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Storia moderna dalla scoperta dell'America, Appunti di Storia

Descrizione aspetti più importanti dal XV al XVII secolo.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 30/05/2024

gaia.modesto
gaia.modesto 🇮🇹

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Scarica Storia moderna dalla scoperta dell'America e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Il ‘700 Il Settecento rappresenta sia il punto di arrivo delle crisi studiate in precedenza, che cominciano a trovare soluzioni, ma anche l’inizio di un mondo nuovo, l’avvio alla modernità. Rivoluzione francese, americana, industriale porranno le basi della contemporaneità. Il progresso sarà un po’ la parola chiave del Settecento. Altro aspetto importante sarà l’affermazione di nuove potenze: Prussia, Austria e la Russia (comincia sempre più a interessarsi dell’Europa occidentale). Caratteri generali Prendendo come riferimento gli indicatori già utilizzati in precedenza possiamo affermare che: si ha una crescita costante dei prezzi, la demografia invece ha caratteristiche molto diverse dalla crescita demografica dei secoli precedenti. Infatti, dal ‘700 in poi la curva demografica ha un andamento di crescita costante, una diagonale, che avrà una battuta di arresto solo con le due guerre mondiali. La curva inizia a crescere intorno agli anni Trenta del Settecento, le ragioni sono molteplici: sparizione della peste (tranne due esempi porto di Marsilia e Messina, questi episodi non si diffondono rimangono molto localizzati), miglioramento delle condizioni di vita, legato alla rivoluzione scientifica, l’igiene, una diversa organizzazione delle abitazioni in campagna per gli agricoltori, allevatori, contadini (prima l’uso della stalla non era molto diffuso, gli animali stavano in casa), l’alimentazione migliora anche grazie a quei prodotti che erano arrivati dalle Americhe. Quindi un miglioramento complessivo delle condizioni di vita. Si osserva anche una maggiore circolazione delle merci, il commercio diventa globalizzato, mondializzato. Nuovo modo di intendere la finanza e l’economia. Maggiore natalità, anche allungamento dell’età media di vita, questo indica molto il benessere della vita. La situazione politica del primo Settecento è molto complicata, ci sono molte guerre. Le guerre di successione e poi la guerra dei sette anni. Le guerre di successione, dovute a crisi dinastiche, i troni si trovano vuoti senza un legittimo successore. In Spagna, in Austria e in Polonia avremo queste guerre. Questo provocherà dei cambiamenti degli equilibri di tutta Europa. Progressivo indebolimento della Spagna e comincia ad affermarsi l’Inghilterra. L’illuminismo è un movimento di pensiero, che influenzerà tutti gli aspetti della vita. Ci sarà il tentativo di alcuni sovrani di riformare lo Stato sulla base dei principi illuministici (Dispotismo Illuminato). Guerra di successione spagnola Carlo II d’Asburgo non ha eredi, c’erano però già diversi pretendenti che più o meno avevano lo stesso livello nella scala della successione, per i matrimoni che i re i principi facevano tra di loro. I due pretendenti al trono più accreditati erano il figlio secondogenito Carlo dell’imperatore Leopoldo (non il primogenito Giuseppe, perché lui sarebbe diventato il re d’Austria e imperatore del Sacro Romani impero), altro era il nipote di Luigi XIV, della dinastia borbonica, Filippo. Tendenzialmente si può pensare, influenzati dalle vicissitudini incontrate nei secoli precedenti che il successore naturale forse Carlo invece, Carlo II morendo nel suo testamento lascia la sua corona a Filippo e questo creerà molto subbuglio e la guerra di successione. Alcuni credono che questo testamento sia falso, o che i francesi ricattarono Carlo. Il testamento però pretendeva che Filippo rinunciasse il trono di Francia. Leopoldo non riconosce il testamento, e neanche le altre potenze europee come l’Inghilterra (-alleanza franco-spagnola che potrebbe minacciare sull’Atlantico-che ha solo di mira la salvaguardi dei suoi interessi), o i Paesi Bassi. La soluzione è la guerra, che vede da una parte Spagna e Francia, dall’altra Impero, Paesi Bassi e l’Inghilterra con aiuti. Ma nel frattempo muore Giuseppe I, il primogenito dell’imperatore a questo punto c’era la preoccupazione che Carlo prendesse la corona dell’impero e della Spagna; quindi, si ritornasse allo strapotere di un sovrano. Quindi le altre potenze stoppano la guerra e vogliono giungere alla pace, una pace con molte e lunghe trattative. Si giunge alla fine alla pace di Utrecht-Ranstad portatrice di una novità: il regno spagnolo viene diviso, la corona di Spagna e le colonie americane vengono date a Filippo con la dinastia dei Borbone e i territori italiani vengono invece ceduti all’ Austria (Milano, Regno di Napoli e Sicilia). All’inizio a Carlo d’Asburgo era stata assegnata la Sardegna e la Sicilia era stata assegnata a Vittorio Amedeo di Savoia, ma l’imperatore non è d’accordo e alla fine ci sarà uno scambio tra Sardegna e Sicilia. Da quel momento in poi i duchi di Savoia, diventano re di Sardegna, ottengono infatti il titolo regio perché essa era un regno. Nella pace la vera vincitrice è l’Inghilterra, perché non ha più come ostacolo l’enorme territorio della corona di Spagna, e inoltre ottiene lo stretto di Gibilterra e alcune isole Baleari, territori apparentemente insulsi ma strategicamente per il commercio importanti, quindi entra nel Mediterraneo; prenderà anche l’asientos il commercio degli schiavi, fino a quel momento monopolizzato dagli spagnoli. Anche i paesi bassi spagnoli tornano all’Austria. →Il principio dell’equilibrio, secondo il quale nessuna potenza in Europa può essere più potente di un’altra, un’arma a doppio taglio perché un piccolo spostamento di confini scatenava conflitti; quindi, piuttosto che evitare le guerre le provocò. La guerra di successione polacca In Polonia la carica reggia è una carica elettiva, il re viene eletto dai nobili, però fa sì che la corona di Polonia sia debole. Ma all’inizio del ‘700, caldeggiati dal principio dell’equilibrio, cominciano a intromettersi i re stranieri nella scelta del sovrano polacco. Nel 1733 muore Augusto II e i due candidati sono Augusto III Wettin appoggiato dall’impero e dalla Russia e Stanislao Leszczynskil appoggiato dalla Francia e aristocratici polacchi. La Russia invade la Polonia per imporre il proprio candidato e scoppia la guerra. I Borbone spostano la guerra nei territori di loro interesse: nella Lorena, nei territori italiani (Milano, Sicilia, Napoli). La guerra finisce con una sorte di compromesso, si accetta sul trono di Polonia Augusto III, ma in cambio l’austriaci devono cedere Sicilia e Napoli. *Alsazia e Lorena sempre contese al confine tra Francia e Germania, perché sono zone minerarie molto ricche*. Dopo la pace di Vienna (1738), il Regno di Napoli e Regno di Sicilia diventano regni indipendenti (non è più un vice regno) sotto un loro sovrano Carlo di Borbone (Carlo I), figlio di Filippo di Borbone, situazione che rimarrà fino all’unità d’Italia. La Sicilia diventa viceregno di Napoli, subirà questo con molta umiliazione, ciò esploderà con movimenti d’indipendenza (la Sicilia sarà quella che accoglierà Garibaldi con i mille). Il ducato di Milano rimane agli austriaci fino all’unità d’Italia. La guerra di successione austriaca È una guerra molto complessa perché coinvolge il re d’Austria, cioè anche il candidato al trono imperiale. Il problema è che in Austria vige la legge salica, Carlo d’Asburgo ha una figlia femmina Mariateresa. Alla dieta l’imperatore vuole che riconoscano la prammatica sanzione, che modifichi la legge salica e che permetta alla figlia di salire al trono. In realtà la legge salica potrebbe passare dalla parte che dipende la dinastia degli Asburgo in Austria, ma, qualche complicazione l’avrebbe avuta con la candidatura per l’impero, allora al trono imperiale viene candidato il marito di Mariateresa, duca di Lorena. Ma i sovrani di Sassonia e di Baviera non accettano perché avevano sposato le figlie di Giuseppe I, quindi rifiutano di appoggiare questa proposta di Carlo D’Asburgo e scoppia la guerra di successione austriaca. Da una parte abbiamo la Francia, la Spagna, la Prussia e la Sardegna che appoggiano i sovrani di Baviera e Sassonia, dall’altra gli austriaci appoggiati dall’Inghilterra e dall’impero. Particolare attenzione alla Prussia che comincia ad avere mire espansionistiche verso l’impero. In effetti i prussiani occupano la Slesia (territorio che poi sarà sempre compreso tra austriaci e prussiani) e dall’altra i francesi occupano la Boemia. La guerra finisce con la pace di Aquisgrana (1748), che ridefinisce i confini d’Europa, le decisioni sono che Mariateresa può salire al trono austriaco e il marito può concorrere al trono imperiale e la Slesia viene ceduta ai prussiani. proprio sapere, caccia gli illuministi, perché in Francia la monarchia è troppo debole per poter attuare qualunque tipo di riforma, ciò dovuto al fatto che il potere era in mano agli aristocratici (infatti poi la storia lo dice che lo stato non si rinnovò e infatti le mancate riforme portarono poi alla Rivoluzione francese). In Inghilterra troviamo la situazione opposta perché era più avanti, avare già fatto la prima e la seconda rivoluzione, aveva già avviato una monarchia parlamentare. La Prussia è uno stato giovane, che da subito si afferma con grande autorità, perché ha dei sovrani che fanno scelte molto precise, che danno centralità all’esercito e alla burocrazia, in base a un principio meritocratico (negli altri stati questi settori erano in mano agli aristocratici), si “inventa” il concorso pubblico, vince chi è il più bravo. Di conseguenza il sistema burocratico prussiano è nelle mani di persone preparate, e anche l’esercito prussiano è comandato da persone che in campo si sono guadagnati le medaglie o che dimostrano di avere capacità reali. Infatti, l’esercito prussiano comincia a vincere le guerre e inizia a diventare uno stato sempre più grande e inizia ad affermarsi anche sulla scena politica. La Prussia dedica molte risorse anche all’istruzione, con un’importantissima riforma all’università: tante università ognuna con le proprie competenze, indirizzi a cui rivolgersi per il mondo del lavoro. Poi c’è anche una riforma riguardante il protezionismo economico, la Prussia è uno stato nuovo che vuole proteggersi. Particolare è sottolineare che in Prussia c’è una grande tolleranza religiosa, Federico Guglielmo e Ferdinando II sono i primi sovrani in Europa a dare libertà agli ebrei (che in questo periodo venivano cacciati dagli spagnoli, vivevano nei ghetti, quindi in situazioni di disagio), in Prussia avevano molta libertà, riuscivano a vivere normalmente, serenamente, sono mercanti, commercianti , vengono integrati all’interno della popolazione. Inoltre, i sovrani di Prussia diventano protettori della massoneria, nel ‘700 essa era una spinta propulsiva e innovativa molto forte, in Prussia molto diffusa Federico II diventa Gran maestro, protettore di questa massoneria. La Russia, è una realtà completamente diversa, ci sono i ricchi ricchissimi e i poveri poverissimi esiste pochissimo il ceto medio. I ricchi sono i nobili chiamati boiari, ed erano nobili che avevano un grandissimo potere, avevano potere di vita e di morte sui loro contadini, perché in Russia sopravviveva la servitù della gleba; quindi, i contadini erano schiavi, sottoposti alla volontà totale dei feudatari. La Russia, fino a quasi tutto il ‘600, aveva vissuto in una sorta di disinteresse per l’Europa, aveva proiettato la sua politica estera e la sua politica interna soprattutto all’area asiatica. Le cose cambiano con lo Zar Pietro il Grande, che si interesserà moltissimo dell’Europa. *La Russia era un territorio enorme per la gran parte disabitato; infatti, aveva una densità di popolazione in alcuni centri, ma poi per il resto era steppa, deserta, era glaciale, vicino alla Siberia, quindi poco abitata e soprattutto in alcuni luoghi. Caterina II la Zarina (di origine tedesca, amica di Voltaire), sposata con lo zar prende il potere dopo la morte del marito, diciamo una sorta di reggenza, vuole provare a modernizzare il paese attuando alcune politiche illuministe. Ma un grande ostacolo era il grande potere dei boiari che comandavano e avevano territori enormi, inoltre anche la chiesa ortodossa rappresentava un altro grande potere in Russia. Caterina riesce in parte nei suoi intenti, intanto ridimensiona il potere politico dei boiari, assumendo vari poteri che erano in mano ai boiari, come il potere di fare la guerra, sottrae loro il potere di coniare la moneta. Altro metodo che utilizza è aumentare il potere sociale dei boiari, diminuendo quello politico, questo lo fa giungendo a patti con i boiari, aumentando la loro autorità sui contadini; infatti, quando si verificò una grande rivolta dei contadini tra il 1773 e il 1774, guidata da Pugacëv un contadino, la zarina darà una mano ai boiari (il tutto terminerà infatti con un massacro dei sollevati). Questa fu una mossa attuata in cambio di quei poteri politici che aveva acquistato. Caterina tenta anche ad attuare una riforma della scuola, questo perché la Russia era uno degli stati europei con il tasso più alto di analfabetismo, perché la maggior parte della popolazione era composta dai contadini, ma anche tra gli aristocratici, c’era molto analfabetismo. Caterina, quindi, cerca di finanziare scuole rivolte ai bambini, per dare un minimo di istruzione ai bambini. L’impresa riesce in parte, avrà successo nelle città, tipo San Pietroburgo, Mosca, ma nei centri di campagna no, i boiari non danno il permesso ai contadini di mandare i figli a scuola; quindi, diciamo è un successo solo parziale. Lotta anche contro la Chiesa ortodossa, voleva che anche la Chiesa pagasse le tasse, ma anche in questo caso sarà un successo parziale. In Austria invece, le riforme riescono ed hanno un buon esito, la politica riformista avviata da Mariateresa regina (cattolica) e poi portata avanti dal figlio Giuseppe II molto più radicale contro la chiesa cattolica. in Austria (il territorio Asburgico) l’accentramento dei poteri nei confronti dell’impero, diminuisce il potere nelle mani dell’impero e accentua il potere nelle sue mani politico amministrativo, la politica estera dell’impero verrà decisa dall’imperatore. Questo sarà importantissimo perché si rafforza la figura dell’imperatore. le riforme in Austria e nell’impero vengono fatte da Mariateresa, che diventa regina d’Austria, e poi vengono portate avanti dal figlio Giuseppe II. Mariateresa era cattolica quindi gli interventi contro la Chiesa cattolica, contro la religione con lei erano molto blandi; invece, poi diversa è la situazione con il figlio (che qualcuno ritiene ateo), con il quale ci fu un riformismo ed un controllo della chiesa molto più radicale. Mariateresa avvia delle riforme molto importanti, portate poi a termine dal figlio, che contrariamente alla Russia dove il riformismo ha successo fino ad un certo punto, in Austria e nell’impero il riformismo ottiene dei risultati molto importanti. Nell’impero, l’accentramento dei poteri, il controllo di alcuni aspetti determinanti della politica furono portati avanti e realizzati da Mariateresa, come ciò che riguarda la politica estera, con le sue riforme i Principi hanno sempre meno autonomia di attuazione nella politica estera indipendentemente dall’imperatore, sempre più invece la politica estera è comandata dall’imperatore che è il marito di Mariateresa, (che poi è lei che governa). Quindi l’accentramento politico amministrativo sicuramente riuscito a livello austriaco nel proprio regno, ma anche riuscito a livello imperiale. Molto importante è la riforma fiscale che porterà al catasto e al censimento, entrando in questo argomento è doveroso aprire una parentesi sul quadro teorico di riferimento: nel ‘700 comincia ad affermarsi una politica economica che prende il nome di fisiocrazia che viene elaborata da filosofi illuministi economici, quelli attenti ai cambiamenti soprattutto economici. Per tutto il ‘500\’600 la politica economica di riferimento era stato il mercantilismo, (Colbert) dove si misura il potere di una nazione in base a quanto oro c’è nelle casse dello stato, aumentare l’esportazione, e diminuire le importazioni quindi, impedire che il loro denaro esca dalle casse dello stato. Nella fisiocrazia invece la ricchezza di una nazione è data dalla qualità e quantità di terra, la terra deve essere produttiva. Di conseguenza se la ricchezza della nazione è legata alla terra i gruppi sociali che iniziano a conquistare potere sono i proprietari terrieri, la maggior parte della terra era in parte in mano della corona, ma la maggior parte era in mano o di nobili, aristocratici, o della chiesa cattolica o dei feudatari che lasciavano le proprietà ai successori, ma se un feudatario non aveva eredi fino alla settima generazione la terra tornava nelle mani della corona. I veri proprietari erano invece quelli che compravano la terra, anche i feudatari avevano delle terre libere, o i nobili. Inoltre, quando c’erano cambiamenti di regime e i proprietari terrieri dovevano schierarsi a favore del sovrano, quando non lo facevano il regime si prendeva i terreni, o dandoli ai nobili fedeli del sovrano, o vendendoli per fare cassa. Questo alimenta il mercato della terra. Nella metà del ‘700 si forma una piccola e grande proprietà terriera nelle mani di non aristocratici, che cominciano ad avere un ruolo importante all’interno della società, che però molto spesso sono anche nobili, il ceto togato, mercanti arricchiti. La fisiocrazia da una grande importanza a questo gruppo sociale perché danno molta ricchezza alla nazione, coltivando la terra, rendendola produttiva, producendo molto; quindi, l’agricoltura e la proprietà della terra diventano elementi trainanti dell’economia di uno stato. Quindi si sviluppano accademie agrarie, ricerca scientifica sull'agricoltura, i migliori sementi, macchine agrarie molto più efficaci; quindi, si investe sull’agricoltura anche in questo punto di vista. L’importanza dei proprietari terrieri è l’inizio di un percorso che si concluderà nel ‘800, si crea un altro gruppo di riferimento all’interno della società, che può non essere aristocratico. Nel ‘700 è importante sottolineare che non c’è più la corsa al titolo nobiliare. Le conseguenze di questo cambiamento portano alla richiesta di avere un ruolo politico, dopo la grande ascesa sociale, la grande ascesa economica, iniziano a chiedere anche cariche politiche, che per il ‘700 ancora sarà in mano agli aristocratici, togati, nobili, ma si inizia a sviluppare la teoria secondo la quale “se siamo la ricchezza della nazione, siamo tassati, siamo la base della nazione e allora vogliamo avere un ruolo politico”. La fisiocrazia ha una visione liberista del mercato non ci devono essere dazi e dogane, solo quelli indispensabili, minime, (liberismo si afferma in Inghilterra). La riforma fiscale nel catasto e censimento sono la mappatura dei proprietari terrieri, questa è una riforma che si cerca di attuare partendo da una premessa “se la ricchezza di una nazione sono i proprietari terreni, dobbiamo tassarli, ma per farlo dobbiamo sapere quanta terra hanno, e che tipo di produttività della terra hanno”. La Lombardia fu il primo territorio dell’impero utilizzato come modello di prova. C’erano dei tecnici, ingegneri che censivano tutti i terreni, anche quelli feudali per poi costruire un catasto. Questo è un modello più equo rispetto, dove parlavamo di una tassazione indiretta dove solo i poveri dovevano pagare le tasse; invece, così si pagava in base alle proprietà che si possedevano, chi meno ha meno paga, chi più ha più paga. Fu una riforma strepitosa, ma non fu applicata, per due motivi, - i nobili e i proprietari terrieri non si facevano trovare, imbrogliavano; - perché poi scoppiò la Rivoluzione francese, quindi essendo lunga la mappatura di tutti territori non si fece in tempo a concluderla. diventa un modello importante che poi sarà ripresa dopo le guerre. L’altra politica riformista portata avanti dagli austriaci e quella antieclessiastica, Mariateresa in parte riuscì ad imporre le tasse anche al clero che fino ad allora era stato esente, invece Giuseppe II fece una politica ecclesiastica molto radicale, egli riteneva che i preti erano troppi, questo non andava bene perché rispetto al resto della popolazione pagavano molte meno tasse, poi non tollerava che i preti abbiano questo potere sulle coscienze, non tollera che abbiano potere sull’ istruzione, che abbiano poi potere determinante all’interno dello stato per questo motivo fa una legge molto radicale, che lo porta ad uno scontro con il papa, dove stabilì il numero massimo di preti che potevano esserci nel proprio stato. La riforma sull’istruzione è importante perché la toglie ai preti; quindi, le scuole in Austria e Impero saranno totalmente nelle mani dello stato, le scuole religiose saranno chiuse, o non saranno più sovvenzionata da parte dello stato. All’inizio la riforma non ha successo perché non trovano insegnanti, sono costretti quindi a chiamare religiosi, successivamente ci saranno insegnanti laici. Giuseppe II mostra grande tolleranza verso gli ebrei, emarginati dagli europei, tanto che erano stati creati dei ghetti. Cenno doveroso è quello riguardante il Codice penale, la codificazione è un momento molto importante, il codice è infatti un insieme di leggi scritte, questo è l’elemento rivoluzionario dell’illuminismo, perché è più difficile cambiarle, non c’era la certezza del diritto, chiunque le poteva interpretare come voleva, c’era inoltre una grande differenziazione sociale. Il codice è il primo passaggio verso la certezza del diritto. Il primo a fare un Codice penale è proprio Giuseppe II, vale per tutto lo stato austriaco e l’impero, ed introduce alcuni principi in difesa della giustizia sociale. In conclusione, quando parliamo di dispotismo illuminato, di illuminismo nei governi, dobbiamo ricordare che anche in Italia ci sono alcuni di questi esempi: ministri che hanno la fiducia del parlamento e che formano un governo, da questo momento in cui si crea questo sistema, il parlamento assume il potere legislativo. Il Parlamento dura in carica sette anni, è gestito dal primo ministro che nomina e sceglie il governo, il governo rappresenta il potere esecutivo. In mano al re resta un ruolo importante, gestisce la politica estera, ed è il garante delle istituzioni. Questi sono gli anni in cui domina il primo ministro Lord Robert Walpole (1721-1742) espressione dei Whig, portatore di una politica di pace, sono anni di un grande espansione inglese. Dopo di lui altro ministro William Pitt che gestirà la guerra dei sette anni, con la vittoria sulla Francia a cui toglie le colonie americane, sono anni d’oro per l’Inghilterra. Importante è sottolineare che i primi sovrani Hannover sono poco interessati all’Inghilterra, significa che il parlamento così si rafforza tantissimo, le cose cambiano con Giorgio III di Hannover (1760-1820) invece presenta un interesse maggiore, riprenderanno gli scontri con il Parlamento. (rivoluzione americana legata anche a questi scontri). In conclusione, in Inghilterra alla fine del ‘700 cominciano a svilupparsi dei movimenti radicali: è da tenere presente che gli operai, i ceti minori non partecipano alle attività di Parlamento, iniziano a nascere dei gruppi più legati alle esigenze degli operai e chiederanno che anche i ceti minori possano avere diritti politici, possano votare. Le tre rivoluzioni La rivoluzione industriale Il ‘700 è anche il secolo delle tre rivoluzioni, le tre rivoluzioni epocali, fondamentali, che cambiano molte cose in Europa e nel mondo, con esse la parola rivoluzione finisce con l’avere il significato che gli diamo oggi (cambiamento radicale, irreversibile). Quando parliamo di rivoluzione industriale, il termine rivoluzione è un po’ improprio, perché non è una rivoluzione politica, ma con essa indichiamo un cambiamento irreversibile, ci infatti troviamo di fronte a delle trasformazioni che hanno modificato la società per sempre (tanto che per alcuni storici segna la fine età moderna inizio contemporanea, un evento epocale). Inoltre, la rivoluzione industriale non è solamente un evento economico, perché poi finirà per influenzare tutti gli aspetti della vita sociale e anche nel mondo politico. La prima rivoluzione industriale riguarda esclusivamente l’Inghilterra, il localismo dell’evento fa sì che non possa essere preso come spartiacque. La datazione incerta già forse anni negli ’40 del ‘700, altri storici ritengono gli anni ’60, altri ancora se non negli anni ‘70, ‘80. Ma come mai la rivoluzione avviene in Inghilterra, non abbiamo una sola causa, un motivo singolare, ci sono tante cause e fattori collegati tra di loro, delle concause. Partiamo dal dire che in Inghilterra si verificano tutti quei fenomeni che saranno le cause della rivoluzione industriale. In Inghilterra c’è una realtà, politica, economica, sociale che è arrivata ad un punto tale di maturazione che ha reso possibile l’incrocio di tutte queste cause. Partiamo ad analizzare le cause economiche: la realtà economica dell’Inghilterra è la centralità del commercio coloniale, perché è la più grande potenza coloniale del ‘700, (ha colonie in americane, in Asia, in Africa e in Oceania, ha un sistema coloniale delineato, internazionale in tutto il mondo). Le conseguenze di questo sistema coloniale sono le molteplici risorse, prodotti alimentari come il caffè, il the, sono diventati due prodotti quasi indispensabili per l’Europa. Altri prodotti sono quelli tessili, come il cotone, che avrà un ruolo fondamentale, anche il tabacco. Altra fonte di guadagno era la tratta degli schiavi. Le colonie sono anche importanti perché rappresentano anche un mercato, insieme all’Europa. Commercio e scambi inoltre portano molta ricchezza, cioè molti soldi capitali da poter investire, potevano quindi permettersi il lusso di scommettere in qualcosa di nuovo l’industria. L’investimento da fare è molto grande perché comprende: un luogo ampio con caratteristiche precise, dove mettere macchinari specifici e molto costosi, la manodopera, la materia prima, la rete di distribuzione. Questo è il motivo per il quale la prima rivoluzione è quella la rivoluzione possibile grazie a questi grandi capitali commerciali dei coloniali. Altro fattore importante è lo spirito di imprenditorialità della nobiltà inglese, formata da nobili che hanno la cultura del commercio e del rischio dei capitali. Parlando di economia dobbiamo anche aprire il discorso sull’agricoltura, che ha determinato delle trasformazioni economiche importanti. Dobbiamo tornare al periodo della regina Elisabetta, verso fine ‘500 in cui iniziò, e continuò per tutto il ‘600, il fenomeno delle recinzioni, enclosures. In Inghilterra, come un po’ in tutti gli stati europei, c’erano le terre comuni, che erano terre che si trovavano intorno ai villaggi, erano terre al pascolo, oppure ci trovavi alberi da frutto, erano di proprietà della corona però di fatto erano per tutta la comunità del villaggio, servivano a sostenere la popolazione. Ma con l’espansione demografica del ‘600, che aveva comportato la necessità di sfamare la popolazione, la corona comincia a recintare e vendere queste terre, privatizzarle perché c’è bisogno di grano, non possono essere utilizzate per il sostentamento della comunità. Il fenomeno aumenta nel ‘600, c’è sempre una maggiore restrizione di queste terre con delle gravi ripercussioni sulla popolazione locale. Le comunità di villaggio si impoveriscono moltissimo e questo porta all’abbandono dei villaggi e al trasferimento nelle città, che offrono occasioni di lavoro migliori. Questo è importante perché questi “ex contadini” finiranno per costituire il bacino di iniziali operai, di cui si servirà l’industria. Inoltre, altra conseguenza scaturita da questo fenomeno e che c’è bisogno di contadini che lavorano la terra, quindi la soluzione è la trasformazione dell’agricoltura rendendo la terra più produttiva, fertile, che produce di più. Si arriva a parlare di rivoluzione agricola, come se la rivoluzione agricola avesse preceduto la rivoluzione industriale. La rivoluzione agricola comprende: l’uso di macchinari efficienti e sofisticati, aratri, trebbiatrice, tecniche come la rotazione, le leguminose, che rendono fertile il terreno, l’uso di concimi chimici, si sviluppa ancor di più l’accademia agraria e l’Inghilterra acquisisce sempre più ricchezza. Tornando al discorso economico è importante avvertire il passaggio dal capitale commerciale, accumulato grazie al commercio coloniale, che aveva all’inizio finanziato la realizzazione di questi capannoni, al capitale finanziario (inizi ‘800): le banche. All’inizio è anche difficile distinguere la figura dell’imprenditore, dal colonialista, ma quando il fenomeno inizia a crescere, cambiano anche le figure, le figure si iniziano a distinguere e differenziare nasce la figura dell’imprenditore industriale, di colui che si dedica prevalentemente all’attività industriale non è più mercante e coloniale, ma anche la figura degli operai. Poi abbiamo le cause geomorfologiche, ( molte di queste cause le troviamo anche in olanda, paesi bassi, però alcune non tutte) cioè la conformazione del terreno, l’Inghilterra è un’isola è questo fa di lei territorio di mare, essendo piena di fiumi che sboccano al mare e quasi tutti navigabili, ( metà ‘700 ) cioè di grossa portata, (paragonabili ad autostrade d’acqua) possedeva quindi come un’autostrada navigabile che consentiva alle merci di non fermarsi nei porti nel mare , ma di andare anche all’interno dell’Inghilterra, quindi c’era la possibilità di creare queste industrie non necessariamente al mare, dove arrivavano le merci, ma anche nei territori più interni, perché le merci arrivavano con le navi grazie ai fiumi . Il carbone è una delle risorse primarie dell’Inghilterra, il carbone è la base dell’industria, che serve ad alimentare l'energia che alimenta le macchine, il fatto di possedere le miniere di carbone per l’Inghilterra è un vantaggio straordinario. Altro motivo importantissimo legato alla morfologia del territorio, perché il carbone lo potevi trasportare facilmente lungo i fiumi navigabili. Analizziamo poi le cause politiche: il parlamento inglese era formato anche dalla camera dei comuni che era rappresentate dai mercanti, dalla finanza, dai commercianti; quindi, è rappresentata da quel ceto sociale, imprenditoriale ed economico che è quello che determina lo sviluppo di queste realtà; quindi, si facevano le leggi a loro vantaggio, per esempio i primi capannoni industriali per essere attivati era necessario che arrivasse un permesso, dato dal parlamento, ma con una legge votata dal parlamento fu che il permesso per l’apertura veniva data dallo sceriffo, il sindaco del comune. Tra le cause a cavallo tra politiche e culturali, è il brevetto, la legge sul brevetto varata intorno a fine ‘600 ha un effetto positivo rispetto questo fenomeno che agevola gli inventori. La rivoluzione industriale meccanicizza il lavoro manuale dell’uomo. I macchinari sono una premessa necessaria per la rivoluzione industriale. Questa rivoluzione avvieni in Inghilterra perché c’è la libertà, è un paese dove si favorisce ed è importante la ricerca, la sperimentazione, trasformazione culturale anche dovuta al nobile inglese capace di rischiare ed investire. I settori che interessano la prima rivoluzione industriale:  tessile: si sviluppa grazie soprattutto al cotone, tutti lo usano, è un prodotto commerciale ed economico, che gli inglesi si procuravano facilmente nelle colonie; quindi, le prime industrie che si sviluppano sono quelle manifatturiere legate al tessile. le colonie sono anche dei mercati, luoghi dove vengono anche venduti prodotti realizzati, l’Inghilterra è l’unica potenza, non ha concorrenza perché l’industria nasce li, sono i pionieri del liberismo, dominano il mercato quindi ci tengono a divulgare al massimo e ovunque i loro prodotti.  settore siderurgico, produzione di grandi macchinari, l’Inghilterra ha il primato, legato alla cantieristica navale, grande produzione di navi. Le conseguenze della rivoluzione industriale: interessa un po’ tutti gli aspetti: sociale, politico economico e culturale, non c’è un aspetto della vita sociale che non venga influenzata dalla rivoluzione industriale. Parliamo dell’Inghilterra perché i cambiamenti avvengono li, ma poi si diffonderanno in tutta l’Europa del nord, Paesi Bassi, Francia Germania e poi l’Italia. Per prima cosa cambia la struttura della famiglia, prima nelle società agrarie i contadini che vivevano nelle loro comunità, insieme come una famiglia allargata, più generazioni di una famiglia sotto lo stesso tetto, questo anche per sfruttare più braccia sui campi, forza lavoro maggiore. Quando i contadini si spostano in città, si afferma la famiglia mononucleare, che sarebbe quella composta dallo stretto nucleo famigliare, perché viene loro data una casa che corrisponde ad un’unica stanza dove si ritrovano tutti assieme. Con condizioni di vita veramente difficili si potevano anche sfiorare le 16 ore al giorno di lavoro, Nelle prime società industriali si ebbero meno nascite perché questo significava avere meno bocche da sfamare e per le donne anche non perdere il lavoro per una gravidanza, (ci furono tanti infanticidi in quel periodo). Prima c’era un grande senso di solidarietà sociale comunitaria molto forte in questi villaggi inglesi ma in città questa solidarietà forte non c’era più perché ognuno lavorava per se nel proprio settore, quindi non avevano neanche il tempo di socializzare perché erano sempre a lavorare. Poi con il tempo si ricreeranno legami sociali, però all’inizio è stata molto dura la vita per queste famiglie, infatti ci furono moti infanticidi, abbandono dei minori, molta di questa gente trovava conforto nell’alcool, beveva, ci furono anche molti suicidi come segno di disperazione. Aspetto da analizzare è l’urbanistica: cambia anche il volto delle città, con la presenza della fabbrica nasce un nuovo fenomeno che è l’inquinamento. Le fabbriche nascono in prossimità dei fiumi o in prossimità del mare, quindi scaricavano nei fiumi, nei mari sostanze inquinanti. Anche dalle fabbriche di carbone dalle ciminiere uscivano i fumi inquinanti, comincia ad essere un’aria instabile, i quartieri inquinanti si concentrano nelle periferie delle città, in prossimità delle industrie venivano costruite per gli operai queste piccole case senza servizi igienici, quindi vivevano in condizioni igieniche pessime. Nasce la distinzione tra i quartieri per bene, popolati da gente che ha i soldi, e i quartieri degli operai dei poveri. Successivamente le condizioni degli operai cambieranno, perché cominciano a manifestare disagio per le condizioni in cui vivono (donne e bambini sfruttati) e avanzano delle richieste allo stato. Lo stato recepisce e soddisfa molte richieste da parte di questo ceto popolare, per evitare disordini; quindi, non per benevolenza ma per motivi di ordine pubblico (perché gli uomini si ubriacavano e magari per strada diventavano anche violenti, i bambini abbandonati, infanticidi ecc.., creavano disordine pubblico) quindi ci furono alcune leggi migliorative di queste realtà. Inizieranno a nascere le Tread Union, una sorta di antenati dei sindacati. Poi alla fine trovano una sorta di compromesso tra loro e firmano la Dichiarazione di Indipendenza. Inoltre, questi coloni americani nelle varie battaglie sono aiutati dai francesi, perché la Francia spera di riconquistare qualche colonia persa nelle precedenti guerre. Dall’Europa comunque partiranno molti volontari ad aiutare questi coloni, perché iniziano a sentirsi molto fortemente questi valori, libertà e indipendenza, stato senza re, rappresenta un sogno di una novità di un nuovo mondo senza re. I coloni vinceranno, con l'aiuto dei francesi e di tanti volontari europei, e nel 1783 viene stipulato il Trattato di Parigi, firmato a Versailles, gli inglesi riconoscono l’indipendenza delle colonie. A questo punto però tutti questi per funzionare hanno bisogno di un accordo costituzionale, di una costituzione scritta, per la prima volta uno stato si basa su una costituzione, segna il patto di nascita dello stato. Lo stato americano nasce sulla base del fondamento della costituzione, leggi che regolamentano uno stato, nella costituzione troviamo le norme, leggi e i valori che fanno parte dell’uomo. Questa prima costituzione è una costituzione di compromesso, fatta per accordare tutti i tredici stati che hanno partecipato alla rivoluzione; quindi, bisogna trovare diversi equilibri viste le differenze tra loro. Quella costituzione fatta talmente bene che le fondamenta sono valide ancora oggi, con delle modifiche ma è ancora alla base del popolo americano. Ci vollero infatti otto anni per scrivere questa costituzione, nel mentre gli stati uniti erano ancora in guerra si iniziò nel 1771, poi entra in vigore nel 1779. È una Costituzione molto piccola, ci sono diversi principi, tra cui uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, (in Europa non esisteva uguaglianza) altro principio importante è la sovranità popolare: il popolo è sovrano, cioè il nuovo stato americano non riconosce il potere della monarchia, perché con la costituzione il potere esecutivo, giudiziario e legislativo adesso sono in mano del popolo. (Ma ancora vediamo presente in America la schiavitù, la segregazione razziale che rimarrà fino a metà del ‘900). Istituzionalmente il modello applicato fu il modello federale, perché essendo gli stati molto diversi tra loro, gli stati confederati hanno una notevole autonomia, mantengono e conservano forme di autonomia importanti, anche a livello legislativo. Il modello federale era l’unico modello che metteva d’accordo tutti, perché lasciava molta autonomia agli stati che ne facevano parte. A questa grande libertà autonomia e indipendenza, legata agli aspetti legislativi vi sono delle forme centrali molto forti, la figura centrale più forte di tutte è quella del presidente, che ha un forte potere esecutivo che esercita su tutti gli stati. Altra caratteristica che è tra principi base della costituzione americana era la forte laicità dello stato, l’elemento religioso viene specificato, ma non influenza le scelte politiche. (l’America è uno stato laico). A livello di leggi centrali che governano tutto lo stato, vengono istituite dal Congresso degli stati uniti d’America. Negli stati uniti d’America il sistema è bicamerale, abbiamo due camere che decidono e rappresentano tutti gli stati.  la camera dei rappresentanti ha un numero di seggi proporzionale alla popolazione; quindi, se un paese è più popoloso avrà più rappresentanti rispetto a stati meno popolosi. (questo significa che gli stati più popolosi hanno più potere all’interno della camera dei rappresentanti).  La camera del senato ha un numero di rappresentanti fisso per stato, tutti gli stati ne hanno due. La camera del senato e la camera dei rappresentanti sono gli organi più importanti all’interno degli stati uniti che affiancano il presidente. Vengono eletti a suffragio universale, tutti votano, tranne le donne e gli schiavi. Il primo presidente degli stati uniti d’America è stato George Washington, personaggio importantissimo. Il potere giudiziario molto importante, giustizia molto autonoma, in ogni stato ci sono norme giudiziarie molto diverse, anche i giudici sono eletti. I rapporti con l’Inghilterra, dall’indipendenza, si ricostituiscono subito, perché sono talmente forti che continuano nel loro commerciare assieme, le colonie sono ancora molto dipendenti alla madre patria. La Rivoluzione francese In Francia il dispotismo illuminato non c’era, non si è attuato perché ci fu una ripresa dell’aristocrazia molto forte, con la morte di Luigi XIV, tutto quel periodo di mancanza di potere a causa delle varie reggenze che avevano indebolito la monarchia, l’indebolimento della monarchia fece riprendere potere a quelle due forme di potere a quei due gruppi sociali ormai messi ai margini, i nobili e il ceto togato i parlamenti. Questo nel primo ‘700, poi quando sale al potere Luigi XVI, non vuole saperne di fare le riforme, vuole mantenere il potere assoluto, al punto che si rifiuta di attuare alcuna riforma e in quel momento la Francia si trova in grave crisi economica, finanziaria soprattutto dopo la guerra dei sette anni, è stato per la Francia un momento di svolta perché perde tutte le colonie. La Rivoluzione francese è un modello di rivoluzione che poi condizionerà tutte le rivoluzioni successive, dalla Rivoluzione francese in poi il termine rivoluzione avrà il significato che usiamo oggi, è la Rivoluzione francese che crea questo modello, più che dalla rivoluzione americana, avvenuta quasi in contemporanea. Tra le due rivoluzioni è quella francese che sarà presa a modello, perché si sperimenteranno tante novità politiche, tante proposte di organizzazione dello stato che poi troveremo nell’800, monarchia costituzionale, suffragio universale, democrazia, repubblica, dittatura, colpo di stato, costituzione, rappresentanza, tutte queste cose per la prima volta cominciano ad essere sperimentate durante la Rivoluzione francese. Nel corso del ‘700 si sono alternati momenti di crisi e ripresa economiche, nel 1774 sale al potere Luigi XVI e questo è un periodo drammatico, insensibile alle riforme, nonostante i grandi illuministi Voltaire, Montesquieu, Rousseau, elaboreranno pensieri illuministi ma il re non ne vuole sapere. Tra il 1774-1775 ci fu un periodo di ulteriore malessere perché scoppia una grande carestia in tutta la Francia e sarà un periodo di proteste e disordini, ma il re non fa nulla in merito. I ministri come, per esempio, Necker suggeriscono al re, vista la situazione di bancarotte, di convocare gli Stati Generali, ceti della nobiltà, clero e terzo stato. Addirittura, il sovrano, scrisse una bilancia falso dove le entrate sono maggiori delle uscite, bilancio in attiva ma la Francia era sull’orlo della bancarotta. Il re effettivamente tenta di trovare una strada per risolvere tutto, si rivolge ad alcuni banchieri ma non trova prestiti, chiede ai ministri come fare, loro gli suggeriscono di convocare gli stati generali. Gli Stati Generali in Francia avevano il ruolo di essere convocati ogni volta che c’era bisogno di nuove tasse. Gli stati generali non erano stati più convocati dai primi del ‘600, per il periodo dell’assolutismo, quasi un secolo, per cui non erano stati più convocati. Non sapevano neanche come riconvocare gli stati generali per il troppo tempo trascorso senza. - Il ceto della nobiltà era abbastanza chiuso e conservatore, poco disponibile al cambiamento. - Il primo stato, il clero formato dai vertici della chiesa, vescovi, cardinali, rappresentanti di ordini religiosi ancora più chiusi e conservatori rispetto ai nobili. - Terzo stato era un ceto misto, avvocati, magistrati, medici, grandi proprietari terrieri, mercanti, negozianti, un ceto molto diversificato al suo interno. Si mette in moto in Francia quasi un preludio della Rivoluzione Ma questi loro interessi vengono a convergere su alcuni punti, quali: le tasse, il terzo vuole le tasse distribuite in maniera diversa, non solo sulle proprie spalle, una diversa partecipazioni politica, vuole avere un ruolo politico. Vengono pubblicati tanti scritti da parte degli intellettuali, letterati del terzo stato, ad esempio il libro che “cos’è il terzo stato” scritto da Emmanuel Joseph Sieyès, la Francia è il terzo stato per lui (Il terzo stato da solo ha più membri del primo e secondo stato messi insieme). Altri scritti importanti sono i quaderni di lamentele (le cahiers des doléances), scritti ogni volta che si riunivano gli stati generali, venivano scritte queste lamentele da parte delle società francese e indirizzate al re, dove i sudditi si lamentavano di qualcosa che non andava bene. Sono importanti questi quaderni perché ci sono scritti molti principi dell’illuminismo, la libertà, l’uguaglianza, la tolleranza, la giustizia, quindi molti principi di base illuminista. 5 maggio 1789 vengono convocati gli Stati Generali, vigilia della Rivoluzione francese. A questo punto il re convoca gli stati generali quindi tutti i rappresentanti di questi tre stati si riuniscono a Parigi, e nella prima riunione nasce un conflitto sul modo di voto, fino ad allora si votava per ceto, ogni ceto esprimeva un voto così il terzo stato era sempre in minoranza, per cui il terzo stato fa una nuova proposta, ognuno esprime un voto a testa ed essendo il terzo stato più numeroso avrebbe vinto. Gli altri stati si oppongono a questa proposta e il re scioglie l'assemblea e invita tutti ad andare via, ma il terzo stato non va via si asserraglia in una stanza del palazzo nella sala della pallacorda finché non si trova una soluzione. Ma la cosa cruciale è che il terzo stato si autoproclama Assemblea Nazionale, loro dichiarano la nazione siamo noi, il re manda l'esercito e l'assemblea nazionale chiede aiuto al popolo parigino, che si arma e assalta la Bastiglia, il carcere dove i sovrani borbonici di Francia incarceravano gli oppositori politici, la Bastiglia era un simbolo politico, il 14 luglio 1789 con l'assalto della Bastiglia si ha l’inizio della Rivoluzione francese. L’assemblea nazionale a quel punto si autoproclama Assemblea Nazionale Costituente: nuovo ordinamento per la Francia. A Parigi si trovano tutti i rappresentanti di tutta la Francia, e la notizia della Rivoluzione francese si inizia a diffondere in tutto il territorio. Il 20 luglio scoppiano nelle campagne le rivoluzioni contadine, territori in mano ai feudatari, i contadini informati della rivoluzione, fanno una rivolta per esprimere il malessere delle campagne, i nobili opprimono i contadini e loro si rivoltano. Questa fase viene ricordata come il periodo della grande paura. La prima azione politica dell’Assemblea costituente dopo questa rivolta dei contadini è l’abolizione della feudalità, abolisce il regime feudale, sia per calmare gli animi anche negli altri territori, ma anche per avvicinarsi anche i contadini a loro. Il 26 agosto l’Assemblea diffonde la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo (perché ha l’obiettivo di diventare qualcosa che possa essere possibile per tutti gli uomini) e del cittadino un po’ la base della prima costituzione, è un passo avanti rispetto a quella dichiarazione americana, perché il principio della divisione dei poteri viene ribadito, la libertà di pensiero, libertà di parola, libertà di stampa. Inoltre, in questo momento che si iniziano a formare i primi partiti, all’interno dell’assemblea nazionale costituente ci sono dei movimenti un po’ diversi, ci sono quelli più radicali, quelli conservatori, quelli che cominciano a pensare che forse si può costituire uno stato senza re ma anche quelli che invece vogliono il re, si iniziano quindi a formare diversi partiti: Montagnardi, giacobini, sfoglianti. Anche il clero si divide al suo interno, ci fu una condanna durissima verso la Rivoluzione francese da parte del papa, e obbliga il clero a disconoscere la rivoluzione e i rivoluzionari, quindi molta parte del clero abbandono la Francia, quindi quelli che restano appoggeranno la rivoluzione. L’evento che fa precipitare la situazione è la fuga del re, lui era stato sempre contrario alla rivoluzione mandando l’esercito nella stanza della palla corta dove era barricata l’assemblea nazionale. Luigi XVI era sposato con Mariantonietta la figlia del re d’Austria, quindi chiese aiuto agli austriaci, ma nel frattempo gli altri stati europei per paura che la rivoluzione si propagasse anche negli altri stati, avevano cominciato a fare un'alleanza europea contro la Francia. Il re nel momento in cui la rivoluzione infiamma nel paese deve fuggire, si mimetizza tra i popolani ma viene riconosciuto. Ed è proprio in questo momento che il fronte rivoluzionario comincia a spaccarsi: i girondini volevano una Francia con il re, i giacobini una Francia senza il re, democratica. Il 3 settembre 1791, due anni dopo lo scoppio della rivoluzione, si istituisce la prima costituzione, dobbiamo sempre tenere conto la rivoluzione è un laboratorio politico dove si sperimentano tante formule politiche, importanti perché si inizia ad arrivare verso quella definitiva. La prima costituzione fa della Francia una monarchia costituzionale, con una divisione dei poteri abbastanza tradizionale, al re spetterebbe il potere esecutivo, che sarebbe il potere centrale dello stato, carica importante, il potere legislativo andrebbe al parlamento eletto sulla base del censo, gli La campagna d'Italia è una guerra fatta dalle armate francesi che scendono in Italia e vengono appoggiate dagli italiani, alla fine Napoleone si insedia da nord a sud tranne la Sardegna e la Sicilia. In Italia napoleone istituisce repubbliche sorelle della Francia e della Rivoluzione francese, tutte repubbliche legate alla Francia di napoleone, governate dai francesi. Già però nel 1799 questi territori tornano nelle mani dei legittimi sovrani. Napoleone torna dalla campagna d’Italia, vittorioso, ma poi i rispettivi sovrani si riprenderanno i rispettivi territori. in Francia napoleone torna dopo aver depredato l'Italia, riporta tesori, ricchezze, viene accolto infatti come un eroe. Entriamo in una nuova fase della Rivoluzione francese, assistiamo a delle nuove pratiche politiche, già applicate nell’Impero Romano, i colpi di stato. I colpi di stato sono azioni politiche fatte in linea di massima dall’esercito, che comandati da un uomo, occupano i luoghi del potere politico, avviene con azioni simboliche, ad esempio con l’ingresso dell’esercito armato e del suo generale (che poi diventerà dittatore, il capo esecutivo) all’interno di luoghi dove si esercita il potere, tipo parlamento, al senato. Il primo colpo di stato del 18 gennaio 1799 (18 brumaio) segna la fine del direttorio e l'inizio di una nuova parte politica, il direttorio viene sciolto e il potere viene preso nelle mani di tre consoli e da Napoleone Bonaparte, segna anche la fine della Rivoluzione francese. varano una nuova costituzione, la quarta, del 1799, che nuovamente modifica la struttura politica e amministrativa della Francia, si scioglie il direttorio che aveva il potere esecutivo, e il direttorio viene sostituito dai tre consoli, un Consolato. Sono anni di guerre in cui Napoleone sarà il generale di tutte le battaglie, ed è un’ascesa inarrestabile. Napoleone era nato ad Ajaccio, terra della Corsica, (Corsica che un antico dominio italiano, passato alla Francia nel ‘700, quindi lui aveva sangue italiano) aveva una cultura molto legate all’Italia, ma era soprattutto generale, l’elemento di prestigio è proprio questo. Essere generale come Napoleone vuol dire grandissima preparazione tecnica, molto abile nelle armi, aveva studiato tutte le battaglie del passato, tutte le formule strategiche, ma soprattutto aveva un carisma personale non indifferente, era un uomo che si faceva notare, che si sapeva imporre, che aveva un grandissimo feeling con i suoi soldati, li sapeva valorizzare, supportare, gratificare, quindi i suoi soldati si sentivano davvero coinvolti in queste guerre. Il suo potere si fonda sull’esercito, infatti dal momento che inizia a perdere le guerre ha iniziato a perdere potere; quindi, non è riuscito a imporsi sulla scena politica in maniera autonoma, ma si è imposto finché ha vinto la guerra; quindi, l’elemento militare essere generale era il suo punto di forza. La prima azione politica che fa con il console, guerra a parte, è il concordato con il Papa nel 1801, subito dopo aver preso il potere, in un momento di pausa tra una guerra l’altra in Europa. azione politica molto intelligente perché la Francia aveva rotto con il papa, con la chiesa, dal 14 luglio 1789, decennio di chiusura di rapporti e la Francia era cattolica prevalentemente; quindi, i francesi soffrivano di questa chiusura con la chiesa. L’unico punto debole dell’esercito di Napoleone sono le battaglie in mare che perdeva sempre. Napoleone ha tre obiettivi tutti e tre raggiunti,  pacificare i francesi con la religione cattolica;  legittimarsi politicamente come capo della Francia, facendo il concordato con il papa;  assicura la neutralità del papa che non farà più parte delle coalizioni contro la Francia. La forza propagandistica di questo gesto si vede con la sua autoproclamazione di console a vita, mette in gioco il plebiscito a suffragio universale con una scheda con votazione sì o no, e il risultato è stato positivo per lui e la sua proclamazione. Lui era già console a vita, ma fa questa votazione perché dimostra che lui comanda per volere del popolo francese che gli riconosce la legittimità del proprio capo. Napoleone si è imposto con la forza dapprima, quindi poi si è trovato la legittimità con questa mossa della votazione del plebiscito “mi ha scelto il popolo, perciò, sono al comando della Francia”. Quando diventa console a vita, avvia una serie di riforme importantissime, la storiografia ha diviso in due fasi nell’attività politica di Napoleone.  prima fase che va dalla presa di potere fino al 1804, positiva, propulsiva innovativa, riformatrice  una seconda fase in cui diventa imperatore, ci sono delle battute di arresto e torna indietro. Le riforme di Napoleone abbracciano tutti i settori della vita, da un punto di vista amministrativo, giudiziario e riforme di vita sociale, tutte le riforme le applica in tutte le terre conquistate, quindi in tutta Europa. La guerra comincia ad essere anche una guerra d’espansione. A livello amministrativo ridisegna il territorio della Francia. Le riforme amministrative sono molto importanti perché un territorio così esteso come la Francia, deve avere una struttura tale dove il centro, quindi Parigi dev'essere sempre informato su ciò che avviene nei territori per evitare disordini ribellioni. Quindi il territorio viene diviso in circoscrizione amministrative, le attuali province, a capo delle province c’erano dei funzionari che le controllavano ed erano nominati direttamente da napoleone, all’interno delle province ci sono poi dei comuni governati dai sindaci eletti dai cittadini. I sindaci sono quei ceti borghesi che volevano tanto avere un ruolo politico, non sono più gli aristocratici. Molto importante di questa epoca di Napoleone è che valorizza i ceti della borghesia che iniziano ad avere un ruolo politico che tanto volevano. Importante sarà anche la riforma giudiziaria: il Codice civile nel 1804, è quello che regolamenta la disciplina civile della famiglia, il lavoro, il rapporto con lo stato. Nel Codice civile troviamo: il riconoscimento delle libertà individuali, la centralità della libertà del lavoro, non ci dev'essere imposizione, si deve scegliere il lavoro per cui è portato, laicità dello stato, la religione importante ma è individuale per quanto riguarda lo stato, l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e l’abolizione del feudalesimo. Nel 1807 abbiamo il Codice del commercio, nel 1810 il Codice penale, tutti questi codici vengono estesi a tutti gli stati appartenenti alla Francia. La cosa importante è che la a famiglia viene riconosciuta come nucleo centrale. Inoltre, Napoleone in Francia codifica il divorzio, che può essere chiesto dagli uomini quanto dalle donne. Il momento in cui Napoleone diventa imperatore è il 1804, fa seguire questa proclamazione anche qui da un plebiscito, la Francia passa da consolato a Impero. Nel 1812 abbiamo la costituzione che segna questo passaggio. Questo periodo in cui diventa imperatore è come se ci fosse un ritorno al passato, crea la nuova nobiltà composta dai suoi generali, i suoi parenti, amici, fedeli, poi nomina tutti i suoi parenti come capi di stato. La vicenda napoleonica finisce quando Napoleone inizia a perdere perché la sua forza è data dalla sua figura da generale. Il 1812 massima estensione dell'impero napoleonico conquista tutta l’Europa. Prima grande sconfitta nel 1813 ad Ischia, a questa sconfitta segue l’allontanamento dalla Francia, si ritira all’isola d’Elba e le potenze europee avviano la riconquista dei territori. Nel 1815 Napoleone torna a Parigi con un esercito, e vi fu la celebre sconfitta a Waterloo che segnò la fine. Da qui inizia con il congresso di Vienna, la restaurazione. La scelta di Napoleone nel 1810 di sposare Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore d’Austria per due motivi: si lega all’Austria che era suo nemico di sempre, quindi un matrimonio di interesse, secondo crea le premesse per creare una dinastia regnante, avrà così un erede di sangue reale, per assicurarsi una legittimità tale che non fa leva su nuovi principi di legittimità, ma faceva sui vecchi principi di legittimità, quelli secolari, dinastici. Successivamente istituì il blocco continentale: altro grande nemico oltre all’Austria e la Russia è Inghilterra, che non riesce a combattere perché l’Inghilterra combatteva in mare ed era fortissima, mentre Napoleone era molto forte sulla terra ferma, quindi l’unico modo per combatterla, era con il blocco continentale che era un altro modo di fare la guerra. Sul piano commerciale, impone l’embargo su tutti i suoi territori, quindi tutta l’Europa, impone il divieto di commerciare con l’Inghilterra, che all’inizio soffrì per questi divieti, e rispose allo stesso modo, poi si diffuse il contrabbando perché ormai non si poteva più fare a meno del commercio, quindi, non fu una mossa vincente quella di Napoleone adottata contro l’Inghilterra.
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