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Storia moderna, dalla scoperta dell'America alla Rivoluzione industriale, Appunti di Storia Moderna

Il documento tratta dettagliatamente gli eventi principali che hanno caratterizzato l'età moderna, dalla scoperta dell'America alla Rivoluzione industriale.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 27/02/2024

MartinaDeiana
MartinaDeiana 🇮🇹

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Scarica Storia moderna, dalla scoperta dell'America alla Rivoluzione industriale e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1. Guerre d’Italia Dal 1494 al 1554, l'Italia divenne un vero e proprio campo di battaglia dimostrando quanto fosse più potente ed attuale il modello delle << nuove monarchie>> rispetto alle precedenti istituzioni statali. Questo momento è stato definito come lo sciagurato periodo del dominio straniero, e della perdita della cosiddetta << libertà d'Italia>>. In realtà queste possono essere considerate le prime vere guerre europee perché l'Italia, non era solo una delle Nazioni più colte e ricche dell'epoca, ma era anche la sede della massima autorità spirituale del mondo cristiano, ovvero il Papa, quindi chi avesse dominato la penisola avrebbe di conseguenza avuto l'egemonia sull'intero continente. Alla fine del 400 l'Italia risulta divisa in numerosi stati medio-piccoli, incapaci di assoggettarne altri, ma capaci di opporsi ad essere assorbiti dagli altri. Tra questi: nell’Italia settentrionale: - il Ducato di Savoia (Piemonte e Savoia); - la Repubblica di Genova (attuale Liguria); - il ducato Di Milano (governato prima dai Visconti e poi dagli Sforza -1450- attuale Lombardia e alcune terre emiliane); - la Repubblica di Venezia. Nell’Italia centrale: - La signoria di Firenze (governo dei medici, formalmente repubblicano dal 1434- corrisponde alla Toscana, eccetto Siena e Lucca); - Lo stato della chiesa (attuali regioni del Lazio, Umbria, Marche ed Emilia Romagna). Nell’Italia meridionale: - il regno di Napoli (governato dalla dinastia aragonese, mentre Sicilia e Sardegna dipendono direttamente dalla corona d’Aragona). Dopo una lunga fase di guerre, i maggiori stati della penisola (Venezia, Milano, Stato della Chiesa, Firenze, Napoli) avevano stipulato con la pace di Lodi del 1454, un accordo basato sul rispetto del principio dell'equilibrio, cioè sul mantenimento dello STATUS QUO. La situazione italiana rimane formalmente stabile grazie all'azione accorta del Signore di Firenze ovvero Lorenzo de’ Medici detto il magnifico, un abile diplomatico. Nel 1494 però tutto cambia, quando il re di Francia, Carlo VIII - chiamato dal signore di Milano, Ludovico Sforza detto il Moro - arriva in Italia con l'intento di acquisire il regno di Napoli, che egli rivendica in quanto erede dell’estinta casata degli Angiò. Prima si assicura la neutralità di Ferdinando il Cattolico cedendo il Rossiglione e la Cerdaña, e quella dell’imperatore Massimiliano I con la cessione dell’Artois e della Franca Contea. Nel 1495 Napoli viene occupata senza che vi sia alcuna resistenza contro il potente esercito francese. Di fronte al rischio di un'egemonia francese in Italia, il pontefice Alessandro VI (Rodrigo Borgia), promuove un'alleanza antifrancese che include Venezia, Milano, l'imperatore e i re cattolici e costringe Carlo VIII a effettuare una non agevole ritirata. La stessa spedizione di Carlo VIII mette in luce i gravi elementi di instabilità e di debolezza che caratterizzano la realtà italiana. Tra i fattori di instabilità di sono: 1) I contrasti fra i potentati italiani sollevati dall’azione di Ludovico il Moro, che nel 1494 succede al nipote Gian Galeazzo Sforza nel titolo di Duca di Milano; 2) La conflittualità creata nello Stato della Chiesa dalla tendenza di Papa Alessandro VI a usare il proprio potere per creare una vera e propria dinastia, aiutando il figlio Cesare a costruirsi un Principato fra Romagna - Marche: ma le ambizioni di Cesare vengono stroncate dall’ascesa al soglio pontificio di Giulio II (nemico dei Borgia), dopo l’improvvisa morte di Alessandro VI; 3) A Firenze il potere della famiglia medici, dopo la morte di Lorenzo è sempre più fragile, potere che viene rovesciato nel 1494 in occasione dell’ascesa di Carlo VIII, da una rivolta di impronta repubblicana che fa leva sulla predicazione di stampo radicale e ugualitario di un frate domenicano, Girolamo Savonarola, che propugna un rinnovamento della società e delle istituzioni ecclesiastiche in nome del ritorno allo spirito del vangelo, della purificazione dei peccati di una chiesa corrotta, e di una città dilaniata dai contrasti politici. Savonarola riesce per breve tempo a influenzare il governo repubblicano della città — nel nome dell’adesione ai rinnovati principi religiosi e dell’alleanza con la Francia— ma il conflitto con Alessandro VI e la morte di Carlo VIII, oltre ai rovesci militari, fanno perdere a Savonarola l’appoggio delle autorità cittadine. Verrà successivamente condannato al rogo come eretico nel 1498. In ogni caso, nel 1512, la repubblica fiorentina viene travolta dalle forze ispano pontificie che ristabiliscono la signoria dei medici. Nel 1499 il nuovo re di Francia Luigi XII occupa il Ducato di Milano - di cui rivendica la sovranità poiché discendente dei Visconti - e poi sigla un accordo con Ferdinando il Cattolico per spartirsi il regno di Napoli (1500), ma poi scoppia di nuovo la guerra fra i due con la vittoria delle forze spagnole nella battaglia del Garigliano (1504) e la conseguente rinuncia francese al regno che passa nelle mani di Ferdinando il Cattolico. Intanto Papa Giulio II tenta di salvaguardare il potere territoriale della Santa sede minacciato dall’espansionismo della Repubblica di Venezia in Romagna. Egli dà quindi vita con l'imperatore Massimiliano e Ferdinando il cattolico alla LEGA DI CAMBRAI, che infligge una pesante sconfitta alle forze veneziane nella BATTAGLIA DI AGNADELLO 1509. Però l'esistenza della Repubblica di Venezia sembra in forse, pertanto Giulio II cambia strategia e costituisce una nuova alleanza di potenze italiane ed europee la Lega Santa, che tenta di scacciare i francesi dall'Italia, e riuscendo nell'impresa, Luigi XII è costretto ad abbandonare Milano e la penisola. Il suo successore, il nuovo re francese Francesco I, torna in Italia e riesce a conquistare Milano - considerato un obiettivo primario - sconfiggendo a Marignano (1515) i mercenari svizzeri al servizio di Massimiliano Sforza e, con il trattato di Noyon 1516, stipulato tra Francesco I, Carlo d’Asburgo (nuovo sovrano di Castiglia e Aragona), la confederazione elvetica e il papa, Milano viene assegnato alla Francia e Napoli alla Spagna. Però nel 1521, Carlo V (Carlo d’Asburgo, ormai imperatore) alleato del Papa e di Enrico VIII d’Inghilterra, muove guerra alla Francia che subisce una disastrosa sconfitta a Pavia nel 1525. Lo stesso Francesco I viene fatto prigioniero, e viene rilasciato solo dopo aver firmato geografiche permetteranno a Bartolomeo Diaz di doppiare il capo di buona speranza (la punta estrema del continente africano). Nel 1497 poi, Vasco da Gama, partendo da Lisbona, riesce a circumnavigare parte dell'Africa e a raggiungere l’India approdando a Calicut (1498 — si ricorda che Calicut è abitata da popolazioni musulmane, e il commercio delle spezie è in mano ai mercanti arabi) in cui, a differenza che in Africa, hanno molto poco da offrire in cambio di pepe e altre spezie. I portoghesi si comportano in maniera aggressiva cercando di imporre prezzi bassi alle spezie ai produttori indiani, approfittando dei conflitti politici ed economici tra i principi della zona per battere il sovrano di Calicut. Nel 1500 si insediano a Cochin, città rivale di Calicut, dalla quale commerciano con l’occidente. Mentre le navi portoghesi costeggiano l’Africa per raggiungere l’oceano indiano, la regina Isabella di Castiglia finanzia la spedizione nell’oceano atlantico — si ricordi che il trattato di Alcaçovas (1472) sancì il riconoscimento della sovranità castigliana sulle Canarie e quella lusitana sulle altre isole atlantiche e sulle coste dell’Africa occidentale; la Castiglia porta a termine nel 1492 il processo di Reconquista della penisola iberica — del genovese Cristoforo Colombo per arrivare in Cina navigando verso occidente (progetto bocciato dal re di Portogallo poiché dispendioso, oltre al fatto che aveva gia impiegato le sue risorse per la circumnavigazione dell’Africa). Il 12 ottobre 1492 le tre navi approdano nell'isola di San Salvador, le attuali Bahamas — quindi Cuba e Santo Domingo — credendo di essere giunti a Cipango in Giappone, e ne prendono possesso in nome della regina spagnola. Colombo rientra nel 1493 e da qui si da il via alle esplorazioni nella zona occidentale dell’oceano atlantico. Tra la corona portoghese e quella castigliana sorge il problema della delimitazione dei rispettivi diritti. Da qui l'intervento del pontefice, papa Alessandro VI, che nel 1493 emette 3 bolle in cui stabilisce una linea di demarcazione, che porta a una spartizione dei territori scoperti (le terre a ovest della linea alla corona di Castiglia e quelle a est al Portogallo, suddivisione non soddisfacente per le due parti che con il trattato di Tordesillas 1494 spostano la linea di demarcazione a 370 leghe da Capo Verde). Solo con il fiorentino Amerigo Vespucci (1501) prende corpo l'idea che le terre scoperte da Colombo siano un vero e proprio mondo, mentre nel 1519 Magellano (un portoghese a servizio dell’imperatore Carlo V) dopo due anni di navigazione riesce nell'impresa di circumnavigare per la prima volta l’America, partendo da Siviglia e raggiungendo l'arcipelago delle Filippine. Nel frattempo la corona castigliana autorizza lo sfruttamento delle nuove terre americane, infatti le isole di Santo Domingo e Cuba si riempiono di migliaia di soldati spinti dalla brama di oro, ma ricordiamo che l'argento era più pregiato rispetto all’oro poiché era più raro, più difficile da trovare, ed era una delle principali fonti di scambio con i mercanti arabi. Nel mentre, gli indigeni vengono sottoposti allo sfruttamento disumano. Infatti, lo sfruttamento e le malattie giunte con gli europei provocano il crollo della popolazione di Santo Domingo. Nel nuovo mondo gli europei entreranno in contatto con popolazioni diverse e diversamente sviluppate che non sono capaci di resistere ai conquistatori. Vengono annientati l'impero Atzeco in Messico da Hernan Cortés (1519) e quello Inca in Perù da Francisco Pizarro (1532), che inizialmente non si oppongono a questi nuovi venuti credendoli portatori di una nuova vita. La prima conseguenza della conquista è la distruzione dell'universo religioso delle popolazione americana. Al saccheggio e allo sterminio delle popolazioni indigene si aggiunge l'azione della chiesa che vuole evangelizzare gli indios, estirpando le loro credenze tradizionali e imponendo valori propri della società europea. Bartolomè de las Casas condurrà una battaglia a favore del riconoscimento dei diritti umani degli indios. Nella seconda metà del XVI secolo la diminuzione demografica degli indios spinge le autorità castigliane a raggruppare i superstiti in villaggi e a vendere le loro terre ai coloni. Il lavoro forzato degli indios viene utilizzato nelle grandi fattorie. Da qui si diffonde la pratica del pagamento in denaro delle tasse dovute ai dominatori, da cui discende l'obbligo per gli indigeni di partecipare all'economia monetaria. Per fermare i conflitti fra conquistadores riguardo lo sfruttamento delle ricchezze americane, nasce l'istituto giuridico delle encomienda. Essa non riguarda il possesso della terra ma prevede che il sovrano affidi a ciascun colono un numero di indios ai quali dovrà insegnare i principi della fede cattolica; in cambio gli indios sono tenuti a lavorare nelle case, nelle miniere e nelle terre dell’encomendero. Il lavoro nell’encomienda è obbligatorio e non retribuito. Nel 1512-13 Ferdinando d'Aragona (reggente del trono di Castiglia dopo la morte di Isabella) promulga le leggi di Burgos con cui accetta l'encomienda ma sottolinea la dipendenza degli indigeni dal sovrano. La corona non possiede gli strumenti per attuare queste leggi, poiché le terre conquistate sono sotto il controllo di un ceto formato dai conquistatori e dei loro discendenti: per questo motivo il tentativo di Carlo V di riaffermare l’autorità regia in America con las Nuevas Leyes 1542-43 si trova contro l'ostilità delle città coloniali e di Hernan Cortes (diventato uno dei maggiori proprietari della nuova Spagna). Le leggi vengono revocate nel 1545-46, ma vi furono successivi tentativi di Carlo V e del figlio Filippo II per ridurre il ruolo delle encomiendas, strumento giuridico esaurito alla fine del ‘500 a causa del tracollo demografico per via delle malattie giunte dall’Europa. 3. Le 95 tesi di Lutero, Carlo V e Lutero, la dieta di Worms Durante la prima metà del XVI secolo si diffondono in Europa idee cristiane sulla religione e sulla vita diverse da quelle insegnate dalla chiesa cattolica: già precedentemente la chiesa aveva dovuto affrontare sostenitori di idee contrarie a quelle ufficiali, ma aveva bollato queste persone come eretici, che dopo essere stati definiti nemici della fede, venivano di norma sterminati con la forza e scomunicati. Le nuove idee sottolineano che l’insegnamento di Cristo che propone un’etica della donazione e del sacrificio, è molto lontana dalla pratica della chiesa, che in realtà è interessata all’accumulazione di beni materiali e di potere. Già nel XIV secolo erano nate dottrine riformatrici che si erano diffuse in Inghilterra e in Boemia basandosi sulla critica nei confronti della ricchezza smodata della chiesa: è soprattutto l'opera di un pensatore e umanista olandese del secondo ‘400, Erasmo da Rotterdam, che la critica nei confronti della chiesa si fa più incisiva. Nella sua opera L'elogio della Pazzia (1509), Erasmo critica la corruzione e l'immoralità della chiesa, la presunzione di possedere la verità su ogni aspetto della vita e l'eccesso di potere del Papa. Nonostante le sue critiche, rimase cattolico. Nel 1517, in Sassonia, un monaco agostiniano di nome MARTIN LUTERO diffonde 95 tesi teologiche sospette di eresia, ma nessuno della curia si allarma particolarmente, poiché si sarebbe provveduto a farlo ravvedere, o a farlo condannare dalla Santa Inquisizione. Le tesi di Lutero in poco tempo sconvolgono il mondo cattolico distruggendo per sempre l’unità della chiesa, e porteranno ad una profonda spaccatura tra chiesa cattolica e protestanti. La riflessione teologica di Lutero confronta il messaggio di Cristo con il sapere ufficiale tramandato dalla tradizione ecclesiale: egli asserisce che nelle sacre scritture viene affermato che l'unica salvezza per l'uomo discende dalla grazia di DIO, che dona al singolo la vita eterna, e stando alle Sacre Scritture la chiesa non svolge alcun ruolo e il papa non è nominato. Secondo Lutero, l'opera di mediazione tra l'uomo e Dio che la chiesa pretende di esercitare è addirittura dannosa. Il tradizionale insegnamento cattolico affermava che solo attraverso la chiesa gli uomini potevano vedere accompagnata la loro anima verso il paradiso, il più delle volte dopo un lento passaggio in purgatorio dove i peccati venivano scontati e annullati. Il purgatorio era considerato una prigione provvisoria per ridurre la pena, e bisognava non solo svolgere opere di carità ma anche fare offerte in denaro alla chiesa. I Papi incominciano a vendere indulgenze per annullare i propri peccati ed ottenere uno sconto di pena per i defunti. Inoltre nel 1517, PAPA LEONE X per rastrellare ancora più denaro bandisce un'indulgenza plenaria insieme all’arcivescovo di Magdeburgo e il tutto assume i tratti di una vera e propria compravendita. La posizione luterana afferma che solo la fede autentica sottrae l'uomo alla schiavitù del peccato originale, e quindi le indulgenze sono un'impostura: esse significano spacciare un credito che non si possiede e fare mercimonio di un bene divino, ovvero la grazia. Grazie alla stampa, gli scritti di LUTERO hanno una sorprendente circolazione in Germania. La loro diffusione evidenzia il fatto che interpretino bisogni diffusi nella società del tempo, infatti vi è una necessità di rinnovamento degli ordinamenti ecclesiali. Nel 1518 Lutero viene citato a comparire a Roma per essere processato ma viene difeso dal principe elettore dell’impero, duca di Sassonia, Federico il Saggio che si rifiuta di farlo partire. Nel 1520 PAPA LEONE X condanna esplicitamente la dottrina di Lutero con la bolla EXSURGE DOMINE che rifiuta di sottomettersi e il 10 dicembre getta tra le fiamme il documento pontificio. Lutero afferma che il pontefice non può considerarsi al di sopra delle sacre scritture. Nel trattato dall'eloquente titolo La cattività babilonese della Chiesa Lutero svolge una netta critica dei 7 sacramenti, di cui rifiuta la cresima, l’estrema unzione e il matrimonio, affermando che gli unici riconosciuti sono il battesimo, ovvero il momento di ingresso del cristiano nella comunità, e l'eucarestia, che viene mantenuta da Lutero come sacramento, negando però valore alla dottrina cattolica della transustanziazione, secondo cui durante la messa il sacerdote opera alla miracolosa trasformazione del pane e del vino, nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo. In un altro scritto del 1520, intitolato “Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca” Lutero attacca l'autorità del Papa, l'avidità di ricchezze della chiesa e le sue ingerenze nel potere terreno. Nel 1521 Lutero viene ufficialmente scomunicato dal Papa e si trova, in quanto eretico, fuori dalla chiesa. Tuttavia non solo può contare sulla protezione di Federico il saggio, ma le sue idee conoscono una notevole diffusione e un grande successo in tutta la Germania. Ciò preoccupa l'imperatore Carlo V che nel tentativo di evitare una rottura traumatica, si adopera per raggiungere un compromesso tra la Santa Sede e Lutero. Pertanto oppure nei peggiori dei casi condannati al rogo. Accade così che le chiese riformate riproducano l'intolleranza contro la quale avevano originariamente protestato. In tutta l'Europa centro-settentrionale la diffusione del movimento protestante procede con rapidità durante la prima metà del XVI secolo. Il luteranesimo diviene religione ufficiale nel regno di Svezia, Norvegia, Islanda e Danimarca, mentre le idee di Calvino conoscono un notevole successo al di fuori di Ginevra. Inoltre è intensa l'opera di diffusione del messaggio calvinista in Francia, dove i calvinisti vengono chiamati ugonotti, nei Paesi Bassi e in Polonia; in Scozia si radica a seguito delle predicazioni di John Knox e in Italia nel ducato di Savoia trae slancio un nuovo movimento religioso, quello valdese, dalla predicazione dello spiritualista Valdo di Lione (originato nel medioevo e sopravvissuto malgrado la repressione cattolica). 6. L’anglicanesimo e l’Atto di supremazia Nonostante i successi della riforma luterana, nessuno dei maggiori regni dell’Europa cattolica abbraccia, in un primo tempo, il protestantesimo. Il sovrano di Inghilterra Enrico VIII Tudor, si schiera anzi apertamente contro le idee luterane, scrivendo un trattato di difesa dei sette sacramenti, a seguito del quale Papa Leone X lo insignisce del titolo onorifico di defensor fidei, ovvero, difensore della fede. Presto però Enrico VIII avverte l’importanza dell’occasione che la diffusione delle idee protestanti gli offre la possibilità di ridurre l’influenza del papato sulla politica — per es.la politica matrimoniale della dinastia, il divieto di divorziare o sposare consanguinei, permetteva alla chiesa di esercitare un potere sulle scelte dei sovrani— e la società inglese. Si tratta in particolare dell’annullamento del matrimonio di Enrico VIII con Caterina D’Aragona, dalla quale il re teme di non poter avere un erede maschio, il pontefice assume una tattica attendista: una decisione favorevole al sovrano inglese è osteggiata dall’imperatore Carlo V, di cui Caterina è la zia. Il monarca inglese ne approfitta per procedere ad una rottura del legame di sudditanza spirituale alla chiesa romana. Enrico, oltre a risolvere il problema del proprio matrimonio, divorzia da Caterina e sposa Anna Bolena, e con l’approvazione del Parlamento emana nel 1534 l’ATTO DI SUPREMAZIA, con il quale il sovrano inglese si proclama unico e supremo capo della chiesa d’Inghilterra, assegnando all’arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer, il governo degli affari ecclesiastici. Da un punto di vista dottrinale, la nuova chiesa d’Inghilterra non conoscenze innovazioni, se non l’introduzione della Bibbia in inglese, voluta dall’arcivescovo di Canterbury. La rescissione del legame con la Santa Sede consente però alla monarchia di procedere alla soppressione degli ordini religiosi, da cui conseguono l’incameramento e la messa in vendita delle loro proprietà terriere: ciò da un lato rimpingua le casse reali, provate dalle guerre con la Francia, dall’altro consente la formazione di un ceto di piccoli e medi nobili proprietari fondiari, leali verso la corona. D’altra parte Enrico VIII mantiene la gerarchia ecclesiastica e il clero parrocchiale come ordine separato, conscio del fatto che ora fossero uno strumento utile al rafforzamento della monarchia. Durante il breve regno del figlio Edoardo VI Tudor, vi sarà un avvicinamento al movimento protestante attraverso l’adozione di un libro di preghiere The Book of Common Prayer (1549). 7. Filippo II 1. FILIPPO II RE DI SPAGNA E LA SUA POLITICA La potenza della casa D’Asburgo non finisce con la morte di Carlo V, poiché i suoi domini vengono da lui stesso suddivisi tra il fratello Ferdinando e il figlio Filippo. Quest'ultimo eredità la Castiglia (con le sue colonie americane), l'Aragona, i Paesi Bassi, la Franca contea, lo stato di Milano, il regno di Napoli e di Sicilia. Quella su cui regna Filippo è una vasta aggregazione di territori diversi fra loro per leggi, lingua, tradizioni e consuetudini, che si impegna a rispettare. Pertanto LA MONARCHIA COMPOSITA di Filippo trova i suoi unici elementi comuni nella persona del sovrano e nella religione cattolica, proprio per questo motivo viene definita monarchia cattolica. Dopo la PACE DI CATEAU CAMBRESIS DEL 1559, CHE SANCISCE LA PACE CON LA FRANCIA E IL PASSAGGIO DELLA PENISOLA ITALIANA NELLA SFERA D’INFLUENZA ASBURGICA, LA LOTTA ALL’ERESIA PROTESTANTE RAPPRESENTA LA PRIORITÀ PER FILIPPO II. Strumento primario per combattere la diffusione delle idee riformate all'interno della Castiglia, dell’Aragona (in cui è compresa la Sardegna) e della Sicilia, è il tribunale dell'inquisizione spagnola nato nel 1478 per reprimere tutti i comportamenti e dottrine eterodosse, istituzione che ha a capo un inquisitore generale che non viene nominato dal papa ma dal sovrano. A sua volta l'inquisitore generale è affiancato da un consiglio di nomina regia, IL CONSEJO DE LA SUPREMA Y GENERAL INQUISICION. Il consejo de inquisición è uno dei più importanti consigli di cui si avvale il monarca: si tratta di organismi composti da aristocratici, ecclesiastici e letrados, esperti di diritto e di amministrazione, che forniscono al re i loro pareri sulle diverse questioni. I CONSEJOS SI CARATTERIZZANO A SECONDA DELLE COMPETENZE PER MATERIA O PER TERRITORIO: - CONSEJO DE ESTADO + CONSEJO DE GUERRA: erano composti da nobili e facevano proposte su problemi relativi al governo della monarchia cattolica. (Questioni politiche e militari); - CONSEJO DE HACIENDA: questioni finanziarie; - CONSEJO DE ORDENES: ordini militari castigliani di Santiago, Calatrava e Alcantara; - CONSEJO DE CASTILLA: si occupa del governo castillano; - CONSEJO DE ARAGON: governo di Aragona; - CONSEJO DE INDIAS: si occupa delle colonie americane - CONSEJO DE ITALIA: questioni relative al governo del regno di Sicilia, Napoli e stato di Milano - CONSEJO DE PORTUGAL: Portogallo - CONSEJO DE FLANDES: Paesi Bassi Il meccanismo di funzionamento di queste istituzioni prevede che stilino un parere su singole questioni, ovvero la CONSULTA. Questo documento viene inviato al monarca che lo esamina ed esprime la sua decisione. Differenza del padre, sovrano con una Corte itinerante, Filippo II stabilisce la propria residenza in Castiglia e nel 1561 fissa la sede della propria Corte a Madrid, e dal suo monumentale Palazzo dell’ESCORIAL governa la monarchia cattolica in modo così circospetto tanto da assegnargli il soprannome di Rey prudente. Nel quadro politico di Filippo II alla penisola italiana è riservato il ruolo di bastione della monarchia nello scacchiere del mediterraneo, in cui il sovrano mira a garantire stabilità politica, sociale, e sicurezza militare dei territori governati, nonché a tutelare i propri interessi nei rapporti con stati di grandi e piccole dimensioni che conservano la propria indipendenza (rep Venezia, Genova, ducato Milano etc). A tal fine Filippo ricorre all’esercizio di pressioni militari e diplomatiche, accordi, elargizione di titoli e onori ai principi. Vi sarà poi la necessità di mantenere la stabilità politica e territoriale a causa della rivolta dei Paesi Bassi. L’azione di Filippo II nei Paesi Bassi: l’ascesa al potere di Filippo II fu seguita da due eventi nel 1557: la bancarotta finanziaria della Spagna e la vittoria militare di San Quintino sulla FRANCIA che con la pace di Cateau Cambresis 1559 consacrò la Spagna come maggior potenza in Europa. La Pace conclusa sul continente europeo permette a Filippo di concentrarsi sul bacino del mediterraneo, in cui vi è l’impero ottomano che continua il suo espansionismo con l’appoggio delle flotte che la pirateria nord africana utilizza x le sue scorrerie ai danni delle terre cristiane. Il primo atto di Filippo II è la controffensiva contro le basi della pirateria, ma la spedizione per occupare l’isola di Gerba (1560) è di vitale importanza per riconquistare Tripoli —presa da Carlo V nel 1535 e poi perduta nel 1551— la quale però si rivela un fallimento con la sconfitta della flotta cristiana. Successivamente riprende l’offensiva ottomana con l’attacco alla fortezza nord africana di Orano 1561 e l’isola di Malta nel 1565 che viene difesa dai cavalieri dell’ordine di Malta. Poi, nel 1570, gli ottomani avviano la conquista dell’isola di Cipro (possedimento della rep. di Venezia) che riesce, annettendo così un territorio di importanza strategica ed economica nel mediterraneo. Tali avvenimenti preoccupano l’Europa e la Santa sede: così Papa Pio V sprona i principi cristiani alla crociata contro il pericolo proponendo un alleanza tra tutti i sovrani e la creazione di una flotta x combattere gli ottomani. Filippo II non era però d’accordo, poiché l’aspirazione delle corone iberiche era quella di rendere sicuro il mediterraneo occidentale e di controllare i porti della costa nordafricana, piuttosto che muovere guerra ad un nemico potente come quello ottomano; inoltre, le rivolte nelle Fiandre spingono Filippo II a privilegiare lo scacchiere nordeuropeo. Sostenere una guerra poi aveva un costo elevato per Filippo, spese che gravavano sulla corona di Castiglia, che non possedeva risorse sufficienti per mantenere flotte ed eserciti; ancora, un’altra ragione per cui Filippo non fu d’accordo con il papa, è di ordine interno: da tempo le autorità spagnole erano in allarme a causa dei Moriscos ossia le popolazioni di fede mussulmana costrette a convertirsi al cristianesimo. La conversione non aveva però cancellato l’uso della lingua araba o le tradizioni, e inoltre abitavano principalmente nella parte meridionale della penisola iberica, il che faceva temere una possibile esistenza di legami con la pirateria nordafricana o con l’impero ottomano. Dunque Filippo in concomitanza dell’espansione dell’impero ottomano intraprende una nuova campagna contro l’utilizzo della lingua araba e i Moriscos, con l’unico risultato dello scoppio di una rivolta a Granada (1568). Solo nel 1570 Filippo decide per la deportazione e la dispersione dei Moriscos per tutto il territorio della Castiglia, rispondendo così al problema della sicurezza del litorale meridionale. Nel 1571 viene stipulata un’alleanza sovrana cattolica. Così Filippo decide di muovere guerra all’Inghilterra facendo allestire la flotta, chiamata l’Invincibile Armada col fine di invadere l’isola e di cessare la guerra che i pirati inglesi fanno contro i traffici commerciali spagnoli. Nel 1588 la flotta viene distrutta da cause atmosferiche e battuta dalla più piccola nave olandese. (Dopo lo scoppio della guerra anglo-spagnola i cattolici inglesi finiscono x rappresentare uno spauracchio collettivo, nemico papista e nemico spagnolo che attenta all’esistenza di una comunità la cui regina rappresenta una sorta di personificazione). 1. Mappa del 500 religioso europeo: quali erano gli stati luterani, Calvinisti, Cattolici Germania = Sacro Romano Impero (diviso in due): Austria cattolica/ Boemia e Ungheria e principati calviniste Svezia, Danimarca, Norvegia = protestanti luterani Scozia = Modello presbiteriano (calvinista) Spagna e Portogallo = Cattolica Francia = Calvinismo e Cattolicesimo Paesi bassi divisi = nord calvinismo / sud cattolicesimo Svizzera = calvinismo Regioni nord Europa = luteranesimo Inghilterra = anglicana, però in Irlanda calvinismo e cattolicesimo Province unite = calvinisti protestanti Confederazione elvetica = protestante calvinista Paesi Bassi del sud = cattolici 11. Guerre di religione in Francia; tipo di politica di Caterina de’ Medici; perché Caterina de Medici è sospettata di attuare una politica accomodante con gli ugonotti?; editto di Nantes All’indomani della pace di Cateu-Cambresis del 1559, che ha segnato la consegna dell’Italia al controllo della corona asburgica e di conseguenza la fine delle speranze francesi di espansione nella penisola, la Francia entra in una grave crisi politica. Morto improvvisamente re Enrico II (1559), la monarchia si trova a essere guidata da una reggente, ovvero la vedova Caterina de’ Medici, che governa per conto del figlio bambino Francesco II, e quindi dell’altro figlio, il giovane e debole Carlo IX. Il problema principale che deve affrontare Caterina è sicuramente la straordinaria diffusione della religione calvinista che si concentrano in alcune città del sud come Lione e La Rochelle, e in aree del centro e del nord, dove raccolgono adesioni tra artigiani, professionisti, e nobiltà (come i Borbone; cattolica era invece la famiglia dei duchi di Guisa). Il partito protestante però, preoccupato che il giovane sovrano sia allevato a corte dal partito cattolico, tenta di sostituire la reggente con Luigi I di Borbone principe di Condé. I tentavi della reggente di permettere una limitata libertà di culto agli ugonotti pur di pacificare il paese, insospettiscono il partito intransigente cattolico che da il via agli scontri con il massacro di Vassy (1562), causando l’eccidio di un gruppo di ugonotti nell’alta Marna ad opera dei Guisa. Caterina non si schiera mai completamente a favore di uno dei due fronti in lotta ma tenta di usare le fazioni una contro l’altra nel tentativo di difendere l’autorità della corona sempre più debole. Nel 1563 vi sono una prima serie di concessioni agli ugonotti, tra cui libertà di coscienza e libertà di culto. Ormai divenuta sospetta ai cattolici, la reggente non è in grado di controllare la tensione, che nel 1567 sfocia in una vera e propria guerra civile, che dopo alcuni scontri militari giunge alla pace di Saint-Germain-en-Laye nel 1570, con la quale agli ugonotti è riconosciuta la libertà di culto e il controllo di alcune città fortificate. Inoltre Gaspard de Coligny, uno dei capi degli ugonotti, viene ammesso al Consiglio di Stato. Ma la crescente influenza di Coligny (aveva quasi convinto Carlo IX a favorire la causa protestante nei Paesi Bassi; contribuisce ad organizzare un matrimonio pacificatore tra uno dei capi del partito ugonotto, Enrico di Borbone re di Navarra, e Margherita di Valois, sorella del re) spinge Caterina e Carlo IX ad eliminare in un solo colpo, durante le nozze, Coligny, che però sopravvive (agosto 1572). Caterina e Carlo impauriti da una possibile ripresa della guerra civile decidono di aderire al piano dei Guisa, e nella notte di San Bartolomeo (il 23 Agosto) eliminano lo stato maggiore della nobiltà ugonotta, in cui Coligny stavolta muore. Inizia la fase più violenta della guerra civile che trae alimento dalla morte di Carlo IX (1574) con la conseguente ascesa al trono dell’ultimo dei figli di Caterina, Enrico III. I Guisa, ritenendo il nuovo sovrano troppo arrendevole nei confronti della fazione avversa, capeggiano la formazione di una Lega cattolica, un partito politico-religioso. Si viene a profilare così una crisi dinastica, poiché nel 1584 muore un altro dei figli di Caterina ed Enrico II, ed essendo Enrico III privo di eredi, la corona spetterebbe in base alla legge che vige in Francia (che esclude le donne dalla linea di successione al trono) al parente più prossimo della famiglia dei Valois, ovvero Enrico di Borbone, nel frattempo tornato al calvinismo e divenuto capo dello schieramento ugonotto. A questa prospettiva la Lega cattolica contrappone la candidatura del cardinale Carlo di Guisa. Il conflitto diviene così generale: le due fazioni politico-religiose, guidate da Enrico di Guisa ed Enrico di Borbone, si scontrano in modo sanguinoso. Le forze del re Enrico III, deboli rispetto a quelle dei Guisa, entrano nel conflitto a fianco della Lega cattolica, venendo però sconfitte dagli ugonotti (fase è passata alla storia come la guerra dei tre enrichi). Tuttavia nei mesi successivi il disastro dell’INVENCIBLE ARMADA, priva la Lega del sostegno spagnolo. Enrico III decide allora di fare assassinare Enrico di Guisa e di far giustiziare il cardinale Carlo. Nei mesi successivi il sovrano si allea con Enrico di Borbone, ma a seguito di questo atto lo stesso Enrico III cade il 1 agosto 1589 sotto il pugnale di un frate domenicano Jacques Clement, e in punto di morte designa Enrico di Borbone come proprio successore al trono di Francia. Sconfitta la Lega cattolica a Ivry 1590 egli si trova di fronte a un paese spaccato, in guerra con la Spagna, con la capitale Parigi in mano ai propri nemici. Egli allora sceglie di rinnegare la fede nella quale era stato allevato, ovvero il calvinismo, e di aderire al cristianesimo (1593). Questo atto consente la sua incoronazione come re di Francia con il nome Enrico IV. Molti fautori della Lega cattolica, dopo aver rifiutato la legittimità di un sovrano Ugonotto, non possono fare a meno di sottomettersi al sovrano cattolico che nel 1595 ottiene anche l’assoluzione di Papa Clemente VIII, che lo riammette ufficialmente in seno alla chiesa cattolica sebbene relapso dal momento che già una volta per scampare alla strage della notte di San Bartolomeo, Enrico si era convertito al cattolicesimo per poi tornare, una volta al sicuro, alla sua professione di fede ugonotta. Nel 1598 Enrico IV promulga l'editto di Nantes, che riconosce il cattolicesimo come religione ufficiale in Francia, ma garantisce agli ugonotti libertà di coscienza in tutto il regno e libertà di culto in luoghi prestabiliti, oltre al controllo delle numerose piazze forti come garanzia per la loro sicurezza. Conclusa la pace e finite le lotte religiose Enrico ripristina l’autorità della corona e risana le disastrose finanze e ristabilisce la situazione economica logorata da 30 anni di guerra civile. Rimane tuttavia sospettato, a ragione, di voler stringere un'alleanza anti-asburgica con i principi protestanti tedeschi, e in tale clima nel luglio 1610 il sovrano viene assassinato da un estremista cattolico. 12. LA RIVOLTA DEI PAESI BASSI E LA NASCITA DELLE PROVINCE UNITE Già prima dell’ascesa al trono di Carlo, i paesi bassi sono una terra fiorente, infatti a metà del 500 vantano 19 centri abitati e popolazione superiore a 10.000 abitanti, agricoltura ricca e un buon artigianato, sopratutto nelle Fiandre e ad Anversa, importante piazze commerciali. Dopo l’Italia centro-settentrionale, i Paesi Bassi sono uno dei centri maggiori di sviluppo europeo e non solo economico. L’inserimento nella monarchia di Carlo V aveva giovato i Paesi Bassi: durante la prima metà del 500 essi rappresentavano con le loro 200 città e 3.000.000 di abitanti un aerea economicamente fiorente. Liegi e Bruges godono di particolare successo, mentre Anversa diventa il più importante centro commerciale e finanziario dell’Europa, che però subisce un arresto a causa della concorrenza inglese dei pannilana. Anversa in particolare soffre la rivalità anche sul piano commerciale, di fatto vi è la decisione di spostarsi ad Amburgo nel 1569; altro elemento di crisi è la perdita di importanza dell’argento tedesco rispetto a quello americano. Altra difficoltà sul piano politico: nei Paesi Bassi vi sono 17 province ciascuna con le proprie leggi; importanti sono gli stati provinciali, le assemblee di ogni provincia e gli stati generali dei paesi bassi. Sia gli stati gen. che la nobiltà hanno goduto di grande rilievo durante il regno di Carlo V, e con la successione di Filippo II, l’aristocrazia del sud e le famiglie dei grandi temono l’emarginazione dalla vita pubblica, preoccupazione che diventa realtà quando Filippo II abbandona Bruxelles nel 1559 per andare in Castiglia, lasciando il governo a Margherita di Parma (sorellastra), in cui Filippo mai tornerà. Ancora, gravi tensioni sono date da problemi religiosi: Carlo V non era stato indulgente contro gli eretici (protestanti), di fatto già nel 1520, quindi prima della dieta di Worms, era stata proclamata la condanna delle idee riformate nei paesi bassi, e quindi prima che la dieta la promulgasse universalmente nei territori dell’impero. La normativa contro i protestanti emanata nei Paesi Bassi già nel 1529 era stata poi inasprita arrivando alla pena di morte x chi avesse posseduto anche solo un libro non ortodosso, come la Bibbia tradotta in volgare: al rogo dei libri era seguito quello degli uomini e si calcola che nella 1 metà del 500 già 2.000 protestanti vennero giustiziati. Nella prima metà degli anni 60 del cinquecento il quadro muta: 1) Un elemento di trasformazione è dato dalla nascita del calvinismo, poi l’esplosione in Francia nel 1562 dello scontro tra cattolici e ugonotti contribuisce ad alimentare la dare una svolta al conflitto in quanto nel 1576, in seguito a quattro anni di tentativi di insurrezioni da parte di gruppi protestanti olandesi e zelandesi, Spagna e Fiandre giunsero ad un’intesa, la Pace di Gand. Tale accordo prevedeva: - il riconoscimento della superiorità spagnola da parte delle province fiamminghe - la ritirata delle truppe imperiali dal paese, la tolleranza religiosa e l’istituzione, nelle Fiandre, di un governo approvato dagli Stati Generali, ma comunque con il necessario benestare spagnolo. Il periodo di pace, tuttavia, fu breve; nel 1577, infatti, Giovanni d’Austria, nuovo governatore delle Fiandre, autorizzò il culto della sola religione cattolica, provocando la reazione dell’Olanda e della Zelanda e facendo scaturire rivolte religiose e sociali che spaventarono i nobili cattolici delle province del sud. Un tentativo di ridare sicurezza ai nobili delle Fiandre meridionali fu messo in atto nel 1579, quando questi riuscirono a siglare un’alleanza, l’Unione di Arras, con Alessandro Farnese, successore di Giovanni d’Austria, rimanendo fedeli alla corona. Durante lo stesso anno, in risposta all’Unione di Arras, sette province del nord, guidate da Guglielmo d’Orange, diedero vita all’Unione di Utrecht, protestanti, con cui si costituì ufficiosamente lo stato delle Province Unite; l’Unione di Utrecht nel 1581 dichiarò di non riconoscere più il re di Spagna e di essere indipendente con la scelta di assumere un governo repubblicano approvato dagli Stati Generali. Le Province Unite sono 7: ZELANDA, OVERJISSEL, UTRECHT, GHELDRIA, FRISIA, GRONIGA e L’OLANDA, la più grande e fiorente egemonica. Nell’Europa della controriforma l’esistenza dell’Olanda rappresenta un unicum. In primo luogo la forma di governo che le province hanno è una forma di governo repubblicana (in un’Europa controriformista nella quale l’assolutismo monarchico fa da padrone). L’esistenza di una repubblica costituisce un elemento di grande novità (esistevano si altre repubbliche come quella di Genova e Venezia, ma la maggior parte di esse erano di origine medievale). La repubblica Olandese è quella che patrocinerà uno degli imperi mondiali più importanti del 600, che andrà in fallimento solo per il fatto di essere la rivale diretta dell’Inghilterra che invaderà il mercato in maniera monopolistica, schiacciando quello Olandese. Un altro elemento importante è la divisione dei poteri, soprattutto per quanto concerne il potere esecutivo e quello giudiziario, verifichiamo la doppia realtà del fatto che per esempio gli stati generali possono essere sia centrali che provinciali, sono l’organismo rappresentativo di ciascuna delle 7 province. - Gli stati generali detengono il potere legislativo (IL POTERE DI FARE LEGGI) - IL POTERE ESECUTIVO è affidato allo statohouder (incarico che ricade per lo più sulla famiglia D’Orange) e Guglielmo D’Orange diventerà sovrano. - IL POTERE GIUDIZIARIO ( di sanzionare nei casi in cui le leggi non vengano rispettato) è attribuito ai tribunali centrali o provinciali. Tutto ciò è molto cruciale in un'Europa nella quale la maggior parte degli stati non hanno questo tipo di tripartizione (avverrà solo dopo in Inghilterra, dopo il 1688/1689 quando i programmi saranno costretti a firmare il BILL OF RIGHTS che dà vita alla monarchia costituzionale ponendo fine alla monarchia assoluta). La diffusione del calvinismo aveva determinato una condizione economica e sociale senza precedenti, infatti l'esistenza di una pluralità di religioni (non solo quella calvinista) aveva determinato una grande tolleranza sul piano religioso e anche sul piano politico. (Possiamo affermare dunque che vi sia una lunga tradizione di tolleranza quando nel 1492 i cattolici scacciarono gli ebrei dal territorio iberico tutti si rifugiano nelle province unite). Vengono accolti e contribuiscono a creare un HABITAT socio economico ricco e fruttuoso, possedevano la manodopera ideale per via delle persone di diversa provenienza che vi abitavano, non a caso nel 1600 le province diventano uno dei grandi imperi coloniali. PROVINCE UNITE = NON EGEMONIA, MA EQUILIBRIO L'indipendenza delle Province Unite fu riconosciuta dalla Spagna con il trattato di Anversa del 1609 - pace dei 12 anni con cui cessava lo stato di guerra fra Spagna e Province Unite, ma la prima non riconosceva ancora, formalmente, l'indipendenza delle seconde. Il primo vero riconoscimento ufficiale della indipendenza delle Province Unite avvenne solo con la Pace di Vestfalia del 1648. Si trattava di una doppia indipendenza: da un lato la Spagna rinunciava alle proprie pretese su quei territori; dall'altro le Province Unite ottenevano anche di non far più parte del Sacro Romano Impero. Espansione e declino delle Province Unite: Il XVII secolo è noto come il "secolo d'oro" (gouden eeuw) della storia dei Paesi Bassi, che nonostante la lotta per l'indipendenza contro la Spagna furono capaci di iniziare una forte espansione coloniale e commerciale (ad es. in India, in Indonesia e nelle Americhe). Tuttavia quest’espansione fu fermata da una serie di guerre sfortunate contro l'Inghilterra e i suoi alleati, e nel XVIII secolo la supremazia commerciale e marittima olandese declinò rapidamente. La Repubblica delle Province Unite durò fino al 1795, quando le forze rivoluzionarie francesi invasero il paese e proclamarono la cosiddetta Repubblica Batava; dopo circa 20 anni di dominio francese, nel 1813 i Paesi Bassi riacquistarono l'indipendenza, trasformandosi in una monarchia sotto la stessa casa di Orange da cui provenivano buona parte degli statolder dell'epoca repubblicana. Il nuovo stato creato ebbe la funzione di stato cuscinetto a nord della Francia. LA RIVOLTA NEI PAESI BASSI 2 (MENO DETTAGLIATO) Tra Carlo V d’Asburgo, divenuto imperatore dopo la morte del padre Massimiliano, e le province fiamminghe non si verificarono forti scontri, fatta eccezione per qualche screzio dovuto al fatto che la diffusione del calvinismo e l’autonomia dei ceti mercantili nelle Fiandre, non potevano essere in linea con i piani di un imperatore cattolico; tale stabilità, probabilmente, si ebbe grazie all’educazione fiamminga ricevuta da Carlo, che gli permise di essere accettato in questa zona come imperatore, e alla sua non eccessiva tendenza ad accentrare il potere. I veri contrasti tra impero e Fiandre si verificarono quando il controllo dell’impero, nella seconda metà del ‘500, passò da Carlo V al figlio Filippo II, il quale, sentendosi investito del ruolo di monarca cattolico, non esitò a svolgere un’opera di accentramento anche nella zona delle Fiandre, dove il calvinismo si era diffuso e dove vi era una forte tradizione autonomistica. La prima spaccatura tra le Fiandre e Filippo II si creò quando quest’ultimo, nel 1561, istituì in quel territorio diciotto nuovi vescovati, i cui titolari sarebbero stati designati da lui stesso; questa decisione suscitò il malcontento dei poteri ecclesiastici e laici locali e, di conseguenza vi fu un movimento di opposizione, inizialmente moderato, guidato da Guglielmo d’Orange, che proponeva una convivenza pacifica tra cattolici e calvinisti; il re, tuttavia, si rifiutò di approvare la proposta. Lo stato di tensione venutosi a creare si tramutò in crisi quando, nel 1566, in contrapposizione ai nobili fiamminghi che chiedevano l’abolizione dell’Inquisizione e maggiore moderazione con i riformati, Filippo II mandò un esercito guidato dal Duca d’Alba con il compito di placare anche con metodi repressivi estremi, la ribellione dei fiamminghi. Ebbe così inizio la guerra degli Ottant’anni. La repressione guidata dal duca d’Alba su tutto il territorio fiammingo (tranne che sull’Olanda e sulla Zelanda, uniche province che riuscirono a sottrarsi alla repressione grazie ai territori poco controllabili a causa dell’abbondanza di acqua) fu allentata soltanto dal periodo di minaccia turca sul Mediterraneo, che distrasse Filippo dalle Fiandre. Nel frattempo l’impero stava attraversando un periodo di difficoltà economica tanto che nel 1575, le truppe spagnole presenti nelle fiandre, in seguito ad un mancato pagamento da parte dell’imperatore, saccheggiarono pesantemente la città di Anversa. L’episodio sembrò dare una svolta al conflitto in quanto nel 1576, in seguito a quattro anni di tentativi di insurrezioni da parte di gruppi protestanti olandesi e zelandesi, Spagna e Fiandre giunsero ad un’intesa, la Pace di Grand che prevedeva il riconoscimento della superiorità spagnola da parte delle province fiamminghe, ma anche la ritirata delle truppe imperiali dal paese, la tolleranza religiosa e l’istituzione nelle Fiandre, di un governo approvato dagli Stati Generali, comunque con il necessario benestare spagnolo. Il periodo di pace tuttavia, fu breve; nel 1577, infatti, Giovanni d’Austria, nuovo governatore delle Fiandre, autorizzò il culto della sola religione cattolica, provocando la reazione dell’Olanda e della Zelanda e facendo scaturire rivolte religiose e sociali che spaventarono i nobili cattolici delle province del sud. Un tentativo di ridare sicurezza ai nobili delle Fiandre meridionali fu messo in atto nel 1579, quando questi riuscirono a siglare un’alleanza, l’Unione di Arras, con Alessandro Farnese, successore di Giovanni d’Austria. Durante lo stesso anno, in risposta all’Unione di Arras, sette province del nord, guidate da Guglielmo d’Orange, diedero vita all’Unione di Utrecht, con cui si costituì ufficiosamente lo stato delle Province Unite; l’Unione di Utrecht nel 1581 dichiarò di non riconoscere più il re di Spagna e di essere indipendente con la scelta nel 1588, di assumere un governo repubblicano approvato dagli Stati Generali. D’altra parte la guerra non cessò immediatamente poiché la Spagna desiderava continuare ad esercitare la propria egemonia sulle Province Unite; una svolta si verificò soltanto nel 1609, anno in cui, grazie all’azione diplomatica dei maggiori paesi europei, Spagna e Province Unite siglarono la Pace di Anversa. La tregua durò dodici anni, fatto che dimostra che, anche a causa dell’indebolimento generale che investì la Spagna nel '600, la Repubblica delle Province Unite venne riconosciuta (in realtà, non ancora ufficialmente) dall’imperatore. 14. Ministri favoriti 1. Per quali ragioni i sovrani si avvalgono dei ministri favoriti e quali sono le caratteristiche dei ministri che li susseguono. 1600: in questo periodo la Corte comincia a subire dei mutamenti. Tra medioevo ed età moderna assistiamo ad un cambiamento radicale dell’urbanistica. Nelle corti barocche è proprio la Corte a cambiare, il sovrano non ha più intenzione di rimanere rinchiuso a firmare le carte (come faceva Filippo II) ma vuole principalmente godersi Versailles (motivo per il quale troviamo spesso Luigi XIV a concedersi feste e balli in presenza di cortigiani). Per consentire al re di fare una vita privilegiata, c'è bisogno di qualcuno che governi, nasce così la figura del ministro favorito. Questa figura però in realtà esisteva già sin dal 1500, ma non come la si intende nel 1600. I ministri favoriti non vengono scelti tra le persone di alto ceto, ma persone vicine al re, come ad esempio gli amici, poiché se avessero scelto persone al palazzo avrebbe potuto compromettere la corona. Con il successore di Filippo II, Filippo III, viene concesso al suo favorito Francisco Gomez de Sandoval ossia il DUCA DI LERMA, un enorme potere, consentendogli di governare al suo posto. (SI RICORDI CHE IL DUCA E’ UN MEMBRO DELLA MEDIA ARISTOCRAZIA, NON HA UN INCARICO FORMALE E DA’ VITA A UN SISTEMA PER CUI CHIUNQUE VOGLIA AVERE ACCESSO AL RE, DEVE PASSARE TRAMITE LA SUA FIGURA). Questa scelta segnala in tutta Europa la possibilità di uno stile più consensuale di governo: le classi dirigenti aristocratiche vedono in questa delega la fine di uno stile di potere autocratico dei sovrani. La scelta dei favoriti viene imitata, per esempio, in Inghilterra dove affianco a Giacomo I vi è un membro della piccola nobiltà, il duca di Buckingham e in Francia la regina Maria de medici —vedova di Enrico IV e reggente del figlio piccolo luigi XIII — si appoggia a Concino Concini, e successivamente a Richelieu che si impegna a togliere le piazzeforti concesse agli ugonotti con l’editto di Nantes pur riconfermando la libertà di culto, mentre a livello internazionale reagisce al tentativo egemonico degli Asburgo, appoggiando le forze protestanti nella guerra dei 30 anni. In politica interna, preoccupato dell’avversione che alcuni dell’aristocrazia francese nutrono verso il suo regime, oltre ad utilizzare moti repressivi, invia i suoi uomini detti intendenti, a sorvegliare l’azione dei governatori. Richelieu, sopratutto, crea una potente rete di legami personali e familiari che gli consente di governare con efficacia. Con questa strategia si giova del potere assoluto del re. Si attua poi un incremento della pressione fiscale, introducendo nuovi prelievi e ideando forme di esazione tributaria senza convocare gli Stati Generali. Importanza del Duca di Lerma: bisogna ricordare i contrasti che erano presenti tra Filippo II e i Paesi Bassi: - i Paesi Bassi del nord si ribellano a Filippo II, e questa situazione permane per la prima metà del 600, ma in via latente (poiché FILIPPO III —successore di Filippo II— che regnerà fino al 1621, ATTUA, O MEGLIO IL DUCA DI LERMA ATTUA PER LUI, un piano volto alla PACIFICAZIONE SUL PIANO NAZIONALE). C'erano state troppe guerre e la monarchia asburgica nella maggior parte dei casi ne era uscita vincitrice, ma le casse dello Stato erano rimaste provate, pertanto il duca e il sovrano decidono di porre quello che passa alla storia con il nome di PAX HISPANICA, termine con cui viene definito il sostanziale predominio spagnolo in Europa nel periodo che va dal 1598 (QUANDO SALE AL TRONO FILIPPO III) al 1618/1621, ovvero l’ingresso della Spagna della GUERRA DEI TRENT’ANNI. 15. Conte Duca di Olivares e la sua politica nella guerra dei 30 anni. La morte di Filippo III e l’ascesa di Filippo IV aveva costituito un grande cambiamento. Era molto critico dell’attitudine lassista del padre, il cui regno aveva raggiunto in quel periodo, altissimi livelli di corruzione. Filippo IV si circonda di uomini come lui intenzionati a salvare la monarchia: a tal fine la nascita della nuova classe dirigente, tra cui spicca il valido favorito Gaspar de Guzman, Conte de Olivares, si propone di ripristinare al vertice l’autorità spagnola, rinvigorendone l’attitudine bellica secondo l’esempio della politica estera di Filippo II. Una delle prime azioni del nuovo sovrano è quella di non rinnovare la tregua dei 12 anni siglata dal padre con le Province Unite. Alla ripresa della guerra nei Paesi Bassi segue poi l’aiuto militare fornito durante la guerra dei 30 anni a sostegno degli Asburgo d’Austria. Per sostenere questa politica, Olivares lancia nel 1624 un piano volto a rendere la monarchia spagnola più efficiente nei tributi: si parla della UNIÓN DE ARMAS che prevede una redistribuzione del peso finanziario delle spese militari, che fino ad allora era gravata essenzialmente sulla Castiglia e sugli altri territori della monarchia. Il risultato mediocre di questo tentativo è dovuto al crescente isolamento del gruppo dirigente del regime (formato da un nucleo di ristrette famiglie nobili amiche del valido rispetto alla maggioranza dell’aristocrazia castigliana) e dalla resistenza opposta sia della corona d’Aragona ma anche della stessa Castiglia, che teme che una partecipazione degli altri territori della monarchia alle spese militari possa comportare una condivisione degli oneri e degli onori. Per ovviare gli ostacoli alla sua politica derivati dalla opposizione di una tradizionale classe dirigente, il Conte duca de Olivares ricorre sempre più frequentemente a mezzi straordinari. Si tratta di sistemi per annientare l'opposizione politica cercando di creare nuovi luoghi decisionali diversi da quelli previsti dall’ordinaria procedura che prendono il nome di LAS JUNTAS, ovvero aggiunte speciali di ministri per decidere su una specifica questione o materia, e, per assicurarsi la concreta esecuzione di quanto deciso, colloca uomini di fiducia nei punti strategici dell'amministrazione. Quindi non si tratta più della tradizionale fedeltà al sovrano, ma di una fedeltà al suo valido e alle sue direttive. 16. Le rivolte mediterranee Si tratta della resistenza di coloro che non approvano i nuovi metodi, la pressione delle elites sul sovrano x la rimozione del ministro favorito. Nei territori iberici della monarchia cattolica diventa forte e comune l’ostilità contro Olivares, tanto da progettare congiure e mettersi in sciopero dalla presenza a corte, in modo da far capire al sovrano il disaccordo che la presenza del valido provoca nel paese. Nel 1640 Catalogna e Portogallo si ribellano, accusando Olivares delle continue violazioni dei privilegi delle loro libertà. In Catalogna, l’insurrezione si generalizza a seguito di una rivolta scoppiata a Barcellona. Sulla base di ciò che avevano fatto gli olandesi, i catalani dichiarano rotto il vincolo di fedeltà che gli unisce gli Asburgo cercando aiuto presso il sovrano francese. Solo nel 1652, dopo una lunga guerra, le truppe di Filippo IV pongono fine alla ribellione. I portoghesi, si lamentano di ugual modo per la violazione delle tradizioni del regno e l'introduzione di sistemi di governo estranei e ostili al bene comune; si richiamano alla tradizione dinastica autoctona precedente alla conquista del Portogallo da parte di Filippo II. Nel 1640 a fronte della penetrazione olandese in Brasile, la maggiore colonia lusitana e inoltre l'incapacità della corona asburgica di difendere gli interessi dei portoghesi, la nobiltà decide di riconquistare l'indipendenza e affidare il trono al duca Giovanni di Braganza (Giovanni IV). Tutto ciò induce Filippo IV ad allontanare Olivares dal potere nel 1643, e ad allargare la cerchia del governo a rappresentanti di famiglia aristocratica che Olivares aveva allontanato. Nonostante ciò la pressione fiscale cresce. Le altre rivolte si hanno a Palermo nel 1647, con a tema il cambiamento della politica fiscale e il rispetto delle prerogative del regno di Sicilia; a Napoli a causa del tentativo del viceré spagnolo duca d’Arcos a mettere il popolo contro una nobiltà napoletana sospettata di covare simpatie filofrancesi. A causa della frattura creatasi tra il popolo e la nobiltà di Napoli, la nobiltà è costretta a ritornare nei ranghi, mentre la rivolta guidata da Masaniello, pescivendolo, assume carattere di contestazione dei ministri spagnoli. Masaniello viene ucciso dai suoi stessi compagni di lotta; la rivolta non finisce ma si estende alle campagne, ed espandendosi ancora arriva fino a causare l’intervento della flotta spagnola che bombarda Napoli, producendo anche stavolta la rottura della fedeltà alla corona e la proclamazione della repubblica (1647, riconquistata poi nel 1648). In quegli anni vi furono tra l'altro, in Francia, una serie di rivolte: il nuovo ministro favorito della regina madre Anna d'Austria (vedova di Luigi XIII e reggente di Luigi XIV), il cardinale Giulio Mazzarino, aveva ereditato da Richelieu i metodi di governo straordinario e di guerra, da cui ne consegue una durissima requisitoria contro le modalità di governo adottate da questi due ministri: le corti parlamentari riunite, decidono infatti per l'abolizione di quelle norme che consentono all'arresto arbitrario, il trasferimento delle cause ad altro giudice, l'aumento del prelievo fiscale senza consenso, l'affidamento della gestione del debito pubblico a finanzieri, l'invio di intendenti e commissari straordinari, la creazione di giunta di governo. I rivoltosi erano chiamati FRONDEURS, cioè ragazzi maldestri dediti a un gioco vietato e pericoloso, quello di scagliare pietre con la fionda. La reazione di Mazzarino, fuggito con la IV) sia per aver sposato Maria Teresa (infanta di Spagna e figlia di Filippo IV). Entrambe le principesse avevano in teoria rinunciato ai propri diritti ereditari sulla corona iberica, ma il sovrano non esita a servirsi dei propri legami familiari con la dinastia asburgica per raggiungere il suo scopo. Ad aprire il varco alle pretese del sovrano è la morte di Filippo IV d’Asburgo (1665) cui succede il figlio Carlo II (ancora bambino) ed il governo della monarchia è affidato alla reggenza della madre Marianna d'Austria: la regina si mostra particolarmente incline ad affidarsi una serie di favoriti, mentre in opposizione al suo governo cresce la popolarità del figlio bastardo di Filippo IV, Giovanni d’Austria, che gode della popolarità derivante dal fatto di aver guidato la riconquista spagnola di Napoli (1648) e di Barcellona (1652). Di questa divisione interna della monarchia spagnola ne approfitta Luigi XIV, che nel 1667/68 egli dà il via alla cosiddetta GUERRA DI DEVOLUZIONE facendo occupare dalle sue truppe i Paesi Bassi spagnoli e la Franca contea, territori della monarchia cattolica. La giustificazione di tale atto di aggressione è data dal fatto che gli Asburgo non avevano versato la dote di Maria Teresa, e che pertanto la principessa non poteva considerarsi decaduta dai suoi diritti ereditari. In secondo luogo, servendosi dell'opera di alcuni giuristi Luigi rivendica i diritti della moglie sui Paesi Bassi e la Franca contea, in base alla norma successoria che qui vige in alcune regioni, specialmente in quella del Brabante, del diritto di devoluzione che riserva la successione nei beni dei genitori esclusivamente ai figli di primo letto: in questo modo il sovrano francese dichiara di agire a tutela degli interessi di Maria Teresa, figlia di primo letto. Le Province Unite non possono però accettare un'espansione francese fino ai propri confini meridionali, preferendo appoggiare la corona spagnola per non trovarsi a stretto contatto con l’invadente vicino. Così il governo olandese forma un'alleanza con l'Inghilterra e la Svezia, costringendo Luigi XIV alla PACE DI ACQUISGRANA DEL MAGGIO 1668, con cui rinuncia alle pretese sui Paesi Bassi e la Franca contea, in cambio dell'acquisizione di alcuni territori delle Fiandre. La minaccia rappresentata dall'espansionismo francese, per la prima volta da vita a un meccanismo di reazione internazionale che era stato sperimentato già contro gli Asburgo. La prima tra esse è legata alla guerra mossa da Luigi XIV contro le Province Unite, a causa dei contrasti commerciali, dal momento che il sovrano ambisce a trasformare la Francia in una grande potenza commerciale. Nel 1672, dopo che si è assicurato la neutralità dell’imperatore, l’alleanza di alcuni principi tedeschi e dell’Inghilterra, Luigi invade le Province Unite. Il paese, per impedire i movimenti delle truppe francesi, prosegue con la rottura delle dighe e l’allagamento di ampie aree. A difesa delle Province Unite intervengono l’impero e la monarchia spagnola, mentre l’Inghilterra firma una pace separata nel ’74. La guerra si trascina fino al ’78, momento in cui con la pace di Nimega, le Province Unite vedono salvaguardata la propria indipendenza, mentre la monarchia spagnola è costretta a cedere a Luigi i territori della Franca contea e altre città dei confini dei paesi bassi spagnoli. Le mire espansionistiche di Luigi non sono ancora soddisfatte, cosicché negli anni 1680-83, servendosi delle camere di riunione annette i territori dell’Alsazia e Strasburgo. Nel 1684, procede contro Genova che viene bombardata dalla flotta francese al fine di rendere chiaro alla repubblica che il ruolo della finanza genovese a sostegno della monarchia spagnola, causa solo danni: in questo modo la costringe alla dichiarazione di neutralità e all’accettazione della protezione francese. A fronte di tutto ciò si crea un'alleanza antifrancese, detta lega di Augusta a cui aderiscono l’impero, la monarchia cattolica, principi tedeschi, Svezia, Province Unite, Inghilterra e ducato di Savoia. Ne deriva così una guerra dal 1687-97 che si conclude con la pace di Rijswijk, con cui la Francia è obbligata a cedere i territori conquistati durante il conflitto e alcuni annessi con le camere di riunione, mantenendo però Strasburgo. COLBERT e la sua politica. LA POLITICA DI COLBERT PASSA ALLA STORIA COME COLBERTISMO, BASATA SULLA CONCESSIONE DI MONOPOLI CON CUI CREARE O RAFFORZARE SETTORI RITENUTI STRATEGICI. I costi della politica di potenza di Luigi XIV e delle guerre da esso originate impongono uno straordinario sforzo economico alla Francia. A tal fine il re sole affida a JEAN-BAPTISTE COLBERT, controllore generale delle finanze, il compito di riorganizzare il sistema finanziario e tributario del Regno. Si tratta non solo di ridurre l'enorme debito pubblico, ma anche di aumentare il prelievo fiscale cercando di ridurre le diffuse pratiche di elusione e renitenza. Egli crea una struttura molto potente, le cosiddette FERMES GENERALES, incaricate della riscossione delle imposte indirette e di quelle aggravanti su sali e tabacchi. A partire dal 1667, a causa delle guerre di Luigi XIV le spese aumentano contribuendo a rendere sempre più difficile la situazione delle finanze francesi con un ritorno all'indebitamento. In ambito economico l'azione di Colbert, è basata sulla concessione di monopoli con cui creare o rafforzare settori ritenuti strategici. Egli nutre un'estrema fiducia nel commercio internazionale, come mezzo per attrarre metalli preziosi in Francia, MUOVENDO DAL PRESUPPOSTO CHE LA POTENZA DI UNA NAZIONE DIPENDA DALLA SUA RICCHEZZA MONETARIA. Il principale obiettivo di Colbert è il raggiungimento dell'autosufficienza economica, nel 1664 promuove l'adozione di una serie di tariffe doganali con la speranza di un duplice vantaggio: 1) da una parte si maggiora il prezzo finale delle merci importate e quindi se ne scoraggia l'acquisto sul mercato interno; 2) dall’altra i dazi costituiscono una fonte di denaro per le casse regie. Nel settore manifatturiero, Colbert accompagna le misure protezionistiche con l'istituzione di manifatture regie, che, oltre a essere utili ai bisogni della Corte, consentono di evitare acquisti all'estero. Procede poi alla redazione di oltre 150 regolamenti per garantire la qualità dei prodotti che escono dagli arsenali, dalle fonderie dei cannoni e dalle manifatture tessili. I risultati non corrispondono però, le aspettative del ministro poiché molte manifatture sono condannate ad un rapido declino, infatti solo le manifatture che producono armamenti per l'esercito e materiali navali per la Marina riescono a sopravvivere. POLITICA RELIGIOSA DI LUIGI XIV. La politica religiosa di Luigi XIV è volta a restaurare una completa identificazione tra potere politico e potere religioso e a rendere il sovrano il capo della chiesa francese. Luigi XIV si mostra intenzionato nel riprendere il controllo della sfera del sacro e della chiesa, e a non accettare nessuna subordinazione al papato rispetto agli affari delle istituzioni ecclesiastiche francesi nel nome della tradizione gallicana. Questa posizione provoca durissimi contrasti con la curia papale: un primo elemento di frizione con Roma è dato dal tentativo di Luigi di estendere nel 1673 anche ai territori di nuova conquista il PRIVILEGIO DELLA REGALIA, che consente al sovrano francese di amministrare le rendite delle diocesi nei periodi di mancanza di un vescovo titolare. Il passo più decisivo è la convocazione nel 1681 di un sinodo Gallicano che approva l'anno seguente la dichiarazione dei quattro articoli con cui viene stabilito: 1) il sovrano e i governanti laici non sono soggetti all'autorità ecclesiastica negli affari temporali. 2) la validità dei decreti del Concilio di costanza, che aveva sancito la superiorità dei concili sui pontefici. 3) il Papa deve esercitare la sua autorità in conformità alle tradizioni Gallicane 4) Sebbene il Papa sia la massima autorità nelle questioni di fede, le sue decisioni non possono essere considerate definitive ove siano prive dell'avvallo della chiesa nel suo complesso. La conflittualità fra Luigi e la Santa Sede, retta da INNOCENZO XI, raggiunge l’apice nel 1687/88 quando esplode la contesa delle franchigie (immunità giurisdizionali che i rappresentanti diplomatici francesi a Roma rivendicano per sé e per i propri servitori). La scomunica dell’inviato del re sole, marchese di Lavardin, e il suo rifiuto di accettare tale atto in quanto dichiara di agire in nome del sovrano, provocano l’invio in segreto della scomunica a Luigi XIV. Nel ’92 viene raggiunto un compromesso fra il sovrano e il nuovo papa, Innocenzo XII, senza che Luigi rinunci alle sue pretese. A partire dal 1679 il sovrano procede all'emanazione di leggi che escludono gli ugonotti dagli uffici pubblici e consentono all'alloggiamento forzato delle truppe nelle case dei sudditi di fede non cattolica, col fine di ottenere il loro ritorno al cattolicesimo. Tale politica porta Luigi XIV a promulgare L’EDITTO DI FONTAINBLEAU (1685) con il quale viene REVOCATO IL PRECEDENTE EDITTO DI NANTES (1598), con cui Enrico IV aveva chiuso l'epoca delle guerre di religione, garantendo agli ugonotti libertà di culto. Tutti i culti protestanti, pubblici e privati vengono vietati e gli edifici di culto ugonotti demoliti, causando ESILIO di circa 200.000 UGONOTTI. Una parte consistente di questi immigrati (che emigrano verso Olanda, Svizzera, Inghilterra, Germania) è costituita da abili artigiani professionisti, e comporta così per la Francia una perdita di intelligenze e di capacità professionali, portando così ad una congiura economica. Un ulteriore lotta è quella contro una corrente religiosa interna, il giansenismo, che prende il nome dal cattolico teologo e vescovo di Ypres Cornelis Jansen (Cornelio Giansenio), difensore delle idee Il consigliere di Filippo V (Giulio Alberoni; approfitta dell’incertezza riguardo la fiducia, poiché ora la dinastia legittima in Spagna è quella dei Borbone, nemico storico) nel 1717 tenta la riconquista dell’Italia, cercando di occupare Sardegna e Sicilia. Ma questa nuova spartizione dell’Europa, viene poco dopo rimessa in discussione, obbligando la Spagna a firmare la pace dell’Aja 1720 con cui sono ribaditi gli accordi di Utrecht e Rastadt: l’unica novità —vista l’incapacità dei Savoia a difendere la Sicilia— è l’assegnazione dell’isola all’imperatore, mentre ai Savoia viene data in cambio la Sardegna, più controllabile. Filippo V in Spagna decide di avviare il processo di riorganizzazione amministrativa che ha come traguardo l’unificazione giuridica e amministrativa delle corone di Castiglia e Aragona sul modello della Francia. Vengono quindi fatti dei piani di riforma dell’amministrazione, riuniti nella Nueva Planta che fanno della Spagna un regno più unificato. Simile è il progetto di Anna Stuart, regina d’Inghilterra dopo Giacomo II, che decide di avviare il processo d’integrazione della Scozia e d’Inghilterra, unificando i due regni in uno chiamato Gran Bretagna 1707. Questo provocherà la ribellione della Scozia, due volte in 30 anni (1714-15) nel nome dei diritti degli Stuart. 21. Guerre del nord e successione polacca Si è parlato del controllo del mar Baltico, area importante in quanto snodo dei traffici commerciali via mare dell'Europa nord orientale: qui convergono per essere esportati il grano polacco ed i pellame russi. Dopo la prima guerra del nord (1655-1660) l'egemonia di quest'area era stata assunta dal regno di Svezia sotto la dinastia Vasa. L'egemonia svedese è però mal sopportata dalla nobiltà della Livonia (una regione tra Estonia e Lettonia) che chiede aiuto allo zar di Russia Pietro il grande, che, alleatosi con la Danimarca e la Polonia, attacca la Svezia (1702) approfittando dei problemi interni legati alla giovane età del sovrano Carlo XII. Il sovrano svedese riesce però, con l'aiuto della Gran Bretagna e delle Province Unite a costringere la Danimarca alla pace; le truppe svedesi invadono poi la Polonia obbligando il sovrano Augusto II Wettin di Sassonia a lasciare il trono, sul quale i polacchi mettono un aristocratico gradito alla Svezia, Stanislao Leszczynski. I militari svedesi trovano però un argine insuperabile nella potenza militare russa, infatti non è in grado di impedirne l’arrivo russo nell'area del Baltico, dove viene dato inizio alla costruzione di San Pietroburgo (città destinata a diventare la seconda della Russia, dopo Mosca). L'invasione della Russia da parte di Carlo XII, finisce per scontrarsi contro la resistenza di Pietro il grande nella battaglia della Poltava 1709. Il sovrano svedese muore (1718) in occasione di una nuova campagna militare contro la Russia. Con la pace di Nystadt la Svezia è costretta a cedere i suoi possedimenti in Germania all'Hannover, alla Prussia e alla Danimarca. Inoltre riconosce le conquiste territoriali russe mentre in Polonia viene riposto Augusto II di Sassonia. La Russia entra così a far parte delle grandi potenze europee mentre la Svezia vede il declino del suo controllo del Baltico e il suo ruolo politico militare. L'instabilità della situazione polacca genera un altro conflitto chiamata la guerra di successione polacca. Infatti, alla morte del re Augusto II (1733), Stanislao avanza pretese di successione al trono appoggiato dalla nobiltà polacca e dalla Francia. Il successore di re sole, Luigi XV, ha infatti sposato la figlia di Stanislao (1725). Queste pretese si scontrano però contro quelle di Augusto III Wettin figlio del sovrano defunto, sostenuto dall'impero e dalla Russia, che invade la Polonia. I Borbone di Francia e di Spagna, si lanciano allora in un'offensiva contro gli Asburgo. Mentre i francesi occupano la Lorena e Milano, gli spagnoli invadono Sicilia e Napoli. Con la pace di Vienna 1738 si stabilisce una variazione della mappa politica europea: - il trono polacco viene dato a Augusto III, mentre a Stanislao viene riconosciuto il ducato di Lorena, con il patto che alla sua morte passi alla figlia, e quindi alla corona francese. - Allo spodestato duca di Lorena, Francesco (marito di Maria Teresa, figlia di Carlo VI) viene dato il granducato di Toscana. Da parte sua l’imperatore deve rinunciare ai regni di Napoli e Sicilia attribuiti a Carlo Borbone, mentre ducati di Parma e Piacenza vengono attribuiti all’imperatore che conserva lo stato di Milano. Guerra di successione austriaca (1740/1748) Gli equilibri sanciti dalla pace di Vienna 1738 non durano a lungo, due anni dopo infatti nel 1740, alla morte di Carlo VI, senza eredi maschi, si apre la strada ad un nuovo conflitto. L’erede designato al trono da Carlo era Francesco Di Lorena, marito di Maria Teresa, figlia di Carlo VI: a Maria Teresa sarebbero spettati i domini d’Asburgo (Austria, Boemia, Ungheria) — emanando un editto di dubbia legittimità, la Prammatica sanzione 1713, con cui aveva modificato la legge di successione, privilegiando la successione diretta anche se con erede femmina— ma i sovrani di Sassonia e Baviera avanzavano pretese sui territori austriaci e, con l’appoggio di Francia, Spagna, Prussia e Sardegna rifiutano di accettare la Prammatica Sanzione, e sostenevano al trono l’elezione del duca Carlo Alberto di Baviera. A questo punto i prussiani occupano la Slesia, i francesi e bavaresi la Boemia. Per dividere la coalizione avversa, Maria Teresa tratta la pace con Federico II di Prussia, concedendogli la Slesia; con abile diplomazia riesce ad ottenere l’appoggio di Inghilterra, Province Unite e regno di Sardegna. Forte di queste nuove alleanze, ottiene successi militari in Germania e nei Paesi Bassi. In Italia, mentre il Regno di Sardegna deve fronteggiare l’offensiva francese, l’Austria occupa la repubblica di Genova, alleata con la Francia; scoppia la rivolta popolare della popolazione genovese. (Il lancio di una pietra da parte di un ragazzo, Gian Battista Perasso detto il Balilla, contro gli invasori, in seguito sarà considerato come uno dei primi segni di risveglio di una coscienza nazionale italiana). Tutte le principali potenze europee cercano di bilanciare e controbilanciare continuamente le forze dei contendenti per evitare che una singola potenza prenda il sopravvento sulle altre. Con la pace di Aquisgrana (1748) si conclude la guerra di successione austriaca, secondo cui: - la Prussia conquista la Slesia e assegna al secondogenito di Filippo V di Spagna il ducato di Parma e Piacenza; - Maria Teresa ottiene la successione ai domini asburgici e l’elezione del marito Federico al trono imperiale. Va infine sottolineato che episodi come la rivolta genovese evidenzino come certe logiche dinastiche contrastino con l’identificazione delle popolazioni in istituzioni territoriali. Nasce una sorta di consapevolezza diffusa delle diversità territoriale, alla base della futura coscienza nazionale. 22. l’Illuminismo francese Periodo: XVIII secolo Con la fine delle guerre di successione spagnola, si chiude il ciclo di guerre del re sole. A Parigi c’è una nuova atmosfera dovuta ai rapporti con la Gran Bretagna, maggiore libertà di stampa che consente la diffusione di idee eterodosse. Dall’Inghilterra all’Olanda giungono testi di autori deisti e libertini. L’attrazione per l’Inghilterra, che con il passare del tempo diverrà in Francia un vero e proprio stile intellettuale, testimonia l'insoddisfazione degli intellettuali per le condizioni del regno. Nel 1712, il barone di Montesquieu Charles-Louis de Secondat, pubblica le sue lettere persiane, un romanzo che costituisce una critica delle istituzioni e dei costumi della nazione, in cui si immagina che 3 viaggiatori persiani visitino Parigi e attraverso i commenti e le descrizioni della visita denuncia le condizioni di arretratezza in cui è la Francia. Il testo contiene già quelle che saranno le caratteristiche della critica politica illuministica: la denuncia della superstizione, dei vizi derivanti dal dogmatismo religioso e da pratiche come quella del celibato ecclesiastico e del monachesimo, contrapposti all'ideale della libertà di pensiero e della tolleranza religiosa. Lo spirito liberale di cui sono composte le lettere persiane si ritrova anche in altre opere di Montesquieu. Lo spirito delle leggi è uno dei grandi testi dell’illuminismo europeo, e una pietra miliare del pensiero liberale. Tre sono gli universi politico-sociali descritti in esso: la monarchia, la repubblica e il dispotismo; Montesquieu finisce per proporre la divisione dei poteri come strumento fondamentale per la conservazione della libertà. Con la pubblicazione nel 1734 delle lettere inglesi di Voltaire la Gran Bretagna diventa per i francesi il vero e proprio modello alternativo, il sistema politico sociale ideale rispetto al quale far risaltare le tendenze dispotiche, l'intolleranza religiosa, l'arretratezza economica sociale della Francia. L'Inghilterra descritta da Voltaire rappresenta tutto ciò che la Francia avrebbe potuto essere ma non è: un paese libero e tollerante, lontano dalla rigidità dell'antico regime. Con Voltaire la storia cessa di essere incentrata sul mondo antico. Alcune monarchie assolute europee saldandosi agli ideali degli illuministi modernizzano il proprio Stato cercando di ridurre le esenzioni dal pagamento delle tasse e i privilegi di cui godono alcuni ceti. Elaborano nuove teorie sociali e conducono indagini per studiare la realtà nella quale vivono i cittadini. Non sempre però queste riforme avranno successo. Soprattutto in Prussia, Austria e Russia vengono varate delle riforme di carattere giuridico che limitano le prerogative giurisdizionali delle gerarchie ecclesiastiche. Viene eliminato ad esempio il Anche Caterina II zarina di Russia sarà detta la grande, 1762-1796. Sposa lo zar Pietro III, ucciso dal suo favorito Orlov, nobile russo. Il più corposo intervento di Caterina sarà lo smantellamento della chiesa ortodossa: a causa delle spese dovute alla guerra dei 7 anni, Caterina emana un decreto di confisca delle proprietà ecclesiastiche sopprimendo 500 dei 900 conventi del paese. Ma gli interventi di Caterina sono ispirati all’illuminismo solo alla lontana, fatto dimostrato dal rafforzamento della presa nobiliare sulle popolazioni rurali, attraverso il divieto dei contadini di appellarsi alla giustizia regia contro le prepotenze dei signori, decreto che viene emanato nel 1767. Il malcontento esplode nel 1773, in una rivolta guidata da Pugacev, costringendo Caterina a usare l’esercito contro i propri sudditi, per terminare l'insurrezione nel sangue nel 1775. 25. Le riforme di Maria Teresa d’Asburgo I più importanti interventi di riforma politica, sociale ed economica sono sicuramente quelle promossi da Maria Teresa D’Asburgo, moglie dell'imperatore Francesco I, fervente cattolica e distante dalla cultura illuministica. Come suo padre Carlo VI ha ereditato l'idea che la crescita economica sia alla base della politica di potenza, e si serve della spinta all'efficienza del prelievo fiscale e al miglioramento della macchina statale per stimolare la crescita economica. L'apparato dello Stato, sotto la guida di Kaunitz, riceve un forte impulso alla razionalizzazione: ad esempio nel 1761 viene abolito il Directorium in Publicis et cameralibus che assomma competenze in ambito finanziario e amministrativo, sostituito da organi specializzati. Tenta di uniformare gli ordinamenti dei domini diretti della corona asburgica —come ad esempio Austria e Boemia, mentre l’Ungheria mantiene una certa autonomia— e soprattutto: - si emanano dei provvedimenti (ammirati in tutta Europa) per assoggettare la nobiltà al pagamento delle tasse (CATASTO). - l'istruzione: rende obbligatoria l'istruzione dal 1774, sottratta alla chiesa e pone sotto il controllo diretto dello Stato, le scuole superiori e l'università. Interventi parziali nei campi dell'assistenza sociale e della sanità vanno nella stessa direzione, e questa forte volontà di riforma si accresce ulteriormente a partire dal momento in cui, nel 1765 viene associato al trono il figlio di Maria Teresa, Giuseppe II (divenuto imperatore del sacro romano impero nel 1780). Fondamentale è la sua azione diretta: - allo smantellamento dell'universo ecclesiastico tradizionale, attraverso l'assoggettamento del clero; interi ordini religiosi vengono soppressi (1781) e molti conventi chiusi. Vengono aperti seminari per la formazione del clero sotto il controllo statale. I beni ecclesiastici vengono incamerati dallo Stato e con il ricavato della loro vendita, non solo ripiana il debito creato dei conflitti militari, e stipendia sacerdoti e vescovi, come secondo il modello inaugurato da Caterina II di Russia. - all'assoggettamento della chiesa nei territori imperiali si accompagnano numerose garanzie dei diritti delle persone: infatti nel 1781 Giuseppe II concede agli ebrei il godimento degli stessi diritti civili di tutti gli altri sudditi dell'impero, a cui accorda la libertà di culto alle professioni di fede cristiana non cattoliche. - viene introdotto per i non cattolici il matrimonio civile, insieme alla possibilità di divorziare. - Nel 1787 il nuovo codice penale prevede l'abolizione della tortura e delle discriminazioni di ceto di fronte alla legge, anche se resta una notevole durezza delle pene detentive. Ricordiamo che la libertà di stampa resta assai limitata. Questi provvedimenti racchiudono una prospettiva nuova, ossia, il riconoscimento di diritti da parte di un sovrano che, di propria iniziativa decide di limitare la propria potestà assoluta. Un'altra parte degli interventi di governo di Giuseppe II è motivata dal fascino esercitato dal modello statale prussiano e dalle difficoltà a competere con esso. La struttura imperiale mal si presta allo scopo, essendo l'imperatore un sovrano formale che dipende per dal potere dei principi. - In campo economico vengono adottati provvedimenti protezionistici per l'agricoltura e la manifattura. A ciò si accompagnano provvedimenti di abolizione del vincolo dei contadini alla terra, la cosiddetta servitù della gleba, nei diversi territori asburgici. Inoltre Giuseppe II decreta l'introduzione della mappatura precisa delle proprietà terriere, ovvero il catasto (1781-89). Nel 1789 viene emanato un provvedimento che abolisce l'obbligo per i contadini di fornire prestazioni lavorative gratuite nelle terre dei feudatari e introduce un'imposta fondiaria unica (con un’aliquota del 12 %) valida per tutti i sudditi. Tuttavia tale provvedimento scatena l’opposizione dei ceti aristocratici e provoca la richiesta da parte dei contadini della completa abolizione degli obblighi verso i signori. Alla morte di Giuseppe il suo successore Leopoldo II si premura di annullare tali riforme e di ripristinare la situazione precedente. Soppressione della compagnia dei gesuiti La soppressione della Compagnia di Gesù fu un processo di allontanamento forzato dei gesuiti intrapreso da vari Stati cattolici nella seconda metà del XVIII secolo. Ebbe inizio dal 1759 e ricevette l'approvazione ufficiale della Santa Sede il 21 luglio 1773, con il breve apostolico Dominus ac Redemptor di papa Clemente XIV. La compagnia sarebbe stata nuovamente istituita solo nel 1814, da papa Pio VII. I gesuiti furono espulsi, nell'ordine, da: Portogallo e colonie (1759); Francia (1764); Spagna e colonie, Napoli, Sicilia e Malta, Parma e Piacenza (1767); Monarchia asburgica (1782). Fu il risultato di una serie di mosse politiche più che di una controversia teologica. I gesuiti trovarono rifugio in nazioni non cattoliche, in particolare in Prussia e Russia, dove l'ordine era in gran parte ignorato. I bollandisti si spostarono da Anversa a Bruxelles, dove continuarono il loro lavoro nel monastero di Coudenberg, ma nel 1788 il governo dei Paesi Bassi austriaci soppresse anche il loro ordine. Dalla metà del XVIII secolo, la Compagnia di Gesù aveva acquisito grande reputazione in Europa, compiendo operazioni politiche ed economiche su vasta scala. I gesuiti erano giudicati dai loro oppositori come troppo influenti nelle varie corti e con forti interessi nel papato. 26. No taxation without representation Stamp Act, No taxation without representation, Boston Tea Party La rivolta delle colonie Americane contro il dominio britannico (1775-83) da cui hanno origine gli Stati Uniti d’America, costituisce uno degli eventi centrali della storia mondiale. Dopo la rivolta dei Paesi Bassi e la nascita delle Province Unite, una popolazione soggetta conduce una guerra vincente, scegliendo liberamente il proprio sistema di governo. Questa rivolta è condotta sulla base di principi repubblicani, fondata sull’idea che la sovranità risiede nel popolo. L’insurrezione implica il riconoscimento dei diritti individuali del cittadino e il principio di uguaglianza di questi di fronte alla legge. Gli interessi coloniali dell’Inghilterra, cosi come quelli del Portogallo e delle Province Unite, si basano in funzione dei traffici economici. Anche in America settentrionale, l’arrivo degli inglesi causa la creazione di una serie di basi commerciali disposte lungo la costa atlantica, dedite agli scambi con le popolazioni indigene dell’entroterra e legate alla madrepatria x via marittima. La base sociale degli insediamenti inglesi è formata principalmente da mercanti, artigiani, e da coloro che cercano una vita migliore, economicamente parlando, di quella trovata in Europa. Insieme ad essi vi sono poi i deportati, delinquenti indesiderati che il governo britannico allontana dalla madrepatria. Si tratta comunque di una popolazione forte, in crescita, e attratta dalle ricchezze e dalla possibilità di ottenere terre nel Nuovo Mondo. Il primo gruppo di colonie, il New England formato da Massachusetts, Connecticut, Rhode Island e New Hampshire) — localizzato a settentrione, zona di Boston — è affiancato da un altro gruppo di colonie formato da New York, New Jersey e Pennsylvania, legate alla formazione di centri portuali e commerciali, New York e Philadelphia che presentano gruppi migratori olandesi e tedeschi. Altre colonie vi sono più a sud, Delaware, Virginia, Maryland, le due Caroline, Georgia che sono specializzate nell’attività agricola, adoperanti come forza lavoro gli schiavi neri deportati dall’Africa. Sono tutte realtà sociali diverse ma accomunate da un desiderio di liberazione individuale, professanti il credo calvinista, perciò rappresentano il punto di approdo per tutti coloro che ritengono inadeguata la chiesa anglicana, costituendo così, l'America, la nuova Gerusalemme. Le colonie godono di ampi margini di autonomia, incentrati sulla presenza di assemblee rappresentative. Il controllo esercitato dal governo inglese è indiretto, e i traffici con le colonie regolati dagli atti di navigazione, obbligano queste ultime a commerciare esclusivamente con la madrepatria, assoggettando le merci alle tassazioni decise dal parlamento di Londra. In ogni colonia, il governatore si limita a controllare che la vita sia svolta normalmente, e spesso sono costretti a negoziare accordi con le elites che dominano le assemblee locali. All’origine dei dissidi fra le colonie e la Gran Bretagna vi sono dei contrastanti interessi economici e fiscali. Oltre a tassare le merci il governo di Londra pone dei vincoli allo sviluppo economico delle colonie: le disparità di trattamento fra le imprese della madrepatria e quelle coloniali alimenta il malcontento dei coloni. La ragione essenziale del contrasto è di natura politica: la partecipazione popolare alle scelte governative e ai limiti al potere sovrano. Sulla composizione della rappresentanza, vi separazione dei poteri —secondo la lezione di Montesquieu— sono parte del nuovo sistema istituzionale. A completare la carta costituzionale vi è nel 1789, l’entrata di un Bill of Rights, approvato nel 1791, carta dei diritti che ribadisce la volontà del potere federale di rispettare i diritti individuali. Gli indigeni, gli schiavi africani e le donne restano esclusi dai diritti di cittadinanza del nuovo stato. 28. LA RIVOLUZIONE FRANCESE La rivoluzione francese inizia nel 1789 e termina nel 1799 —anni in cui viene spazzato via l’ancien regime— è un avvenimento che chiude il mondo moderno e apre le porte a quello contemporaneo. I motivi della rivoluzione hanno origine con il governo assolutistico di Luigi XIV, poiché non convocando gli Stati generali vi è la mancanza di un organo di rappresentanza per la società. Il Parlamento, che dovrebbe svolgere un ruolo di supplenza, dunque fallisce nell'adempiere al suo compito. Inoltre fu incrementato il carico fiscale sulle spalle del popolo poiché sia la nobiltà che la chiesa non pagavano le imposte sui propri terreni. In quegli stessi anni si era anche consumato il tentativo, ideato dal finanziere scozzese JOHN LAW di risanare le finanze statali, promuovendo la crescita economica del paese attraverso l'emissione della cartamoneta che sfortunatamente fallì, portando il paese alla bancarotta. Ha inizio nel segno di questo fallimento il lungo il regno di LUIGI XV, pronipote del re Sole e sostenitore di un ritorno all'autocrazia monarchica, durante il quale non emergono soluzioni volte ad allargare la partecipazione politica, né a risolvere la ricorrente mancanza di mezzi finanziari delle casse statali. Egli dunque non fa nulla di produttivo riguardo le finanze dello Stato. (Nonostante la politica espansionistica del re Sole sia ormai ridotta ad una strategia di contenimento delle potenze emergenti (Prussia, Russia) e di mantenimento delle posizioni francesi in Europa e Teatro coloniale, le spese belliche rimangono ingenti. Il regime di Luigi XV vuole risolvere la mancanza di risorse finanziarie con misure autoritarie assunte dal consiglio del re, le quali incontrano l'opposizione del parlamento parigino che si innesta sui contrasti fra le fazioni cortigiane, che agiscono al fine di influenzare il sovrano nella scelta dei ministri. Quindi quando nel 1763, il controllore delle finanze Bertin propone l'istituzione del catasto fondiario (strumento che prepara alla tassazione di tutta la proprietà terriera, inclusa quella esente) si manifestano opposizioni guidate dal parlamento di Parigi e dai parlamenti provinciali che portano al licenziamento del ministro. Di fronte a queste difficoltà ad attuare iniziative di riforma, nel 1770 il nuovo ministro della giustizia di Luigi XV tenta la via della riforma giudiziaria, che prevede la riduzione del ruolo del parlamento, accompagnata da un NON ritorno alla convocazione degli Stati generali. Questo tentativo rappresenta la più conseguente manifestazione della volontà di applicare la teorica assolutezza della volontà sovrana). NEL 1774 SALE AL TRONO LUIGI XVI, con il quale viene ripristinata l’autorità del parlamento. Durante il suo governo tra il 1774/1775 si manifesta una crisi della carestia — dovuta alla politica di liberalizzazione del mercato dei grani, voluta dal controllore delle finanze Turgot — che produce una serie di rivolte popolari note come GUERRA DELLA FARINA, e inoltre l'appoggio da parte della Francia ai ribelli nord americani contro la Gran Bretagna, causa un notevole aumento del debito pubblico. Nel ’76 Necker prende il posto di Turgot, rendendosi conto che c’è bisogno di trovare tra i gruppi dirigenti e tra l’opinione pubblica, un maggiore consenso alle istanze riformatrici: si spiega così il gesto clamoroso di rendere pubblico il disastrato bilancio statale (era considerato un segreto di Stato) che spinge la corte a chiedere le sue dimissioni. Gli anni successivi vedono aggravarsi la crisi politico-finanziaria, per la cui soluzione si tenta il coinvolgimento di una rappresentanza scelta di nobili di rango ed illustri esponenti del mondo della finanza, le cosiddette ASSEMBLEE DEI NOTABILI nei cui comitati emerge la sensazione di un paese diviso: da una parte vi è chi punta A UNA TRASFORMAZIONE DELLA MONARCHIA IN SENSO COSTITUZIONALE, dall’altra I SETTORI PIU’ CONSERVATORI DELLA NOBILTÀ VEDONO NELL’INDEBOLIMENTO DELLA MONARCHIA L’OCCASIONE PER UNA RIDISTRIBUZIONE DEL POTERE A VANTAGGIO DEGLI ORDINI PRIVILEGIATI. Per superare questa crisi nel 1789 il re decide di convocare gli Stati generali (formati da clero, nobiltà e terzo stato, ossia la stragrande maggioranza della popolazione), ma non essendo stati chiamati in causa per circa 175 anni solo uno dei problemi per quanto riguarda le elezioni dei rappresentanti, poiché nessuno conosceva il funzionamento delle assemblee. Un'altro problema dovuto a questa assemblea è che non si sapeva il numero di rappresentanti da attribuire al terzo stato e in quale modo conteggiare i voti, se per testa (ciascun deputato agli stati gen. esprime un singolo voto, prescindendo dall’ordine di appartenenza) o per ordine (ciascun ordine vota al proprio interno esprimendo un unico voto), nonostante fossero in minoranza rispetto al popolo, mentre invece nel voto per testa il popolo avrebbe vinto essendo in maggioranza rispetto alla nobiltà. Luigi XVI decise di aggiungere dei rappresentanti per il terzo stato, però non rimosse il voto per ordine, per cui la sua decisione fu inutile. Per trovare una soluzione nel maggio 1789, gli Stati generali si riuniscono a VERSAILLES per trovare una soluzione al problema del voto, senza arrivare ad un accordo: le proposte di mediazione fatte dalla nobiltà liberale sono rifiutate dalla maggioranza dei nobili. Il terzo stato, a cui si sono uniti esponenti del basso clero, rifiutando il voto per ordine, si proclamano ASSEMBLEA NAZIONALE (17 GIUGNO). Per paura che la maggioranza degli stati generali proceda a deliberazioni su iniziativa della nobiltà liberale, Luigi XVI decide di sbarrare la porta della sala dove si tengo le sedute. Il terzo stato quindi, si riunisce nel salone della PALLA CORDA il 20 giugno proclamandosi ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE, giurando di non sciogliersi finché non avranno dato alla Francia una costituzione. Al terzo stato si aggiungeranno poi il clero e i nobili liberali, per questo il re si vedrà costretto a riconoscere la trasformazione degli stati generali in ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE (9 LUGLIO 1789), invitando anche il resto della nobiltà e del clero a farne parte. Tuttavia Luigi non accetta la presa di potere di quest’organo, per cui convoca le truppe in modo da stroncare la neonata assemblea nazionale. Il popolo dopo essere venuto a conoscenza dei piani del re, il 14 LUGLIO 1789 ATTACCA E DEVASTA LA BASTIGLIA, carcere della capitale e odiato simbolo del dispotismo. SI MANIFESTA COSI’ PER LA PRIMA VOLTA IL PROTAGONISMO POPOLARE, aspetto della rivoluzione. Tutti i programmi dell'assemblea vengono resi pubblici e ciò permette al popolo di partecipare più attivamente alla vita politica, formando così un'opinione pubblica infinitamente più estesa. Mentre a Parigi si insedia un nuovo governo municipale, espressione del movimento rivoluzionario, dotato di una milizia armata guidata dal marchese di LAFAYETTE, nelle campagne i contadini assalgono i castelli bruciando gli archivi che contengono la documentazione relativa ai diritti signorili e distruggono tutti i simboli del potere feudale. In parte in risposta a questi avvenimenti, IL 4 AGOSTO 1789 la nobiltà liberale guida l'assemblea nazionale a proclamare l'abolizione del regime feudale, le decisioni dell'assemblea sono quindi direttamente condizionate da ciò che succede nel paese e viceversa. A Parigi in particolare si forma un autonomo soggetto popolare, i cosiddetti SANCULOTTES, chiamati così perché indossavano i pantaloni lunghi e non i pantaloni corti e aderenti, le cosidette CULOTTES, di moda tra l’aristocrazia. Alcune irruzioni violente della folla popolare, chiamate journées (giornate rivoluzionarie) è costituito dalla marcia del popolo minuto di Parigi su Versailles, che il 5-6 ottobre 1789 insorgono e costringono il sovrano a trasferirsi nella capitale, seguito dall’assemblea nazionale, sotto la protezione popolare. IL 29 AGOSTO 1789 vi è la proclamazione della DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO, con la quale vengono riconosciuti come naturali e imprescrittibili i diritti individuali, come LA LIBERTÀ, LA PROPRIETÀ, LA SICUREZZA E LA RESISTENZA ALL’OPPRESSIONE, E SANCITA L’UGUAGLIANZA DI TUTTI I CITTADINI DI FRONTE ALLA LEGGE. (Le scelte successive dividono però l’assemblea, perché si discute del ruolo del sovrano nella nuova costituzione e sull’opportunità di concedergli il diritto di veto sulle leggi votate dall’assemblea; poi la difficolta nel prendere provvedimenti riguardo la situazione finanziaria attraverso la confisca dei beni del clero, che costituiscono la garanzia per l’emissione di una specie di carta moneta, gli ‘assegnati’; si applicano alcune riforme quali la soppressione dei parlamenti alla separazione del potere giudiziario dal legislativo e dall’esecutivo; dalla suddivisione dei paesi in 83 dipartimenti alla costituzione civile del clero. Altro atto importante è la legge Chapelier 1791 che abolisce le corporazioni e dichiara la libertà del lavoro e di iniziativa economica). Dopo avere inutilmente tentato di condizionare gli avvenimenti politici, Luigi XVI decide di abbandonare la Francia per ritornarvi in armi: nel giugno 1791 fugge da Parigi con la propria famiglia, ma viene intercettato e ricondotto a Parigi. Nonostante questo l'assemblea decide di adottare una forma di governo monarchico-costituzionale. L’assemblea dichiara nel giugno 1791 la costituzione: al sovrano spetta il potere esecutivo, alla Camera eletta quello legislativo. Nonostante fosse al capo del nuovo governo si sente alle strette spera nell'intervento delle potenze straniere. Il fratello del re, il conte di Artois, e i circoli dei nobili emigrati, tentano di coinvolgere l’imperatore Leopoldo II e Federico Guglielmo II di Prussia a soffocare 30. Napoleone Bonaparte 1769-1821 La figura di Napoleone Bonaparte occupa un posto di assoluto rilievo nella storia e nell'immaginario europeo tra il XVIII e XIX secolo. Fu un grande condottiero, un abile politico e stratega, inaugurando un periodo di preponderanza francese sulla scena politico/ militare del continente europeo (fatta salva la Gran Bretagna, in virtù del proprio primato economico e navale). Napoleone (1769-1821) nacque in una famiglia della classe media in Corsica. Dopo essere stato un generale, acquista un potere monocratico che si trasformerà successivamente in potere monarchico. Come per Oliver Cromwell, egli deve la sua ascesa a sconvolgimenti politici di vasta scala: sia Napoleone che Cromwell saranno gli unici nella storia europea ad aver visto due sovrani sul trono, Carlo I Stuart e Luigi XVI Borbone, entrambi processati e condannati a morte in nome del popolo. Napoleone si proclamerà prima re e poi imperatore dei francesi e non della Francia per indicare che la sua legittimità discendeva dal consenso popolare e non dalla volontà di Dio. Da una parte sa di essere l'erede della rivoluzione e dall’altra sa di rappresentare la forza di un principio monarchico che, dopo la rivoluzione, va riprendendo influenza e prestigio. I francesi stanchi delle faide e delle violenze della guerra civile, desiderano affidare le redini del governo ad un uomo forte che sappia imporsi, opponendosi alle due posizioni estreme esistenti nel paese: - i filo-monarchici, desiderosi della restaurazione dei Borbone ed il ritorno all'antico regime; - i giacobini, che vogliono costituire una salda Repubblica ispirata ai principi della rivoluzione. Napoleone riesce nella difficile impresa di farsi accettare dalla maggioranza di entrambi questi due schieramenti ed è capace di presentarsi come erede della monarchia assoluta e nel contempo della rivoluzione, e proprio per questo motivo viene considerato un erede straordinario, ambiguo ed imperfetto. Napoleone la "Campagna d'Italia" Il Direttorio decide di continuare la guerra e nel 1796 affida il comando dell'armata francese di stanza in Italia al generale Napoleone Bonaparte, che motiva i soldati con la prospettiva di ricchezza e gloria e ottiene il sostegno dei rivoluzionari locali, detti "giacobini'": Comincia cosi la Campagna d'Italia, che dura fino al 1797. Dopo la resa del Piemonte, il generale sconfigge gli Austriaci, occupa Milano e dilaga in Emilia. Nel 1797 i territori conquistati vengono riuniti nella Repubblica cisalpina, ma Bonaparte delude i suoi sostenitori, soprattutto quando con il Trattato di Campoformio cede all'Austria la Repubblica veneta. Alla fine dello stesso anno le truppe francesi invadono il Lazio, occupano Roma e danno vita alla Repubblica romana; nel 1799 viene occupato anche il Regno di Napoli e nasce la Repubblica partenopea. Tutte le Repubbliche controllate dalla Francia sono chiamate "Repubbliche sorelle". La Campagna d'Egitto e il colpo di Stato Per colpire l'Inghilterra, Napoleone organizza la Campagna d'Egitto che si svolge tra il 1797-98 e che vede ad Abukir la distruzione della flotta francese da parte degli Inglesi. Intanto in Francia la situazione degenera e Napoleone decide di approfittarne: tornato a Parigi nel 1799, compie un colpo di Stato e si dichiara Primo console, segnando così la fine della Rivoluzione francese e inaugurando una nuova dittatura, che viene accettata dai francesi per stanchezza nei confronti della crisi economica ma soprattutto per patriottismo: grazie al suo genio militare, Napoleone incarna il mito dell’eroe e può dare alla Francia quello di cui in quel momento ha più bisogno: la gloria. La pace in Europa e il Codice napoleonico Una volta conquistato il potere assoluto, Napoleone torna in Italia e sconfigge gli Austriaci a Marengo, firmando con l'Austria, nel 1801, la Pace di Lunéville. Nel 1802 anche l'Inghilterra conclude la pace, mentre con un Concordato, avviene la riconciliazione con il papa: l'Europa ritrova così la tranquillità e la Francia è padrona di un territorio vastissimo e il Primo console non ha più oppositori. In questo contesto, Bonaparte può dedicarsi al varo di numerose riforme civili, in particolare all'emanazione, nel 1804, del Codice napoleonico, che viene applicato in tutti i territori occupati consentendo a Paesi arretrati come la Germania e l'Italia di passare da un regime di tipo feudale a un regime borghese. L'Impero di Napoleone Nel 1804, con un plebiscito, Napoleone si fa incoronare imperatore e impone un governo dispotico. A partire dal 1805, però, deve fronteggiare numerose coalizioni contro di lui: gli Inglesi lo sconfiggono a Trafalgar, mentre vince ad Austerlitz e poi a Jena. Poiché l'Inghilterra, nemica, resta padrona dei mari, Bonaparte proclama allora il Blocco continentale, che per farlo funzionare è necessario controllare l'intera Italia: truppe francesi dilagano pertanto nello Stato pontificio e nel Regno di Napoli, che Napoleone affida a suo fratello Giuseppe. Agli altri fratelli, Luigi e Girolamo, assegna l'Olanda e la Westfalia, mentre sul trono di Spagna colloca Giuseppe, sostituito a Napoli da Gioacchino Murat. Quando, nel 1807, firma con lo zar una pace separata (Trattato di Tilsit), Napoleone è ormai padrone di mezza Europa, Italia compresa. La Campagna di Russia e la fine di Napoleone Le sorti della guerra, però, cominciano a cambiare perché nei vari possedimenti dell'Impero le popolazioni iniziano a manifestare forti opposizioni. In Spagna, contro il governo di Giuseppe Bonaparte si scatena una violenta guerriglia popolare che logora le forze francesi, ma in realtà scontento e tensione dilagano ovunque. In questo clima sfavorevole, nel 1812 Napoleone decide di invadere la Russia, ma la Campagna si rivela disastrosa e i Francesi sono massacrati sul fiume Beresina. È l'inizio della fine: nel 1813 Bonaparte viene sconfitto a Lipsia ed esiliato nell'isola dell'Elba, mentre sul trono di Francia sale Luigi XVIII. Nel 1815 riesce a fuggire dall'Elba e a radunare un esercito, ma il 18 giugno a Waterloo subisce la sconfitta definitiva. Fatto prigioniero, viene esiliato nell'isola di Sant'Elena, dove muore nel 1821. 31. La prima rivoluzione industriale L'espressione rivoluzione industriale definisce una trasformazione che subiscono le strutture produttive europee nella seconda metà del 700. Il primo paese europeo a sperimentare questa trasformazione è l'Inghilterra, che dal 1760 al 1830, è protagonista di mutamenti tali da garantirle lo sviluppo inarrestabile. Si parla di prima rivoluzione industriale per distinguerla dalla trasformazione industriale che avvenne in Europa occidentale nel terzo decennio del diciannovesimo secolo. Negli ultimi decenni del XX secolo si è messo in discussione che si sia trattato di una vera “rivoluzione”, o un segno della “continuità rispetto al passato”. Il primo settore in cui vengono apportate innovazioni è quello tessile, in particolare quello dei cotonifici, stimolato dalla rapida espansione di questi tessuti sul mercato europeo dei manufatti provenienti dall'India. Nel XIX secolo le nuove tecniche produttive porteranno la Gran Bretagna a diventare esportatrici di manufatti in cotone verso l'India, infatti ricordiamo che la Compagnia delle Indie viene privata del monopolio del commercio, di cui la corona britannica assume il controllo politico ed economico. Vi è l'introduzione di nuovi macchinari nelle varie fasi della produzione, infatti la meccanizzazione consente un miglioramento delle produttività, ma anche una migliore qualità dei filati realizzati che sostituiscono la seta e lino. L'aumento della richiesta di carbone legata allo sviluppo della siderurgia, comporta uno sfruttamento delle miniere e anche in questo settore vengono sperimentate nuove macchine in grado di ottimizzare la produzione. L'impiego del vapore come principale fonte di energia e l'adozione di innovazioni tecniche nella produzione, cambiano il paesaggio e la società inglese. Concentrare le macchine e i lavoratori sconvolge la geografia e i costumi di vita. In precedenza le unità produttive avevano carattere familiare e eseguivano tutte le fasi di lavorazione, dalla materia prima al prodotto finito. Ora le macchine a vapore possono essere impiantate dove si voglia e chi investe i capitali impone che la produzione si concentri dove vi è maggior convenienza economica. Le vie di comunicazione sono migliorate, sia terrestri che fluviali; inizia il trasporto su rotaie che si rafforza man mano che vengono perfezionate le varie applicazioni del motore a vapore. Contemporaneamente i canali che collegano i diversi fiumi vengono ampliati e moltiplicati arrivando a costituire una fitta ragnatela che permette di raggiungere località prima isolate e difficilmente raggiungibili. Sorgono nuove città laddove vi erano solo piccoli villaggi (Liverpool, Manchester), creando dunque una struttura urbana.
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