, perché si esauriscono tra dinastie; la linea degli Asburgo in Spagna, la linea dei sovrani in Polonia. Ciascuna di queste crisi dinastiche sfocia in una guerra, perché le principali monarchie del tempo cercano di imporre il proprio candidato. In particolare i più attivi sono i francesi. La Francia emerge come grande potenza europea di squilibrio, che tenta sempre di avanzare e rompere l’equilibrio europeo. La potenza che emerge come garante dell’equilibrio europeo è l’Inghilterra, che interviene in chiave anti francese. Inoltre questi conflitti vedono emergere nuove potenze: la Prussia, vincitore della guerra dei Trent’Anni l’elettorato di Brandeburgo, inoltre emerge anche la Russia, che all’inizio del Settecento ha un grande sovrano, Pietro il Grande, molto attratto dall’Europa, che cerca di occidentalizzare il suo paese. La Russia inizia ad intervenire nei conflitti europei. Questo porta ad un conflitto decisivo che si verifica nella metà del Settecento, nel 1756 scoppia la guerra dei Sette anni, la prima grande guerra che si combatte sui mari del mondo. Si fronteggiano l’egemonia della principale potenza occidentale Inghilterra e Francia. Questo conflitto viene largamente vinto dagli inglesi combattendo nell’oceano Indiano e nell’America del Nord. La centralità che assumono le colonie ha un valore simbolico e fa acquistare coscienza ai coloni inglesi. Il mondo atlantico nella metà del Seicento è un mondo iberico, cent’anni dopo è un mondo affollato in cui si contendono il destino dell’Europa due potenze nuove, Inghilterra e Francia. 3. TRE IMPERI ASIATICI IN DECLINO: MUGAHL, SAFAVIDE E OTTOMANO Il mondo atlantico si trasforma tra Seicento e Settecento. Da un lato continua a crescere il passaggio delle popolazioni africane in schiavitù nel Nuovo Mondo, dall’altro si affermano nuovi imperi nel Nuovo Mondo, francesi, portoghesi e olandesi; quest’ultimi si concentrano soprattutto nelle Antille(Caraibi), interessati alle piantagioni da zucchero. Mentre inglesi e francesi avviano una colonizzazione nella parte settentrionale dell’America. Il momento di svolta per l’Inghilterra è il periodo in cui vi è Cromwell, quando viene emanato l’Atto di Navigazione. Questo ci da’ l’idea di una colonizzazione che verrà integrata con l’economia inglese. Nel caso francese si parla della valle del Mississippi; tutta quell’area diventerà francese ed in più, i francesi riprendono la colonizzazione del Canada. Questo quadro conosce una trasformazione con la Guerra dei Sette anni, in cui si giocano l’egemonia occidentale le più grandi potenze, che andrà a vantaggio dell’Inghilterra. Dalla metà del Settecento in poi la più grande potenza sarà l’Inghilterra. La guerra dei Sette anni è uno spartiacque per la storia americana. In Asia, per certi aspetti, molta storia delle esplorazioni europee ha un polo magnetico nei confronti dell’Asia. In Asia arrivano gli olandesi e inglesi alterando un equilibrio europeo a vantaggio dei portoghesi. Il contesto è molto diverso dall’America: si troveranno di fronte ad imperi asiatici già nati dal collasso dell’impero mongolo. Questi imperi si erano sempre rivelati impenetrabili per gli europei: per tutto il Cinquecento e Seicento gli europei in Asia si limitano a stare lungo la costa; danno vita ad imperi commerciali. Tutto questo equilibrio si poggia su una chiara distinzione: gli imperi territoriali sono quelli asiatici, quelli europei stanno sui mari. Questo equilibrio che si definisce in Asia in questo periodo fino alla fine del Seicento, in quanto non vi è nessuna grande potenza mondiale in grado di essere superiori a tutte. La Cina, nonostante il passaggio di dinastia, con l’avvento dei Cing, è sempre una regione potente. Nel Seicento vi è una produzione di tipo artigianale, agricolo. La Cina produce riso, seta, porcellana, elemento di grande attrazione per l’Europa, soprattutto da parte degli olandesi, in cui a Shangai riescono, per un piccolo periodo, a mantenere i commerci anche con il Giappone. Le compagnie commerciali delle Indie Orientali, sia quella inglese(base India, intesa con portoghesi in quanto stessa base) che quello olandese (che ha come base l’Indonesia). Gli inglesi otterranno anche la città di Bombei. L’elemento che segnerà la trasformazione dell’Asia è l’inizio di una crisi degli imperi asiatici, l’impero Mugahl, Safavide e quello Ottomano. Questi tre imperi, fino a tutto il Seicento sono imperi in espansione; dall’inizio del Settecento entrano in crisi, la precondizione dell’imporsi dell’impero britannico in Asia nell’Ottocento. Quell’Inghilterra all’inizio del Settecento diventerà una potenza mondiale il secolo dopo. Questo emergere della potenza inglese non si capisce se non si tiene conto del fatto che l’Asia, nel Settecento, subisce una trasformazione, una fase di crisi politica che fa saltare la sua solidità e spiana la via al dominio inglese. Una serie di vicende politiche che creano la condizione. Il cuore di questo processo è l’India, che alla fine del Seicento è Mugahl. Tuttavia con la morte di Oland zelb si apre una fase di declino, dovuta dall’incapacità dei suoi successori, ma anche da un rallentamento della sua disciplina, la corruzione penetra nelle maglie del sistema istituzionale Mugahl, soprattutto nel 1739, quando l’impero Mugahl subisce una sconfitta ad opera di una figura molto significativa, Nader. Era un condottiero militare che si era mosso alla guida di un esercito costituito fuori dai confini asiatici. Grazie al suo esercito Nader aveva già conquistato la Persia; quando sconfigge i Mugahl, lo fa all’interno di un disegno espansionistico di tipo imperiale. E’ una figura che attraversa l’Asia e sconvolge il ritmo europeo, sconvolge questa regione tra India e Persia. Questa sconfitta però non è il momento in cui l’impero Mugahl crolla, crollerà vent’anni dopo, nel 1757, sconfitto da una nuova potenza che è emersa in India, con la quale faranno i conti gli inglesi, i Maraca. I Maraca erano una dinastia dell’India Centrale autoctona, di religione induista. Erano una dinastia che inizialmente era stata abbattuta dai Mugahl, ma riusciranno a costituirsi come gruppo politico e inizieranno ad erodere il potere dei Mugahl, fase che si configura, infatti, come una rivolta interna. Subiranno la pressione dei Maraca anche i portoghesi. Saranno coloro contro la quale gli inglesi dovranno vedersela all’inizio dell’Ottocento. L’area del Bengala diventerà il cuore politico degli inglesi. Il processo di costruzione dell’impero inglese in India è molto lento. Il fatto che tra Settecento e Ottocento emergano gli inglesi, è all’origine di due fattori: 1. costruzione ideale dell’impero orientale. La letteratura inglese, in quel periodo, assume come tema centrale il tema dell’oriente e attribuisce, a quest’ultima, una serie di caratteristiche, che sembrano corrispondere alla giustificazione della conquista coloniale inglese. Nel 1778 Said pubblica un libro che si chiama “Orientalismo” in cui viene descritto il rapporto tra Europa e Mondo Islamico. Tutto ciò crea un’immagine idealizzata di un mondo arretrato, dove l’arrivo degli europei, del colonialismo, porta alla civiltà. Questo racconto/visione in realtà è un falso. A quel passato appartenevano altri due imperi asiatici, uno è l’impero Safavide in Persia, un impero islamico appartenente al ramo scita, cuore dello scià. I safavidi erano in grande ascesa nel Cinquecento, ma fino alla metà del Seicento hanno conosciuto una progressiva ascesa. Entrano in declino nella metà del Seicento, soggetto a più pressioni, soprattutto dal Nord, in quanto all’inizio del Seicento in Russia si assiste ad una fase espansionistica. Vi è sempre una tensione con l’impero Mugahl e quello Ottomano; subisce, inoltre, una penetrazione sulle loro coste, dove s’insedieranno inglesi e olandesi. Subisce anche dei sistematici attacchi, prima da parte di un gruppo da parte dell’Afghanistan, a questo si accompagna il fatto di un tentativo di invasione russo, che arriva fino alla capitale e successivamente iniziano a subire i successi di Nader anche loro, che nel 1729 sconfigge i safavidi e nel 1736 prende il potere in prima persona. Da quel momento è definitivamente rovesciato. Nader per 10 anni tenta un disegno politico di conquista. Quando muore Nader, i safavidi vengono ripristinati sul trono sotto una dinastia privata. Nel 1760 ufficialmente l’impero Safavide si esaurisce alla storia. La seconda metà del Settecento entrerà una nuova dinastia, quella dei Cangiar, che arriverà fino all’inizio del Novecento, la quale avranno accordi con gli inglesi. Nel 1878 la regina d’Inghilterra si proclamerà imperatrice. Il terzo caso è quello dell’impero Ottomano, un impero che per molti aspetti fa parte della storia europea. L’impero Ottomano dimostra come esista una storia europea che è ottomana, che è al tempo stesso anti islamica. La battaglia di Lepanto (1570) è stata la battaglia in cui le armate cristiane comandate dagli spagnoli avevano vinto contro la flotta ottomana. La vittoria di Lepanto è una vittoria che argina l’espansione marittima nel Mediterraneo per l’impero Ottomano e pone fine alla fase espansiva navale. Il suo esercito di terra era molto efficiente, molto organizzato (i giannizzeri, guardie private del sultano). Un grande nemico dell’impero Ottomano è l’impero Asburgo d’Austria, con corte a Vienna. L’idea di conquistare Vienna da parte dell’impero Ottomano era un obiettivo principale, un sogno. Conquistare Vienna, la nuova capitale dell’Impero Romano d’Occidente era un modo per congiungerla con l’Impero Romano d’Oriente, Costantinopoli. Nel 1683 la situazione era diversa dal 1529. Nel 1683, quando Vienna viene assediata, si ha un momento di massima potenza da parte degli ottomani. Nello stesso momento l’impero asburgico assedia Vienna. Gli Ottomani trovano contro di loro un esercito più piccolo e molto più compatto di loro che riesce a resistere alla battaglia di Vienna. Questa sconfitta avrà un effetto profondo, in quanto termina la fase espansionistica dell’impero Ottomano nei Balcani, accompagnata da un periodo di crisi, che nel corso del Settecento inizierà a subire l’espansione dell’impero russo, fino ad infliggere una sconfitta. A differenza dell’impero Mugahl e Safavide, quello Ottomano non crolla, tornerà poi nella seconda guerra mondiale. L’incapacità di conquistare Vienna non è la vera crisi dell’impero, la loro era una crisi interna, che sarà poi definita dal colpo finale da parte della Russia. Il declino di questi tre grandi imperi è una storia di crisi asiatica, contro altre potenze asiatiche. Non entrano in crisi per colpa degli europei, vi entrano da soli. 4. L’ETA’ DEI DIRITTI: DALL’ILLUMINISMO ALL’ABOLIZIONISMO Impero ottomano ridimensionamento rispetto al cuore dell’Europa orientale riuscendo ad assediare Vienna, capitale del Sacro Romano Impero. Era l’unico impero islamico che si espandeva nel territorio europeo, ma non obbligava alla conversione islamica. Nel ‘700 deriva quel processo, chiamato da alcuni pensatori e filosofi (Marc Weber), di razionalizzazione. Significa che nell’organizzazione delle società e nella politica, il principio della razionalità è ciò a cui ci si affida, ci si orienta. Il processo di mettere al centro la razionalità si sviluppa tra Seicento e Settecento, soprattutto da una categoria, la religione. La religione aveva un ruolo centrale, conoscerà, infatti, molte tensioni. Nella metà del Seicento, mentre la cultura europea nel Cinquecento e prima metà Seicento era segnata dalla centralità religiosa, ora si mette in dubbio la fede, ovvero non basta combattere le controversie della fede con la stessa fede. (Editto di Nantes) Proprio un francese che veniva da una famiglia ugonotta, Pier Bayle, assiste all’esilio dei francesi ugonotti dopo la revoca dell’editto di Nantes. Bayle non è l’unico filosofo che afferma che solo la ragione può essere utilizzata per discutere le dispute religiose. Quest’affermazione mirava a fondere, su basi razionali, la tolleranza tra le varie religioni. Il principio di tolleranza è accompagnato da quello della ragione. E’ il periodo anche che va dal discorso sul metodo di Cartesio alla lettera di tolleranza di John Lock. Nel mezzo vi è Bayle. L’ironia viene usata per deridere le credenze religiose che non possono essere dimostrate razionalmente. La pretesa di verità religiosa e la razionalità vanno di pari passo. Filosofo ebreo, Espinoza, viveva ad Amsterdam e verrà scomunicato. Egli era un ateo che scriverà un’opera nella quale si cerca di combinare una visione razionalistica della religione, una visione più naturale e doveva combinarsi con la costruzione del modello politico di una visione pre-democratica. L’idea che il potere del sovrano non abbia un potere con i suoi sudditi, ma deve nascere tramite un patto con essi. La caratteristica comune di tutto questo pensiero è sempre il fatto che non vi è un fondamento divino nei confronti della società. (contrariamente a Lutero) Nasce l’idea che la società umana, l’ordine politico, nascano dall’uomo in modo naturale non affidandosi alla fede. Nel Settecento iniziano ad emergere delle figure, i Philosophes, degli opinionisti che si esprimono attraverso delle opere brevi, sempre a partire dalla centralità della ragione. I Philosophes pretenderanno di essersi incamminati su un percorso di scoperta delle leggi naturali dell’agire umano. Una razionalità che deve essere dimostrata per consentire il progresso della società. Dalla fine del Seicento in poi, iniziano a diffondersi, attraverso la stampa, gazzette, novelle discussioni di politica, di eventi, informazioni: OPINIONE PUBBLICA. L’idea che ci siano questioni che vengono discusse da molte persone. L’opinione pubblica punge all’opinione politica, quella dei monarchi. La nascita dell’opinione pubblica solo nell’Ottocento sarà il motore di cambiamenti politici. I Philosophes sono opinionisti; in questo Già nella metà degli anni ’60 s’inizia ad avvertire un’instabilità, che si trasforma nelle prime azioni di boicottaggio. Quello che fanno i coloni americani è, per esempio, rifiutare di acquistare merci inglesi. Ad aumentare il numero di incidenti e scontri è il fatto che nessun colono americano può avere un rappresentante all’interno del Parlamento inglese, a fronte di un sistema fiscale che si va inasprendo. Non hanno nessuno che voti contro le tasse del Parlamento. Le 13 colonie hanno una struttura con Assemblee Rappresentative. Percepiscono molto quest’esclusione. “No taxation without rapresentation” . L’atto con cui si gettano in mare carichi di thè delle imbarcazioni inglesi: Boston Tea Party, un atto aggressivo da un lato perché portava ad estreme conseguenze il boicottaggio e poi colpiva il thè, simbolo del commercio globale del colonialismo inglese. La reazione britannica è durissima, perché gli inglesi reagiscono bloccando militarmente il porto di Boston e richiedono il risarcimento delle merci. A questo punto, dopo il 1773, si giunge alla decisione di boicottare le merci inglesi e vincolare gli americani all’obbligo di leggi britanniche. Si mette in discussione la sovranità del Parlamento inglese rispetto inglese. Se non permettete di avere dei rappresentanti delle colonie all’interno del Parlamento, non verrà riconosciuto da parte nostra quest’ultimo come organo legislativo. Questo porta allo scontro che viene poi formalizzato con la convocazione di un secondo congresso generale. Questo congresso che riunisce i rappresentanti di tutte le colonie americane, arriva, il 4 luglio 1776, a votare la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America. Un’assemblea di coloni che si oppone alla madrepatria. Per la prima volta un’assemblea, con la parola, fonda una sovranità politica. Questo atto incarna il fatto che la sovranità sia un patto sociale. Il testo del 4 luglio porterà alla guerra, ma sta dietro alla prima trasformazione politica. Gli inglesi reagiscono mandando un esercito nel Nuovo Mondo, ma si schierano Spagna e Francia a fianco dei rivoluzionari americani, guidati da George Washington, con l’idea di indebolire un nemico comune. Le truppe americane godono da un appoggio crescente in Europa, il più famoso e Benjamin Franklin, scienziato che viene delegato dal congresso presso la corte francese a Versailles, dove diventerà un idolo per i Philosophes, ma anche da Luigi XVI. Nel 1783 si stipula un trattato di pace a Versailles tra USA e Inghilterra. Nel 1787 gli USA votano la prima Costituzione della storia politica, il primo documento con i principi fondamentali in cui si organizza la vita dello stato. Gli USA non sono più una monarchia, ma una repubblica. Da una rivolta coloniale, si lotta, alla fine, per ottenere una Repubblica. Gli USA sono una confederazione, le colonie diventano, ognuna di esse, uno Stato. Viene inserito un sistema di due camere, Senato e Camera dei Rappresentanti. Le elezioni prevedono un sistema a doppio grado. Il singolo cittadino elegge dei grandi elettori che voteranno il Presidente o i Rappresentanti al Congresso. Si tratta di una democrazia rappresentativa a doppio grado. Il primo presidente, nel 1789, è George Washington. In questa costituzione non vi è mai un riferimento agli schiavi africani neri. Afferma dei principi solo per i bianchi. Dopo l’indipendenza degli USA c’è una dialettica fra gli Stati del Nord e Sud che culminerà nella guerra civile. Gli stati del Nord sono già stati mercantili, imprenditoriali; quelli del Sud sono ancora ancorati alla coltivazione del cotone e tabacco, che vede la centralità della schiavitù. Stanno nascendo i primi partiti, quello dei Federalisti e quello dei Repubblicani. Nel 1791 si fonda la prima banca d’America. Il diritto a stampare moneta è un diritto centrale. Nel 1803 Napoleone cede agli americani la Louisiana. L’America comincia ad attraversare una fase di colonialismo interno, cominciano a conquistare le terre dei nativi. Si sta completando la nascita di questo nuovo stato. L’abolizionismo è il primo grande movimento organizzato, il quale si batte per la cessazione della tratta atlantica e l’abolizione della schiavitù. Mentre la società dei bianchi si attiva con le rivoluzioni, vi è una sofferenza da parte degli schiavi africani. La protesta contro l’abolizione degli schiavi è il primo movimento d’opinione politico della storia; ci si organizza attraverso società abolizioniste. Movimento che cresce mentre, a dispetto di quei valori proclamati dai Lumi, il numero degli schiavi è sempre più elevato. La schiavitù era stata da sempre percepita come una cosa naturale. Il movimento abolizionista mira a formare una coscienza, inizia a formarsi nella prima metà del Settecento grazie al ruolo di una setta protestante, quella dei Quakers; il movimento è presente sia in Francia che in Inghilterra. Non solo la rivoluzione americana non fa nulla per cancellare la schiavitù, ma anche la rivoluzione francese, nella sua dichiarazione universale, farà una fatica enorme ad estendere questo diritto anche agli schiavi. Sarà un’altra rivoluzione che dimostrerà il cambiamento verso la schiavitù, quella di Haiti. Nel 1789 gli schiavi di Santo Domingo si ribellano e proclamano una Repubblica guidata da un ex schiavo, che rimarrà in piedi per 13 anni. La battaglia degli abolizionisti esprime un sentire sempre più diffuso anche tra gli stessi schiavi. La prima monarchia europea che abolisce la tratta è l’Inghilterra, ma lo fa per colpire l’economia del Sud America. L’abolizione della schiavitù ha un secondo fine per l’Inghilterra, è un ulteriore forma di controllo dell’Atlantico per gli inglesi. Nel 1861 scoppierà la guerra civile, grazie al fatto che alla fine del Settecento inizieranno a comparire le prime biografie di ex schiavi e per la prima volta raccontano la prospettiva dello schiavo nei confronti della schiavitù; vere e proprie testimonianze. Letteratura che s’inaugura nel 1789. 6. LA RIVOLUZIONE FRANCESE La monarchia francese è una monarchia antica. La difficoltà della Francia all’indomani della guerra dei Trent’Anni è il debito pubblico; per ridurlo si confrontano diverse strategie: riduzione della spesa dello Stato e l’aumento delle tasse. Nel 1766 Luigi XVI affida le finanze ad un banchiere che oltre a proporre dei tagli, nel 1781 rende pubbliche le spese personali della corte. Venne sostituito, poi, da un nuovo ministro, ma il debito pubblico continuava a crescere. La sua soluzione era imporre una tassa sulle terre: un’imposta fondiaria. Questa è la base della rivoluzione francese, che si articola in una lotta fra tasse. Calon, per vincere le resistenze, nel 1787 chiama a raccolta le élite, ma non si trova un accordo sul fatto di imporre o meno questa tassa. Allora vengono collocati gli Stati Generali, organi dove sedevano i rappresentanti dei diversi ceti della società. In Francia si pensa di collocare quest’assemblea per la questione dell’imposta fondiaria. Erano più di 150 anni che gli Stati Generali non venivano convocati in quanto vi era, prima, una monarchia assoluta. Gli Stati Generali sono convocati nel 1789, ma nei mesi precedenti esplode un dibattito: la tassa fu imposta lo stesso. Inoltre era costume antico che gli Stati Generali facessero appello ai sudditi per i problemi del tempo. Nel 1789 1 maggio, quando gli S.G. si riuniscono a Versailles, il clima è incandescente. Un abate, membro del clero, scrive un testo sul Terzo Stato. Gli Stati Generali erano divisi in 3 stati: il primo ceto riguardava la nobiltà, il secondo il clero ed il terzo il resto delle persone. Scriverà questo testo in cui si chiede cosa sia effettivamente il Terzo Stato ed affermerà che esso è il cuore della Francia, il popolo francese. Inoltre verrà anche sminuita la nobiltà. Quando gli Stati Generali si riuniscono, la Francia è affetta da carestia e molto rapidamente emerge la forza egemonica del Terzo Stato. La corona vorrebbe mantenere il controllo degli Stati General e propone l’assemblea voti per ceto, in modo tale che clero e nobiltà possano allearsi ed imporsi nei confronti del Terzo Stato. Il Terzo Stato arriverà alla rottura dagli S.G., si sgancia e fonda l’Assemblea Nazionale. NAZIONE: popolo sovrano; non è né lo Stato, né il territorio. E’ un popolo che rivendica una sovranità politica. S’inizia ad usare, quindi, il termine nazione e Nazionale con una connotazione politica. I membri del Terzo Stato, a cui si inseriscono alcuni illuminati, si riuniscono e fanno un giuramento, quello della Palla Corda e dichiarano di non separarsi più e di riunirsi ovunque richiedessero le circostanze e avrebbero mantenuto la loro unità finché la Costituzione non fosse costituita. (1787: votata la prima Costituzione) Infatti al loro nome si aggiungerà la parola COSTITUENTE, quindi ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE. Il re inizia a riunire le truppe, non solo quelle della corona, ma anche truppe mercenarie e le schiera intorno a Parigi. Si prepara al Colpo di Stato. Siamo a luglio 1789, a Parigi regna un clima di agitazione, la popolazione inizia a mobilitarsi per ragioni politiche per la prima volta. I rappresentanti del Terzo Stato capiscono che bisogna prevenire le intenzioni della Corona e formano una milizia militare, la Guardia Nazionale. Anche i cittadini corrono alle armi in quanto girano voci su un complotto aristocratico. Il 14 luglio una folla marcia contro la Bastiglia, un grandissimo carcere in cui vi erano detenuti politici. La presa della Bastiglia e la liberazione dei prigionieri segna la cittadinanza di Parigi. Le strade e le piazze saranno i teatri della rivoluzione francese. L’evento che ebbe un forte impatto e la Guardia Nazionale si riorganizzerà in esercito. All’interno dei quartieri, nascono delle piccole assemblee, che dipendono dall’Assemblea Nazionale Costituente. L’estate del 1789 è un’estate calda anche nelle campagne, dove circola la voce di un imminente arrivo di eserciti dall’estero che fermino la rivoluzione. I cittadini iniziano ad armarsi e cominciano a colpire i simboli dei signori: anche qui vi è aria di rivoluzione. L’Assemblea Nazionale il 4 agosto 1789 sancisce che l’Antico Regime non esista più, insomma vota la sua abolizione. Pochi giorni dopo, il 26 agosto, viene votata la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, la vera prima dichiarazione. I sudditi smettono di dichiararsi così e inizieranno a chiamarsi cittadini. Viene proclamata la libertà fondamentale di pensiero, parola e stampa. L’uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge e la divisione dei poteri e il principio fondamentale della sovranità popolare in cui il potere appartiene all’uomo e non al re. Dopo la presa della Bastiglia, vi è un’altra grande forza; una folla di sudditi, il 36 ottobre, marcia su Versailles, prende la famiglia reale e la porta a Parigi. Riportare la corte a Parigi, in una città rivoluzionaria. La presenza del re rende consapevole la cittadinanza che il re stia ostacolando le richieste: rottura vera e propria. Nel frattempo inizia la politicizzazione della rivoluzione. Nel 1790 il fronte rivoluzionario inizia a capire che quello che stanno facendo avrà un impatto anche sul futuro della Francia. Le opinioni sono molte e diverse. Un gruppo, i giacobini, guidati da Robespierre, sono radicati nella parte sinistra dell’assemblea. I più moderati, guidati da Mirabeau, una destra più moderatrice. Questi due gruppi iniziano a votarsi sui giornali. Nel 1790 la rivoluzione è ormai in atto. La sua prima fase durerà fino al 1792, caratterizzata da un politica presente. C’è una forte partecipazione dei ceti più popolari, i sanculotti, componente più povera, ma che determina l’orientamento della folla popolare. La prima fase è una fase ancora incerta. In questa fase viene abolita la proprietà ecclesiastica, vengono confiscati i beni al clero. Il clero, ora, si divide: una parte accetta la rivoluzione ed entra a far parte di essa, il Clero Costituzionale, l’altra parte del clero, che non accetta la rivoluzione, è con il Papa, Clero Refrattario. Inizia a cambiare un po’ l’universo simbolico, iniziano ad emergere nuove feste; il 14 luglio si celebra, ma soprattutto nel 1791 avviene un fatto che consuma la fiducia dei francesi nei confronti del re. Luigi XVI e la sua famiglia tentano di lasciare il regno, come già avevano fatto altri nobili. Verranno beccati e riportati dalla Guardia Nazionale a Parigi. Il re ha dimostrato di essere disposto a lasciare il suo popolo. In questo contesto i giacobini chiedono di destituire il re, ma l’Assemblea Nazionale si oppone e iniziano i primi scontri. Nel 1791 si assiste ad una frattura tra coloro che vogliono il re e chi no. Si va al voto tra il settembre/ottobre 1791 per votare la prima Costituzione e riformare l’Assemblea Costituzionale. L’Assemblea che ne uscirà è un’assemblea di destra moderata, i Foglianti. A sinistra rimarranno sempre i giacobini. L’Assemblea è moderata, ma la città si sta radicalizzando in quanto cresce l’inflazione. La rabbia sociale è forte nel 1791-92. Il clima cresce e nel 1792 il popolo inizia ad assaltare il palazzo del re. Il 10 agosto i giacobini proclamano la Comune Insurrezionale; il re verrà destituito nel settembre 1792 e viene creato un nuovo governo e ha inizio una nuova fase. La Nuova Assemblea che viene riunita, proclama la Repubblica, ma mentre questo accade, inizia a diffondersi l’idea che ci sia qualcuno che non aderisca ai principi della rivoluzione. Questo processo porterà alla radicalizzazione della rivoluzione. La Convenzione è il luogo di scontro tra Foglianti e Girondini. Inoltre nel 1792 alcuni eserciti delle monarchie europee, mandano i loro eserciti contro la Francia, ma l’esercito rivoluzionario segna una grande vittoria contro la Prussia. Inizia una fase di radicalizzazione nel 1793 in cui la Convenzione vota la decapitazione dl re, nonostante fosse stato destituito. La violenza politica diventerà sempre più consuetudine e la ghigliottina rappresenta la fine di chi non segue la rivoluzione. In alcune regioni alcuni iniziano a schierarsi contro la rivoluzione in inverno/ primavera, 1793, in un contesto in cui le cose militari ed economiche non andavano bene. La Convenzione, contro la Vandea, reagisce duramente e viene fondato un organo che ha il dovere di vigilare sulla fedeltà dei cittadini nella rivoluzione. I Girondini nel giugno 1793 vengono espulsi dalla Convenzione. I Giacobini/ Montagnardi andranno in contro alle esigenze dei Sanculotti. Ha inizio la terza fase 1793-94, il potere passa in mano ai Giacobini che lo amministrano in maniera dittatoriale. Tentano in tutti i modi di avere un consenso, ma al tempo stesso conoscono un fenomeno di grande resistenza da parte dei non Giacobini e si inizia a dubitare anche tra stessi Giacobini. I Giacobini fanno un uso elevato di violenza politica, in quanto solo con la mano dura si possono ottenere determinate cose. 7. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE sono nuovi lavoratori, completamente poveri; iniziano a nascere le periferie urbane dove si ammassano i nuovi arrivati. Questo processo sta mettendo al centro di tutto il mercato; le condizioni dei lavoratori sono durissime, è un processo molto violento. Alcuni operai iniziano a reagire, a rivoltarsi, sabotando le macchine; Successivamente a questa fase, si articola una lotta sulla conquista dei diritti: avere un orario di lavoro meno pesante, aumento del salario, iniziano a nascere delle forme di mutuo-assistenza che porterà, poi, alla nascita dei primi sindacati. Una società che vede emergere una nuove élite economica, gli imprenditori e poi emerge la classe operaia, che inizierà a diffondersi in alcuni paesi del Nord Europa. Inizia una trasformazione sociale e materiale, che ha al suo centro la fabbrica. A differenza delle altre rivoluzioni, questa è una rivoluzione lenta, che consegna all’Europa un mondo diverso. 8. L’ETA’ NAPOLEONICA La rivoluzione industriale ha degli effetti globali; vi è una piena autonomia delle Americhe. C’è un processo di invenzione della Nazione, molto forte nell’America Latina; la composizione della società è fatta dai creoli e dalle popolazioni amerindie, ma soprattutto dai discendenti africani. I nativi verranno espulsi dalla frontiera e chiusi, poi, nelle riserve. La lenta inclusione degli africani è un altro processo molto lento che interessa l’America. Per quanto riguarda l’Asia, con il processo di nascita di una nuova religione a fine Settecento, trova degli cadetti molto lontani. Nascono dei club Giacobini in India; quindi non sono solo idee limitate all’Europa. Fino alla fine del Settecento non vi era una differenza tra aspetto economico e materiale tra le regioni più sviluppate. Vaste aree della Cina e del Giappone erano molto simili all’Inghilterra. Fino alla fine del Settecento, quindi, esiste un equilibrio su scala mondiale, anche sul punto di vista politico. Con la rivoluzione industriale si avvia un processo chiamato “grande divergenza”, cioè l’Europa diventa, sul piano economico e militare, superiore sul resto del mondo. Processo complesso che ha le sue radici nella rivoluzione industriale, origine che porterà nell’Ottocento al dominio dell’Occidente. Le potenze occidentali diventano egemoni a livello mondiale; è l’età del colonialismo. Dopo queste grandi rivoluzioni politiche del Settecento, si diffonde il principio della sovranità nazionale. Da allora ci si confronterà sui modelli politici, sempre a partire da un’idea di Nazione. L’Ottocento è un secolo che s’interroga su cosa sia una Nazione. Napoleone Bonaparte è una figura che incarna aspetti esaltanti, lui stesso costruì un’immagine eroica di sé, un condottiero eccezionale, ma allo stesso tempo molto controverso. Da Napoleone nascerà poi il concetto di bonapartismo, usato per definire una figura governante estremamente forte, che però è arrivata al potere attraverso un processo democratico, sancito da un voto popolare. Luglio 1794, colpo di stato di Termidoro: viene la decadenza dei leader Giacobini, che porta alla fine del periodo del terrore. Quello che si apre con Termidoro è un ritorno alla mondanità, ai piaceri della vita, al lusso. In generale, anche ad un ripiegamento nel privato. La rivoluzione francese era diventata qualcosa in cui tutto si faceva nello spazio pubblico. Nonostante il programma politico sia quello di cancellare la fase intensa del periodo giacobino, non si butta via tutto. Rimane la Repubblica e l’idea che le regole della Repubblica debbano essere stabilite da una costituzione. Viene votata, così, nel 1795, una nuova Costituzione, che va in direzione moderata, più verso destra. Accanto al tema dei diritti, si torna ad affermare la retorica dei doveri e delle regole. Viene creato uno strumento che ha il potere esecutivo, il direttorio dei cinque membri, che governa la Repubblica. Il periodo che si apre porta tensioni tra le diverse politiche. Si torna ad affermare l’idea di una monarchia, ma al tempo stesso rimane una parte filo giacobina nella società. Una società politicamente molto frammentata e variegata. Il passaggio elettorale è significativo. Le elezioni sono convocate nel 1797, all’indomani del colpo di stato progettato, ma non riuscito (la congiura degli eguali). Alle elezioni del 1797 vincono i filo monarchici. Sembra l’avvio del tramonto della rivoluzione, la messa in discussione dei valori fondamentali di essa, la triade uguaglianza, fratellanza, libertà. In questo contesto emerge, per la prima volta, la forza dell’esercito, considerato un garante politico. Decide di annullare le elezioni del 1797, mantiene l’ordinamento vigente, anche se viene dato un segnale molto chiaro: vengono imposte delle restrizioni nei giornali filo monarchici, nobili e clero refrattario. In tutto questo, la guerra alla Francia da parte delle monarchie europee non è mai smessa, solo che l’esercito francese ha assunto un certo potere, ha cambiato posizione rispetto al passato. Se prima si poneva sulla difensiva, in questi anni diventa un esercito offensivo. Ci sono diverse spedizioni, quindi, condotte contro le grandi monarchie, in particolare l’Austria degli Asburgo. Le spedizioni contro l’Austria hanno un successo relativo, a differenza di quelle truppe guidate da Napoleone Bonaparte. Il 15 maggio 1796 le truppe di Napoleone entrano a Milano e conquistano delle terre a nord del Po’. A Vienna si guarda con preoccupazione quello che sta avvenendo in Italia, soprattutto quando Napoleone volge verso Vienna, la capitale del Sacro Romano Impero. A questo punto gli austriaci firmano un trattato di pace. Questo fatto che ha costretto la pace contro un’armata rivoluzionaria, galvanizza alcuni giovani italiani, che iniziano ad aderire alle idee rivoluzionarie, ma soprattutto l’intento dell’armata di Napoleone è quello di liberare dalla monarchia. A seguito di questa fase napoleonica, queste truppe francesi guidate da Napoleone, nascono in Italia delle repubbliche, la più importante sarà quella Cispadana, con capitale a Reggio Emilia e per la prima volta verrà issata una bandiera bianca, rossa e verde. Si apre una stagione, dal 1796 al 1799, in cui queste diverse repubbliche nate in Italia, quella Cisalpina, Cispadana ed in seguito altre repubbliche mano a mano che Napoleone avanza in Italia. Abbattono gli antichi stati italiani, il Granducato di Toscana, la Chiesa, il potere dei Borboni. Queste repubbliche hanno delle costituzioni, per la prima volta si diffonde l’idea di Nazione in Italia. Il triennio giacobino scollega le élite urbane con le masse; scollamento fra i patrioti italiani e le masse. E’ un paese culturalmente arretrato, molto analfabeta, contrariamente al caso francese. Nel 1799 inizia a prendere corpo un movimento antirivoluzionario, alimentato dalla Chiesa, che guidano le masse rurali contro gli eserciti rivoluzionari. E’ una grande sconfitta per il movimento Sanfedista, così chiamato. E’ un evento che porta al tramonto di alcune repubbliche giacobine ed il ritorno del Papa a Roma, ma tutto questo succede, perché in Francia sta accadendo qualcosa, nel senso che dopo i suoi primi successi, Napoleone rientra in Francia e viene incaricato di compiere nuove spedizioni, perché le potenze antifrancesi cercano di consolidare le loro azioni. Napoleone compie un’azione, nel 1798, che ci da’ la misura della dimensione globale della politica europea. Accanto all’Austria, sta emergendo come nemica della Francia, l’Inghilterra. Napoleone cerca di colpire gli inglesi attaccandoli in Egitto, immaginando di muovere verso l’India, dove gli inglesi vogliono costruire il loro impero. Il 1798 l’esercito francese subisce una serie di rovesci, a discapito del direttorio, diviso al suo interno. In questo contesto di incertezza, Napoleone è una certezza. Consigliato dall’abate Seriè ed appoggiato dall’esercito, viene indotto a tentare un colpo di stato, novembre 1799. Napoleone rovescia il direttorio ed instaura un triumvirato, l’immaginario dell’antica Roma repubblicana è un’immagine fondamentale. I componenti del triumvirato avranno il nome di Consoli. Rapidamente emerge come il primo console e avvia un processo molto importante, avvia la creazione di un nuovo regime politico, ispirato ai principi della rivoluzione, ma inizia a svuotarli dall’interno con il voto della Costituzione del 1799. E’ l’avvio di una nuova stagione, l’idea di fondo è l’imposizione di un’idea di ordine possa metter fine a quel che vi era stato prima. Con Napoleone si arriva alla conquista di politiche sociali e giuridiche. Dopo l’età napoleonica il principio di sovranità popolare è al centro di tutto, si assiste ad un crollo delle monarchie in Europa. Vi è la soppressione della feudalità, la soppressione dell’Antico Regime, inoltre il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge è un principio che Napoleone sancisce. Con Napoleone s’impone un principio di meritocrazia nelle carriere, ovvero che i posti nella Repubblica non si possono più acquistare. Ad un posto pubblico si accede per concorso, per merito. Vi è la libertà d’impresa, ovvero che chiunque abbia del capitale può investirlo e metterlo a frutto. Viene riconosciuta la proprietà terriera, ridistribuita a seguito della conquista delle terre del clero. Sono i cardini di una società fondata sui diritti, però quello che manca è che si inizia a spegnere la tensione tra le diverse politiche. Nella Francia rivoluzionaria il modello politico forte di Napoleone gode per lungo tempo di consenso, fino al 1810. Napoleone è un governante che gode del consenso dei governati, proprio in virtù che opera da garante dei valori della rivoluzione, ma soprattutto è un riformista. Tra le innovazioni più importanti vi è l’imposizione di un modello politico centralistico, in cui impone le prefetture. Diffonde dei tribunali in tutta la Repubblica uguali tra loro, che non esistevano prima in Francia. Nel 1804 viene varato il primo codice civile della storia. Il codice civile napoleonico è il fondamento di tutti i codici civili. Esiste una giustizia per tutti i cittadini. In età napoleonica, l’economia è soggetta ad un forte controllo da parte dello stato, si cerca la parità di bilancio, un risultato importante per la Francia e la capacità di consolidare il debito pubblico. Viene creata, infine, una banca di Stato, importante ente che interviene in una serie di fenomeni e passaggi di tipo finanziario e creditizio, che sta dentro al processo di costruzione di uno stato moderno. Il cuore politico della stabilità resta l’esercito, perché l’età napoleonica è un’età in cui la Francia è sempre in guerra. Tra il 1801 e 1802, la guerra tra Napoleone e le potenze monarchiche europee, volge a favore di Napoleone. La triade giacobina vince. I francesi riconquistano l’Italia completamente, liberano il Mediterraneo dalle flotte inglesi e riconquistano il controllo sulle colonie francese, come per esempio la repubblica di Haiti. Queste vittorie fanno sì che nel 1802, Napoleone colloca un plebiscito in cui si deve votare si o no ad una proposta di legge: far diventare Napoleone console a vita. Il voto è favorevole due anni dopo porta a termine questa piega e nel 1804 si fa coronare imperatore dal Papa, celebre cerimonia di incoronazione a Notre Dame a Parigi. L’Inghilterra si rivela un osso duro per Napoleone, in particolare la marina inglese, da cui subirà una sconfitta dall’ammiraglio Nelson nella battaglia di Trafalgar. Di fatto gli anni seguenti saranno anni di vittorie napoleoniche. Napoleone vince ripetutamente, ma si trova a confrontarsi contro un’azione inattesa: a poco a poco inizia ad emergere la resistenza nei confronti di Napoleone in Germania ed Austria in nome della nazione. Per la prima volta emerge in queste regioni il termine nazione in chiavi antinapoleonica. Napoleone impone il blocco continentale, il divieto di commerciare a tutti con l’Inghilterra. Nel 1809/10 raggiunge la sua massima espansione, ma dimostra anche la sua debolezza, perché a poco a poco, mentre le armate francesi abbattono le monarchie non formano più delle repubbliche, ma dei regni, governati dai parenti di Napoleone. Egli istituisce una nobiltà napoleonica in Francia. Si proclama gli stesso la superiorità dei valori cattolici, svuotando di significato la rivoluzione. L’impero napoleonico tracolla perché non è in grado di sorreggere lo stato permanente di guerra. Essere sempre in guerra porta dei costi, soprattutto quando si subiscono delle sconfitte militari. Tra il 1812-13 Napoleone decide di sferrare l’attacco contro l’ultimo avamposto delle monarchie europee. Ha già travolto i Borbone in Spagna, anche se con molta resistenza. Napoleone fallisce in Russia, perché i russi contrappongono una tecnica militare di logoramento. L’inverno russo è durissimo e nel 1813 le truppe di Napoleone sono costrette alla ritirata per la prima volta. Episodio che galvanizza il fronte francese che fino a quel momento era indebolito. Nel 1813 le armate napoleoniche vengono sconfitte anche a Lipsia. E’ ormai diffusa che l’esercito napoleonico sia allo sbando. Nel 1814 il fronte antinapoleonico sferra un attacco alla Francia, entra a Parigi e cattura Napoleone, trasferito prigioniero all’Isola d’Elba. Le grandi monarchie europee si riuniscono a Vienna per pianificare il futuro dell’Europa. Ma con uno straordinario colpo di scena riesce a fuggire e ad arrivare nel sud della Francia. Il suo ritorno è accolto con successo, perché l’idea di avere di nuovo un Borbone sul trono non è accolta. Nel 1815 riesce ad ottenere molti consensi. Torna alla guida della Francia, rimette in piedi l’esercito e decide di sferrare un attacco contro le potenze riunite a Vienna, ma viene sconfitto nella battaglia di Waterloo. Le monarchie europee esiliano Napoleone nell’isola di Sant’Elena e si avvia in Europa l’età della Restaurazione. Napoleone morirà il 5 maggio nel 1821 nell’isola. Anche se Napoleone è crollato, i frutti della rivoluzione francese sono diventati patrimonio europeo, che si riattiverà negli anni della Restaurazione. In segreto, con la Carboneria, queste idee continua ad esistere e ad esplodere. Nel 1848 dal Sud Italia fino a Berlino esploderanno, di nuovo, i principi della rivoluzione. Gli eserciti, dalla rivoluzione francese in poi, sono eserciti fatti dai cittadini, strumenti che determinano l’esito dei moti. Si consegna un mondo nuovo in cui s’inizieranno a costruire le democrazie liberali. L’Ottocento vedrà una profondazione del mondo.
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